L`UTILIZZO DEI SENSORI DI VIBRAZIONE PER IL MONITORAGGIO
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L`UTILIZZO DEI SENSORI DI VIBRAZIONE PER IL MONITORAGGIO
Rivista Italiana di Acustica Vol. 39 (2015), N. 3, pp. 45-59 ISSN: 2385-2615 www.acustica-aia.it L’UTILIZZO DEI SENSORI DI VIBRAZIONE PER IL MONITORAGGIO DELLE FRANE E LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO ON THE USE OF GROUND VIBRATION SENSORS FOR LANDSLIDE MONITORING AND LAND CONSERVATION Massimo Arattano *, Velio Coviello, Marta Chiarle, Laura Turconi Italian National Research Council (CNR), Research Institute for Geo-hydrological Protection (IRPI), * Indirizzo dell’autore di riferimento - Corresponding author’s address: Strada delle Cacce 73 - 10135, Torino, Italy e-mail: [email protected] (Ricevuto il 03/07/2015, accettato il 31/07/2015) RIASSUNTO I sensori sismici ed acustici sembrano mostrare promettenti possibilità di utilizzo per la mitigazione del rischio da frana. Recenti ricerche sul M.te Cervino, ad esempio, hanno utilizzato reti microsismiche per individuare le sedi di crolli potenziali e per stabilire la relazione tra variazioni di temperatura ed emissioni acustiche in roccia. È invece attualmente in fase di sperimentazione l’utilizzo di sensori geofonici e sismometri per la realizzazione di innovativi sistemi di allarme per colate detritiche, capaci di rilevarne l’arrivo con un significativo margine di tempo di anticipo. Nell’articolo vengono illustrati e discussi in dettaglio alcuni esempi applicativi. ABSTRACT Seismic and acoustic sensors seem to show promising possibilities of employment for the mitigation of landslide hazards. Recent researches carried out on the Matterhorn, as an example, have used microseismic networks to locate potential areas of rockfalls and to establish a relationship between temperature variations and acoustic emissions in rocks. It is currently under investigation, instead, the use of geophone sensors and seismometers for the realization of innovative warning systems for debris flows, capable to detect their arrival with a significant amount of time in advance. In this article some practical examples will be presented and discussed in detail. Parole chiave: monitoraggio sismico e acustico, colate detritiche, allarme, emissioni acustiche, Keywords: seismic and acoustic monitoring, debris flows, warning, acoustic emissions, © Associazione Italiana di Acustica, 2015 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation 1. Introduzione Il monitoraggio e lo studio dei movimenti di massa possono essere efficacemente effettuati ricorrendo all’utilizzo di sensori di vibrazione del terreno (accelerometri, sismometri, geofoni) e di altre tipologie di sensori acustici (idrofoni, microfoni, sensori ad infrasuoni) [1–8]. Queste due categorie di sensori rilevano rispettivamente le vibrazioni e le emissioni acustiche indotte dai movimenti franosi nel mezzo di propagazione (terreno, roccia, aria). I principi che regolano la progettazione dei sistemi di monitoraggio, l’acquisizione e l’analisi del dato sono analoghi. In questo lavoro ci riferiremo in particolare ai sensori di vibrazione del terreno, maggiormente utilizzati in campo, mentre i sensori acustici sono prevalentemente trasduttori impiegati in laboratorio [9]. In particolare, esploreremo due applicazioni dei sensori di vibrazione del terreno allo studio delle frane da crollo e delle colate detritiche, una particolare tipologia di trasporto in massa che può verificarsi nell’alveo dei torrenti montani. I sensori di vibrazione sono trasduttori passivi che rilevano la vibrazione del mezzo su cui sono installati e la convertono in segnale elettrico. Il segnale rilevato dai sensori viene campionato e trasformato in forma digitale da un convertitore analogico/digitale e poi registrato da un apposito sistema di acquisizione. La frequenza di acquisizione del segnale è scelta in base alle frequenze caratteristiche dei fenomeni da investigare, secondo la legge di Nyquist: un segnale deve essere campionato a frequenza maggiore o uguale al doppio della massima frequenza del fenomeno che si vuole indagare. I metodi di installazione dei sensori di vibrazione variano a seconda delle caratteristiche del sito di indagine, della distanza dalle sorgenti sismiche e dall’oggetto dell’indagine (Fig. 1). Si rimanda alle referenze [10, 11] per ulteriori dettagli sull’utilizzo dei sensori sismici per il rilevamento dei processi geo-idrologici. Fig. 1 - Sensori di vibrazione del terreno e metodi di installazione: (a) geofono verticale da 10 Hz installato in pozzetto in cemento; (b) geofono triassiale da 4,5 Hz installato su roccia: (c) geofono verticale da 10 Hz installato nel terreno [14] – Ground vibration detectors and methods of installation: (a) 10-Hz vertical geophone installed in concrete; (b) 4,5-Hz triaxial geophone mounted on rock; (c) 10-Hz vertical geophone installed in the ground [14]. Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 46 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation A partire dal 2007, l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del CNR ha avviato sul M.te Cervino (Valtournanche, AO), con il supporto finanziario e logistico della Regione Valle d’Aosta e in collaborazione con Solgeo Srl, una serie di campagne di rilevamento microsismico, originariamente finalizzate ad investigare la degradazione del permafrost e i suoi effetti sulla stabilità delle pareti rocciose [12]. L’interesse è emerso a seguito di alcuni importanti crolli verificatisi sulle Alpi nella torrida estate del 2003, nel corso dei quali era stata documentata la presenza di ghiaccio nelle aree di distacco della roccia. Per tali campagne è stata utilizzata una serie di geofoni tri-assiali, installati nell’intorno della Capanna Carrel (3835 m slm). La rete, operativa sino al 2013, ha rilevato una accentuazione significativa dell’attività microsismica (MS) in corrispondenza di gradienti termici negativi della temperatura [13]. La successiva, approssimativa localizzazione delle aree sorgente di tali emissioni ha quindi consentito di individuare le zone simicamente più attive nell’intorno della Capanna, potenziali sedi di futuri distacchi di roccia. Le prime informazioni, raccolte grazie all’installazione della rete microsismica, costituiscono un primo passo nella direzione della realizzazione di un sistema di allarme in grado di individuare segnali precursori di possibili crolli. Il monitoraggio delle colate detritiche tramite l’utilizzo di sensori di vibrazione del terreno è stato invece condotto dai ricercatori dell’IRPI sino a partire dal 1995 [15]. Le prime installazioni di sismometri e geofoni a tal fine furono effettuate nel T. Moscardo (Paluzza, UD), dove sono continuate fino a pochi anni fa [16]. Successivamente, alcune reti microsismiche per il monitoraggio delle colate detritiche, basate sull’utilizzo di soli geofoni, sono anche state installate nel T. Gadria e nel T. Marderello [17, 18]. I risultati ottenuti negli anni hanno evidenziato come i geofoni possano anche venire utilizzati per finalità di allertamento, contribuendo alla salvaguardia del territorio. Spesso le aree agricole vengono infatti sfruttate per la realizzazione di invasive misure di protezione dalle colate detritiche, quali valli, bacini di deposito ecc., sottraendole così al loro originario utilizzo. L’impiego di sistemi di allerta potrebbe consentire di diminuire il numero di tali opere e di ridurne in parte le dimensioni. Nel seguito analizzeremo in maggior dettaglio le esperienze nell’uso dei sensori sismici sia sul Cervino, per lo studio dei precursori di crollo, sia nei diversi torrenti adibiti al monitoraggio delle colate detritiche. 2. Il rilevamento dell’attività microsismica sul M.te Cervino I crolli di roccia sono fenomeni d’instabilità estremamente diffusi in ambiente alpino, per la tipologia delle rocce presenti e per l’elevata energia del rilievo. Normalmente si tratta di fenomeni di dimensioni modeste (dell’ordine di qualche metro cubo di roccia), con impatti poco rilevanti sul territorio. I crolli di roccia sono tuttavia fenomeni insidiosi, che localmente possono avere conseguenze anche gravi per l’uomo. Particolarmente esposti ai rischi derivanti dai crolli di roccia sono turisti, escursionisti, alpinisti e quanti a vario titolo frequentano ambienti dove siano presenti ripide pareti rocciose, che per loro natura sono soggette a franamento. A differenza di quanto avviene per altre tipologie di frana, l’esatta ubicazione dei crolli di roccia è difficilmente prevedibile in anticipo, anche se idonei studi sull’assetto strutturale dei versanti possono consentire di individuare i settori più predisposti a questo tipo di instabilità. Per questa ragione, le tecniche di indagine comunemente impiegate per monitorare a scopo previsionale i movimenti franosi trovano difficile applicazione ai crolli di roccia. L’esigenza di meglio conoscere cause e dinamica d’innesco dei crolli di roccia e di monitorare i versanti rocciosi, per la mitigazione dei rischi connessi a questo tipo di Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 47 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation instabilità, ha portato ad approfondire le potenzialità dei sensori sismici e acustici in questo campo. Il rilievo dell’attività MS di un ammasso roccioso può consentire infatti di evidenziare anomalie che possono rappresentare precursori di eventi d’instabilità, o testimoniare di una dinamicità dell’ammasso roccioso predisponente all’instaurarsi di condizioni d’instabilità. Il rilievo dell’attività MS può anche consentire l’individuazione delle aree maggiormente attive di un versante roccioso e dunque la localizzazione di possibili aree sorgente di crolli: a questo scopo è tuttavia necessario poter disporre di un accurato e affidabile modello della velocità di propagazione delle onde sismiche nella porzione di roccia indagata. Le emissioni acustiche sono divenute per la prima volta oggetto di studio nel secolo scorso, quando si scoperse, effettuando alcuni studi all’interno di una miniera, che alcuni pilastri, sottoposti a particolare sollecitazione, emettevano micro-segnali acustici [19]; solo in tempi relativamente recenti la comunità scientifica ha dedicato attenzione alle potenzialità del fenomeno nello studio dei fenomeni franosi [20–22]. Allo scopo di sperimentare la fattibilità dell’uso di reti geofoniche per il monitoraggio della stabilità degli ammassi rocciosi, il Monte Cervino, e in particolare l’intorno della Capanna J.A. Carrel (Fig. 2), situata a 3835 m di quota, è stato individuato come area campione estremamente significativa, sia per i fenomeni di crollo occorsi, indicatori di una vivace dinamica di versante in atto, sia per i rischi correlati [12]. L’evento che ha avuto la maggiore risonanza mediatica è stato il crollo lungo la via normale di salita dal versante italiano del tratto denominato “La Chemineé”, la notte del 18 agosto 2003. L’episodio, che ha coinvolto circa un migliaio di metri cubi di roccia, per una fortunata coincidenza non ha causato danni a cose o persone, ma la via di salita è rimasta interdetta per lungo tempo, con significative ripercussioni a livello turistico e d’immagine. La rete di monitoraggio è stata predisposta nel 2007, nell’ambito del progetto Interreg IIIA Alcotra “Permadataroc”, e aggiornata nel 2010, nell’ambito del progetto Alcotra 2007-2013 “Massa”. Nella sua configurazione più completa, il sistema di monitoraggio MS installato comprende: cinque geofoni triassiali ad alta frequenza (100 Hz), tre geofoni triassiali a bassa frequenza (4,5 Hz), un gruppo di alimentazione a pannelli solari, un sistema di acquisizione a 24 bit e un GPS, un sistema per la trasmissione radio dei dati. I geofoni sono stati installati con la componente x allineata con l'Est, la componente y allineata con il Nord e la z allineata con la verticale. Tre di essi sono stati installati in foro, solidali con la roccia, i rimanenti in superficie. Il sistema di acquisizione è alimentato da una tensione continua compresa tra 10,5 e 18 V e consiste di quattro schede di acquisizione a 4 canali. Ogni scheda è dotata di un processore di segnale digitale (DSP) che avvia l'algoritmo di riconoscimento automatico dell’evento, registra i dati con un buffer di 1 s su una RAM (Random-Access Memory) e converte i segnali analogici registrati in segnali digitali. Il DSP permette di impostare diverse soglie di registrazione per ogni canale. Il GPS consente di sincronizzare le acquisizioni di tutti i canali. La registrazione di un evento avviene quando un dato valore di soglia viene superato su un certo numero di canali. La registrazione copre un intervallo di tempo di 3 - 5 s con un buffer di 1 s. Dopo l’installazione, è stata effettuata la taratura del valore di soglia: dopo alcuni tentativi, è stata fissata una soglia pari a 0,01 mm/s, da superarsi contemporaneamente su 6 canali. Nel complesso, tra il 2007 e il 2011 sono stati così registrati 1348 eventi. I segnali corrispondenti sono stati analizzati e classificati identificando le principali caratteristiche di traccia in termini di tempo e frequenza, e verificando la loro Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 48 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation distribuzione spaziale e temporale. In questo modo, si sono potute identificare due categorie principali di eventi: a) eventi singoli, quando la soglia viene superata solo una volta durante la registrazione; b) eventi multipli, se la soglia viene superata più di una volta. L’analisi combinata della distribuzione nel tempo del numero di eventi MS e dell’andamento delle temperature giornaliere ha evidenziato come gran parte dell’attività microsismica si concentri durante alcuni specifici periodi freddi, sia durante la stagione invernale che durante quella estiva (Fig. 3). In questi casi, l’attività MS può essere attribuita ai processi criogenici innescati dal repentino abbassamento della temperatura [11]. Alcune concentrazioni minori di eventi MS sono state osservate durante i mesi estivi anche in corrispondenza di temporanei rialzi della temperatura al di sopra di 0 °C: questi eventi presentano caratteristiche diverse dai precedenti, in particolare sono per lo più eventi multipli e possono pertanto essere attribuiti al verificarsi di deformazioni superficiali dell’ammasso, associate a distacchi di roccia di piccole dimensioni [13]. Fig. 2 - (a) Ubicazione della Capanna J.A. Carrel, M.te Cervino, (3835 m s.l.m. (foto: Velio Coviello). L’ammasso roccioso circostante la capanna (b) è stato scelto per l’installazione di una rete microsismica finalizzata al monitoraggio della stabilità degli ammassi rocciosi (foto: Paolo Pogliotti) - (a) Location of Capanna J.A. Carrel, Matterhorn, 3835 m a.s.l. (photo: Velio Coviello). The microseismic network was installed in the rock mass surrounding the hut (b) to monitor the rock slope stability (photo: Paolo Pogliotti). Nel complesso, tra il 2007 e il 2011 sono stati così registrati 1348 eventi. I segnali corrispondenti sono stati analizzati e classificati identificando le principali caratteristiche di traccia in termini di tempo e frequenza, e verificando la loro distribuzione spaziale e temporale. In questo modo, si sono potute identificare due categorie principali di eventi: a) eventi singoli, quando la soglia viene superata solo una volta durante la registrazione; b) eventi multipli, se la soglia viene superata più di una volta. L’analisi combinata della distribuzione nel tempo del numero di eventi MS e dell’andamento delle temperature giornaliere ha evidenziato come gran parte dell’attività microsismica si concentri durante alcuni specifici periodi freddi, sia durante la stagione invernale che durante quella estiva (Fig. 3). In questi casi, l’attività MS può essere attribuita ai processi criogenici innescati dal repentino abbassamento della Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 49 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation temperatura [11]. Alcune concentrazioni minori di eventi MS sono state osservate durante i mesi estivi anche in corrispondenza di temporanei rialzi della temperatura al di sopra di 0 °C: questi eventi presentano caratteristiche diverse dai precedenti, in particolare sono per lo più eventi multipli e possono pertanto essere attribuiti al verificarsi di deformazioni superficiali dell’ammasso, associate a distacchi di roccia di piccole dimensioni [13]. Fig. 3 - Numero di eventi microsismici per giorno e temperature medie giornaliere registrati alla Capanna J.A. Carrel [13]. Gran parte dell’attività microsismica si concentra in periodi di repentino abbassamento delle temperature - Number of MS events per day and daily temperature trend [13]. Most MS activity occurs during cold periods. La definizione, mediante test in situ, di un modello delle velocità di propagazione delle onde nell’ammasso roccioso considerato ha consentito una localizzazione preliminare degli eventi MS, e la conseguente individuazione della porzione di ammasso più attiva dal punto di vista MS, e dunque presumibilmente più propensa a generare fenomeni di crollo. L’esperienza di monitoraggio effettuata sul Cervino, che non ha paragoni in termini di lunghezza delle serie di registrazione per siti d’alta quota, ha evidenziato le Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 50 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation potenzialità dei sensori MS e acustici per il monitoraggio degli ammassi rocciosi, ma anche le molte sfide che occorre ancora vincere per trasformare sistemi del tipo descritto in strumenti di uso applicativo. Nel caso del sito indagato, in particolare, alle difficoltà di analisi ed interpretazione del dato si sommano le notevoli difficoltà logistiche, legate all’ubicazione delle installazioni in un area estremamente impervia dal punto di vista topografico e climatico. Le condizioni ambientali estreme del sito campione richiedono infatti una costante opera di manutenzione del sistema, non sempre possibile a causa delle difficoltà d’accesso del sito. Al termine del progetto MASSA, in assenza di finanziamenti, la rete MS ha subito una rapida degradazione, portando gli autori a decidere per la sua dismissione. In ogni caso, i risultati fin qui ottenuti, e il diffondersi in anni recenti di esperimenti analoghi in altre aree [23–25], incoraggiano la prosecuzione degli studi sull’utilizzo di questi sensori per il monitoraggio dello stato tensionale e della rottura degli ammassi rocciosi, in particolare in quei contesti in cui non trovano applicazione le comuni tecniche di monitoraggio. 3. Il monitoraggio delle colate detritiche tramite sensori geofonici Le colate detritiche costituiscono uno dei movimenti di massa più pericolosi che si possano verificare in ambiente montano. Esse sono costituite da miscele di acqua e sedimenti in elevata concentrazione che, propagandosi sottoforma di onde e incanalandosi nell’alveo di un torrente, possono percorrere notevoli distanze, arrecando danno ad infrastrutture e abitazioni ubicate a valle, sul conoide di deiezione del torrente stesso. Le colate detritiche presentano solitamente un fronte molto ripido e ricco di massi di grosse dimensioni, che può raggiungere svariati metri in altezza. Alle spalle del fronte l’altezza miscuglio della miscela gradatamente decresce, sino a tornare al livello che precedeva l’arrivo del fenomeno. Dietro al fronte decrescono anche la concentrazione e la dimensione dei sedimenti (Fig. 4). Fig. 4 - Sezione longitudinale in scala di una colata detritica che si propaga in un torrente (è stato adottato un fattore di scala maggiore per le dimensioni orizzontali) Longitudinal section of a debris flow (not in scale). Il notevole contenuto d’acqua di cui è costituita la miscela di una colata detritica conferisce all’onda un carattere alquanto fluido, nonostante l’abbondante componente detritica. Il contemporaneo contenimento dell’onda offerto dall’alveo torrentizio favorisce il raggiungimento di velocità piuttosto elevate, che conferiscono alle colate detritiche un notevole potere distruttivo. Esse sono infatti in grado di abbattere interi edifici ed arrecare danni significativi ad infrastrutture e mezzi di trasporto (Fig. 5). In Italia, in particolare sull’arco alpino, sono numerosi i torrenti sede di tali fenomeni e notevoli sono i danni che essi hanno provocato negli anni [26–28]. La propagazione di un’onda detritica genera forti vibrazioni del terreno, facilmente rilevabili tramite sensori di vibrazione. Per il loro monitoraggio è dunque frequente il Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 51 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation ricorso a reti microsismiche che utilizzano come sensori, a seconda dei casi, sismometri, geofoni, idrofoni, microfoni o dispositivi ad infrasuoni [29], [30]. Il monitoraggio delle colate detritiche avviene comunemente in specifiche aree attrezzate ove la frequenza con cui si verifica il fenomeno risulti sufficientemente elevata da giustificare la realizzazione di installazioni strumentali fisse. Queste risultano infatti inevitabilmente piuttosto onerose, sia in termini economici sia di risorse umane necessarie per la loro gestione, e possono essere realizzate solo in torrenti in cui si verifichi in media almeno una colata detritica all’anno. In molti casi, infatti, la frequenza di accadimento è di molto inferiore. Fig. 5 - Eventi di colata detritica nelle Alpi Italiane: (a) Autostrada A23, località Alpe Adria (Friuli), Giugno 1996; (b) località Campiglia Cervo, Valmosca (Biella), giugno 2002; (c) Val Canale (Fiuli), agosto 2003; (d) Cogne (Aosta), ottobre 2000 (fonte: Archivio CNR IRPI) - Debris flow events along the Italian Alps: (a) Higway A23, Alpe Adria (Friuli) June 1996; (b) Campiglia Cervo, Valmosca (Biella), June 2002; (c) Val Canale (Fiuli), August 2003; (d) a Cogne (Aosta), October 2000 (source: CNR IRPI archive). In Fig. 6 è riportato, a titolo esemplificativo, un tipico grafico sismico prodotto da una colata detritica, registrato mediante un geofono posizionato sulla sponda torrente. Nella stessa figura è riportata anche l’elaborazione del segnale ottenuta tramite la determinazione della sua Amplitude, A, Fr (1) Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 52 A= ∑v i =1 F i [Hz] Massimo Arattano et al. L’utilizzo ’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On n the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation in cui vi è la velocità di vibrazione del terreno, ottenuta moltiplicando il segnale in volt, campionato alla frequenza F, per una opportuna costante strumentale fornita dal produttore. Fig. 6 - Prima riga: segnale sismico grezzo (frequenza di campionamento = 250 Hz) prodotto da una colata detritica nel T. Rebaixader (Spagna) il 4 Luglio 2012; seconda riga: elaborazione del segnale ottenuta tramite la determinazione dell’Amplitude; terza riga: elaborazione del segnale con c il metodo degli Impulsi [14] - First row: raw seismic signal (sampling frequency = 250 Hz) produced by a debris flow in the Rebaixader basin (Spain) on July 4, 2012; 2012; second row: signal transformation with the Amplitude method; third row: signal transformation with the method of Impulses [14]. La determinazione dell’amplitude consente di evidenziare la forma dell’onda della colata, contribuendo anche a rivelare la presenza, presenza, dietro al fronte principale, di eventuali onde secondarie (Fig. 7). I grafici che mostrano il variare dell’amplitude nel tempo forniscono dunque un’informazione analoga a quella ottenibile grazie ai sensori di livello (ultrasuoni, radar, laser). Questi Questi ultimi consentono infatti di determinare l’idrogramma della colata, che rappresenta la variazione del livello in alveo nel tempo (Fig. 7). Il segnale sismico ottenuto dal geofono geofono può essere elaborato anche con altri metodi. Tra questi il più noto è certamente il metodo degli impulsi [31]; consente anch’esso di Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 53 Massimo Arattano et al. L’utilizzo ’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On n the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation evidenziare la forma d’onda tipica delle colate, pur presentando alcune limitazioni rispetto al metodo dell’amplitude [32]. [ Fig. 7 - Confronto tra l’idrogramma ottenuto tramite l’utilizzo di sensori ad ultrasuoni installati sul conoide del T. Moscardo ed il grafico della variazione dell’amplitude nel tempo ottenuta tramite l’utilizzo di un geofono installato a monte [32] - Comparison of a hydrograph recorded through ultrasonic sensors on the fan of the Moscardo Torrent and the amplitude-vs-time time graph recorded upstream of the fan apex for the same event [32]. Grazie alla rivelazione della forma d’onda, l’elaborazione del segnale sismico consente di determinare l’istante in cui il fronte principale della colata transita nella sezione d’alveo ove risulta posizionato il geofono. Il passaggio del fronte produce infatti un picco dell’amplitude molto ben definito e riconoscibile. riconoscibile. L’individuazione dell’istante in cui transita il fronte consente la stima della sua velocità media di propagazione. Per operare tale stima è tuttavia necessario un secondo sensore geofonico, installato lungo lo stesso tratto d’alveo ad una adeguata distanza distanza dal primo. A quel punto è infatti sufficiente calcolare il rapporto tra la distanza tra i sensori e il tempo intercorso tra il manifestarsi dei picchi di amplitude nei rispettivi segnali registrati. Se al posto di uno dei due geofoni si dispone un sensore sensore di livello (e si ottiene dunque un idrogramma della colata), è possibile risalire anche al valore della portata media in corrispondenza al passaggio del fronte. Per determinarlo è tuttavia necessario rilevare topograficamente la sezione trasversale dell’alveo dell’alveo in corrispondenza alla posizione del sensore di livello [15]. Disponendo di una stima della portata e del rilievo della sezione trasversale in corrispondenza alla posizione del sensore di livello, è anche possibile operare una stima del volume di materiale solido liquido transitato. Sono attualmente in corso alcune ricerche volte a stimare il livello di approssimazione delle stime di volume ottenute in tal modo [33]. Il segnale nale sismico generato da una colata detritica e rilevato tramite geofoni installati sulle sponde del torrente, a pochi metri dal centro alveo, ha frequenze che variano generalmente tra 10 e 80-100 100 Hz [34, 35]. Tali valori risultano solitamente più bassi in Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 54 Massimo Arattano et al. L’utilizzo ’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On n the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation corrispondenza al passaggio del fronte (nel range tra 10 e 30 Hz) mentre tendono ad aumentare in corrispondenza al passaggio della coda, solitamente molto più liquida e diluita. In Fig. 8 è riportato lo spettrogramma relativo ad una colata detritica verificatasi veri nel 2012 nel T. Rebaixader in Spagna [32, 36]. Considerati i campi di frequenza precedentemente indicati, per il monitoraggio delle colate detritiche sono opportuni geofoni da 4,5/10 Hz che certamente intercettano i valori di frequenza sopra citati citat e che risultano i più comunemente utilizzati [10, 31]. Fig. 8 - Segnale grezzo campionato a 250 Hz e spettrogramma della colata detritica verificatasi il 4 Luglio 2012 nel nel T. Rebaixader in Spagna [14] Raw signal sampled at 250 Hz and spectrogram of a debris flow event that occurred on July 4, 2012 in the Rebaixader basin, Spain [14]. I sensori geofonici possono essere utilmente impiegati anche come sensori d’allarme. È tuttavia necessario l’utilizzo di algoritmi capaci di elaborare il segnale geofonico e riconoscere le colate detritiche, distinguendole da altri tipologie di sorgente sismica. smica. Posizionando un geofono in prossimità di un torrente è infatti possibile rilevare anche altri tipi di fenomeno che possono manifestarsi sia in alveo (debris floods, trasporto solido di fondo) sia al di fuori di esso (crolli in roccia, instabilità di versante, terremoti, colate in torrenti limitrofi ecc.) [10, 36, 37]. I sensori geofonici presentano numerosi vantaggi rispetto ad altri tipi di sensore, quali sensori di livello, pendoli, cavi a strappo ecc. Essi possono essere installati ad una certa distanza istanza dal torrente, evitando così di essere danneggiati e/o asportati dalle colate, non richiedono alimentazione e rilevano l’arrivo di una colata con decine di secondi di anticipo rispetto alla loro posizione. Proprio per queste ragioni, negli ultimi anni an sono aumentate le attività di ricerca volte allo sviluppo e al test di sistemi e algoritmi di allarme basati sul l’utilizzo di geofoni [36, 38, 39]. Il segnale geofonico risultata tuttavia di più complessa elaborazione e interpretazione rispetto a quello quello di altri sensori. Nonostante i progressi compiuti dalla ricerca negli ultimi anni, l’ambito del monitoraggio sismico e acustico delle colate detritiche richiede ancora un’adeguata opera di standardizzazione per quanto riguarda numerosi suoi aspetti, quali qual ad esempio il metodo di installazione dei sensori nel terreno, l’individuazione dei metodi di elaborazione del segnale più idonei, la scelta dell’algoritmo di riconoscimento più efficace [10, 36, 38]. Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 55 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation Conclusioni Le reti microsismiche per il monitoraggio delle deformazioni degli ammassi rocciosi rappresentano un utile strumento a supporto della mitigazione dei rischi collegati ai crolli di roccia in quei contesti nei quali le comuni tecniche di monitoraggio della stabilità dei versanti non possono essere utilizzate. Ne sono un esempio i crolli diffusi che da alcuni anni stanno interessando con maggiore frequenza le pareti rocciose di alta quota, per effetto dei processi di destabilizzazione dei versanti conseguenti alla degradazione del permafrost. Si tratta infatti di fenomeni di piccole dimensioni, che tuttavia per la loro frequenza e per le difficoltà di previsione possono localmente determinare condizioni di rischio importante, in particolare lungo le vie a maggiore frequentazione turistica. Alcune esperienze pilota realizzate in ambiente alpino, tra cui quella descritta in questo contributo, dimostrano le potenzialità di impiego dei sensori MS e acustici in questo ambito. In particolare, lo studio dell’attività microsismica può consentire di riconoscere anomalie propedeutiche al verificarsi di fenomeni di crollo, di studiare l’influenza delle condizioni meteoclimatiche sulla dinamica dei versanti rocciosi, e di localizzare i settori maggiormente attivi. Tuttavia, si tratta di un campo di applicazione relativamente giovane, che necessita ancora di notevoli sforzi per poter tradurre i sistemi del tipo illustrato in questo lavoro in strumenti di uso applicativo. Anche il monitoraggio delle colate detritiche viene spesso condotto facendo ricorso a reti microsismiche. Esse consentono infatti di evidenziare la forma dell’onda della colata, contribuendo anche a rivelare la presenza di eventuali onde secondarie dietro al fronte principale. Il sensore in assoluto più utilizzato per il rilevamento è il geofono. L’elaborazione del segnale geofonico consente la stima della velocità media di propagazione della colata, nel momento in cui si disponga delle registrazione di almeno due geofoni disposti a significativa distanza tra loro lungo l’alveo. Se a fianco di uno dei due geofoni, oppure in sua sostituzione, è installato anche un sensore di livello, è possibile risalire alla portata della colata detritica ed al suo volume. I sensori geofonici possono essere utilmente impiegati anche come sensori d’allarme. Poiché essi presentano numerosi vantaggi rispetto ad altri tipi di sensore, negli anni recenti sono aumentate le attività di ricerca volte allo sviluppo di sistemi di allarme basati sul loro utilizzo. Nonostante i progressi della ricerca, le procedure per il monitoraggio e l’allertamento delle colate detritiche non risultano ancora sufficientemente standardizzate. Conclusions The use of microseismic networks for the monitoring of the deformation of rock masses is a useful tool for the mitigation of the risks due to rockfalls. This is particularly true in all those contests where the techniques commonly adopted to monitor slope stability cannot be employed. As an example, in the last few years, diffuse rockfalls are affecting the cliffs that are found at high elevation. These collapses, which are occurring with growing frequency, are mainly due to the degradation of permafrost. They are usually phenomena of little dimension, but because of their high frequency and the difficulties to predict them, they may create locally conditions of severe risk, particularly along tourist pathways. Some pilot research activities have been carried out in the alpine environment to investigate the potentialities of the MS and acoustic sensors as monitoring devices for this type of mass movements. One specific example of such activities will be described in this paper. The analysis of the MS activity may allow to recognize anomalies that may lead to collapse, to investigate the influence of meteorological conditions on the dynamics of rocky slopes and to locate the most Rivista Italiana di Acustica Vol. 39, N. 3, p. 56 Massimo Arattano et al. L’utilizzo dei sensori di vibrazione per il monitoraggio delle frane e la salvaguardia del territorio On the use of ground vibration sensors for landslide monitoring and land conservation seismically active sectors. However, this is a field of application that is relatively young and that still needs several efforts to transform the methods and systems adopted in applicable tools. Microseismic networks are also successfully employed for the monitoring of debris flows. They allow to reveal, in fact, the wave form of the debris flow and to detect the presence of secondary waves behind the main front. The most commonly employed type of sensor is the geophone. The processing of the geophone signal allows the estimation of the mean propagation velocity of the debris flow. The recordings of two geophones installed at a significant distance from each other along the torrent is needed for this purpose. When the additional information of the value of the level reached by the flow is available, it is also possible to estimate the mean discharge and the total volume of the debris flow. Geophones may also be employed as warning sensors. Since they offer many advantages, in comparison with other type of sensors, during last years research activities devoted to the development of warning systems based on their use have increased. Nevertheless, even though research is making many progresses, procedures and methods for the debris flow monitoring and warning based on microseismic networks still need a thorough standardization. Bibliografia [1] Suwa, H., Okano, K., Kanno T. (2011). 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