TÜV Journal - UniCredit Factoring

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TÜV Journal - UniCredit Factoring
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TÜV SÜD Journal
Nuove tendenze:
acquisti su scala globale 4
La sostenibilità,
leva per il cambiamento 12
UniCredit e WWF,
la finanza diventa “verde” 13
w w w. t u v. i t
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L’ambiente come valore
La partnership UniCredit-WWF accompagna un cambiamento nella filosofia della banca: la
riduzione dei gas serra è un obiettivo da condividere con gli stakeholder, sempre più importanti
nella visione d’impresa della banca. Parla Paolo Fiorentino, Deputy Ceo di UniCredit.
l trenta per cento in meno di emissioni di gas
serra entro il 2020, il quindici per cento in meno
già dal 2012: è questo l’obiettivo del Green Deal,
dell’accordo internazionale siglato dal gruppo UniCredit
con il WWF, una delle principali organizzazioni
ambientaliste del mondo. Paolo Fiorentino Deputy Ceo
UniCredit, racconta così la genesi dell’intesa:
“UniCredit è impegnato fin quando era Credito Italiano
S.p.A., alla fine degli anni Novanta, in una gestione del
business sostenibile, molto attenta alle ricadute
sull’ambiente. Finalità: far crescere all’interno del
gruppo atteggiamenti, sistemi organizzativi e alla fine
prodotti finanziari che abbiano rilevanza per la
I
salvaguardia dell’ambiente. Il nostro Amministratore
Delegato Alessandro Profumo ha indicato l’obiettivo di
diventare entro il 2011 gruppo leader in Europa in
termini di sostenibilità ambientale. Due anni fa è
iniziato l’avvicinamento con il WWF che si è
strutturato ormai in una partnership che ha l’obiettivo
specifico della riduzione di emissioni di CO 2 che lei ha
citato. Non essendo un’azienda industriale, noi
produciamo meno CO 2 di una cartiera o di un’industria
del vetro ma puntiamo a ridurre sia le nostre emissioni
sia quelle indirette: e il progetto TÜV-UCF del quale si
parla in questo magazine è un esempio di questo
impegno attraverso la leva finanziaria. Tornando alla ‘
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partnership con il WWF, si fonda sull’idea che uno
stakeholder come questo, una Ong che è di fatto
assimilabile a una istituzione scientifica per
competenze e credibilità, possa portare a una
contaminazione positiva di atteggiamenti, di capacità,
di approccio a determinati problemi che in una
istituzione finanziaria non ci sono. Il percorso che
abbiamo intrapreso deve far sì che tutti i processi
gestionali, nel Real Estate, negli Acquisti, nell’Ict,
nella Mobilità e Trasporti, nei Waste program nei 22
paesi nei quali siamo presenti come gruppo siano
coerenti dal punto di vista scientifico”.
Paolo Fiorentino illustra quindi il potenziamento
degli obiettivi “verdi” di UniCredit guardando allo
scenario imprenditoriale in trasformazione:
“L’interesse sta inevitabilmente aumentando per due
motivi: l’approccio alla protezione ambientale, alla
sostenibilità sta diventando business, quindi diventa
PAOLO FIORENTINO
Deputy CEO - Responsabile GBS Strategic Business Area
Paolo Fiorentino è nato a Napoli il 23 gennaio 1956. Laureato con lode in Economia e Commercio presso
l’Università Federico II di Napoli, è Deputy Chief Executive Officer del Gruppo UniCredit da luglio 2007.
Nel 1981 ha iniziato la sua attività al Credito Italiano (oggi UniCredit) ove ha maturato esperienze in tutti i
settori della banca. Nominato capo del personale in Campania nel 1990 è stato successivamente destinato in
Sicilia, ove ha assunto il ruolo di responsabile Organizzazione e Risorse della Direzione Territoriale Sicilia. Nel
1996 è stato nominato responsabile dell’Organizzazione del Credito Italiano. Due anni più tardi, nel 1998, in
staff al Dottor Alessandro Profumo, diviene responsabile dell’Unità d’Integrazione delle Banche Federate.
Nell’ottobre del 1999 viene nominato Condirettore Centrale del Gruppo e, nel novembre dello stesso anno,
diviene C.O.O. presso Bank Pekao S.A. Nominato nell’agosto del 2003 Vice Direttore Generale di Uncredito
Italiano e responsabile della Divisione Nuova Europa diviene, un anno più tardi, responsabile della Divisione
Global Banking Services. La nomina a Deputy Chief Executive Officer del Gruppo arriva il 17 luglio del 2007 e,
meno di un mese dopo, il 3 agosto, viene nominato Amministratore Delegato di Capitalia (fino al 1° ottobre
2007) e il 26 settembre Amministratore Delegato di Banca di Roma.
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strategico per le aziende, d’altra parte è un
elemento di comunicazione fondamentale; sta
entrando cioè a far parte delle architravi nella scala
valoriale-comunicativa delle aziende stesse”. Il
cambiamento, insomma, come sempre, si muove su
due binari: il primo è il mercato, che ridefinisce la
domanda nel segno della sostenibilità (a partire
dall’ambiente, ma non solo) e stimola le imprese a
sviluppare prodotti e servizi innovativi; il secondo è
la filosofia d’impresa, che cerca un nuovo equilibrio
che tiene conto di interessi più complessi. “La
priorità non può più essere solo lo shareholder
value, misurato nel breve periodo: adesso al centro
Abbiamo sull’Intranet aziendale una sezione
specifica: il collega riceve una sovvenzione di
cinquemila euro, e la segnalazione di un certo
numero di ingegneri sul territorio cui possono
rivolgersi attraverso un sito strutturato. Con questa
operazione si perseguono due obiettivi: il risparmio
energetico e quindi economico e allo stesso tempo
la riduzione di emissioni di CO 2. Questo è un
prodotto innovativo per una istituzione finanziaria,
offriamo danaro, ma allo stesso tempo offriamo un
servizio di consulenza che consente al cittadino non
esperto di sapere quello che può fare. La nostra
intenzione è offrire questo prodotto all'esterno, ai
deve esserci il valore dello stakeholder, che, ad
esempio, per UniCredit Factoring sono i clienti.
Come gruppo mettiamo al centro della nostra azione
una creazione di valore di lungo periodo”.
Un valore che si traduce in proposte innovative
per il mercato: “Oggi noi – prosegue Paolo
Fiorentino – dobbiamo fare awareness, contribuire a
far crescere la consapevolezza su certi temi. Lo
facciamo a partire dall’interno, con una offerta di
finanziamento ai dipendenti del gruppo per
stimolare l’efficienza energetica: apriremo una linea
di credito e offriremo anche consulenza per chi
vuole coibentare la casa. Gli spiegheremo che se
metti pannelli solari lo Stato ti offre un contributo.
clienti, per adesso è un pilota. E non è escluso che
venga esteso a tutti i Paesi dove UniCredit opera,
anche se altrove, come in Germania, le abitudini di
consumo sono diverse, credo siano settant’anni che
lì le case, siano condomini o case di campagna,
vengono costruite secondo standard qualitativi più
elevati quanto a coibentazione ed efficienza
energetica. Quella del risparmio energetico è
un'esigenza fondamentale, se il cliente non la sente
gliela facciamo sentire, creiamo il bisogno
allargando i servizi. In questo modo il consumatore
italiano sarà aiutato a conseguire un risultato di
efficienza energetica, per il quale non tutti hanno il
know how, per raggiungere obiettivi certificati”. n
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Obiettivo -30%
Cosa può fare un grande istituto finanziario per contribuire alla battaglia contro i cambiamenti
climatici? Quale ruolo svolgerà il WWF nell’ambito dell’accordo siglato con UniCredit?
Intervista a Michele Candotti, segretario generale dell’organizzazione ambientalista in Italia.
Quali sono i presupposti che hanno portato
all’accordo fra UniCredit e WWF?
Nel 1988 è stato creato dalle Nazioni Unite
l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), un
foro scientifico che ha l’obiettivo di studiare il
riscaldamento globale. L’IPCC è stato insignito del
premio Nobel per la Pace (2007), come chiaro
riconoscimento del fatto che i cambiamenti climatici
rappresentano una sfida prioritaria per la sicurezza
dell’umanità nel ventunesimo secolo. L’ultimo rapporto
dell’IPCC rivela che il riscaldamento globale avanza a
ritmi molto più rapidi rispetto alle previsioni degli studi
precedenti. Precoci segnali di cambiamento
suggeriscono che il riscaldamento globale, aumentato di
quasi 1°C, potrebbe aver già innescato il primo Tipping
Point (punto critico) del sistema climatico della terra,
ovvero la scomparsa dei ghiacci artici durante l’estate.
Ciò implica che le nostre risposte nei confronti della
mitigazione (riduzione significativa delle emissioni) e
dell’adattamento al cambiamento climatico devono
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essere ancora più rapide e ambiziose.
In questo scenario, l’impegno di un’istituzione
finanziaria nella lotta ai cambiamenti climatici risulta
strategica, per gli enormi effetti positivi che le politiche
di credito e di orientamento del portfolio di
investimenti possono avere nell’auspicata transizione
verso la green economy.
Quali sono gli ambiti nei quali la partnership si
sviluppa?
L’obiettivo principale della partnership con UniCredit è
quello di integrare progressivamente la dimensione
ambientale nelle politiche e nelle strategie del Gruppo.
Nella fase iniziale il focus è posto sui cambiamenti
climatici: verrà sviluppata una climate policy che orienti
le scelte del Gruppo verso un’economia a bassa
intensità di emissioni, definendo i parametri necessari
per la valutazione del rischi legati ai cambiamenti
climatici, che influenzano le strategie di risk
management del Gruppo.
La strategia di lotta al “Climate Change” è incentrata su
3 principali direttrici: la riduzione delle emissioni interne,
prodotte da uffici e agenzie, la riduzione delle emissioni
finanziate, legate alle attività di investimento e
finanziamento, e l’implementazione di progetti di
formazione, in grado di contribuire a sviluppare una
identità ambientale nei dipendenti del Gruppo.
Quali sono gli obiettivi concreti e come verranno
monitorati?
Il primo impegno che UniCredit si è dato è appunto
centrato sulla problematica dei cambiamenti climatici. Il
Gruppo ha dichiarato pubblicamente che ridurrà le
emissioni di CO2 del 30% al 2020, supportando l’obiettivo
europeo, cosiddetto “20–20–20”, definito nel “Pacchetto
Energia e Clima”. Le emissioni interne di UniCredit
saranno misurate attraverso attività di auditing e sarà
quindi redatto un inventario delle emissioni secondo le
procedure indicate dal Green House Gas Protocol del
World Resource Institute. Il raggiungimento degli
obiettivi sarà perseguito attraverso attività di
efficientamento e utilizzo di fonti rinnovabili presso gli
immobili del Gruppo, accompagnate da specifiche
iniziative in tema di politiche di fornitura, ICT e mobilità
sostenibile. La redazione dell’inventario permetterà il
monitoraggio delle attività svolte e del raggiungimento
dei target fissati.
Qual è il valore aggiunto di questa partnership
rispetto ad altri programmi già intrapresi da altre
istituzioni finanziarie?
Consapevoli del ruolo chiave che una banca può svolgere,
attraverso la leva finanziaria, nella transizione verso una
“economia a basse emissioni”, WWF e UniCredit hanno
previsto come pilastro strategico della partnership
l’attenzione alle emissioni finanziate. Il Gruppo
svilupperà, con il nostro supporto, un modello innovativo
per misurare, monitorare e ridurre l’impatto che il
portafoglio d’investimenti ha sull’ambiente in termini di
emissioni di gas serra.
Per supportare questo obiettivo verranno realizzati e
promossi, ad esempio, prodotti e servizi per la
promozione dell’efficienza energetica e delle energie
rinnovabili.
Qual è il contesto internazionale in cui questo
accordo si inserisce?
L’auspicabile impegno di riduzione delle emissioni da
parte di una delle principali istituzioni finanziarie in
Europa assume particolare rilievo in un anno
considerato decisivo per la problematica clima. Il 2009 è
un anno cruciale in cui i leader politici mondiali sono
chiamati a intraprendere azioni concrete per fermare il
riscaldamento globale, attraverso la definizione di un
Global Deal in difesa del clima, che dovrebbe essere
siglato in occasione della COP di Copenhagen. L’analisi
del “Quarto Rapporto IPCC” indica che servono tagli
almeno dell’80% nelle emissioni globali di gas serra
entro il 2050 per mantenere l’aumento medio delle
temperature globali sotto i 2°C e limitare quindi gli
impatti climatici entro livelli meno distruttivi.
Raggiungere a livello globale un taglio dell’80% nelle
emissioni richiederebbe all’UE un impegno maggiore,
dal momento che i Paesi in via di sviluppo hanno delle
esigenze energetiche di base che verosimilmente
comporteranno un certo aumento delle emissioni nei
prossimi decenni. L’auspicio è dunque che si arrivi a
zero emissioni in Europa entro il 2050. n
MICHELE CANDOTTI
Dottore agronomo,
specializzato in economia
dei paesi in via di sviluppo e
nella gestione di programmi
e progetti di cooperazione
allo sviluppo, dopo
un’esperienza biennale nel
campo della ricerca e della
sperimentazione agraria, ha
lavorato per 15 anni con la
Direzione Generale allo
Sviluppo della Commissione
Europea, operando prima in
Zambia e poi in Kenya.
Durante i 15 anni trascorsi in
ambito internazionale e in
paesi in via di sviluppo, ha
svolto un ventaglio di attività
che vanno dalla gestione di
progetti e delle risorse
umane, alla pianificazione
settoriale, dall’analisi
politico-economica alla
gestione delle relazioni
esterne con le autorità
governative, nel settore
privato e nelle organizzazioni
internazionali. È Segretario
generale del WWF Italia onlus dal gennaio 2003.
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Finanza e territorio:
factoring leva
dell’innovazione
Etica, ambiente, qualità, sicurezza sul lavoro. Sono i pilastri del progetto
Sustainable Factoring Project TÜV-UCF, che punta al consolidamento della catena
di fornitura ma spingendo grandi imprese e PMI sulla strada della sostenibilità.
ncrociare business e sostenibilità. Nessuno come una
banca ha nella sua ragion d’essere l’imperativo del
profitto, tanto il proprio quanto quello dei clienti, siano essi
imprese o singoli consumatori; ma la spinta al cambiamento
che viene dalla crisi economica globale accelera la ricerca di
nuovi equilibri: fra aziende e territorio, fra produzione e
ambiente, fra economia e società. In sintesi, fra profitto e
responsabilità sociale. Tra le realtà che si stanno muovendo
con maggiore decisione per costruire proposte e darsi
obiettivi radicalmente innovativi proprio in tema di
sostenibilità, c’è UniCredit, uno dei principali gruppi bancari
mondiali, che ha siglato un accordo quadro per la difesa del
clima con il WWF e lavora a iniziative specifiche destinate a
mutare, a quanto spiegano i responsabili del gruppo, “il modo
di fare banca”. Come il progetto TÜV-UniCredit Factoring,
pensato come un volano per spingere intere filiere produttive
sulla strada della sostenibilità, con la leva della finanza e il
sostegno di grossi partner industriali. Di che si tratta, ce lo
spiegano a due voci Antonio Romeo, responsabile Marketing
di UniCredit Factoring e Paolo Merenda, direttore della
Divisione Management Service TÜV Italia.
“La nostra – dice Romeo – è una società prodotto del
mondo UniCredit, ci occupiamo di factoring. Il nostro gruppo è
da sempre impegnato nell’ambito di progetti di sostenibilità.
UniCredit Factoring, invece, non aveva mai fatto
assolutamente nulla su questo terreno. Ora, essendo il nostro
I
gruppo impegnato in un nuovo modo di fare banca, anche
attraverso impegni come il Green Deal con WWF, abbiamo
pensato che fossero maturi i tempi per parlare di “factoring
sostenibile”, ponendo una particolare attenzione alle attività
sul territorio. Tra i prodotti e i settori in cui è predominante
l’attività di factoring c'è “L’Indiretto o Factoring Fornitori”, che
per noi rappresenta strategicamente un punto su cui
focalizzare la massima attenzione. Le piccole e medie
imprese (PMI) sono spesso l’anello più debole della catena di
fornitura e il soggetto sul quale i grandi gruppi industriali
riverberano le loro difficoltà di mercato: insomma, di norma
quelli che pagano sono sempre i piccoli. All’interno del nostro
gruppo c’è già un impegno con il progetto Sirf, che sta per
Sostenibilità e Integrità nei rapporti con i fornitori, ideato e
promosso da PEC (Procurement Executive Circle), iniziativa di
i-Faber S.p.A., che raggruppa la comunità di manager degli
approvvigionamenti delle principali aziende italiane, un
progetto che vuole valorizzare l’applicazione di principi di
sostenibilità e responsabilità sociale d’Impresa anche nella
gestione dei processi di acquisto.
Sappiamo tutti quanto siano forti e impattanti i distretti
industriali e le reti d’impresa: per il progetto TÜV-UniCredit
Factoring ci siamo focalizzati sul rapporto tra la catena di
fornitura e il territorio. Gli aspetti cardine su cui nasce il
progetto sono: etica, ambiente, qualità, sicurezza sul lavoro”.
“Il progetto – spiega dal canto suo Merenda – nasce da
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un’idea che abbiamo elaborato l’anno scorso: il gruppo
UniCredit stava sviluppando il suo impegno nell’ambito della
sostenibilità e in particolare con UniCredit Factoring si stava
ragionando su degli elementi che potessero coinvolgere le
aziende clienti o potenziali clienti di UniCredit Factoring su un
progetto sostenibile che consentisse loro di affrontare la
presenza sul mercato in un’ottica diversa, non solo fondata
sul business. Le domande di base erano: quali criteri di
gestione delle attività di UniCredit Factoring possono favorire
questo approccio innovativo da parte delle aziende? Quale
può essere il reale contributo di UniCredit Factoring allo
sviluppo di questo atteggiamento? La risposta: lavorare
sull’intera catena di fornitura, coinvolgendo il Grande Cliente;
stabilire degli accordi legati agli approcci di sostenibilità, cui
aderirebbero i fornitori dei grandi clienti che diventano a loro
volta clienti UniCredit Factoring: questi fornitori sposando il
progetto avrebbero conseguentemente dei vantaggi,
un’attenzione particolare anche da parte del loro cliente
sponsor di progetto nonché agevolazioni e condizioni da
UniCredit Factoring per il loro impegno sostenibile. Da qui,
TÜV Italia e UniCredit Factoring hanno iniziato a ragionare su
come rendere oggettivo e praticabile questo obiettivo, su
come renderlo operativo sul campo. L’idea che abbiamo
proposto noi è stata quella di identificare un insieme di
requisiti tecnici che rendessero verificabili gli impegni che le
aziende interessate decidono di assumersi sul terreno della
sostenibilità. In sostanza, di codificare questa parte tecnica
seguendo un criterio tecnico riconoscibile, oggettivamente
verificabile, avendo come riferimento la norma UNI CEI EN
45011. Questa stabilisce i requisiti da seguire per i processi
di certificazione di prodotto, intendendo estese le prescrizioni
anche al processo e al servizio. In questo caso stiamo
lavorando su una sorta di commistione tra processo e
servizio. Attraverso questa impostazione tecnica non andremo
quindi a eseguire valutazioni sul prodotto, ma sul processo
che la singola azienda mette in campo per rispettare gli
impegni di sostenibilità che le vengono proposti. Sulla base di
questo impianto progettuale è stata elaborata una prima
bozza di schema tecnico e attraverso una serie di confronti e
di incontri, che hanno coinvolto anche il WWF, partner
internazionale di UniCredit, siamo arrivati ad affinare la bozza
nella sua versione semidefinitiva. Non siamo ancora alla fase
finale, ma il progetto c'è”. Si tratta di un progetto che non
nasconde le sue ambizioni: oltre a spingere verso scelte di
sostenibilità non singole aziende ma interi distretti industriali
e reti di impresa, punta a rafforzare le PMI legandole
maggiormente ai grandi clienti industriali. “Molte volte –
racconta Romeo – ci capita di entrare in contatto con grossi
gruppi industriali, aziende che sono leader sul territorio, che
pongono poca attenzione a ciò che accade nel mondo dei loro
fornitori: se uno di questi è in difficoltà e non è in grado di
fornire la merce al prezzo desiderato, lo si cambia. È un
atteggiamento che vorremmo modificare attraverso questo
progetto: il fornitore va sostenuto, può crescere, può essere
messo in grado di avere maggiore sostegno finanziario”.
L’architrave del progetto è la partnership con i gruppi
leader. “Noi abbiamo già – chiarisce il manager UniCredit
Factoring – i primi partner per questo progetto: il prodotto
Factoring Fornitori ci porta ad avere un’attività di
finanziamento di aziende fornitrici di una serie di attori
industriali importantissimi. La novità insita in questo
progetto, nel nostro nuovo approccio, sta nella scelta di
allargare l’attenzione dal singolo fornitore, al territorio che
ospita un determinato distretto industriale (in un’ottica di
obbiettivo di comunità e non del singolo interesse). Non ci
fermiamo a fare finanza, ma vogliamo permettere alle
aziende di fare un passo in avanti, di crescere in efficienza e
in etica”. Il progetto s’inserisce in un clima di grandi
cambiamenti che UniCredit valuta evidentemente siano
maturi per diventare assi strategici del business di domani:
“Bisogna superare sul territorio le contraddizioni più pesanti:
abbiamo necessità che nascano nuove aziende altrimenti la
gente non lavora, ma per farlo dobbiamo sacrificare il nostro
ambiente, il nostro territorio. Ci sono iniziative, in alcune
regioni, per far nascere presidi eco-attrezzati, cioè distretti
industriali che nascono con l’obiettivo di portar fuori dai
centri urbani le PMI ed organizzarle in ambienti già
predisposti per un migliore smaltimento dei rifiuti, una
catena di fornitura efficiente anche dal punto di vista
energetico, che si basa su impianti alimentati con fonti
rinnovabili. Noi invece vorremmo andare anche a migliorare i
presidi già esistenti: in Italia ci sono più di duecento distretti
industriali, che oggi sono in difficoltà per mancanza di ordini
e di sostegno finanziario. C’è tanto da fare”.
Concretamente, quali sono gli standard ai quali dovranno
rispondere le aziende? “Abbiamo scelto – precisa il direttore
certificazione di TÜV Italia – di non approcciare questo
discorso attraverso l’utilizzo classico di standard già esistenti, ‘
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tipo SA8000, perché si è presentata da subito la necessità di
una forte personalizzazione dei criteri sui quali chiedere
l’impegno alle aziende per ottenere i vantaggi previsti nel
supporto finanziario di UniCredit Factoring: dobbiamo
ricordarci che parliamo di piccole e medie imprese. Perciò
abbiamo costruito una specifica che contiene gli elementi
base derivati anche dai principali riferimenti ufficiali nell’area
della sostenibilità, con l’obiettivo però di alzare l’asticella del
miglioramento anno dopo anno. Pensiamo di strutturare le
verifiche in modo da non impegnare le aziende per troppo
tempo (in media si tratterà di una giornata). Ciascun elemento
della specifica tecnica contribuisce al risultato finale con un
valore pesato. A seguito della verifica verranno quindi
assegnati dei punteggi e se si raggiungerà un punteggio
minimo definito verrà rilasciato il certificato. L’ottenimento di
questo risultato sarà l’elemento indispensabile sulla base del
quale poi UniCredit Factoring applicherà le sue condizioni di
politica finanziaria particolare”.
Le aziende dovranno adeguare i loro comportamenti in
cinque macroaree, per ciascuna delle quali la specifica indica
i requisiti cui adattarsi: “La prima è Salute e Sicurezza dei
dipendenti, la seconda Ambiente ed Energia, quindi il
rispetto delle risorse naturali e la riduzione degli impatti; la
terza, forse più innovativa per le PMI, riguarda il rapporto
con Stakeholder Comunità locali: qui si richiede soprattutto
trasparenza, le aziende devono identificare una mappa degli
stakeholder, cioè delle parti interessate che possono subire
un impatto dal loro lavoro e poi sviluppare un processo di
comunicazione nei confronti di questi stakeholder per fornire
indicazioni circa le loro performance socioambientali.
Insomma, non devono solo gestire all’interno il
miglioramento, ma dimostrare all’esterno l’impegno verso
ambiente e territorio. Quanto richiesto è un vero e proprio
approccio dedicato alla comunicazione e relazione, che vale
anche per l’informazione al proprio interno, con i propri
dipendenti: l’impegno sarà sia dei singoli fornitori coinvolti
che dell’azienda Grande Cliente leader di territorio e sponsor
di progetto. La quarta macroarea interessa i Diritti Umani,
cioè come si gestiscono i lavoratori all’interno dell’azienda.
Quinta e ultima la Catena di Fornitura: le aziende dovranno
identificare i criteri attraverso i quali vengono selezionati,
gestiti e incentivati i fornitori che contribuiscono a realizzare
la produzione dell’azienda oggetto di certificazione.
All’interno di ciascuna macroarea abbiamo inserito
riferimenti coerenti con gli standard più utilizzati, per avere
un quadro d’insieme sull’approccio sostenibile da parte delle
aziende, che possa essere valutato oggettivamente. In
pratica, ci focalizzeremo ogni anno su un argomento che
dovrà essere sviluppato più approfonditamente. Partiremo il
primo anno, anche su suggerimento del WWF, con una
ANTONIO ROMEO
Più di 20 anni di esperienza in ambito factoring. Inizia il suo percorso professionale presso il Credito
Romagnolo nel 1984. Nel 1989 entra nel gruppo UniCredit dove, negli anni, ricopre vari incarichi presso la
società di factoring del Gruppo: da Responsabile della Filiale di Milano a Responsabile dell’Area Nord Italia
per diventare infine Coadiutore del Direttore Commerciale. Lascia UniCredit Factoring nel 2000 per ricoprire
l’incarico di direttore commerciale di Fin Eco Factoring. Nel 2005 UniCredit gli offre l’opportunità di rientrare
nel Gruppo con il ruolo di Responsabile dell’Area Affari: coordina in questo periodo le strutture che si
occupano della gestione commerciale di tutta la clientela acquisita. Nel gennaio 2008 diventa Responsabile
dell’Unità Organizzativa Marketing dove sovrintende l’attività dei comparti Comunicazione, Sviluppo Strumenti
e Prodotti di Marketing e Convenzioni. Ha la responsabilità di gestire e sviluppare progetti finalizzati a
supportare l’attività commerciale, anche attraverso l’organizzazione di eventi di comunicazione sia interni che
rivolti alla clientela, oltre che a presidiare l’innovazione dei processi e degli strumenti di marketing, studiando
e realizzando nuovi prodotti. Inoltre cura la stipula e l’andamento di convenzioni con gruppi industriali, oltre a
promuovere e sostenere la collaborazione con UniCredit Corporate Banking e le altre società del Gruppo
UniCredit. Da diversi anni è molto attivo nel volontariato all’interno di Associazioni Onlus che operano in
campo ambientale, e partecipa ad iniziative di conservazione e di educazione ambientale.
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maggiore attenzione su Ambiente ed Energia, ma senza
sottovalutare gli elementi base delle altre quattro macro
aree che dovranno comunque essere rispettati. Il progetto
prevede quindi un quinquennio di sviluppo del piano di
miglioramento per raggiungere il massimo livello di
applicazione su tutte e cinque le aree previste”. L’importanza
del rapporto con il territorio è testimoniata, spiega ancora
Merenda, dalla composizione del comitato tecnico, “un
consesso di esperti, di stakeholder che possono avere
interesse nel processo di certificazione in corso e che
valutano i contenuti della specifica tecnica per confermare
(validare) che sono stati costruiti in modo da raggiungere gli
obiettivi dichiarati, che comportino insomma un’innovazione
rispetto allo standard seguito dal mercato considerato. Chi
farà parte del comitato tecnico lo farà gratuitamente, non
sarà in nessun modo incentivato a fornire pareri in una
direzione piuttosto che in un'altra. Abbiamo quindi per la sua
costituzione ricercato esponenti qualificati che potessero
rappresentare tutti i soggetti coinvolti nel progetto. Hanno
dato la loro disponibilità a far parte del comitato tecnico: la
Regione Toscana, un'associazione imprenditoriale per le PMI
- AINM (Associazione Imprenditori Nord Milano), uno dei più
importanti Confidi (consorzi garanzia fidi) a livello nazionale Unionfidi S.C., una grande azienda industriale fortemente
impegnata nel CSR (Corporate Social Responsability) - Hera
S.p.A. di Bologna e un'azienda che potesse rappresentare al
meglio i grandi gruppi industriali - i-Faber S.p.A. attraverso
l'esperienza maturata nel PEC (Procurement Executive Circle).
TÜV Italia e UniCredit Factoring non hanno fissato degli
obiettivi specifici da raggiungere, dal punto di vista della
tutela dell’ambiente. “Questo progetto, sotto un certo profilo,
dovrebbe confluire – argomenta Romeo – all’interno del
progetto più ampio UniCredit-WWF: in quell’ambito c'è un
impegno preciso, quantificato, all’abbattimento delle
emissioni di CO2. Noi invece ci siamo dati un obiettivo, per
così dire, di sistema. Mettere insieme il nostro diverso modo
di fare banca con quelli di tanti gruppi industriali che stanno
cambiando il loro modo di fare impresa”. “In questo progetto
– interviene Merenda – TÜV Italia non andrà a certificare il
raggiungimento di specifici obiettivi tecnici, ad esempio di
riduzione del consumo energetico, ma andrà a valutare
l’impegno sui principi di sostenibilità che le aziende dovranno
profondere nel progetto e questa valutazione andrà avanti per
diversi anni. La specifica che verrà utilizzata come riferimento
per l’esecuzione delle valutazioni, prevederà un entry level
che rappresenterà l’obiettivo iniziale di un percorso e che
porterà, nei successivi quattro o cinque anni e per fasi
successive, ad un accrescimento dell’impegno in relazione
alle cinque macroaree definite per la responsabilità sociale.
Sarà quindi misurata la crescita di quest’impegno nel tempo
anche attraverso l’evidenza di risultati oggettivi e di
raggiungimento di obiettivi tecnici, che però saranno
monitorati al di fuori di questo processo di certificazione.
L’obiettivo è ottenere dalle catene di fornitura che UniCredit
Factoring sta già gestendo, una crescita nell’impegno sociale
nella direzione di un’azione di business di tipo diverso,
supportata da una finanza di tipo diverso”.
Ma qual è il livello di consapevolezza, di sensibilità su
questi temi che UniCredit Factoring conta di trovare nel
mondo delle imprese? “Sicuramente – risponde Romeo – la
sensibilizzazione che c'è su questi argomenti oggi è massima.
Per quanto riguarda noi, all’interno del gruppo UniCredit vige
non un codice etico, ma una carta di integrità che è qualcosa
di diverso: si sta cercando di creare anche all’interno una
maggiore sensibilità verso quello che è il mondo nel quale
viviamo. Se in passato l’obiettivo centrale è sempre stato il
miglioramento della performance, oggi si cerca di prestare
molta attenzione nei confronti degli stakeholders. C'è una
bellissima frase di R. Kennedy che è stata inserita nel
calendario TÜV Italia 2008 che mi piace in modo particolare e
che ricordo sempre volentieri come sintesi del nostro
progetto: “Ci sono coloro che guardano le cose come sono e
si chiedono: perché? Io sogno le cose che non ci sono mai
state e mi chiedo: perché no?”.
Per tornare alle imprese, da parte nostra non perdiamo
mai occasione di sondare i nostri principali clienti con i quali
stiamo di fatto condividendo le varie fasi di progetto: è un
confronto ed un’occasione continua per parlare di
‘
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Storie I Sostenibilità
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Sezione italiana
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“Sustainable Factoring Project – TÜV-UniCredit Factoring” e,
ogniqualvolta incontriamo interlocutori importanti per lo
sviluppo del progetto, condividiamo gli aspetti essenziali della
nostra proposta. In questo momento infatti, al di là del
convincimento personale, ci sono scelte imprenditoriali che si
vanno diffondendo, c'è una forte attenzione a queste
tematiche da parte di tutti o almeno di molti gruppi. Anche
aziende leader, che in passato non volevano sentir parlare di
factoring fornitori, quando abbiamo proposto il progetto TÜVUniCredit Factoring per la prima volta ci hanno chiesto di
poterci rivedere per approfondire: non vuol dire che saranno i
primi ad aderire, ma sono fortemente interessati a questi
aspetti, perché fanno della catena di fornitura uno degli
elementi chiave del successo della loro azienda. I loro
fornitori spesso lo sono da quindici o vent’anni, sono parte
integrante della loro attività e della produzione. Ma oltre alle
imprese, questa filosofia raccoglie interesse anche di altro
genere, ad esempio dalle pubbliche amministrazioni che
devono appunto gestire il proprio territorio. Trasformare il
profitto in valore sostenibile nel tempo, è quello che stiamo
cercando di fare sul territorio”. Ma tutto questo, precisa il
manager UniCredit Factoring, “non nasce da un’analisi di
mercato e dalla scelta di cavalcare l’onda: ne siamo
fortemente convinti a livello personale, lavoriamo su principi,
su volontà proprie di investire in questo ambito. Del resto,
scherzo spesso dicendo che da grande avrei voluto fare il
veterinario o lavorare in una Onlus... UniCredit Factoring e il
Gruppo UniCredit sono realtà sempre più alla ricerca di
comportamenti fondati sull’integrità e, dal mio punto di vista,
ritengo che sia già un grande risultato.”
“Aggiungo una cosa – interviene Merenda – dal punto di
vista di TÜV Italia: l’ambito della responsabilità sociale, al di
là della moda, sta diventando uno strumento commerciale
potentissimo per le aziende. Visto l’impatto e l’interesse che
questi concetti hanno sul consumatore-cliente, la
consapevolezza che un approccio sostenibile fa bene a tutti
sta diventando fortissima. E sono molte anche le pubbliche
amministrazioni che puntano sulla sostenibilità. Ovviamente
ci sono anche tante chiacchiere e poca sostanza, dimostrare
quello che si fa a volte diventa difficile: quello che stiamo
cercando di fare per ovviare a questo problema è sfruttare, a
vantaggio di imprese e territorio, il know how che abbiamo in
TÜV Italia, visto che nell’ambito del gruppo TÜV SÜD stiamo
per diventare il principale centro di competenza per la
responsabilità sociale in tutta Europa. Le certificazioni in Italia
in questo settore stanno crescendo più che nel resto del
continente, c'è l’ambiente giusto e noi siamo probabilmente il
partner migliore per chiunque voglia affrontare questo
discorso. Con il progetto TÜV-UniCredit Factoring faremo la
differenza su altre iniziative analoghe fornendo dimostrazione
di quello che si fa. Il processo di certificazione ha il fine di
confermare e di attestare che determinati obiettivi sono stati
raggiunti, che il gruppo UniCredit non sta facendo solo
chiacchiere, ma una vera operazione di trasparenza nella
relazione tra Finanza e Sostenibilità”. n
PAOLO MERENDA
Chimico, inizia la sua carriera professionale in un'azienda che realizza materiali e prodotti refrattari per l'industria
siderurgica diventando prima Responsabile qualità dello stabilimento di Genova, poi per tutta l'azienda. Dopo un
decennio entra presso la sede genovese di uno dei maggiori enti di certificazione ed ispezione a livello mondiale
come Supervisor per le attività industriali e dei beni di consumo, successivamente, con responsabilità per le
attività di certificazioni di sistema e la formazione e poi assume l'incarico di Direttore dell'ufficio di Genova. Nel
1998 si trasferisce a Milano presso la sede italiana dell'ente dove, nel ruolo di Direttore della Divisione Beni di
Consumo, mette a punto e sviluppa, tra l'altro, le attività di ispezione e certificazione per il settore
agroalimentare e quelle ad esso correlate, iniziando ad approcciare e sviluppare relazioni con le grandi catene
della GDO. Acquisisce un master in Executive Management presso l'Università LIUC Carlo Cattaneo. Nel 2005 è
nominato Responsabile MKTG & Sviluppo. Entra in TÜV Italia nel febbraio 2008 ed oggi è Direttore della
Divisione Management Service che gestisce tutte le attività di Sistema dell'ente. Paolo Merenda è Lead Auditor
ISO 9001, ISO/IEC 17025 e ISO 22000, docente qualificato CEPAS e AICQ SICEV e commissario d'esame CEPAS.