Le teorie della crescita - Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini
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Le teorie della crescita - Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini
LA MOTIVAZIONE E’ un processo decisionale attraverso il quale un individuo sceglie i risultati desiderati e attiva i comportamenti necessari per raggiungerli Motivazione e bisogni Le motivazioni sono fattori appresi che influenzano il comportamento umano e conducono a perseguire obiettivi specifici in quanto socialmente rilevanti Origine delle teorie motivazionali Schieramento volontarista Schieramento tecnologico. Lo schieramento volontarista riorganizzazione del lavoro in modo che i compiti affidati agli uomini siano più intelligenti, più responsabili e più dotati di senso presupposti di questa posizione a. lavori più ricchi di contenuti intelligenti e responsabili=maggiore soddisfazione e crescita della personalità; ciò oltre ad essere un valore in sé, è anche la premessa per un maggiore coinvolgimento dei soggetti nelle organizzazioni, minore assenteismo minore conflittualità, ecc.; b. la tecnologia non predetermina rigidamente un solo modo in cui lavorare, ma consente dei margini di libertà, che devono essere scoperti e sfruttati in modo da ridisegnare i lavori con contenuti più ricchi del passato. La posizione tecnologica Il superamento del Taylorismo sarà permesso dal progresso tecnologico in quanto tale e non dalla ricerca volontaristica di modelli alternativi all’interno delle tecnologie tradizionali. L’industria di processo in campo chimico, l’automazione, la robotica, l’informatica applicata ai pro cessi produttivi come ai lavori d’ufficio, costituiscono la base materiale che rende tecnicamente possibile ed economicamente conveniente il passaggio ad una fase post-tayloristica del lavoro umano e diventano una prospettiva generale, connessa alla evoluzione tecnologica del lavoro umano’. L’affermazione della posizione tecnologica La storia ha dato ragione alla posizione tecnologica. Il «modo nuovo di lavorare», che all’inizio degli anni ‘70 era oggetto di rivendicazione sindacale da un lato e di sperimentazioni generose ma economicamente proibitive dall’altro (lavoro a isola, gruppi omogenei, ricomposizione di mansioni, ecc.) si è realizzato con la rivoluzione informatica Teorie motivazionaliste o di realizzazione della personalità Sviluppatesi in particolare negli Usa tra gli anni ‘60 e ’70 A queste teorie va riconosciuto: di avere interpretato il bisogno diffuso di uscire dalla afflizione dei lavori ispirati al dogma tayloristico e più in generale alla precettistica classica dell’organizzazione; di avere legittimato questa esigenza sulla base di una nuova e più complessa antropologia dei bisogni dell’uomo; di rappresentare altresì un superamento sostanziale delle Relazioni Umane, nel senso di rivendicare mutamenti reali nei contenuti di lavoro e non soltanto interventi manipolatori sulla psiche umana. La scuola motivazionalista Caratteristica principale è di impostare in termini favorevoli all’uomo il rapporto tra organizzaziore e soggetti che vi lavorano. Al primo posto vanno messi i bisogni dell’uomo ed in particolare quello di autorealizzazione sul lavoro e le organizzazioni devono essere giudicate in base al grado in cui si adattano a questa esigenza La scala dei bisogni di Maslow Bisogni di auto-realizzazione Bisogni dell’ego Bisogni sociali Bisogni di sicurezza Bisogni fisiologici La riprogettazione delle mansioni Una fabbrica con salari bassissimi e frequenti infortuni sul lavoro; qui offrire un ambiente sociale più gradevole o un lavoro più stimolante non desterebbe alcun interesse e probabilmente apparirebbe come una provocazione per eludere il bisogno reale di paghe più alte e di condizioni di lavoro più sicure. Si immagini all’opposto un ufficio con alti salari, ambiente fisico confortevole, adeguati riconoscimenti sociali, ma dove il lavoro monotono, piatto, privo di contenuti decisionali, incapace di coinvolgere l’interesse delle persone che lo eseguono. Lo schema di Maslow prevede che in questi casi alzare ulteriormente gli stipendi o dare più prestigiosi simboli di status serve poco per combattere la diffusa insoddisfazione provocata dal lavoro in sé. Quei provvedimenti verranno percepiti come dei surrogati per la mancata soddisfazione del bisogno collocato all’ultimo livello della scala, quello dell’autorealizzazione in un lavoro dai contenuti intelligenti. È in queste situazioni che secondo Maslow, il problema più sentito diventa quello di riprogettare le mansioni e più in generale l’intera struttura organizzativa, in modo di pervenire ad un più avanzato equilibrio tra bisogni umani e motivazioni all’agire La scala dei bisogni di Maslow e una sua lettura in chiave evoluzionistica All’interno della storia dell’industrializzazione possiamo distinguere: •una prima fase caratterizzata da diffusa carenza di beni materiali e da precarietà del lavoro, in cui i bisogni più sentiti erano salari più elevati e maggiore sicurezza di impiego. In questa luce, il taylorismo può apparire come la risposta storicamente più adeguata per conciliare gli interessi dell’azienda con la soddisfazione di quei bisogni primari. •Quando questi bisogni cominciarono ad essere soddisfatti, emersero altri bisogni di adattamento sociale. Relazioni Umane, simboli di prestigio, riconoscimenti sociali di varia natura furono le iniziative che il management adottò per risolvere le nuove tensioni. •Ma anche queste iniziative erano destinate ad esaurirsi mano a mano che maturavano le condizioni per il passaggio a nuovi e più elaborati livelli di bisogni. Questo spiega perché l’obiettivo di dare al lavoro contenuti più gratificanti sia divenuto un problema socialmente sentito solo in tempi relativamente recenti- Teorie motivazionaliste. CRITICHE ALL’IMPOSTAZIONE EVOLUZIONISTICA Per quanto suggestiva questa interpretazione dei bisogni umani suscita alcune riserve sostanziali. proprio a causa della sua impostazione evoluzionistica. È difficile che nella vita di un uomo, e tanto meno in una intera epoca storica si possano individuare fasi caratterizzate da un solo livello dominante di bisogni (se fosse così non si comprenderebbe ad esempio la creazione artistica in condizioni di penuria di Beni materiali). D’altra parte, ammettere che i soggetti hanno strutture specifiche dei bisogni che si discostano dall’ordine suggerito da Maslow significa mettere in crisi la stessa attendibilità del modello. Chris Argyrls: il conflitto tra Individuo e organizzazione in maggiore evidenza il contrasto tra le esigenze dell’individuo e le esigenze delle organizzazioni formali strutturate secondo i principi classici del management (Taylor, Urwick, Mooney, Fayol, ecc.). Per Argyris il processo di crescita psicologico dell’individuo consiste nel passaggio dallo stato di infanzia a quello di maturità. Questo passaggio è caratterizzato da alcune trasformazioni fondamentali: da uno stato di passività ad uno di attività; da uno stato di dipendenza da altri ad uno di relativa indipendenza; da pochi e rituali modi di comportamento ad una pluralità di modi; da interessi vaghi casuali e superficiali a interessi più profondi da prospettive di breve termine spesso legate esclusivamente al presente a prospettive temporali più lunghe da uno stato di posizione subordinata nella famiglia e nella società ad una posizione di uguaglianza se non di superiorità; da una mancanza di consapevolezza di sé ad una crescita di autocoscienza e di controllo su se stesso La realizzazione dello stato adulto Non è detto naturalmente che lo stato adulto venga sempre pienamente realizzato. Ciascuna delle dimensioni in precedenza indicate può essere considerata come un continuum sul quale è possibile definire lo sviluppo di ogni essere umano a un determinato momento della sua esistenza. Tuttavia il grado di maturità di un soggetto non è definita soltanto dal punto in cui egli si colloca lungo quei vari continuum, ma anche dal grado in cui egli permette ad altri soggetti di fare altrettanto. Essere maturo non è una condizione solitaria ed egoistica, ma è una condizione sociale di reciproca interazione. Un requisito fondamentale della maturità psicologica di un essere umano è quello di non inibire la crescita di altri soggetti verso la loro personale maturità. Questa dimensione interattiva della crescita della personalità richiede quindi che anche le organizzazioni dove gli uomini cooperano per raggiungere fini collettivi siano strutturate in modo da favorire quelle esigenze. I principi della precettistica classica per ogni organizzazione formale: Il modo in cui si lavora nelle grandi organizzazioni moderne impedisce lo sviluppo di queste caratteristiche e condanna gli uomini a restare in uno stato psicologicamente regredito e infantile. Una prima caratteristica di quelle organizzazioni è la razionalità formale e impersonale ed impone agli uomini di agire in campi di competenze e con procedure predeterminate. Dalla razionalità degli obiettivi di impresa discendono i quattro principi che la precettistica classica considera cardinali per ogni organizzazione formale: •la specializzazione dei compiti, •la gerarchia, •l’unità di comando, •la sfera di controllo. La specializzazione dei compiti moltiplica il rendi mento lavorativo, ma frena la naturale ricerca umana delle novità e sviluppa solo «poche e superficiali capacità», mentre le altre sono condannate ad una lenta atrofia. Il principio gerarchico, l’unità di comando e la sfera di controllo se da un lato garantiscono l’ordinato funzionamento dell’organizzazione, dall’altro tendono a rendere gli individui passivi e subordinati, con un ristretto campo di responsabilità, un controllo minimo sul proprio lavoro quotidiano. Logica di funzionamento delle organizzazione formali e le esigenze di crescita umana Alle organizzazioni strutturate secondo i principi tayloristi non interessa disporre di uomini maturi, autonomi, creativi, aperti alla cooperazione reciproca, ma esattamente l’opposto, cioè disporre di uomini disciplinati, conformisti, poco inclini ad assumersi responsabilità non previste, bisognosi di autorità sia per sentirsi protetti che per esercitare un comando autoritario: in sostanza soltanto un popolo di uomini rimasti psicologicamente bambini è funzionale all’O.S.L. Il contrasto tra la logica di funzionamento delle organizzazione formali e le esigenze di crescita umana produce diverse conseguenze negative: sensi di frustrazione e di fallimento progetti di brevissimo periodo legati a circostanze che sfuggono al proprio controllo, stati di rivalità e di propensione al conflitto Accese competizioni individualistiche per salire lungo la scala gerarchica e attenuare così la propria dipendenza dall’esterno; forme di evasione, reale o psicologica dall’organizzazione (abbandonare l’azienda o sviluppare difese psicologiche come fantasticherie, apatia, e disinteresse La prospettiva indicata da Argyris radicale ridefinizione dei compiti lavorativi Mediante creazione di gruppi informali di lavoro che si autogestiscono in modo partecipativo e democratico. Le direzioni aziendali devono consentire e promuovere lo sviluppo di spazi interni autogestiti, con forme di leadership non autoritaria elette dagli stessi dipendenti. La teoria dell’apprendimento organizzativo (Argyris e Schön- anni 70) teoria dell’«apprendimento organizzati vo» che rappresenta una significativa evoluzione del suo approccio. l’organizzazione come un «costrutto cognitivo», ossia come una struttura dove i soggetti non sono soltanto agenti di azione ma anche agenti di apprendimento organizzativo, ossia concorrono attivamente a modificare il modo di vedere la realtà (mappa cognitiva) utilizzato nell’organizzazione. apprendi mento individuale e apprendimento organizzativo. Si ha apprendimento individuale quando la scoperta e la correzione di un errore resta esperienza dei singoli soggetti e non diviene oggetto di conoscenza allargata dentro l’organizzazione. Si ha invece apprendimento organizzativo quando la scoperta e la correzione di un errore diventa oggetto di apprendimento collettivo, con la modifica della memoria e della mappa cognitiva effettivamente utilizzata nell’organizzazione. L’apprendimento individuale perviene alla sua completa realizzazione solo quando si trasforma in apprendimento organizzativo. apprendimento a giro semplice (single loop learning) e a giro doppio (double loop learning) Si ha apprendimento a giro semplice quando la scoperta e la correzione dell’errore consentono di mantenere gli aspetti centrali della mappa cognitiva usata nell’organizzazione. Sì ha apprendi mento a doppio giro quando la scoperta e la correzione dell’errore conducono a nodificare la mappa cognitiva. Con queste nuove formulazioni Argvris cerca di superare definitivamente l’antitesi tra arricchimento della personalità e organizzazione che caratterizzava la prima fase della sua attività scientifico consulenziale. Lo scopo comunque rimane quello di creare stili di leadership, di comunicazione, di controllo e di autoresponsabilizzazione che favoriscano il più possibile la formazione Frederick Herzberg In azienda esistono due tipi di popolazione : Coloro che soffrono le maglie strette dell’organizzazione formale e che reagiscono positivamente a programmi di autorealizzazione Coloro che per varie ragioni trovano in quelle maglie strette la propria nicchia e che non apprezzano programmi volti a toglierli dalla routine Herzberg affronta in termini pratici e teorici l’esistenza di questi due tipi di popolazione (1959; 1966) partendo dalla premessa che i metodi tradizionali di organizzazione lavorativa trascurano le possibilità dell’uomo e conducono ad un sottoimpiego delle risorse umane. Ma il fatto che i soggetti accettino di lavorare a queste condizioni non significa che essi siano motivati. Fattori di soddisfazione ed insoddisfazione nel lavoro Il problema è di come fare affinché il personale trovi dei generatori» autonomi di motivazioni al lavoro. Herzberg affronta il problema riflettendo sui risultati di alcune sue ricerche sui fattori che stanno all’origine dei sentimenti di soddisfazione ed insoddisfazione al lavoro. Ai soggetti esaminati si chiedeva di elencare: quali avvenimenti della loro vita professionale avevano provocato soddisfazione quali avvenimenti avevano provocato insoddisfazione. Dall’analisi dei risultati emergeva che i fattori che avevano maggiormente contribuito a generare soddisfazione riguardavano i contenuti del lavoro in quanto tali, mentre i fattori di insoddisfazione erano maggiormente rappresentati dall’ambiente di lavoro e dalla remunerazione. La teoria di Herzberg: Fattori igienici e motivazionali : •I Fattori Igienici riguardano le condizioni esterne di lavoro, come l’ambiente fisico, l’ambiente sociale, la remunerazione •I Fattori motivazionali riguardano il contenuto interno del lavoro, e quindi la capacità di procurare una crescita psicologica della personalità di chi lavora La tesi di Herzberg è che i fattori igienici non possono in quanto tali procurare una reale soddisfazione. Il miglioramento dei fattori igienici (più salarìo, più comfort, ecc.) può portare soltanto a una minore insoddisfazione ma questa non si tradurrà mai nella comparsa di una soddisfazione in senso positivo. Per avere una soddisfazione reale in positivo occorre agire su altri Fattori riguardanti la natura stessa del lavoro, nonché le motivazioni dell’uomo ad eseguire tale lavoro. Le dimensioni della soddisfazione ed insoddisfazione del lavoro Soddisfazione e insoddisfazione non sono valori positivi e negativi posti lungo un’unica dimensione, ma danno luogo a due dimensioni distinte Insoddisfazione Fattori igienici (ambientali) Fattori motivazionali -1 Assenza di soddisfazione 0 Assenza di insoddisfazione 0 1 Soddisfazione 1 Tipi di rapporto tra l’uomo ed il lavoro secondo Herzberg TIPO DI RAPPORTO 1. Salute mentale ORIENTAMENTO SOGGETTIVO Motivazione PRESENZA DI MOTIVAZIONE SI PRESENZA DI IGIENE SI 2. infelIce Motivazione SI NO 3. Non realizzalo Motivazione NO SI 4. Infelice e non realizzato Motivazione NO NO 5. Inadatto igiene Non pertinente SI 6. Malattia mentale igiene Non pertinente NO 7. Monastico igiene Non pertinente NEGATO «ricercatori di motivazione» e «ricercatori di igiene. Herzberg afferma che le persone possono essere classificate secondo due diversi atteggiamenti fondamentali rispetto al lavoro: I “ricercatori di motivazione” non cercano nel lavoro solo il benessere economico. la sicurezza, il conforto dell’ambiente fisico o la gradevolezza dei propri compagni o colleghi di lavoro, ma soprattutto una soddisfazione intrinseca al lavoro I “ricercatori di igiene “ che, invece, non si curano della gioia intrinseca del lavoro ma sono sensibili soltanto agli aspetti esterni al lavoro in sé, come la remunerazione, l’ambiente, ecc. Soltanto i ricercatori di motivazione, dice Herzberg, possono provare l’esperienza di una soddisfazione del lavoro. i ricercatori di igiene sebbene possano dichiararsi soddisfatti nel senso comune del termine, sono negati a una tale esperienza; nell’ipotesi migliore essi sono, secondo la terminologia di Herzberg, dei «non-insoddisfatti». Le categorie di Herzberg Per i ricercatori di motivazione: la situazione ideale definita di «salute mentale>, è quella di un lavoro che soddisfa tanto le esigenze di crescita dell’ego quanto le esigenze «igieniche». Se i ricercatori di motivazione si trovano in un lavoro che garantisce i fattori «igienici» ma non dà motivazioni, essi si sentono non realizzati. In un lavoro che dia soddisfazione psicologica ma che non sia sufficiente a garantire i livelli minimi attinenti alla sfera di «igiene» (ad es, non è pagato a sufficienza, si svolge in condizioni ambientali proibitive, ecc.). i ricercatori di motivazione si trovano in una situazione che Herzberg definisce «infelice» perché combattuti tra il desiderio di continuare quel lavoro e la necessità materiale di lasciarlo. Per i «ricercatori di igiene: la presenza o assenza di motivazioni non è un problema che si ponga. Essi vengono classificati da Herzberg: o come degli «inadatti,, nel caso che si trovino a fare lavori provvisti di motivazioni che essi non apprezzano; come dei soggetti in condizioni di sofferenza mentale quando sono costretti a svolgere lavori stimolanti ma privi dei soli requisiti «tgienici». Il «tipo monastico») che corrisponde alle situazioni in cui il soggetto trascura sia la soddisfazione intrinseca del lavoro che le condizioni «igieniche» (remunerazione, ambiente, ecc). Le motivazioni al lavoro Le motivazioni al lavoro sono presentate da Herzberg come un ordine di fattori diverso e superiore ai semplici fattori remunerativi e ambientali. Ma in che cosa consistono queste motivazioni? Herzberg risponde che esse affondano le radici nei cosiddetti bisogni superiori dell’uomo: bisogno di autorealizzazione bisogno di riconoscimento sociale bisogni di discrezionalità nell’esecuzione del lavoro bisogno d una continua crescita psicologica che riassume in certo modo i bisogni precedenti, Ma affinché la crescita psicologica sia effettiva occorre che siano soddisfatte alcune condizioni riguardanti l’esecuzione del lavoro I requisiti della crescita psicologica 1. L’ampliamento della conoscenza. il lavoro deve rappresentare uno stimolo continuo ad apprendere nuove nozioni teoriche e pratiche per tenere viva l’intelligenza; 2. aumentate relazioni nell’ambito delle cose conosciute. La conoscenza non deve restare manualistica ma deve diventare uno strumento autonomo di ulteriore conoscenza e di comprensione intelligente della realtà, ossia nella scoperta di nuovi nessi logici tra aspetti differenti del conosciuto; 3. creatività. Non deve limitarsi agli aspetti più spettacolari e originali del lavoro, ma va diffusa in qualsiasi conoscenza, comprensione e decisione dell’individuo; 4. efficacia in condizioni di incertezza, ossia la capacità di decidere autonomamente in situazioni non previste dai modelli di comportamento prefissati. (di potenziare la responsabilità e l’autonomia decisionale dei soggetti); 5. crescita reale. La crescita psicologica deve riguardare le azioni compiute dall’individuo come tale, e non da altri individui con i quali il primo si identifica per ragioni affettive o ideologiche. Ad esempio, la moglie che brilla di luce riflessa per i successi sociali del marito non ha una vera crescita psicologica, così come non l’ha il gregario o il seguace che si identifica con il proprio capo carismatico 6. principio di individuazione. La crescita psicologica deve riguardare l’individuo nell’interezza della sua esistenza e non solo in quanto membro di una organizzazione. Non hanno una vera crescita psicologica quei soggetti che trovano la propria dimensione soltanto nel lavoro, che si alienano per cosi dire nel loro ruolo professionale. Il lavoro per essere veramente gratificante deve dare un arricchimento che trascende la sfera lavorativa per interessare la sua interiorità. Obiettivo del nuovo management assegnare ai ricercatori di motivazioni mansioni ed incarichi tali da permettere di realizzarsi e di progredire. Un uomo che cessa di progredire continuamente nella sua vita e che non apprende nulla dal suo lavoro si limita a vegetare ed è psicologicamente «un moribondo». Il progresso dei singoli interessati sarà maggiore se le loro realizzazioni vengono socialmente riconosciute ed il miglior riconoscimento è quello di assegnare ai soggetti compiti nuovi e più complessi, e che esigono ancora più impegno. Il premio più ambito per un lavoro ben fatto sostiene Herzberg non è tanto un aumento retributivo (anche se ovviamente non è da disprezzare...) ma è il passaggio ad un nuovo lavoro che richiede più talento del primo. criteri I criteri per raggiungere questo obiettivo vengono così enumerati da Herzberg: eliminare le costrizioni inutili; accrescere la responsabilità degli individui nel loro lavoro; affidare l’esecuzione di una unità completa e naturale di lavoro; introdurre compiti nuovi e di maggior impegno intellettuale mediante l’abolizione del vecchio precetto taylorista della distinzione tra progettazione ed esecuzione; dare agli individui compiti specifici che permettano di diventare esperti in un campo particolare di competenze. David McClelland identifica 3 motivazioni fondamentali: Il bisogno del successo (o della riuscita) rispecchia il desiderio di successo e la paura per il fallimento Il bisogno di appartenenza combina i desideri di protezione e socialità con la paura per il rifiuto da parte di altri Il bisogno di potere riflette i desideri di dominio e il timore di dipendenza