Scarica il programma di sala in formato PDF

Transcript

Scarica il programma di sala in formato PDF
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
05_ 23 settembre 2012
Sesta edizione
Settembre
Musica
Torino
Teatro Regio
150°Debussy
Mercoledì 05.IX.2012
ore 21
Orchestre National de France
Daniele Gatti direttore
Debussy
Ravel
MITO SettembreMusica
Sesta edizione
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Sponsor
Media partner
Sponsor tecnici
Il Festival MITO compensa le emissioni di CO 2
a Torino attraverso il sistema
Clean Planet-CO2 di Asja
con LifeGate, mediante crediti generati
da foreste in Bolivia e partecipa
alla piantumazione lungo il Naviglio
Grande nel Comune di Milano
Claude Debussy
(1862-1918)
Prélude à l’après-midi d’un faune
Ibéria da Images per orchestra
Par les rues et par les chemins
Les parfums de la nuit
Le matin d’un jour de fête
Claude Debussy
La mer, tre schizzi sinfonici
De l’aube à midi sur la mer
Jeux de vagues
Dialogue du vent et de la mer
Maurice Ravel
(1875-1937)
La Valse, poème choréographique
Orchestre National de France
Daniele Gatti, direttore
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
nche se preceduto da un buon numero di lavori con orchestra, il
Preludio al pomeriggio di un fauno, composto fra il 1892 e il 1894
A
e revisionato nel 1908, apre senz’altro il capitolo più grande e maturo
del sinfonismo di Claude Debussy. L’egloga L’après-midi d’un faune,
pubblicata da Stéphane Mallarmé nel 1876, era stata concepita come
“assolutamente scenica”, un poema “da leggere o da rappresentare”.
Testo centrale della poesia simbolista, dispone in 110 versi alessandrini il
monologo di un fauno che ridestandosi dal sonno pomeridiano rivive
l’incontro mattutino con due ninfe, evocando il suono di un flauto di Pan.
Un’espressione verbale non poco sfuggente lascia ondeggiare fra sogno e
veglia, fra realtà e immaginazione, la stessa realizzazione del desiderio
ricercata nell’inseguimento delle due ninfe. All’epoca vicinissimo a Mallarmé, Debussy aderì incondizionatamente ai valori e ai significati del
testo. In origine aveva pensato addirittura a una serie di musiche di
scena. Poi il Prélude si limitò a cercare, disse Debussy, «un’illustrazione
molto libera, e in nessun modo una sintesi del poema». Documento favoloso di un’altrettanto favolosa stagione della cultura, il Prélude è anche l’atto di nascita di una sensibilità sonora e di un atteggiamento formale che avrebbero di lì a poco contribuito a dare l’avvio alla grande e
irripetibile avventura di Pelléas et Mélisande, e impone il timbro non più
come semplice ornamento del fatto musicale, ma come suo parametro
costitutivo, al pari dell’altezza e della durata dei suoni. La musica, plaudì
Mallarmé, «prolunga l’emozione dei miei versi» riuscendo «ad andare
realmente più lontano», «dans la nostalgie et dans la lumière, avec finesse,
avec malaise, avec richesse».
Tessera centrale del grande trittico sinfonico raccolto a costituire una
terza serie di Images dopo le due destinate al pianoforte, Ibéria fu
composta nel 1909, sostituendo presto la grande orchestra ai due pianoforti del progetto originario. Eseguita per la prima volta nel 1910 a
Parigi, ebbe accoglienze contrastanti: agli applausi entusiasti di parte
del pubblico risposero fischi sonori, contro i quali protestò pubblicamente e con ardore Maurice Ravel. In Italia Ibéria giunse già nella primavera del 1911, nell’ambito dei festeggiamenti per l’Esposizione
Internazionale di Torino: sul podio, in una delle sue rare apparizioni
direttoriali, Debussy stesso.
Divenuta presto popolarissima, in realtà è una partitura di raffinatezza
compositiva ineguagliabile: non tanto tributo a quel mito del folklore
spagnolo che dalla musica francese ebbe omaggi elegantissimi, quanto
opera di vertiginoso intellettualismo, governata dall’esigenza tutta novecentesca di tradurre in simbolo un riferimento culturale, di ricreare un
mondo attraverso l’esotismo di un mito. Debussy interviene su un materiale folklorico da lui stesso inventato con sottigliezza estremistica, stilizzando, riducendo, alleggerendo; e impiegando con la massima discrezione le risorse di un organico orchestrale quanto mai ampio e variegato, estraendone volta a volta i colori necessari piuttosto che sfruttarli tutti insieme in una strumentazione chiassosa. Più che le suggestioni esteriori delle allusioni spagnole, in Ibéria si dovranno quindi ammirare la
libertà straordinaria dell’armonia, il ritmo fluttuante in scorci arditissimi,
la decisa modernità di intuizioni e di realizzazioni.
Concluso nel 1902 Pelléas et Mélisande, Claude Debussy avviava una fase
centrale della sua creatività, superando lo stile, i modi e il linguaggio che
con una certa facilità si sono definiti “impressionisti” e che in quelle
mezze tinte e in quell’atmosfera di sogno si erano espressi con tanta felicità. Accanto a molta musica per pianoforte, una partitura sinfonica
superba: La mer. «Sto lavorando a tre schizzi sinfonici intitolati: Mare
bello alle isole Sanguinarie – Giuochi d’onde – Il vento fa danzare il mare
[...]. Forse non sapete che io ero destinato alla bella vita del marinaio, e
che soltanto per caso fui distolto da tale prospettiva. Ma ho tuttora una
gran passione per il mare. Mi direte che l’oceano non bagna le colline di
Borgogna, e che ciò che io faccio è come dipingere un paesaggio in studio. Ma i miei ricordi sono innumerevoli, e penso che essi valgano più
della realtà, che in genere appesantisce il pensiero». Mutati due dei tre
titoli, Debussy presentò al pubblico la partitura il 15 ottobre 1905. Se
poco più di una battuta fu la reazione di Erik Satie, che dopo aver udito
provare De l’aube à midi sur la mer disse di aver specialmente apprezzato un momento “fra le dieci e mezza e le undici meno un quarto”,
molti giudizi suonarono altrettanto negativi, forse per l’incapacità di
capire un Debussy non più etichettabile come impressionista. La differenza, la novità erano profonde. L’impiego della grande orchestra postromantica come mezzo coloristico, atto a registrare i più sottili e complessi moti della fantasia e dell’emozione proprio attraverso le sempre
cangianti prospettive timbriche, già tanto felicemente sperimentato da
Debussy, si espande con un’ampiezza e potenza di respiro inedite, dando
vita a uno dei documenti più sconvolgenti e profetici del Novecento nascente.
Nel 1906 Maurice Ravel aveva progettato «un grande valzer, una sorta di
omaggio alla memoria del grande Strauss, non Richard, l’altro, Johann
[…]. Conoscete la mia intensa simpatia per questi ritmi adorabili. E
quanto stimi la gioia di vivere espressa dalla danza». Johann Strauss
junior era morto da sette anni soltanto, Francesco Giuseppe regnava
tranquillamente sul suo impero, e il mondo a tutto pensava fuor che a
una possibile fine dell’equilibrio politico e sociale che aveva dato all’Europa decenni di pace. Presto Ravel virò verso un’altra identità storica del
valzer, rendendo omaggio a Schubert con le Valses nobles et sentimentales
del 1911. Il progetto sembrò rinascere nel 1914 con un titolo quanto mai
significativo: Wien, Vienna. Ma il 28 giugno di quell’anno le pistolettate
di Sarajevo resero intempestivo qualsiasi omaggio al valzer viennese.
Ravel andò al fronte, a fare l’autista di ambulanze: si ammalò gravemente
e cadde in depressione. Tornò a comporre nel 1919, con il Tombeau de
Couperin. Poi su suggerimento di Sergej Djagilev, impresario dei Ballets
russes, nacque La Valse, “poema coreografico”, terminato nel 1920. L’indicazione di tempo al principio dell’opera, “Mouv[emen]t de Valse viennoise”, è anche precisa prescrizione stilistica; il tema principale evoca un
valzer di Johann Strauss junior, O schöner Mai, in un contesto armonicamente e timbricamente deformato. «Nuvole turbinose lasciano intravedere a tratti alcune coppie che danzano il valzer. Le nuvole poco a
poco si dissipano: si scorge una sala immensa, popolata da una folla volteggiante. Al fortissimo risplende la luce dei lampadari. Una corte imperiale, intorno al 1855». Una traccia che a noi oggi sembra più cinematografica che non coreografica: anche perché risulta dominante l’idea di
un precisarsi progressivo dell’immagine, fino a un culmine sonoro e visivo dato dal fortissimo abbinato al bagliore dei lampadari. La musica
prende l’avvio nelle zone più gravi dell’orchestra, dipanandosi lungo un
tessuto ritmico dapprima indistinto, poi sempre più decisamente identificato con lo schema metrico del valzer viennese, fino a esplodere in una
autentica frenesia motoria impegnando tutte le risorse di un pensiero
strumentale di genialità inarrivabile. Ironia ed eleganza lasciano emergere più i fattori ritmici e timbrici che non quelli melodici, impedendo
sentimentalismi e nostalgie. Respinta da Djagilev («Caro Ravel, è un
capolavoro, ma non è un balletto»), La Valse fu eseguita in concerto il 12
dicembre 1920. In palcoscenico ci arrivò nel 1926, ad Anversa, e dal
1929 a Parigi, grazie a Ida Rubinstein.
Daniele Spini
Formazione di Radio France, l’Orchestre National de France è stata,
nel 1934, la prima orchestra sinfonica stabile di Francia. Il suo primo
direttore, Désiré-Emile Inghelbrecht, ne ha fondato la tradizione musicale, proseguita dopo la guerra da Manuel Rosenthal, André Cluytens,
Roger Désormière, Charles Munch, Maurice Le Roux e Jean Martinon. A
Sergiu Celibidache, primo direttore ospite dal 1973 al 1975, succede Lorin
Maazel che ne diventerà direttore musicale. Dal 1989 al 1998, Jeffrey Tate
occupa il posto di primo direttore ospite, poi Charles Dutoit e Kurt Masur
quello di direttore musicale. Dal 2008 è guidata da Daniele Gatti.
Oltre alla propria stagione a Parigi, in particolare al Théâtre des ChampsElysées dove è in residenza, l’Orchestre National de France si esibisce
ogni anno nelle grandi capitali mondiali. Quest’autunno, dopo l’inaugurazione di MITO, si recherà come ogni anno al Musikverein di Vienna,
poi a Barcellona e Madrid.
Nelle prime due settimane di novembre eseguirà cinque concerti diretti
da Gatti con l’integrale delle sinfonie di Beethoven, affiancate in ciascun
concerto da una prima esecuzione di un compositore francese (Guillaume
Connesson, Bechara El Khoury, Bruno Mantovani, Fabien Waksman,
Pascal Zavaro) su commissione di Radio France.
Per il centenario del Théâtre des Champs-Elysées, l’Orchestre National
de France vi terrà ventisette concerti, fra i quali Le Sacre du Printemps,
a cent’anni dalla sua prima esecuzione.
In occasione delle celebrazioni per il bicentenario di Verdi, Daniele Gatti ha
scelto di interpretare il Requiem al Théâtre des Champs-Elysées, con Barbara Frittoli, Sonia Ganassi, Fabio Sartori e Matti Salminen; la programmazione prevede anche, a Parigi e in tournée, la Petite messe solennelle
di Rossini con Anna Caterina Antonacci, Marie-Nicole Lemieux, Celso
Albelo e Carlo Colombara.
L’Orchestre National de France può essere orgogliosa di aver tenuto a
battesimo le prime esecuzioni di alcune grandi opere del XX secolo: Le
soleil des eaux di Pierre Boulez, la Turangalîla-Symphonie di Messiaen
(1950, prima francese), Déserts di Edgar Varèse, la cui esecuzione fu un
memorabile scandalo (1954), Jonchaies di Iannis Xenakis (1977); di
Henri Dutilleux ha eseguito la Première Symphonie (1951), Timbres,
Espace, Mouvement (1978), L’Arbre des Songes con Isaac Stern (1985),
Sur le même accord (2003, prima francese con Anne-Sophie Mutter),
Correspondances per voce e orchestra e Le Temps l’Horloge con la direzione di Seiji Ozawa e Renée Fleming (2008).
Si può trovare la programmazione dell’Orchestra su France Musique, e
molti concerti sono trasmessi sulle reti radiofoniche europee. Numerose
incisioni discografiche costellano il percorso dell’Orchestra: tra le più
recenti vi sono Pelléas et Mélisande con Bernard Haitink, Le Temps
l’Horloge con Renée Fleming e Seiji Ozawa, un album consacrato a
Debussy con La mer, il Prélude à l’après-midi d’un faune e Images sotto
la bacchetta di Daniele Gatti.
Daniele Gatti si è diplomato al Conservatorio di Milano in composizione e direzione d’orchestra. È Direttore musicale dell’Orchestre National
de France dal settembre 2008 e dal settembre 2009 Conductor Laureate
della londinese Royal Philharmonic Orchestra (di cui era stato Direttore
musicale nei tredici anni precedenti). Tra gli incarichi ricoperti in passato, quello di Direttore principale della Opernhaus Zürich (2009-2012),
di Direttore musicale al Teatro Comunale di Bologna (1997-2007) e all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma (1992-1997), nonché di
Direttore ospite principale della Royal Opera House a Londra (19941997). Ha un rapporto privilegiato con i Wiener Philharmoniker e con la
Royal Concertgebouw Orchestra, essendo presente nelle loro stagioni e
in numerose tournée internazionali. Dirige le più importanti orchestre
americane e tedesche, tra le quali la New York Philharmonic, la Boston
Symphony Orchestra, la Chicago Symphony Orchestra, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, i Münchner Philharmoniker e la
Philharmonia Orchestra. Daniele Gatti ha diretto numerose nuove produzioni a Vienna (Simon Boccanegra, Moses und Aron, Otello, Boris
Godunov, Lulu), a Monaco di Baviera (Aida, Fidelio), a Zurigo (Falstaff,
Parsifal, Otello, Die Meistersinger von Nürnberg, Mathis der Maler), al
Teatro alla Scala (Lohengrin, Don Carlo, Lulu) e a Londra (Falstaff). Ha
diretto al Festival di Bayreuth inaugurando l’edizione 2008 con Parsifal
(spettacolo ripreso per i tre anni successivi). Dopo Elektra del 2010, torna nell’edizione 2012 al Festival di Salisburgo per dirigere La bohème
(nuovamente alla testa dei Wiener Philharmoniker) e un concerto sinfonico con la Gustav Mahler Jugendorchester (all’interno di una tournée
europea). Con l’Orchestre National de France ha concluso il ciclo dedicato all’integrale delle opere di Mahler al Théâtre du Châtelet e diretto
Parsifal in forma di concerto al Théâtre des Champs-Elysées. Nella stagione in corso dirigerà i Wiener Philharmoniker a Vienna e in una
tournée europea che toccherà anche l’Italia a ottobre. Il programma
comprenderà l’intero ciclo delle sinfonie di Johannes Brahms, quale
celebrazione del bicentenario della fondazione della Società degli Amici
della Musica di Vienna, di cui Brahms fu direttore musicale. Gli appuntamenti italiani: due date a Bolzano e una a Stresa con la Gustav Mahler
Jugendorchester, la doppia inaugurazione di MITO SettembreMusica con
l’Orchestre National de France e la già citata tournée con i Wiener
Philharmoniker a ottobre (due date a Torino e una a Verona). Nell’ottobre 2013 sarà di nuovo in Italia per una serie di concerti e a dicembre
inaugurerà la stagione scaligera con La traviata, culmine delle celebrazioni milanesi dell’anno verdiano. Tra i prossimi appuntamenti più
importanti all’estero: la Nona Sinfonia di Mahler con la Royal Concertgebouw Orchestra, il Requiem di Verdi con la Boston Symphony Orchestra a Boston (gennaio), con la Philharmonia Orchestra a Londra (aprile)
e con l’Orchestre National de France a Parigi (giugno). Inoltre a febbraio
sarà al Metropolitan di New York per una nuova produzione di Parsifal. A
marzo, di nuovo a Boston con la Boston Symphony Orchestra, dirigerà
due diversi programmi, dedicati rispettivamente a musiche di Wagner e
Mahler; gli stessi si ripeteranno alla Carnegie Hall di New York nel mese
di aprile. Con l’Orchestre National de France, dirigerà in autunno l’intero ciclo delle sinfonie di Beethoven, ritornerà a maggio al Musikverein
di Vienna per dirigere due programmi, uno dedicato alla musica sacra
(Petite messe solennelle di Rossini), l’altro a musiche di Ravel e Stravinskij;
a giugno infine la tournée in Spagna con musiche di Verdi e Wagner,
ancora in occasione delle doppie celebrazioni.
Ha firmato un contratto in esclusiva con Sony Classical, per cui è recentemente uscito il primo cd, con l’Orchestre National de France, interamente dedicato a Debussy.
Orchestre National de France
Daniele Gatti, direttore musicale
Violini primi
Luc Héry (spalla)
Sarah Nemtanu (spalla)
Elisabeth Glab
Bertrand Cervera
Lyodoh Kaneko
Brigitte Angélis
Hélène Bouflet-Cantin
Véronique Castegnaro
Annie Cormery
Marc-Olivier de Nattes
Nathalie Chabot
Xavier Guilloteau
Stephane Henoch
Martine Ledru
Jérôme Marchand
Sumiko Hama-Prévost
Agnès Quennesson
Caroline Ritchot
David Rivière
Hélène Zulke
Violini secondi
Florence Binder
Laurent Manaud-Pallas
Constantin Bobesco
Nguyen Nguyen Huu
Gaétan Biron
Mathilde Borsarello
Catherine Bourgeat
Young Eun Koo
Benjamin Estienne
Claudine Garçon
Philippe Pouvereau
Claire Hazera Morand
Khoi Nam Nguyen Huu
Ji-Hwan Park Song
Edouard Popa
Sharon Roffman
Nicolas Vaslier
Bertrand Walter
Viole
Sabine Toutain
Nicolas Bône
Teodor Coman
Raymond Glatard
Cyril Bouffyesse
Emmanuel Blanc
Noriko Inoué
Julien Barbe
Christine Jaboulay
Ingrid Lormand
Paul Radais
Françoise Séjourné
Allan Swieton
Sophie Terrier
NN
Violoncelli
Jean-Luc Bourré
Raphaël Perraud
Alexandre Giordan
Florent Carrière
Oana Marchand
Hervé Derrien
Carlos Dourthé
Muriel Gallien
Emmanuel Petit
Emma Savouret
Laure Vavasseur
Pierre Vavasseur
Contrabbassi
Maria Chirokoliyska
Jean-Edmond Bacquet
Thomas Garoche
Grégoire Blin
Jean-Olivier Bacquet
Didier Bogino
Dominique Desjardins
Stéphane Logerot
Françoise Verhaeghe
NN
Flauti
Philippe Pierlot
Michel Moraguès
Hubert de Villele
Patrice Kirchhoff
Adriana Ferreira
Oboi
Nora Cismondi
Pascal Saumon
Bertrand Grenat
Mathilde Lebert
Laurent Decker
Clarinetti
Patrick Messina
Calogero Palermo
Jean-Marc Volta
Jean-Louis Sajot
Jessica Bessac-Caron
Fagotti
Philippe Hanon
Frédéric Durand
Régis Poulain
Michel Douvrain
NN
Corni
Vincent Léonard
Hervé Joulain
Philippe Gallien
François Christin
Jocelyn Willem
Jean Pincemin
Jean-Paul Quennesson
Trombe
Marc Bauer
Raphaël Dechoux
Dominique Brunet
Grégoire Méa
NN
Tromboni
Joël Vaisse
Julien Dugers
Sébastien Larrère
Olivier Devaure
Jonathan Reith
Tuba
Bernard Neuranter
Timpani
Didier Benetti
François Desforges
Percussioni
Emmanuel Curt
Florent Jodelet
Gilles Rancitelli
Arpe
Laurence Cabel
Isabelle Perrin
Tastiere
Franz Michel
Seguiteci in rete
facebook.com/mitosettembremusica.official
twitter.com/mitomusica
youtube.com/mitosettembremusica
flickr.com/photos/mitosettembremusica
pinterest.com/mitomusica