l`intervista completa
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Aurora Alicino intervista Bruno Cerutti, attore e musicista. A.A.: Ciao Bruno, piacere di conoscerti. B.C.: Ciao Aurora, piacere mio. A.A.: Parlaci di te, presentati ai nostri lettori. B.C.: Beh, in poche parole: 53 anni. Due figli, impiegato comunale, diplomato attore trent'anni fa. Da allora (ma anche da prima) una passionaccia per il teatro e la musica. A.A.: Come cantante spazi dal jazz al rock, alla canzone d’autore... Quali sono i cantanti, i musicisti, gli autori che hanno maggiormente influenzato la tua crescita artistica? B.C.: Giorgio Gaber, su tutti. Amo Celentano, iTalking Heads, i Clash, la canzone d’autore ma non disdegno le canzonette. Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Beppe Viola e Dario Fo. Tadeusz Kantor, Brecht e… Milhouse Van Houten. A.A.: Cos’è il teatro-canzone? B.C.: Una forma teatrale che parte dagli chansonniers francesi e da noi consacrata alla scene da Giorgio Gaber. Un’alternanza di canzoni e monologhi, in una forma teatrale scarna che mette a nudo l’attore solo di fronte al pubblico. A.A.: Parlando di letture: cinque libri che ami e consiglieresti senza alcun dubbio. Dicci titoli, autori e motivazioni che ti spingono a sceglierli. B.C.: “L'analfabeta”, Agota Kristof; “Illusioni”, Richard Bach; “La storia Infinita”, Michael Ende; “Le città Invisibili”, Italo Calvino; “La vita dopo Dio”, Douglas Coupland; “Amore mio infinito”, Aldo Nove. Non so dire motivazioni, diciamo che sono stati incontri fortunati, alcuni suggeriti e altri scoperti. Tutti hanno una storia che va oltre il libro. A.A.: Il 25 settembre, al Bar Cristal di Pavia, leggerai poesie da “La Gnosi delle Fanfole” di Fosco Maraini. Si tratta di un personaggio molto particolare [n.d.r.: padre della scrittrice Dacia, fu etnologo, orientalista, alpinista, fotografo, scrittore e poeta], come l’hai conosciuto e perché hai scelto questo libro? B.C.: La mia fidanzata mi ha fatto leggere “Un giorno ad Urlapicchio”, una delle poesie delle Fanfole, è mi è piaciuta tantissimo. Poi ne ho lette altre, preso il libro ed è stata una gioia dello scherzo e dell’immaginazione, dotta e popolare al tempo stesso. È un’invenzione continua, di suoni e di parole da godere come un pomeriggio di sole stesi sotto a una pianta al crepuscolo estivo. A.A.: Raccontaci un episodio della tua vita legato al mondo dei bar. B.C.: Ho passato adolescenza e giovinezza nei bar. Ne ricordo tre-quattro importanti nella mia vita e ricordo con piacere tutto il tempo passato a ciacolare, a perder tempo e a osservare i vari personaggi da bar. Vi consiglio un racconto di Stefano Bolognini contenuto nel libro “ Lo Zen e l'arte di non sapere cosa dire” a proposito. A.A.: Progetti per il futuro? B.C.: Teatro, canzoni, viaggi (vorrei andare a Berlino) A.A.: Grazie per la disponibilità e a presto! B.C.: Ciao Ciao