9 il trovante - Benvenuto su alpeselviana.com
Transcript
9 il trovante - Benvenuto su alpeselviana.com
9 IL TROVANTE Come già evidenziato nella scheda “La posizione geologica dell’Alpe Selviana”, l’Alpe poggia su un deposito morenico che si è formato su un terrazzo di granito. Il deposito situato ai lati ed al termine del percorso del ghiacciaio è composto da limo, sabbia e pezzi di roccia staccatisi dalla montagna e raccolti dallo stesso lungo il suo percorso. Le pietre presenti in un deposito morenico si presentano con i contorni più o meno arrotondati, questo dato varia a seconda della lunghezza del percorso effettuato, dello sfregamento con altri elementi e dalla composizione chimica del masso stesso. I massi erratici, data la facile reperibilità, venivano spesso usati per la costruzione di case e di muri di cinta. Il loro utilizzo consentiva allo stesso tempo di liberare pascoli e campi da questi ingombri. Essendo le pietre di forma irregolare, si creavano problemi di stabilità dei muri che venivano quindi costruiti avvicinando le pietre il più possibile una all’altra e riempiendo gli spazi con schegge e calce. Dove possibile, soprattutto nei punti critici delle costruzioni (spigoli delle case e sommità dei muri di cinta), si preferiva utilizzare pietre pesanti e squadrate. Alcuni esempi: il muro in pietra a vista all’interno del salone ed il muro di cinta vicino al cancello d’entrata dell’Alpe Selviana. In questo punto del percorso didattico ci troviamo di fronte ad un masso erratico (o trovante) di granito. Ad una prima osservazione, il masso appare di forma arrotondata. Osservandolo attentamente notiamo invece che presenta una faccia piatta con contorni a spigolo vivo. La faccia piatta presenta, lungo tutto il suo perimetro, diverse “tacche” distanziate fra loro 8-10 cm. Le tacche indicano che il masso è stato tagliato dall’uomo usando i “punciot”. Il masso erratico di granito I punciot, termine dialettale con cui si indica il cuneo a punta mozza usato per tagliare la pietra, venivano utilizzati già in tempi antichi per tagliare pietre anche molto grosse. GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA Coop. Agric. “Il Glicine” Via Selviana 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: [email protected] ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: [email protected] www.lagodorta.net 39 L’impiego dei “punciot” è il seguente: si traccia sulla pietra la linea dove si deve effettuare il taglio. La direzione del taglio non può essere arbitraria ma deve tenere conto del tipo di pietra e della sua eventuale tendenza naturale a fratturarsi. Usando la punta e la mazzetta si ricavano dei fori a sezione rettangolare disposti lungo tutta la linea stabilita. I fori sono distanziati fra di loro di 8-10 cm e terminano a punta ad una profondità che varia dai 5 ai 10 cm in base alla misura della porzione di masso da staccare. Dopo aver eseguito tutti i fori si introduce in ognuno un ferro a punta mozza, il punciot, della stessa dimensione della punta precedente. Non toccando il fondo del foro, il punciot agisce soltanto sulle pareti dello stesso, come un cuneo. Posizionati tutti i punciot si inizia da un capo della fila a picchiare un colpo di mazza sul primo, poi sul secondo e via dicendo fino all’ultimo, quindi si ricomincia. Si continua così fino a taglio ultimato. In questo modo si produce una tensione interna alla roccia che può spezzare massi enormi. I punciot in posizione per il taglio Su questo masso si osserva inoltre un foro a sezione quadrata che serviva probabilmente a sorreggere l’incudine su cui si “batteva” la falce con un martello. Ciò serviva a rendere più sottile la porzione di lama successivamente affilata con la cote (pietra abrasiva ad uso manuale). Ciò fa pensare che in tempi passati in questo luogo si effettuasse la fienagione. PER FAVORE NON SALIRE SUL MASSO 40 altrimenti distruggi i licheni. 9b IL GRANITO E I SUOI MINERALI PRINCIPALI Origine. Il granito è una roccia di origine magmatica intrusiva, in pratica è magma raffreddato lentamente in profondità. Più è lento il tempo di raffreddamento e più sono grossi i granuli del granito. 9 Età. Con vari sistemi di analisi si calcola che la massa di granito del Monte Mottarone sia giunto alla posizione attuale circa 40 milioni di anni fa. Il granito del Mottarone fa parte della formazione dei “graniti dei laghi” che si estende dal Biellese al Lago Maggiore. Composizione. Il granito è composto da 4 minerali principali: Quarzo (33%), lucentezza vitrea, da trasparente a translucido, incolore, si presenta anche in varie tonalità di grigio e marrone. Ortoclasio (32%), lucentezza porcellanacea, opaco, da bianco avorio a rosa fino a rosso. Plagioclasio (31%), lucentezza porcellanacea, da opaco a translucido, bianco. Mica, lamette nere, lucide, facilmente sfaldabili. Sono presenti anche altri minerali, al momento ne sono stati ritrovati circa 70, ma in quantità irrilevanti ai fini pratici. GRANITO ROSA QUARZO ORTOCLASIO PLAGIOCLASIO MICA I minerali principali del granito Il granito più diffuso è quello bianco. A Baveno viene estratto un granito rosa famoso in tutto il mondo che deve il suo colore a piccole percentuali di ferro contenute nell’Ortoclasio. Ad Agrano, a monte dell’Alpe Selviana, veniva estratto fino al 1995, un granito molto simile a quello di Baveno. GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA Coop. Agric. “Il Glicine” Via Selviana 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: [email protected] ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: [email protected] www.lagodorta.net 41 I granuli del granito sono cristalli deformatisi uno contro l’altro per mancanza di spazio. A volte nel granito sono presenti spazi vuoti, lasciati da bolle o fessure piene di liquidi imprigionati nel magma in via di raffreddamento, in cui i minerali trovano lo spazio per svilupparsi liberamente. Si vengono così a formare delle cristallizzazioni estremamente affascinanti dal punto di vista estetico e molto rare. ricercate dai collezionisti di minerali di tutto il mondo. Utilizzo: il granito è una roccia molto dura e, come tale, si presta alla preparazione di pavimentazioni soggette a grande usura, come pavimenti di stazioni, negozi, piazze ecc. Il grande effetto estetico del granito lucidato, in particolare di quello rosa, rende questa roccia un materiale ideale anche per opere monumentali e colonne. Viene inoltre utilizzato per piani di lavoro, ad esempio per banchi bar e cucine, e anche per pavimentazioni di pregio, magari intarsiando o alternando graniti di varie sfumature cromatiche. A titolo di esempio è stato usato il granito di Baveno per molte delle colonne del Duomo di Milano e della stazione di Genova. Con lo stesso tipo di granito sono state ricavate infinite soglie, gradini di scale, voltini di infissi, cordoli di marciapiedi, pavimentazioni di stazioni e metropolitane di tutta Italia. Monumenti di granito di Baveno si trovano in tutto il mondo; ne sono due esempi i monumenti di Cristroforo Colombo a New York e a Chicago. 42 9c 10 I LICHENI Cosa sono I licheni sono il risultato di una simbiosi mutualistica (ossia di una convivenza con utilità reciproca) fra alghe e funghi. L’alga, grazie alla sintesi clorofilliana, fornisce al fungo le sostanze che gli servono, il fungo protegge l’alga dalle condizioni atmosferiche avverse. Aiutandosi a vicenda nel lichene l’alga ed il fungo riescono a sopravvivere a condizioni estreme. Infatti i licheni sono presenti in ogni ambiente emerso della terra: dalle rocce del Sahara a quelle del polo nord, Licheni fogliosi e crostosi dalla punta della montagna più alta all’Amazzonia. Si può definire il lichene anche come “simbiosi per fame”, che si attua quando le condizioni ambientali sono avverse a entrambi i simbionti, se le condizioni si modificano a favore di uno dei due questo può prevalere fino a soffocare l’altro. Funzione colonizzatrice I licheni hanno una funzione importante come primi colonizzatori delle rocce. Quando una roccia viene messa a nudo a causa di una frana di un’eruzione vulcanica, a causa dello scioglimento del ghiaccio che la ricopre o altro, il primo vegetale che la colonizza in genere è un lichene. Grazie alle sostanze che il lichene emette la roccia viene corrosa e disgregata in superficie. Le piccole nicchie che si formano vengono lentamente riempite di humus, prodotto dagli stessi licheni, che fornisce il substrato per l’insediamento dei muschi a cui seguono erbe ed arbusti, fino ad arrivare agli alberi. Utilità per l’uomo Utilizzo dei licheni: tutti conosciamo i licheni come alimento per le renne, meno conosciuto è invece il loro utilizzo come cura (reale o empirica) contro varie affezioni come tosse e malattie polmonari in genere (Cetraria islandica e Lobaria pulmunaria), febbre (Xanthoria parietina), idrofobia e altro. Certi licheni vengono usati come alimento, altri come spezie, altri ancora per ricavarne dei profumi. Attenzione a non ingerirli se non li conoscete bene. Ci sono licheni che mescolati ad una polpetta venivano usati per uccidere le volpi. Alcuni licheni sono utilizzati ancora oggi per tingere la lana. Dato che i licheni sopravvivono anche ad altezze in cui le radiazioni ultraviolette sono fortissime si cerca di carpirne il segreto per produrre farmaci antitumorali per la pelle. GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA Coop. Agric.“Il Glicine” Via Selviana 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: [email protected] ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: [email protected] www.lagodorta.net 43 Indicatori di inquinamento La selezione dei licheni ha portato allo sviluppo di specie adatte anche alle condizioni ambientali estreme presenti sul nostro pianeta. Per contro la loro grande capacità di assorbire le sostanze presenti nell’aria li ha resi estremamente sensibili all’inquinamento, in città infatti i licheni sono quasi scomparsi. Grazie alla loro estrema rispondenza verso le sostanze inquinanti vengono usati per monitorare l’ambiente. Non tutti i licheni sono ugualmente sensibili all’inquinamento, ma la mancanza di alcune specie in un determinato luogo può dare indicazioni interessanti riguardo al degrado dello stesso. Alcune specie vengono usate in quanto “spugna” poiché assorbono sostanze presenti nell’aria che possono essere successivamente misurate con analisi chimica. In base alla forma di crescita i licheni sono distinguibili in tre principali categorie: Licheni crostosi Formano patine aderenti al substrato su cui crescono (roccia, corteccia o terra). Alcuni licheni crostosi vivono dentro le microfessure delle rocce lasciando all’esterno solo i corpi fruttiferi. Altri vivono dentro il legno. I più primitivi fra i licheni crostosi appaiono come un ammasso di polvere (licheni pulverulenti) che formano colonie in posti riparati dall’impatto diretto delle gocce di pioggia che altrimenti li laverebbe via. I licheni crostosi più appariscenti formano delle macchie tondeggianti sulle rocce e crescono molto lentamente. La colonia può aumentare il suo diametro anche solo di 4 mm in cento anni. Licheni fogliosi Si staccano parzialmente dal substrato su cui crescono dove restano ancorati in posizione più o meno parallela grazie alle rizine, specie di radichette aventi funzione di ancoraggio e che allo stesso tempo servono anche ad aumentare la superficie di contatto con l’aria. La crescita dei licheni fogliosi è molto incentivata dalla presenza di azoto e di sali minerali. In montagna è comune vedere licheni rigogliosi sulla punta delle rocce o in corrispondenza dei bordi; queste sono le zone più frequentate dagli uccelli e quindi le più concimate. Licheni fogliosi Licheni frutticosi Sono i licheni che crescono a forma di cespuglio con ramificazioni più o meno abbondanti. Fanno parte di questa categoria i licheni che nutrono le renne. Nei paesi nordici i licheni coprono enormi distese che assomigliano ai nostri prati d’erba. In occasione di una visita di Lapponi all’Alpe Selviana ci hanno spiegato che c’è una grossa differenza rispetto al nostro pascolo: il luogo in cui un branco di renne ha pascolato i 44 licheni non può più essere pascolato per trent’anni, il tempo necessario ai licheni per ricrescere. Fanno parte dei licheni frutticosi anche le “barbe di bosco”, licheni di diverse specie che crescono a penzoloni sui rami degli alberi in alta montagna. Ci sono sfumature infinite fra queste tre categorie. Ecco i licheni sul nostro masso erratico: Licheni crostosi Formano delle colonie a macchia tondeggiante, crescono molto lentamente Licheni endolittici (crostosi) Crescono dentro la roccia. Creano macchie di colore nero. Licheni fogliosi Più abbondanti sul perimetro di questo masso piatto perché questa è la zona più frequentata dagli uccelli e quindi la più concimata. Licheni pulverulenti Si sono stabiliti in zone riparate per evitare di essere portati via dalla pioggia. Il masso erratico con i licheni 45 10 ALBERI PIONIERI E BOSCO STABILE Riprendendo l’argomento della vegetazione spontanea e di quella guidata dall’uomo, già affrontata al n°7, abbiamo in questa zona del sentiero didattico un esempio pratico di lotta fra i vegetali. Il sentiero che percorriamo attraversa due tipi di bosco. A monte un bosco chiaro formato in prevalenza da betulle e pioppi le cui foglie piccole e tremolanti permettono un parziale passaggio della luce solare. Durante l’autunno le foglie cadute a terra si decompongono velocemente e coprono il terreno di strame solo per breve tempo, mantenendo le condizioni necessarie alla sopravvivenza di alcuni tipi di erba e della felce aquilina (in questo caso più rada e bassa che in terreno aperto). Si può quindi osservare come betulle e pioppi abbiano il sopravvento sulle felci nella lotta verso il bosco stabile. Questo momento di lotta rappresenta il passaggio da pascolo abbandonato a bosco stabile. Bosco di betulle A valle un bosco composto prevalentemente da castagni e querce. Entrambe le essenze hanno foglie grosse e spesse che formano una chioma fitta che trattiene quasi tutta la luce solare. Le foglie che cadono a terra in autunno si decompongono lentamente, impedendo ai semi di germogliare e oltrepassare lo strato che ricopre il suolo. Il sottobosco è quindi quasi assente e formato solo da qualche rara felce aquilina esile e da piccoli rovi. Soltanto nei luoghi umidi si sono insediati i muschi e le felci che non richiedono molta luce. Bosco di castagni GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA Coop. Agric. “Il Glicine” Via Selviana 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: [email protected] ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: [email protected] www.lagodorta.net 46 All’Alpe Selviana si riproduce nelle coltivazioni il principio che limita la crescita dell’erba nel bosco con una tecnica agronomica denominata “pacciamatura organica”: le foglie e l’erba tagliata nelle piantagioni sono utilizzate per coprire il terreno in modo da ostacolare la crescita dell’erba in prossimità delle piante coltivate, in questo modo si riesce anche a mantenere il terreno umido. L’apporto di sostanza organica permette altresì la formazione dell’ humus direttamente sul posto. Alcune osservazioni riguardanti la manutenzione del pascolo: E’ errato pensare di eliminare l’invasione della felce aquilina utilizzando il fuoco perché queste spunteranno più rigogliose di prima. Le felci aquiline devono essere tagliate costantemente (per diversi anni), possibilmente prima che si apra il ricciolo apicale. Risultati migliori si otterrebbero strappandole facendo attenzione a non tagliarsi (usare guanti robusti). Il taglio delle felci è seguito da una crescita spontanea di rovi che devono essere strappati prima che l’apice del pollone tocchi il suolo provocandone la moltiplicazione per capogatto, termine con cui si indica il radicamento dell’apice del pollone, cosa che avviene tra agosto e settembre. Le ginestre, che durante la primavera regalano colore ai pascoli grazie al colore giallo dei fiori, devono essere strappate poiché si rischierebbe un’invasione, infatti i semi di questa specie vengono “sparati” lontano dai baccelli che si aprono di scatto facendo da fionda. In questo modo la ginestra si propaga molto velocemente. Strame di betulla Strame di castagno e quercia 47 11 IL TORRENTE PESCONE Al punto n° 11 del sentiero didattico ci troviamo nella zona delle cascate del torrente Pescone, il maggiore immissario del Lago d’Orta. ATTENZIONE a non scivolare, tenere per mano i bambini! Parte dell’acqua del torrente viene deviata a monte dell’Alpe Selviana per alimentare, attraverso la condotta forzata che vediamo all’entrata dell’Alpeggio, la turbina della centrale elettrica posta a valle dell’Alpe. Parte viene invece prelevata per rifornire i bacini idrici dei Comuni di Omegna e Pettenasco. Il Pescone nasce nella “valascia”, una delle vallette terminali del Monte Mottarone e lungo il suo percorso raccoglie le acque di altri torrenti (Bottigetto, Pesconetto ecc.). Il percorso iniziale si snoda in un ambiente granitico, lungo scivoli viscidi ed attorno a massi che sembrano erratici, in realtà sono residui dell’antica crosta di granito erosa dal tempo. Più a valle il Pescone raccoglie veri massi erratici depositati da antichi ghiacciai, e li accompagna verso valle sfruttando la potenza dell’acqua durante i temporali estivi (il ghiaione ed i massi non granitici depositati nelle lanche hanno questa origine). Il torrente prosegue poi il suo percorso uscendo dall’alta valle del Pescone, che all’altezza dell’Alpe Tògn, si chiude a catino lasciando soltanto uno stretto passaggio che permette il deflusso dell’acqua. Più a valle inizia la serie delle cascate dell’Alpe Selviana che termina con l’orrido. Dopo un breve tratto pianeggiante la seconda serie di cascate in località Pescone chiude definitivamente la vita selvaggia del torrente che da qui diventa più domestico. Un tempo il torrente era parte attiva della civiltà contadina ed industriale, le sue acque erano utilizzate per il funzionamento di mulini e tornerie (ora diroccate) e per irrigare campi e prati (ora abbandonati). Il torrente Pescone si immette nel Lago d’Orta presso Pettenasco. Una delle cascate del torrente Pescone nei pressi dell’Alpe Selviana GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA Coop. Agric. “Il Glicine” Via Selviana 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: [email protected] ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: [email protected] www.lagodorta.net 48 Curiosità: - Le rocce granitiche presenti all’Alpe Selviana sono di colore bianco, mentre la sabbia depositata sul fondo delle lanche è rosa perché a monte il granito è di colore rosa. - Il granito sul quale scorre l’acqua è levigato a causa dell’effetto erosivo dell’acqua stessa e della sabbia trasportata che ha un “effetto lima.” - Il granito tende a “sgranarsi” poiché uno dei suo componenti, il feldspato, si decompone, anche se molto lentamente, a contatto con l’acqua. In questo modo viene a mancare un componente dell’incastro dei granelli che compongono il granito che quindi collassa formando il sabbione che il torrente porta a valle. Oltre a questo motivo chimico il granito, come tutte le altre rocce, si sgretola anche a causa della dilatazione termica specifica diversa dei minerali che lo compongono e che si staccano una dall’altro per sfregamento. A Pettenasco è stata ristrutturata un’antica torneria del legno visitabile dall’anno 2000. Il recupero dell’edificio ha permesso di riscoprire l’importanza e le tradizioni del passato e di far rivivere le testimonianze di coloro che sino a qualche decennio fa, proprio lungo il corso del torrente Pescone, avevano ubicato le proprie aziende traendo l’energia dalla forza dell’acqua. La valle del Pescone vista dalla cava di granito. Sullo sfondo il Lago d’Orta e l’Isola di San Giulio 49