Franco Piavoli: «Il mio cinema per l`enciclica di papa Francesco»
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Franco Piavoli: «Il mio cinema per l`enciclica di papa Francesco»
40 jI2ZJhhb4FUmkrnEtkPTsscIe6d2lEvDhJkhPz6RSRE= Giovedì 28 gennaio 2016 · GIORNALE DI BRESCIA CULTURA&SPETTACOLI [email protected] L’anticipazione Nuovi progetti per il regista di Pozzolengo Franco Piavoli: «Il mio cinema per l’enciclica di papa Francesco» Esce in primavera il film sul ballo in piazza; in città una serata-omaggio tra gli incontri sulla «Laudato si’» Enrico Danesi Premiata Forneria Marconi e ci mantiene, almeno in parte, in terra bresciana. Vedremo... Per il momento esiste la certezza di un’ opera di 45 minuti (un mediometraggio, dunque), che prende le mosse da una celebrazione che si svolge ogni giugno in una località di Monzambano, nel giorno dei santi Pietro e Paolo, sul sagrato della chiesa. Essa termina con una (curiosa) variante del classico «Ite, missa est», per cui il parroco esorta così i suoi fedeli: «La messa è finita, andate a ballare!». Il pianeta Piavoli alla conquista dell’Europa? I segnali ci sono: un nuovo film, cui manca solo il titolo; «Il pianeta azzurro» (1982) che apre il Festival di Pamplona, dopo aver folgorato a ottobre gli spettatori di Roche-sur-Yon, proposto dal gardonese Paolo Moretti che dirige la kermesse francese; una personale al Centre Pompidou di Parigi, a marzo; infine, l’omaggio di Brescia, che associa la natura La festa. Lo sguardo di Piavoli firmata Piavoli alla riflessione si concentra su ciò che segue: di Papa Francesco su valore e «Mi hanno sempre affascinasplendore del creato. È, in- to - confessa - le dinamiche somma, un periodo straordi- delle feste popolari: i piccoli nario per il più grande regista sulle giostre; i ragazzi davanti bresciano di sempre, Franco ai bar; la generazione di mezzo trascinata oggi da ritmi suPiavoli da Pozzolengo. damericani; menMa andiamo tre i più anziani gucon ordine: gli in- Il suo «Pianeta stano i piaceri delviti spagnolo e pa- azzurro» ai la tavola ma sono rigino (accetterà festival francesi pronti, se capita, a solo quest’ultimo, e spagnoli; il lanciarsi nelle dane troverà esposti anche gli scatti e i Centre Pompidou ze tradizionali». A prescindere dalla dipinti di una vita) gli dedica normale suddiviconfermanoquan- una personale sione degli interesto questo autore ottantaduenne - con il suo ci- si per fasce d’età, Piavoli riconema polifonico, che dà for- nosce che il richiamo del «calma allo scorrere delle stagioni cinculo» ha catturato anche della vita e del cuore fissando- lui: «mi sono divertito un monle in immagini che sono ma- do a fare quest’esperienza targìe di suoni e colori - possa an- diva, che tra l’altro mi ha permesso ottime riprese in movicora offrire al nostro tempo. mento». In attesa del nuovo lavoro, Il nuovo film. In primavera arriverà l’ultima fatica, a sette la possibilità di incontrare Piaanni (intervallo che il «pigro» voli e assaporarne l’arguzia e Piavoli ha raramente disatte- le intuizioni mai banali, si maso nella sua storia creativa) da terializzerà a Brescia la sera di «L’orto di Flora», contributo mercoledì 3 febbraio. Al Nuodecisivo alla «Terra Madre» di vo Eden, in città, andrà in sceOlmi. Non c’è titolo, per ora: na «Omaggio a Franco PiavoFranco pensava a «Sagra», poi li», organizzato dalla Coperatia «Giorno di festa», che richia- va Cattolico-Democratica di ma l’estro malinconico di Jac- Cultura all’interno di un ciclo ques Tati. Gli abbiamo sugge- di incontri dedicati alla «Laurito «È festa!», che suona tanto dato si’» di papa Francesco (il / programma completo sarà reso noto nei prossimi giorni). In principio Piavoli, con la consueta modestia, si è schermito, quasi spaventato per l’accostamento: «Io parlo attraverso le mie opere. Se qualcuno vede la possibilità di accostare quanto ho raccontato in immagini alla riflessione del pontefice sulla natura, la cosa mi fa piacere, ma faticherei ad argomentarla con le parole». Poi ha accettato la sfida, convenendo che «è un’occasione per parlare del rapporto dell’uomo con la terra: una relazione controversa, che richiede applicazione per dare buoni frutti». Per il pubblico, l’opportunità di immergersi nell’universo di un artista unico, fiore prezioso di un mondo che ha bisogno di (conservare) bellezza. // Sulla giostra. Riprese in movimento sul calcinculo per il nuovo film dell’82enne regista bresciano Il maestro. Franco Piavoli immortalato al lavoro dietro la cinepresa L’INTERVISTA Mario Piavoli, figlio e collaboratore del grande cineasta, al suo primo lavoro totalmente autonomo «DA PAPÀ HO APPRESO IL GUSTO PER LA LIBERTÀ» Enrico Danesi F acile dire «figlio d’arte». Ma essere tale, per Mario Piavoli, non ha significato porte spalancate nel cinema o contatti illustri per bruciare le tappe. Al contrario, ha rappresentato la fatica (ma anche la soddisfazione) di un apprendistato sul campo, che ha toccato ogni aspetto della fase realizzativa di un’opera cinematografica, a stretto contatto con il padre Franco, che ha fatto della libertà espressiva una bandiera mai ammainata. A lungo associato al montaggio (in cui eccelle: con il passaggio al digitale, ora è prezioso supporto per molti autori abituati al glorioso lavoro in moviola), il quarantaseienne Mario ha realizzato regie su committenza. Ora l’esordio autonomo, con «Il suono del mio passo», appena terminato, che prende il titolo da un verso di «Impressioni di settembre» della PFM: Mario ha scritto il soggetto e curato fotografia, regia, fare la sua strada, se avrà gambe... montaggio, produzione. Tu ami la musica. Per questo hai Mario: da dove deriva l’idea? coinvolto nel progetto Luca Mi ha ispirato la natura selvaggia Formentini, compositore (oltre che che ho trovato in un microcosmo della produttore di vini), e hai scelto il Val di Vesta; poi il film è cresciuto più musicista desenzanese Pier Silva libero, stimolato dalla peculiarità di come interprete? quest’area, in una delle vallate È una questione di sensibilità, che lombarde più isolate che esista, conoscevo in Luca, e che presentivo in nonostante la prossimità fisica agli Pier, di cui mi aveva colpito anche la spazi della quotidianità. Racconto un fisionomia, secondo me adatta a viaggio di quarantotto ore in cerca di interagire con la natura del film. un altrove come mezzo per la Collaborare con tuo conoscenza di sé, dentro il paesaggio straniante di un Con «Il suono del padre ti ha influenzato? Senza dubbio il mio fiordo in cui acqua, roccia, mio passo» un «sguardo» cinematografico flora, fauna e cemento (sì, ci viaggio nella deve molto a mio padre, con sono anche le tracce di un natura specchio cui mi è sempre piaciuto passaggio dell’uomo) dello spirito confrontarmi. Posso riflettono la sfera emotiva e confermare che il suo modo spirituale del protagonista di lavorare, dal concepimento dell’idea che lo percorre. a tutte le fasi realizzative, avviene in Con che tempi hai girato? modo indipendente: una libertà che si I sopralluoghi risalgono a settembre è guadagnato e che fa bene a tenersi 2014, le riprese all’estate 2015. Ora il stretta. film, che dura 25 minuti, è pronto per