Contributo di Lorena PESARESI

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Contributo di Lorena PESARESI
PD- economia-lavoro-greeneconomy
Contributo di Lorena Pesaresi
1. PREMESSA
Partire dalle cose fatte a Perugina nel corso dell’esperienza amministrativa come assessore
Ambiente e politiche energetiche al Comune di Perugia è d’obbligo da parte mia. Abbiamo
lavorato molto in questi anni, con risultati tangibili e apprezzabili dai cittadini, sui quali non
dobbiamo permettere a nessuno di retrocedere. Non un traguardo ma sicuramente la strada
giusta da continuare. Fare di Perugia una moderna città europea, colta, civile ed ecologica, è
stato ed è, ancor più oggi, la sfida di un PD attento e responsabile, di un centro sinistra
proiettato al futuro nell’intento di accrescere la qualità urbana legata all’ambiente e alle nuove
tecnologie: il cuore, oggi, del progetto europeo smart city al quale Perugia deve saper
rispondere ed essere pronta a sfruttare molto di più e meglio le risorse comunitarie, le uniche su
cui possiamo contare (2014-2020). Idee nuove e politiche avanzate, con una visione unitaria,
non campanilista e non frammentata del territorio, devono quindi rappresentare la nuova
dimensione di città e di buon governo locale, una delle principali strategie per far crescere
insieme diritti e libertà, occupazione e impresa, beni culturali, paesaggio e turismo, qualità
della vita ed ecosistemi. In tale direzione abbiamo in questi anni affermato Perugia nella rete
nazionale dei Comuni italiani grazie ai progetti più innovati realizzati posizionandoci tra le
prime dieci città pilota smart city in Italia. Grazie all’impegno di tanti e per la sua forte
impronta ecologica e ambientale di questi ultimi anni, Perugia è la 4° città italiana nel Rapporto
nazionale 2013 Ecosistema urbano (Sole 24 ore-Legambiente). Delle cose fatte a Perugia ne ha
beneficiato l’intera Umbria, dal 63% di raccolta differenziata al 2013 (siamo la 1° città
capoluogo di regione in Italia dopo Trento-Bolzano), al Progetto-programma della mobilità
elettrica e sostenibile, agli interventi concreti e più innovativi in campo energetico e della
ricerca scientifica (vedi progetti di riqualificazione energetica polo imprenditoriale S. Andrea
delle Fratte e patrimonio edilizio e infrastrutturale comunale) che grazie alla costante
collaborazione con l’Università e il mondo imprenditoriale hanno concorso a fare oggi
dell’Umbria la seconda regione in Italia sulla green economy.
L’obiettivo generale è fare dell'Umbria una regione pilota in Italia e in Europa su green
economy, turismo ecosostenibile, mobilità sostenibile, energia verde, rifiuti zero, raccolta
differenziata, riciclo e mercato del recupero, agricoltura di qualità. In sintesi quei settori più
innovativi che fanno della modernità, della ricerca scientifica e delle tecnologie più avanzate,
gli ambiti strategici per uscire dalla crisi, per rilanciare l’economia, creare nuovi settori di
lavoro e nuova occupazione. L’Umbria è una regione piccola ma ricca di potenzialità e
opportunità in ogni ambito, dobbiamo imparare a saperle cogliere di più e meglio sapendo
sfruttare di più e meglio le risorse europee, le uniche su cui le città e le regioni potranno contare
(2014-2020).
2. C A R A T T E R I G E N E R A L I D I U N A R I F O R M A E C O L O G I C A
DELL’ECONOMIA
Serve prima di tutto una riforma morale e democratica del sistema politico…
Declinare “green” significa individuare in Umbria i settori su cui si gioca il suo futuro.
Altrimenti l’alternativa rimane la finanza speculativa e l’esternalizzazione industriale,
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occupazionale e dei servizi (vedi AST)…Del resto i governi tecnici che si sono susseguiti in
questi anni hanno continuato a regredire il Paese nei livelli occupazionali, nella consistenza
della base produttiva, nelle tutele sociali e ambientali, nel livello qualitativo della vita di
ognuno. Malgrado questo si continua con le vecchie ricette senza che mai nessuno, salvo poche
eccezioni inascoltate, tenti di alzare lo sguardo ad un orizzonte più ampio per cercare di capire
come il vero cancro da estirpare sia quella subalternità alla cultura neoliberista, senza regole
democratiche, che ha fatto del capitale finanziario e del suo strapotere il regolatore vero della
nostra vita. Per questo il declino dell’Italia non si arresterà finché l’intera classe dirigente e non
solo Renzi, non capirà che le vere riforme strutturali di cui c’è bisogno sono quelle capaci di
rompere il circuito perverso delle rendite finanziare/debito pubblico/degrado sociale e
ambientale, crisi ecologica dell’ecosistema, al fine di liberare risorse necessarie a ricostruire un
sistema economico e produttivo improntato a principi di vera sostenibilità. Il Decreto sbloccaItalia va anche in questa direzione?? …. La scienza dell’ecologia in questo si dimostra come
una straordinaria opportunità. Già le scelte di Obama e della Cina vanno in questa direzione
affrontando con provvedimenti d’urto la questione dell’inquinamento atmosferico giocando la
carta dell’innovazione e della ricerca, dell’efficienza e delle fonti rinnovabili, spostando
definitivamente la competizione mondiale sul fronte della capacità di progettare e produrre
tecnologie ecologiche… L’Europa e l’Italia sono ancora un freno… In sintesi è la terza
rivoluzione industriale che va affermandosi velocemente, quella fondata sulla riconversione
ecologica di importanti settori economici che ha bisogno però di una politica e di una
programmazione industriale che abbia come obiettivi le bonifiche, la siderurgia, l’edilizia, la
chimica, la meccanica, il turismo, l’agricoltura di qualità, la trasformazione alimentare, il made
in Italy, la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, il riciclaggio dei rifiuti.…in sintesi ciò
che chiamiamo green economy, non un’altra economia ma è l’economia stessa. Economia
verde che è al tempo stesso nuova qualità del rapporto tra l’uomo, la natura e i beni culturali.
L’economia verde ha grandi potenzialità e nonostante la fase recessiva è quella che mantiene e
crea occupazione e impresa competitiva. Il territorio e le comunità locali assumono una grande
funzione e centralità nella tutela del paesaggio, nella difesa del suolo, dei parchi e della
biodiversità essenziali alla vita di tutti noi. Settori economici nuovi e sostenibili possono
diventare la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione energetica
degli edifici, la gestione dei beni culturali, l’industria culturale e delle arti creative, il restauro,
il design, l’accoglienza e il turismo….
Importante in tale direzione è l’orizzonte tracciato anche in questi giorni ad ECOMONDO,
con gli Stati Generali della Green Economy”, al quale riferirsi per individuare nuovi prodotti,
servizi e strategie ambientali, quello che ci dice che 460.000 posti di lavoro possono nascere da
un programma di rafforzamento dell’efficienza energetica; 30.000 da una gestione più
efficiente della raccolta differenziata; 190.000 nel solo 2013 per la realizzazione e gestione di
impianti di fonti rinnovabili; migliaia di posti di lavoro nelle 49.709 aziende bio italiane e in
un’attività che deve prendere ancora il via, il decommissioning delle centrali nucleari.
QUESTO E’ SVILUPPO SOSTENIBILE. QUESTO E’ IL MODELLO DI SVILUPPO CHE
DOBBIAMO APPLICARE E PERSEGUIRE IN UMBRIA PER USCIRE DALLA CRISI E
PER IL RILANCIO ECOSOSTENIBILE DELLA REGIONE E DELLE CITTA’, PER DARE
SPERANZA AI GIOVANI.
3. L’UMBRIA - Per fare Politiche green innovative e competitive in Umbria servono però
scelte più chiare e coraggiose che valorizzino la ricerca e l’innovazione europea superando
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incertezze e incoerenze su energia verde e incentivi rispetto ad altri Paesi, su trasporti e mobilità
alternativa…. I fondi comunitari della programmazione 2014-2020 costituiscono in tal senso
un’importante leva da ben sfruttare concentrandoli sulle imprese – o meglio reti d’impresa - di
quei settori strategici che possono fungere da volano per la crescita, che siano in grado di creare
maggiore ricchezza e che nel contempo sia difficile da trasferirli altrove.
L'Umbria si rilancia solo puntando su innovazione e ricerca, su green economy e turismo
ecosostenibile, su una politica industriale della Regione che dia solo incentivi alle imprese che
investono in ricerca e innovazione (implementazione del mercato del recupero dei rifiuti
differenziati che aprirebbe la strada a tanti nuovi posti di lavoro-piattaforme per il riciclo/
recupero di plastica e ferro ancora assenti ). ...o per l'avvio di attività industriali in Umbria per
la produzione di tecnologie legate alle energie rinnovabili e all'efficientamento energetico
nell'edilizia e nei sistemi della mobilità alternativa. (Es Produzione bici a pedalata assistita).
Così come puntare oggi sul recupero, conservazione, messa in sicurezza e manutenzione,
riqualificazione urbana ed energetica dell'immenso patrimonio edilizio esistente nelle città
(pubblico e privato, storico e moderno) ancor prima di nuove costruzioni, non significa forse
creare nuovi settori di lavoro,
un nuovo indotto economico, nuove professionalità e
riconvertire su basi nuove il segmento dell'industria delle costruzioni oggi fortemente in crisi.?
Non è questo il modo per andare oltre la cultura e la politica del mattone? Per prevenire il
dissesto idrogeologico (Genova, Sicilia…insegnano); riqualificazione/qualificazione urbana
delle città; per promuovere una diversa “cultura dell'abitare” ovvero concepire edifici che non
consumino energia dai derivati del petrolio ma producano autonomamente energia pulita da
fonti rinnovabili….
Tutto questo potrà diventare la norma quando e se riusciremo ad uscire dai luoghi comuni della
politica superando i ritardi nella consapevolezza che la governabilità dell’Umbria passa dalla
sua capacità di rinnovarsi, di cogliere i mutamenti della società proiettandosi nel futuro e
dandosi regole certe nell’interesse di tutti e del bene comune.
4. LA CULTURA ECOLOGICA ANCORA POCO AMICA DEL PARTITO
DEMOCRATICO
Il “riformismo ecologista” è uno dei valori fondativi del Partito democratico per le
implicazioni innovative che l’ecologia e l’ambiente, legati all’economia e alla scienza,
rappresentano come nuovo motore di sviluppo su scala globale. Per questo l’ecologia non può
rimanere nel PD figlia di un Dio minore perché sinceramente non intravedo azioni strategiche
che vadano in tale direzione.
Un esempio che mi sta particolarmente a cuore: nelle scorse settimane sia la Leopolda che la
piazza della CGIL a Roma, a proposito di come tenere insieme “futuro” e “sinistra”, hanno
letteralmente ignorato uno dei più grandi temi contemporanei e più sentiti dall'opinione
pubblica "la crisi ecologica che minaccia l'umanità non meno di quanto la recessione colpisca
l'Europa e la green economy come via maestra per ricostruire in Italia una realistica e duratura
prospettiva di sviluppo, di lavoro, di futuro ai giovani".
Questioni decisive per conservare senso alla stessa nozione di progresso. Ambiti del tutto
assenti sia dall'orizzonte della Camusso e di quasi tutto il sindacato, sia da quello di Renzi che
anzi, da capo del governo, si sta muovendo in direzione opposta (vedi il programma di un via
libera generalizzato alle trivellazioni petrolifere e gli ostacoli frapposti allo sviluppo delle
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energie pulite). Ecco, per rimanere a questo esempio noi siamo convinti che senza l'ambiente,
l'ecologia, la green economy al centro non ci possano essere né futuro desiderabile né sinistra
plausibile. Se qualcuno nella sinistra di casa nostra, renziana o no, pensa lo stesso, forse si può
provare a ripartire da qui.
Spero che nel Pd, unito e non spaccato, come nel Sindacato unitario e non diviso, riusciamo
prima o poi a parlare la stessa lingua altrimenti non usciremo mai dal guado. Sta qui la vera
sfida, la nostra intelligenza, l’unica rimasta in questo Paese. Il Pd è di tutti e non solo dei
renziani “leopoldiani” della prima. È vero
dice Renzi: "il lavoro non si crea con le
manifestazioni", ma l'Italia che lavora non era solo a Firenze era anche a Roma e purtroppo con
tantissima ITALIA che il lavoro non ce l'ha o non ce l’ha più.. e che ogni giorno lavora per lo
più per trovare e/o creare invano lavoro. Non è demagogia, è una realtà.
Se accanto al Jobs act non diciamo subito al Paese il nostro progetto-modello di sviluppo
che vogliamo per rilanciare l'economia su basi nuove, sostenibili e competitive su scala globale
e quindi l'occupazione, perdiamo la nostra credibilità. Il tema non è "abolire o limitare il diritto
alla sciopero" che ritengo ancora principio idelebile di una democrazia e che per fortuna la
Costituzione italiana preserva ancora, quanto piuttosto come cambiare la cultura dei partiti come
del Sindacato per condividere scelte di sinistra e non di destra, per far crescere i lavoratori nella
pubblica amministrazione come nel privato, per la qualità della produttività fondata sul merito e
sulle competenze personali e professionali. Per far crescere le imprese, nuovo management
imprenditoriale ancora oggi non al passo con i tempi e con l'Europa come ci dicono le
statistiche. Questo vuol dire per me rimboccarsi le maniche tutti insieme e tutti i giorni parlando
la stessa lingua e possibilmente percorrendo lo stesso binario….
5. SUPERAMENTO DEL CONSOCIATIVISMO POLITICO E’ CONDIZIONE
IMPRENSCINDIBILE PER LA QUALITA’ DELLA CRESCITA SOSTENIBILE
DI PERUGIA E DELL’UMBRIA
Da molti parti e secondo molte scuole di pensiero emerge ormai il bisogno di rompere quella
sorta di consociativismo politico-massa corporativa che molti lamentano e che ha inaridito
questa regione, la sua economia, lo sviluppo delle sue grandi e uniche opportunità. La ripresa
economica si gioca molto sul superamento del consociativismo/corporativismo della politica…
“Per troppo tempo la spesa pubblica é servita per lo più ad “acquistare” consenso elettorale
più che a qualificare i servizi pubblici locali...” (Luigi Marattin Consigliere Presidenza
Consiglio dei Ministri Governo Renzi). Un tema che mi sta particolarmente a cuore ad
esempio è la riforma delle società partecipate, uno dei punti nodali del programma politico del
PD umbro. Sono d’accordo, da molto tempo, (come ricordato anche in occasione di un recente
seminario regionale del PD sulle società partecipate) che va ripensato radicalmente il sistema a
partire dall'unificazione delle società di gestione dei pubblici servizi, fino all'efficientamento e
razionalizzazione della spesa pubblica a carico del cittadino, nonché superamento del conflitto
tra Soci di una partecipata nella misura in cui il socio pubblico non può essere decisore e
controllore e al tempo stesso fruitore dei dividendi (nota di Enrico Menichetti) ………
Sul tema: merita una citazione di riflessione di Giuseppe Croce (docente economia la
Sapienza Roma) in/Il Messaggero Umbria 10/07/2014:
“il crollo dell’occupazione segna la fine delle Giunte consociative…. Occorre una svolta verso
Governi meno autocompiaciuti”. Gli incentivi pubblici vanno indirizzati solo ai soggetti con
potenziale di crescita, interessati a reali investimenti in ricerca e sviluppo o a forme di
aggregazione imprenditoriali …. Una maggiore apertura verso l’esterno. Ad esempio una
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maggiore capacità di interazione strategica con le imprese multinazionali presenti in Umbria,
al fine di favorire e moltiplicare le ricadute positive della loro presenza sul territorio, laddove
fino ad oggi la politica regionale si è interessata ad esse solo nelle fasi terminali di crisi
conclamate, quando nessuna interazione strategica è più possibile (vedi Merloni, Indesit,
AST???).E poi il tema delle città umbre, come superamento di due distorsioni opposte e
complementari, quella della cannibalizzazione delle risorse da parte della città capoluogo
regionale, e quella del campanilismo e della frammentazione territoriale….”
6. SEMPLIFICAZIONE DELLA BUROCRAZIA
Non è solo una questione di leggi che pure hanno fatto importanti passi in avanti anche in
Umbria nello snellimento dei procedimenti tecnici e amministrativi nella P.A., ma di capacità e
coraggio delle scelte politiche per riorganizzare in tal senso i servizi della macchina pubblica, in
maniera flessibile ed efficace nella gestione operativa dei servizi alla persona e alle imprese
attraverso:
- Coordinamento puntuale dei servizi/uffici tra più enti della P.A. presenti sul
territorio;
- banche dati intercomunicanti tra Comuni, enti di area vasta, Regione, Agenzia del
territorio, necessari per il rilascio delle autorizzazione….
- Sportelli unici alle imprese (commercio-urbanistica-edilizia-servizi vari…);
- Potenziamento ed estensione dei servizi e autocertificazioni-autorizzazioni on-line al
cittadino e alle imprese;
- Riorganizzazione della macchina pubblica con una gestione del capitale umano più
razionale e rispondente ai fabbisogni del cittadino (più risorse umane dove serve e
meno personale dove non serve….)
7. ELEZIONI REGIONALI 2015
Il Partito Democratico deve uscire dalla “logica correntizia” e autoreferenziale delle persone
che lo ha penalizzato sin dalla sua nascita al punto da provocare un allontanamento graduale
delle persone in termini di partecipazione e sintonia delle persone con la vita attiva del Partito.
I Circoli non sono stati percepiti come la vera interfaccia con i cittadini con quella massa di
persone che nel 2007 hanno concorso direttamente a cofondare il PD, il Partito nuovo, la casa di
tutti. I Circoli hanno rappresentato, in molti casi anche in Umbria, pezzi di apparato legati a per
lo più a singole correnti … non può più funzionare così se vogliamo prima di tutto restituire la
politica ai cittadini restituendo dignità alla democrazia partecipativa e, quindi, acquistare
consenso dagli elettori anche alle prossime elezioni regionali 2015.
Il PD si deve presentare agli elettori dell’Umbria svincolandosi da qualsiasi ideologia di
riferimento o corrente che sia, mettendo in campo idee nuove con soggetti nuovi, con
programmi chiari e fattibili e con candidati uomini e donne che siano prima di tutto riconoscibili
tra la gente non solo in termini di rappresentanza territoriale ma anche di riconoscimento di
merito, competenza-esperienza politica e personale e di capacità nel saper dare risposte concrete
alle comunità locali e alla crisi economica in cui versa pesantemente questa regione.
Chi governerà l’Umbria nei prossimi anni dovrà soprattutto dimostrare di stare al centro della
grandi riforme strutturali dell’Italia che investiranno anche aspetti importantissimi di geopolitica dell’Umbria per il suo riposizionamento istituzionale nel sistema Paese. Non possiamo
restare alla periferia del mondo (vedi penalizzazioni del sistema trasporto regionale e
interregionale, mobilità alternativa….) o stare alla finestra aspettando che altri in Italia decidano
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per noi l’assetto futuro dell’Umbria, dall’accorpamento dei piccoli Comuni alla ridefinizione
territoriale-istituzionale della regione e dei suoi confini…..
Un processo questo che se ben governato con il protagonismo di tutti gli attori coinvolti,
segnerà una svolta importantissima per la nostra regione, per uscire dalla crisi e rilanciare
l’economia dell’Umbria.
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