pdf - Fondazione Internazionale Menarini

Transcript

pdf - Fondazione Internazionale Menarini
n° 351 - luglio 2011
© Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie
Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
Il bacio: un “giuramento
fatto un poco più da presso”
L’iconografia di un gesto che, pur nella sua semplicità, tocca le corde
delle sensazioni e dell’emotività e che al tempo stesso esprime una serie
molto ampia di situazioni e relazioni, dall’amore al tradimento
Il bacio, quel “giuramento fatto un poco più
da presso”, come lo descrive Rostand, è forse
uno dei gesti più celebrati dall’uomo. L’atto
che nella sua semplicità
racchiude un universo
di implicazioni sensoriali e che al tempo stesso
riesce a esprimere una
serie molto ampia di situazioni e relazioni. Infatti non ci si bacia solo
per amore. Pur essendo
un atto proprio degli
uomini, anche se alcuni
animali, come alcune
scimmie antropomorfe,
sembrano simularlo perfettamente, può raccontare un’ampia serie di
circostanze: oltre a segnalare il reciproco piacere, ci si bacia per sottomissione, per un preciso cerimoniale (da
quello accademico a
quello di un clan) o per
una particolare liturgia
e uno di quelli più celebri nasconde addirittura un tradimento.
Le raffigurazioni più antiche sono quelle rinvenute a Pompei, dopodiché è Giotto il primo a
lasciarci una ricca serie
di baci. Quello, nella
Cappella degli Scrovegni, di infinita tenerezza
fra i genitori della Vergine davanti alla Porta
Aurea che non parla di
passioni, ma del legame
profondo e spirituale tra
i due anziani sposi. Il
sentimento è dichiarato
dal gesto di amorosa
spontaneità che Anna
compie accarezzando il
viso e la barba del marito Gioacchino. Accanto
a questo, poi c’è sicuramente il più conosciuto
bacio di Giuda, sempre
a Padova, dove un Cristo severo osserva l’ineluttabile avvicinarsi del
traditore avvolto nel
mantello giallo. Per secoli, quest’ultimo bacio
è stato praticamente
l’unico consentito nelle
raffigurazioni artistiche
tanto da essere ripetuto
infinite volte, scolpito,
miniato e dipinto.
In seguito però, il bacio
riesce a riscattarsi e a
perdere la drammaticità
imposta dal contesto
evangelico, riducendo
a eccezione la valenza
negativa, come quella
del tradimento, per imporsi invece, più genericamente, come espressione d’amore e di affetto. Questo grazie alla
trattazione letteraria che
contemporaneamente e
in modo molto più libero parla di struggenti
approcci e sensualità. Di
riflesso anche le arti figurative cominciano a
farsi più audaci e, ma-
gari col pretesto mitologico, attraverso labbra divine raffigurano
ardori e brucianti passioni. È il caso di un altro celebre bacio, quello
tra Leda, stordita dall’ambrosia, e il cigno
che cela uno Zeus innamorato. Si tratta di uno
dei baci più appassionati e frequentati dall’arte che abilmente
sfrutta la copertura naturale offerta dalle forme,
delicatamente flessuose
e allusive, del maestoso
animale.
È Dante, con versi come
“la bocca mi baciò tutto
tremante”, che spalanca
le porte alla narrazione
della passione dei sensi,
fino ad allora l’amore era
quello che esisteva a
patto di non essere appagato, ma con Paolo
e Francesca l’amore si
trasforma in eccitazione
e desiderio cui segue
la flebile allusione al naturale epilogo “quel
giorno più non vi leggemmo avante”. È un
episodio questo che ha
ispirato numerosi artisti anche se difficilmente
sono riusciti ad avvicinare le vette raggiunte
dalle parole.
D’altra parte, per le arti
figurative in genere, non
è facile riuscire a raffigurare la ricchezza delle
Casa della Caccia Antica a Pompei
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Giotto: Incontro alla Porta Aurea - Padova,
Cappella degli Scrovegni
pag. 2
emozioni provocate dal
gesto del bacio, pittura
e scultura fermano un
istante e non posseggono
la fluidità della letteratura o della musica che
favorisce l’emergere di
sensazioni che sono tutte
interiori. Per quasi due
secoli, comprendenti il
Rinascimento, l’argomento viene quasi trascurato, si deve toccare
il Cinquecento per rivedere qualche bacio degnamente dipinto, anche se però, è la bellezza
femminile che viene
messa principalmente
in evidenza e in modo
tale da surclassare la limpidezza del bacio: in
Giove e Io del Correggio,
per esempio, il corpo in
primo piano è il luminoso primattore e soltanto le labbra dischiuse
alludono al bacio. Stessa
cosa nell’Allegoria del
Bronzino dove Cupido
sfiora lievemente la bocca
di una Venere che con
la sua solenne nudità appare come la vera protagonista.
Ancora un secolo da attendere per vedere bocche che si baciano nel
senso reale dello scambio di una promessa carnale e addirittura in
molti casi diventano veri
e propri eccessi orgiastici come nella Festa di
Venere di Rubens. È il
Settecento che lo fa trionfare in tutta una serie di
corteggiamenti e galanterie: dai pennelli di artisti come Fragonard o
Boucher escono eleganti
damine e cavalier serventi intenti ad amoreggiare in tutto un nascondersi da occhi indiscreti in un trionfo di
sete multicolori.
Le raffigurazioni di baci
più famose sono senz’al-
Dall’alto a sinistra in senso orario
Rubens: Leda e il cigno - Dresda,
Gemäldegalerie Alte Meister, Staatliche
Kunstsammlungen Dresden
Correggio: Giove e Io - Vienna,
Kunsthistorisches Museum
tro dell’Ottocento, l’emblema del Romanticismo lo dipinge Francesco Hayez: in un’ambientazione tardo-medievale un uomo col
mantello cinge la donna
tenendole il viso con
la mano e le dà un vero
bacio. Gérôme fa vivere
la storia di Pigmalione
innamorato della sua
scultura Galatea fermando il momento in
cui con un bacio le infonde la vita. Un altro
vero bacio è anche quello
che Canova riesce a tirar fuori dal freddo della
materia del marmo nel
famoso Amore e Psiche.
Ma tanto calore si trova
ancora nell’opera di Rodin, nel Bacio, pur plasmato con rapidi colpi
di scalpello, riesce a trasmettere tutta la sensualità e la passione dei
due amanti morbidamente avvinghiati.
Il Novecento infatti non
è da meno e seguendo il
percorso generale di tutta
l’arte percorre le Avanguardie attraversando
introspezioni anche difficili. Klimt lo celebra
in una surreale composizione in cui gli
amanti sono sospesi in
una sorta di misticismo
dorato. È tra le prime
opere che vengono in
mente pensando al tema:
un uomo in piedi che si
spinge in un tenero bacio alla donna abbandonata tra le sue braccia.
Il bacio pur nella sua castità, è su una guancia
infatti, è il gesto che sancisce un’unione totale,
sia fisica sia spirituale,
in un attimo di rapimento estatico. Chagall
lo interpreta con amanti
Bronzino: Allegoria del trionfo di Venere
(part.) Londra, National Gallery
pag. 3
che si scambiano baci
volanti o immersi tra
fiori: il bacio in Compleanno lo si coglie nell’attimo che appena lo precede, nella contorsione
dell’uomo che volando
cerca la bocca dell’amata.
Gli amanti di Brancusi
sono forme primordiali,
forme che si abbracciano
e si baciano e, pur nella
loro pura essenzialità,
le labbra protese e l’intreccio delle braccia svelano tutto il desiderio e
la passione. Max Ernst
invece ci lascia soltanto
l’idea del gesto, le tracce
dei corpi in una composizione dalle memorie
rinascimentali riescono
infatti giusto a evocare
l’atto del bacio. Gli
amanti di Magritte sono
coperti invece da un velo,
testimonianza di dolorose memorie, che pur
non impedendo la comprensione dell’atto parla
di morte e di incomunicabilità. Anche il bacio raffigurato da Munch
propone un personale e
doloroso senso di solitudine e angoscia, i suoi
protagonisti decentrati
in un ambiente spoglio
e in una luce drammaticamente blu si scambiano un bacio dietro la
regia di una struggente
passione malinconica.
Picasso invece, conferma
la propria affermazione
della mancanza di castità nell’arte raffigurando un turbinio di erotica passione, quasi violenza cannibalesca, dove
non si distinguono più
l’uomo e la donna stretti
nell’abbraccio.
Sicuramente anche la fotografia e la cinemato-
Da sinistra Francesco Hayez: Il bacio - Milano, Pinacoteca di Brera
Jean-Léon Gérôme: Pigmalione e Galatea - New York, Metropolitan Museum
Auguste Rodin: Il bacio - Londra, Tate Gallery
grafia, così come la favolistica e i cartoni animati, che affiancano le
principali forme d’arte,
hanno lasciato a loro
volta tanti celeberrimi
baci, da quelli appassionati a quelli di una morbosità sanguinaria del
genere dei vampiri che
riecheggiano la pittura
visionaria e diabolica di
Bosch.
Un tema unico che attraverso i secoli, dai licenziosi affreschi di Pompei, passa per l’interpretazione di celebri temi
letterari che consentono
una certa libertà di trattazione con qualche fuggevole e lasciva allusione
per approdare alle avanguardie del XX secolo
e perciò direttamente
nelle mani degli artisti
che lo interpretano applicando ognuno la propria esperienza o stato
d’animo, e che va a tracciare nella storia dell’arte
un sottile percorso a cavallo delle passioni spesso
giocato sul filo di un raffinato erotismo.
francesca bardi
Dall’alto a sinistra in senso orario
Gustav Klimt: Il bacio Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
René Magritte: Gli amanti New York, Richard S. Zeisler Collection
Eduard Munch: Il bacio Oslo, Nasjonalmuseet for Kunst