Tradizione e innovazione dei materiali per l`isolamento
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Tradizione e innovazione dei materiali per l`isolamento
Prodotto Tradizione e innovazione dei materiali per l’isolamento termico di pareti storiche Restauro conservativo e risanamento energetico Elena Lucchi Senior Researcher, EURAC Research, Bolzano Docente Incaricato, Politecnico di Milano L’architettura antica si basa sullo sfruttamento delle capacità di isolamento, sfasamento, attenuazione e inerzia termica legate alla forma della costruzione e alle proprietà dei materiali di provenienza locale. Strutture compatte, pareti spesse, zone filtro, fronti settentrionali chiusi e meridionali aperti, materiali con caratteristiche di isolamento o di inerzia termica, finestre ridotte a nord e grandi a sud, presenza di tende e scuri lignei sulle aperture, sono le caratteristiche fondamentali degli edifici antichi. In questo ambito, l’involucro edilizio ha sempre avuto il compito fondamentale di modulare le condizioni ambientali esterne, per creare un microclima confortevole in relazione alle variazioni di temperatura e di irraggiamento. In passato, infatti, le pareti di elevato spessore erano concepite come “maschere introverse” capaci di garantire le funzioni strutturali, di riparo dall’acqua e di protezione dall’intemperie e dalla variabilità delle condizioni climatiche. La massività delle pareti, in particolare, era utilizzata come strumento di protezione dal freddo e di difesa dal caldo, grazie alle buone prestazioni di isolamento, inerzia e sfasamento termico. Un’altra caratteristica era legata alla traspirabilità delle pareti, garantita attraverso la scelta di materiali di provenienza locale (pietra, mattone, tufo, …) e di tecniche costruttive massive (pareti a sacco, pareti in pietra listata, pareti in pietra a secco, …). Con l’introduzione del cemento armato tra i materiali costruttivi, si perde progressivamente questa capacità tradizionale di sfruttare le caratteristiche dell’ambiente naturale per la difesa climatica, puntando sempre maggiormente verso i principi di libertà formale, sperimentazione tecnica, flessibilità costruttiva e ripetibilità dell’intervento. A partire dal secondo dopo guerra si diffondono anche edifici con prestazioni energetiche ridotte, realizzati con strutture portanti in cemento armato e tamponamenti 28 in laterizio forato senza isolamento termico, pannelli sandwich o elementi in calcestruzzo prefabbricato. La crisi petrolifera del 1970 porta a una progressiva attenzione verso gli aspetti di risparmio energetico e di comfort, introducendo l’uso dei materiali isolanti. I primi coibenti avevano una natura plastica (polistirolo, polistirene, poliuretano ed elastomeri), mentre con il passare del tempo, si diffondono materiali di tipo inorganico (lana di roccia e di vetro, vermiculite, pomice, argilla e perlite), organico (fibra di legno, fibre organiche, lana di pecora, sughero) e riciclato (fibra di cellulosa). Più recentemente si stanno diffondendo sempre maggiormente le sperimentazioni con nanomateriali (aerogel), sottovuoto (VIP), materiali riflettenti (isolanti riflettenti e coating IR), a cambiamento di fase (PCM). Conoscere per sperimentare Un corretto intervento sul patrimonio edilizio storico deve nascere da un’approfondita analisi diagnostica di tipo strumentale capace di definire le prestazioni e il comportamento energetico dell’immobile e di considerare le esigenze di riduzione dei consumi e dei costi energetici, di rispetto dell’ambiente e di tutela del patrimonio. L’audit è lo strumento fondamentale per conoscere il comportamento energetico dell’edificio. Il livello di approfondimento dipende sostanzialmente dal tipo di analisi e dai risultati che si vogliono ottenere. In un edificio storico è consigliabile realizzare sempre un audit di dettaglio, correlato da analisi diagnostiche non distruttive e dalla simulazione del comportamento energetico. Solo attraverso queste informazioni, infatti, è possibile dare indicazioni generali sull’incidenza percentuale delle dispersioni termiche legate ai singoli componenti edilizi e impiantistici, poiché il calcolo è legato alle condizioni climatiche della zona, alla geometria dell’edificio, all’orientamento dei singoli componenti, alle modalità d’uso, etc. In linea di massima, la logica di intervento deve partire dalla minimizzazione delle perdite per trasmissione e per ventilazione attraverso l’involucro edilizio, per poi agire sugli impianti termici ed elettrici e sull’inserimento di fonti rinnovabili. Il progetto deve nascere da una visione globale delle diverse alternative di intervento, cercando di ottimizzare l’azione sui diversi sub-sistemi edilizi e impiantistici e sulle strategie di gestione. Proprio partendo da questa indagine globale, è possibile scegliere gli interventi più conveniente dal punto di vista energetico, economico, gestionale e ambientale e calibrare le azioni in funzione dei principi cardinali del restauro: “non invasività”, “reversibilità” e “compatibilità” rispetto alla valenza storica dell’immobile. “Non invasività” implica la minimizzazione dell’impatto visivo, estetico e spaziale dell’intervento, “reversibilità” indica possibilità di ripristinare la situazione di partenza e, infine, “compatibilità” si riferisce alla valutazione degli effetti fisici e chimici indotti dalle modifiche sulla materia storica. Infine, un’attenzione particolare, va posta alla scelta degli interventi in funzione dell’intero ciclo di vita dell’edificio, valutando anche la compatibilità ambientale e i consumi energetici nelle diverse fasi. Isolamento termico Una delle principali strategie di miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici storici è legata all’applicazione di un rivestimento isolante interno, che può essere effettuata in assenza di decorazioni, finiture pregiate o intonaci in buono stato di conservazione. Il coibente interno scherma fin da subito il trasferimento di calore per conduzione nei diversi strati della parete, portando all’aumento delle temperature dell’aria interna e superficiali della parete e mantenendo costante la temperatura media radiante, con conseguenti benefici per il benessere termico degli utenti. In questo modo si riducono le perdite per trasmissione e i ponti termici diffusi e di forma, non garantendo l’omogeneità delle prestazioni termiche della facciata e l’eliminazione dei ponti termici di materia. È molto importante curare i dettagli costruttivi, perché si potrebbero creare punti freddi in cui si può avere condensa superficiale o rischi di muffa. I problemi non si risolvono nemmeno con la scelta dei materiali isolanti, in quanto i materiali non traspiranti (o quasi impermeabilizzanti come polistirene espanso o estruso, poliuretano, ...) veicolano la condensa all’interno delle solette, mentre quelli traspiranti (come lane minerali o fibre di legno) assorbono l’acqua, perdono le pre- Restauro conservativo Per evitare la formazione di condensa nell’isolamento dall’esterno di una parete in muratura è opportuno scegliere coibenti e intonaci dotati di alta permeabilità al vapore (Fonte: tr. it da English Heritage, 2010) Per evitare la formazione di condensa nell’isolamento dall’interno di una parete in muratura è possibile utilizzare coibenti a bassa permeabilità uniti a una barriera al vapore (Fonte: tr. it da English Heritage, 2010) Per evitare la formazione di condensa nell’isolamento dall’interno di una parete in pietra è meglio utilizzare coibenti e intonaci ad alta traspirabilità (Fonte: tr. it da English Heritage, 2010) stazioni energetiche nel tempo e imbibiscono la parete. Inoltre, l’isolamento interno porta al raffreddamento più rapido del locale per effetto dell’assenza di massa termica del lato più interno della parete: quando si spegne il riscaldamento il calore viene rilasciato e non trattenuto come avviene nelle murature storiche di tipo massivo. Una seconda strada, meno facilmente percorribile perché modifica l’immagine estetica e la consistenza materica delle facciate, è ottenuta mediante l’applicazione di materiale isolante sulle superfici esterne, per ridurre le perdite di calore per trasmissione e avere prestazioni omogenee. La tecnica risulta irreversibile e ad alto impatto estetico, materico e spaziale sulla conservazione delle finiture. In molti casi, infatti, per garantire adeguati ancoraggi e resistenze, gli isolanti devono essere posati su supporti che soddisfano criteri di tenuta meccanica, complanarità, assenza di degrado e di umidità interstiziale o superficiale. A parte queste problematiche di compatibilità, la tecnica teoricamente è indicata per pareti massive perché ottimizza la capacità termica areica, ovvero la proprietà di accumulo del calore proveniente dall’interno (specialmente se il coibente ha elevata capacità termica come per legno, sughero, fibre vegetali, …). In pratica, nella stagione invernale lo strato isolante aggiuntivo non modifica le caratteristiche di sfasamento e di attenuazione della parete originaria, ma ne riduce solo la trasmittanza termica e sfrutta pienamente la massa di pareti e solai. Nella stagione estiva il rivestimento isolante viene irraggiato dal sole e, specialmente se dotato di elevata capacità termica (legata alle proprietà di alcuni materiali quali legno, sughero, fibre vegetali, …), trattiene il calore al suo interno, rilasciandolo lentamente nella parete e nell’ambiente interno. In questo modo, l’onda termica viene attenuata e sfasata e si hanno i benefici di inerzia termica tipici di una muratura massiva. Un’altra tecnica riguarda l’inserimento di materiale coibente in intercapedini o cavedi, per migliorarne le prestazioni termofisiche della parete. In inverno, si riducono le dispersioni per trasmissione mentre rimangono invariati i ponti termici di forma, di materia e diffusi. In estate, la scelta di isolanti dotati di elevata capacità termica (legno, sughero, fibre vegetali, …) migliora l’inerzia della parete che assorbe il calore, rilasciandolo più lentamente. In questo modo, l’onda termica viene attenuata e sfasata, con conseguenti benefici di benessere e di stabilità termica negli ambienti interni. Il rilascio sarà più lento o più veloce in funzione delle capacità di accumulo delle pareti esistenti. La convenienza economica e i benefici energetici e ambientali dipendono da diversi fattori, legati allo spessore dell’intercapedine e alla scelta del materiale isolante. Bisogna sottolineare che spesso le intercapedini storiche non sono chiuse nella parte a contatto con la soletta oppure non hanno uno spessore costante. Per questo è sempre opportuno verificare la possibilità di insufflare il materiale isolante in modo costante tramite la realizzazione di una termografia a raggi infrarossi. 29 Prodotto Lavori preliminari di consolidamento dell’intonaco storico prima di applicare il materiale isolante (foto di Annelie Bortolotti) Materiali a capillarità attiva Per ovviare ai problemi connessi con l’isolamento interno degli edifici storici, nel progetto europeo 3ENCULT “Efficient energy for European cultural heritage” è stato sviluppato un materiale isolante in poliuretano a capillarità attiva (iQ-Therm di Remmers) che garantisce ottime prestazioni di isolamento termico (λ = 0.031 W/mK) e di traspirabilità al vapore. In pratica è costituito da un pannello in poliuretano ad alta densità sul quale è realizzata una griglia di micro-fori che agisce come canale di diffusione e di trasporto dell’umidità. La scelta del poliuretano permette di ottenere elevate prestazioni energetiche con ridotti spessori. I micro-fori, invece, sono ottenuti con il taglio laser, con diametri molto ridotti, a intervalli regolari, perpendicolari alla superficie dei pannelli e riempiti in fabbrica con uno speciale materiale minerale a capillarità Dettaglio del materiale isolante capillarità attiva (foto di Elena Lucchi) 30 Applicazione del materiale isolante a capillarità attiva (foto di Annelie Bortolotti) attiva. I pannelli vengono accoppiati tra loro con una malta a base di calce NHL5 e incollati alla parete interna con un collante a base di argilla per mantenere elevate proprietà di alta traspirabilità e per garantire la totale reversibilità dell’isolamento. Il substrato deve avere complanarità e tenuta meccanica adeguate per supportare l’applicazione dei nuovi pannelli isolanti. Per questo è opportuno consolidare l’intonaco sottostante, secondo le tecniche tradizionali del restauro architettonico. La finitura finale può essere realizzata con malta e intonaco a base di calce NHL5. Dettaglio dell’applicazione dei pannelli isolanti a capillarità attiva (foto di Elena Lucchi) Restauro conservativo Fasi progressive di insuflaggio dell’aerogel nella cavità di una parete storica (foto di Elena Lucchi) Aerogel L’aerogel si caratterizza per le elevate prestazioni termiche, che permettono di ridurre notevolmente gli spessori dei materiali isolanti. Per questo è particolarmente adatto per le pareti storiche, dove consente un miglioramento prestazionale con ingombri e pesi ridotti. Nell’ambito del progetto di ricerca EFFESUS “Energy Efficiency for EU Historic Districts Sustainability” è stato sviluppato un isolante a base di aerogel pensato per l’isolamento interstiziale di pareti dotate di piccole intercapedini o cavedi (Spacefill di APG). Si tratta di un materiale composito costituito da fibra di poliestere, a cui è aggrappata della polvere di aerogel di natura silicea prodotta da materiale riciclato o di nuova produzione. Si caratterizza per le buone prestazioni termiche (λ = 0.0255 W/mK con densità di 70 kg/m3), di permeabilità al vapore, igroscopicità e resistenza meccanica. Il problema principale riguarda la produzione di polvere durante la fase di applicazione e l’ottenimento di materiale a densità costante all’interno di intercapedini di spessore diverso, con cricche o materiali vari interni. È stato sviluppo anche uno speciale Macchinario per insuflaggio dell’aerogel (foto di Elena Lucchi) Fibra di poliestere con aerogel (foto di Elena Lucchi) intonaco termoisolante con aerogel (Fixit 222) dotato di elevate prestazioni energetiche (λ10 = 0.0261 W/mK e λD = 0.028 W/mK). Il materiale è particolarmente indicato per gli edifici storici perché la formulazione minerale a base di calce e l’alta permeabilità al vapore, oltre ad essere compatibile tecnicamente ed esteticamente con gli intonaci di tipo tradizionale, permettono anche di ridurre la formazione di muffe superficiali e interstiziali. Esempio di ugello utilizzato per l’insuflaggio del materiale (foto di Elena Lucchi) 31 Prodotto Isolanti a base di calce Un sistema di isolamento ampiamente utilizzato negli edifici storici riguarda l’impiego di intonaci termici a sostituzione degli esistenti, strategia utilizzabile quando questi ultimi sono irreversibilmente danneggiati, realizzati con materiali nocivi o irrecuperabili. I prodotti generalmente sono costituiti da intonaco premiscelato con elevato potere termoisolante a base di leganti idraulici predosati e materiale isolante a granulometria costante. Per mantenere le medesime prestazioni traspiranti della parete originaria ed evitare problemi di condensa, l’intonaco deve essere realizzato con materiali naturali, come calce idraulica, caolino, aggregati selezionati e agenti stabilizzanti. I materiali isolanti, invece, possono essere di tipo sintetico di origine organica (perle di polistirene) o inorganica (vetro espanso, fibra di vetro, ...) oppure naturale sempre di origine organica (sughero, ...) o inorganica (pomice, vermiculite, perlite espansa, …). Nel primo caso, l’intervento si caratterizza per le elevate proprietà di resistenza termica e traspirabilità al vapore, ma non di inerzia termica. In tutti gli altri casi, invece, la scelta di prodotti con alta Applicazione dell’isolamento interno con malta a base di calce tipo Isocal di Bofimex (foto di Elena Lucchi) Applicazione della malta a base di calce altamente isolante (foto di Virginie Gouas) Dettaglio dei sensori di rilievo della temperatura superficiale sull’isolante a base di calce altamente isolante (foto di Elena Lucchi) Dettaglio dei sensori per il rilievo delle caratteristiche ambientali della stanza su cui è stato applicato isolante a base di calce altamente isolante (foto di Elena Lucchi) capacità termica garantisce anche buone prestazioni di sfasamento e di attenuazione del calore. Nel progetto di ricerca EFFESUS è stata sviluppata una malta a base di calce NHL5 con l’aggiunta dell’80% di granuli di EPS specifica per edifici storici (Isocal di Bofimex). La scelta di questo materiale è dovuta alle buone caratteristiche energetiche (λ = 0.065 W/mK pari circa a 1/10 rispetto a quella delle malte tradizionali) e, contemporaneamente, alla ridotta invasività estetica e alla reversibilità, che ne permette la rimozione come una comune malta. L’EPS è stato selezionato tra diversi materiali dopo avere provato le prestazioni di resistenza meccanica e di efficienza energetica di diversi materiali, tra cui l’aerogel che è risultato dotato di una resistenza meccanica troppo bassa. 32 Dettaglio della malta a base di calce applicata in opera altamente isolante (foto di Virginie Gouas) Restauro conservativo Applicazione della malta di calce a base di grafene (foto Graphenstone) Applicazione della malta su fontane antiche (foto Graphenstone) Malta di calce con grafene Il grafene è un materiale bidimensionale, costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio legati tra loro per formare un reticolo esagonale che si configura come una forma di carbonio molto sottile. È dotato di straordinarie proprietà di resistenza meccanica, flessibilità (grazie all’elevato modulo elastico), stabilità termica, conducibilità elettrica, trasparenza, ridotta trasmissione termica. Le prime applicazioni hanno riguardato l’utilizzo in elettronica, in virtù dell’elevata mobilità dei portatori di carica e del basso rumore. Più recentemente è stata sviluppata anche una malta di calce a base di grafene, perfettamente compatibile con le pareti storiche che, in aggiunta rispetto ai prodotti tradizionali, svolge anche funzioni di consolidamento strutturale ed efficienza energetica. È costituita da una miscela di grasselli di calce aerea, con inerti dotati di elevata qualità e composti da carbonato di calcio (purezza> 90%), rocce silicee e pigmenti inorganici. Il materiale composito è ottenuto con processi tradizionali di cottura in un antico forno a legna, proprio per mantenere invariate le proprietà e la qualità della malta di calce antica (analogamente a quanto si fa con i prodotti speciali per il restauro). Questo permette di avere un prodotto perfettamente compatibile dal unto di vista estetico e materico con la malta e gli intonaci a base di calce di tipo antico o tradizionale. Normalmente, infatti, si utilizza come un primo strato di rivestimento, sul quale devono poi essere applicate due mani di finitura a base di calce super-fine. Applicazione della malta sulle facciate di edifici (foto Graphenstone) 33 Prodotto Reflective coating I rivestimenti selettivi IR riflettono la radiazione infrarossa proveniente dal cielo, con l’intento di aumentare la riflessione del calore solare e di ridurne l’accumulo all’interno di pareti caratterizzate da una massa termica elevata. Normalmente, sono realizzati integrando nelle pitture tradizionali dei materiali ad alta riflettanza, generalmente di natura metallica. Le vernici attualmente in commercio non sono compatibili con gli edifici storici a causa della mancanza di reversibilità del coating. Per ovviare a questo problema, sono state sviluppate delle gamme cromatiche molto ampie, che comprendono anche tutte le tonalità usate nell’architettura tradizionale. Queste vernici, pertanto, potrebbero essere utilizzate quando gli intonaci antichi sono degradati, di scarso valore documentario o necessitano un ripristino totale. Per ovviare ai problemi relativi alla reversibilità del materiale, nel progetto di ricerca EFFESUS è stato sviluppato un coating selettivo riflettente, trasparente e perfettamente reversibile grazie all’utilizzo di un apposito primer (Paraloid B72). Si tratta di un coating polimerico di colore bianco con l’aggiunta di materiali metallici di varia formulazione IR coating. Il prodotto attualmente è ancora in fase prototipale e su di esso sono state fatte diverse sperimentazioni e prove di laboratorio per testarne le proprietà ottiche, di durabilità e di resistenza alle diverse condizioni climatiche. EURAC ha fatto anche delle simulazioni termiche di tipo dinamico per verificarne il comportamento durante le stagioni dell’anno, Immagine al microscopio ottico (SEM) di una pietra calcarea storici (elaborazione di Aurora Maria Casado Barrasa) Tipo di primer (Paraloid B72) utilizzato per garantire la reversibilità del coating sul diversi tipi di materiali storici (foto di Aurora Maria Casado Barrasa) 34 con orientamenti solari e tipi di materiali. In linea generale, si vede che il materiale è più adatto in climi particolarmente caldi, con una elevata quantità di radiazione solare e ridotte escursioni termiche tra giorno e notte. È più performante se applicato sugli orientamenti sud, dove porta a un buono abbassamento della temperatura superficiale esterna (1-2 °C). Porta anche un abbassamento delle oscillazioni termiche in diversi nodi della parete, garantendo una migliore durabilità del materiale e della parete sottostante anche in presenza di oscillazioni termiche particolarmente elevate. Analogamente, anche i test effettuati in laboratorio con l’inserimento di un sole artificiale mostrano la riduzione della temperatura superficiale (2-3 °C) e del flusso energetico (23%) nel periodo estivo. Immagine al microscopio ottico (SEM) della stessa pietra calcarea su cui è stato applicato il primer e il coating storici (elaborazione di Aurora Maria Casado Barrasa) Assetto sperimentale delle prove di labo- Termocoppia e lampada agli infrarossi. ratorio effettuate per valutare gli effetti Data logger (foto di Aurora Maria Casado Barrasa) della radiazione solare sul coating storici. (foto di Aurora Maria Casado Barrasa)