I lunedì al sole - Comune di Campello sul Clitunno
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I lunedì al sole - Comune di Campello sul Clitunno
I LUNEDÌ AL SOLE di Fernando León de Aranoa Con Javier Bardem, Luis Tosar, José Ángel Egido. Titolo originale Nieve de Medina. Drammatico, durata 115 min. Francia, Spagna, Italia 2002. Sinossi. Spagna, una città del nord che deve fronteggiare i problemi della crisi industriale. Santa, Josè, Lino, Reina, Amador, Serguei: amici da sempre, che dopo aver perso il lavoro ai cantieri navali, consumano i giorni tra bevute al bar, discorsi filosofici, e improbabili ricerche di nuove occupazioni. Fra le malinconie di un futuro difficile e le gioie momentanee che scrosciano all'improvviso. Sempre pronti a non dimenticare l'unico bene prezioso che è rimasto loro: la dignità. Premi Premi Goya 2003: miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista per Javier Bardem, migliore attore non protagonista per Luis Tosar, miglior attore rivelazione per José Ángel Egido. Festival di San Sebastián: Conchiglia d'oro al miglior film Fotogramas de Plata: miglior pellicola, miglior attore a Javier Bardem. canditatura ai Premi Oscar 2003 come miglior film straniero Critica Come dice il titolo di perfida ironia, i lunedì al sole sono quelli di quattro operai dei cantieri navali di Vigo (Galizia, Spagna del nord), rimasti senza lavoro a causa della riconversione industriale. Chi si arrangia, chi si rode, chi si ribella, chi si umilia, chi soccombe. Ma, ciascuno a suo modo, in tutti c'è il nocciolo di una dignità non soffocata. Al suo 3° lungometraggio, il giovane regista madrileno mette a segno un colpo difficile: raccontare con leggerezza persino proterva e in toni agrodolci, lontano dalla retorica ma non dalla tenerezza, l'amarezza della disoccupazione. "Più che a un fratello arrabbiato di Ken Loach, si pensa a Guédiguian e alla sua Marsiglia" (A. Fittante). Si capisce perché un attore ormai internazionalmente lanciato come Bardem, nipote del regista omonimo, abbia accettato un piccolo film di ambiente proletario, scritto dal regista con Ignacio de Moral. Corriere della Sera Lunedì, maledetto lunedì. Parente di Ken Loach, del marsigliese Robert Guèdiguian, del Duvivier della Bella brigata e del Cantet di A tempo pieno, lo spagnolo premiatissimo Fernando Leòn de Aranoa, in apparenza anti Almòdovar, fa un cinema militante in cui predilige il fattore umano a quello sindacale. In I lunedì al sole, quattro cassintegrati dei cantieri navali della Galizia di Aznar, frustrati oggi più di ieri e meno di domani, reagiscono cercando altri lavori, aprendo un bar o bevendosi un bar. Si ritrova l'alleanza complice maschile: al lunedì invece di lavorare si sta leoni al sole. E c'è chi deve pure pagare 8000 pesetas per aver rotto un lampione. Bellissimo film, che si basa non su una ma su migliaia di storie vere, parla sottovoce, racconta come sono intricati e spigolosi i rapporti umani, com'è difficile perder la dignità: una commedia sociale di gran verità al di là dei manifesti ideologici. Capace di spirito - la partita di calcio con una sola porta, «ho visto il compagno Dio, dice che non esiste» e di mixare Modugno, Tom Waits e Trenet nella colonna sonora, il film ha in Javier Bardem, e non solo in lui, un protagonista di eccezionale comunicazione, ricco interiormente di contraddizioni e violenza, bravo a raccontare la fiaba della cicala e la formica. Sono gli amatissimi non eroi di una foto di gruppo con cui il regista fa scattare, in sintonia muta, un effetto a catena di simpatia, liberazione, solidarietà: beni primari, eccezioni affettive nella borsa dei cine-consumi. Maurizio Porro, Corriere della Sera Si può sorridere senza avere un lavoro? Santa, José, Lino e Amador ci provano. Nel bar di Rico, ex compagno di fabbrica costretto a reinventarsi la vita dopo il brutale licenziamento. Gijón, Asturie, nord della Spagna: i lunedì non sono più i primi giorni di settimane spese intorno a un tornio o con un trapano in mano: sono i nuovi incipit di nuove, “inutili” esistenze bighellonate e bighellonanti. Santa, “leader” quasi suo malgrado, è incazzato nero perché, oltre a essere stato cacciato, i padroni glI chiedono pure il risarcimento di un lampione mandato in frantumi durante i giorni della lotta e degli scioperi: vive solo, in una modestissima stanzetta di una pensione, ogni tanto una prostituta, quando capita qualche espediente (fa il babysitter sostituendo di nascosto la figlia di Rico in una lussuosa villa con piscina: una delle scene più felici del film). Aldo Fittante, Film tv Con Javier Bardem, il dramma sociale post-industriale segue in Galizia, nel Nord della Spagna, un gruppo di amici rimasti disoccupati dopo la chiusura del cantiere navale, analizzando le conseguenze della condanna all'ozio forzato. Chi cerca testardamente un impiego, chi litiga con la moglie lavoratrice, chi affonda nella solitudine, chi ha aperto un bar dove gli altri si ritrovano, Bardem tenta di non rinunciare alla propria personalità. Il film spagnolo che ha vinto il festival di San Sebastian e molti premi racconta bene la rovina umana del più crudele fenomeno economico dei nostri anni. Lietta Tornabuoni, La Stampa Lontano dalle bandiere politiche e dalle tessere di partito, vicino alla gente, dentro alle loro storie. É questo il motivo del successo, di pubblico e di critica, del film di Fernando León De Aranoa: il prendere volutamente le distanze dal cinema militante per raccontare un affare politico - la fine della classe operaia e le vittime della politica ultraliberista di Aznar - e risultare infine e comunque militante, in maniera moderna e sincera. Giovanni Robertini, Duellanti Dopo i disoccupati veri e arrabbiati di Ken Loach, in alternativa ai licenziati creativi e spogliarellisti di "Full Monty", ci sono questi depressi e neorealisti, spagnoli e disorientati, capeggiati dal barbuto bellone Javier Bardem, che non ne vuole sapere di cedere davanti al diritto al lavoro. Destinati alla "rottamazione" dopo la chiusura di un cantiere navale in Galizia, un gruppo di operai ogni lunedì va in città nella speranza di trovare lavoro. Nonostante la tipologia convenzionale dei casi (quello che litiga con la moglie perché non sopporta che lei lavori, quello che si lascia andare all'alcolismo, quello che la risolve con un bar, dove la compagnia si ritrova), resta l'impressione di una verità severa e di una realtà sociale malata che non riesce a garantire le basi dell'indipendenza individuale. In particolare, è proprio questa violenta rinuncia obbligata a essere un'identità tra gli altri, che il film riesce a toccare come rovina della crisi economica di questi anni. Silvio Danese, Il Giorno Galizia. Ogni lunedì Santa e i suoi amici, disoccupati da cinque anni per la chiusura di un cantiere navale, vanno in città nella speranza di trovare lavoro. Uno sembra non aver perduto l'ottimismo: un posto, prima o poi, si troverà. Un altro intrattiene rapporti difficili con la moglie, alla quale rimprovera di avere un lavoro. C'è chi ha aperto un bar che serve da ritrovo per tutti; chi si lascia affondare nella solitudine. Santa (Javier Bardem) non rinuncia, fieramente, a rivendicare i propri diritti e quelli degli amici. Non c'è solo il cinema britannico a raccontare storie di proletari e disoccupati, danni collaterali dell'economia globalizzata cui lo schermo tende di gran lunga a preferire i racconti consolatori di successo e felicità. Al suo terzo film di fiction, lo spagnolo Fernando Leon de Aranoa mette in scena la solidarietà che unisce un gruppo di antichi lavoratori navali, quarantenni e oltre, quindi emarginati dal mondo della produzione. Sono uomini logorati dalle illusioni, dalla frustrazione, dalle umiliazioni, dalla solitudine o dall'alcol; a volte pensano di arrendersi. Malgrado tutto ciò, il film è la cosa più lontana dal vittimismo che si possa immaginare; i dialoghi sono vivaci, realistici, anche divertenti; alcuni personaggi danno prova di un'indomabile vitalità. I lunedì al sole è un film anticapitalista senza mezzi termini, ma che afferma la prevalenza dell'essere sull'avere assumendo un punto di vista umanista, senza prediche né pistolotti ideologici. Affettuoso e amaro insieme, raccontato con un tono cronachistico che ricorda il neorealismo italiano, ha fatto razzia di riconoscimenti: cinque Goya (l'Oscar spagnolo) tra cui miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista; vincitore a San Sebastian; candidato all'Oscar come miglior film straniero. Battendo un concorrente del calibro dell'almodovariano Parla con lei. Robero Nepoti, la Repubblica Before and After Before and After