Trubia racconta il suo «calvario
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Trubia racconta il suo «calvario
MERCOLEDÌ 24 MARZO 2010 LA SICILIA GELA .41 LA LOTTA AL RACKET «RISCHI PER CHI TRANSITA» «Manutenzione carente sul ponte della Ss 117» Imprenditore imputato di reato connesso interrogato in Tribunale al processo «Mizcecar», mentre un altro si è avvalso della facoltà di non rispondere Udienza drammatica in Tribunale ieri dove si sono celebrati due processi per alcune estorsioni avvenute negli anni passati Trubia racconta il suo «calvario» E il boss Fiorisi «sbotta»: «Non mi sta bene che si rifanno la verginità alle mie spalle» Un imprenditore presunta parte offesa ed imputato di reato connesso ripercorre in aula le vessazioni subite ad opera del racket delle estorsioni e uno degli imputati, dalla gabbia, rendendo dichiarazioni spontanee stigmatizza i suoi racconti e sottolinea come una pletora di collaboranti lo accusa di essere diventato imprenditore grazie ai suoi cognati mafiosi. E’ successo ieri in Tribunale alla ripresa del processo "Mizcecar" che vede alla sbarra davanti al collegio giudicante presieduto dal dott. Lirio Conti 13 presunti esponenti di Stidda e Cosa Nostra incriminati per mafia ed estorsione nell’ambito di tre inchieste condotte negli ultimi anni dalla Dda di Caltanissetta e riunite in un unico troncone processuale. Ad accendere la "miccia" sono stati i racconti resi dall’imprenditore Giuseppe Trubia il quale, rispondendo alle domande del Pm della Dda Gabriele Pace, ha raccontato di avere subito le pressioni del racket al quale avrebbe sborsato anche esose "mazzette" per lavori che si era aggiudicato anni addietro. Ha poi parlato di un’estorsione da 25 milioni di vecchie lire che - a suo dire - avrebbe sborsato in due tranche nel 2001 allo stesso Fiorisi per i lavori del cimitero Farello. Un particolare quest’ultimo - che l’imprenditore ha denunciato solo di recente perchè - come ha riferito in aula. Per quei lavori a Farello - a dire di Trubia - Fiorisi avrebbe preteso inizialmente l’esborso di 45 milioni, ma poi si accordò per 25 milioni. La versione dell’imprenditore non è andata giù ad Angelo Fiorisi che ha preso le distanza da quelle accuse. E per difendersi, il boss ha preso spunto dai racconti resi a Firenze dai collaboranti, 7 dei quali hanno puntato l’indice contro l’imprenditore. "Non mi sta bene che una persona come Trubia si debba rifare la verginità sulle mie spalle - ha detto Fiorisi - sto scontando 10 condanne definitive sulla base delle dichiarazioni dei collaboranti ritenuti credibili...ciò che dico io, non ha valenza perchè sono un mafioso. Oggi, dunque, la mia difesa passa attraverso i pentiti. Il collaborante Marcello Orazio Sultano ha raccontato a Firenze che Giuseppe Trubia è un imprenditore grazie ai suoi cognati. Ha detto anche che non ha mai pagato il pizzo grazie ai suoi cognati, che non ha fatto del bene alla consorteria e che anzi l’ha ricevuto. Crocifisso Smorta dice che Trubia ha sempre fatto affari con la mafia. Io sono quello che sono, ma mi riservo - ha concluso - di presentare documentazione su Trubia che fa dichiarazioni a rate". E sempre ieri hanno deposto il dipendente di una ditta "spremuta", gli imprenditori Luca Callea ed Orazio Tallarita, quest’ultimo imputato di reato connesso. Tallarita si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Callea ha detto di avere versato, nel 2006, la tangente per l’appalto dell’immondizia ad Azzolina. D.V. Bando dell’Asi per realizzare impianti fotovoltaici L’Asi sta per pubblicare un bando per concedere in affitto, per la realizzazione di impianti solari fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, a chi ne faccia richiesta, per lo sviluppo industriale, i terreni ricadenti all’interno del Piano regolatore consortile destinate a zone di rispetto delle strade, delle industrie e anche aree destinate ad attrezzature sociali e direzionali appartenenti al Consorzio e site nelle immediate vicinanze degli uffici consortili. Le aree interessate potranno essere utilizzate esclusivamente secondo secondo la loro natura e destinazione e solo per realizzare impianto solari fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. Il prezzo di base previsto è di 0,45 euro oltre Iva al mq per ogni anno di affitto. "Con questa delibera del comitato direttivo - ha detto il presidente dell’Asi Giuseppe Pisano - da una parte cerchiamo di diffondere il fotovoltaico in un territorio dove c’è il sole quasi tutto l’anno, dall’altro l’Asi incassa soldi da reinvestire nei servizi". L.M. «Anche pranzi alla cosca» La mamma nega IL PRESUNTO CASO DI SEQUESTRO Processo Ibis. La moglie del ristoratore taglieggiato ha confermato le accuse LA COSCA PORTAVA VIA I PRANZI PRONTI «Non pagavano e dicevano che mio marito sapeva» Parla la moglie dell’ex titolare di un ristorante cittadino "spremuto" per cinque anni dal racket al processo antiestorsione "Ibis" che si celebra in Tribunale contro quattro presunti esponenti del crimine organizzato accusati di essere stati tra gli artefici di quelle vessazioni. La donna - che collaborava il coniuge nella conduzione dell’attività economica - ha confermato l’esborso non solo di denaro a titolo estorsivo, ma anche di pranzi da asporto e, seppur tenuta all’oscuro di tutto dal coniuge, sin dall’inizio intuì tutto. Ieri, deponendo in aula al processo che si celebra contro Paolo Di Maggio, Nunzio Salerno, Marcello Scerra e Nicola Palena, non ha avuto remore nell’indicare i volti ritratti nelle fotografie che le sono state mostrate come quelli di coloro che avevano trasformato il loro locale in un "self service". A darle sostegno in aula c’era il presidente dell’Associazione antiracket "Gaetano Giordano" Renzo Caponetti che, per tutta la mattinata, è stato al suo fianco. Incalzata dalle domande del Pm della Dda Gabriele Pace, la donna ha raccontato che sin dal gior- no dell’apertura del locale - avvenuta nel 2002 - "ho gridato giustizia nel vedere certi elementi fare avanti ed indietro dal locale - ha detto - Non conoscevo i loro nomi, ho saputo in seguito in Questura di chi si trattava. Mio marito non mi diceva niente, ma io immaginavo ciò che accadeva. Questi signori - ha proseguito - venivano spesso a mangiare al ristorante, ma poi mi accorgevo che in cassa mancavano i soldi delle loro consumazioni. Una volta - ha proseguito - Paolo Di Maggio venne a prendere del cibo da asporto e quando gli feci intendere che doveva pagare, mi rispose che mio marito sapeva tutto...invece non sapeva niente di quel prelievo di cibo. Ovviamente, Di Maggio non pagò". Nel sottolineare di avere avuto la gestione del ristorante fino al 2007 e che il locale lavorava tantissimo, la donna ha sottolineato di essere stata lei ad incoraggiare il marito alla denuncia perchè aveva intuito tutto sin dal primo momento e di avere appreso i dettagli di quegli anni di vessazioni patite, in Questura. D.V. I DIPENDENTI DELL’INDOTTO SONO TORNATI AL LAVORO. Chiesto un incontro per la Remediation Si riparte dalla vertenza Tucam Torna il sereno, seppur apparentemente, per i dipendenti dell’indotto della Raffineria. Ieri mattina i lavoratori che per ora sono scampati all’avvio della cassa integrazione sono tornati a lavoro, mentre resta alta la tensione per eventuali sviluppi sociali per la crisi delle società presenti all’interno del sito industriale. Ieri mattina le tute blu, dopo la protesta di lunedì, sono tornate a lavoro mentre i sindacati di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl hanno preso parte alla task force prefettizia avviata la scorsa settimana sulla vertenza Tuca, che riguarda i 33 dipendenti. Alla task force, presieduta dalla dott. Giuseppa Di Raimondo vice prefetto vicario, erano presenti Calogero Di Martino dell’ufficio provinciale Inps, Francesco Ascia dirigente dell’ufficio provinciale del lavoro, i dirigenti della Tucam ed i segretari delle quattro organizzazioni sindacali. La società dell’indotto gelese ha ribadito ancora una volta di: “Aver avviato la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori e che non può adottare il contratto di solidarietà perché non c’è – hanno dichiarato l’ing. Angelo Simmuno ed il dott. Luigi Blandamura – un carico di lavoro tale per avviare la procedura”. Ma resta la disponibilità della Tucam a corrispondere ai dipendenti una somma massima di 800 euro per la cassa inte- Una perlustrazione per la città e l’associazione di protezione civile “Gonves”, presieduta da Armando Arginteri ha denunciato il degrado del ponte sulla statale 117 bis Gela – Catania. Una denuncia alla luce della scampata tragedia che si è registrata lo scorso anno lungo la statale 626 con il crollo del ponte Geremia. “Durante la nostra perlustrazione – hanno detto i volontari dell’associazione – abbiamo riscontrato la mancata manutenzione del ponte presente tra la rotonda della statale ed un noto albergo. La strada quotidianamente è percorsa da migliaia di autovetture e camion. Un vero pericolo per l’incolumità pubblica alla luce anche della palificazione ormai quasi fatiscente e dei calcinacci che nel tempo sono caduti”. La denuncia è stata notificata al locale distaccamento dei vigili del fuoco ed al commissario straordinario affinchè venga effettuato un sopralluogo da parte delle autorità competenti per constatare lo stato di degrado in cui versa l’opera ed avviare le opere di IL PONTE SULLA SS 117 manutenzione. Sotto il ponte “incriminato” passa anche la linea ferroviaria Gela – Vittoria ed il rischio che i calcinacci possano colpire le locomotive non è un’ipotesi da tralasciare. “Stiamo lavorando – ha detto il presidente della Gonves – alla ricerca di discariche abusive presenti nel territorio, nel denunciare pubblicamente il degrado delle opere pubbliche. Non ci saremmo mai aspettati di trovare un ponte, come quello presente lungo la statale, in un simile stato di degrado”. e la figlia conferma Un menage familiare intriso di arretratezza e subcultura dietro la storia della ventunenne che, l’altro ieri sera, aveva fatto scoppiare un "caso" di riduzione in schiavitù e di sequestro di persona. Una vicenda ridimensionata dai carabinieri della locale compagnia e dalla madre della ragazza. Una storia "figlia" forse di metodi educativi rigidi, fatta di urla e qualche ceffone di troppo, non condivisa dalla ventunenne che lamenta di non potere condurre la stessa vita delle sue coetanee, di non sapere cosa significhi uscire e divertirsi il sabato sera perchè costretta ad accudire ai fratellini. Diversa la versione della madre che attribuirebbe la responsabilità dei problemi della sua famiglia a dei L’ABITAZIONE DI SCAVONE vicini di casa che - a suo dire farebbero di tutto per creare discordia nella sua famiglia. Nell’escludere di avere privato della libertà la figlia, la donna sostiene che la ragazza ha libertà di movimento. La vicenda matura in un alloggio popolare di via Talca, nel popoloso quartiere Scavone, dove vivono la ventunenne con i suoi sette fratellini ed i genitori. E’ la primogenita a doversi rimboccare le maniche ed a dovere provvedere ai fratellini quando i genitori vanno a lavorare: una responsabilità grossa per chi, a quell’età, ha voglia di vivere e di divertirsi. Questa le versione della ventunenne le cui urla ed il pianto, l’altro ieri sera, hanno attirato l’attenzione dei vicini di casa che hanno allertato i carabinieri. La ragazza è stata scortata dai militari in ospedale dove le sono state riscontrate ecchimosi guaribili in cinque giorni. in breve ACCADEMIA INTERNAZIONALE CITTÀ DI ROMA Sabato l’inaugurazione della collettiva d’arte contemporanea LA PROTESTA DI LUNEDÌ grazione straordinaria. I sindacati si sono fermamente opposti alla proposta giunta dalla Tucam ed hanno ribadito di voler accedere al contratto di solidarietà “perché – hanno dichiarato Orazio Gauci, Angelo Sardella, Nicola Calabrese e Franco Tilaro – garantisce una base salariale sicura per i lavoratori. Il contratto garantisce il 50% delle somme per il lavoro effettuato, la rimanente parte non lavorato verrà corrisposto l’80%. Il contratto di solidarietà, inoltre, è uno strumento già applicato da altre società presenti alla Raffineria di Gela per evitare turbative sociali e tali aziende non hanno il contratto quadro come la Tucam”. E per una vertenza ancora non risolta un incontro è stato richiesto per i dipendenti della Remediation che rischiano di rimanere a casa. L.M. Alla Chiesetta di San Biagio sabato alle 17,30 avrà luogo l’inaugurazione della Collettiva d’arte contemporanea di artisti siciliani organizzata dall’Accademia internazionale Città di Roma. Gli artisti che esporranno le loro opere fino al 31 marzo devolveranno il ricavato agli alluvionati di Messina. La manifestazione è coordinata dall’artista Maria Ventura ed avrà come ospite l’insegnante di danza classica Elena Caccamo. Per la visita la mostra alla Chiesetta San Biagio è aperta dalle 16,30 alle 19,30. Nell’occasione dell’inaugurazione si terrà una conferenza sul tema " Ducezio il mitico condottiero dei Siculi". Tratterà l’argomento Giuseppe Carnevale, cultore di storia patria e presidente dell’associazione Trinakria. CHIESETTA DI SAN BIAGIO Presentazione del libro di Pietro Saitta Martedi 30 marzo alle 17,00, all’ex chiesetta di San Biagio sarà presentato il libro“Spazi e società a rischio: Ecologia, petrolio e mutamento a Gela” di Pietro Saitta. Interverrà l’auore. I NOSTRI RECAPITI L’ufficio di corrispondenza de La Sicilia ha sede in via Picceri,1. Telefono 0933-921826. Fax 0933922160, e-mail: [email protected]. NUMERI UTILI Vigili del Fuoco 0933-820061, Vigili Urbani 0933-919042, Carabinieri 0933-912868, Polizia 0933816211, Polizia Ferroviaria 0933-921448, Polizia Stradale 0933-826215, Polmare 0933-922528, Guardia di Finanza 0933-930170, Capitaneria di Porto 0933-917755, Ospedale 0933-831111, Comune 0933-917778, Associazione Antiracket 335-1228089, Centrale Operativa 118 Caltanissetta 800-632808, Sportello Meter Antipedofilia 800-455270, Protezione Civile 0933-938312. CADE E SI FRATTURA IL FEMORE Trovata ferita a terra un’anziana di 86 anni Una pensionata di 86 anni è stata trovata riversa a terra ieri intorno alle 14 nel suo appartamento sito nel cuore del centro storico. La nonna G.S. durante la notte dopo aver urtato violentemente contro una porta è caduta a terra e si è procurata una frattura al femore. Una notte trascorsa a terra fin quando poco dopo l’ora di pranzo i vicini hanno bussato alla porta di casa perché preoccupati della sua assenza ed hanno sentito un urlo dall’interno dell’appartamento. Era la pensionata che chiedeva aiuto. A quel punto i vicini hanno forzato la porta di casa ed hanno trovato l’ottantaseienne a terra. Subito sono stati allertati i soccorritori del “118” e la pensionata è stata trasportata in ospedale per le cure del caso ed ora si trova ricoverata in ortopedia dove nei prossimi giorni verrà sottoposta ad intervento per l’istallazione di una protesi. La nonna ha raccontato di aver trascorso l’intera notte a terra. Le lacrime di dolore e di rabbia per non essere stata cercata dai figli si sono placate nel momento in cui è stata circondata dai nipoti che le hanno mostrato subito affetto. Forse quello che le è mancato in quelle ore di agonia mentre era riversa a terra.