Clima di sicurezza uguale comportamento sicuro
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Clima di sicurezza uguale comportamento sicuro
Clima di sicurezza uguale comportamento sicuro L’APPROCCIO ALLA SICUREZZA BASATO SUL CLIMA (capitolo 1) Negli ultimi anni l’approccio centrato sul clima della sicurezza ha acquisito un ruolo preminente rispetto agli altri approcci, e questo è vero in particolare nei confronti del settore delle costruzioni. Il successo di quest’approccio è legato all’evidenza crescente che il comportamento dei lavoratori rispetto alla sicurezza è influenzato fortemente dal contesto sociale e in misura decisamente minore da variabili strettamente individuali. Il clima di sicurezza è il prodotto di un’interpretazione del contesto da parte del lavoratore, un’interpretazione che non è individuale, ma ha un carattere condiviso con gli altri. Queste interpretazioni servono da schemi di riferimento per guidare i comportamenti di ruolo nel senso che le aspettative e i comportamenti dei lavoratori si conformano, in una certa misura, a ciò che considerano come un modello di funzionamento affermato nell’organizzazione (ad esempio, come è risolto il conflitto tra sicurezza e produttività nella mia organizzazione?). 1.1 CULTURA E CLIMA DI SICUREZZA Swuste, Frijters e Guldenmund (2012) hanno condotto un’ampia rassegna (sia per arco temporale considerato che per contesti nazionali esaminati) della letteratura scientifica sul tema della sicurezza nei cantieri edili proponendo un interrogativo di fondo: è possibile influenzare la sicurezza nel settore delle costruzioni? Le conclusioni a cui giungono gli autori non sono ottimistiche. Le ragioni di tale difficoltà attengono principalmente ai limiti strutturali e culturali che caratterizzano il settore. Dal punto di vista strutturale, si rilevano carenze diffuse nelle strutture e nei processi che sono progettati per garantire la sicurezza in questo settore. I sistemi di gestione della sicurezza appaiono fortemente limitati, i processi produttivi sono frammentati e spesso non sono chiare le responsabilità individuali connesse alla sicurezza. Più in generale, le imprese del settore costruttivo si caratterizzano per un basso livello di standardizzazione dei processi produttivi e per un processo decisionale riguardante pianificazione ed esecuzione che sovente avviene in basso nell’organizzazione. Tali elementi fanno parlare di strutture organizzative di tipo “organico” che si oppongono alle strutture meccanicistiche tipiche del comparto manifatturiero. Tale configurazione della struttura organizzativa pone dei problemi rilevanti alla progettazione e all’implementazione dei sistemi di gestione della sicurezza. L’altro limite fondamentale individuato dagli autori attiene alla cultura della sicurezza che caratterizza il settore delle costruzioni. Gli autori rilevano la presenza di un atteggiamento diffuso di avversione alle regole e alle procedure da parte della popolazione lavorativa di questo settore. Più in generale, la sicurezza spesso è posta in secondo piano rispetto alla produzione ed è vista come un fardello burocratico. Tali indicazioni provengono principalmente da studi che hanno indagato il clima di sicurezza presente nei cantieri edili. Questo dato ci consente di introdurre, nell’ambito del presente lavoro, i concetti di cultura e clima di sicurezza, e quindi focalizzarci sull’approccio di studio della sicurezza lavorativa basata sull’esame del clima di sicurezza. Si può osservare innanzitutto che esiste una certa confusione o mancanza di sistematicità nella definizione dei concetti di cultura della sicurezza (safety culture) e di clima di sicurezza (safety climate), spesso utilizzati in modo interscambiabile. Per chiarire le differenze e i legami che intercorrono tra i due concetti sembra utile richiamare la definizione fornita dalla Health and Safety Commission (HSC, 1993), secondo cui la cultura della sicurezza può essere considerata come “il prodotto di valori, atteggiamenti, percezioni e schemi di comportamento individuali e di gruppo che determina l’impegno verso la gestione positiva della salute e sicurezza sul lavoro". Tale definizione consente di affermare che le organizzazioni di lavoro che hanno una cultura di sicurezza positiva sono generalmente caratterizzate da una comunicazione aperta basata sulla fiducia reciproca, dalla condivisione di percezioni che attribuiscono importanza alla sicurezza sul luogo di lavoro, dalla 1 fiducia nell’efficacia delle misure di prevenzione per la sicurezza (ibidem). Nella definizione della cultura di sicurezza può essere ravvisata la presenza di tre elementi concomitanti (Cooper, 2000): · Un aspetto psicologico (“come le persone percepiscono”); · Un aspetto comportamentale (“cosa le persone fanno”); · Un aspetto situazionale o contestuale (“quello che un’organizzazione ha”). L’aspetto psicologico della cultura di sicurezza riguarda il modo in cui le persone percepiscono la sicurezza e la gestione della stessa all’interno dell’organizzazione. In altri termini si fa riferimento alle credenze1, agli atteggiamenti, ai valori e alle percezioni di individui e gruppi a tutti i livelli dell’organizzazione. Questi elementi corrispondono a ciò che è indagato attraverso il clima di sicurezza. In altre parole l’aspetto psicologico della cultura di sicurezza può essere misurato in maniera soggettiva attraverso i questionari di clima (di sicurezza) che hanno l’obiettivo di registrare le percezioni e gli atteggiamenti dei lavoratori in un dato momento temporale. Gli aspetti comportamentali riguardano quello che le persone fanno all’interno dell’organizzazione; comprendono in tal senso le attività collegate alla sicurezza e le azioni e i comportamenti concretamente messi in atto dai lavoratori. Tali comportamenti sono strettamente connessi agli aspetti psicologici che definiscono il clima di sicurezza in quanto da essi prendono le mosse. Gli aspetti contestuali infine riguardano i meccanismi organizzativi che caratterizzano il contesto lavorativo: le politiche dell’organizzazione, le procedure operative, i sistemi di controllo e i sistemi che regolano i flussi comunicativi e i flussi di lavoro. Tutti questi elementi costituiscono il contesto nel quale sono messi in atto i comportamenti di cui sopra. Ricapitolando, il clima di sicurezza costituisce un aspetto limitato, o indicatore specifico, del concetto più ampio di cultura di sicurezza che si estende fino a comprendere elementi di natura comportamentale e organizzativa. Diversamente dalla cultura, il clima di sicurezza costituisce un aspetto più facilmente misurabile e concentra l’attenzione sul modo in cui i lavoratori percepiscono la sicurezza e la gestione della stessa nell’ambito dell’organizzazione in cui operano. 1.2 GLI STUDI SUL CLIMA DI SICUREZZA E LA RELAZIONE CON LA PERFORMANCE DI SICUREZZA Nel corso degli ultimi anni è cresciuto l'interesse, sia in ambito accademico che in ambito privato consulenziale, per l'utilizzo dei questionari sul clima di sicurezza allo scopo di valutare e, in qualche misura, prevedere le performance organizzative relative appunto alla sicurezza sul lavoro. Diversi studi hanno dimostrato che il clima organizzativo di sicurezza ha una relazione significativa con l'accadimento di incidenti all'interno di svariati contesti produttivi, tra i quali anche il settore delle costruzioni (si veda ad esempio Gillen et al. 2002). Partendo da questo dato, i ricercatori hanno indirizzato i loro sforzi verso la comprensione dei meccanismi che sottostanno alla relazione tra clima di sicurezza e coinvolgimento dei lavoratori nell'accadimento di incidenti (si veda ad esempio Griffin e Neal, 2000). Entro questa prospettiva lo scopo della misurazione del clima di sicurezza è quello di fornire opportunità per il cambiamento e lo sviluppo delle performance di sicurezza che caratterizzano le organizzazioni di lavoro. L'origine del concetto di clima di sicurezza si deve a Zohar (1980) che ha messo a fuoco questo aspetto specifico all'interno della letteratura sui climi organizzativi. Nella definizione offerta da Zohar il clima di sicurezza si configura come il complesso delle percezioni che i lavoratori di una determinata organizzazione condividono a proposito delle condizioni dell'ambiente lavorativo. Tali 1 Il termine credenze viene usato in senso tecnico come “insieme di significati condivisi e di convinzioni” (inglese: belief) e non corrisponde all’uso quotidiano di credenze popolari più o meno vaghe o tradizionali su un certo argomento. 2 percezioni costituiscono uno schema di riferimento che guida i comportamenti dei lavoratori in senso adattivo: in altri termini i lavoratori adattano il proprio comportamento in base al valore condiviso che assume la sicurezza all'interno di una specifica organizzazione. Griffin e Neal (2000) hanno sostenuto che il clima di sicurezza sia formato in via prevalente dalle percezioni dei lavoratori a proposito delle politiche, delle procedure e delle pratiche che riguardano la sicurezza sul lavoro. Altri autori hanno fornito definizioni diverse e più ampie del clima di sicurezza, nelle quali esso è visto come un riflesso o un indicatore di stato della "sottostante" cultura di sicurezza (Mearns, Whitaker e Flin, 2003) e pertanto comprende un più ampio numero di elementi, come ad esempio gli atteggiamenti individuali verso la sicurezza. Un aspetto importante sottolineato da diversi autori è il ruolo del clima di sicurezza nella previsione e nel controllo degli infortuni e degli incidenti che avvengono sul luogo di lavoro. Dato che il clima di sicurezza, come è stato detto, agisce come uno schema di riferimento per il comportamento e gli atteggiamenti dei lavoratori, esiste la possibilità che esso influenzi la possibilità che i lavoratori siano coinvolti in infortuni/incidenti. Si riscontra, infatti, che nei contesti organizzativi in cui le percezioni riguardanti la sicurezza sono più favorevoli (indicano cioè un clima di sicurezza positivo) i lavoratori hanno meno probabilità di manifestare comportamenti non sicuri, i quali solitamente configurano dei precursori degli incidenti/infortuni. Una rassegna di studi empirici ha affermato l’esistenza di una relazione significativa tra un clima maggiormente positivo riguardante la sicurezza e tassi di incidenti e infortuni più bassi (Seo et al. 2004 si veda Clarke). L’assunzione alla base della relazione tra clima di sicurezza e tassi infortunistici riguarda la capacità del clima di fornire una guida ai comportamenti apprezzati nell'organizzazione. In tal modo un clima maggiormente positivo incoraggerebbe i comportamenti di sicurezza attraverso una qualche forma di ricompensa organizzativa (ad esempio il riconoscimento fornito per aver espresso suggerimenti per migliorare la sicurezza), mentre un clima di sicurezza maggiormente negativo rinforzerebbe i comportamenti non sicuri (ad esempio non riconoscendo incentivi per il miglioramento della sicurezza o dando priorità alla produzione a scapito della sicurezza), i quali a loro volta sono correlati con l'accadimento di incidenti sul luogo di lavoro. Una particolare linea di indagine, nell’ambito degli studi sul clima, ha cercato di identificare quali siano gli aspetti dell’ambiente di lavoro che contribuiscano in modo determinante a formare le percezioni dei lavoratori che sono alla base della formazione del clima di sicurezza. Questo filone di studi ha avuto un particolare sviluppo in riferimento al settore specifico delle costruzioni; diversi autori si sono chiesti quali siano i fattori che nello specifico settore delle costruzioni contribuiscano alla creazione del clima di sicurezza. Una rassegna dei principali studi svolti nell’ambito di questo filone (si veda ad esempio Dedobbeleer e Beland, 1991; Mohamed, 2002; Fu, Zhang, Xie e Zhang, 2006) rivela la presenza di alcuni fattori comuni e particolarmente salienti nel contesto delle costruzioni: • Il coinvolgimento e l'impegno del management organizzativo nella gestione della sicurezza (in particolare si fa riferimento alla capacità del management di mostrare un effettivo coinvolgimento e porre l’enfasi sul rispetto delle esigenze della sicurezza, anche attraverso la predisposizione di politiche e procedure efficaci nel garantire il massimo grado di sicurezza); • La comunicazione organizzativa sulle tematiche di sicurezza (in particolare la trasmissione chiara ed efficace a tutti i livelli organizzativi del valore della sicurezza da parte del management e l’ascolto dei pareri dei lavoratori sulla sicurezza secondo uno schema comunicativo di tipo bidirezionale); • Il coinvolgimento dei lavoratori sui temi e le decisioni che riguardano la sicurezza sul lavoro (in particolare l’adozione di meccanismi e procedure che incentivano il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei lavoratori alla pianificazione e realizzazione della sicurezza). 3 Questi fattori sono attualmente riconosciuti come leve importanti su cui basare interventi preventivi nell’ambito della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Assumendo che il clima di sicurezza possa influenzare in modo significativo i comportamenti dei lavoratori, la valutazione organizzativa dei fattori che sono centrali rispetto alla sua formazione costituisce un’opportunità di sviluppo e miglioramento dei sistemi di gestione della sicurezza presenti nel contesto dei cantieri edili. 1.3 L’IMPATTO DEL CLIMA DI SICUREZZA SUL COMPORTAMENTO SICURO Nella quasi totalità degli incidenti, infortuni e quasi-infortuni che avvengono nei luoghi di lavoro, e nello specifico all’interno dei cantieri, può essere ravvisato un comportamento insicuro da parte di uno o più lavoratori. La probabilità che un lavoratore attui un comportamento sicuro è legata a due aspetti principali, definiti in letteratura come «antecedenti prossimali»: la motivazione alla sicurezza (cioè quanto una persona si impegna a garantire standard di sicurezza e quale valenza associa al comportamento sicuro) e la conoscenza dei rischi, delle norme e delle procedure di sicurezza. Questi aspetti, e in particolare la motivazione, sono influenzati a loro volta dal clima di sicurezza. In letteratura sono crescenti le prove che vedono il clima di sicurezza come un antecedente della performance di sicurezza. Nel capitolo pertanto sarà illustrato il processo attraverso cui il clima esercita un impatto sul comportamento dei lavoratori relativo alla sicurezza. A tale scopo saranno presentati i modelli teorici sviluppati da Neal e Griffin (2004) e da Christian e collaboratori (2009) poiché non solo illustrano meccanismi che stanno alla base delle risposte di insicurezza, ma soprattutto aiutano a individuare anche sul piano pratico alcuni punti di intervento per migliorare la situazione. 1.4 MODELLI DI RIFERIMENTO DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: IL MODELLO DI NEAL E GRIFFIN In letteratura sono presenti molte evidenze empiriche che dimostrano come i fattori che costituiscono il clima di sicurezza abbiano un’influenza sui comportamenti dei lavoratori in termini di attuazione di condotte sicure o non sicure. Sulla base di tali evidenze Neal e Griffin (2004) hanno proposto un modello sistemico sulla sicurezza sul lavoro, che sarà descritto in questo paragrafo e che è rappresentato graficamente nella Figura 1. Questo modello prende in considerazione diversi aspetti relativi alla sicurezza sul lavoro che, operando in successione, contribuiscono a spiegare i meccanismi che stanno alla base del verificarsi o meno di incidenti sul lavoro. In particolare, viene evidenziato l’esistenza di due diversi fattori antecedenti, rispettivamente di tipo situazionale e individuale: essi sono la percezione del clima di sicurezza e la personalità del lavoratore. Neal e Griffin (2004) considerano come elementi strutturali del clima di sicurezza le seguenti dimensioni: • L’impegno del management, inteso come il grado in cui le persone percepiscono che la dirigenza da valore alla sicurezza e si impegna in comunicazioni e azioni che la supportano; • Le pratiche di gestione delle risorse umane, intesa come il grado in cui le persone percepiscono che le attività di selezione, formazione e incentivazione dei lavoratori contribuiscono positivamente alla sicurezza; • I sistemi di sicurezza, ossia la qualità percepita delle politiche, procedure o interventi che sono implementati dall’organizzazione al fine di migliorare gli esiti della sicurezza; • Il supporto dei supervisori, inteso come il grado in cui le persone credono che i loro superiori considerino la sicurezza (comunicazioni, incoraggiamenti, ecc.); • I processi interni al gruppo, la percezione del livello di comunicazione e supporto rispetto alla sicurezza presenti nel gruppo di lavoro; 4 • Il rischio, il grado in cui i lavoratori percepiscono che il lavoro in se è pericoloso; • La pressione lavorativa, concernente il grado in cui il carico di lavoro può influenzare negativamente la propria capacità di lavorare in sicurezza. La personalità invece viene intesa come l’insieme delle caratteristiche costanti della persona che sono alla base dei modelli coerenti del sentire, del pensare e del comportarsi. Questi due fattori (clima di sicurezza e personalità), secondo il modello qui proposto, risultano avere un impatto significativo diretto sulla motivazione e sulla conoscenza della sicurezza. Per conoscenza della sicurezza (safety knowledge) si intendono le conoscenze e le competenze che i lavoratori hanno sulle questioni di sicurezza. Risulta quindi che un clima di sicurezza positivo influenza positivamente la conoscenza individuale dei lavoratori sulle tematiche di sicurezza. Per motivazione alla sicurezza (safety motivation) si intende, invece, la volontà individuale dei lavoratori di esercitare sforzi per attuare dei comportamenti consoni e sicuri, e la valenza associata a quei comportamenti (Neal e Griffin, 2006). Il clima di sicurezza è quindi un antecedente diretto anche della motivazione alla sicurezza: tanto più i lavoratori all’interno di un’organizzazione percepiscono di operare in un ambiente di lavoro che presenta un clima di sicurezza favorevole, tanto più si sentiranno motivati ad attuare dei comportamenti lavorativi adeguati e attenti alle procedure di sicurezza. I fattori appena descritti (conoscenza della sicurezza e motivazione alla sicurezza), a loro volta, influiscono direttamente sulla performance di sicurezza, la quale indica la misura di comportamenti individuali riguardanti la sicurezza (e.g. Burke, Sarpy, Tesluk, & Smith-Crowe, 2002; Neal & Griffin, 2004). Con questo termine sono definiti gli atteggiamenti che i lavoratori hanno nei confronti della sicurezza, il modo in cui mettono in atto i loro comportamenti lavorativi e il modo in cui interagiscono gli uni con gli altri. In letteratura, la performance di sicurezza viene distinta secondo due diversi elementi: la safety compliance e la safety participation. La safety compliance è definita come l’adesione alle procedure di sicurezza e alla messa in atto da parte dei lavoratori dei comportamenti sicuri, mentre per safety participation (o partecipazione alla sicurezza) si intendono quei comportamenti di sicurezza che riguardano: l’aiuto ai colleghi, la promozione e il coinvolgimento in programmi di sicurezza sul luogo di lavoro, la manifestazione di presa d’iniziativa e gli sforzi per migliorare la sicurezza lavorativa Questi due elementi sono tenuti differenziati in quanto già Griffin e Neal (2000) trovarono che la motivazione alla sicurezza era maggiormente correlata alla safety participation rispetto alle conoscenze sulla sicurezza, mentre è stata osservata la relazione contraria per la safety compliance. La motivazione alla sicurezza, infatti, era risultata essere associata in maggior misura a quei comportamenti partecipativi di sicurezza che riguardavano l’aiutare i colleghi, l’essere coinvolti e promuovere i programmi di sicurezza sul lavoro e la volontà di manifestare iniziative e attuare 5 sforzi al fine di migliorare la sicurezza sul luogo di lavoro. Al contrario, la conoscenza della sicurezza era risultata essere più fortemente correlata alla safety compliance e meno alla safety participation (Neal, Griffin, & Hart, 2000). È emerso, infatti, che la conoscenza della sicurezza era maggiormente associata alla messa in atto da parte dei lavoratori di comportamenti sicuri e all’adesione alle procedure di sicurezza. Queste relazioni sono spiegabili in quanto frequentemente le attività partecipatorie sono volontarie e quindi basate principalmente sulla motivazione individuale ad attuare determinati comportamenti e azioni, mentre la compliance generalmente è imposta, non fondandosi sulla motivazione intrinseca del lavoratore, ma piuttosto sulla sua conoscenza delle procedure di sicurezza (Neal, Griffin, & Hart, 2000). Si osserva quindi che la conoscenza e la motivazione alla sicurezza hanno un impatto sia sulla performance di sicurezza sia sugli elementi che la compongono (safety compliance e safety participation). Ciò significa che avere le giuste informazioni sulla sicurezza e conoscerne le procedure, oltre ad essere motivati ad attuare i comportamenti corretti volti a prevenire incidenti o infortuni, sono elementi fondamentali che stanno alla base dell’attuazione o meno dei suddetti comportamenti sicuri. Inoltre, è stato evidenziato che un clima di sicurezza positivo influenza favorevolmente anche la partecipazione alla sicurezza, sia in maniera indiretta (mediante la conoscenza e la motivazione alla sicurezza) sia in maniera diretta. Figura 1.1: Modello riassuntivo dei Fattori di Sicurezza sul Lavoro di Neal e Griffin (2004). In ultimo, la performance di sicurezza risulta avere un impatto diretto sugli esiti di sicurezza (safety outcomes), intesi come eventi tangibili o risultati conseguenti alle prestazioni di sicurezza, determinabili in incidenti, infortuni o fatalità. In altri termini, aderire alle norme di sicurezza e partecipare alla sicurezza attuando i comportamenti sicuri sono elementi importanti al fine di ridurre il tasso di incidenti, infortuni e quasi-infortuni che possono verificarsi sul luogo di lavoro. 1.4.1 Riflessioni sul modello di Neal e Griffin Riassumendo, il modello suggerisce che gli interventi specifici attuati allo scopo di migliorare il clima di sicurezza hanno degli effetti indiretti sulla conoscenza individuale della sicurezza, sulla motivazione alla sicurezza e sulla prestazione di sicurezza (partecipazione e compliance). Allo stesso tempo, dal modello si deduce che in caso di clima di sicurezza connotato negativamente, interventi tesi in modo diretto all’aumento di motivazione, conoscenza o prestazione di sicurezza avrebbero poco o nessun effetto. Ciò significa che è possibile agire indipendentemente ad ogni livello di questo modello attraverso la progettazione di interventi mirati al fine di coinvolgere i lavoratori ad attuare i comportamenti di sicurezza adeguati durante le attività lavorative nel proprio ambiente di lavoro e migliorando le performance di sicurezza che risulterebbero, secondo il presente studio, in un tasso minore di incidenti e infortuni. Al contempo, il modello suggerisce l’importanza delle relazioni fra i fattori coinvolti: in particolare, la rilevanza che il miglioramento del clima di sicurezza ha in un determinato contesto organizzativo (per esempio, all’interno di un cantiere edile) e che può permettere di ottenere dei miglioramenti significativi a livello di sicurezza sul lavoro. 6 1.5 MODELLI DI RIFERIMENTO DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: IL MODELLO DI CHRISTIAN ET AL. Christian, Bradley, Wallace e Burke (2009) si sono proposti di valutare a livello empirico il modello teorico sviluppato da Neal e Griffin (2004) e descritto nel paragrafo precedente. A questo fine gli autori hanno effettuato una meta-analisi, strategia che permette di integrare i risultati delle precedenti ricerche su questo tema in maniera tale da trarre delle conclusioni più forti e complete rispetto a quanto non si otterrebbe con un singolo studio. A partire dall’analisi della letteratura di riferimento gli autori hanno identificato novanta ricerche di elevata qualità scientifica e rigore metodologico che presentano risultati relativi alle variabili presenti nel modello di Neal e Griffin (2004). La successiva meta-analisi compiuta sui risultati di questi studi ha portato ad una sostanziale conferma del modello teorico di Neal e Griffin (2004), con modifiche rispetto alla relazione che lega alcune variabili tra loro. Di conseguenza, Christian e colleghi (2009) hanno proposto una versione riadattata (e fondata su risultati empirici) del modello (si veda la Figura 1.2.). Le principali innovazioni apportate da questo modello: • Si osserva una relazione tra la motivazione alla sicurezza e la conoscenza della sicurezza. Ciò sta ad indicare che l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze relative alla sicurezza sul lavoro dipende in parte da quanto il lavoratore è motivato rispetto alla sicurezza stessa. Un lavoratore molto motivato potrebbe, ad esempio, chiedere informazioni a colleghi o superiori rispetto alla sicurezza, andare a cercare e leggere materiali informativi o documenti; partecipare in modo più attivo a corsi di formazione, ecc. • Viene proposta una differenziazione all’interno del clima di sicurezza tra clima psicologico di sicurezza (psychological safety climate) e clima di sicurezza di gruppo (group safety climate). Per clima psicologico di sicurezza si intende la percezione individuale delle procedure, delle pratiche e delle politiche riguardanti le questioni di sicurezza che influenzano il benessere personale al lavoro. Quando queste percezioni sono condivise tra più persone all’interno di un determinato ambiente di lavoro emerge un clima di sicurezza di gruppo (inteso come percezioni condivise delle caratteristiche di un ambiente lavorativo relative alle questioni di sicurezza che hanno un impatto su un gruppo di persone); • È stato evidenziato che i fattori situazionali (gli elementi che costituiscono il clima di sicurezza) risultano più importanti rispetto ai fattori individuali di personalità. Infatti, tra i fattori di personalità (valutati e misurati in questo studio per mezzo del Big Five Questionnaire di Costa e McCrae, 1985), solo la coscienziosità (ovvero la scrupolosità e perseveranza nello svolgere un compito) risulta avere un ruolo all’interno del modello: essa influisce sulla motivazione dei lavoratori, ma non sulla conoscenza della sicurezza; 7 Un discorso a parte va fatto per il fattore situazionale della leadership. Con il termine “leadership” si fa riferimento alla percezione di come il manager (o datore di lavoro) si comporta, agisce e raggiunge gli obiettivi organizzativi o di gruppo in generale (Christian et al. 2009). Diversamente dall’aspetto appartenente al clima di sicurezza che è definito “supporto da parte dei supervisori”, il fattore della leadership non fa riferimento ai comportamenti dei supervisori che riguardano in modo specifico la sicurezza (Zohar, 2000). Nello studio di Christian e colleghi (2009) il fattore della leadership viene, infatti, considerato tra i fattori situazionali, ma indipendente dal clima di sicurezza. Il fattore di leadership, come sarà meglio sviluppato nel capitolo 4.1 comprende costrutti come quelli di scambio leader-membro (leader–member exchange, LMX) e di leadership trasformazionale: in letteratura, infatti, è stato osservato che la qualità della leadership può influenzare la sicurezza lavorativa e i risultati di sicurezza (Hofmann et al. 2003; Hofmann & Morgeson, 1999; Zohar, 2002a; Zohar & Luria, 2003). D’altro canto, Christian e colleghi (2009), nel loro studio meta-analitico, hanno dimostrato che la leadership attuata dai manager ha una relazione moderata con la performance di sicurezza: in particolare, così come per il fattore di clima di sicurezza, è stato trovato che ha un maggiore impatto sulla safety participation piuttosto che sulla safety compliance. Gli autori spiegano questo risultato con il fatto che, similarmente a ciò che avviene per il clima di sicurezza, i leader (manager, superiori, supervisori, datori di lavoro, capisquadra, ecc.) hanno una maggiore influenza sulla partecipazione alla sicurezza dei lavoratori (che a differenza della safety compliance non è imposta attraverso regole e procedure alle quali dover sottostare), in quanto l’importanza che danno alla sicurezza probabilmente sostiene il clima di sicurezza e ha un’influenza essenziale sui comportamenti di sicurezza discrezionali. Inoltre, è stato rilevato che la leadership ha una debole influenza sui risultati di sicurezza. Nonostante questi risultati, il fattore della leadership, così come altri fattori distali, è stato escluso secondo alcuni criteri di decisione dall’analisi (definita path analysis) che ha permesso di valutare le relazioni fra gli elementi che creano il modello di sicurezza sul lavoro qui esposto. Ciononostante, abbiamo ritenuto utile presentare in rassegna il fattore “leadership”, in quanto in letteratura ha ricevuto grande attenzione per il suo ruolo nei confronti dei comportamenti di sicurezza e per lo stretto legame concettuale con uno dei tre antecedenti del clima di sicurezza (il coinvolgimento del management verso le tematiche della sicurezza) di cui parleremo nel capitolo 4.1. Da molti studi emerge, infatti, che la leadership di sicurezza praticata dai supervisori (per esempio, per mezzo del coaching sulla sicurezza, della condivisione dei valori della sicurezza e di una buona comunicazione riguardante le questioni di sicurezza) risulta essere un modo efficace per migliorare gli atteggiamenti e i comportamenti di sicurezza dei lavoratori e di conseguenza ridurre il tasso di incidenti, infortuni e fatalità (e.g. Conchie, Moon, & Duncan, 2013; Törner & Pousette, 2009; Dingsdag, Biggs, & Sheahan, 2008; Barling, Loughlin, & Kelloway, 2002; Conchie & Donald, 2009). 1.5.1 Riflessioni sul modello di Christian et al. I risultati della meta-analisi condotta da Christian e colleghi (2009) pongono in evidenza il fatto che sia l’individuo che la situazione (rispettivamente, fattori individuali e situazionali) hanno ruoli fondamentali per la promozione della salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Gli autori del modello suggeriscono, inoltre, che è possibile selezionare, formare e supportare i lavoratori grazie a un clima di sicurezza positivo in maniera tale da massimizzare la motivazione alla sicurezza e la conoscenza della sicurezza. Esse, a loro volta conducono alla messa in atto di comportamenti sicuri e a meno incidenti e infortuni. Inoltre, il modello di riferimento sopraesposto può rivelarsi molto utile al fine di proporre degli interventi organizzativi specifici per migliorare la sicurezza sul lavoro. 8