Le montagne del Rif 2013
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Le montagne del Rif 2013
PENSIERI dalla Traversata del RIF 2013 Perso tra le montagne, perso tra le foreste perso nei villaggi con i bambini che scappano perso nella pioggia, perso nelle nuvole perso nella neve bianco che abbaglia perso tra i colori, perso tra gli odori perso in un tajine che cuoce sul fuoco persi gli occhiali, perso un orecchino persa un'unghia contro uno spigolo perso sulla mappa, perso nel tempo persa la direzione che porta al mare perso tra sconosciuti, perso tra amici perso il ruolo che il mondo ti attacca perso fra i muli, perso tra le pecore perso tra capre ebbre che brucano perso in salita, perso in discesa perso peso? No questo mai! Perso in Marocco; non so dove sono, eppure ci sto bene. Queste parole mi sono venute in mente mentre camminavamo da Touret ad Akchour, sul crinale della montagna immersi tra le nuvole. Grazie di tutto e arrivederci, magari in un altro viaggio! Tutto quello che non mi aspettavo dal Marocco Che piovesse così tanto! Che sarei affondato fino alle ginocchia nella neve per salire le montagne del Rif. Che avrei visto le bertucce saltare da un ramo all'altro. Che avrei dormito in villaggi dove ancora non è arrivata l'elettricità. Che tutti ti salutino cordialmente. Che abbiamo camminato per giorni nella zona dove si coltiva gran parte della marijuana mondiale senza nemmeno vederne una pianta e senza che nessuno ce ne abbia offerta un poco da fumare... Che Fatima, donna manager in carriera, si presentasse con una bellissima vestaglia fiorita. Che il giro di 2 foglie potrebbe essere anche un po' di 3. Che una mattina, presi dalla disperazione per il maltempo, avremmo preso, molto volentieri, un passaggio in macchina. Che esistono molte varianti di Tajine, ma tutte molto buone. Che saremmo stati molto volentieri accanto ad un camino, ad una stufetta o avvolti nelle coperte. Che le guide marocchine sono isotermiche e anche anfibie. Che non c'è esitazione, mentre fuori piove a dirotto, a scegliere di fare una visita alternativa al mercato della zona. Cche le donne marocchine, specie se in costume tradizionale, s'incazzano di brutto se provi a fotografarle. Che facevamo lezioni di cucina marocchina e che mangiavamo un buonissimo cous cous. Che ogni giorno il Rif riservasse un paesaggio diverso e con caratteristiche particolari. Che all'hamman bisogna arrivare un po' prima. Che mi dispiace che sia finito... è stato davvero un bel viaggio! Camminiamo lentamente per incontrare altra gente, con Abdel che ci guida il Rif conoscerem. Il sentiero non è breve e troviam perfin la neve, rimaniamo di stucco, non sembra davvero di stare in Marocco! Di villaggio in villaggio purtroppo del sole neanche un raggio! Incontriam bambini sorridenti e donne chine ai loro duri intenti. In compenso siam nutriti come re con tutto quel che c'è, pane e burro son fatti in casa, olive, miele e uova di giornata. Spesso ci chiediamo che tempo farà: pioggia e tajine a volontà! Ma quando il sole ci accompagna nella splendida campagna il colore è di smeraldo e comincia a fare caldo. Di guado in guado il fiume El Kelaa abbiam risalito, mettendo i piedi a mollo e stando attenti a non cascarci dentro fino al collo. Siam giunti alle cascate, luogo fresco ed ombreggiato, dove un immancabile tè alla menta abbiam sorseggiato. L'indomani era giorno di mercato, il bus locale ci ha raccattato e a Oued Laou ci ha portato. Che colori e che sapori, quanta gente e che fermento! Il tajine di terracotta volevam comprare per poi alla maniera berbera cucinare. Da Alì di Beni Malla in cucina ci siam raccolti e a lume di candela lui ci ha fatto scuola. Harira e couscous abbiam provato a fare e tutti insieme è stato un bello stare. Il nostro cammino, tra sole e vento, si è concluso al mare. Ho camminato nel vento immaginando di sollevarmi in volo su di un tappeto di morbide nuvole Ho attraversato torrenti in piena e mi sono incantata davanti a fragorose cascate Ho dormito in azzurri villaggi incastonati su verdi pendii Ho assaporato cibi colorati e profumati, frutto della terra rossa e dentro di essa cucinati Ho incontrato sorrisi e voci di bimbi scalzi , fatica e pudore di donne velate Ho conosciuto persone belle che vogliono aiutare la propria gente a vivere meglio senza lasciare terra e radici Ho vissuto tutto questo in armonia con altri viandanti, piccolo manipolo in cerca di bellezza. Primo giorno di trekking... abbiamo lasciato a casa i nostri lavori “non facili” (alcuni di noi sono medici, educatori e assistenti sociali). Non sarà un caso che ci troviamo qui? La prima sensazione (che si confermerà per tutto il viaggio) è di essere stati accolti bene. Questo primo giorno di cammino sotto la pioggia, e ci viene da pensare a paesaggi irlandesi o scozzesi, non al Marocco per come lo abbiamo sempre immaginato. Ci lasciamo alle spalle Chefchaouen, città “blu” alle pendici dei monti. Poi è fango, mota, acqua. Acqua che viene giù dai monti e acqua da attrraversare. Si incontrano bambini e ragazze a guardi di piccoli greggi di capre e pecore. Hanno visi incuriositi e pronti al sorriso. Si avvicinano tenendosi ad una certa distanza. Uno di loro si chiama Mohammed e dice di avere 12 anni. Sembra più piccolo. La sera, dopo esserci asciugati e riscaldati, ci rifocilliamo con una harira, una zuppa buonissima, appena profumata di coriandolo. La scheda di viaggio – come tutte le schede di questo tipo – ovviamente non dice molto, risulta “arida” ed anche, talvolta, imprecisa, sopratutto sui dislivelli!. Si potrebbe, invece, riscriverla, questa volta in maniera non “tecnica”, cercando di riportare le immagini – i villaggi aggrappati alle montagne, le cime, le foreste – i colori – i verdi smeraldo dei campi – gli sforzi e le difficoltà incontrate sul percorso, le sensazioni e le emozioni e i pensieri che via via affioravano, i fammenti dei discorsi fatti insieme lungo il cammino, i racconti e le storie che si sono incrociate; si potrebbero ricordare le persone conosciute (la nostra guida Abdel, gentile e sensibile) e anche quelle incontrate per breve tempo o solo per pochi momenti, le loro facce, i loro sguardi, e gli animali (i muli, i cani con la coda tra le gambe, le scimmie che saltavano sugli alberi), le piante, la lavanda, la fioritura del cisto e del ginestrone, gli alti cedri. Ed infine la bontà e il sapore dei cibi, i tanti tipi di tajine. Sarebbe forse una scheda “caotica”, che salterebbe da una cosa all'altra senza un ordine preciso – o meglio, secondo un altro ordine, più interiore e personale. Si intraprende un viaggio per rincominciare un po', per ri-incontrare e ri-scoprire. Un viaggio, questo nel Rif, all'insegna dell'Attenzione. Attenzione verso noi stessi per affrontare la fatica del corpo, un po' provato da una climatologia avversa, tra la pioggia torrenziale, neve e vento dei primi giorni di trekking, che si sono rivelati più “arrampicati” di quanto ci aspettassimo. Attenzione tra noi, compagni di viaggio ignoti, ma dove dal primo momento si è sentito lo stesso spirito di curiosità e desiderio d'incontro. Attenzione e riscoperta continua dell'essenziale dignità e gentilezza della gente, che ci ha accolto sempre con sorriso e amabilità, e dove la nostra guida Abdel, ne è veramente il degno rappresentante. Abdel che ci ha guidato e si è preso cura di noi giorno per giorno con squisita attenzione, sempre gentile e premuroso. Abdel, avvocato del Rif, che ama la sua gente, le sue origini, la sua terra... e che spera un giorno in un cambiamento che finalmente restituirà la sua terra a una nuova vita, non più legata e sottomessa alla cultura della marijuana... … alla fine un viaggio verso un senso di diversa essenzialità... essenzialità dura nella sua obbligata austerità e crudezza... inclemente per condizioni di vita e di “culture”... dove essere donna può essere veramente una condanna in più... ma aqnche un'esenzialità col sapore della semplicità e che può nascondere il germe di un'altra felicità possibile per noi, resi ciechi dall'avere troppo, e per loro, troppo rassegnati nel non avere niente ( o troppo poco). E grazie ai miei compagni di viaggio, che hanno fatto si che tutto avesse un SORRISO! Anna, Cinzia, Ilaria, Mariangela, Paolo