G li hack er del tessuto
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G li hack er del tessuto
> 089 > di Daniele Cassandro > A b b i a m o a p e r t o l’a r m a d i o d e l f u t u r o . È p i e n o d i e c o a b i t i e s c a r p e s ta m pat e i n 3 D . Perché gli stilisti di domani saranno un po’ designer e un po’ programmatori Gli hacker del tessuto foto Mattia Balsamini 09 1 N e l l e p a g i n e p r e c e d e n t i : G a e t a n o R o s s i n i e u n d e t t a g l i o d e i s u o i t e s s u t i 3 D . In q u e s t e p a g i n e : u n o d e i t e l a i d e l l ’a z i e n d a G a e t a n o R o s s i n i Inn o va z i o n e T e s s u t a . «mi piace usare telai vecchi perché sono macchine aperte a differenza di quelli nuovi che sono troppo chiusi» 09 2 > C’è un lungo filo invisibile che lega i Fenici del XV secolo a.C. con le ultime tendenze della tessitura 3D e del design for all applicato alla moda. Loro sono stati i primi a capire che attraverso l’innovazione tessile passava la civiltà stessa. La loro capacità di tingere di rosso porpora la lana, grazie a un mollusco, ha attivato una serie di innovazioni a catena: l’idea di riutilizzare i gusci degli stessi molluschi per fare la calce, per cominciare, e poi l’abilità di costruire navi sempre più grandi per portare il proprio prodotto in giro per il Mediterraneo. Questa eccellenza ha portato i Fenici a diventare la prima potenza industriale e mercantile della storia. Da allora l’innovazione in campo tessile ha fatto da volano alle grandi rivoluzioni tecnologiche: dai tintori della Firenze del ’300 (un po’ alchimisti e un po’ chimici, uniti nelle prime corporazioni) ai telai a vapore di metà ’700 che hanno trasformato la storia sociale, economica e culturale dei due secoli a venire. Noi siamo quello che mangiamo, si dice spesso, ma anche, e soprattutto, siamo quello che ci mettiamo addosso. > «Oggi l’innovazione in campo tessile è più vivace che mai», corgimenti, sono in grado di tessere strutture sempre più complesse e versatili. Si è capito presto che la tessitura 3D permetteva sia di produrre pezze sia oggetti tessuti già formati. Dai sedili delle auto, dalle prime applicazioni per l’ortopedia alle scarpe il passo è stato breve. Le sneakers per il running Nike Flyknit (e specialmente l’ultimo modello Free Flyknit con la sua tomaia che finisce per avvolgere la caviglia come un calzino) è un’evoluzione più evidente della tessitura 3D. Si è lavorato sulla forma, sul design, sullo spessore delle fibre ma, alla fine, la scarpa con cui corriamo è un sedile di auto meravigliosamente hackerato. > > Tessitura 3D vuol dire lavorare facilmente oggetti che ab- biano una determinata forma, ma vuol dire anche produrre tessuti a più strati e con una distanza estremamente variabile tra le fibre. Significa tessuti più o meno traspiranti, più o meno spessi, più o meno luminosi, più o meno rigidi. Le possibilità sono infinite e il processo che porta a un nuovo prodotto è un vero percorso di “scoperta”, spesso costellato da errori, alcuni dei quali finiscono per essere delle coincidenze fortunate. «Avevamo in mente di realizzare un tessuto cangiante particolare», racconta Gaetano Rossini, titolare dell’omonima azienda tessile a Costa Masnaga, in provincia di Lecco. «Abbiamo fatto partire il telaio ma si è capito subito che c’era qualcosa che non andava. Con i telai succede spesso: bisogna buttare tutto e ricominciare da capo. È capitato però che dagli errori a telaio si creassero nuovi effetti interessanti che finivano per valorizzare il nostro prodotto». mi spiega Micol Costi, direttore delle ricerche sui tessuti a Material ConneXion Italia. «Sui tessuti tecnici dotati di proprietà particolari, come la traspirabilità o la resistenza ai raggi UV o l’impermeabilità, > si fanno passi da gigante: ogni anno ci vengono proposti prodotti > Rossini con questo esempio fa capire in cosa consista il continuo “trial and error” di chi lavora in questo campo. «Io uso vecchi nuovi e sempre più tecnici. Si fa molta ricerca e sviluppo anche nel telai, macchine di 30 anni fa, perché sono macchine aperte», spiecampo del recupero e della sostenibilità ambientale. Senti questa ga usando involontariamente un linguaggio da programmatore di nappa…». Micol mi passa un campione di tessuto incredibilmente computer. «I telai di oggi sono chiusi e non puoi fargli fare tutto morbido e leggero, percorso da quelle che sembrano delle minuscole squame. «È ottenuta dagli scarti della lavorazione alimentare del quello che hai in mente. A noi piace sperimentare di continuo, poter salmone. Poi ci sono le fibre che vengono dall’ortica, dal bambù e cambiare le regole del gioco in corsa». La Gaetano Rossini produceva da anni tessuti per l’industria automobilistica (ma non solo: ha dalla caseina. Questa ecopelle viene da un trattamento particolare sviluppato anche una rivoluzionaria fibra naturale particolarmendel legno». E le nanotecnologie? «È un campo in cui si sperimenta molto, soprattutto in ambito medico: le fibre con nanoparticelle te traspirante da usare in campo veterinario) ma con il tempo si è di argento sono, per esempio, molto igieniche. Sono tipi di prodotavvicinata sempre di più alla moda. «Un po’ perché l’industria auti però che faticano a entrare nell’uso quotidiano. Chi li realizza tomobilistica era in crisi e un po’ perché ci accorgevamo che tra i trova complicato riuscire a comunicarne le proprietà e i vantaggi grandi stilisti cresceva l’interesse per i cosiddetti tessuti tecnici», a chi poi andrà a usarle come materia priracconta Domenico, il fratello di Gaetano, ma». E poi ci sono i tessuti che incorporano il vero sperimentatore della famiglia. «Vela caratteristica principale dei tesdere i nostri tessuti tramutarsi in abiti e metalli, led luminosi, fibra ottica o ogni tipo su t i 3 d è c h e i filat i p osso n o essere in t recciat i co n t emp o raneamen t e in accessori curati in ogni dettaglio sartoriadi tecnologia che possa essere trasformapiù direzioni e su più strati. ta in un filo. le è stata una vera emozione». Ma come si passa dai sedili delle automo> bili e dalle protesi medicali alle passerelle > Le cose più interessanti, le lente rivoluzioni invisibili di cui parlavamo all’inizio, dei più grandi nomi dell’alta moda? «È una però, succedono nell’ambito della tessitura questione di contatti ma anche di flessibilità culturale», spiega Rossini. «Le tridimensionale. Quelli che noi chiamiamo possibilità dei materiali sono infinite: tessuti tecnici (la tomaia delle nostre scarpe, alcuni impermeabili, borse, ma anche i bisogna avere l’idea giusta al momento giusto. E saperla raccontare. Io ho un rivestimenti di sedili, gli interni dei caschi cassetto pieno di buone idee che o sono e perfino certe protesi vascolari) nascono troppo avanti per i tempi o sono ancora tutti da procedimenti di tessitura 3D. La in attesa di un giusto utilizzo». Un sogno tecnica in sé non è particolarmente nuova, risale ai primi anni ’90, ma si è andata per il futuro? Quello di passare dall’interno delle macchine (la Gaetano Rossini ha lentamente evolvendo con un fenomeno di fornito i tessuti per i sedili della Ferrari hacking dei singoli telai che, con piccoli ac- Sergio di Pininfarina) all’esterno. «Si parla da tempo della possibilità di “tessere” la carrozzeria delle auto, sostituendo altri materiali più leggeri e malleabili al ferro», spiega Domenico: «Si tratta solo di trovare la lavorazione più corretta. Sarebbe una rivoluzione inimmaginabile che capovolgerebbe l’intera industria automobilistica». gitale ha permesso a Schmidt e Bitonti di realizzare un abito “su misura” nel senso più completo del termine: un abito letteralmente creato intorno alle forme di chi lo avrebbe indossato. > dai capannoni di industrie Tessere il futuro (e non solo in 3D) Tessuti tecnici Sono tessili con particolari caratteristiche fisiche: impermeabilità, traspirabilità, protezione (anche selettiva) da determinate radiazioni e termoregolanti. Appartengono a questa categoria anche alcune fibre ignifughe o fonoassorbenti per l’arredamento. Inserimento di fibre alternative È un processo che prevede l’inserimento di fibre diverse nel processo di filatura. Materiali come certi metalli o la ceramica possono incrementare, per esempio, la resistenza allo sfregamento di determinati tessuti protettivi. L’inserimento può anche essere solo decorativo. tessuti ottenuti da fonti rinnovabili Un’altra branca di innovazione arriva dalle fonti rinnovabili che, nel caso dei tessuti, possono essere ortica (ripescando una vecchia pratica dell’Italia autarchica), alghe coltivate, caseina, bambù, ma anche legno e sughero. lavorazioni che integrano tecnologie Quelle che prima erano applicazioni tecniche sul tessuto diventano sempre più parte del tessuto stesso: fibre ottiche, led luminosi, fogli autoilluminanti vengono integrati nel processo di tessitura. Le applicazioni riguardano l’abbigliamento da lavoro. Recupero, riuso e riutilizzo Il pet delle bottiglie di plastica, scarti alimentari, scarti industriali, scarti della lavorazione del legno… Tutto può essere riciclato per creare fibre tessili nuove. Molta ricerca si fa anche in termini di sostenibilità soprattutto nel campo della tintura che viene fatta con sempre meno acqua. tessuti antisismici Alcuni tessuti con lavorazione 3D multi-assiale hanno dimostrato di essere degli ottimi rivestimenti antisismici. Tessendo insieme fibre di vetro e di plastica, l’italiana Selcom ha ideato una sorta di carta da parati antisismica chiamata Sentex 8300. 09 5 come quelle di Gaetano Rossini però c’è > «Queste pratiche sono destinate a diffondersi su larga scala», spiega Micol un’altra rivoluzione in atto. Quella dei maker. Una rivoluzione che sempre di più si sta Costi, «e forniranno una via sempre più avvicinando al mondo del tessuto e della moconcreta di attuazione del design for all, Un tessuto della gaetano rossini. nelda attraverso le stampanti 3D. Stilisti come perché consentiranno, tra le tante cose, la la pagina a fianc o : I disegni c h e p o i l’olandese Iris van Herpen (di cui abbiamo realizzazione di versioni altamente persaranno trasformati in tessuti sono caricati su vecchi floppy disk. sonalizzate, e quindi perfettamente su già parlato su Wired di settembre 2012) misura per qualsiasi conformazione non creano da anni abiti-scultura usando la tecnologia digitale. Utilizzano materiali solidi o semi-solidi creando standard». Il futuro della moda, dunque, sarà fatto di capi disegnati appositamente per le nostre forme e per i nostri bisogni ma non spettacolari armature, gusci che con il tempo si evolvono sempre di comporterà, come si potrebbe pensare, la fine del design e dello più verso un ideale di abito tessuto. Interessante in questo senso è stile. «Se, da un lato, il ricorso a un service di stampaggio 3D o di anche il lavoro del giovane stilista-hacker olandese Borre Akkersdijk tessitura 3D potrà diventare una consuetudine, la competenza dei che ha manomesso una macchina per cucire i materassi in modo da progettisti e degli stilisti non è destinata a perdere importanza. “tagliare e cucire” la sua collezione di abiti imbottiti. L’innovazione effettiva si compone della somma di questi elementi: Tra hacking e tentativi continui la cultura dei maker è riuscita anche a creare il primo abito da sera realizzato con la stampante 3D. lo sviluppo di soluzioni materiali e tecnologiche avanzate, messe Si tratta di un abito a rete stampato in un materiale gommoso simial servizio di un design intelligente». le al cuoio nero, ma molto più morbido e flessibile, e disegnato per Siamo a un crocevia, dunque: il giorno in cui l’industria tessile incontrerà i maker è sempre più vicino. E come mi hanno spiegato ricoprire perfettamente le forme della diva del burlesque Dita Von bene in quel capannone in provincia di Lecco: «Gli unici limiti soTeese. Gli stilisti Michael Schmidt e Francis Bitonti hanno stampato no culturali: il segreto è unire il più grande numero di puntini in 3D (appoggiandosi al service Shapeways) le 17 parti che compongono il vestito che sono state poi cucite insieme manualmente. possibili». E saper riconoscere il disegno che si forma. E quando Non è tessuto, è vero, ma ci si avvicina molto e il procedimento diil telaio si blocca, si butta tutto e si ricomincia da capo. � Tra hacking e tentativi continui, i maker hanno creato per dita von teese i l p r i m o a b i t o da s e r a r e a l i z z at o co n l a s ta m pa n t e 3 D > > Fuori daniele cassandro è nella redazione di Wired dal numero zero. Si occupa della sezione Play e spesso indossa qualcosa in tessuto 3D.