Programma - Società del Quartetto di Milano

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Programma - Società del Quartetto di Milano
pianoforte
Sala Verdi del Conservatorio
Martedì 6 marzo 2007, ore 20.30
S TA G I O N E 2 0 0 6 • 2 0 0 7
Lise de la Salle
16
Consiglieri di turno
M° Mario Delli Ponti
Prof. Luciano Martini
Con il patrocinio
e il sostegno di
Con il contributo di
Con il patrocinio
e il contributo di
In collaborazione con
Settore cultura
Con il sostegno di
FONDAZIONE CARIPLO
Sponsor istituzionali
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che
l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo
eccezioni consentite dagli artisti.
Lise de la Salle
pianoforte
Johann Sebastian Bach
(Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
Fantasia cromatica e fuga in re minore BWV 903
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
12 Variazioni sul tema “Ah, vous dirai-je, maman” K 265
Intervallo
Maurice Ravel
(Ciboure, Pirenei 1875 – Parigi 1937)
Sonatine
Sergej Prokof’ev
(Sonzovka 1891 – Mosca 1953)
Sei scene dal balletto “Romeo e Gulietta” op. 75
Toccata op. 11
La serie "Rising Stars" nella stagione 2006-2007 della
Società del Quartetto è sostenuta da
Johann Sebastian Bach
Fantasia cromatica e fuga in re minore BWV 903
Un ipotetico neofita che, partendo da zero e con un quarto d’ora a disposizione,
voglia farsi un'idea dello stile clavicembalistico di Bach, trova nella Fantasia
cromatica e fuga in re minore il lavoro che fa per lui. Non è una battuta.
Davvero la sintesi tecnica ed espressiva che il lavoro offre è impagabile. Se ne
resero conto subito i contemporanei di Bach. L’ hanno confermato via via i critici successivi e ancor oggi nessuno contesta, nonostante l’autentica rivoluzione
che si è avuta negli ultimi trent’anni di filologia bachiana. Fra l’altro non si è
ancora riusciti con certezza a datare il lavoro; solo ad anticipare sempre di più il
giorno di composizione. L’ autografo originale è perduto e restano solo considerazioni stilistiche, che peraltro portano su un terreno minato, e che l’esperienza
ha dimostrato di scarsissima affidabilità. La stima più attendibile propone all’incirca il 1720, negli anni della fioritura strumentale del periodo di Koethen. Altri
studiosi anticipano ancora, ai tempi di Weimar. Comunque è precedente il 1730,
perché una copia manoscritta porta la data “6 Dec. 1730”. E pensare che per
lungo tempo la Fantasia cromatica e fuga era stata considerata un lavoro dell’estrema maturità. La scrittura della “Fantasia” introduttiva di sicuro riprende
l’antica tradizione organistica barocca di aprire in modo improvvisatorio, con
passaggi veloci e a grande effetto, un po’ per esibire fin dall’inizio la bravura dell’esecutore e un po’ per scaldare lo strumento in vista dei più impegnativi e
meditati momenti successivi. C’è ampia letteratura precedente Bach, in
Buxtehude, Kuhnau, Scheidt; ma qui tutto è in scala abnorme. È un’autentica
gragnola di note che esce dalla tastiera, a velocità mozzafiato, cambiando ritmi
e tempi e spessori quasi a ogni battuta. Tutto pare improvvisato al momento e
invece alla fine si scopre che ogni nota ha una collocazione precisa in un impianto di geometrica proporzione. Sono piuttosto le tante note “cromatiche”, nel
senso di fuori dal campo armonico strutturale, che danno a queste pagine il
senso di movimento, anzi di instabilità e di inquietudine formale prima ancora
che espressiva. Si accumulano passaggi dissonanti e si alternano regioni armoniche, con intemperanze che di sicuro sono giovanili, ma il controllo complessivo
ha il rigore della più avanzata maturità bachiana. La scrittura strumentale poi è
un campionario di modi per affrontare la tastiera, un continuo esercizio di meccanica esecutiva per dita e braccia. Dopo tanto preludio, viene la “Fuga” ed è
assai più calma, singolarmente contrastante con le pagine che la precedono. Il
tema però è ancora cromatico, consente altre importanti sorprese armoniche e
un trattamento contrappuntistico a tre voci molto più libero (nel senso di non
prevedibile) del consueto. Ed è un ulteriore elemento di varietà che appunto
rende la Fantasia cromatica e fuga una sintesi completa del linguaggio clavicembalistico di Bach.
Wolfgang Amadeus Mozart
12 Variazioni sul tema “Ah, vous dirai-je, maman” K 265
Sono più di una dozzina le variazioni per pianoforte che Mozart firmò. Non è
poco. E certo sorprende che siano perfettamente distribuite lungo l’intero arco
della sua produzione. Un primo gruppo di quattro fu composto all’età di dieci
anni, durante uno dei tanti viaggi concertistici in Europa in compagnia del
babbo Leopold e della sorella Nannerl. Il secondo gruppo, sempre di quattro,
nacque durante l’infelice soggiorno parigino del 1778. Negli undici anni viennesi (1780 - 1791) uscì il resto, ancora una volta ben distribuito, strettamente legato alle mode (operistiche o genericamente musicali) del tempo. Eppure, con
tanta fedeltà e determinazione a un genere che pure piaceva al pubblico e agli
esecutori del tempo, Mozart non riuscì a regalare al genere della variazione quel
capolavoro che pure sarebbe stato bene, per tempo e per stile, fra le Variazioni
Goldberg di Bach (1742) e le Variazioni Diabelli di Beethoven (1822). Tutte le
sue composizioni, pur pregevolissime, si collocano nei modi del suo tempo e non
hanno quella carica innovativa che fa urlare al capolavoro e che cambia il corso
della storia. Il tema è di regola ripreso da un’aria di successo di un’opera favorita di un autore fortunato in un luogo (Parigi, Vienna) tanto preciso quanto fuggente. Basta scorrere i nomi di quegli autori: Dézéde, Grétry, Duport, Chevalier,
Schack, Sarti, ma anche Paisiello e Gluck. Pure la tecnica è “normale”: il tema
viene presentato, ornato, appena mosso nei tempi e nei ritmi e nei canti, passato in tono minore per esaltarne la componente patetico-espressiva, ripreso con
la forza del virtuosismo e l’inventiva di chi è comunque capace di giungere alla
sintesi e di riannodare i fili con il materiale di partenza. Succede appunto questo nelle variazioni pianistiche mozartiane forse più famose in assoluto, quelle
scritte nel 1778 a Parigi partendo non da un’aria di opera lirica ma da un celeberrimo canto popolare francese, “Ah, vous dirai-je maman”. In generale prevale un’eleganza alla francese, si percepisce una certa finalità didattica, ovunque
domina la voglia di galanteria. Incastonata fra arpeggi, controcanti e doppie
note, la melodia principale non si perde mai, neppure quando (ottava variazio-
ne) si passa nel patetico del modo minore. Di grande valore è anche l’“Adagio”
che serve come momento di raccoglimento espressivo prima dei fuochi d’artificio con i quali, nel finale, Mozart si proponeva di conquistare i salotti aristocratici francesi e anche un ben remunerato posto di musico di corte. Come sappiamo, non andò così. Seppellita l’amatissima madre nell’inospitale capitale francese, Mozart dovette tornarsene mesto nella periferia di Salisburgo. Ma già meditativa la fuga verso la libertà, verso Vienna.
Maurice Ravel
Sonatine
Modéré
Mouvement de Menuet
Animé
Nelle necessarie semplificazioni che reggono la storia della musica, Ravel viene
collocato di diritto fra i protagonisti dell’impressionismo. Il che è vero solo in
parte, se non è proprio falso. In verità Ravel fu sempre un musicista dalla profonda matrice classica: in gioventù, quando scrisse Menuet antique (1895) e
Pavane pour une Infante défunte (1899); nel periodo in cui era tanto vicino alla
tecnica impressionista da parere il polo alternativo a Claude Debussy; nella
maturità, quando risultò certo il suo ruolo fra i fondatori della gran corrente
neoclassica. Ravel amava le forme pulite, i meccanismi efficienti, gli equilibri
perfetti. Sfuggiva le ambiguità e odiava le romanticherie. Sentiva profondissima
la nostalgia del passato, al punto di volerla nascondere con illusionismi timbrici
e artifici tecnici, questi sì sempre aggiornati, spesso rivoluzionari. E della faticosa ricerca di un accettabile equilibrio fra il classico e il nuovo, la Sonatine è
tappa essenziale. Fu composta nel 1903, stimolata da un premio di 100 franchi
messo in palio da una rivista (che fallì prima di poter onorare il suo impegno).
La struttura di forma sonata dei due movimenti veloci laterali è cristallina:
esposizione di due motivi, loro sviluppo, ripresa abbreviata, coda. Il Menuet è
tripartito, come nelle regole e ha un inaspettato accenno di polifonia nella sezione centrale. L’armonia oscilla fra il tonale e il modale. I timbri sono ovattati.
Pare davvero impressionismo, ma non è. È invece tecnica impressionista, per
scelta funzionale che diventa artistica, poetica: solo così si può rievocare gli
amati e lontani Mozart e Haydn, i mitici cembalisti Rameau e Couperin; averne
nostalgia e dolersi di vivere un presente ingrato; e non cadere nel manierismo e
nella reazione. Finisce che nella Sonatine il presente diventa sogno e il passato
fiaba. Come nei futuri Gaspard de la nuit (1908), in Ma mère l’oye (1910) e nell’ormai esplicitamente neoclassico, anzi neo-barocco Le tombeau de Couperin
(1917-19).
Sergej Prokof’ev
Sei scene dal balletto
“Romeo e Gulietta” op. 75
La giovane Giulietta
Minuetto
Maschere
Montecchi e Capuleti
Mercuzio
Addio di Romeo a Giulietta
Toccata op. 11
Sappiamo bene che Sergej Prokof ’ev fu un musicista completo, che s’interessò
di tutti i generi della musica classica, sinfonica, cameristica, teatrale. E che dalla
musica come arte della rappresentazione fu sempre affascinato, dalla giovanile
(vent’anni) opera Il giocatore fino all’estrema Storia di un uomo vero, passando attraverso i grandi capolavori dell’età di mezzo Amore delle tre melarance,
Angelo di fuoco, Matrimonio al convento. Per non dire della celebre colonna
sonora per Aleksandr Nevskij, il gran film di Eizenstein. E senza dimenticare,
tutt’altro, i balletti Romeo e Giulietta e Cenerentola che ancora oggi stanno stabilmente nei cartelloni dei teatri di tutto il mondo. Ma è anche vero che
Prokof ’ev fu un grandissimo pianista, educato prima in casa e poi, grazie al suo
strepitoso talento naturale, perfettamente formato a quella magnifica scuola di
tecnica che era (e tuttora è) il Conservatorio di San Pietroburgo. Alla tastiera
dedicò molte delle sue composizioni più importanti, in primo luogo le nove sonate. Sulla tastiera raccolse e perfezionò le idee destinate poi ad altri organici. Per
la tastiera riadattò partiture già collaudate per le scene. Uno dei casi più riusciti è la trascrizione pianistica di dieci scene selezionate dal balletto, pubblicata
come opera separata (op. 75) nel 1938. Inutile dire che, fatta dall’autore della
partitura originale e tanto competente di scrittura pianistica, la selezione è perfetta. Tutto lo slancio e la passione, l’amore e il dolore dei due infelici protagonisti, i personaggi e gli amici che li circondano, il vortice del dramma, tutto
insomma viene trasferito dalla grande orchestra ai martelli del pianoforte con
una sensibilità che non potrà non emozionare. Non ascolteremo, stasera, l’intera suite ma una selezione di sei scene, i cui titoli già sono un programma.
Per lo sfavillante finale, torniamo indietro di quasi trent’anni, agli esordi di
Prokof ’ev, allora enfant terrible, con una tecnica pianistica sfolgorante per forza
e precisione, voglia di comunicare la propria energia vitale, arroganza dei giovani consapevoli della propria bravura. Ecco appunto la Toccata op. 11, scritta
nella primavera del 1912, all’età di ventun anni. Il modello è la Toccata di
Schumann, ma lo spirito è tutto moderno, anzi modernismo, alla maniera (non
ancora realizzata in verità, perché sono cose ancora da venire, negli anni Venti)
di Honegger, di Hindemith. Dunque percussioni continue, frizioni di lamiere,
luccicare di acciai, scintille elettriche, schizzi di metalli, battere di martelli.
Eppure, sullo sfondo, ben nascosto dalle manipolazioni tecniche, ecco un accenno di canto, un germe di melodie, insomma di quelle componenti dolci e cantabili di Prokof ’ev che, quasi all’improvviso, capita di scoprire tanti anni dopo.
Enzo Beacco
LISE DE LA SALLE pianoforte
Nata a Cherbourg, nel nord della Francia nel 1988, Lise de la Salle è cresciuta in una famiglia appassionata di musica e pittura. Ha iniziato a 4 anni lo
studio del pianoforte e ha dato il suo primo concerto a 9 anni in una trasmissione dal vivo su Radio France.
Nel 1998 ha iniziato le lezioni con Pascal Nemirovski. Parallelamente ha studiato con Pierre Réach al Conservatoire National de Ragion de Paris-CNR
dove nel 2001 ha vinto il Primo Premio per decisione unanime della giuria.
Nel 2003 è stata ammessa al Conservatoire National Supérieur de Musique di
Parigi nel corso di perfezionamento di Bruno Rigutto, continuando contemporaneamente a studiare con Pascal Nemirovski e Geneviève Joy-Dutilleux.
Vincitrice dei concorsi francesi Steinway, Sucy, Radio-France, e nel 2000 del
primo premio e del Bärenreiter Preis al concorso internazionale di Ettlingen
in Germania, nel 2004 si è aggiudicata le Young Concert Artists International
Auditions di New York dopo aver vinto l’edizione europea l’anno precedente.
Dal 2001 ha suonato in Francia e all’estero ospite di sale da concerto di primo
piano quali Auditorium du Louvre, Midem, Opéra di Avignone, Palais des
Beaux-Arts a Bruxelles, Auditorium Maurice Ravel a Lione, Herkulessaal di
Monaco di Baviera, Konzerthaus di Berlino, e festival quali Bad Kissingen, La
Roque d’Anthéron e Saint-Riquier. Nel 2004 ha debuttato a Tokyo, Washington
e New York. Nel 2005 è stata in tournée in Giappone, negli Stati Uniti e in
Germania.
In concerto si è esibita con l’Orchestra dell’Opéra di Avignone, Orchestre
National d’Auvergne, Schleswig-Holstein Orchester, Orchestre National de
Lyon, Orchestre National d’Île de France, Reinische Philharmonie, Weimar
Staatskapelle, Württembergische Kammerorchester Heilbronn, Pasadena
Symphony Orchestra in collaborazione con direttori quali Lawrence Foster,
Jun Märkl, Moshe Aztmon, Arie van Beck, Andreas Stoehr, Patrick Davin,
Hannu Lintu, Jorge Mester e Keith Lokhart.
Ha al suo attivo tre CD. La sua prima registrazione, dedicata ai concerti di
Ravel e Rachmaninov, è stata accolta dal plauso unanime della critica.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Prossimi concerti:
martedì 20 marzo 2007, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Quartetto di Tokyo
È sempre bello ritrovare nelle nostre stagioni il grande Quartetto di Tokyo, tante
volte nostro ospite, con programmi indimenticabili, legati alla grande tradizione
classico-romantica, con quel vertice assoluto che è stata l’integrale dei quartetti
di Beethoven, qualche anno fa, alla Scala, per i Concerti del Quartetto e per tutti
noi. Il nuovo appuntamento è classico come meglio non si può. In prima
posizione il padre del genere, il grande Haydn. Poi il gran salto oltre un
romanticismo non ancora diventato impressionismo del quartetto di Debussy.
Infine un monumento alla centralità quartettistica beethoveniana, con il pezzo
d’apertura dell’op. 59, la terna Rasumovskij.
Programma (Discografia minima)
F.J. Haydn
Quartetto in re minore op. 76 n. 2
“delle Quinte” Hob.III.76
(Quartetto Alban Berg
EMI 567 556 166-2)
L. van Beethoven
Quartetto n. 7 in fa maggiore op. 59 n. 1
(Quartetto di Tokyo, RCA 09026 61621-2)
C. Debussy
Quartetto in sol minore op. 10
(Quartetto di Tokyo, Sony CD 62 413)
martedì 3 aprile 2007, ore 19.30
Basilica di San Marco
Internationale BachAkademie Stuttgart
Helmuth Rilling direttore
Carolina Ullrich, Anke Vondung, Mark Padmore,
Corby Welch, Klaus Häger, Rudolf Rosen solisti
Bach - Passione secondo Matteo BWV 244
martedì 17 aprile 2007, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Maurizio Zanini pianoforte
Mendelssohn, Corea, Schumann, Debussy
IL CANTO DELLE MUSE
I concerti del 3 e 17 aprile saranno presentati nell’ambito del Canto delle Muse, il
ciclo di incontri con Emanuele Ferrari realizzati con il sostegno di Intesa Sanpaolo.
Martedì 27 marzo e lunedì 2 aprile, ore 18.30, Sala Puccini del Conservatorio
Con la partecipazione di Raffaele Mellace
La liturgia del dolore: l’umano patire tra pietà e salvezza
Proiezione di scene scelte della Passione secondo Matteo, lettura e spiegazione
dei testi, commento musicale nel contesto complessivo dell’opera.
Martedì 10 aprile, ore 18.30, Sala Puccini del Conservatorio
L’infanzia in musica (II): Debussy, Children’s Corner
“Alla mia cara piccola Chouchou, con le tenere scuse di suo padre per ciò che seguirà”.
Lezione–concerto.
Biglietti: € 5. Ingresso libero per i Soci, previo ritiro di un biglietto omaggio in
biglietteria presentando la tessera associativa.
“CAPOLAVORI DA SCOPRIRE. LA COLLEZIONE BORROMEO”
MUSEO POLDI PEZZOLI – VISITE GUIDATE PER I SOCI
Giovedì 8 e giovedì 29 marzo 2007 alle ore 16, il Museo Poldi Pezzoli offre ai
Soci della Società del Quartetto due visite guidate gratuite alle collezioni permanenti del museo e alla mostra “Capolavori da scoprire. La collezione
Borromeo” con ingresso al museo al costo ridotto di € 5.50.
I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795.393)
e via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società.
BRERAMUSICA – PRIMAVERA 2007
4 CONCERTI NELLA SALA VIII DELLA PINACOTECA DI BRERA
Segnaliamo ai Soci un’interessante iniziativa organizzata dalla Società del
Quartetto in collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico
Artistico di Milano.
BreraMusica, quattro appuntamenti in marzo, il sabato pomeriggio alle 17
nella Sala VIII della Pinacoteca di Brera, per ammirare i capolavori della
Pinacoteca milanese e ascoltare un concerto affidato a interpreti italiani.
10 marzo – Quartetto Petrassi
17 marzo – Flavio Cucchi, Filippo Burchietti, Gabriele Micheli chitarra, violoncello e clavicembalo
24 marzo – Maria Cecilia Farina clavicembalo
31 marzo – Quartetto d’archi di Venezia
Ingresso alla Pinacoteca e al concerto: € 5
Per i Soci del Quartetto saranno riservati 20 posti per il concerto. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla segreteria della Società (tel. 02 795.393 –
e-mail: [email protected]).
QUARTETTO ITALIANO
UN DOCUMENTARIO DI NINO CRISCENTI
MERCOLEDÌ 21 MARZO 2007, ORE 18.30 E ORE 21
SALA PUCCINI DEL CONSERVATORIO
Società del Quartetto di Milano, via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it – e-mail: [email protected]
Nella serata del 21 marzo 2007 si terrà la presentazione del film realizzato
da Nino Criscenti sulla storia del Quartetto Italiano. Grazie alla collaborazione del Conservatorio, sarà possibile assistere in Sala Puccini sia alla
proiezione pomeridiana delle ore 18.30, sia a quella serale delle ore 21.
Al termine della proiezione delle ore 18.30, Enzo Beacco con Nino
Criscenti, Oreste Bossini e Duilio Courir raccoglieranno testimonianze,
ricordi, esperienze di quella straordinaria stagione artistica.
L’iniziativa è organizzata dalla nostra Società in collaborazione Milano
Musica e Musica d’Insieme.
Biglietti: € 2
Ingresso libero (previo ritiro di un biglietto omaggio in biglietteria) per i
Soci degli enti promotori e per gli allievi del Conservatorio.