G li hack er del tessuto

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G li hack er del tessuto
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di Daniele Cassandro
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A b b i a m o a p e r t o l’a r m a d i o d e l f u t u r o . È p i e n o d i e c o a b i t i e s c a r p e s ta m pat e i n 3 D .
Perché gli stilisti di domani saranno un po’ designer e un po’ programmatori
Gli hacker del tessuto
foto Mattia Balsamini
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N e l l e p a g i n e p r e c e d e n t i : G a e t a n o R o s s i n i e u n d e t t a g l i o d e i s u o i t e s s u t i 3 D . In q u e s t e p a g i n e : u n o d e i t e l a i d e l l ’a z i e n d a G a e t a n o R o s s i n i Inn o va z i o n e T e s s u t a .
«mi piace usare telai vecchi perché sono macchine aperte
a differenza di quelli nuovi che sono troppo chiusi»
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C’è un lungo filo invisibile che lega i Fenici del
XV secolo a.C. con le ultime tendenze della
tessitura 3D e del design for all applicato alla moda.
Loro sono stati i primi a capire che attraverso l’innovazione tessile passava la civiltà stessa. La loro capacità di
tingere di rosso porpora la lana, grazie a un mollusco, ha
attivato una serie di innovazioni a catena: l’idea di riutilizzare i gusci degli stessi molluschi per fare la calce,
per cominciare, e poi l’abilità di costruire navi sempre
più grandi per portare il proprio prodotto in giro per
il Mediterraneo. Questa eccellenza ha portato i Fenici
a diventare la prima potenza industriale e mercantile della storia. Da allora l’innovazione in campo tessile
ha fatto da volano alle grandi rivoluzioni tecnologiche:
dai tintori della Firenze del ’300 (un po’ alchimisti e un
po’ chimici, uniti nelle prime corporazioni) ai telai a
vapore di metà ’700 che hanno trasformato la storia sociale, economica e culturale dei due secoli a venire. Noi
siamo quello che mangiamo, si dice spesso, ma anche,
e soprattutto, siamo quello che ci mettiamo addosso.
> «Oggi l’innovazione in campo tessile è più vivace che mai»,
corgimenti, sono in grado di tessere strutture sempre più complesse
e versatili. Si è capito presto che la tessitura 3D permetteva sia di
produrre pezze sia oggetti tessuti già formati. Dai sedili delle auto,
dalle prime applicazioni per l’ortopedia alle scarpe il passo è stato breve. Le sneakers per il running Nike Flyknit (e specialmente
l’ultimo modello Free Flyknit con la sua tomaia che finisce per avvolgere la caviglia come un calzino) è un’evoluzione più evidente
della tessitura 3D. Si è lavorato sulla forma, sul design, sullo spessore delle fibre ma, alla fine, la scarpa con cui corriamo è un sedile
di auto meravigliosamente hackerato.
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> Tessitura 3D vuol dire lavorare facilmente oggetti che ab-
biano una determinata forma, ma vuol dire anche produrre tessuti
a più strati e con una distanza estremamente variabile tra le fibre.
Significa tessuti più o meno traspiranti, più o meno spessi, più o
meno luminosi, più o meno rigidi. Le possibilità sono infinite e il
processo che porta a un nuovo prodotto è un vero percorso di “scoperta”, spesso costellato da errori, alcuni dei quali finiscono per
essere delle coincidenze fortunate.
«Avevamo in mente di realizzare un tessuto cangiante particolare»,
racconta Gaetano Rossini, titolare dell’omonima azienda tessile a
Costa Masnaga, in provincia di Lecco. «Abbiamo fatto partire il telaio ma si è capito subito che c’era qualcosa che non andava. Con i
telai succede spesso: bisogna buttare tutto e ricominciare da capo.
È capitato però che dagli errori a telaio si creassero nuovi effetti interessanti che finivano per valorizzare il nostro prodotto».
mi spiega Micol Costi, direttore delle ricerche sui tessuti a Material
ConneXion Italia. «Sui tessuti tecnici dotati di proprietà particolari,
come la traspirabilità o la resistenza ai raggi UV o l’impermeabilità,
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si fanno passi da gigante: ogni anno ci vengono proposti prodotti
> Rossini con questo esempio fa capire in cosa consista il continuo “trial and error” di chi lavora in questo campo. «Io uso vecchi
nuovi e sempre più tecnici. Si fa molta ricerca e sviluppo anche nel
telai, macchine di 30 anni fa, perché sono macchine aperte», spiecampo del recupero e della sostenibilità ambientale. Senti questa
ga usando involontariamente un linguaggio da programmatore di
nappa…». Micol mi passa un campione di tessuto incredibilmente
computer. «I telai di oggi sono chiusi e non puoi fargli fare tutto
morbido e leggero, percorso da quelle che sembrano delle minuscole squame. «È ottenuta dagli scarti della lavorazione alimentare del
quello che hai in mente. A noi piace sperimentare di continuo, poter
salmone. Poi ci sono le fibre che vengono dall’ortica, dal bambù e
cambiare le regole del gioco in corsa». La Gaetano Rossini produceva da anni tessuti per l’industria automobilistica (ma non solo: ha
dalla caseina. Questa ecopelle viene da un trattamento particolare
sviluppato anche una rivoluzionaria fibra naturale particolarmendel legno». E le nanotecnologie? «È un campo in cui si sperimenta molto, soprattutto in ambito medico: le fibre con nanoparticelle
te traspirante da usare in campo veterinario) ma con il tempo si è
di argento sono, per esempio, molto igieniche. Sono tipi di prodotavvicinata sempre di più alla moda. «Un po’ perché l’industria auti però che faticano a entrare nell’uso quotidiano. Chi li realizza
tomobilistica era in crisi e un po’ perché ci accorgevamo che tra i
trova complicato riuscire a comunicarne le proprietà e i vantaggi
grandi stilisti cresceva l’interesse per i cosiddetti tessuti tecnici»,
a chi poi andrà a usarle come materia priracconta Domenico, il fratello di Gaetano,
ma». E poi ci sono i tessuti che incorporano
il vero sperimentatore della famiglia. «Vela caratteristica principale dei tesdere i nostri tessuti tramutarsi in abiti e
metalli, led luminosi, fibra ottica o ogni tipo
su t i 3 d è c h e i filat i p osso n o essere
in t recciat i co n t emp o raneamen t e in
accessori curati in ogni dettaglio sartoriadi tecnologia che possa essere trasformapiù direzioni e su più strati.
ta in un filo.
le è stata una vera emozione».
Ma come si passa dai sedili delle automo>
bili e dalle protesi medicali alle passerelle
> Le cose più interessanti, le lente rivoluzioni invisibili di cui parlavamo all’inizio,
dei più grandi nomi dell’alta moda? «È una
però, succedono nell’ambito della tessitura
questione di contatti ma anche di flessibilità culturale», spiega Rossini. «Le
tridimensionale. Quelli che noi chiamiamo
possibilità dei materiali sono infinite:
tessuti tecnici (la tomaia delle nostre scarpe, alcuni impermeabili, borse, ma anche i
bisogna avere l’idea giusta al momento giusto. E saperla raccontare. Io ho un
rivestimenti di sedili, gli interni dei caschi
cassetto pieno di buone idee che o sono
e perfino certe protesi vascolari) nascono
troppo avanti per i tempi o sono ancora
tutti da procedimenti di tessitura 3D. La
in attesa di un giusto utilizzo». Un sogno
tecnica in sé non è particolarmente nuova, risale ai primi anni ’90, ma si è andata
per il futuro? Quello di passare dall’interno delle macchine (la Gaetano Rossini ha
lentamente evolvendo con un fenomeno di
fornito i tessuti per i sedili della Ferrari
hacking dei singoli telai che, con piccoli ac-
Sergio di Pininfarina) all’esterno. «Si parla da tempo della possibilità di “tessere”
la carrozzeria delle auto, sostituendo altri
materiali più leggeri e malleabili al ferro»,
spiega Domenico: «Si tratta solo di trovare la lavorazione più corretta. Sarebbe una
rivoluzione inimmaginabile che capovolgerebbe l’intera industria automobilistica».
gitale ha permesso a Schmidt e Bitonti di
realizzare un abito “su misura” nel senso
più completo del termine: un abito letteralmente creato intorno alle forme di chi
lo avrebbe indossato.
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dai capannoni di industrie
Tessere il futuro
(e non solo in 3D)
Tessuti tecnici
Sono tessili
con particolari
caratteristiche
fisiche:
impermeabilità,
traspirabilità,
protezione
(anche selettiva)
da determinate
radiazioni e
termoregolanti.
Appartengono a
questa categoria
anche alcune
fibre ignifughe o
fonoassorbenti per
l’arredamento.
Inserimento
di fibre
alternative
È un processo
che prevede
l’inserimento
di fibre diverse
nel processo
di filatura.
Materiali come
certi metalli o la
ceramica possono
incrementare,
per esempio, la
resistenza allo
sfregamento
di determinati
tessuti protettivi.
L’inserimento
può anche essere
solo decorativo.
tessuti
ottenuti
da fonti
rinnovabili
Un’altra branca
di innovazione
arriva dalle fonti
rinnovabili che, nel
caso dei tessuti,
possono essere
ortica (ripescando
una vecchia
pratica dell’Italia
autarchica), alghe
coltivate, caseina,
bambù, ma anche
legno e sughero.
lavorazioni
che integrano
tecnologie
Quelle che prima
erano applicazioni
tecniche sul
tessuto diventano
sempre più parte
del tessuto stesso:
fibre ottiche, led
luminosi, fogli
autoilluminanti
vengono integrati
nel processo
di tessitura.
Le applicazioni
riguardano
l’abbigliamento
da lavoro.
Recupero,
riuso e
riutilizzo
Il pet delle
bottiglie di
plastica, scarti
alimentari, scarti
industriali, scarti
della lavorazione
del legno…
Tutto può essere
riciclato per creare
fibre tessili nuove.
Molta ricerca si fa
anche in termini
di sostenibilità
soprattutto nel
campo della
tintura che viene
fatta con sempre
meno acqua.
tessuti
antisismici
Alcuni tessuti
con lavorazione
3D multi-assiale
hanno dimostrato
di essere degli
ottimi rivestimenti
antisismici.
Tessendo insieme
fibre di vetro
e di plastica,
l’italiana Selcom
ha ideato una
sorta di carta da
parati antisismica
chiamata
Sentex 8300.
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come quelle di Gaetano Rossini però c’è
> «Queste pratiche sono destinate a
diffondersi su larga scala», spiega Micol
un’altra rivoluzione in atto. Quella dei maker. Una rivoluzione che sempre di più si sta
Costi, «e forniranno una via sempre più
avvicinando al mondo del tessuto e della moconcreta di attuazione del design for all,
Un tessuto della gaetano rossini. nelda attraverso le stampanti 3D. Stilisti come
perché consentiranno, tra le tante cose, la
la pagina a fianc o : I disegni c h e p o i
l’olandese Iris van Herpen (di cui abbiamo
realizzazione di versioni altamente persaranno trasformati in tessuti sono
caricati su vecchi floppy disk.
sonalizzate, e quindi perfettamente su
già parlato su Wired di settembre 2012)
misura per qualsiasi conformazione non
creano da anni abiti-scultura usando la tecnologia digitale. Utilizzano materiali solidi o semi-solidi creando
standard». Il futuro della moda, dunque, sarà fatto di capi disegnati appositamente per le nostre forme e per i nostri bisogni ma non
spettacolari armature, gusci che con il tempo si evolvono sempre di
comporterà, come si potrebbe pensare, la fine del design e dello
più verso un ideale di abito tessuto. Interessante in questo senso è
stile. «Se, da un lato, il ricorso a un service di stampaggio 3D o di
anche il lavoro del giovane stilista-hacker olandese Borre Akkersdijk
tessitura 3D potrà diventare una consuetudine, la competenza dei
che ha manomesso una macchina per cucire i materassi in modo da
progettisti e degli stilisti non è destinata a perdere importanza.
“tagliare e cucire” la sua collezione di abiti imbottiti.
L’innovazione effettiva si compone della somma di questi elementi:
Tra hacking e tentativi continui la cultura dei maker è riuscita anche a creare il primo abito da sera realizzato con la stampante 3D.
lo sviluppo di soluzioni materiali e tecnologiche avanzate, messe
Si tratta di un abito a rete stampato in un materiale gommoso simial servizio di un design intelligente».
le al cuoio nero, ma molto più morbido e flessibile, e disegnato per
Siamo a un crocevia, dunque: il giorno in cui l’industria tessile incontrerà i maker è sempre più vicino. E come mi hanno spiegato
ricoprire perfettamente le forme della diva del burlesque Dita Von
bene in quel capannone in provincia di Lecco: «Gli unici limiti soTeese. Gli stilisti Michael Schmidt e Francis Bitonti hanno stampato
no culturali: il segreto è unire il più grande numero di puntini
in 3D (appoggiandosi al service Shapeways) le 17 parti che compongono il vestito che sono state poi cucite insieme manualmente.
possibili». E saper riconoscere il disegno che si forma. E quando
Non è tessuto, è vero, ma ci si avvicina molto e il procedimento diil telaio si blocca, si butta tutto e si ricomincia da capo.
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Tra hacking e tentativi continui, i maker hanno creato per dita von teese
i l p r i m o a b i t o da s e r a r e a l i z z at o co n l a s ta m pa n t e 3 D
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> Fuori
daniele cassandro è nella redazione di Wired dal numero zero. Si occupa della sezione
Play e spesso indossa qualcosa in tessuto 3D.