La schizofrenia è uno tra i più gravi disturbi psichici
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La schizofrenia è uno tra i più gravi disturbi psichici
PROTOCOLLO DI RICERCA PIANO Psychosis: early Intervention and Assessment of Needs and Outcome Progetto capofila, parte del Programma Strategico GET UP (Genetics, Endophenotypes and Treatment: Understanding early Psychosis) RICHIESTA DI APPROVAZIONE AL COMITATO ETICO AZIENDA OSPEDALIERA DI VERONA Coordinatore scientifico: Prof.ssa Mirella Ruggeri Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica, Unità Operativa di Psicosomatica e Psicologia Clinica Università di Verona P.le L.A. Scuro 10 37134 Verona Tel 0039-045-8124441 Fax 0039-045-8027498 e-mail: [email protected] PREMESSA: DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGRAMMA STRATEGICO GET UP Il Programma Strategico GET UP (Genetic Endophenotypes and Treatment: Understanding early Psychosis) è un ampio progetto multicentrico sui nuovi casi di psicosi presentato dalla Regione Veneto, approvato e finanziato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali nell’ambito della Ricerca Sanitaria Finalizzata 2007, con convenzione attuativa fra il Ministero stesso e la Regione Veneto stipulata in data 10 ottobre 2008 e inizio della ricerca definito essere l’1 dicembre 2008. La Ricerca potrà avere una durata massima di 3 anni. Si veda Protocollo dettagliato del Programma Strategico, approvato nell’ambito del processo di valutazione della Ricerca Sanitaria Finalizzata. Si tratta di uno studio controllato randomizzato che confronta l’ effectiveness a 9 mesi di un trattamento psicosociale integrato basato sulle linee-guida (NICE, 2004; Sistema Nazionale Linee Guida, 2007) per i pazienti all’esordio psicotico ed i loro familiari vs il trattamento di routine attualmente fornito dai servizi psichiatrici pubblici in Italia. Il campione di riferimento è costituito dai pazienti all’esordio psicotico e dai loro familiari che giungeranno all’attenzione dei Centri di Salute Mentale (CSM) randomizzati ai due bracci e localizzati in alcune aree dell’Italia Centro-Settentrionale (Veneto, Emilia-Romagna, Milano, Bolzano, Firenze; catchment area complessiva ipotizzata di circa 10 milioni di abitanti) nell’arco di un periodo di 12 mesi. Il GET UP si articola in 4 progetti distinti ed autonomi nel loro campo di applicazione, che però lavoreranno in stretta sinergia. Il Progetto Capofila del GET UP (progetto PIANO, vedi sotto) ha come Responsabile Scientifico la Prof.ssa Mirella Ruggeri (Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica, Università di Verona e Azienda Ospedaliera di Verona). Il Coordinatore Amministrativo è il Dott. Giampietro Rupolo, Dirigente Regionale – Direzione Piani e Programmi Socio-Sanitari, con delega al Dott. Sandro Caffi, Direttore Generale Azienda Ospedaliera di Verona. I 4 Progetti, in generale, hanno i seguenti obiettivi: 1. Progetto capofila PIANO (Psychosis: early Intervention and Assessment of Needs and Outcome) si occupa principalmente: (a) di mettere a punto di un intervento psicosociale specifico, fondato sulle linee guida, rivolto ai pazienti all’esordio psicotico e ai loro familiari e (b) di testarne la fattibilità e l’efficacia nella routine clinica dei servizi di salute mentale che operano nel territorio di 10 milioni di abitanti coinvolto nel GET UP attraverso uno studio controllato randomizzato; (c) del coordinamento generale, dell’arruolamento dei pazienti, delle valutazioni clinico-epidemiologiche sui pazienti e sui familiari, e dell’attuazione dell’intervento sperimentale. LE ATTIVITA’ SVOLTE DAL PROGETTO CAPOFILA PIANO CHE COINVOLGANO PAZIENTI O FAMILIARI SONO OGGETTO DELLA PRESENTE DOMANDA AL COMITATO ETICO. 2. Progetto TRUMPET (TRaining and Understanding of service Models for Psychosis Early Treatment) si occupa delle seguenti attività: 2 1. formazione degli operatori che effettueranno la terapia cognitivo- comportamentale ai pazienti, la psicoeducazione ai familiari e la formazione ai case manager nell’ambito dello studio randomizzatocontrollato condotto dal Progetto PIANO. 2. valutazione delle strutture psichiatriche coinvolte nello studio 3. attuazione di Seminari sulle linee guida farmacologiche, destinati allo staff di tutti i CSM partecipanti al GET UP, mirati a favorire la diffusione di buone pratiche cliniche dal punto di vista farmacologico, in modo da poter meglio identificare l’effetto specifico del trattamento psicosociale proposto come intervento sperimentale Si specifica che le attività citate ai punti 1, 2, 3 rientrano nell’ambito della formazione rivolta al personale sanitario o riguardano la valutazione di strutture che non coinvolge pazienti o familiari e pertanto non sono soggette ad approvazione da parte del Comitato Etico. 4. organizzazione della parti preparatorie al trial randomizzato controllato di un intervento psicosociale che poi verrà condotto dal Progetto PIANO – es. sensibilizzazione dei CSM per facilitare l’adesione allo studio, identificazione e formazione del personale che attuerà gli interventi - in un territorio di 5 milioni di abitanti (Emilia Romagna e Provincia di Milano), suddiviso in 4 diverse Unità Operative. Si precisa che tutte le attività svolte su pazienti e familiari in tale territorio verranno coordinate e gestite dal Progetto PIANO, e che quindi sono incluse e descritte nella domanda al Comitato Etico avanzata dal Progetto PIANO. 5. messa a punto degli strumenti per la valutazione della fidelity dei trattamenti attuati nel gruppo sperimentale del trial in relazione ai modelli teorici di riferimento e alle indicazioni standardizzate che verranno fornite durante il training. 6. Nell’ambito di TRUMPET è anche presente un’unità di ricerca denominata “Communication Skills” volta a sviluppare, mediante apposito training, nei terapeuti le abilità comunicative idonee per rispondere in maniera ottimale ai bisogni emozionali dei pazienti e alla loro necessità di ricevere adeguate informazioni Tale parte del Sotto-Progetto TRUMPET Si specifica che per le metodiche utilizzate nell’ambito del Progetto TRUMPET ai punti 5. e 6. che coinvolgano i pazienti ed i familiari verrà richiesta da TRUMPET approvazione da parte del Comitato Etico e la domanda verrà tempestivamente presentata a questo Comitato Etico appena ottenuta l’approvazione per il Progetto Capofila PIANO 3. Progetto GUITAR (Genetic data Utilization and Implementation of Targeted drug Administration in the clinical Routine) opera sui pazienti inclusi nello studio randomizzato controllato condotto dal Progetto PIANO e su un gruppo di controlli sani. Il Progetto indaga le caratteristiche genomiche e proteo miche, con lo scopo di identificare marcatori biomolecolari, polimorfismi genici e variazioni proteiche associati alla sintomatologia psicotica, agli endofenotipi cognitivi e neuro funzionali e alla risposta ai farmaci. Per le indagini che coinvolgano i pazienti ed i familiari verrà richiesta dal Progetto GUITAR approvazione da parte del Comitato Etico e la domanda verrà tempestivamente presentata a questo Comitato Etico appena ottenuta l’approvazione per il Progetto Capofila PIANO 3 4. Progetto CONTRABASS (COgnitive Neuroendophenotypes for Treatment and RehAbilitation of psychoses: Brain imaging, inflAmmation and StresS) opera sui pazienti inclusi nello studio randomizzato controllato condotto dal Progetto PIANO e su un gruppo di controlli sani. Il Progetto identificherà indici neuropsicologici e di morfo-funzionalità cerebrale di valore prognostico, che possono contribuire all’implementazione dei trattamenti e al miglioramento clinico dei pazienti; avrà inoltre l’obiettivo di caratterizzare i substrati biologici dello stress specifico dei disturbi psicotici. Per le indagini che coinvolgano i pazienti ed i familiari verrà richiesta dal Progetto GUITAR approvazione da parte del Comitato Etico e la domanda verrà tempestivamente presentata a questo Comitato Etico appena ottenuta l’approvazione per il Progetto Capofila PIANO L’interazione fra questi 4 Progetti farà luce sulle questioni ancora irrisolte inerenti il peso relativo dei fattori biologici, psicologici ed ambientali nell’esordio psicotico e la loro capacità di condizionare il decorso e la risposta ai trattamenti, con implicazioni cliniche e speculative di cruciale importanza. In conclusione, oggetto della presente richiesta al Comitato Etico sono le attività coordinate dal Progetto PIANO. Una volta approvato dal comitato etico l’assetto finale del Progetto PIANO, verranno tempestivamente sottoposte al Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera di Verona le richieste inerenti gli altri progetti (da considerarsi sottoprogetti del progetto capofila PIANO). Resta inteso che ciascuno dei 4 progetti segue un proprio iter autonomo di approvazione e presenta una propria specifica documentazione (protocollo, fogli informativi, consensi informati), di cui è responsabile il Coordinatore Scientifico di ciascun Progetto. 4 1. INTRODUZIONE AL PROGETTO PIANO I disturbi psicotici sono i più disabilitanti tra tutte le malattie mentali. Molti soggetti affetti da psicosi presentano un esito sfavorevole a lungo termine, situazione questa che porta ad una grande sofferenza personale e ad alti costi per la società, soprattutto a causa delle ripetute ospedalizzazioni in seguito a ricadute di malattia. E‟ stato dimostrato che il maggior deterioramento clinico e psicosociale nella schizofrenia si manifesta nell‟arco dei primi 5 anni dall‟esordio, suggerendo che questo è un “periodo critico” per l‟inizio del trattamento (Birchwood et al., 1998; McGorry & Killackey, 2002; Shiers & Lester, 2004). La ricerca si è recentemente concentrata sul riconoscimento e l‟intervento precoce nelle psicosi, dimostrando che quanto prima si inizia un trattamento antipsicotico tanto migliore sarà l‟esito clinico. E ancora, gli effetti positivi del trattamento antipsicotico nel primo episodio sono mitigati dal fatto che, nonostante l‟iniziale riduzione dei sintomi, il recupero funzionale appare tipicamente scarso. Sebbene circa il 75% dei soggetti al primo episodio mostri una remissione sintomatologica a 6 mesi, nella maggior parte (80%) non si evidenzia un recupero funzionale nello stesso arco di tempo (Tohen et al., 2000). Si è osservato che i pazienti al primo episodio psicotico tendono a mostrare un peggioramento nel funzionamento sociale e occupazionale e nella loro qualità di vita, a fronte di un miglioramento sul piano clinico. Questi deterioramenti funzionali sono presenti fino a 5 anni dall‟esordio di malattia, anche quando viene fornito un trattamento farmacologico ottimale. Anche i familiari soffrono, a causa dell‟alto impatto emotivo conseguente al ruolo di caregiver, e spesso essi stessi manifestano segni di disagio psicosociale. La terapia farmacologica da sola non si è dimostrata sufficiente a prevenire le ricadute o ad assicurare un pieno recupero funzionale. Si è sviluppato pertanto un crescente interesse negli interventi psicosociali come strumento per facilitare il recupero clinico e ridurre la disabilità a lungo termine associata alla psicosi (Penn et al., 2005). La letteratura sugli interventi psicosociali nel primo episodio psicotico può essere suddivisa in due ampie categorie (Edwards et al., 2005): 1) studi che valutano singoli elementi di interventi psicosociali (es. terapia cognitivo comportamentale individuale); 2) studi che valutano interventi complessi (integrati), che tipicamente includono: riconoscimento precoce della psicosi; terapie familiari, individuali o di gruppo; case management; trattamento farmacologico. Gli interventi integrati per gli esordi psicotici appaiono molto promettenti e sono stati associati alla riduzione/remissione sintomatologica, al miglioramento della qualità della vita e del funzionamento sociale e cognitivo, alla riduzione della „durata di psicosi non trattata‟, a bassi tassi di ricovero ospedaliero, ad un alto grado di soddisfazione verso il trattamento, ad un minor tempo complessivo di ospedalizzazione e ad una minor frequenza di comportamenti autolesivi. La maggior parte delle ricerche su tali programmi integrati si basa su disegni di studio quasi sperimentali, che utilizzano gruppi di confronto prospettici, o disegni di studio su un singolo gruppo, che delineano l‟andamento di una coorte in un dato periodo di tempo. Le principali linee guida per il trattamento del primo episodio psicotico (NICE, 2003, 2004; SNLG, 2007) sono basate sull‟esperienza clinica o su studi condotti in contesti sperimentali e si avverte l‟esigenza di ricerche controllate che valutino programmi psicosociali standardizzati in contesti di routine. Gli sforzi per implementare la disponibilità di tali interventi integrati dovrebbero essere accompagnati dall‟applicazione di una metodologia scientifica rigorosa con l‟obiettivo di comprendere l‟effectiveness di tali interventi su campioni epidemiologicamente rappresentativi che tengano conto della complessità di trattamento dei pazienti all‟esordio psicotico (studi di effectiveness) e della loro fattibilità nei contesti del mondo reale (feasibility). Tali studi dovrebbero poi guidare l‟innovazione delle pratiche cliniche, che, in generale e ancor più nell‟ambito dell‟esordio psicotico, appare una priorità per i servizi di salute mentale italiani. Infatti, contrariamente alla diffusione avvenuta in molti paesi di interventi per gli esordi psicotici nell‟arco degli ultimi 10 anni, in Italia vengono assai raramente messi in pratica interventi psicosociali specifici sul paziente all‟esordio psicotico e sui suoi familiari, come evidenziato in due ampi studi Italiani multicentrici coordinati dal coordinatore scientifico di questo Programma Strategico: il Progetto SIEP_DIRECT‟S riguardante la misurazione della discrepanza fra le linee guida NICE per la schizofrenia e le pratiche di routine nei Dipartimenti di Salute Mentale Italiani (Ruggeri, 2008; Ruggeri & Tansella, 2008; Ruggeri et al., 2008; Lora et al, 2008) e il Progetto PICOS (Psychosis 5 Incident Cohort Outcome Study; vedi www.psychiatry.univr.it) (Lasalvia et al., 2007; Lasalvia et al., submitted). 2. OBIETTIVI DEL PROGETTO PIANO Il progetto capofila del GET UP, denominato PIANO (Psychosis: early Intervention and Assessment of Needs and Outcome) mira a colmare le sopracitate lacune proponendosi di attuare uno studio randomizzato controllato di un intervento psicosociale multi-componenziale per i pazienti all‟esordio psicotico e i loro familiari fondato sulle linee-guida (NICE, 2004; SNLG, 2007; Ruggeri et al., 2008) che consentirà di: a) testare la fattibilità di tale intervento nei pazienti che si rivolgono ai Dipartimenti di Salute Mentale in un ampio territorio dell‟Italia Centro-Settentrionale; b) testare l‟efficacia di tale approccio nella routine clinica (effectiveness). Complessivamente, questo progetto aumenterà le conoscenze sui trattamenti ottimali per l‟esordio psicotico a seconda delle diverse tipologie di presentazione clinica. Lo studio si propone di dimostrare che l‟intervento sperimentale multicomponenziale è in grado di produrre i seguenti outcome primari: 1) riduzione dei sintomi positivi; 2) riduzione dei sintomi negativi. Lo studio testa anche i seguenti outcome secondari; 3) riduzione dei tassi di ricaduta; 4) miglioramento del funzionamento sociale; 5) diminuzione del disagio emotivo soggettivo dei pazienti; 6) diminuzione del carico familiare; 7) diminuzione delle emozioni espresse; 8) aumento della soddisfazione dei pazienti e dei familiari nei confronti dei servizi. Ulteriori obiettivi del Progetto PIANO sono: a) identificare i predittori clinici, psicologici e ambientali di efficacia del trattamento nel primo episodio psicotico; b) valutare il ruolo delle analisi di farmaco-genetica nel migliorare l‟efficacia del trattamento farmacologico (in collaborazione col Progetto GUITAR); c) identificare fattori neuropsicologici e morfofunzionali cerebrali che influenzano la risposta allo stress al trattamento e l‟esito (in collaborazione col Progetto CONTRABASS). 3. STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL PROGETTO PIANO IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI DEL TRIAL Il Progetto PIANO coordina l‟arruolamento, il trattamento e la valutazione dei pazienti delle seguenti 8 Unità Operative: PIANO UO1 Veneto Occidentale (coordina i CSM del Veneto occidentale) - Coordinatore scientifico: Dr. Antonio Lasalvia, Azienda Ospedaliera di Verona; rappresentante legale: Dr. Sandro Caffi, Direttore Generale PIANO UO2 Veneto Orientale (coordina i CSM del Veneto orientale) - Coordinatore Scientifico: Prof. Paolo Santonastaso, Università di Padova; Rappresentante legale: Vincenzo Milanesi, Rettore PIANO UO3 Firenze (coordina i CSM di Firenze) - Coordinatore scientifico: Dr. Maurizio Miceli, Azienda ULSS 10 di Firenze; Rappresentante legale: Luigi Marroni, Direttore Generale PIANO UO4 Bolzano (coordina i CSM dell‟area di Bolzano che fanno parte dell‟ASL di Bolzano) Coordinatore Scientifico: Dr. Stefano Torresani; Rappresentante legale: Umberto Tait, Direttore Generale. * TRUMPET UO 1. Emilia (coordina i CSM dell‟area delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara) – Coordinatore Scientifico: Dr. Giovanni Neri; Rappresentante legale: Dr. Giuseppe Caroli. 6 * TRUMPET UO 2. Romagna (coordina i CSM dell‟area delle province di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini) – Coordinatore Scientifico: Dr. Mariano Bassi; Rappresentante legale: Dr. Ripa di Meana. * TRUMPET UO 3. Milano Niguarda (coordina i CSM dell‟Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca‟ Granda di Milano) – Coordinatore Scientifico: Dr. Angelo Cocchi; Rappresentante legale: Dr. Pasquale Cannatelli. * TRUMPET UO 4. Milano San Paolo (coordina i CSM dell‟Ospedale san Paolo di Milano) Coordinatore Scientifico: Dr. Silvio Scarone; Rappresentante legale: Dr. Giuseppe Catarisano. * Si specifica che, per gli aspetti strategici e di coordinamento generale inerente le valutazioni e l’attuazione degli interventi dello Studio Randomizzato controllato, il Progetto PIANO gestirà anche le attività cliniche che si svolgeranno nelle sopra riportate Unità Operative del Progetto TRUMPET. In tali Unità Operative, il Centro di Coordinamento di TRUMPET si occuperà solamente dell’organizzazzione della parti preparatorie al trial – es. sensibilizzazione dei CSM per facilitare l’adesione allo studio, identificazione e formazione del personale che attuerà gli interventi - e che tutte le attività svolte su pazienti e familiari verranno coordinate dal Progetto PIANO, in cooperazione con i membri delle varie Unità Operative locali. Afferisce inoltre al Progetto PIANO la UO5 - Unità Eventi Stressanti; Coordinatore scientifico: Prof. Carlo Faravelli, Dipartimento di Psicologia, Università di Firenze; Rappresentante legale: Augusto Martinelli, Rettore. Tale UO si occuperà di mettere a punto il pacchetto di strumenti per la valutazione degli stressor ambientali e della relativa valutazione dei pazienti finalizzata ad indagare la eventuale presenza di tali stressor nel periodo premorboso. In Tabella 1 vengono schematizzate le 8 Unità Operative coinvolte nel reclutamento pazienti, unitamente alla catchment area di riferimento e alle stime epidemiologiche dei pazienti all‟esordio psicotico che potrebbero venire arruolati: Tabella 1. Stime epidemiologiche dei pazienti all’esordio psicotico nelle UO del GET UP che si occupano dell’arruolamento pazienti Unità operative 23 Popolazione a Casi incidenti Casi incidenti rischio 18-54 attesi di attesi di psicosi annia psicosi non affettive/annoc affettive/ annob 1.969.235 1.020.827 112 61 23 2.359.529 1.179.764 130 70 200 100 Bolzano 2 215.000 107.500 19 6 25 12 Firenze 12 800.000 400.000 44 24 68 34 Emilia 27 2.223.066 1.114.489 122 67 189 94 Romagna 20 2.000.198 991.519 109 59 168 84 Niguarda Milano 4 350.000 175.000 19 10 29 14 S. Paolo Milano 4 360.000 180.000 20 10 30 15 115 10.277.028 575 307 882 439 Veneto CSM Popolazione totalea Totale casi incidenti attesi/ anno Totale casi incidenti attesi/anno disponibili per lo studiod 173 86 Occidentale Veneto Orientale TOTALE a 5.169.099 b c d popolazione residente al 1/1/2007, fonte ISTAT fonte Tansella, 1991 fonte Goodwin and Jamison, 1990 50% attrition rate 7 4. METODOLOGIA 4.1. Disegno dello studio I Centri di Salute Mentale (CSM) appartenenti al territorio di competenza dei DSM che aderiranno allo Studio rappresentano le Unità di Randomizzazione per l‟intervento o per il trattamento standard. Infatti, poiché l‟intervento è implementato a livello istituzionale, il disegno che viene consigliato in letteratura è quello un trial randomizzato controllato su cluster (Murray 1998, 2004), aventi come unità di randomizzazione i CSM e unità di osservazione e analisi i pazienti afferenti agli specifici CSM. Al fine di migliorare l‟efficienza del disegno, verrà effettuata una stratificazione assegnando i CSM a strati individuati sulla base di fattori che si suppone essere correlati all‟esito (ampiezza della catchment area, tipo di area-urbana/mista vs rurale, indice di deprivazione socio-economica, complessità dell‟Unità Operativa di riferimento, dotazione di personale in servizio al CSM). Qualora tutti i CSM del territorio di riferimento del GET UP aderissero al GET UP, si otterrebbero 115 Unità di randomizzazione, di cui 4 saranno allocati al braccio dell‟intervento perché è noto che lo staff in loco attua già interventi specifici per l‟esordio psicotico, in linea con il modello sperimentale proposto dallo studio. I pazienti attesi in un anno sono 882, stima effettuata utilizzando i tassi di incidenza di Tansella (1991) e Goodwin & Jamison (1990) applicati alla popolazione residente a rischio 18-54 anni fornita dai dati ISTAT riferiti al 1/1/2007. Anche prevedendo una attrition rate elevata, di circa il 50%, la numerosità di pazienti disponibili per lo studio supererebbe le 400 unità (si veda paragrafo “Studio di Potenza”). 4.2. Criteri di inclusione dei pazienti I criteri di inclusione dei pazienti verranno identificati mediante la somministrazione della WHO Screening Schedule for Psychoses; (Jablensky et al., 1992) già utilizzato in molti studi nell‟ambito degli esordi psicotici e sono: 1) età 18-54 anni 2) residenza nell‟area di riferimento 3) presenza di (a) almeno 1 dei seguenti sintomi: allucinazioni, deliri, disturbi formali dell‟eloquio, disturbi psicomotori, comportamento bizzarro o grossolanamente inappropriato, o (b) almeno 2 dei seguenti sintomi: perdita di interessi ed iniziativa, ritiro sociale, episodi di grave eccitamento, aggressività, angoscia opprimente, marcata trascuratezza personale 4) primo contatto assoluto col CSM partecipante per i sintomi elencati al punto 3 5) assenza di precedente trattamento specifico (>3 mesi) fornito da psichiatri o altri medici per disturbi mentali simili o identici a quelli in atto 6) diagnosi clinica ICD-10 F20-F29 (Schizofrenia, Disturbo schizotipico, Disturbo delirante, Sindrome psicotica acuta e transitoria, Sindrome psicotica indotta, Sindrome schizoaffettiva, Psicosi NAS) o diagnosi clinica ICD-10 F30 (Sindrome affettiva bipolare I, Episodio maniacale singolo) 7) assenza di disturbi cerebrali organici. 4.3. Modalità di reclutamento e valutazione Il reclutamento dei pazienti avverrà nell‟arco di un anno. La data prevista per l‟inizio dell‟arruolamento pazienti è il 1 gennaio 2010. Un valutatore che avrà ricevuto apposito training chiederà, entro il primo mese dal contatto con il servizio, a tutti i pazienti che soddisferanno i criteri d‟inclusione e, qualora il paziente sia daccordo, anche ai loro familiari il consenso ad attuare le valutazioni clinico-epidemiologiche previste dal Progetto PIANO mediante gli strumenti illustrati nei Paragrafi 6. e 7., sia al baseline (tempo 0) che dopo 9 mesi di trattamento. Il Diagramma di Gantt riportato di seguito illustra le diverse tappe del lavoro che si volgerà nell‟ambito del Progetto PIANO e gli obiettivi prioritari. Le celle a sfondo grigio identificano le attività oggetto della presente domanda al Comitato Etico. 8 Progetto PIANO Diagramma di Gantt ++++++ +++++++ +++++++ ++++++ ++++++ +++++++ +++++++ ++++++ ++++++ +++++++ +++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ +++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ 24-27 mesi 9-12 mesi ++++++ 18-24 mesi 6-9 mesi ++++++ 15-18 mesi 3-6 mesi ++++++ 12-15 mesi 0-3 Mesi (tempo0: 1gennaio 2010) 1. Arruolamento CSM per Programma Strategico GET UP 2.1 Creazione data base per strumenti valutazione 2.2 Creazione sito internet 3. Quantificazione caratteristiche CSM 4. Randomizzazione braccio sperimentale e controllo 5. Identificazione operatori per trattamento sperimentale e training 6.1 Valutazione T 0 pazienti 6.2 Valutazione T0 familiari 7. Coordinamento e conduzione studio sperimentale 8. Valutazione fedeltà trattamento sperimentale al modello proposto 9.1 Ripresa contatto e Valutazione Follow-up a 0- fino a -3 mesi -3 fino a -6 mesi Obiettivi Specifici 9 mesi - Pazienti 9.2 Ripresa contatto e Valutazione Follow-up a 9 mesi - Familiari 9.3 Conferma diagnosi con strumenti strutturati 9.4 Quantificazione trattamenti attuati nei 9 mesi oggetto FU 10. Controlli periodici qualità dei dati raccolti 11. Analisi dati, restituzioni a livello locale e scrittura lavori ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ ++++++ Obiettivo Specifico 1. Arruolamento CSM per Programma Strategico GET UP La raccolta dati sarà condotta in diversi Centri di Salute Mentale italiani (CSM) appartenenti al territorio di competenza dei DSM che aderiscono allo Studio. Obiettivo Specifico 2.1 Creazione database per strumenti valutazione 2.2 Creazione sito internet Il Responsabile della Gestione Dati creerà un database al fine di registrare tutte le informazioni precedentemente raccolte. Si sta inoltre realizzando un sito web al fine di raccogliere tutto il materiale utile alla conduzione del progetto. Obiettivo Specifico 3. Quantificazione caratteristiche CSM Prima di iniziare la fase operativa si provvederà a fare un‟indagine delle caratteristiche delle strutture presenti in ogni singolo CSM per vedere come sono organizzati e come vengono gestite le risorse. Obiettivo Specifico 4. Randomizzazione braccio sperimentale e di controllo I CSM saranno le unità di randomizzazione per l‟intervento o per il trattamento standard. Qualora tutti i CSM del territorio di riferimento aderissero al Progetto, si otterrebbero 115 Unità di randomizzazione. Una parte dei CSM continuerebbero a somministrare il trattamento standard mentre un‟altra parte somministrerebbe l‟intervento sperimentale. Obiettivo Specifico 5. Identificazione operatori per trattamento sperimentale e training Verranno selezionati degli operatori che si occuperanno di supervisionare e coordinare gli interventi di Terapia Cognitivo Comportamentale. Questi operatori riceveranno un apposito training organizzato nell‟ambito del Progetto TRUMPET. Obiettivo Specifico 6.1 Valutazione T0 Pazienti 6.2 Valutazione T0 Familiari Tutti i pazienti (sia afferenti al braccio sperimentale che a quello ordinario) che soddisferanno i criteri di inclusione che aderiranno allo studio e i relativi familiari verranno valutati con una serie di strumenti clinici standardizzati. Le valutazioni dovranno essere effettuate entro un mese dal primo contatto del paziente con il servizio di riferimento. 2 Obiettivo Specifico 7. Coordinamento e conduzione studio sperimentale Tutti i pazienti che afferiranno ai Centri Sperimentali e che aderiranno al Progetto prenderanno parte all‟intervento sperimentale di tipo add-up che inizierà entro un mese dalla stabilizzazione del quadro clinico. L‟Intervento Psicosociale Integrato includerà, in aggiunta all‟usuale intervento di routine, tre principali forme di intervento: (i) terapia cognitivocomportamentale (CBT) per il paziente; (ii) intervento psicoeducazionale rivolto ai familiari (FP); (iii) case management. Obiettivo Specifico 8. Valutazione fedeltà trattamento sperimentale al modello proposto Questa valutazione sarà condotta da un team indipendente (Progetto TRUMPET) che valuterà le associazioni tra processi di terapia ed esito. Obiettivo Specifico 9.1 Ripresa contatto e Valutazione Follow-up a 9 mesi – Pazienti 9.2 Ripresa contatto e Valutazione Follow-up a 9 mesi – Familiari 9.3 Conferma diagnosi con strumenti strutturati 9.4 Quantificazione trattamenti attuati nei 9 mesi oggetto FU Tutti i pazienti (sia afferenti al braccio sperimentale che a quello ordinario) e i loro familiari verranno ricontattati dopo 9 mesi dal loro arruolamento e verranno rivalutati con il set di strumenti standardizzati. Verrà inoltre confermata la diagnosi mediante uno strumento strutturato. Il follow- up prevede anche una quantificazione di tutti i trattamenti che sono stati attuati nel corso di tutti i 9 mesi. Obiettivo Specifico 10. Controlli periodici qualità dei dati raccolti Il Responsabile della Gestione Dati verificherà la completezza e la qualità delle informazioni raccolte nel momento in cui memorizzerà i dati su supporto magnetico e provvederà a far correggere i dati ogni qualvolta questi risultassero errati o mancanti. Obiettivo specifico 11. Analisi dati, restituzioni a livello locale e scrittura lavori Verranno formulate delle ipotesi di studio e successivamente effettuate analisi statistiche relative a tutti i dati inseriti. Ogni Centro potrà elaborare e pubblicare i dati raccolti nel proprio territorio, purché venga ottenuta l‟approvazione del Centro Coordinatore e dei referenti degli altri Centri. Nella authorship di ogni lavoro comparirà come autore collettivo il termine “Gruppo GET UP” e in una nota verrà riportato il nominativo e la sede di appartenenza di tutti i membri del gruppo. 3 4.4. GLI INTERVENTI 4.4.1 Intervento sperimentale L‟intervento sperimentale è di tipo add-up e prevede l‟aggiunta di una componente sperimentale all‟usuale intervento di routine. La componente sperimentale inizierà entro un mese dalla stabilizzazione del quadro clinico e comunque non appena possibile e sarà costituita da un intervento psicosociale integrato. L‟Intervento Psicosociale Integrato, basato sulle raccomandazioni delle linee guida del National Institute for Clinical Excellence (NICE, 2003; 2004), e sulle raccomandazioni per gli interventi precoci recentemente sviluppate dal Sistema Nazionale Linee-Guida (SNLG, 2007), includerà tre principali forme di intervento: (i) terapia cognitivo-comportamentale (CBT) per il paziente; (ii) intervento psicoeducazionale rivolto ai familiari (FP); (iii) case management. Per tutti gli interventi sono previsti appositi training degli operatori dello staff dei CSM che avranno aderito al Progetto e di psicoterapeuti esperti che verranno reclutati appositamente per supportare lo staff dei CSM e supervisionare la gestione dei casi. I training saranno basati sui Manuali degli interventi attuati nei principali studi sperimentali del settore, che prevedono verifiche in itinere e finali delle abilità sviluppate dai partecipanti. I training verranno messi a punto ed attuati dal Progetto TRUMPET nei mesi precedenti l‟inizio dell‟arruolamento dei pazienti. La CBT verrà attuata da psichiatri/psicologi che avranno completato apposito training; sono previste 20 sessioni di trattamento, con una sessione settimanale nei primi tre mesi e quindicinale nei tre mesi successivi. Alla fine del trattamento ci saranno due sessioni booster ogni tre mesi. Gli interventi rivolti ai familiari verranno svolti da psichiatri/psicologi che avranno completato apposito training, riguarderanno le famiglie individuali ed includeranno 6 sessioni i primi tre mesi, e poi una al mese, per un totale di 10 sessioni. Modi e tempi di somministrazione della CBT e della psicoeducazione seguiranno le indicazioni contenute in un apposito manuale che verrà distribuito a tutte le unità partecipanti. In particolare, le tecniche CBT utilizzate si basano sul modello sviluppato da un gruppo di esperti inglesi che trattano le psicosi (P. Garety, E. Kuipers, D. Fowler, D. Freeman e P. Bebbington; Department of Psychology, Henry Wellcome Building, King's College, Institute of Psychiatry, London). Questo modello è stato testato in studi controllati ed ha sortito buoni effetti (Kuipers et al., 1998; Garety et al., 2008). L‟intervento rivolto ai familiari (FP) si basa sul modello inizialmente proposto da Leff e collaboratori (Leff et al., 1989), successivamente rivisto da Fallon et al. (1987) e sulle raccomandazioni pubblicate sulle linee guida internazionali (NICE, 2003; 2004) e nazionali (SNLG, 2007). Il case management, che si richiama al modello dell‟Assertive Community Treatment (ACT) (Stein & Test, 1980) adattato alle fasi dell‟esordio psicotico, verrà attuato da un infermiere o educatore del CSM appositamente formato, che dovrà essere un punto di riferimento per il paziente e per la famiglia, essere rintracciabile nelle emergenze, raccordare le attività terapeutiche svolte nei diversi luoghi e momenti, secondo i modelli messi a punto per questo tipo di intervento in numerosi studi sperimentali (Penn et al., 2005; Petersen et al., 2005). I tre interventi inoltre sono già stati testati nella decennale pratica clinica del principale Centro per gli esordi psicotici italiano, il “Programma 2000” (Cocchi et al., 2001; Cocchi & Meneghelli, 2004), in cui tuttavia la loro efficacia non è stata rigorosamente dimostrata a confronto con un gruppo di controllo, né ne è stata testata l‟applicabilità nei setting dei servizi psichiatrici di routine presenti nel territorio italiano. 4.4.2. Intervento standard Il Trattamento Standard è quello generalmente fornito ai pazienti psicotici in Italia, quantificato in precedenti studi (de Girolamo et al., 2007), nella cornice del Progetto SIEP-DIRECT‟S (Ruggeri et al., 2008; Lora et al., 2008) e nel Progetto PICOS (avviato nel 2003 nella Regione Veneto e coordinato dalla prof.ssa Mirella Ruggeri, si veda Lasalvia et al., 2007). In Italia, il Trattamento Standard per il primo episodio psicotico nei CSM italiani risulta consistere principalmente in un intervento comprensivo di terapia psicofarmacologica associato ad una gestione clinica e supportiva non specifica (abbastanza di rado vengono forniti psicoterapia ad orientamento psicodinamico o altri interventi di tipo psicoterapeutico). L‟intervento effettuato sui familiari generalmente consiste in non specifiche, informali e poco frequenti sessioni di supporto (assai raramente viene fornita una specifica psicoeducazione). Sia le caratteristiche dell‟effettivo intervento sperimentale attuato che del trattamento standard verranno attentamente monitorate mediante schede che caratterizzeranno la tipologia degli interventi proposti. La fedeltà dell‟intervento sperimentale rispetto ai manuali operativi che verranno messi a punto verrà indagata (tale parte è obiettivo del Progetto TRUMPET; per le metodiche che coinvolgano i pazienti ed i familiari verrà richiesta approvazione da parte del Progetto TRUMPET al Comitato Etico e la domanda verrà tempestivamente presentata a questo Comitato Etico appena ottenuta l’approvazione per il Progetto Capofila PIANO) 5. STUDIO DI POTENZA E‟ stato condotto uno studio di potenza (http://statpages.org/proppowr.html) in cui si è dimostrato che, utilizzando per semplicità un disegno parallelo in cui le unità di randomizzazione sono costituite dagli individui, un campione di 250 pazienti permetterebbe di cogliere, con una potenza dell‟80% ed un livello di significatività del 5%, una differenza tra il gruppo sperimentale e quello del trattamento standard in termini di percentuale di pazienti con sintomi positivi o negativo residuali a 9 mesi dall‟intervento, del 15%. La plausibilità di tale studio si basa sulle stime ottenute nell‟ambito del Progetto PICOS (dati PICOS disponibili presso prof.ssa Mirella Ruggeri) che dimostra che, dopo 1 anno di presa in carico da parte dei Servizi Psichiatrici della Regione Veneto, il 25% dei pazienti mantiene sintomi positivi o negativi di moderata/grave entità. Tale stima consente di prevedere che si rileverebbe una differenza significativa fra trattamento standard e sperimentale qualora in quest‟ultimo si rilevasse una percentuale di sintomi residui uguale o inferiore al 10%. Poiché le unità di randomizzazione sono i CSM, occorre correggere per l‟effetto cluster (la tendenza di individui all‟interno di un cluster ad essere più simili di quelli di cluster diversi) mediante il coefficiente 1+(m-1) (m: numero medio di individui per cluster; : coefficiente di correlazione intraclasse ICC) (Campbell et al., 2001). L‟ampiezza del campione è stata quindi corretta utilizzando un valore di 1.15 stimato calcolando m=4 e ICC=0.05, ottenendo un numero di pazienti di circa 350. Con una perdita al follow-up del 20%, il campione atteso dal reclutamento (n=439) garantirà una sufficiente potenza statistica. 6. STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE CLINICO-EPIDEMIOLOGICA DEI PAZIENTI L‟elenco completo degli strumenti, le relative modalità di somministrazione e le fasi del progetto in cui è previsto il loro impiego sono riportate nelle Tabelle sottostanti. Tabella 2. Pazienti: strumenti di valutazione clinico-epidemiologica Variabile Modalità di somministrazione Strumento Baseline Followup a 9 mesi Tempo (min.) Screening per psicosi etero SPQ X 5 QI premorboso etero TIB X 15 Eventi traumatici dell‟infanzia auto CECA.Q X 10 Eventi traumatici dell‟infanzia etero Metodo Faravelli X 20 2 Eventi Stressanti etero Metodo contestuale X 20 Emotività espressa etero LEE X 20 Stili genitoriali auto PBI X 10 Flessibilità* etero (computerizzato) WCST X 10 Processazione contesto* etero (computerizzato) AX-CPT X 10 Memoria lavoro* etero MEMORIA CIFRE (WAIS) X 5 Pensiero concreto* etero TEST DI PAPAGNO X 10 Teoria della mente* etero TEORIA DELLA MENTE X 5 Produzione discorso* etero RACCONTINI X 5 etero CAUS e CDUS X X 5 Psicopatologia etero PANSS X X 30 Sintomi depressivi etero HAM-D X X 10 Sintomi maniacali etero BRMRS X X 10 Funzionamento globale etero GAF X X 5 Disabilità sociale etero WHO-DAS-II X X 10 Insight etero SAI-E X X 10 Bisogni di cura etero CAN-EU X X 10 Qualità della vita auto MANSA X X 10 Neurological soft signs etero NES X X 20 SCAN X 30 Utilizzo di sostanze Conferma diagnosi Terapeuta Soddisfazione per i servizi auto VSSS-EU X 20 Alleanza terapeutica etero WAI X 10 Decorso clinico etero Scheda decorso X 5 * Valutazioni neuro-psicologiche 3 Screening Psychosis Questionnaire (WHO Screening Schedule for Psychoses; Jablensky et al., 1992) è un questionario breve e di facile somministrazione che consente di individuare quei casi che soddisfano i criteri di inclusione per lo studio. Test di Intelligenza Breve (TIB; Sartori et al., 1997; Colombo et al., 2002) è una scala che valuta il Quoziente Intellettivo premorboso nei soggetti con possibile deterioramento cognitivo. Si tratta di uno strumento standardizzato di rapida somministrazione che permette di stimare l‟efficienza intellettiva sulla base di una semplice e veloce prova di lettura. Clinical Alcohol Use Scale (CAUS) e Clinical Drug Use Scale (CDUS) (Mueser et al., 1995) sono due scale di valutazione per l‟uso di alcol e sostanze che consentono di collocare il paziente su una scala che va dall‟astinenza alla dipendenza con istituzionalizzazione. Dipendenza e abuso sono definite secondo i criteri dell‟ICD-10. La valutazione è riferita ai 12 mesi precedenti il primo contatto con il Servizio Psichiatrico. Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS; Kay et al., 1987) si tratta di un‟intervista strutturata composta da 30 item che ha lo scopo di valutare i livelli di sintomatologia presentati dai pazienti secondo tre dimensioni psicopatologiche principali (sintomi positivi, sintomi negativi e sintomi psicopatologici generali). Hamilton Rating Scale for Depression (HAM-D; Hamilton, 1960) è una scala compilata dal terapeuta per valutare la gravità dei sintomi depressivi. Bech-Rafaelsen Mania Rating Scale (BRMRS; Bech et al., 1978) è una scala compilata dal terapeuta per valutare la gravità dei sintomi maniacali. Global Assessment of Functioning Scale (GAF; APA, 1994) rappresenta l‟Asse V del DSM-IV e valuta il funzionamento globale nell‟ultimo mese su di un continuum che va dallo stato di grave malattia a quello di perfetta salute psicologica, sino ad arrivare ad un funzionamento superiore alla norma. Disability Assessment Schedule (DAS; WHO, 1988) è uno strumento sviluppato a cura dell‟OMS per la misurazione della disabilità nei pazienti psichiatrici. In questo studio verrà utilizzata la seconda sezione della DAS, quella relativa ai ruoli sociali (partecipazione alle attività familiari, ruolo coniugale, ruolo genitoriale, contatti sociali, ruolo lavorativo, interessi e informazione, comportamento nelle situazioni di emergenza). Schedule of Assessment of Insight (SAI-E; David et al., 1992) è un‟intervista semistrutturata che ha lo scopo di misurare il grado di consapevolezza dei pazienti psicotici nei confronti della propria malattia e di valutare il relativo grado di aderenza ai trattamenti proposti. Camberwell Assessment of Need (CAN-EU; McCrone et al., 2000) è un‟intervista semistrutturata che valuta i bisogni di cura dei pazienti con disturbi mentali gravi. Indaga 22 aree di bisogno, raggruppate in 5 macro-aree (bisogni legati alla salute, bisogni di base, bisogni sociali, bisogni legati ai servizi, bisogni legati al funzionamento). Manchester Short Assessment of Quality of Life (MANSA; Priebe et al., 1999) è un questionario autosomministrato che valuta la qualità di vita dei pazienti psichiatrici. Neurological Evaluation Scale (NES; Buchanan & Heinrichs, 1989) è una scala di valutazione neurologica strutturata messa specificamente a punto per valutare i cosiddetti “sintomi neurologici 4 lievi” (neurological soft signs) nei pazienti con psicosi; è composta da 26 item che indagano tre aree funzionali principali riferite ad altrettante regioni anatomiche cerebrali, vale a dire le strutture parietali, il sistema cerebellare e le strutture frontali; lo strumento inoltre consente di ottenere informazioni sulla dominanza emisferica, sulla memoria a breve temine e sulle anomalie di movimento oculare. Valutazione degli eventi traumatici dell'infanzia investigati secondo: a) il metodo descritto da Faravelli et al. (1986) per quanto riguarda gli eventi di perdita (morte dei genitori, separazione dai genitori, morte di un familiare coabitante, gravi malattie del bambino); b) la CECA-Q (Bifulco et al, 2005) per quanto riguarda gli eventi di abuso fisico e sessuale. Eventi accaduti nell'anno precedente l'esordio della patologia valutati secondo il metodo contestuale descritto da Brown & Harris (1978). Parental Bonding Instrument (PBI; Parker et al., 1979) è un questionario autocompilato che misura la percezione dei comportamenti ricevuti nel corso dell‟infanzia dai parte dei propri genitori. Lo strumento è composto da 25 item, 12 dei quali esplorano la dimensione “cure genitoriali” e 13 la dimensione “iperprotezione/controllo”. Schedule for Clinical Assessment in Neuropsychiatry (SCAN; WHO, 1992a) è un‟intervista diagnostica strutturata che consente di formulare una diagnosi psichiatrica secondo i criteri ICD-10. Verona Service Satisfaction Scale (VSSS-EU; Ruggeri et al., 2000) è un questionario autosomministrato che indaga la soddisfazione degli utenti nei confronti dei servizi psichiatrici e del tipo di intervento ricevuto. Scheda decorso (Lasalvia et al., 2004) si tratta di uno strumento sviluppato ad hoc sulla base della Life Chart Schedule (WHO-LCS; WHO, 1992b), integrando i contributi teorici forniti da Ciompi (1980) ed i criteri diagnostici del DSM IV (1994). Il decorso è categorizzato in: a) decorso episodico (con remissione completa o parziale), b) decorso continuo, c) decorso né episodico né continuo, d) buon compenso psichico continuativo (assenza di sintomi specifici per la categoria diagnostica considerata per l‟intero periodo). Working Alliance Inventory (WAI; Horvath & Greenberg, 1989) è una scala volta a valutare la qualità dell‟alleanza tra operatore e paziente in svariati contesti di cura; lo strumento è stato applicato in numerosi studi volti a verificare l‟effetto della relazione terapeutica sull‟efficacia del trattamento. Level of Expressed Emotion Scale (LEE; Cole & Kazarian, 1988) è un questionario costituito da 60 item, sviluppato per fornire un indice del clima emotivo percepito nelle relazioni importanti per una persona. La scala valuta i seguenti quattro atteggiamenti, o stili di risposta, da parte delle persone significative per il soggetto: 1) intrusività; 2) risposta emotiva verso la malattia del paziente; 3) atteggiamento verso la malattia del paziente; 4) tolleranza/aspettativa. Wisconsing Card Sorting Test (WCST; Heaton et al., 2003) valuta le abilità di ragionamento astratto e la capacità di cambiare strategie cognitive al mutare delle circostanze ambientali. AX Continuous Performance Task (AX-CPT; Nuechterlein et al., 1994), valuta la processazione del contesto e l‟attenzione sostenuta. Test di Papagno (Papagno et al., 1995), test di comprensione di idiomi e metafore e valutazione del pensiero concreto. 5 Prosodia test (Brüne, 2005) che valuta la prosodia linguistica ed emozionale. Raccontini (Paradis, 1987), produzione dell‟eloquio che verrà valutato da un punto di vista della morfologia della sintassi. 7. STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE CLINICO-EPIDEMIOLOGICA DEI FAMILIARI Tabella 3. Familiare: strumenti di valutazione clinico-epidemiologica Variabile Modalità di somministrazione Strumento Baseline Follow-up a Tempo 9 mesi (min.) Adattamento premorboso etero PSA X 20 Complicanze ostetriche etero Check-list ad hoc X 5 Carico familiare auto IEQ X Soddisfazione per i servizi auto VSSS-F X 20 X 15 Involvement Evaluation Questionnaire (IEQ-EU; van Wjngaarden et al., 2000) è un questionario autosomministrato che valuta l‟impatto che ha sui familiari l‟assistenza ad un paziente con disturbi psichici. Il questionario comprende 81 item suddivisi in sette sezioni: informazioni sociodemografiche e caratteristiche di interazione familiare-paziente, carico familiare vero e proprio, capacità di coping e carico oggettivo, costi sostenuti dalla famiglia, disagio emotivo (GHQ; Goldberg & Williams, 1988), aiuto specialistico a causa dei propri disturbi emotivi, conseguenze sui figli, risposte libere. Gli item della sezione principale sono raggruppati in 4 dimensioni: Tensione, Supervisione, Preoccupazione e Stimolo. Premorbid Social Adjustment scale (PSA; Foerster et al., 1991) è un‟intervista che valuta il funzionamento premorboso del paziente partendo da una prospettiva di sviluppo che definisce un buon adattamento premorboso sulla base del raggiungimento di abilità relazionali e sociali correlate all‟età. Lo strumento esamina quattro aree di sviluppo: socievolezza e ritiro sociale, relazioni interpersonali, abilità funzionali al di fuori del nucleo familiare, capacità di creare intimi legami sociali e sessuali. La scala viene rapportata a quattro stadi progressivi di sviluppo: infanzia (fino a 11 anni), pubertà (12-15 anni), adolescenza (16-18 anni) ed età adulta. Scheda di valutazione delle complicanze ostetriche è una check-list sviluppata ad hoc sulla base di strumenti precedentemente messi a punto per lo stesso scopo, che ha l‟obiettivo di raccogliere, con l‟aiuto dei familiari, informazioni su eventuali problematiche che possono avere complicato le fasi pre- e peri-natali riguardanti il paziente. 6 Verona Service Satisfaction Scale, versione per i familiari (VSSS-F; Ruggeri et al., 2000) è un questionario autosomministrato sviluppato per valutare la soddisfazione dei familiari nei confronti dei servizi di salute mentale. 8. ANALISI STATISTICHE Lo studio sarà caratterizzato da informazioni che presenteranno una struttura gerarchica su più livelli (i pazienti sono all‟interno di CSM, che sono assegnati all‟intervento sperimentale oppure al trattamento standard). I confronti fra indici statistici verranno condotti secondo quanto indicato da Donner & Klar (1996) utilizzando un sistema di pesi proporzionali all‟inverso delle varianze delle medie o proporzioni di cluster. Per quanto riguarda i modelli multivariati, si utilizzeranno metodi di regressione multilevel (Brown & Prescott, 1999) adatti ad includere fonti di possibili variazioni casuali ed aggiustamenti per le covariate (a livello individuale: esordio con ricovero in reparto psichiatrico, durata della psicosi non trattata, prevalenza di sintomi positivi o negativi, diagnosi, età all‟esordio; a livello di cluster: ampiezza dell‟area, tipo di area-urbana/mista vs rurale, indice di deprivazione dell‟area, dotazione di personale in servizio presso il CSM, fedeltà dell‟intervento (vedi sotto). I modelli multilevel consentiranno anche l‟inclusione dei pazienti con valutazioni incomplete al follow-up. Tutte le analisi saranno effettuate utilizzando Stata 8.0 o versioni successive. 9. RIMBORSO SPESE PER PAZIENTI E FAMILIARI Ad ogni paziente e ai familiari che accetteranno di partecipare verrà corrisposto un rimborso spese pari a 15 Euro per la partecipazione alle valutazioni clinico-epidemiologiche. 10. ASPETTI ETICI Il Progetto PIANO si avvarrà dell‟analisi di dati epidemiologici e conseguentemente il rapporto fra costi individuali e benefici porta a considerare, per i soggetti intervistati, costi leggeri a fronte di benefici derivanti dal miglioramento futuro della qualità delle prassi terapeutiche. In linea generale il Centro di Coordinamento del presente progetto riconosce la necessità di condurre tutte le fasi di lavoro previste in questo protocollo nel massimo rispetto dei più elevati standard etici, cosi come previsto dalla Dichiarazione di Helsinki (2000) sui Principi etici per la ricerca medica che coinvolge soggetti umani. In particolare, le attività di ricerca previste nel presente protocollo saranno condotte alla luce di tre principi etici fondamentali: Rispetto per la persona: l‟individuo è autonomo ed ha il diritto di scelta sulle questioni che riguardano la propria salute e tali decisioni verranno rispettate. Per quel che riguarda il principio dell‟autonomia, l‟intervista dei soggetti sarà vincolata dall‟espressione, da parte dell‟avente diritto, del consenso informato. Il rispetto per la persona implica anche che coloro i quali non sono nelle condizioni di potere effettuare una scelta saranno salvaguardati nei confronti di eventi lesivi o di abuso e che le loro preferenze saranno rispettate nella misura in cui ciò sarà possibile.. Beneficialità/non maleficialità: questi principi obbligano il ricercatore a massimizzare i benefici e minimizzare i danni nel condurre uno studio, cosi che i potenziali benefici della ricerca nei confronti dei soggetti partecipanti siano superiori ai possibili rischi. Gli sperimentatori devono essere competenti dal punto di vista professionale e debbono salvaguardare in ogni modo il benessere del soggetto che partecipa allo studio. Giustizia: questo principio comporta che i benefici ed il carico legato alla partecipazione allo studio siano equamente distribuiti su tutti i partecipanti alla ricerca. Sulla base delle evidenze disponibili in letteratura e delle linee guida redatte dal National Instiute for Clinical Excellence (NICE 2003; 2004) e dell‟American Psychiatric Asociation (APA, 2004), 7 un gruppo di lavoro multidisciplinare ha elaborato linee guida italiane circa gli interventi sui soggetti a rischio di schizofrenia e su quelli al primo episodio francamente psicotico (PNLG, 2007). Da queste linee guida emerge che la terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento psicologico specifico, utile, nelle fasi prodromiche del disturbo, per ridurre i sintomi disforici e migliorare le abilità sociali. Al momento dell‟inizio della CBT il terapeuta fornirà informazioni adeguate e comprensibili rispetto al percorso psicoterapico, alle sue finalità e alla sua durata. Le stesse linee guida raccomandano un intervento psicoeducativo per i familiari ed una gestione complessiva della presa in carico secondo il modello del Case Management, interventi tutti che sono il cardine dell‟intervento proposto nel trial oggetto di questa richiesta al Comitato Etico. 11. PROCEDURE DI CONTROLLO E DI ASSICURAZIONE DELLA QUALITÀ Il Responsabile della Gestione Dati verificherà la completezza e la qualità delle informazioni raccolte nel momento in cui memorizzerà i dati su supporto magnetico: nel caso in cui si rileveranno dati mancanti o palesemente errati verrà contattato l‟intervistatore per delucidazioni ed eventuali correzioni. 12. ACCESSO DIRETTO AI DATI L‟accesso diretto alle informazioni raccolte è consentito unicamente ai Responsabili che costituiscono lo staff di ricerca, i quali sono vincolati da segreto professionale e d‟ufficio. 13. GESTIONE DEI DATI E CONSERVAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE I materiali cartacei saranno conservati in armadi, le cui chiavi saranno in possesso solo delle persone autorizzate dai responsabili dello studio. I dati registrati su supporto magnetico saranno mantenuti anonimi mediante l‟assegnazione di un codice identificativo a ciascun paziente. Tutti i computer in cui verranno custoditi i dati dello studio saranno protetti da parole chiave. I locali in cui sono custoditi sia gli armadi che i computer saranno chiusi a chiave e protetti da sistemi d‟allarme qualora incustoditi. Responsabile della chiave di decodifica dei codici numerici è il coordinatore del Progetto, Prof.ssa Mirella Ruggeri. 14. CRITERI DI PUBBLICAZIONE DEI LAVORI SCIENTIFICI Per la pubblicazione dei risultati del Progetto su riviste scientifiche nazionali o internazionali verranno adottati i criteri stabiliti dall’International Committee of Medical Journal Editors. Il diritto all‟authorship sarà basato sul contributo sostanziale dei partecipanti a: disegno dello studio, analisi e interpretazione dei dati stesura dell‟articolo e sua revisione critica approvazione finale del documento da sottomettere per la pubblicazione. Verrà predisposta una lista delle pubblicazioni scientifiche concordata dal Centro Coordinatore con gli altri Centri che partecipano al Progetto. Ogni Centro potrà elaborare e pubblicare i dati raccolti nel proprio territorio, purché venga ottenuta l‟approvazione del Centro Coordinatore e dei referenti degli altri Centri, citata l‟origine dei dati, riconosciuto nella authorship il ruolo di coloro che hanno dato un contributo significativo al Progetto. Nella authorship di ogni lavoro comparirà come autore collettivo il termine “Gruppo GET UP” e in una nota verrà riportato il nominativo e la sede di appartenenza di tutti i membri del gruppo. 15. SINTESI DEI RISULTATI ATTESI I risultati prodotti avranno grande valore nei confronti dei clinici e della comunità scientifica nazionale ed internazionale. Questo studio aumenterà le conoscenze riguardo i predittori clinici, sociali e ambientali di decorso ed esito di malattia e la risposta al trattamento; inoltre fornirà informazioni chiave per orientare il giudizio prognostico, pianificare interventi specifici ed individualizzati e alimentare programmi di prevenzione primaria e secondaria. 8 I CSM che parteciperanno acquisiranno competenze ed esperienze specifiche per la valutazione delle psicosi, che costituiranno la base conoscitiva per l‟avvio di analoghe esperienze di valutazione. Gli operatori che riceveranno la formazione all‟intervento psicosociale acquisiranno competenze organizzative e cliniche che saranno in grado di modificare stabilmente le pratiche attuate nei servizi e ne favoriranno la diffusione anche ad altri DSM. I dati ottenuti consentiranno di identificare il profilo di pazienti e familiari che rispondono maggiormente a tale approcci e stimoleranno nuovi studi per costruire interventi diversificati indirizzati ai soggetti “non responders”. Sarà infine possibile identificare i fattori ambientali associati con l‟insorgenza e con specifici tipi di decorso ed esito delle psicosi al fine di mettere in atto interventi preventivi. 16. BIBLIOGRAFIA American Psychiatric Association (1994). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, 4th edition (DSM-IV). APA: Washington. American Psychiatric Association (2004). Practice Guideline for the Treatment of Patients With Schizophrenia. Second Edition. 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