scarica il file - Archivio Video

Transcript

scarica il file - Archivio Video
04-02-2015
Data
GLOBALIST.IT (WEB2)
Pagina
1/7
Foglio
Le ultime 10:
Scandalo pedofilia a Rotherham: abusi su 1.400 minori
World
News
Politics
Economy
Intelligence
Media
Green
Culture
Life
Sport
Cerca
cerca nel sito
[ About | Contatti | Login ]
Scienza
Travelglobe
Culture
Antonio Gramsci, l'eretico che non
perse mai la tenerezza
Intervista alla saggista Noemi Ghetti: non solo ateo e
anticlericale, anche nel rapporto con le donne il padre della
Sinistra italiana è un'anomalia nella storia del Comunismo.
0
Mi piace
7
FEDERICO TULLI
mercoledì 4 febbraio 2015 17:52
babylonpost.globalist.it
Commenta
#Hashtag
Tweet
Argomenti simili
Cinema 007 Isis Tsipras Renzi
Mattarella Quirinale Memoria Pd
Calcio
Dopo il banchetto del
Quirinale, nei Tg torna
la solita minestra
Sicilia nera, il ritorno
degli estremisti di
destra
SERGIO MATTARELLA AL QUIRINALE: CHE COSA NE
PENSATE?
Un galantuomo sul Colle: è una garanzia per la
Costituzione
20,6%
Un tracollo politico di Silvio Berlusconi
16,1%
Il mio amico
Mattarella, uomo da
sempre vicino al
volontariato
Non moriremo berlusconiani, ma democristiani
16,1%
La prima pagina dei Quaderni del carcere
Vuol dire che il Patto del Nazareno è archiviato
2,8%
La crisi della politica e quella della Sinistra in particolare ha stimolato
negli ultimi anni la pubblicazione di numerosi libri su Antonio Gramsci.
Tra questi il saggio di Noemi Ghetti Gramsci nel cieco carcere degli
eretici (L'Asino d'oro edizioni, 2014 ) spicca per l'originalità della
chiave di interpretazione del corpus teorico gramsciano proposta al
Comincia la stagione della Quarta repubblica 2,4%
di Federico Tulli
Renzi al fianco di
Silvio
Sergio Mattarella al
Quirinale: che cosa
ne pensate?
106539
11,5%
Razzi appennicato tra
una fumata e l'altra
Codice abbonamento:
Un capolavoro politico di Matteo Renzi
L'onorevole Pisicchio
precisa: ospite fisso
al Tg3? Una forzatura
Appello di Renzi per il
galantuomo
Mattarella
Data
[Risultati]
Vota
Un consulente personale tutto
per te e la convenienza di
un'assicurazione auto e moto
a un prezzo eccezionale.
Scopri Quixa
Più lette
del giorno
della settimana
del mese
1. Roma, occupato
l'assessorato per poter
discutere del Valle
2. Siria: gay spinto giù da un palazzo, sopravvive e
viene lapidato
3. Il Guardian attacca il set romano di 007
4. Ecco le scuse più ridicole per non andare a lavoro
5. Giovanni Lo Porto: silenzio di tre anni e il discorso
di Mattarella
6. Belen: sono fiera di mia sorella nuda all'Isola dei
famosi
7. E' morta l'attrice Monica Scattini
8. Rotto il patto del Nazareno. Pd: meglio così
9. Vittoria Puccini è L'Oriana
10. A Taiwan un aereo cade nel fiume: 23 morti, 24
dispersi
Iscriviti
Crea un account o Accedi per vedere
cosa consigliano i tuoi amici.
La Marini in bianco, Rai1, Bertinotti e il
Monsignore
182 persone consigliano questo elemento.
Maltempo, Pescara in ginocchio
20 persone consigliano questo elemento.
Quando Violante garantiva gli affari di
Berlusconi (video)
251 persone consigliano questo elemento.
O i marò o l'ambasciatore va in galera
239 persone consigliano questo elemento.
Connetti
Utente:
Password:
2/7
lettore. L'autrice infatti riporta in luce la dimensione
dell'insegnamento e del pensiero gramsciano che lo stesso Partito
comunista italiano per tutto il secondo Novecento ha
progressivamente teso ad insabbiare. La dimensione laica della
società, il rifiuto della cultura di matrice cattolica, lo sdegno per
l'ingerenza politica del Vaticano nelle cose italiane. Ecco allora la critica
serrata del fondatore de L'Unità all'intera filosofia di Benedetto
Croce, sviluppata nel Quaderno 10, e alla sua funzione di «papa
laico», «strumento efficacissimo di egemonia» e «leader del
revisionismo» presso l'opinione pubblica italiana ed europea. E poi
ancora l'analisi approfondita di Gramsci sino alle radici della secolare
egemonia cattolica e del potere politico ed economico che questa
religione ha esteso nel mondo a partire dal cuore dell'Italia. Infine la
questione dantesca. Studioso di linguistica, scrive Ghetti in
introduzione, Gramsci delinea uno schema per la storia degli
intellettuali italiani, in cui la «quistione della lingua» dalle origini
duecentesche si intreccia con la «quistione cattolica», e dal 1870 con
la «quistione vaticana». Di qui ci ritroviamo in un vero e proprio intrigo storico con la
narrazione che assume il ritmo di un avvincente noir. Un intrigo che
ruota intorno alla figura di Palmiro Togliatti e che si dipana dal
secondo dopoguerra a oggi senza soluzione di continuità, le cui
conseguenze sono di estrema attualità essendosi materializzate nel
fallimento della sinistra italiana ben rappresentato dagli estimatori del
gesuita papa Francesco. I quali fingono (probabilmente) di non
sapere del suo contraddittorio passato ai tempi della dittatura
fascista argentina, che sia un convinto assertore dell'esistenza del
diavolo, che consideri dei sub umani i bambini non battezzati (per
costui sarebbero diversi da quelli battezzati) e le donne (no
contraccezione, no aborto etc). Emerge quindi dalle pagine di Ghetti il
ritratto di un grande pensatore pienamente consapevole della realtà
non solo politica con cui si trovava a dover fare i conti. Un uomo
coraggioso che, "senza perdere la tenerezza" - direbbe il più noto
biografo del Che, Paco Ignacio Taibo II - nel rapporto con le donne
della sua vita, condusse fino in fondo la propria battaglia di civiltà in
opposizione al clerico-fascismo. Di contro, dopo la sua morte (1937),
si è sviluppata a Sinistra una storia contorta (guerra partigiana a
parte), segnata dai compromessi fallimentari con una controparte
totalmente asservita ai dettami della Chiesa e intrisa della sua
ideologia religiosa. Il catto-comunismo. Il nuovo umanesimo
auspicato da Gramsci dal carcere fascista che ne voleva stroncare la
vitalità ed il pensiero è stato così negato e annullato per anni dall'idea
perversa che l'uguaglianza e la libertà degli esseri umani potesse
essere perseguita sulla base di precetti religiosi e filosofici privi di
rapporto con la realtà umana. Precetti che - Bergoglio docet riconducono a una "condizione" di inferiorità (la disuguaglianza)
chiunque li rifiuti.
Noemi Ghetti, come è nata l'idea
di questo libro?
Il mio nuovo lavoro è lo sviluppo del
p r e c e d e n t e l i b r o L ' o m b r a d i
Cavalcanti e Dante, pubblicato nel
2011 da L'Asino d'oro edizioni, della
cui attualità culturale e politica, a
dispetto del tema in apparenza solo
letterario, rappresenta l'autorevole e
inattesa conferma. Solo per caso
alcuni mesi dopo l'uscita del libro,
osservando una riproduzione del
manoscritto della prima pagina dei
Quaderni del carcere, scoprii che
Antonio Gramsci, prigioniero politico
condannato a oltre venti anni di
carcere, al quinto posto dell'elenco dei sedici «argomenti principali»
che si riprometteva di svolgere durante la sua detenzione, aveva
scritto: «Cavalcante Cavalcanti: la sua posizione nella struttura e
Il tema cultura e
lavoro è un tema
centrale nella società
Bossi: Mattarella
ammazzerà prima
Berlusconi e poi
Renzi...
Articoli simili
27/04/2014 00:43:42
Gramsci: ecco cos'è
davvero il fascismo
26/05/2013 15:18:22
Perché Gramsci è
apprezzato nel mondo (e
in Italia poco)
106539
Foglio
Più innovativo il Conclave che ha eletto Francesco
che il Parlamento italiano
30,4%
04-02-2015
Pagina
Codice abbonamento:
GLOBALIST.IT (WEB2)
Data
Foglio
Nuovo utente
Dimenticata
la password?
3/7
nell'arte della Divina commedia». Era l'8 febbraio 1929: ottenute
finalmente carta e penna, nella cella di Turi il detenuto matricola 7047
progettava la sua «nota dantesca» sul canto degli eretici proprio nei
giorni in cui Mussolini si apprestava a ratificare con i Patti lateranensi
quella che Gramsci definisce «la capitolazione» dello Stato italiano alla
Chiesa.
Scritto a più riprese dal leader sardo nel drammatico isolamento degli
anni 1930-1932, l'ampio studio (Quaderno 4, 78-87) ritornava sul
Canto decimo dell'Inferno, già toccato nell'articolo del 1918 Il cieco
Tiresia dell'Avanti! E ne sviluppava, secondo un originale metodo
storico-critico «integrale», l'aspetto insieme culturale, privato e
politico, arricchendolo di contenuti allusivi alla propria vicenda
all'interno del Partito comunista.
Fui sorpresa di non avere mai scoperto l'esistenza della «nota
dantesca» durante le lunghe ricerche che avevano preceduto e
accompagnato la stesura del primo libro, e riconobbi subito che
l'analisi gramsciana del canto degli eretici risuonava nel giudizio
espresso nel 1968 dal celebre critico piemontese Gianfranco Contini
nel saggio Cavalcanti in Dante. Un giudizio controcorrente, unico
nell'ambito della dantistica, che aveva appunto ispirato il titolo del
mio libro. A proposito della «inquietante» presenza dell'ombra di
Cavalcanti nella Commedia, Contini aveva ripreso quasi alla lettera
alcune espressioni della nota dei Quaderni. Senza peraltro mai
nominare Gramsci, che anche dopo il Sessantotto - come ha
dichiarato Giacomo Marramao qualche giorno fa nel corso della
presentazione romana del libro di Alberto Burgio Gramsci. Il sistema
in movimento (DeriveApprodi, 2014) - continuava a restare poco
frequentato dagli intellettuali. E pochissimo studiato anche nelle
scuole. Oscurata dal falso mito togliattiano della continuità, la vera
eredità di Gramsci continuava ad essere di fatto non esistente,
nonostante che nel 1975 fosse stata pubblicata da Einaudi l'edizione
critica dei Quaderni. Ma la cosa che mi sorprese ancora più fu che, nel
rinnovato dibattito italiano sulle tormentate vicissitudini dei Quaderni
del carcere e sulla diffusione dei contenuti della ricerca gramsciana,
che negli ultimi anni accompagnava la crisi della sinistra ispirando
molte pubblicazioni, restasse poco nota la rilevanza dell'ampia «nota
dantesca». Mi immersi nella ricerca, e scoprii che, oltre alle importanti prese di
distanza di Gramsci dal metodo critico di Benedetto Croce, sotto il
mortale scontro tra Cavalcanti e Dante che costituisce l'enigmatica
trama dei celebri versi, da Gramsci portato alla luce per la prima
volta, era riconoscibile l'analogia con il sanguinoso dissenso politico
con Togliatti, confermato dalle Lettere dal carcere. Caso unico
attestato durante la detenzione, grazie al triangolo epistolare che,
attraverso Tatiana e Piero Sraffa, da Turi passando per Cambridge
arrivava a Mosca, Togliatti seguiva attentamente e commentava la
stesura della nota, proprio nel periodo in cui, dopo la svolta
totalitaria staliniana del 1929-1930 e la «canonizzazione» di Gramsci
al Congresso di Colonia del 1931, l'esistenza di Gramsci era stata
cancellata dalla scena pubblica comunista.
Nel 1926 Gramsci
scrisse una lettera a
Mosca in difesa dei
dissidenti, tra cui
Trotskij. Tu ricordi
che questa lettera fu
intercettata da
Togliatti e non arrivò
mai al partito. Fu
questa lettera a
"condannare" Gramsci all'isolamento politico e quindi in
qualche modo a facilitare l'arresto da parte dei fascisti?
Nella lettera al Comitato Centrale dell'ottobre 1926 Gramsci, allora
segretario del PCdI, condannava il metodo violento usato da Stalin
per stroncare il dissenso interno, e concludeva esortando all'unità: «I
compagni Zinov'ev, Trotskij, Kamenev hanno contribuito
106539
Connetti
04-02-2015
Pagina
Codice abbonamento:
GLOBALIST.IT (WEB2)
Data
04-02-2015
Pagina
Foglio
4/7
potentemente a educarci per la rivoluzione [...] sono stati i nostri
maestri. A loro specialmente ci rivolgiamo come ai maggiori
responsabili dell'attuale situazione perché vogliamo essere sicuri che
la maggioranza del CC dell'URSS non intenda stravincere nella lotta e
sia disposta a evitare le misure eccessive [...] l'unità e la disciplina in
questo caso non possono essere meccaniche e coatte, devono
essere leali e di convinzione e non quelle di un reparto nemico
imprigionato e assediato che pensa all'evasione o alla sortita di
sorpresa». Togliatti, che si trovava a Mosca, decise di non renderla
pubblica.
Impressionante è la sequenza degli eventi immediatamente
successivi. Il 31 ottobre in Italia il fallimento di un attentato a
Mussolini provocò un'ulteriore repressione poliziesca. Il leader sardo
fu arrestato l'8 novembre 1926 nella suo domicilio romano, in deroga
all'immunità parlamentare e in circostanze che legittimano più che un
sospetto quanto meno sul suo abbandono da parte dei compagni.
Studioso di linguistica,
scrivi nel libro,
Gramsci delinea uno
schema per la storia
degli intellettuali
italiani, in cui la
«quistione della
lingua» dalle origini
duecentesche si
intreccia con la
«quistione cattolica »,
e dal 1870 con la «quistione vaticana». Gramsci ateo e laico.
Sta qui la frattura intellettualmente e politicamente insanabile
con Togliatti?
La Commedia è per Gramsci «il canto del cigno medievale» e, nella
sua opera di latinizzazione del volgare, segna la fine della gloriosa
epopea laica dei comuni e il passaggio all'umanesimo cristiano
(Quaderno 6, 63). Ha inizio da qui l'egemonia cattolica, di cui la
«quistione della lingua», così come è impostata da Dante nel De
vulgari eloquentia, rappresenta il cardine fondamentale. Con il
tramonto del latino ecclesiastico e l'affermazione degli idiomi volgari,
ogni volta che nei secoli si ripropone la questione della lingua -
106539
Perché Gramsci pone la sua attenzione verso il canto degli
eretici di Dante? A cosa è dedicata la «nota dantesca» scritta
in carcere?
I dannati del Canto X dell'Inferno sono coloro «che l'anima col corpo
morta fanno», ovvero gli eretici irriducibili, gli atei. Questa è la
ragione di fondo per cui Gramsci vi dedica tanta attenzione. Pur
essendo stato negli anni universitari una promessa della filologia, egli
non ha infatti alcuna intenzione di diventare un esegeta dantesco,
anzi in una lettera a Iulca irride i «professori rimminchiniti» che
leggono 'religiosamente' la Commedia, condividendone il contenuto
ideologico. Il Canto X è tra i più noti non solo dell'Inferno, ma
dell'intera Commedia. Con quello di Paolo e Francesca (V) e quello di
Ulisse (XXVI) costituisce una trilogia esemplare, in cui la concezione
atea della poesia, dell'amore e della conoscenza, con cui nel Duecento
in Sicilia era nata la lingua italiana, è radicalmente condannata da
Dante, che trova l'uscita dalla «selva oscura», in cui dichiara di
essersi smarrito, nella conversione al Dio cristiano. Gramsci per
primo scopre che nelle feroci reticenze del canto di Cavalcante e
Farinata, Dante ha celato l'inconfessabile segreto del tradimento di
una intera concezione della vita e della poesia. Quella condivisa negli
anni giovanili con Guido Cavalcanti, poeta dell'amore carnale e
irrazionale per la donna e eccellente filosofo naturale, suo maestro e
«primo amico». Del tutto originale è il giudizio gramsciano sul
Duecento e su Guido Cavalcanti, definito «massimo esponente» della
rivolta al pensiero teocratico medievale e del consapevole uso del
volgare contro la 'romanitas' e Virgilio celebrati da Dante (Quaderno
7, 68).
Codice abbonamento:
GLOBALIST.IT (WEB2)
Data
04-02-2015
Pagina
Foglio
5/7
Iulca, Tatiana ed Eugenia. In che
modo queste tre donne sono
state delle figure fondamentali
nella vita di Gramsci?
Le tre sorelle Schucht hanno
occupato un posto importante nella
vita di Gramsci. Erano figlie di Apollon
Schucht, un anarchico e poi socialista
legato da rapporti di familiarità con
Lenin, con il quale aveva condiviso un
esilio a Samara e poi l'espatrio a
Ginevra. Avevano poi vissuto e si
erano diplomate a Roma, Eugenia
all'Accademia delle Belle arti, Tatiana
in biologia, Iulca in violino al
conservatorio di santa Cecilia. Parlavano correntemente l'italiano.
Nell'imminenza della rivoluzione del 1917 la famiglia Schucht era
rientrata in Russia. Solo Tatiana era rimasta a Roma, e sarà lei che,
incontrato Gramsci solo nel 1925, ne seguirà tutta la vicenda
carceraria, da San Vittore a Turi, e poi durante il ricovero nelle
cliniche di Formia e di Roma fino alla morte nel 1937. Fu il tramite di
elezione con il mondo esterno, con la famiglia russa, con il Partito,
confidente e depositaria delle volontà di Gramsci. Dopo la morte di lui
tornata in patria, intentò un procedimento contro Togliatti documentato da Mauro Canali nel libro Il tradimento. Gramsci
Togliatti e la verità negata (Marsilio, 2013) - a proposito della
«famigerata lettera» di Grieco del 1928, speditagli in carcere con
timbro russo, che ebbe un ruolo decisivo nella pesante condanna di
Gramsci e fu il suo tormentoso cruccio durante tutta la carcerazione.
Eugenia, la maggiore, era stata incontrata da Gramsci nel 1922 nel
sanatorio di Serebrianj Bor, dove fu ricoverato poco dopo il suo
arrivo a Mosca. Rigida militante subito invaghitasi di lui, fu presto
soppiantata da Iulca, la giovane violinista giunta in visita alla sorella,
di cui il Professore italiano si innamorò dal primo incontro. La
106539
Gramsci osserva - la Chiesa oppone alla temutissima 'babele' dei
dialetti della penisola il canone dell'imitazione della lingua trecentesca
di Dante e Petrarca. Del popolare e carnale Decameron di Boccaccio,
ricordiamo infatti, la Crusca provvide subito a riscrivere un'edizione
purgata. Accanto alla creazione con la Controriforma del Vocabolario
della Crusca, possiamo inserire in questo disegno il secolare
fenomeno del 'petrarchismo', la riscrittura dell'Orlando furioso i n
volgare fiorentino da parte del ferrarese Ariosto, fino alla scelta
manzoniana di «sciacquare i panni in Arno» e oltre. La lettura della
Commedia e d e I promessi sposi diventa imprescindibile nella
formazione scolastica della classe dirigente dell'Italia unitaria. E se la
manzoniana Lucia è il modello femminile di virtù cristiane, non
possiamo fare a meno di notare che Dante e Petrarca hanno
strutturato la loro poesia, e con essa il lessico italiano, sulla morte
delle rispettive muse ispiratrici, Beatrice e Laura, e sulla successiva
conversione all'amore cristiano. Diventa così un t o p o s nella
letteratura occidentale la tragica scomparsa dell'immagine femminile,
rea di avere avere invitato a una conoscenza della realtà umana mai
fatta prima, e allo sviluppo di un'identità fondata sull'amore, che era
stata proposta nel Duecento dai poeti siciliani e stilnovisti,
nonostante la biblica condanna di Eva per avere proposto ad Adamo
la conoscenza del bene e del male. La lingua italiana moderna secondo Tullio De Mauro è per il 90% la
stessa di Dante. Una lingua spiritualizzata, nella quale la parola
«desiderio» si può orribilmente accostare alla morte, e definisce solo
quello spirituale degli angeli per Dio, mentre quello carnale per la
donna è peccaminoso «appetito». Pochi sono i letterati italiani che si
sono ribellati all'imposizione del fiorentino trecentesco, e non a caso
si tratta di irriducibili pensatori eretici, che come Cavalcanti hanno
amaramente pagato la loro rivolta alla religione con l'abbandono
anche da parte dei compagni e con la prematura morte. Parlo di
Machiavelli, e soprattutto di Giordano Bruno.
Codice abbonamento:
GLOBALIST.IT (WEB2)
Data
04-02-2015
Pagina
Foglio
6/7
drammatica storia d'amore con Iulca non può essere qui raccontata.
Merita di essere conosciuta attraverso le struggenti lettere dal
carcere con cui Gramsci segue sollecitamente la compagna,
sottoposta a Mosca alla sorveglianza del Partito e presto ammalatasi.
E attraverso le toccanti lettere con le quali Gramsci accompagna la
crescita dei due figli lontani, Delio nato nel 1924 e Giuliano, nato nel
1926 e mai conosciuto dal padre.
"Il Vaticano è un
nemico internazionale
del proletariato
rivoluzionario"
avvertiva Gramsci.
Oggi invece specie in
Italia quel che resta
della Sinistra esalta
papa Bergoglio
definendo
rivoluzionarie e progressiste le sue idee... sul welfare, sulle
donne, sui bambini, sull'essere umano in generale. Qual è il
tuo parere?
Le analisi dedicate da Gramsci al Vaticano e alla capillare
organizzazione mondiale con cui si assicura il potere politico ed
economico sono forse la ragione della scarsa conoscenza del suo
geniale pensiero in Italia, che si può osservare tuttora. Non mi voglio dilungare sulla tragica farsa di una sinistra italiana in
ginocchio davanti al Papa gesuita vestito da francescano, colluso a
suo tempo con il regime di Videla, che senza suscitare scandalo
afferma che «i bambini battezzati non sono uguali ai non battezzati».
Un Papa che continua di fatto a coprire la pedofilia ecclesiastica, come
accusa l'Onu evidenziando le profonde radici 'culturali' di un crimine
continuato, perpetrato in tutto il mondo ai danni, soprattutto, degli
indifesi. Il progressismo delle idee bergogliane sul welfare? Dico solo
che tra l'assistenzialismo cattolico nei confronti dei poveri e
l'emancipazione degli oppressi perseguita da Gramsci l'abisso è
incolmabile. Docce e barbiere per i barboni sotto il colonnato del
Bernini non bastano. Parliamo piuttosto di Scuola pubblica
106539
Se Gramsci "è" Cavalcanti e Togliatti "è" Dante, come
definiresti il rapporto di Gramsci con le donne?
Lo definirei decisivo, e assolutamente anomalo nel contesto
comunista, che non ha mai riservato molta attenzione agli affetti
privati, e in generale all'irrazionale e quindi alla ricerca sulla realtà
umana. Anomalo perché, trascorsi i primi due-tre anni dopo la
rivoluzione di Ottobre, la «quistione femminile», emblematicamente
rappresentata dalla storia di Aleksandra Kollontaij e dal suo scontro
con Lenin, subisce dopo gli entusiasmi libertari una decisa involuzione
con la NEP. Con l'occasione di riforme richieste dalla grave crisi
economica, le donne vengono private di tutte le conquiste
rivoluzionarie e ricacciate al tradizionale ruolo di custodi del focolare
domestico. Dal rapporto con Iulca a quello con la sorella Teresa, alla convinzione
della necessità della istruzione delle bambine, direi che il rapporto con
le donne di Gramsci rappresenta l'intima certezza dell'uguaglianza per
nascita, e insieme della diversità, pur nella difficile dialettica sessuale.
La condanna del logos e della religione nei confronti delle donne,
esseri umani meno provvisti di razionalità, non echeggia mai nella
pagina gramsciana. Da questa prima certezza discende in modo
decisivo l'atteggiamento di Gramsci nei confronti di tutti gli oppressi,
ed è una componente fondamentale della sua elaborazione della
teoria dell'egemonia come lotta per la conquista di un nuovo
umanesimo, che vada oltre la scissione, condivisa da Platone e dalla
Bibbia, tra corpo e mente, tra affetti e ragione.
Togliatti, è qui appena il caso di ricordare, addita ripetutamente alle
donne comuniste l'esempio delle grandi sante cattoliche come
modello di realizzazione. E non mostra certo nei confronti dei figli,
degli artisti, degli oppressi la sensibilità di Gramsci.
Codice abbonamento:
GLOBALIST.IT (WEB2)
Data
GLOBALIST.IT (WEB2)
04-02-2015
Pagina
Foglio
7/7
abbandonata e di Scuole cattoliche sovvenzionate, contro il dettato
costituzionale, dallo Stato italiano qualsiasi sia il governo in carica.
Qual è secondo te la dimensione più attuale del pensiero
gramsciano?
Gramsci è oggi, con Machiavelli, l'autore italiano più tradotto e
studiato nel mondo. L'attualità di questo grande inattuale consiste
nella proposta articolata di un nuovo umanesimo, che vada oltre il
fallimento del comunismo, individuando il punto in cui Marx ha
perduto la speranza di trovare una nuova idea di realtà umana, non
viziata dalla millenaria e falsa scissione tra corpo e spirito: quella
nuova antropologia che Feuerbach assegnava come compito delle
future generazioni. Che vada oltre le aporie della scissione tra
struttura economica e soprastruttura, che si riflette nella distinzione
elaborata dallo psichiatra Massimo Fagioli tra bisogni ed esigenze. La
realtà umana è fatta non solo di bisogni materiali da soddisfare,
come vuole il marxismo, ma di esigenze di realizzazione della propria
identità. Attento traduttore degli scritti del giovane Marx, Gramsci ne
scopre le carenze proprio mentre scrive la «nota dantesca». Nemico
delle «filosofie definitive», rifiuta l'idea di «un inconoscibile», detto da
Kant «noumeno» e da Croce «dio ignoto» (Quaderno 10, 40). Non
ha la soluzione, ma non si piega alla millenaria credenza, e prevede
che «quando gli strumenti 'fisici' e intellettuali degli uomini saranno
più perfetti», qualcuno raccoglierà la ricerca della «perla delle perle»,
che Marx diciannovenne nella Lettera al padre del 10 novembre 1837
raccontava di avere fallito, cadendo nelle braccia di Hegel. La scoperta
della nascita umana, teorizzata da Fagioli dal 1971 con Istinto di
morte e conoscenza (L'Asino d'oro edizioni ), offre alla sinistra la
chiave dell'uguaglianza naturale di tutti gli esseri umani che Gramsci
cercava (per approfondire, su Babylon Post: Uguale e diverso: dai
calcoli degli antichi alla scienza della realtà umana d i E l i o B .
Drummond ). La teoria della nascita costituisce l'unico vero
fondamento di quella «rivoluzione non delle armi, ma del pensiero e
della parola», che Antonio Gramsci disegnava nel carcere degli eretici
con la sua nuova idea di egemonia culturale dal basso.
globalist.it
Mi piace 43.991
Follow @globalist
Aggiungi un commento...
Commenta
Plug-in sociale di Facebook
Aggiungi Commento
106539
Powered by:
Codice abbonamento:
Per la tua pubblicità sul Globalist: Websystem