Chiesa Maria Vergine Assunta La Chiesa dedicata alla Beata

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Chiesa Maria Vergine Assunta La Chiesa dedicata alla Beata
Chiesa Maria
Vergine Assunta
(Piazza Maria
Vergine Assunta)
La Chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta si erge monumentale
nell’omonima piazza, là dove iniziano a confluire le strade che collegano
Selargius a Quartu e Quartucciu. Il sacro edificio, costruito nel XV secolo,
presenta una pianta a croce latina con abside semicircolare, sei cappelle
laterali voltate a botte e cupola posta all’incrocio dei bracci con il
transetto. Divenuta parrocchiale forse in sostituzione della più antica e
più piccola chiesa di San Giuliano, quella dell’Assunta si presenta oggi
con una veste esterna nata dai rifacimenti della seconda metà
dell’Ottocento, che interessarono soprattutto la facciata e il campanile.
Quest’ultimo conserva ancora la più antica delle sue campane, datata al
1593 ed opera del maestro fonditore napoletano Laurentius Brotto, che
aveva bottega a Cagliari. La Chiesa, al suo interno, conserva alcuni pezzi
di arredo di sicuro valore storico e artistico risalenti a periodi e stili
differenti. Tra questi degni di nota sono l’altare maggiore, il pulpito e il
fonte battesimale, lavorati con marmi policromi ad intarsio, del
Settecento. Particolarmente interessante la cappella dedicata alla
Vergine del Rosario che ha un bell’altare in legno policromo e diversi
riquadri dipinti con scene dei Misteri Dolorosi; e la cappella dedicata alla
Vergine d’Itria, risalenti entrambe alla seconda metà del Seicento. Si
segnalano inoltre una croce d’argento in stile aragonese, capolavoro
dell’arte argentaria in Sardegna nel secolo XIV, e un organo di primo
Ottocento in parte rifatto e restaurato nel corso del XX secolo.
Biblio: G. Camboni (a cura di), Selargius, l’antica Kellarious, A. Pizzi Ed., Cinisello
Balsamo1997
Chiesa di San
Giuliano
(via San Nicolò)
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(FOTO DI QUALITA’ 300 DPI, ALMENO 800 Kb, Dimensione 20x20)
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Poco lontana dalla Parrocchiale, nel cuore del centro storico, si erge la
Chiesa di San Giuliano, edificata tra il secolo XII e il XIII in stile romanico
e intitolata forse già da quell’epoca a San Giuliano Ospitaliere, patrono
dei viandanti. Verso questa ipotesi convergono, sia le pitture trovate
all’interno sia un’insegna da pellegrino rinvenuta in scavi archeologici
recenti. Secondo una tradizione popolare fu parrocchia del villaggio fino
al secolo XVI ma nei registri delle chiese, che nel 1350 circa versavano le
decime alla Camera Apostolica, figura per Selargius la chiesa di Santa
Maria. La semplice chiesetta, attualmente racchiusa all’interno di un
piccolo giardino che ospita anche Casa Collu, documenta le
trasformazioni, le aggiunte e gli adattamenti di cui è stata oggetto in
diversi momenti della sua lunga vita. Indagini archeologiche, effettuate
prima del rifacimento della pavimentazione, hanno portato alla luce
alcune tombe di epoca medievale, ancora oggi visibili nel pavimento
nartece, perchè coperte e protette da spesse lastre di vetro. L’edificio,
orientato secondo l’asse est-ovest e con facciata ad occidente, presenta
un’aula a tre navate scandite da pilastri e coperta con volte in legno. La
facciata, costruita con grossi conci di pietra, è arricchita da un campanile
a vela. Nel Seicento fu munita di un portico poggiante su colonne di
spoglio a imitazione delle lollas delle case campidanesi. All’interno è
custodito un crocefisso ligneo di fine Cinquecento, mentre la semplice
acquasantiera di marmo riporta la data del 1664 con una scritta in lingua
catalana. Infine un dipinto, raffigurante la Vergine con Bambino in atto di
consegnare il rosario a S. Giuliano e S. Domenico, opera del fiorentino
Michele Medici e datato al 1785. A custodire la Chiesetta è la
Confraternita della Vergine del Rosario, che si occupa anche di
predisporre gli annuali festeggiamenti in onore del Santo titolare, della
Purificazione e della stessa Vergine del Rosario. Nel corso del
Matrimonio selargino vi si celebra il rito de Sa Promissa.
Biblio: Franco Masala, La Chiesa di San Giuliano, in G. Camboni (a cura di), Selargius,
l’antica Kellarious, A. Pizzi Ed., Cinisello Balsamo1997
Chiesa di
Sant’Antonio
Abate
(vico Maria
Vergine Assunta,
7)
Racchiusa in una piccola corte, a breve distanza dalla chiesa di S.
Giuliano, si trova la chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate (Sant’Antonio
de su fogu). L’odierno sacro edificio, costruito nel 1950 in stile neogotico,
occupa lo stesso sito di una più antica chiesetta, risalente alla seconda
metà del 1600 e smembrata, presumibilmente, nel 1786 in occasione .
del rifacimento dell’altare maggiore. Orientata a ponente, la primitiva
struttura secentesca era preceduta da un portico, mentre l’interno,
costituito da un’unica navata con copertura lignea e canne, era composto
da due sagrestie. L’attuale chiesetta presenta una facciata a cuspide, con
un bel rosone traforato e, sul lato destro, il campanile a vela. Sopra il
portale a doppio battente è una lunetta con l'immagine del Santo. Ai lati
dell’unica navata si aprono due cappelle con volta a crociera cordonata e
una piccola gemma centrale; in quella di sinistra è collocata la statua
della Madonna del Carmelo. Nell’altare principale è il simulacro del
Santo, forse risalente al XVIII secolo. Nella sacrestia sono conservati
pregevoli arredi sacri del XVIII-XIX secolo. Interessante anche un ex-voto
con l'immagine della Madonna d’Itria e di Sant'Efisio, raffigurante il
salvataggio di un uomo in procinto di annegare nel fiume di Pula (1883).
La chiesa è sede della Confraternita di Nostra Signora d'Itria che vi
conserva il proprio archivio, comprendente lo statuto del 1776 e un
antico elenco dei soci. La Confraternita cura le attività devozionali e
l'organizzazione annuale della festa del santo titolare .
Biblio: L. Mura, Chiesa di Sant’Antonio Abate, in Selargius Monumenti Aperti, p. 13, 2008
Casa del
Canonico Putzu
(Via Roma, 36)
Lungo la strada denominata un tempo via Dritta, è ubicata l’ottocentesca
casa del canonico Putzu, storico della Chiesa e direttore dell’Archivio
arcivescovile di Cagliari. Nel 1989 il Comune l’ha acquistata dalla
“Provincia religiosa San Benedetto della congregazione della Piccola
Opera della Divina Provvidenza”, di cui lo stesso canonico (1880-1961)
fu il primo benefattore. La palazzina poggia su fondamenta e zoccolo in
pietrame, mentre la struttura è realizzata con mattoni crudi (làdiris).
L’esterno presenta un ampio fronte, un imponente portale e due ordini
di finestre ornate da fregi floreali. Il fabbricato è costituito da un corpo di
fabbrica principale sviluppato su due livelli e da una serie di locali
accessori, secondo la tipica disposizione a corte della casa campidanese.
Non manca il loggiato ad archi aperti, costruito con mattoni in terracotta.
La Carta del Real Corpo d’Armata (1845) riporta la planimetria
dell’intero fabbricato. I documenti dell’Ufficio Tecnico Erariale (1940)
permettono invece di rilevare come i vani principali fossero in gran
parte ubicati nel corpo centrale, mentre legnaia, forno, locali di
sgombero e cantina si trovassero per lo più nella parte restante
all’aperto. Caratteristica anche di questa domus sono gli affreschi in stile
Liberty che abbelliscono le volte delle stanze al primo piano. Oggetto di
un lungo intervento di recupero e ristrutturazione e sede, in passato,
della Libera Università del Campidano, è oggi sede di varie attività
culturali. Nella seconda domenica di settembre ospita il banchetto (su
cumbìdu) dell’Antico Sposalizio Selargino.
Biblio: F. Pilloni, Casa Canonico Putzu, in Selargius Monumenti Aperti, p. 10, 2008
Santuario di San
Lussorio
Loc. San Lussorio,
prolungamento di
via della Libertà
Ubicata al confine fra Selargius e Monserrato, in un’area già frequentata
in età nuragica e romana, fu probabilmente edificata sulle rovine di un
più antico luogo di culto del IV secolo d.C., localmente ritenuto il
martiryum di San Lussorio. La tradizione la ricorda come sa cresia de is
santus, perché vi sono venerati anche i martiri bambini Cesello e
Camerino. I documenti l’attestano come chiesa di San Lucifero de Pau
(1089-1090) e solo dal 1666 con la forma definitiva di San Lussorio.
Eretta nel XII secolo dai monaci Vittorini di Marsiglia, ai quali
appartenne sino al 1338, fu la parrocchia del villaggio di Pau (o Palma),
l’abbandono del quale non compromise l’importanza della chiesa.
Dismessa come parrocchia, venne riconosciuta come chiesa penitenziale:
le bolle papali del 1614 e del 1619 concessero, infatti, l’indulgenza
plenaria a tutti i pellegrini che si fossero recati a visitare la chiesa nella
festa dei tre santi. Il suo prospetto, in stile romanico, caratterizzato da un
campanile a vela e da una bifora con colonnine pensili, fu occultato nel
XVII secolo con l’erezione di un porticato, oggi parzialmente rimosso.
Negli stipiti della porta sinistra sono incise alcune “orme”, tipiche delle
chiese poste lungo le vie di pellegrinaggio. Durante la II guerra mondiale
fu rifugio delle truppe alleate. In rovina per diversi decenni, è stata
restaurata nel 1996. Il sagrato e l’area circostante furono invece
realizzati tra il 2007 e il 2008. All’interno si segnala il sarcofago strigilato
di età romana tradizionalmente ritenuto la tomba di Lussorio e altri
interessanti oggetti liturgici e devozionali. La chiesa, affidata alla cura
del Gremio di San Lussorio, è inserita dal 2000 nell’elenco dei Santuari
Cristiani d’Italia.
Biblio: S. Sitzia, Chiesa di San Lussorio, in Selargius Monumenti Aperti, p. 15, 2008