WALK (THE)

Transcript

WALK (THE)
RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA
WALK (THE)
Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO
Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected]
THE WALK
1
Regia: Robert Zemeckis
Interpreti: Joseph Gordon-Levitt (Philippe Petit), Ben Kingsley (Papa Rudy), Charlotte Le Bon (Annie Allix), Ben Schwartz (Albert), James Badge Dale (Jean-Pierre/J.P.), Steve Valentine (Barry Greenhouse), Clément Sibony (Jean-Louis), Mark Camacho (Guy Tozolli), Sergio Di Zio
(Agente Genco), Benedict Samuel (Jean-Louis)
Genere: Drammatico - Origine: Stati Uniti d'America - Anno: 2015 - Soggetto: tratto dal libro 'Toccare le nuvole' di Philippe Petit (ed. TEA) Sceneggiatura: Robert Zemeckis, Christopher Browne - Fotografia: Dariusz Wolski - Musica: Alan Silvestri - Montaggio: Jeremiah O'Driscoll
- Durata: 100' - Produzione: Steve Starkey, Robert Zemeckis, Jack Rapke per Imagemovers, Sony Pictures Entertainment (SPE), Tristar Productions - Distribuzione: Warner Bros. Entertainment Italia (2015)
Il fatto accade davvero: il 7 agosto
1974 il funambolo francese Petit cammina nel vuoto a 110 piani di altezza.
In basso chi cammina osserva incredulo
uno spettacolo irrepetibile. È uno dei
casi in cui la realtà si fa beffa della fantasia. Nel 1974 le Torri non erano ancora state inaugurate, mentre non molti
anni dopo, (2001) crollarono sotto l'attacco terrorista. In mezzo c'è il dipanarsi di un sogno sempre più urgente e insistente; il bisogno di dare concretezza
ad una fantasia che ormai preme poderosa nella mente del giovane francese.
Le fasi che conducono all'epilogo assomigliano ad un thriller: imprevisti,
inciampi, contrattempi, il progetto che
sembra saltare. L'alternanza di entusiasmo, gioia, delusione, sconfitta va da
supporto allo spostarsi della ragione
dall'utopia alla follia. A che serve questa impresa? è la domanda ricorrente,
alla quale Petit risponde: 'Io non sono
un funambolo, sono un artista'. La soluzione sarebbe tutta qui (a dire il vero un
po' sempliciotta), se non ci fosse necessità di aggiungere che all'artista tutto è
concesso. Anche cose che a metà dei
Settanta non c'erano. Oggi Zemeckis
ricostruisce quella vicenda ma vi getta
sopra uno sguardo di impensabile magnificenza. L'occhio del regista si mette
nella posizione del punto più impossibile e allarga gli spazi della visione. Anche il 3D trova la sua logica spiegazione. Con taglio svelto, e mai didascalico,
Zemeckis toglie la polvere di tutto le
immagini dl passato per restituire un
cinema 'rinnovato', lucido, un sogno
lungo un giorno, per citare Coppola e la
sfida ad un cinema visionario, l'unico
che può mettere insieme sfida e sogno,
e gettare le premesse che rappresentano
l'essenza del cinema. Metafora e verità
di pari passo per un film che, dal punto
di vista pastorale, è da valutare come
consigliabile e nell'insieme realistico.
Commissione Nazionale Valutazione Film:
Consigliabile/realistico
Dell'incredibile impresa del funambolo
francese Philippe Petit, che la mattina
del 7 agosto 1974 sorprese New York
camminando su una fune sospesa a 400
metri di altezza fra le Torri Gemelle
appena inaugurate, si sa tutto. Documentata da foto, la notizia all'epoca fece il giro di giornali e tv di ogni parte
del mondo; quanto a Petit, che di traversate del genere ne ha poi fatte altre,
ha scritto sull'avventura un libro, "The
Walk" (Ponte alle Grazie), che nel 2008
ha ispirato "Man on Wire", eccellente
documentario imbastito da James
Marsh come un thriller.
Insomma, l'idea di un film di fiction su
una vicenda tanto rimasticata (seppur di
innegabile fascino) ci sarebbe sembrata
peregrina non fosse che porta la firma
del Robert Zemeckis di "Forrest
Gump", il quale ha privilegiato o una
chiave leggera di racconto - da commedia o musical Anni 60 - nella consapevolezza che la tensione sarebbe comunque scaturita dalla forza di immagini
mozzafiato, dall'abilità nel ricostruire il
mosaico della storia e dal ritmo formidabile della regia. Il film parte dagli
inizi di carriera di questo geniale autodidatta che, dopo aver improvvisato una
camminata happening fra le torri della
facciata di Notre Dame, passa al folle
piano di replicarla a New York, alzando
la soglia del rischio oltre l'immaginabile.
Zemeckis ricostruisce tassello su tassello i preparativi che precedono lo straordinario colpo di teatro: la scelta dei
complici, il trucco escogitato per lanciare la corda da un edificio all'altro, le
difficoltà affrontate per fissare cavi e
funi sui tetti dei grattacieli, senza essere
scoperti e bloccati dai guardiani. Un
massacrante lavoro lungo l'intera nottata che all'alba produce un evento di eterea poesia; e grazie alla bravura di Zemeckis, lo spettatore ha la sconvolgente
sensazione di essere anche lui là accanto a Petit che volteggia lieve fra abisso
e nuvole, in uno stato di perfetto equilibrio fisico e mentale.
Joseph Gordon-Levitt incarna in modo
convincente un personaggio ludico,
perfezionista e maniacale; mentre nel
finale lo spettro dell'11 settembre si addensa sulle Twin Towers che il visionario giocoliere, con la sua passeggiata,
aveva provveduto a 'umanizzare'.
La Stampa - 22/10/15
Alessandra Levantesi Kezich
'I limiti esistono solo nell'anima di chi è
a corto di sogni'. Queste parole rivelatrici, tratte dal libro autobiografico del
funambolo francese Philippe Petit,
'Toccare le nuvole fra le Twin Towers.
I miei ricordi di funambolo' che ha ispirato il film, ben si adattano alla produzione cinematografica di Robert Zemeckis, ottimista e sognatore per eccellenza. E ci aiutano a capire perché il
regista di "Ritorno al futuro" e di "Forrest Gump" abbia sentito il bisogno di
tornare su un'impresa già immortalata
dal cortometraggio "High Wire" di
Sandi Sissel nel 1984 e poi da "Man on
wire - Un uomo tra le Torri" di James
Marsh, Oscar come Miglior Documentario nel 2009.
Ben altre certo le possibilità offerte da
un lungometraggio, e dai sofisticati
mezzi di cui un regista come Zemeckis
oggi dispone, dal digitale al CGI, a un
3D mai così opportuno, che gli consentono di trasportarci a 400 metri d'altezza, a condividere in tempo reale le incredibili emozioni di quella passeggiata.
Era l'alba del 7 agosto 1974 quando Petit percorse per ben otto volte avanti e
indietro i 42 metri del cavo d'acciaio
sospeso nel vuoto fra le due Torri non
ancora inaugurate, irridendo la polizia
che lo attendeva alle due estremità del
percorso.
Famoso per la clandestinità delle sue
traversate, veri e propri 'coup de théatre'
senza preavviso, che gli procuravano
fama e successo ma anche guai con la
polizia, Petit realizzò la sua impresa
newyorkese al culmine di una escalation di gesti clamorosi, come la passeggiata fra le torri di Notre Dame de Paris
o sulle acque tumultuose delle cascate
del Niagara.
Il funambolo non seppe mai spiegare la
ragione delle sue spericolate esibizioni.
Follia di un megalomane o gesto anarchico di autoaffermazione? Volontà di
sfidare i propri limiti, alzando di volta
in volta l'asticella del rischio? Su questo ed altro Zemeckis ci invita a riflettere, scegliendo come protagonista del
film (anche per la sua ottima conoscenza del francese) il bravo Joseph Gordon-Levitt e affiancandogli un altrettanto efficace Ben Kingsley, nel ruolo di
un artista di circo che fu suo maestro e
mentore. E ci racconta minuziosamente
la formazione e la lenta ascesa del funambolo fin dai suoi esordi parigini,
per concentrarsi poi sui preparativi
dell'impresa newyorkese, condivisa con
i suoi complici, folli sognatori come lui,
e portata avanti per un'intera notte, col
pericolo incombente di essere scoperti
dagli addetti alla sorveglianza. E sottolinea la fatica, le titubanze e i timori
dell'ultima ora, che però cedono il passo ad un senso di ineffabile serenità,
quando il funambolo inizia la sua passeggiata fra nuvole ed abisso.
Girato da Zemeckis con la consueta padronanza del mezzo cinematografico e
con quell'entusiasmo gioioso e un po'
infantile che gli è proprio, "The Walk"
regala emozioni forti, e una tensione
sorprendente, se si pensa che della
straordinaria impresa, raccontata in flashback da Gordon-Levitt/Petit, si conosce il lieto fine fin dall'inizio.
Il Giornale di Sicilia - 26/10/15
Eliana Lo Castro Napoli
A spasso tra le nuvole, su un cavo d'acciaio teso nel cielo, perché 'è meraviglioso che un semplice filo possa unire
delle cose, ma anche tante persone').
Philippe Petit, l'uomo che nel 1974 ha
passeggiato per quarantacinque minuti
su una corda tra le Torri Gemelle di
New York, a 400 metri d'altezza, ha
accompagnato ieri alla Festa di Roma
"The Walk" di Robert Zemeckis, che
racconta la sua straordinaria impresa.
Se il documentario premio Oscar "Man
on Wire" ci mostrava dal basso il celebre funambolo francese così come lo
osservarono migliaia di newyorkesi il 7
agosto di 41 anni fa, il film diretto dal
regista di "Forrest Gump" ci porta sulla
fune insieme a Petit, ci mostra quello
che ha visto lui, ci toglie il fiato grazie
a un sapiente e vertiginoso uso del 3D,
necessario per restituire il suo punto di
vista. "The Walk", tratto dall'omonimo
libro scritto dallo stesso Petit e in arrivo
nelle sale il 22 ottobre, è l'appassionante racconto di come 'l'imperatore dell'aria' organizzò minuziosamente il suo
'colpo', così Petit chiamava la sua opera
d'arte pericolosa e illegale, e di come
realizzò il suo sogno, coltivato sin dal
giorno in cui nella sala d'aspetto di un
dentista scoprì su una rivista il progetto
delle Torri. A prestare corpo e volto all'
artista è Joseph Gordon-Levitt che si è
allenato con Petit e in soli otto giorni ha
imparato a camminare sul filo, anche se
nelle scene più complesse è stato sostituito dal funambolo Jade KindarMartin.
'Non riesco a esprimere i miei sentimenti riguardo l'11 settembre sapendo
che sono morte tante persone, ma voi
tutti potete immaginare cosa ho provato
quando ho visto crollare le Torri. Il film
mi ha riportato lassù e mi ha fatto rivivere le emozioni di quell'irripetibile
giornata. Non sono religioso, ma la parola religione deriva dal 'religare', ovvero unire, tenere insieme, collegare, che
poi è quello che cerco di fare con la mia
fune'. All' età di 66 anni, Petit si allena
ancora tre ore al giorno e tiene sotto il
letto una scatola rossa con tutti i suoi
progetti futuri. Come quello di tendere
il suo filo tra i moai, le statue dell'Isola
di Pasqua, oppure, camminare all'interno delle cave di marmo di Carrara, con
tante candele e un'orchestra.
Avvenire - 20/10/15
Alessandra De Luca
Non può avere la testa a posto per fare
quello che fa. E più o meno quello che
di lui dice il complice più stretto. Sei
arrogante, gli urla la fidanzata, e lui:
'Certo, come potrei altrimenti fare quello che faccio?'. Zemeckis, con il supporto del 3D, racconta la più spettacolare impresa del funambolo francese Philippe Petit: la passeggiata ("The Walk")
compiuta il 6 agosto del 1974 tra le due
Torri del WTC di Manhattan quando la
costruzione era stata appena completata. Impresa clamorosa - nel film attraversa gli oltre quaranta metri cinque
volte mentre i poliziotti lo aspettano al
varco - resa più memorabile da quando
quelle torri non esistono più. Stravagante e ribelle, genio solitario della sua arte
di strada, Petit aveva già messo a segno
spericolate camminate nel vuoto su un
cavo sospeso a grandi altezze. Pluriarrestato, ha sempre concepito i suoi 'colpi' come tali, nella clandestinità e con il
sostegno di un ristretto e fidato gruppo.
Come aveva già fatto il semidocumentario premio Oscar "Man On
Wire" anche Zemeckis, estendendosi su
una dimensione spettacolare più ricca,
concepisce la 'storia' come un 'caper
movie', i film del 'colpo grosso' tipo la
serie di "Ocean". La minuziosa preparazione, la notte in cui i componenti
della banda salgono in circa alle torri, il
gran giorno dell'impresa che lascia i
passanti a bocca aperta e con il respiro
sospeso. Il risultato tiene sulla corda, è
il caso di dirlo, ma la materia è esigua
per un film.
La Repubblica - 20/10/15
Paolo D'Agostini