Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo
Transcript
Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo
Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo {morfeo 52} I visitatori fanno il loro ingresso da Piazza Indipendenza, ed ammirano il prospetto posteriore dove predomina lo stile Neogotico restaurato nel secolo XIX. La rampa d’ingresso dalla biglietteria porta allo spiazzo dove sulla sinistra si trova il giardino con essenze arboree subtropicali, impiantato nel XVII secolo e nel tempo trasformato. Il giardino si trova sopra la cinta muraria cinquecentesca del bastione San Pietro, un tempo difensiva ed abolita nel sec. XIX. Al Palazzo Reale o dei Normanni si accede dallo Scalone d’onore, di impianto cinquecentesco in marmo rosso di Castellamare, voluta da Carlo III di Borbone 1735. Subito a sinistra, salendo, si ammira la berlina di gala, datata 1776 appartenuta alla nobile famiglia dei Lanza-Branciforte ed acquistata nel 1986 dall’Assemblea Regionale Siciliana. La carrozza è in legno intagliato, dorato e laccato, decorato a tempera su fondo d’oro con scene allegoriche dal pittore palermitano Giuseppe Vizzini. Gli interni sono foderati in broccato. Lo scalone porta ai due loggiati che sovrastano e delimitano il Cortile Maqueda che prende il nome dal Viceré. Al primo loggiato si ammira una lapide con la scritta in latino, greco ed arabo di un orologio ad acqua non più esistente, fatto costruire da Re Ruggero nel 1142 per segnare le ore canoniche. Il prospetto dell’ingresso alla Cappella Palatina è decorato con mosaici eseguiti all’inizio del XIX secolo da Santi Cardini e Pietro Casamassima per volontà di Ferdinando III di Borbone e raffigurano le vicende di Assalone, figlio ribelle di re David. La porta d’ingresso è a due battenti in legno di noce scolpita dallo scultore siciliano Rosario Bagnasco nel secolo XIX. Dopo la visita alla Cappella Palatina, salendo ancora per lo scalone, si arriva al loggiato superiore dove si visitano i grandi saloni decorati e dal 1811 sono stati adibiti a residenza borbonica. All’ingresso del Piano Parlamentare si ammira un quadro, olio su tela, a firma del pittore siciliano Giuseppe Sciuti (1901) raffigurante “L’allegoria dell’agricoltura, dell’industria e dell’economia.” Prima di entrare in Sala d’Ercole sulla sinistra si trova la grande statua in bronzo (alta 182 cm), raffigurante Archimede, opera dell’artista palermitano Benedetto Civiletti, eseguita nel 1893 su commissione di re Umberto I; il gesso della statua si trova alla Gipsoteca di Palazzo Ziino e fa parte della collezione di opere donate dagli eredi dell’artista. Bella la console di fattura siciliana in stile Carlo X in legno di palissandro e tarsie in bosso. La grande Sala d’Ercole, adibita dal 1949 a sede del Parlamento Siciliano, è stata decorata a tempera dal pittore e decoratore Giuseppe Velasco, detto Velasquez, che ha rappresentato sulla volta la nascita, la morte e l’apoteosi dell’eroe mitologico greco e sulle pareti alcune delle sue “fatiche”. Si prosegue la visita attraversando il Corridoio Mattarella intitolato a Piersanti Mattarella, presidente dell’ARS assassinato dalla mafia. A destra si ammira il grande quadro, un olio su tela con cornice dorata coeva, raffigurante la battaglia di Dogali firmato dal pittore romano Cesare Biseo (1887); il quadro è stato esposto all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-1892 ed acquistato da re Umberto I per il Palazzo Reale. 1/5 Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo Il corridoio si affaccia sul Cortile della Fontana, realizzato da Camillo Camilliani (1581-1584) che è sopraelevato rispetto al cortile Maqueda e costruito qualche anno prima. Il corridoio è arredato con console in legno laccato e dorato con piani in marmi bianchi di fattura siciliana della fine del XIX secolo. Le cornici con specchio, sopra le console, sono in legno dorato del XIX secolo di fattura francese. I vasi in porcellana sono di manifattura francese in blu e medaglione di fiori sul recto e sul verso scene galanti, tipiche del periodo Luigi Filippo. Le panchette in legno di abete intagliato e laccato con dorature fanno parte degli arredi di Sala Gialla, sono di fattura siciliana del 1847. Si arriva alla grande Sala dei Viceré, chiamata così per la presenza dei grandi ritratti; tra questi pochi hanno ricoperto la carica di Viceré, gli altri furono Luogotenenti o Presidenti del regno in epoca Borbonica (1754-1837), altri sono Prelati. La Sala dei Viceré funge da “transatlantico” perché i deputati spesso si ritrovano nell’intervallo delle sedute di Aula del Parlamento Siciliano. Gli arredi, console, divani e panchette sono in legno laccato e dorato di fattura siciliana della prima metà del 1800.I candelabri in bronzo dorato sono di fattura siciliana della prima metà del XIX secolo. Pregevoli gli orologi in bronzo dorato Francesi della metà del XIX secolo. Il grande lampadario a 36 luci è in vetro di Murano della fine del 1700 e la sua particolarità è data dalla mancanza del fusto ed i bracci sono autoportanti. Il soffitto è stato decorato da Salvatore Gregorietti che lo ha firmato e datato 1901. Al centro si può ammirare il tavolo da centro ottagonale in legno intagliato, intarsiato e laccato, di fattura siciliana disegnato da Giovanni Patricolo (1835) per la sala alla cinese, e decorato da Antonio Catalano con lacca alla cinese ; il piede è arricchito con leoni in legno intagliato e dorato. La sala che segue è chiamata ex Presidenti per la presenza dei ritratti dei Presidenti dell'Assemblea Regionale Siciliana; è un salone sul prospetto che si affaccia su piazza Indipendenza, attiguo a Sala d’Ercole. In questa sala si legge la storia antichissima del palazzo: sono evidenti la costruzione originaria e gli interventi dell’epoca borbonica, quando questa parte è stata adibita a saloni di residenza regia, seguendo la moda del tempo. Questo salone è in fase iniziale di restauro. I tre tavoli da muro sono stati disegnati da Venanzio Marvuglia e realizzati da maestranze siciliane alla fine del 1700; l’intagliatore Giuseppe Palma ed il doratore Antonio Pellegrino ne sono gli autori; il piano in marmo bianco è sorretto da due gambe piramidali scanalate, decorate da un tralcio, abbellite con mascheroni sui quattro lati e raccordate da ghirlande e panneggi con capitelli con foglia d’acanto, dorato e laccato. Nell’angolo destro del salone è sistemato lo scrittoio e la poltrona a pozzetto di casa Savoia, espressione dell’alta ebanisteria siciliana, realizzati in palissandro intagliato ed intarsiato finemente con legni di essenze varie, madreperla disegnata a china e zinco. Alle pareti tre tele dipinte a tempera, tipo arazzi, di fattura italiana della seconda metà del secolo XIX; altre tre tele della stessa fattura sono presenti a Palazzo in altre sale. Il lampadario in vetro e rame è uguale a quello della sala dei Paesaggi. La coppia di divani in legno laccato e dorato con braccioli in legno intarsiato a forma di delfini e i piedi con chimere alate è di fattura siciliana degli inizi dell’ottocento. Quattro sono le panchette in legno laccato bianco e dorato. Sulle console, una coppia di vasi in porcellana a decori blu ed oro con medaglioni raffiguranti scene galanti e fiori e strumenti musicali. Due coppie di candelabri in metallo chiaro raffiguranti personaggi maschili e femminili che probabilmente fanno riferimento alla rappresentazione dei nuovi continenti. La grande Sala Pompeiana fu uno dei salotti della regina Carolina, moglie del re Ferdinando , 2/5 Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo ed è stata decorata da Giuseppe Patania, pittore e decoratore palermitano (1782-1852). Molto belli i tripodi ai quattro angoli, di fattura siciliana del 1790 in legno intagliato laccato e dorato con i quattro vasi in porcellana francese con la base in bronzo, sul recto sono decorati con scene galanti ed il verso con fiori. Pregevole il camino in marmo bianco di fattura siciliana coeva agli arredi della sala, in pendant il parafuoco da pavimento. Il divano e le panchette ed il tavolino da centro sono in legno di abete intagliato laccato verde e decorato con zampe e teste di leone, realizzati da ebanisti siciliani alla fine del XVIII secolo. Da notare che per le decorazioni delle pareti e degli arredi, è stato usato questa tonalità di verde-celeste e non il rosso pompeiano tipico, perché forse si addiceva di più all’uso di una Regina. Bella la console in legno intagliato, laccato verde con dorature e decorato con doppio ordine di colonne con capitello e piano in marmo lastronato di pregevole fattura, Sicilia prima metà del sec. XIX. La coppia di vasi in porcellana francese e bronzo dorato arredano la console con un biscuit. Il lampadario in bronzo dorato è a 48 luci. Si prosegue, e nella Sala Gregorietti, adibita alla lettura per i parlamentari, si può ammirare il soffitto raffigurante “l’Allegoria della Primavera” decorato dal palermitano Salvatore Gregorietti. Si ammira la Sala Cinese, decorata dal palermitano Giovanni Patricolo, autore dei decori della Reale Tenuta di Caccia di Re Ferdinando di Borbone e della Regina Carolina, detta Palazzina Cinese. Tutto si ispira alla moda orientale del tempo, anche il lampadario in bronzo con i campanelli; è da ricordare che Re Ferdinando era molto superstizioso e la presenza dei campanelli anche nei decori, allontanava gli spiriti maligni, (osservare la cancellata della Palazzina cinese arricchita di campanelli che tintinnano al vento). Tre i tavoli da muro in legno laccato ed intagliato di manifattura Siciliana con ripiano di marmo rosso di Francia realizzate da maestranze Siciliane decorate da Antonio Catalano. I due tavolini “a vela” da the in legno laccato nero con decori in lacca dorata, il piede a fusto centrale è ornato da tre draghi alati. Il paliotto ricamato a fili d’oro e d’argento su velluto bordeaux è un pregevole esempio di artigianato siciliano del secolo XVIII, è inserito nel bancone del bar riservato ai Parlamentari. I vasi in porcellana cinese con coperchio sormontato da figura di felino orientale, chiamato Pho. Una stanza attigua è il Salottino Savoia dove un bel armadio da camera da letto a tre ante con specchio, in palissandro reca lo stemma dei Savoia come la console con marmo bianco, entrambe di manifattura siciliana della prima metà del sec. XIX. La coppia di comodini a colonna in mogano e ripiano in marmo, da centro, Sicilia 1850 circa. Si prosegue in un piccolo ambiente detto Salottino del Monetario. Da questo salottino, se le porte delle stanze attigue sono aperte, si ha una visione d’insieme di tutto il piano. Pregevole il grande stipo monetiere in legno ebanizzato a due corpi, decorato con formelle in vetro dipinto con scene bibliche, tarsie in tartaruga di fiume, colonne tortili laccate in rosso finta tartaruga e decori in bronzo. Fattura siciliana della fine del XVII secolo. Proviene dal mercato antiquario. Il Salottino in legno intagliato e dorato è di fattura siciliana della metà del secolo XIX. L’orologio è in bronzo dorato e brunito di fattura francese di epoca neoclassica. Coppia di grandi vasi in porcellana Cina della prima metà del sec. XVII, h. cm 130. Interessante l’olio su tela raffigurante il Piano Palazzo del 1760 circa da pittore siciliano ed il disegno di Pietro Martorana su cartoncino ad acquarello e tempera della campagna palermitana dove fu costruita la casina dei Lombardo, che, rilevata da Re Ferdinando di Borbone al suo arrivo da Napoli nel dicembre del 1798, divenne la Palazzina Cinese e realizzò la sua tenuta di 3/5 Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo caccia istituendo a seguito di espropri, il Reale Parco della Favorita. Scendendo dai gradini si arriva al cuore del palazzo, la parte più fascinosa, la Sala dei venti, ubicata nella Torre Joaria, una delle quattro torri del nucleo arabo-normanno la Chirimbi, la Greca, la Pisana; la sala è arredata con due cassapanche in legno di noce scolpite di fattura italiana della metà del secolo XVIII, quattro alti candelabri a sedici luci in antimonio e bronzo siciliani epoca Carlo X. Di epoca settecentesca il soffitto ligneo con al centro la rosa dei venti. Da questa sala si ammira il grande quadro, olio su tela raffigurante “la negazione di Pietro” firmato e datato da Filippo Paladini 1613. La coppia di leoni in marmo bianco sono all’ingresso della Sala di Re Ruggero e sono del XII secolo e probabilmente erano ornamento ai bordi di una fontana. La Sala Re Ruggero è decorata con mosaici raffiguranti motivi di caccia, probabilmente era un ambiente dedicato a studio. Famoso tavolo da centro ligneo finemente intagliato e dorato di fattura Napoletana su disegno i Giovanni Mugnai e realizzato dagli artigiani del Reale Laboratorio delle Pietre Dure. Napoli 1790. Il piano in marmo ovale è bordato da ametista. Console in legno dorato intagliato finemente con piano in marmo lastronato policromo che riprende le antiche tarsie del pavimento normanno; anche della Palatina. Panchette in legno di abete intagliato dorato a zecchino e laccato; Sicilia fine 1700. Fanno parte dell’arredo della sala da Ballo detta ora sala Gialla. La Cappella della Regina (non visitabile) è attigua alla Sala Re Ruggero ed è un delizioso esempio del neogotico siciliano con stucchi bianchi e oro. La pala d’altare è un olio su tela raffigurante la Madonna con Gesù e San Giovanni di gradevole fattura siciliana della prima metà sec. XIX. Un crocifisso con la croce in tartaruga e la base impiallacciata in palissandro ed il Cristo in avorio. (Sicilia fine 1700). La panca in legno intagliato e dorato a zecchino con motivi tipicamente neogotici. Sicilia metà secolo XIX. L’acquasantiera in marmo del secolo XV è forse coppia di quella sistemata in Torre Pisana, entrambe hanno ricevuto un rimaneggiamento in periodi diversi. La Sala dei Paesaggi Siciliani, arredata con divani e console e sgabelli in legno intagliato e laccato in bianco e oro. (Sicilia metà secolo XIX). Una bella coppia di vasi in porcellana cinese a decori in rosa sopra la console ed un orologio in bronzo dorato raffigurante Venere e Minerva. Del pittore palermitano Ettore de Maria Bergler è il grande olio su tela raffigurante “il tempio di Giove a Siracusa” e di Michele Cortigiani “ le mura fenice di Erice”. Sopra la console il “Cristo porta croce”, una tempera su tavola del XVI secolo, sui divani due olio su tela della Scuola Emiliana del XVIII secolo: “Tobiolo e il padre cieco” e “Agar e l’angelo”. La Sala Stampa ha un bel orologio da parete “ad occhio di bue” in legno intagliato e dorato, (Sicilia, epoca Luigi Filippo). Il centro del soffitto ha un riquadro affrescato raffigurante “l’allegoria della prosperità e delle arti” di Giuseppe Velasco che lavorò molto a palazzo durante la permanenza dei Borboni in Sicilia. Si prosegue e si arriva in Sala Rossa detta così per il colore della tappezzeria. Gli arredi sono sontuosi ed in buono stato di conservazione, realizzati per questo salone da maestranze siciliane del primo quarto del secolo XIX. Le console hanno il piano in marmo nero portoro sormontate da specchiere che sono in legno intagliato, dorato, come i divani e la panchette con piedi a zampa ferina. I candelieri sono in bronzo dorato, come i due grandi lampadari di fattura palermitana della metà del secolo XIX. Belli i vasi in porcellana del secolo XIX di fattura orientale. Il soffitto decorato a tempera da Benedetto Cotardi al tempo del Vicerè Caramanico. Oggi la sala è adibita a incontri istituzionali. 4/5 Scoprire gli arredi del Palazzo Reale di Palermo Si accede in Sala Gialla, sala da ballo all’epoca dei Borboni e poi dei Savoia arredata con grandi specchiere e console del 1835. Tre sono le console uguali ma di misure diverse in legno di abete intagliato laccato e dorato, con il piano lastronato in marmi policromi di fattura siciliana tardo impero con i motivi neoclassici e le nascenti mode dei revival storici. Le panchette sono state spostate per preservarle dall’uso. Altre tre console in legno laccato dorato sono sempre di fattura siciliana e coeve con piano in marmo e gambe intagliate con leoni alati, altre due uguali sono nelle stanze del Presidente della Regione. Sei grandi lampadari in bronzo dorato illuminano il soffitto decorato a tempera a tre quadri: il primo eseguito da Giovanni Patricolo raffigura “l’ingresso del conte Ruggero a Palermo”, quello centrale eseguito da Giuseppe Patania raffigura “I mussulmani che offrono doni al conte Ruggero” e l’ultimo raffigura “il ritorno di Nicodemo a Palermo” eseguito da Vincenzo Riolo; questa sistemazione fu voluta e diretta dal conte di Siracusa luogotenente del sovrano Borbone. Dieci sono i pannelli in gesso a bassorilievo eseguiti, probabilmente, dal siciliano Nunzio Morello che raffigurano l’assalto e l’ingresso vittorioso in città del conte Ruggero. Si lascia il piano nobile e scendendo dallo scalone si torna all’ingresso del Palazzo e si visita la Sala Duca di Montalto , grande salone che prende il nome dal duca di Montalto divenuto Presidente del regno dal 1635 al 1639.Il Duca fece affrescare il salone dai più valenti artisti del tempo quali Vincenzo La Barbera, Giuseppe Costantino, Gerardo Astorino e Pietro Novelli di cui possiamo ammirare un affresco sulla destra. Nel piano inferiore, in seguito agli scavi del 1984 sono venute alla luce tracce di mura puniche della città risalenti al V secolo a.C. La Sala ora è adibita a mostre d’arte organizzate dalla Fondazione Federico II. Emanuela Tortorici 5/5