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ESERCIZI SPIRITUALI
DIOCESANI
predicati dal Vescovo Oscar
nella Cattedrale di Crema
«LE NOTTI DELLA
SALVEZZA»
Venerdì 23 marzo 2007
re
d
LA NOTTE DELLA PASQUA DI GESU’
(Luca 22,1 - ss)
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Introduzione
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Questa terza notte dà un senso pieno alle notti precedenti: quella della Creazione e
quella della libertà. Esse trovano la loro piena realizzazione nella Pasqua che Cristo ha
desiderato ardentemente celebrare con i suoi discepoli e con tutti noi.
L’ultima notte della sua vita, nel Corpo donato e nel Sangue versato, Gesù porta a
compimento tutti gli aneliti della Creazione e le attese della storia degli uomini, come
suggerisce il Preconio pasquale: “Questa è la vera Pasqua in cui è ucciso il vero Agnello che
con il suo sangue consacra le case dei fedeli… O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo
schiavo hai sacrificato il tuo Figlio!”.
Canto: QUANDO VENNE LA SUA ORA
Quando venne la sua ora
di passare dal mondo al Padre,
volle amarci sino alla fine.
Cristo, nostra vita
Dà la vita solo chi muore,
ama chi sa perdere;
è Signore solo chi serve:
farsi schiavo è libertà.
Ha lavato le nostre piaghe,
1
disprezzato e umiliato,
fu respinto dalla sua gente
Cristo il Salvatore.
Mi chiamate Rabbì e Signore:
ho tracciato la vostra via.
Annunciate in tutta la terra
questa mia parola.
Il saluto e il benvenuto del Vescovo per tutti i presenti in Cattedrale e
per tutti coloro che seguono questo momento tramite Radio Antenna5:
Saluto del Vescovo
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Ora il lettore ci proporrà il brano biblico che presenta l’evento della terza notte
dove Cristo, “avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine”.
Ciascuno può seguire la lettura sul foglio che ha ricevuto.
Ciascuno può seguire la lettura sul foglio che ha ricevuto.
Per disporci ad accogliere questa Parola invochiamo ora lo Spirito Santo con
un canto.
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SPIRITO DI DIO
Rit.:
nR
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Un solo Spirito, un solo battesimo,
un solo Signore Gesù!
Nel segno dell’amore tu sei con noi,
nel nome tuo viviamo fratelli:
nel cuore la speranza che tu ci dai,
la fede che ci unisce: cantiamo.
U
Io sono la vite e voi siete i tralci miei.
Il tralcio che in me non vive sfiorirà,
ma se rimanete in me, il Padre mio vi darà
la forza di una vita che non muore mai!
Io sono la vera via e la verità:
amici vi chiamo e sempre sto con voi.
Chi annuncia al fratello suo la fede nel nome mio
davanti al Padre io lo riconoscerò.
Lo Spirito Santo in voi parlerà di me;
dovunque c’è un uomo al mondo sono io;
ognuno che crede in me fratello vostro sarà:
nel segno del battesimo rinascerà.
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Lettura
Dal vangelo secondo Luca (22,1-38)
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22 1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, ‘e i sommi sacerdoti e gli scribi
cercavano come toglierlo i di mezzo, poiché temevano il popoio. 2Allora satana entrò in
Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. Ed egli andò a discutere con i sommi
sacerdoti e i capi delle guardie ir sul modo di consegnano nelle loro mani. 3Essi si
rallegrarono e si ‘ accordarono di dargli del denaro. 4Egli fu d’accordo e cercava l’occasione
propizia per consegnano loro di nascosto dalla folla.
5
Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 6Gesù
mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo
mangiare».
7
Gli chiesero: «Dove vuoi che la prepariamo? ». 8Ed egli rispose: «Appena entrati in città, vi
verrà incontro up uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà 9e
direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua
con i miei discepoli? “Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là
preparate». “Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
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Quando fu l’ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse: «Ho desiderato
ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16poiché vi dico:
non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E prese un calice, rese
grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18poiché vi dico: da questo momento non
berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio».
19
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo
che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20Aljo stesso modo, dopo aver cenato,
prese il calice dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue, che viene versato
per voi. 21Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. 22 Il Figlio dell’uomo se
ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell’uomo dal quale è tradito!». 23Allora essi
cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. 24Sorse anche una
discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni
le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26Per voi
però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa
come colui che serve. 27lnfattì chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui
che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. 28Voi siete quelli che
avete perseverato con me nelle mie prove; 29e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha
preparato per me, 30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete
in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. 31Si- mone, Simone, ecco satana vi ha cercato
per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu,
una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono
pronto ad andare in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi
il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi». 35Poi disse: «Quando vi ho
mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero:
«Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi
non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché vi dico: deve compiersi in me
questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra i malfattori”. Infatti tutto quello che mi
riguarda volge al suo termine», 38Ed essi dissero: D «Signore, ecco qui due spade». Ma egli
rispose: «Basta!».
Parola del Signore
3
Alla lettura biblica fa ora eco il Salmo responsoriale che verrà
cantato dal solista
Salmo Responsoriale
CANTICO Cfr. Ap 4, 11; 5, 9. 10. 12 Inno dei salvati
Rit.
Cantiamo l’amore di Cristo,
col suo sangue ha lavato i nostri peccati,
ha fatto di noi un popolo regale,
sacerdoti per la gloria del Padre.
A Lui onore e gloria, nei secoli dei secoli.
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Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria, *
l’onore e la potenza,
te
re
perché tu hai creato tutte le cose,
per la tua volontà furono create, *
per il tuo volere sussistono.
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Tu sei degno, o Signore,
di prendere il libro *
e di aprirne i sigilli,
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perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio con il tuo sangue *
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione
e li hai costituito per il nostro Dio
un regno di sacerdoti *
e regneranno sopra la terra.
U
L’agnello che fu immolato è degno di potenza
Ricchezza, sapienza e forza
Onore, gloria e benedizione
[Lasciamo un breve spazio di silenzio, accompagnato dal suono
dell’organo ]
Spazio di silenzio con sottofondo musicale
Ora a commento spirituale della Parola di Dio ascoltiamo la
riflessione di un Padre della Chiesa.
4
[NOTA PER IL VESCOVO: si propongono di seguito quattro letture patristiche, come
catechesi o mistagogie battesimali, tra le quali chiediamo al vescovo di operare una
scelta coordinata con la sua omelia. Le tre rimanenti potrebbero essere eventualmente
utilizzate per la prima e la seconda sera qualora ritenute migliori di quelle già proposte]
Dall’«Omelia sulla Pasqua » di Melitone di Sardi, vescovo
(Capp. 65-67; SC 123, 95-101)
L’agnello immolato ci strappò dalla morte
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Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è
Cristo, « al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (Gal. 1, 5, ecc.). Egli scese dai cieli
sulla terra per l’umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e
nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell’uomo sofferente attraverso il corpo
soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse
la morte omicida.
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Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo
di vivere del mondo come dall’Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano
del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo
con il suo sangue.
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Egli è colui che copri di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè
il faraone. Egli è colui che percosse l’iniquità e l’ingiustizia, come Mosè condannò alla
sterilità l’Egitto.
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Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte
alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto
per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
U
Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele,
e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu
esposto sulle acque in Mosè, e nell’agnello fu sgozzato. Fu perseguitato in Davide e nei
profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella
terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l’agnello che non apre bocca,
egli è l’agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge,
condotto all’uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu
spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione. Egli risuscitò dai morti e fece
risorgere l’umanità dal profondo del sepolcro.
OPPURE
Dall’« Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi, vescovo
(Capp. 2-7; 100-103; SC 123, 60-64. 120-122)
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L’agnello immolato ci trasse dalla morte alla vita
Prestate bene attenzione, carissimi: il mistero della Pasqua è nuovo e antico, eterno e
temporale, corruttibile e incorruttibile, mortale e immortale. Antico secondo la legge, nuovo
secondo il Verbo; temporaneo nella figura, eterno nella grazia; corruttibile per l’immolazione
dell’agnello, incorruttibile per la vita del Signore; mortale per la sua sepoltura nella terra,
immortale per la sua risurrezione dai morti.
La legge è antica, ma il Verbo è nuovo; temporale è la figura, eterna la grazia;
corruttibile l’agnello, incorruttibile il Signore, che fu immolato come un agnello, ma risorse
come Dio. «Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi
tosatori, e non aprì la sua bocca » (Is 53, 7). La similitudine è passata ed ha trovato
compimento la realtà espressa: invece di un agnello, Dio, l’uomo-Cristo, che tutto compendia.
Perciò l’immolazione dell’agnello, la celebrazione della Pasqua e la scrittura della legge
ebbero per fine Cristo Gesù. Nell’antica legge tutto avveniva in vista di Cristo. Nell’ordine
nuovo tutto converge a Cristo in una forma assai superiore.
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La legge è divenuta il Verbo e da antica è fatta nuova, ma ambedue uscirono da Sion e
da Gerusalemme. Il precetto si mutò in grazia, la figura in verità, l’agnello nel Figlio, la
pecora nell’uomo e l’uomo in Dio. Il Signore pur essendo Dio, si fece uomo e soffrì per chi
soffre, fu prigioniero per il prigioniero, condannato per il colpevole e, sepolto per chi è
sepolto, risuscitò dai morti e gridò questa grande parola: Chi è colui che mi condannerà? Si
avvicini a me (cfr. Is 50, 8). Io, dice, sono Cristo che ho distrutto la morte, che ho vinto il
nemico, che ho messo sotto i piedi l’inferno, che ho imbrigliato il forte e ho elevato l’uomo
alle sublimità del cielo; io, dice, sono il Cristo.
OPPURE
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Venite, dunque, o genti tutte, oppresse dai peccati e ricevete il perdono. Sono io,
infatti, il vostro perdono, io la Pasqua della redenzione, io l’Agnello immolato per voi, io il
vostro lavacro, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra
salvezza, io il vostro re. Io vi porto in alto nei cieli. Io vi risusciterò e vi farò vedere il Padre
che è nei cieli. Io vi innalzerò con la mia destra.
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Dall’« Omelia sulla Pasqua di un antico autore (Disc. 35, 6-9; PL 17, 696-697)
Cristo autore della risurrezione e della vita
L’apostolo Paolo ricordando la felicità per la riacquistata salvezza, dice: Come per
Adamo la morte entrò in questo mondo, così per Cristo la salvezza viene nuovamente data al
mondo (cfr. Rm 5, 12). E ancora: Il primo uomo tratto dalla terra, è terra; il secondo uomo
viene dal cielo, ed è quindi celeste (cfr. 1 Cor 15, 47). Dice ancora: «Come abbiamo portato
l’immagine dell’uomo di terra », cioè dell’uomo vecchio nel peccato, «porteremo anche
l’immagine dell’uomo celeste» (1 Cor 15, 49), cioè abbiamo la salvezza dell’uomo assunto,
redento, rinnovato e purificato in Cristo. Secondo lo stesso apostolo, Cristo viene per primo
perché è l’autore della sua risurrezione e della vita. Poi vengono quelli che sono di Cristo,
cioè quelli che vivono seguendo l’esempio della sua santità. Questi hanno la sicurezza basata
sulla sua risurrezione e possiederanno con lui la gloria della celeste promessa, .come dice il
Signore stesso nel vangelo: Colui che mi seguirà, non perirà ma passerà dalla morte alla vita
(cfr. Gv 5, 24).
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Così la passione del Salvatore è la vita e la salvezza dell’uomo. Per questo infatti volle
morire per noi, perché noi, credendo in lui, vivessimo per sempre. Volle diventare nel tempo
quel che noi siamo, perché, attuata in noi la promessa della sua eternità, vivessimo con lui per
sempre.
Questa, dico, è la grazia dei misteri celesti, questo il dono della Pasqua, questa è la
festa dell’anno che più desideriamo, questi sono gli inizi delle realtà vivificanti.
Per questo mistero i figli generati nel vitale lavacro della santa Chiesa, rinati nella semplicità
dei bambini, fanno risuonare il balbettio della loro innocenza. In virtù della Pasqua i genitori
cristiani e santi continuano, per mezzo della fede, una nuova e innumerevole discendenza.
Per la Pasqua fiorisce l’albero della fede, il fonte battesimale diventa fecondo, la notte
splende di nuova luce, scende il dono del cielo e il sacramento dà il suo nutrimento celeste.
Per la Pasqua la Chiesa accoglie nel suo seno tutti gli uomini e ne fa un unico popolo e
un’unica famiglia.
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Gli adoratori dell’unica sostanza e onnipotenza divina e del nome delle tre Persone
cantano con il Profeta il salmo della festa annuale: « Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal 117, 24). Quale giorno? mi chiedo. Quello che ha
dato il principio alla vita, l’inizio alla luce. Questo giorno è l’artefice dello splendore, cioè lo
stesso Signore Gesù Cristo. Egli ha detto di se stesso: Io sono il giorno: chi cammina durante
il giorno non inciampa (cfr. Gv 8, 12), cioè: Chi segue Cristo in tutto, ricalcando le sue orme
arriverà fino alle soglie della luce eterna. . ciò che richiese al Padre quando si trovava ancora
quaggiù con il corpo: Padre voglio che dove sono io siano anche coloro che hanno creduto in
me: perché come tu sei in me e io in te, così anche essi imangano in noi (cfr. Gv 17, 20 ss.).
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OPPURE
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Dalle « Catechesi» di Gerusalemme.
(Catech. 20, Mistagogica 2, 4-6; PG 33, 1079-1082)
Il battesimo, segno della passione di Cristo
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Siete stati portati al santo fonte, al divino battesimo, come Cristo dalla croce fu portato
al sepolcro. E ognuno è stato interrogato se credeva nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo; avete professato la fede salutare e siete stati immersi tre volte nell’acqua e
altrettante siete riemersi, e con questo rito avete espresso un’immagine e un simbolo. Avete
rappresentato la sepoltura di tre giorni del Cristo.
Il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel seno della terra. Nella prima
emersione voi avete simboleggiato il primo giorno passato da Cristo nella terra.
Nell’immersione la notte. Infatti, chi è nel giorno si trova nella luce, invece colui che è
immerso nella notte, non vede nulla. Così voi nell’immersione, quasi avvolti dalla notte, non
avete visto nulla. Nell’emersione invece vi siete ritrovati come nel giorno.
Nello stesso istante siete morti e siete nati e la stessa onda salutare divenne per voi e sepolcro
e madre.
Ciò che Salomone disse di altre cose, si adatta pienamente a voi: «C’è un tempo per
nascere e un tempo per morire » (Qo 3, 2), ma per voi al contrario il tempo per morire è stato
il tempo per nascere. L’unico tempo ha causato ambedue le cose, e con la morte ha coinciso la
vostra nascita.
7
O nuovo e inaudito genere di cose! Sul piano delle realtà fisiche noi non siamo morti,
né sepolti, né crocifissi e neppure risorti. Abbiamo però ripresentato questi eventi nella sfera
sacramentale e così da essi è scaturita realmente per noi la salvezza.
Cristo invece fu veramente crocifisso e veramente sepolto ed è veramente risorto,
anche nella sfera fisica, e tutto questo è stato per noi dono di grazia. Così infatti partecipi della
sua passione mediante la rappresentazione sacramentale, possiamo realmente ottenere la
salvezza.
O traboccante amore per gli uomini! Cristo ricevette i chiodi nei suoi piedi e nelle sue
mani innocenti e sopportò il dolore, e a me, che non ho sopportato né dolore, né fatica, egli
dona gratuitamente la salvezza mediante la comunicazione dei suoi dolori.
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Nessuno pensi che il battesimo consista solo nella remissione dei peccati e nella grazia
di adozione, come era il battesimo di Giovanni che conferiva solo la remissione dei peccati.
Noi invece sappiamo che il battesimo, come può liberare dai peccati e ottenere il dono dello
Spirito Santo, così anche è figura ed espressione della Passione di Cristo. È per questo che
Paolo proclama: « Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati
battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui
nella morte)> (Rm 6, 3-4a).
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[Lasciamo un breve spazio di silenzio, accompagnato dal suono
dell’organo]
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Ci disponiamo ora all’ascolto della riflessione del Vescovo
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Meditazione del Vescovo
U
[Lasciamo un breve spazio di silenzio, accompagnato dal suono
dell’organo, per far sì che le parole del Vescovo possano aiutarci a
riflettere]
Intercessioni: (da comporre in base alle indicazioni del Vescovo)
Cantore solista: «Preghiamo fratelli:
Noi ti preghiamo, ascoltaci, Signore!»
Ancora, il Vescovo ci offre un ultima breve provocazione che per
ciascuno vale come sintesi di questa prima serata e come
suggerimento di impegno personale
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Intervento conclusivo del Vescovo / Sintesi
Preghiamo insieme, utilizzando la preghiera che il Signore Gesù ci ha
insegnato
Padre Nostro
Ora la preghiera e la benedizione del Vescovo, che concludono la
terza serata degli Esercizi Spirituali
Preghiera:
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Benedizione
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O Dio, che nelle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento ci hai
preparati a celebrare il Mistero Pasquale, fa che comprendiamo
l’opera del tuo amore per gli uomini, perché i doni che in queste sere
abbiamo ricevuto confermino in noi la grazia battesimale che ci ha
fatti passare dalle tenebre alla luce.
Per Cristo nostro Signore.
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Ci congediamo con l’ultimo canto che, ancora una volta, suggerisce
al nostro animo la verità con la quale ci siamo incontrati questa sera:
la notte della Pasqua di Cristo.
Buona notte e a tutti anticipo un augurio di buon cammino verso la
luce del Cristo Risorto.
Canto finale
Salga a te, Signore, l’inno della Chiesa,
l’inno della fede che ci unisce a te.
Sia gloria e lode alla Trinità!
Santo, santo, santo per l’eternità.
Una è la fede, una la speranza,
uno è l’amore che ci unisce a te.
L’universo canta: lode a te, Gesù!
Gloria al nostro Dio, gloria a Cristo Re!
Fonte d’acqua viva per la nostra sete,
fonte di ogni grazia per l’eternità.
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Cristo, uomo e Dio, vive in mezzo a noi:
egli nostra via, vita e verità.
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Venga il tuo regno, regno di giustizia,
regno della pace, regno di bontà!
Torna, o Signore, non tardare più,
compi la promessa: vieni, o Gesù!
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