Il Cibicida: un gruppo di studenti catanesi sul Web

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Il Cibicida: un gruppo di studenti catanesi sul Web
l'università degli studenti
suosamente scucite, da post-benettoniani inclini a vagheggiamenti
hippies, dove anche la croce appesa al collo simpatizza e lega col
sandalo buddista.
È questa la mcdonaldizzazione
del pensiero? Lara Croft che mangia un involtino sushi sul set di Easy
Rider. O lo studente con basco &
barba del Che (o bandana, in estate), con le chiavi al collo e il Nokia
in mano, e ai piedi scarponi ben
identificati, e sulle spalle la felpa con
la solita etichetta cucita dalle mani
(lontane ma svelte) della bambina
cingalese.
Tutti integrati e anti-qualcosa,
ecumenici e infedeli, tutti qui e lì ma
senza troppo rigore, senza schemi e
senza nord, perché è meglio stare
comunque dalla parte dei Sud, e poi
il confine tra Oriente e Occidente è
così accidentale, precario.
È alla fine per questo che le
mode ci rappresentano, perchè
esprimono il nostro tempo flessibile, come dice Roberto Deodati,
appassionato frequentatore di Spinoza e docente di Estetica alla Cattolica di Milano? «La nostra identità è instabile e la memoria del passato non dà più certezze. Viviamo
un tempo fluido, metamorfico, segnato da ciò che passa e transita
senza lasciare tracce». La moda
è questo incongruo sentimento del
precario, tanto più oggi, che è linguaggio e fenomeno trasversale, e
non differenzia più classi né status,
anzi amalgama e indistingue, creando illusioni di differenza e stile, seduzione e incanto?
(«Un uomo fa vestiti per la donna con cui vorrebbe andare a letto
– dice qualcuno in Prêt-à-porter di
Altman – o, nella maggior parte dei
casi, per la donna che vorrebbe
essere»). È qui davvero che abita
il bello, in quest’impero dei segni,
in quest’orgia di fogge e risperimentazione ciclica, dove nulla si
crea ma tutto si distrugge?
Attenzione, la bellezza è risonanza che vibra e ritrasmette, è la
vita che vuole esprimersi e si dà
una forma, come sostiene il filosofo dell’“estetica in atto” Renato
Troncon, per cui «il bello è un or-
ganismo vivente, ed è per questo
che ci vuole materia, ambientazione, progetto, rappresentazione, scenario. Perché il bello rifiuta gli
standard, le semplificazioni».
Oltre il vestito, tutto. Perché
non è vero, caro Oscar che «o si è
un’opera d’arte o la si indossa».
La si può ad esempio produrre, o
inscenare.
(Oscar nel senso di Wilde, of
course).
Il Cibicida: un gruppo
di studenti catanesi sul
Web
A cura della redazione del Cibicida
Proemio
Cosa succede quando due studenti di Giurisprudenza, uno di Filosofia, uno di Lingue ed uno di
Economia uniscono le loro forze
ed i loro bagagli, pardon, le loro
preziose collezioni di album e vhs
personali? Succede che le differenti
inclinazioni, di cinque ragazzi catanesi, Vittorio Bertone, Emanuele
Brunetto, Riccardo Bresmes, Ric-
cardo Marra e Nicola Sezzi, convergano in un unico percorso istintivo dove la parola d’ordine è una
e una sola: sperimentare una nuova forma di osservazione musicale
e cinematografica.
Atto primo. Che cos’è il Cibicida?
Tutto nasce in un pomeriggio
qualunque di un qualsiasi aprile di
un monotono 2002, quando la
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l'università degli studenti
Noia Spietata giocava ad anestetizzare i nostri cervelli e a consumarci di sbadigli. La musica ci venne
in aiuto, c’era una finestra aperta
con uno stereo e capimmo subito
cosa fare: un sito, uno spazio Web
dove imprimere anni di ascolti e
visioni interminabili. Mentre Nick
Drake accennava gli ultimi accordi di Pink Moon già sfogliavamo,
memori della nostra presunta formazione classica, il dizionario di latino alla ricerca di un nome per
questo progetto. La scelta cadde
sul termine Cibicida, la cui traduzione è “L’Ammazzapane”. Ancora oggi in molti ci domandano il
perché di questo nome; noi ci limitiamo a rispondere che è stato il
nome a scegliere noi.
Atto secondo. E adesso?
Avevamo
una
gabbia
(www.ilcibicida.com); il dilemma
shakespeariano era: eravamo fuori
o all’interno di essa? Quali erano i
nostri obiettivi? Eravamo in grado
di proporre delle critiche e arrogarci il titolo di appiccicare etichette
qua e là tra un vinile ed una celluloide? C’era davvero bisogno del
nostro apporto nell’immenso mondo della rete? Probabilmente no, ma
la voglia di fare era troppo forte
per non assecondarla. E cosi, forti
dell’entusiasmo giovanile che muove queste cose, superate le non
poche difformità di pensiero e di
stile, incominciammo a riempire i
campi bianchi delle pagine Word. I
risultati non erano certo granché,
ma era già qualcosa. Mettevamo
insieme esperienze e formazioni
diverse.
Atto terzo. De gustibus
Ora non è che i nostri gusti
siano proprio quelle delle charts o
dei giornali di moda; Riccardo Bresmes per esempio è innamorato di
Lou Reed e della New York sotterranea degli anni Sessanta, Emanuele Brunetto (il nostro webmaster) è
lo specialista della scena musicale
anni Novanta targata grunge, Nicola Sezzi conosce a memoria le
“poesie” degli chansonnier italiani
De Andrè e De Gregori, Riccardo
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Marra è l’amante “dell’indipendente” in musica (Sigur Ros, Mogwai
e Giardini Di Mirò) e del genio pulp
Tarantino, Vittorio Bertone, infine,
è il nostro cinefilo che non smette
mai di citare i suoi modelli Kubrick,
Lynch, Bergman e Hitchcock.
Snobismo? Elitarietà? Può darsi,
anche se noi, creando questo legame trasversale tra facoltà universitarie, amiamo piuttosto definirlo “spirito di conservazione” o
“salvaguardia di beni musicali e cinematografici”.
Atto quarto. Mi casa es tu casa
Abbiamo cominciato subito a
prenderci gusto, bussando di “casa
in casa” per mostrare la nostra
“merce” in ricerca di un auxilium
ma le porte inizialmente ci furono
sbattute in faccia senza troppi complimenti. Ogni tanto però, come
Peter Pan riuscivamo a prendere
par mano qualcuno e a condurlo
nella nostra “Isola-che-non-c’è”.
Adesso, dopo che il numero dei
collaboratori è andato aumentando,
abbiamo stabilito un giorno di “riunione condominiale”. Ogni lunedì
staff, collaboratori e amici del
Cibicida di tutto lo stivale ci incontriamo in chat, dove le nostre esperienze di universitari, alle quali prendono a volte parte anche alcuni
docenti, si mescolano ad interessanti quiz filmici, chiassose caciare
virtuali e dissertazioni varie sulle
nuove uscite discografiche.
Prologo. Che sarà di noi?
Nessun progetto, nessuna scadenza, che cosa ne sarà del Cibicida
lo potrà dire solo quel labirinto di
destini che è il tempo, noi intanto
cercheremo di trovare rifugio giorno dopo giorno, lezione dopo lezione, esame dopo esame, in quel
mondo magico che solo le note
sussurrate da un paio di cuffie e il
variopinto variar cromatico del diciotto pollici, sanno regalare.
«Credo sia scuro e credo pioverà, e c’è un vento sembra la fine
del mondo, poi hai sorriso, per un
secondo» (da Plainsong –
Disintegration, The Cure)