Elisa Corino
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Elisa Corino
Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 653-659 Didattica della traduzione e lessico Uno studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano Elisa Corino Università di Torino Abstract La dimensione lessicale è per un traduttore uno dei punti caldi di una traduzione: il livello lessicale infatti propone in continuazione una serie ininterrotta di problemi di difficile sistematizzazione, in quanto le soluzioni che si propongono sono più numerose di quelle che si offrono a livello sintattico. L’articolo si propone di analizzare la proposta di correzione delle Korrekturrichtlinien per la traduzione elaborate presso l’IÜD - Institut für Übersetzer und Dolmetscher - di Heidelberg, con particolare riferimento all’etichettatura degli errori lessicali. Verranno portati esempi di come i criteri di correzione vengono applicati in relazione ad esempi tratti da una raccolta di testi di esami IÜD del 2003 (versione dall’italiano in tedesco e viceversa). Infine si discuterà dell’opportunità di trasferire l’etichettatura proposta a learner corpora elettronici. 1. Introduzione Pur ricordando le parole di Beccaria (1993, in Rega 2001:151) per il quale “il come tradurre una parola è meno importante di come tradurre la frase e il suo ritmo”, è comunque un fatto che anche la dimensione lessicale presenta notevoli difficoltà per il traduttore, e questo soprattutto perché si tratta del livello in cui i problemi sono quantitativamente più consistenti. In altre parole, la strategia traduttiva in riferimento al piano stilisticosintattico rimane in generale più omogenea per tutta la durata del testo, anche in virtù dell’adozione di tecniche e strutture sistematiche; il livello lessicale, invece, propone in continuazione una serie ininterrotta di problemi di difficile sistematizzazione, in quanto le soluzioni che si propongono nella dimensione lessicale sono in linea di massima più numerose di quelle che si offrono a livello sintattico. Per il traduttore lo sforzo in questo campo è massimo, in quanto non solo deve capire, ma deve anche adeguare le proprie conoscenze al lessico della lingua di arrivo per una riformulazione il più possibile efficace, che in alcuni casi può comportare procedimenti di risemantizzazione e di neologia. I Descriptive Translation Studies hanno a lungo riflettuto sui criteri di buona riuscita di una traduzione, hanno stabilito rigorose griglie e tassonomie per giudicare l’adeguatezza del testo di arrivo all’originale e per descrivere le scelte stilistiche, semantiche o sintattiche tra le numerose possibilità offerte, che costituiscono l’essenza della scienza della traduzione e che ne designano la qualità. Purtroppo tali criteri sono spesso rimasti a un livello teorico o si sono limitati a coinvolgere i “professionisti” del campo, senza essere estese anche al piano dei “non specialisti” – o degli “specialisti in potenza”, gli studenti dei corsi di traduzione delle facoltà di lingue. Affinché il traduttore, o meglio l’apprendista traduttore, impari a comprendere le strutture e i significati che fanno parte di quel gioco di equivalenze fra due sistemi messi a confronto (sistemi che non sono solo linguistici ma anche culturali) è estremamente utile che quanti insegnano a tradurre facciano uso di tecniche di correzione chiare, oggettive, che lo inducano ad individuare e comprendere l’errore e a non ripeterlo. L’adozione di criteri cui fare riferimento ha due scopi fondamentali: il rispetto di principi di trasparenza, misurabilità e paragonabilità reciproca, ed il raggiungimento di un certo grado di intersoggettività su cui basare la sistematicità dell’analisi critica degli errori. Senza questi principi a sostenere e legittimare l’utilità di una tassonomia degli errori specifica si rischia, secondo Arbogast (1997), “di ottenere una critica tutta imperniata sulle dimensioni lessicali e morfosintattiche, trascurando altri importanti aspetti”. 2. Le Korrekturrichtlinien dell’IÜD Ci si propone qui di analizzare in particolare una proposta di analisi e correzione delle traduzioni che è oggi diventata un punto di riferimento della didattica della traduzione: le Korrekturrichtlinien (KRL) elaborate presso l’Institut für Übersetzer und Dolmetscher di Heidelberg. G G/gr G/sk G/val G/gef G/att G/stell G/pron G/präp G/flex G/temp G/modi G/kompar G/kongr G/dekl G/gen G/num G/kas G/konj G/pers G/klass Gt S St F Gt/junk S/sk St/gr F/(typ)/lex Gt/pron S/spa St/lex F/(typ)/gr Gt/fok S/klass St/rel F/(typ)/graph Gt/temp S/graph St/int F/int Gt/mod F/inf S/lex Gt/int F/real S/lex! F/mark S/lex? F/kon S/lex > F/rhet S/lex < F/bild S/lex = G/graph G/lex G/lm G/wb G/adv G/lexie G/phras G/koll F/phras Tabella 1: Alcune categorie di correzione Elisa Corino In particolare ci si soffermerà sull’analisi dei dati raccolti tra le prove sostenute da apprendenti germanofoni di italiano, prestando attenzione a come i parametri suggeriti nelle linee guida sono stati applicati agli elaborati degli studenti in relazione agli errori lessicali. 1. Focalizzeremo la nostra attenzione sulla categoria cosiddetta “S” (e in minor misura su G/lex e F/lex), quella che per antonomasia è dedicata al lessico, poiché contempla tutti gli errori di lessico nelle sue accezioni denotative e connotative all’interno della frase e, oltre i confini della frase, quegli errori lessicali che coinvolgono la continuità dei significati, compromettendo il senso del testo (St). Di grande importanza è S/lex con le sue specificazioni: le deviazioni dalla norma di arrivo possono avere la conseguenza di rendere il significato del testo sfocato e impreciso (S/lex), o ancora utilizzare varianti che specificano eccessivamente i significati (S/lex>), o che, viceversa, li generalizzano (S/lex<). Vedremo dunque nel dettaglio esempi tratti da materiali autentici e discuteremo quindi l’opportunità di classificare, in una prospettiva in cui la didattica della traduzione verso l’italiano è coniugata con l’apprendimento del lessico, le scelte lessicali secondo il loro grado di accettabilità. 3. Gli errori di traduzione Quando si parla di “errori di traduzione” bisogna innanzitutto fare un distinguo tra la traduzione professionale e la relativa critica specialistica (Gerzymisch-Arbogast 1997, Kußmaul 1997) e la traduzione a fini didattici, seguita dalla correzione del docente. Per quanto riguarda il traduttore professionista, egli si occupa generalmente di unità di traduzione (Übersetzungseinheiten) relativamente più lunghe rispetto a quelle che vengono sottoposte ad uno studente. I professionisti utilizzano strategie per così dire globali, cioè che comprendono tutto il testo nella sua complessità, i non professionisti utilizzano piuttosto procedure lineari, che prendono in considerazione piccole unità di testo. I primi inoltre rivolgono la loro attenzione primariamente al senso del testo e fanno spesso ricorso a conoscenze enciclopediche e alle conoscenze che possiedono in un determinato campo, al background culturale che è sotteso al testo. I secondi devono rispondere a due livelli di aspettativa: da una parte viene loro richiesto di avvicinarsi il più possibile agli standard professionali, dall’altra sono vincolati al loro ruolo di studenti e devono tenere conto degli input e delle aspettative dell’insegnante; tentativi coraggiosi di produrre traduzioni eleganti potrebbero venire deprecati dall’insegnante che enfatizza la natura didattica dell’esercizio. Katharina Reiss (1989:72) ha individuato lo scopo di una critica scientifica della traduzione nella “fissazione, descrizione e valutazione delle soluzioni di traduzione in un testo-bersaglio (Zieltext - ZT)”, che non devono essere meramente soggettivi, bensì argomentativi e comprensibili in modo intersoggettivo. Reiss considera quale punto di 1 Ringrazio il professor Giovanni Rovere e la professoressa Laura Gelati della sezione di italianistica dell’IÜD per avermi messo a disposizione e illustrato con esempi concreti le Linee guida per la correzione. partenza per la fissazione di un modello di critica per la traduzione la differenziazione dei testi a seconda della loro funzione comunicativa. Di fronte ad un testo il cui contenuto risulta essere di particolare rilevanza (inhaltsbetonte Texte), il critico si aspetta la preservazione degli elementi informativi; di fronte ad un testo in cui la forma è in primo piano (formbetonte Texte), è richiesta l’analogia tra le forme e il rispetto degli effetti estetici; di fronte a testi in cui sia l’espressività a prevalere sul resto (appellbetonte Texte), è necessario il rispetto dell’identità degli effetti extralinguistici. La seconda categoria viene invece definita come quella delle “istruzioni interne alla lingua” (innensprachliche Instruktionen) e comprende le caratteristiche semantiche, lessicali, grammaticali e stilistiche del testo di partenza (Ausgangtext - AT) e la sua equivalenza con lo ZT. Questa classificazione viene poi ulteriormente declinata a seconda dei diversi punti di vista che si possono assumere. Il criterio prevalente secondo un punto di vista semantico è senza dubbio l’equivalenza, nel caso del lessico l’adeguatezza, per la grammatica la correttezza e infine per lo stile si fa riferimento al criterio della corrispondenza. Tra gli errori nel campo delle istruzioni semantiche Reiss annovera la valutazione errata di polisemia ed omonimia, le false interpretazioni e le variazioni autonome rispetto all’originale. Per quanto riguarda le istruzioni lessicali si tratta del problema della scelta di una terminologia specifica, di falsi amici, omonimi, nomi, metafore… Nel campo della grammaticalità si considera il trasferimento di strutture della lingua di partenza alla lingua di arrivo e la realizzazione di formule della lingua parlata nel rispetto degli aspetti stilistici e semantici. Tra le istruzioni stilistiche si trovano infine soprattutto i fattori individuali di stile, le commistioni e le infrazioni. Nel considerare i possibili errori di una traduzione bisogna poi tenere conto di un ulteriore binomio utilizzato da numerosi esperti di teoria della traduzione, tra cui Kuβmaul 1995, Hönig 1997, Kujamäki 1997, per evitare di incorrere in “gaffes” di giudizio; si tratta della dicotomia tra errori di traduzione e differenze. Per differenze si intendono quelle variazioni dal testo originale che presuppongono un certo grado di interpretazione da parte del traduttore e che sono riconducibili alle conoscenze non solo linguistiche, ma anche enciclopediche del traduttore. Non è detto cioè che se un termine viene tradotto in modo impreciso ciò dipenda da una conoscenza approssimativa della lingua; può invece trattarsi di un procedimento completamente consapevole, sintomo di un’interpretazione e di una preferenza accordata dal traduttore a alcuni aspetti secondo lui particolarmente rilevanti del testo. Il problema in campo didattico è riconoscere quando si tratta dell’uno e quando dell’altro caso. 2.1. Gli errori di traduzione: Categorie di correzione del lessico Per i correttori dell’IÜD , il lessico può essere considerato da diversi punti di vista: a seconda che esso violi le norme per la formazione delle parole, la corrispondenza semantica col termine del testo originale, l’appropriatezza stilistica, rientra in sottocategorie di G, S Studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano o F e non costituisce una classe a se stante. Ciò che nella tassonomia di Nord (1997) è definito L/phras (errore di fraseologia) o L/Idiom (errori di espressione idiomatica), nell’ottica del sistema di correzione preso a paragone, può venire inserito in due diverse sottoclassi G/phras (Phraseologisierung, Idiomatisierung) e F/phras (Redewendungen, idiomatiche Wortverbände, Sprichwörter). Con G/lex si intendono le deviazioni dalle norme morfologiche e lessicali e le violazioni delle regole di formazione delle parole (G/wb - Wortbildung), degli avverbi (G/adv - Adverb), il mancato rispetto dei fraseologismi (G/phras - Phraseologie) e delle collocazioni (G/koll - Kollokation). La categoria G/lex, insieme alle sue specificazioni, è molto diffusa tra i dati rilevati; non ho constatato l’applicazione della sigla G/lm (Verstöße gegen die lexikalisce Morphologie), probabilmente perché si tratta di una categoria intermedia che può essere agevolmente sostituita da determinazioni più specifiche. La seconda grande categoria è S, che raccoglie gli errori che compromettono il senso del testo, variando denotazione e connotazione e ripongono prevalentemente su un piano semantico. Di grande importanza sono S/lex e le sue specificazioni. Si può dire che in media sia la classe più utilizzata; infatti gli errori “G” scompaiono progressivamente con l’avanzamento del livello linguistico, gli errori “S”, invece costituiscono una costante all’interno di tutte le prove. Tali errori si riferiscono ad un uso improprio del lessico nel testo di arrivo che non rispetta le caratteristiche e i significati di quello di partenza. Le deviazioni possono risultare totalmente incompatibili (S/lex! es: aspetteranno semplicemente che il gendarme volti le spalle- bis die Polizei sie erwischt), oppure possono avere la conseguenza di rendere il significato del testo sfocato e impreciso (S/lex? es: eine persönliche Zukunftsvisionvisione futuribile obiettiva e personale), o ancora utilizzano varianti che specificano eccessivamente i significati (S/lex>), o viceversa li generalizzano (S/lex<), com’è il caso di lachrot färben- colorare di √ salmone o dell’uso profuso di iperonimi e iponimi in luogo del termine richiesto. Quando gli “errori S” coinvolgono un livello superiore a quello contenuto entro i confini della frase, allora diventano “errori St”, similmente agli errori ” G“ che si trasformano in “Gt”. È interessante stabilire le relazioni e i parallelismi tra queste due categorie intermedie; St/rel, ad esempio, risulta essere molto simile a Gt/junk, in quanto entrambe prendono in considerazione i connettori testuali e gli elementi di coesione. L’una lo fa però in relazione alle relazioni semantiche, l’altra rispetto all’uso prettamente grammaticale delle particelle in causa. Vi è poi una classe in cui confluiscono tutte quelle espressioni che non sono adatte al contesto, le collocazioni, quelle traduzioni imprecise che urtano lo Sprachgefühl del parlante nativo. Si tratta di un gruppo estremamente variegato, che i ricercatori di Heidelberg hanno suddiviso in più sottogruppi ripartiti in categorie diverse, tra cui S/lex, F/lex, F/kon, F/koll… Sia G che S e F prevedono dunque una sottocategoria appositamente dedicata al lessico. G/lex specifica gli errori che riguardano le componenti lessicali e comportano violazioni della morfologia lessicale, della terminologia e della fraseologia. Le sottocategorie facoltative specificano errori in seno alla costruzione delle parole (G/wb), alla lessicalizzazione (G/lexie), alle espressioni idiomatiche… S/lex comprende la scelte lessicali che compromettono i nessi per la coerenza e la coesione del testo e il significato vero e proprio del contesto e si articola in una serie di sottocategorie che rispondono alla domanda: di che tipo è la deviazione rispetto al contesto presentato e che relazione ha con quest’ultimo? Così abbiamo l’incompatibilità, l’imprecisione, la specificazione/generalizzazione denotativa e lo spostamento connotativi rispetto alla lingua di arrivo. F/lex, infine, riguarda l’inadeguatezza delle scelte terminologiche per il testo di arrivo rispetto alle caratteristiche tipologiche del testo di partenza. 4. L’analisi dei dati Nella categoria G/lex risalta tra gli altri un errore frequente che coinvolge l’uso del topodeittico hier nella frase (1) Es handelt Zukunftsvision sich hier um eine persönliche dove hier è stato tradotto come di ciò si tratta…, a questo punto si tratta…, con questo intervento si tratta… In questo caso il deittico oltre a segnalare un luogo all’interno del testo, marca anche il passaggio a un nuovo tema. Alla luce di questa osservazione mi sono chiesta se non sarebbe stato il caso di marcare l’errore con S, a significare la violazione della coesione testuale, ma le opzioni scelte per sostituire il più semplice qui, rivestono comunque lo stesso significato di ripresa. È quindi in definitiva legittimo inserire tali errori nella categoria G/lex in quanto la traduzione imprecisa causa una deviazione dalla norma lessicale. Prendiamo allora in considerazione alcuni errori della sezione G/lex. Fa sorridere la traduzione di zu Zustimmung bitten con richiedere il “d’accordo”, un caso evidente di deviazione dalla norma lessicale. Più interessante al fine dell’analisi è la presenza in questa categoria di (2) gibt sich dennoch optimistich > si presenta in un modo ottimistico, non perché non si tratti di un’imprecisione che è in antitesi con la norma lessicale, ma perché lo stesso errore è segnalato anche nella categoria S/lex per ben cinque volte. Solo due studenti non sono incorsi nell’errore, probabilmente causato dalla sovraestensione del suffisso – istisch/-istico con valore di aggettivo al termine in questione, senza tenere conto della sua polivalenza. Gli esempi degli errori S/lex riguardano prevalentemente scelte sbagliate in campo lessicale che modificano in modo più o meno importante il significato Elisa Corino del testo di partenza. Tra i significati di fordern, ad esempio, troviamo (ri)chiedere qc (a qu), pretendere, rivendicare qc, esigere qc (da qu) (il Dizionario di Tedesco, Zanichelli - Klett). Lo studente probabilmente ne conosceva solo alcuni, che ha generalizzato e ne ha esteso l’uso al termine coinvolto nella traduzione, così leggiamo (3) […] una federazione che già 50 anni fa ha esatto Robert Schumann. Un altro caso interessante in questo ambito è la traduzione del frammento (4) […]die Akzeptanz der EU bei den Unionsbürgern unter den Gefrierpunkt sinken wird? > […] il consenso dei cittadini dell’UE non si congererà? Ecco un caso in cui l’errore avrebbe potuto essere doppiamente marcato, oltre che da S/lex, anche da G/graph. In questo contesto sarebbe stato più appropriato qualcosa come livello del consenso e sarebbe interessante constatare il trattamento riservato a tale versione, anche perché l’unità in questione non è stata tradotta in modo corretto in nessuno dei compiti esaminati, segno che ha rappresentato uno scoglio notevole: tutti gli studenti hanno messo in atto strategie di evitamento della traduzione letterale, interpretando il senso della frase o ricorrendo a parafrasi, versioni giudicate per lo più errate e segnalate dal marcatore F/lex ([...]che l’UE diventi non trasparente e che l’UE venga rifiutata dai suoi cittadini). Un altro esempio significativo è la traduzione dell’unità (5) Eine starke Vereinfachung des Übersetzungssystem soll Abhilfe schaffen. La traduzione Aiuterà una forte semplificazione del sistema di traduzioni, si avvicina di più di altre al significato originale, ma contiene comunque dei vizi di forma e struttura soprattutto in relazione alla scelta del verbo. In realtà questo caso può essere considerato a cavallo tra G/sk e S/lex. La scelta del verbo aiutare è guidata dal fatto che Abhilfe è un sostantivo derivato dal verbo helfen, ma Abhilfe schaffen ha il significato di correre ai ripari, trovare un rimedio. A mio parere si tratta quindi di una scelta errata più dal punto di vista lessicale che non da quello della costruzione della frase, perché seppur marcata la formulazione adottata dallo studente non genera un contrasti inaccettabile per la struttura della frase italiana. A pieno diritto nella categoria S/lex rientra invece un’altra versione di questa frase: (6) Una forte semplificazione del sistema di traduzione dovrebbe correre ai ripari In questo caso lo studente ha ipergeneralizzato uno dei significati della coppia e lo ha erroneamente applicato ad un contesto inappropriato. Numerosi sono i casi in cui gli studenti si sono spinti oltre la traduzione letterale reinterpretando e riformulando, in modo più o meno accettabile, il termine preso in considerazione. Alcune versioni interessanti sono quelle che capovolgono la prospettiva della frase: invece di essere l’accettazione a scendere è lo scetticismo a crescere: (7) Come si può evitare che l’UE infine diventerà non trasparente e che lo scetticismo dei cittadini verso l’UE crescerà ancora di più? (8) […] non trovi più consenso nei cittadini dell’unione Più semplice è la soluzione che fa uso del verbo rifiutare. Dall’analisi emergono anche frammenti in cui il traduttore, su propria iniziativa, specifica amplia il significato di alcuni termini, sottendendo la traduzione ad un’interpretazione personale col rischio però che questa non collimi con l’effettivo significato del testo. Ne è un esempio l’errore S/lex? individuato in rapporto alla sintagma eine persönliche Zukunftsvision, a cui è stata fatta corrispondere la versione visione futuribile obiettiva e personale… certo l’inserimento di obiettivo contribuisce a dare al testo un’aria di attendibilità, ma si tratta pur sempre di una visione assolutamente soggettiva, di un punto di vista sostenuto da una sola persona in quel frangente e non può quindi certamente avanzare pretese di obiettività; inoltre in nessun modo personale può sottintendere obiettivo. È chiaro quindi perché S/lex?, il risultato della traduzione infatti rende sfocato il significato, che risulta poco definito e delineato, quasi in sé contraddittorio e soprattutto non interpreta in modo corretto l’intenzione del testo di partenza. Passiamo ad una panoramica della categoria F, errori nella formulazione del contesto in relazione alla funzionalità comunicativa del testo. Si tratta di una categoria polifunzionale: per errori F e subcategorie si intendono quegli errori che non sono esattamente definibili né secondo una prospettiva prettamente grammaticale né secondo un punto di vista che consideri referenza, connotazione o denotazione dei costituenti coinvolti; si tratta piuttosto di un grande contenitore in cui si riversano errori d’uso della lingua e frasi che, per qualche motivo, urtano la sensibilità del correttore madrelingua, oltre naturalmente ai casi previsti dalle linee guida elaborate. Del termine Verfassungsvertrag, ad esempio sono state date tre versioni diverse, ma nessuna ha centrato l’obiettivo. Verfassung letteralmente significa Costituzione, Vertrag corrisponde all’italiano contratto; l’opzione Contratto costituente, però, non è che una traduzione letterale dei due lemmi che formano la parola ed è quindi stato inserito sotto F/lex ; la versione Carta Costituzionale, invece mi sembra abbastanza azzeccata sia come traduzione per sé che in quanto termine calato nel contesto. L’obiezione alla correzione effettuata sorge nel caso della variante Trattato costituzionale, poiché dall’osservazione dei compiti emerge una discrepanza in seno alla segnalazione dell’errore; in un caso infatti il sintagma è stato marcato con F, in un altro è stato considerato corretto e non presenta segni di correzione. Studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano Un esempio che calza a pennello sulle definizioni delle categorie indicate nelle linee guida è (9) Gestatten Sie mir deshalb,[...], dass ich jetzt die Rolle des Außenministers hinter mir lasse.. > Perciò vi chiedo √ permesso, […], di lasciar perdere il mio ruolo di ministro degli esteri… La categorizzazione sotto F/lex denota un uso scorretto della lingua sul piano stilistico e, in effetti, lasciar perdere poco si addice ad un discorso ufficiale tenuto da un ministro degli esteri in una sede prestigiosa quale l’università di Berlino. Una scelta lessicale sbagliata può portare a un’approssimazione del significato (S/lex?), come nel caso (10) wird aber scheinbar unverdrossen an den alten Überzeugungen festgehalten > i rappresentanti sembrano afferrarsi alle vecchie convinzioni senza perdere la voglia Anzitutto la frase tedesca è impersonale e passiva e la versione italiana con un soggetto postulato dal traduttore, ma che non corrisponda effettivamente al testo di partenza, fa sì che si incorra in un errore S/lex>, causato dall’iniziativa poco apprezzata perché troppo specifica rispetto al contesto fornito in partenza. Gli errori segnalati, invece, presentano una forma non adeguata al termine di partenza: afferrarsi ad un’idea è più forte di restare fedele a qc, e se facessimo una prova di commutazione partendo dal testo italiano e non tenendo in considerazione l’originale, afferrarsi ad un’idea diventerebbe sich an etw (acc) klammern e non festhalten. Per quanto riguarda la traduzione di unverdrossen, il significato non solo è ambiguo all’interno del contesto, ma si discosta completamente dal valore proprio del termine che significa senza perdersi d’animo, indefessamente, instancabilmente (Zanichelli/Klett). Inoltre la frase risulta mal formata e poco coerente da un punto di vista tematico, per cui potrebbe anche essere fatta rientrare in F. In effetti altre versioni della stessa frase sono catalogate nella suddetta categoria. Uno studente ha tradotto festgehalten con attaccati (F/lex), che, seppur non completamente rispondente all’originale, mi pare gli si avvicini di più di quanto non faccia l’ afferrati del caso precedente. La difficoltà di tradurre unverdrossen permane anche in questa situazione, in cui l’avverbio è sciolto nella frase a quanto sembra senza traccia di dubbio, segnata mediante la sigla semplice F. Non è stato marcato nulla, fatta eccezione per l’errore di posizione dell’aggettivo, invece in (11) […] nel settore della cosiddetta “ingegneria genetica verde” ci si attiene apparentemente tuttora alle convinzioni vecchie. Tuttavia se confrontiamo testo di partenza e testo di arrivo, ci possiamo rendere conto che l’avverbio problematico è stato omesso. La strategia di evitamento permette allo studente di produrre un periodo scorrevole e conforme sia alle norme della lingua di arrivo, che alle caratteristiche del testo di partenza, fattori che hanno concorso a suscitare nel correttore un’impressione positiva tanto da aver tralasciato di segnalare l’omissione. Altro esempio significativo è dato da Freigesetzt (12), tradotto in modo impreciso da tutti gli studenti che hanno sostenuto l’esame. Nessuno ha forse compreso il significato traslato del termine e tutti lo hanno tradotto in modo letterale, forse anche per il timore di discostarsi troppo dal significato originale azzardando una parafrasi, oppure semplicemente perché, per loro germanofoni, la traduzione letterale in quel contesto era l’unica possibile. E infatti tutti hanno utilizzato uno dei possibili significati del termine tedesco, non tutte le scelte però sono state considerate appropriate al contesto (12) Pflanzen […], di sicher genug sind, um in die Umwelt freigesetzt [...] werden zu können > Tali piante sono abbastanza sicure per essere rilasciate, emesse, immesse nell’ambiente Solo la scelta di emesse, però, è stata inserita sotto F/lex e non sotto F come le altre varianti. La correzione delle prove non sempre è coerente e, soprattutto per quanto riguarda le categorie S ed F, molto è demandato alla soggettività del correttore. La coppia Mühen und Niederungen, ad esempio, è emblematica per ribadire tale affermazione. La traduzione di Mühen è abbastanza univoca e non presenta grosse difficoltà, quanto a Niederungen – bassopiani- è qui evidentemente usato in senso figurato e la difficoltà risiede nell’individuazione di un’interpretazione appropriata, Tra le traduzioni troviamo fatiche e cose basse, che non è certo una soluzione accettabile, tuttavia, scorrendo le prove degli studenti, ho notato alcune versioni che non sono state marcate, ma che a mio parere sono ugualmente inadeguate. La traduzione fatiche e mancanze ad esempio non corrisponde all’intenzione espressa nel periodo, ma ancora peggio è fatiche e strapazzi, che non è assolutamente confacente al registro e allo stile dell’articolo. Un’ulteriore critica alla correzione è l’aver classificato come S/lex: (13) il primo mazzo 2004 difficilmente ravviso in questo errore una strategia mentale che abbia portato alla scelta del termine. Uno studente al termine del secondo anno di studi linguistici in ambito universitario raramente commette con cognizione di causa un errore che riguarda la nomenclatura dei mesi dell’anno. Marzo poi non a alcuna relazione con mazzo, per cui non è neanche ipotizzabile un certo grado di interferenza o confusione tra i termini. Questo è il caso di eminenti referendum invece di imminenti, ma si tratta di due termini non di uso comune, che si acquisiscono solo ad un determinato stadio dell’apprendimento e non, come per giorni, mesi e stagioni, a livello di principianti. Escluderei quindi la natura S/lex dell’errore e proporrei invece un più semplice G/graph. Esattamente opposto è il caso di i rappresentati degli stati, classificato come errore di ortografia, quando in realtà potrebbe trattarsi di un’errata scelta di lessico. In Elisa Corino questo caso è plausibile un’opposizione tra rappresentati e rappresentanti, che appartengono a categorie semantiche diverse. In alcune prove infine compare una particolarità di correzione non ancora osservata nei compiti precedenti, laddove gli errori siano attribuibili alla stessa sottocategoria appartenente a due campi di versi, la sigla riporta entrambe le categorie generali accompagnate dalla categoria particolare, troviamo così G-S/lex, G-S/sk, FG/sk, ma anche G/gr-sk. In effetti spesso non è completamente chiaro in quale classificazione debba essere fatto rientrare un errore; G/sk e S/sk sono per esempio molto simili quanto a contenuti: l’uno raccoglie gli errori del campo della costruzione della frase, l’altro fa lo stesso considerando in più la dimensione semantica espressa mediante la struttura della frase. Similmente G/lex ed S/lex si occupano entrambi di norme lessicali, con la differenza che la sottocategoria di G lo fa in relazione alla forma delle parole, la sottocategoria di S in relazione al loro significato nel contesto. In un esempio come (14) Seit über zehn Jahren behauptet die kommerziell ausgerichtete und anwendungsorientierte Forschung, dass… > Da più di dieci anni la ricerca applicata basatasi sulla commercializzazione afferma che…. L’errore evidenziato appartiene ad entrambe le classi: ausgerichtete e anwendungsorientierte sono due participi aggettivali secondo una struttura molto frequente in tedesco, la traduzione ne riporta solo uno con questa funzione, l’altro è stato trasformato in un participio con funzione verbale vera e propria, in questo modo però si è venuta a creare un’incongruenza temporale tra la versione originale e quella tradotta: il significato è che da oltre dieci anni la ricerca applicata, che in passato si è basata sulla commercializzazione, affermi ecc… In realtà la ricerca applicata è tuttora orientata verso la commercializzazione, quindi l’errore si scontra con la norma lessicale e terminologica e rientra nella sottocategoria G/lex. D’altra parte la scelta del lessico non riflette il significato del testo originale, nella traduzione è stato usato il verbo basarsi, ma in realtà più che trovare le basi nella commercializzazione, la ricerca fa di questa uno degli obiettivi principali, la scelta della forma lessicale quindi compromette in un certo senso la chiarezza del contesto e la struttura semantica della frase, permettendo di inserire l’errore nelle sottocategorie S/lex o S/sk. Anche all’interno di S/lex si possono individuare elementi che attraversano trasversalmente più categorie. Nichtwissen, ad esempio è inserito in tre classi diverse rispetto alle tre versioni italiane che ne sono state date: 1. non consapevolezza 2. ciò che non si sa 3. “non conoscere” 1. fa parte di S/lex ed è un errore di tipo diverso rispetto a 2., catalogato F, e a 3., inserito in F/lex: nel primo caso si tratta di una traduzione non coerente con il testo di partenza, negli altri due si tratta di una riformulazione inappropriata rispetto alle regole della lingua di arrivo. 5. Le KRL e l’etichettatura elettronica degli errori Le KRL meritano un’ampia diffusione, ma richiedono anche correttori con una certa consapevolezza, perché si richiede loro un continuo sforzo di riflessione metalinguistica, metatestuale e metacomunicativa nell’ottica della didattica e della linguistica applicata. Di fatto se l’apprendente traduttore è messo in condizione di imparare dai suoi sbagli, la traduzione migliora e a questo scopo sarebbe utile disporre di un corpus di traduzioni che illustrasse alcuni degli errori più frequenti e i grumi della didattica della traduzione. L’esistenza di uno strumento del genere non solo segnerebbe un passo avanti dal punto di vista delle risorse messe a disposizione dei linguisti e degli studiosi di scienze e didattica della traduzione, ma potrebbe servire da training corpus da un lato per i correttori, dall’altro per gli studenti. I docenti potrebbero comparare i propri metodi di correzione e allenarsi ad applicare le etichette descrittive per raggiungere un livello sempre più alto di omogeneizzazione e oggettivizzazione della correzione. Dal canto loro gli studenti sarebbero in grado di stabilire con un buon grado di approssimazione quali errori possono venire corretti e perché e, in definitiva, diventare dei traduttori migliori. In virtù della loro completezza e della loro specificità, le KRL si presentano dunque come uno strumento prezioso da tenere in considerazione per l’elaborazione delle etichette di analisi degli errori nei corpora elettronici. Molte altre tassonomie degli errori (che qui non riportiamo per motivi di spazio) sono state create e potrebbero essere utilizzate allo scopo, tuttavia il problema più grosso, già riscontrato nell’annotazione di altri corpora - soprattutto nel caso dei learner corpora esasperato però nel caso della traduzione, risiede nel grado di soggettività della correzione, che a sua volta implica la necessità di un’annotazione manuale del corpus. La competenza linguistica e lo Sprachgefühl dell’annotatore/correttore diventano quindi determinanti e laddove le categorie si intersecano e si sovrappongono è necessaria una riflessione approfondita che non può in alcun caso venire demandata a parametri meccanici. Le annotazioni di errori oggi diffuse, pur nel loro continuo processo di raffinazione, non scendono nei dettagli previsti dalle KRL. Il progetto UCLEE, nato sulla base di ICLE nel 2003, ad esempio, prevede sì otto categorie generali di errori (Forma, Grammatica, Lessicogrammatica, Lessico, Ordine delle Parole, Registro, Stile e Punteggiatura, ulteriormente articolate in sottoclassi), ma queste non coprono gli errori a livello discorsivo e retorico che potrebbero essere aspetti fondamentali della valutazione della traduzione. (sebbene di notevole interesse sia l’etichetta per il language transfer). Infine l’etichettatura degli errori lessicali di CHILDES, per la codifica degli errori connessi alla sfera semantica, propone solo l’etichetta $LEX senza ulteriori distinzioni: la presenta tra le codifiche di carattere più generale per gli errori lessicali, intendendo una “scelta Studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano della parola sbagliata su base semantica” paltò=giacca; coat=sweater nella versione inglese). (es.: 6. Conclusioni Anche laddove esiste una certa equivalenza tra le due lingue coinvolte, la corrispondenza esatta è molto rara. Giudicare ciò che non è equivalente e provare a formulare un testo il più vicino possibile allo stile, alla semantica alla sintassi e al tono dell’originale scegliendo tra le numerose possibilità offerte e consapevolmente non equivalenti è ciò che costituisce l’essenza della scienza della traduzione e che ne designa la qualità. Se errori di morfologia e sintassi possono essere individuati con maggiore puntualità e precisione, le imprecisioni lessicali sono più difficili da catalogare, anche perché spesso ciò che riguarda il lessico investe più piani della lingua e non si ferma alla semplice corrispondenza superficiale. Alla necessità di definire questi piani rispondono le etichette delle KRL di Heidelberg che, pur contemplando un certo grado di soggettività, sono ad oggi lo strumento scientifico più efficace e completo per correggere le traduzioni, dalla morfologia, alla sintassi, al lessico, alla struttura testuale. 7. Riferimenti Barki P., Gorelli S., Machetti, S., Sergiacomo, M.P. e Strambi B. (2003). Valutare e certificare l’italiano di stranieri - i livelli iniziali. Perugia: Guerra. Blasco Ferrer, E. (1999). Italiano e Tedesco, un confronto linguistico. Torino: Paravia. Bolton, S. (1996). Probleme der Leistungsmessung. Lernfortschrittstests in der Grundstufe. München: Goethe-Institut. Cardinaletti, A. e Garzone, G. (a cura di) (2005). L’italiano delle traduzioni. Milano: Franco Angeli. Catalano G. e Scotto, F. (a cura di) (2001). La nascita del concetto moderno di traduzione. Roma: Armando. Corda, A. e Marello, C. (2004). Lessico. Insegnarlo e impararlo. Perugina: Guerra. Dittmar, N. e Giacalone Ramat, A. (a cura di) (1999). Grammatik und Diskurs/Grammatica e discorso. Studi sull’acqiusizione dell’italiano e del tedesco/Studien zum Erwerb des Deutschen und des Italienischen. Tübingen: Stauffenburg. Eco, U. (2003). Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione. Milano: Bompiani. Fleischmann, E., Kutz, W. e Schmitt, P.A. (a cura di) (1997). Translationdidaktik. Grundfragen der Uebersetzungswissenschaft. Tübingen: Gunter Narr Verlag. Kautz, U. (2000). Handbuch Didaktik des Übersetzens und Dolmetschens. München: Iudicium. Kujamaeki, P. (1997). Was ist ein Übersetzungsfehler? Gefragt anhand mehrerer deutscher Übersetzungen eines finnischen Romans. In S. 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