l`elenco complessivo delle opere in mostra
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l`elenco complessivo delle opere in mostra
SALVATI DAL TERREMOTO Dipinti e sculture dai centri storici tra Bologna e Ferrara Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni via Manzoni, 2 – Bologna 8 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013 Le operazioni di rimozione delle opere d’arte esposte a Palazzo Fava sono state coordinate dall’Unità di Crisi della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna e condotte dalla Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Entoantropologici di Bologna. Sono state eseguite dai Vigili del Fuoco con la speciale sorveglianza dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bologna. Cento Il centro storico di Cento è stato profondamente colpito dal terremoto, soprattutto dalla scossa 29 maggio 2012. Oltre ai danni al Palazzo Comunale, al Palazzo del Governatore, al Teatro “Giuseppe Borgatti”, alle scuole e alle chiese, particolarmente grave si è rivelata la situazione della Pinacoteca Civica “Il Guercino”. È stato possibile verificare i danni di quest’ultima solo il 2 giugno, dopo la messa in sicurezza della cuspide del campanile della collegiata di San Biagio, che rischiava di cadere sulla chiesa o sulla Pinacoteca stessa. Rilevata la situazione strutturalmente critica, tutte le opere sono state sgomberate il 3 giugno, in pieno sciame sismico, e i suoi importanti capolavori – tra i quali il nucleo di dipinti del Guercino e della sua scuola – temporaneamente trasferiti nella sala blu e nella sala conferenze del palazzo, che avevano retto ad entrambe le scosse. All’inizio del mese di luglio tutte le opere sono state trasportate nella sede di Art Defender a Bologna. Le scosse del 20 e 29 maggio hanno causato danni, oltre che agli edifici civili di Cento, anche a numerose chiese. Il rischio di distacco della facciata e delle pareti di fondo delle cappelle, la rottura degli archi e le profonde fessurazioni hanno condotto alla decisione di rimuovere le opere d’arte dalla chiesa di San Pietro di Cento, di proprietà del Fondo Edifici di Culto, due delle quali esposte in questa sala. Altri interventi di rimozione di opere d’arte da chiese crollate o gravemente danneggiate sono stati condotti il 25 maggio (chiesa di Santa Maria del Salice di Alberone), il 27 maggio (chiesa di San Giorgio di Corpo Reno, chiesa di San Sebastiano di Renazzo), il 23 luglio (chiesa di San Lorenzo di Casumaro) e il 24 luglio (chiesa San Martino di Buonacompra). 1. Ubaldo Gandolfi (San Matteo della Decima 1728 – Ravenna 1781) La Madonna consegna il Bambino a san Gaetano da Thiene Olio su tela, cm 207,5 x 146 Cento, Fondazione Cassa di Risparmio di Cento Iscrizioni: in basso a sinistra “U. G.” 1 Siglato con le iniziali dell’artista sul sasso in basso a sinistra, il dipinto è stato acquisito dalla Fondazione bancaria nel 2001. Sono noti alcuni studi preparatori, uno dei quali datato 1775. Si tratta di un’opera della piena maturità dell’artista. La felice invenzione, che riflette un pensiero affettuoso di Ludovico Carracci, è stata trascritta da Francesco Rosapina in una nota incisione. 2. Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) Sibilla Olio su tela, cm 69 x 79 Cento, Fondazione Cassa di Risparmio di Cento Opera giovanile, databile al 1620 circa, è stata identificata con la tela appartenuta al cardinale genovese Jacopo Serra, legato pontificio a Ferrara dal 1615 al 1623 e affezionato committente-protettore di Guercino negli anni che precedono la partenza dell’artista per Roma, dove fu chiamato dal papa bolognese Gregorio XV Ludovisi subito dopo l’elezione, nel 1621. Caratterizzano lo stile degli anni giovanili il luminismo a macchia, la densità corposa dei colori frutto dell’incontro con la tradizione veneziana e il naturalismo delle ombre. 3. Ubaldo Gandolfi (San Matteo della Decima 1728 – Ravenna 1781) Annunciazione Olio su tela, cm 303 x 191 Iscrizioni: sulla base dell’inginocchiatoio “U. G. 1777” Cento, Pinacoteca Civica Siglato dall’artista con le iniziali accompagnate dalla data 1777, il dipinto fu commissionato dalla Confraternita di Santa Maria dell’Ospedale di Cento nel novembre 1776 al noto pittore bolognese che si impegnò a concluderlo nel giugno dell’anno successivo. La consegna avvenne qualche mese dopo, nell’ottobre. È tra le più nobili invenzioni dell’artista, e trova l’apice qualitativo nel volo lieve dell’angelo e nel gesto timido della Vergine, con il capo chinato nell’ombra. L’effetto poetico discende dal sapiente controllo della luce che attraversa le nubi e si distribuisce in un gioco di riflessi. 4. Denys Calvaert (Anversa 1540 ca – Bologna 1619) Adorazione dei pastori Olio su tela, cm 118 x 98 Cento, Pinacoteca Civica Pervenuto alla Pinacoteca nel 1842 con attribuzione al pittore anversese presto giunto in Italia e stanziatosi a Bologna, il dipinto bene esemplifica il raffinato manierismo nordeuropeo nella studiata disposizione delle figure, nella cura dei dettagli, nella composizione simmetrica e nell’abile distribuzione delle luci. È stata riferito alla piena maturità del pittore, verso il 1600. 2 5. Ludovico Carracci (Bologna 1555-1619) La Madonna con il Bambino, i santi Giuseppe e Francesco d’Assisi e personaggi della famiglia Piombini Olio su tela, cm 225 x 166 Cento, Pinacoteca Civica Firmata dal celebre pittore bolognese e datata 1591, la pala fu consegnata alla chiesa dei Cappuccini di Cento da Giuseppe Piombini, come affermava un’iscrizione sul telaio. Costituisce uno dei più alti raggiungimenti del celebre pittore bolognese, ed è la sua seconda opera datata, successiva di tre anni alla cosiddetta pala Bargellini del 1588. Attraverso lo studio di questo capolavoro, come riporta la storiografia, si formò il giovane Guercino. 6. Ludovico Lana (Codigoro 1597 – Modena 1646) Natività della Vergine Olio su tela, cm 267 x 162 Cento, Pinacoteca Civica È stato supposto, molto plausibilmente, che questo dipinto pervenuto alla Pinacoteca di Cento entro il 1854 si trovasse in origine nella chiesa di San Domenico di Modena, la città dove il pittore estense fu attivo e dove lasciò la celebre pala della peste, suo capolavoro. Nell’eleganza delle figure femminili a destra si fa evidente la matrice reniana della sua cultura figurativa. È stata proposta una datazione ai primi anni quaranta del Seicento, di poco successiva alla pala della peste collocata nella chiesa del Voto. 7. Lucio Massari (Bologna 1569-1633) Cristo crocifisso con la Madonna e i santi Giovanni Evangelista, Francesco d’Assisi, Maria Maddalena, Carlo Borromeo e Giovanni Battista Olio su tela, cm 230 x 145 Cento, chiesa di San Pietro (Ministero dell’Interno, Fondo Edifici di Culto) Attivo a Pieve di Cento attorno al 1605 per la decorazione dell’oratorio della Santissima Trinità insieme a Francesco Brizio e a Lionello Spada, Lucio Massari è anche autore della bella pala con la Trinità, Cristo morto e la committente che si conserva nel medesimo oratorio. L’opera è riferibile al secondo decennio che registra un’intensa attività, tanto a Bologna quanto a Reggio, Mantova e Rimini. 8. Giuseppe Tinti (notizie dal 1726 al 1748/51) San Francesco Solano indica un terremoto accanto ai santi Giovanni Evangelista e Giovanni Battista Olio su tela, cm 197 x 114 Cento, chiesa di San Pietro 3 (Ministero dell’Interno, Fondo Edifici di Culto) Drammaticamente attuale è l’iconografia del dipinto: san Francesco Solano indica il terremoto che sconquassa la città, manda all’aria torri e campanili, rovescia cupole e coperture. Pochissime le notizie sull’artista centese. Della sua produzione non resta che un’altra pala, oggi nella cheisa di San Giorgio di Corporeno. Pieve di Cento A Pieve di Cento il sisma del 29 maggio ha causato, oltre ai danni sugli edifici pubblici, il crollo della cupola della Collegiata di Santa Maria Maggiore. Le macerie sono cadute al centro del transetto e la chiesa, strutturalmente compromessa, è rimasta esposta alle intemperie. Dopo la messa in sicurezza del tamburo, tra il 25 e il 28 giugno le importantissime opere d’arte presenti, eseguite da artisti quali Lavinia Fontana, Bartolomeo Passerotti, Guido Reni, lo Scarsellino e il Guercino, sono state trasferite, insieme al prezioso Cristo crocifisso ligneo dei secoli XIV-XV, nella sede del Museo Magi di Pieve di Cento. 9. Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) Annunciazione Olio su tela, cm 323 x 198 Pieve di Cento, collegiata di Santa Maria Maggiore È ricordata da Carlo Cesare Malvasia nel 1678 sotto l’anno 1646: “Una tavola d’altare con l’Annontiata per li signori Mastellari della Pieve, posta nella loro Chiesa”. A quell’anno risalgono in effetti i pagamenti, come riporta il libro dei conti dell’artista, allora da pochi anni trasferito a Bologna. Si trovava in origine sull’altare maggiore della chiesa dell’Annunziata annessa al collegio dei padri Scolopi. Uno sguardo all’Annunciazione di Ubaldo Gandolfi, esposta nella medesima sala, mostra l’ascendente esercitato dal sublime modello del Guercino sulla tradizione bolognese, ben percepibile anche centotrent’anni dopo. 10. Giuseppe Varotti (Bologna 1715-1780) San Giuseppe Calasanzio riceve la visione di Maria Olio su tela, cm 320 x 188 Pieve di Cento, collegiata di Santa Maria Maggiore Già nella chiesa dell’Annunziata dei padri Scolopi, il dipinto fu eseguito dall’artista bolognese nel 1749, anno della beatificazione di Giuseppe Calasanzio da parte del papa Benedetto XIV Lambertini. Colpisce il contrasto luministico tra i giovani studenti, ospiti del collegio degli Scolopi, in ombra a sinistra in basso, e l’apparizione luminosa della Vergine con gli angeli, in alto; brano, quest’ultimo, che dichiara l’apertura dell’artista al gusto rocaille. 11. Jacopo Alessandro Calvi (Bologna 1740-1815) 4 San Giuseppe con il Bambino appare ai santi Antonio da Padova e Francesco di Paola Olio su tela, cm 320 x 188 Pieve di Cento, collegiata di Santa Maria Maggiore Eseguito per la chiesa dell’Annunziata dei padri Scolopi, annessa al collegio, il dipinto è passato in proprietà del Comune di Pieve che lo ha depositato nella Collegiata. Esempio paradigmatico del classicismo accademico bolognese, esibisce gli esiti dell’insegnamento presso l’Accademia Clementina, l’istituzione fondata agli inizi del Settecento grazie alla protezione di papa Clemente XI. La datazione è di molto posteriore alla pala di Giuseppe Varotti destinata alla medesima chiesa, qui esposta, del tutto simile per misure e formato. Crevalcore Crevalcore è uno dei centri della provincia di Bologna che hanno registrato maggiori danni, già a partire dalla scossa del 20 maggio. Il suo ricchissimo patrimonio storico fatto di palazzi, castelli, ville e chiese è stato messo in ginocchio. Gli edifici che non hanno subito crolli, hanno registrato rilevanti lesioni. Nel centro storico, “zona rossa” per diversi mesi dopo il sisma, sono rimasti danneggiati il palazzo municipale, il teatro comunale e le chiese. Tra tutte, la novecentesca chiesa parrocchiale di San Silvestro, con crolli soprattutto delle volte laterali, e la preziosissima settecentesca chiesa della Concezione, con lesioni talmente gravi da rendere ardua la realizzazione di lavori provvisionali. Le opere d’arte delle chiese del centro sono state rimosse il 13 e il 14 giugno. Tra le numerose frazioni si registrano crolli nei castelli dei Ronchi, di Palata Pepoli e di Galeazza. Nelle chiese le operazioni di rimozioni di opere d’arte sono state condotte il 25 maggio (chiesa di San Giovanni Battista di Palata Pepoli), il 7 giugno (chiese di San Giuseppe di Caselle, di Santi Francesco e Carlo di Sammartini), l’8 giugno (chiese di San Matteo dei Ronchi, di Santa Maria di Galeazza, di Sant’Antonio di Bolognina). Sono esposte in questa sala i dipinti di proprietà della Pinacoteca Nazionale di Bologna provenienti dalla chiesa di San Giovanni Battista di Palata Pepoli e una tela della chiesa di San Matteo dei Ronchi, parte del complesso dell’omonimo castello appartenente al Comune di Crevalcore. 12. Lorenzo Sabbatini (Bologna 1530 ca – Roma 1576) Crocifisso con la Madonna e i santi Maria Maddalena, Giovanni Evangelista, Nicola da Tolentino, Pietro martire e Dorotea Olio su tela, cm 333 x 198 Crevalcore, fraz. Palata Pepoli, chiesa di San Giovanni Battista Depositato dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna nella chiesa di Palata Pepoli verso il 1885, il dipinto fu eseguito molto probabilmente per la chiesa domenicana di San Pietro Martire di Bologna. È stato riferito correttamente a Lorenzo Sabbatini e ritenuto della sua produzione finale, con una datazione precisabile nei primi anni Settanta quando l’artista aderì al processo di semplificazione dell’iconografia sacra. 5 13. Alessandro Tiarini (Bologna 1577-1668) Cristo pone la corona di spine sul capo di santa Caterina da Siena Olio su tela, cm 254 x 149 Crevalcore, fraz. Palata Pepoli, chiesa di San Giovanni Battista Cristo è apparso a santa Caterina da Siena con due corone, una di perle e gemme, l’altra di spine. La santa sceglie quest’ultima “per esser sempre conforme” al suo sposo. Sensibile alle variazioni tematiche dell’iconografia sacra, Alessandro Tiarini ha eseguito questo dipinto per una delle nove cappellette interne del monastero di San Girolamo della Certosa di Bologna, attorno al 1613-1614. Tolta dalla chiesa negli anni napoleonici, la tela è stata depositata dalla Pinacoteca nella chiesa di Palata Pepoli verso il 1885. 14. Giovan Francesco Gessi (Bologna 15878-1649) San Francesco in estasi Olio su tela, cm 267 x 166 Crevalcore, fraz. Palata Pepoli, chiesa di San Giovanni Battista Depositato nella chiesa di Palata Pepoli attorno al 1882 dalla Pinacoteca Nazionale che ne era entrata in possesso con le soppressioni dopo l’Unità d’Italia, il dipinto fu eseguito dall’apprezzato allievo di Guido Reni per la cappella Venenti Vittori della chiesa dell’Annunziata a Bologna. Come riporta Carlo Cesare Malvasia (1678), era “per di Guido infallibilmente tenuto, e per suo tante volte ricopiato”. Databile verso al fine degli anni venti del Seicento. 15. Vincenzo Spisanelli (Orta Novarese 1595 – Bologna 1663) Santa Lucia Olio su tela, cm 200 x 113 Crevalcore, fraz. Ronchi, chiesa di San Matteo Per lungo tempo riferito a ignoto pittore bolognese della fine del Seicento, il dipinto spetta a Vincenzo Spisanelli, allievo di origine lombarda di Denys Calvaert, e fa serie con tre analoghe tele (una delle quali gravemente ridotta) dipinte da Giacomo Cavedoni, allievo di Ludovico Carracci. Benché il pittore aggiorni lo stile sui modelli di Francesco Albani e dello stesso Mastelletta, ineliminabile resta il retaggio del pittore anversese con le sue raffinate attenzioni agli aspetti suntuari: le ricche vesti, gli ornamenti, le oreficerie, le materie preziose. 6