Laboratorio e malattie cardiometaboliche
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Laboratorio e malattie cardiometaboliche
Gruppo di lavoro provinciale su "Percorsi diagnostici in Medicina di Laboratorio" Percorso Cardiometabolico Alessio Micchi (coordinatore) Maria Stella Graziani GianLuca Salvagno Luisa Zanolla Giacomo Zoppini STRUTTURA DEL DOCUMENTO 1. INTRODUZIONE: epidemiologia malattie cardiovascolari 2. APPROCCIO STANDARD pazienti asintomatici 3. STRATIFICAZIONE del RISCHIO Prevenzione Primaria Prevenzione Secondaria 4. DIABETE MELLITO Screening Stratificazione del Rischio Monitoraggio Paziente con IGT o IFC Monitoraggio Paziente Diabetico 5. BIBLIOGRAFIA Pagina 1 di 8 INTRODUZIONE Nei paesi industrializzati le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte, sia in soggetti di sesso maschile (43%) che femminile (55%) ( www.ehnheart.org.). Le patologie cardiovascolari possono decorrere in maniera inavvertita anche per molti anni e, quando diagnosticate, il danno è in genere scarsamente recuperabile. La prevenzione delle malattie cardiovascolari rappresenta quindi una priorità assoluta per i sistemi sanitari nazionali1. Le strategie di prevenzione primaria si basano sostanzialmente su modifiche dello stile di vita e sul riconoscimento precoce e la correzione dei fattori di rischio della malattia. Tali strategie richiedono la valutazione dei parametri clinici e/o di laboratorio che hanno assunto nel tempo importanza primaria per l’inquadramento patogenetico, la scelta del percorso clinico-terapeutico ed il monitoraggio della patologia cardiovascolare 1 L'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (ASSR) ha proposto delle linee guida nazionali che indicano quali test di laboratorio consentono di predire e valutare il rischio cardiovascolare globale1; tali indicazioni riprendono Linee Guida internazionali2,3 APPROCCIO STANDARD Gli esami emato-chimici da effettuare nei pazienti asintomatici, secondo quanto concordato dalla Commissione Tecnica Scientifica, tenuto conto del lavoro dei gruppi, sono: Colesterolo totale Colesterolo HDL Trigliceridi Glucosio Creatinina Esame emocromocitometrico Alanina aminotransferasi (ALT) Esame urine standard Pagina 2 di 8 STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE Prevenzione primaria Per la stratificazione del rischio nel soggetto che non abbia avuto precedenti eventi cardiovascolari gli esami emato-chimici da richiedere sono i seguenti: Colesterolo totale Colesterolo HDL Trigliceridi Valutazione del metabolismo glucidico (vedi paragrafo specifico) Per la valutazione del colesterolo LDL si utilizza comunemente una formula di calcolo (formula di Friedewald) che ne consente una “stima”: La formula di Friedewald presenta alcuni limiti, ad esempio non è applicabile nei casi in cui i trigliceridi abbiano un valore maggiore di 400 mg/dL. In questi casi il margine di incertezza della formula non è accettabile. Se i valori di colesterolo totale, colesterolo HDL, e trigliceridi sono espressi in mg/dL la formula di Friedewald è la seguente: Colesterolo LDL = Colesterolo Totale - (Colesterolo HDL + (trigliceridi / 5)) Il colesterolo LDL target è: ≤160 mg/dL per soggetti con 0-1 fattori di rischio ≤130 mg/dL per soggetti con due o più fattori di rischio ≤100 mg/dL nei diabetici Quando la trigliceridemia è ≥ 200 mg/dL è suggerito il calcolo del colesterolo non-HDL: Colesterolo non-HDL = Colesterolo Totale - Colesterolo HDL Il colesterolo non-HDL target è: ≤190 mg/dL per soggetti con 0 -1 fattori di rischio ≤160 mg/dL per soggetti con due o più fattori di rischio ≤130 mg/dL nei diabetici Per ciascun soggetto, deve essere effettuato il calcolo del rischio cardiovascolare globale, secondo le Carte del rischio cardiovascolare italiane, consultabili all’indirizzo WEB http://www.cuore.iss.it/valutazione/carte.asp o con calcolo del punteggio individuale, effettuabile anche all’indirizzo WEB http://www.cuore.iss.it/sopra/calc-rischio.asp. Le evidenze scientifiche a supporto di queste raccomandazioni sono riportate in Linee Guida sia italiane1 che internazionali2-4. Pagina 3 di 8 Per la stratificazione del rischio cardiovascolare non sono disponibili evidenze sufficienti a raccomandare la misura della concentrazione plasmatica di omocisteina. L’utilizzo della proteina C reattiva ultrasensibile5 (hs-PCR) è raccomandato nei pazienti a rischio cardiovascolare intermedio (10-20%) e non costituisce quindi una valutazione di primo livello. La misura delle apolipoproteine A-I e B e di Lp(a) non costituisce un esame di primo livello1 Periodicità In tutti gli adulti sopra i 20 anni, ogni 5 anni deve essere controllato un profilo lipidico a digiuno 1,2 In presenza di dislipidemia, il controllo va effettuato ogni 2 anni. Prevenzione secondaria La vasculopatia periferica (carotidi, arterie degli arti inferiori) è considerata, analogamente al diabete, un equivalente di cardiopatia ischemica 2,4 per cui va considerata in questa categoria. Gli esami di laboratorio utili per la stratificazione del rischio cardiovascolare nel soggetto che abbia avuto precedenti eventi cardiovascolari, o condizioni equivalenti, è costituita da: Colesterolo totale Colesterolo HDL Trigliceridi Calcolo del colesterolo LDL secondo la formula di Friedewald o calcolo del colesterolo non-HDL quando la trigliceridemia sia ≥ 200 mg/dL. Valutazione del metabolismo glucidico (vedi paragrafo specifico) Il colesterolo LDL target è ≤100 mg/dL. Il colesterolo non-HDL target è ≤130 mg/dL; nel soggetto con precedente infarto del miocardio è ≤70 mg/dL. Periodicità La richiesta di valutazione longitudinale nel tempo è in funzione del rischio cardiovascolare individuale, del trattamento e dei valori di LDL riscontrati. Per il trattamento sia farmacologico che non farmacologico il controllo laboratoristico è previsto a 6 settimane, con ripetizione dopo altre 6 settimane se il target terapeutico non è stato raggiunto. Successivamente è previsto controllo ogni 4-6 mesi 2,4 . Per il monitoraggio della safety del paziente in trattamento con statine, la determinazione periodica di CK non è raccomandato6; al paziente deve essere raccomandato di segnalare tempestivamente disturbi muscolari, debolezza muscolare o comparsa di urine scure; in tal caso deve essere effettuato la misura della CK. la determinazione di ALT, AST e CK è raccomandata prima dell’inizio della terapia6 al fine di poter valutare Pagina 4 di 8 correttamente eventuali variazioni successive La misura di ALT ed AST è raccomandata anche dopo 12 settimane di terapia, e quindi con cadenza annuale. DIABETE MELLITO Screening del diabete Seguendo le indicazioni delle Società Italiane dell’area del Diabete (SID e AMD)7, si ritiene opportuno raccomandare di iniziare lo screening del diabete a digiuno dall'età di 45 anni e di continuarlo con cadenza triennale L'inizio dello screening in età più giovane è consigliato in caso di presenza di una o più delle seguenti condizioni: BMI > 25; familiarità diabetica nei genitori o collaterali; inattività fisica; documentato pregresso IFG o IGT; pregresso diabete gestazionale o di neonati con peso alla nascita >4,5 kg; valori pressori >140/90; colesterolo HDL <35 mg/dL e/o trigliceridi >250 mg/dL; ovaio policistico; patologia vascolare in atto. In assenza dei sintomi tipici della malattia (poliuria, polidipsia e calo ponderale), la diagnosi di diabete deve essere posta con il riscontro di 1. glicemia a digiuno ≥126 mg/dL (dopo almeno otto ore di digiuno) 2. glicemia ≥ 200 mg/gL dopo due ore da carico orale di 75 g di glucosio. Le più recenti indicazioni delle Società Italiane (SID e AMD) 7 e internazionali7-9, contemplano anche 3. HbA1c ≥6.5% I criteri 1,2, e 3 dovrebbero essere confermati in almeno due diverse occasioni 7. In presenza di sintomi tipici della malattia, la diagnosi di diabete deve essere posta con il riscontro, anche in una sola occasione di: 4. glicemia casuale ≥ 200 mg/dl (indipendentemente dall’assunzione di cibo). Nota. La determinazione della HbA1c risente di alcune limitazioni: ridotte prestazioni diagnostiche in alcuni sottogruppi di popolazione (soggetti >70 anni, in gravidanza, gruppi etnici non Caucasici), non è utilizzabile in presenza di alcune varianti emoglobiniche, di insufficienza renale, infezioni croniche, anemia emolitica ed anemia sideropenica, splenectomia, emorragia recente, trasfusione recente, farmaci che interagiscono con l’eritropoiesi (es eritropoietina) e di alcuni vantaggi rispetto alla determinazione del glucosio plasmatico: maggiore stabilità dell’analita; ridotta variabilità intra-individuale; digiuno non richiesto; nessuna influenza dai farmaci che interferiscono con il metabolismo del Pagina 5 di 8 glucosio, è espressione della glicemia di un lungo periodo e non di un singolo momento7-9. La determinazione della HbA1c a fini diagnostici deve essere effettuata solo con metodo di laboratorio allineato DCCT/UKDS/IFCC8,9. Si segnala che nei primi mesi del 2010 tutti i laboratori dovranno allinearsi alla nuova standardizzazione internazionale e refertare HbA1c in mmol di emoglobina glicata per mole di emoglobina totale (mmol/mol). L'equivalente del valore 6.5% sopra riportato è 48 mmol/mol. Per un periodo di due anni, i referti di laboratorio conterranno ambedue le unità di misura 7-9. Per formulare la diagnosi di diabete non sono necessarie le misurazioni di: Insulina basale o durante OGTT Glucosio post-prandiale. Le alterazioni della glicemia non diagnostiche per diabete devono essere classificate come: Alterata glicemia a digiuno (impaired fasting glucose, IFG) per glicemia a digiuno 100-125 mg/dL. Ridotta tolleranza al glucosio (impaired glucose tolerance, IGT) per glicemia due ore dopo carico orale di glucosio ≥ 140 mg/dLe < 200 mg/dL. Condizione ad alto rischio di diabete (HbA1c 6,00-6,49 % : 42-48 mmol/mol) (solo se la misura è effettuata con metodo DCCT/UKDS/IFCC e tenendo conto delle osservazioni sopra riportate). Le raccomandazioni di seguito riportate sono riprese da documenti congiunti di Società Scientifiche Italiane Diabetologiche e di Medicina di Laboratorio7,10,11. Indicazioni all’esecuzione di curva da carico orale di glucosio L’esecuzione di curva orale da carico di glucosio è indicata per Soggetti con glicemia a digiuno tra 110 e 125 mg/dL Soggetti con glicemia a digiuno tra 100 e 109 mg/dL che abbiano anche: o Età superiore a 45 anni o Familiarità per diabete mellito di tipo 2 o BMI>25 kg/m² o Altri fattori di rischio associati al diabete mellito Il test non va eseguito: In soggetti in cui è già stata fatta diagnosi di diabete mellito In corso di patologie acute o infezioni recenti Durante convalescenza dopo interventi chirurgici Durante l’utilizzo di farmaci che possano interferire con la tolleranza al glucosio In soggetti gastroresecati Stratificazione del rischio cardiovascolare nel paziente diabetico Il diabete è considerato un equivalente di cardiopatia ischemica 2,4, per cui vanno seguiti i suggerimenti riferiti a questa categoria. Pagina 6 di 8 Follow up del soggetto con IGT o IFG Nei soggetti con IGT o IFG è indicato eseguire: Controllo ogni 6 mesi di glicemia Controllo annuale dell’assetto lipidico. Monitoraggio del paziente con diabete Controllo, idealmente ogni 3 mesi di HbA1c Controllo ogni anno di: Creatinina Acido urico Albumina Urinaria (“Microalbuminuria”) (su urine fresche ed espressa in rapporto alla creatinina). La definizione di microalbuminuria (>30 mg/g; >3,4 mg/mmol) richiede la positività di 2 campioni su 3 eseguiti in un intervallo di 3-6 mesi. L’esame non va richiesto se è in corso una infezione urinaria o in presenza di ematuria 7,9. Assetto lipidico (Colesterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi) Non vi sono evidenze che supportino la determinazione di routine di: Marcatori di citolisi epatica12 elettroliti sierici Valutazioni più frequenti degli indici di funzione renale e del profilo lipidico sono indispensabili in situazioni specifiche Pagina 7 di 8 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. Agenzia per I Servizi Sanitari Regionali. Diagnostica 2. clinica di laboratorio: rischio cardiovascolare, sindromi coronariche, scompenso cardiaco. Linee guida nazionali di riferimento. 2005. http://www.assr.it/plg/technology%20assessment_cardiovascolare.pdf 3. Third report of the National Cholesterol Education Program (NCEP). Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of high blood cholesterol in adults (Adult Treatment Panel III): Final Report. Circulation 2002; 106:3143-421 4. European guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice: executive summary. Fourth Joint Task Force of the European Society of Cardiology and Other Societies on Cardiovascular Disease Prevention in Clinical Practice. Eur Heart J. 2007;28:2375-414 5. AHA Guidelines for Primary Prevention of Cardiovascular Disease and Stroke: 2002 Update. Circulation 2002;106:388-91. 6. Pearson TA, Mensah GA, Alexander RW, et al , Center for Disease Control and Prevention, American Heart Association. Markers of inflammation and cardiovascular disease: application to clinical and public health practice: A statement for healthcare professionals from the Centers for Disease Control and Prevention and the American Heart Association. Circulation 2003;107:499-511 7. Pasternak RC, Smith SC, Bairey-Merz CN, Grundy SM, Cleeman JI, Lenfant C. ACC/AHA/NHLBI Clinical advisory on the use and safety of statins. Circulation 2002;106:1024-8. 8. Standard italiani per la cura del diabete mellito. A cura di: AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) http://siditalia.it/documenti/DRAFT_STANDARD_15_10_09.pdf 9. International Expert Committee. International Expert Committee on the role of the A1C assay in the diagnosis of diabetes. Diabetes care 2009;32:1327-34 10. American Diabetes Association. Standard of medical care in Diabetes. Diabetes Care 2010; S10-61 11. Curva da carico orale di glucosio (OGTT) per la diagnosi di diabete. Raccomandazioni del Gruppo di Studio SIBioc-SIMeL. Bioch Clinica 2006;30:537-40 12. L’assistenza integrata alla persona con diabete mellito tipo 2. Accordo AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia), FIMMG, SIMG, SNAMI, SNAMID. Consultato a: www.fimg.org 13. Kim WR, Flam SL, Di Bisceglie AM, Bodenheimer HC. Public Policy Committee of the American Association for the Study of liver disease. Serum acyivity of alanine aminotransferase (ALT) as an indicator of health and disease. Hepatology 2008;471363-70 Pagina 8 di 8