Analisi andamento congiunturale del settore commerciale della

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Analisi andamento congiunturale del settore commerciale della
Analisi andamento congiunturale del settore commerciale della
provincia di Grosseto
IV Trimestre 2012
Continuano i risultati negativi per il settore distributivo della provincia di Grosseto.
Anche nel quarto trimestre 2012 tutti gli indicatori segnano rosso sia a livello generale
(-8% rispetto lo stesso trimestre del 2011) che per tipologia di vendita, unica eccezione
per gli ipermercati (+ 2,9%). In sofferenza soprattutto la piccola distribuzione (-9,8%),
anche se la media (-8,4%) e la grande distribuzione (-3,1%) fanno registrare, in assoluto,
il secondo peggior risultato dal 2005. In negativo pure per il settore alimentare ed il no
food (-9,9%) dove, in particolare, si rileva una performance negativa nel settore dei
prodotti per la casa ed elettrodomestici(-12,9%). In Toscana la situazione non cambia,
nonostante i dati comprendano il periodo delle festività natalizie; anche nei 10 territori
provinciali tutti gli indicatori totali e per tipologia sono fortemente negativi.
Previsioni non confortanti per il breve e medio termine.
Nei giorni scorsi giorni l’Osservatorio regionale sul Commercio ha licenziato i risultati
dell’ indagine congiunturale realizzata relativa all’ultimo trimestre del 2012. L’ufficio studi
della Camera di commercio di Grosseto ha proceduto a disaggregare i dati a livello
provinciale effettuando delle elaborazioni ed approfondimenti che consentono a Gianni
Lamioni, Presidente della Camera di Commercio di Grosseto, di effettuare una riflessione
di livello generale ed un richiamo per lo “spaccato” maremmano .
“Nel passato abbastanza recente le festività natalizie, costituivano una felice opportunità per il rilancio dei consumi; da un paio di anni registriamo con intensa preoccupazione che neppure tali ricorrenze manifestano il loro effetto indiretto, non tanto di ridare
slancio ma comunque di sostenere in un qualche modo il settore commerciale. Il tessuto
locale della piccola e media imprenditoria, sottolinea Lamioni, è nel pieno vortice della
più pesante crisi economico-finanziaria dal dopoguerra e gli affanni del settore commerciale sono di una evidenza disarmante. E’ di questi giorni la ricerca di Bankitalia 1
secondo cui il 65% delle famiglie italiane valuta il proprio reddito inferiore al necessario e con sempre più frequenza si fa ricorso al risparmio per poter affrontare le spese
quotidiane insostituibili. Dagli studi emerge poi che alcune famiglie hanno risentito
della crisi più di altre; sono i nuclei a basso reddito, quelli giovani e gli affittuari; per
loro anche i consumi basilari diventano di difficile sostenibilità. Con un quadro del genere è facilmente intuibile che l’andamento dei consumi, anche nel nostro territorio,
non poteva che risentirne pesantemente. In particolare il fatturato complessivo delle
imprese commerciali della provincia di Grosseto fa registrare un preoccupante -8,0% rispetto allo stesso periodo del 2011; un risultato tra i peggiori della Toscana (media
-6,3%) e superato in negativo solo da quello di Siena(-8,6%) e Lucca (-9,0%) ed anche le
previsioni a breve e medio termine, non sono affatto confortanti.
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Banca d’Italia: Quaderni di Economia e Finanza
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Nel periodo ottobre-dicembre 2012, tabella 1, il panel degli operatori commerciali della
provincia di Grosseto dichiara complessivamente, rispetto allo stesso periodo del 2011, un
peggioramento del trend delle vendite negli esercizi al dettaglio (-8% a fronte di -8,4%
riscontrato nel trimestre precedente). In tutte le aree del Paese si segnalano andamenti
fortemente negativi dei fatturati; più contenuti, si fa per dire, nel Nord-Est (-6,6%) e molto
più pesanti nelle altre ripartizioni: Centro (-8,5%), Nord-Ovest (-8,1%) e Mezzogiorno (9,6%)2 . La flessione registrata da Grosseto risulta decisamente superiore a quella rilevata
in media nella regione Toscana (-6,3%) e di poco inferiore a quella dell’ Italia nel suo
complesso (-8,4%). Nella graduatoria delle province toscane, Grosseto risulta superata in
negativo solo da 2 province (tabella 1 A) , Siena (-8,6%) e Lucca (-9%) fanno rilevare valori
meno negativi. Mai, negli 8 anni di osservazione3 del fenomeno, in Maremma si è rilevato
un quarto trimestre con le vendite così a picco.
Inoltre in provincia di Grosseto il persistente andamento negativo dell’ultimo periodo,
come fatto rilevare nei precedenti commenti, continua a seguire una prolungata flessione
(da inizio 2008 tutte le indagini trimestrali si sono caratterizzate per un prolungato ed ininterrotto
segno meno) ed interessa nello specifico, ancorché con significative diversità, tutte e tre le
tipologie del commercio al dettaglio. Le difficoltà maggiori si riscontrano, anche in questo
trimestre, nella piccola distribuzione, 1-5 addetti, (-9,8%per Grosseto, in Toscana -8,3%, con
lieve calo rispetto al III trimestre 2012 che pure aveva fatto registrare una marcata impennata
rispetto ai periodi precedenti); la situazione non è molto diversa per la media distribuzione,
6-19 addetti, dove con -8,4% (in regione -6,4%) i dati sono in ulteriore calo rispetto ai già
negativi valori riscontrati nel 2012 (-7,9% nel terzo trimestre , -8,3%% secondo e -7,6% nel
terzo trimestre). In tale contesto il settore che sembra “soffrire” di meno, con valori grosso
modo uguali a quelli del terzo trimestre (-3%), risulta essere la grande distribuzione, 20 e
più addetti; -3,1% il valore complessivo per questa tipologia di esercizio che pure fa
registrare -2,5% in Toscana .
Procedendo ad un esame del dato disaggregato secondo l’ articolazione dello stesso in
esercizi specializzati per distinta tipologia di vendita, tabella n. 2, si rileva che nel quarto
trimestre 2012 non viene riscontrata alcuna differenza tra food e no food; annullando una
certa diversità di comportamento che pure si era manifestata con una contenuta intensità
nei due trimestri antecedenti. Infatti mentre il primo, il food, l’andamento tendenziale del
volume di affari passa da -6% e -9,2%, rispettivamente, del II e del III trimestre a -9,9% del
periodo di osservazione, per il secondo, il no food, negli stessi periodi, si registrano,
nell’ordine, -8,7%, -10,2% e -9,9%. La “gravità” della crisi ha inciso notevolmente anche
un settore, come quello dei generi alimentari, che nel periodo delle festività natalizie,
per evidenti motivi, risulta particolarmente dinamico; evidentemente in tale
comportamento, oltre ad un taglio generalizzato dei consumi incide anche un certo
aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a fronte, peraltro, di una significativa
2 I dati utilizzati
per le macro aree sono prodotti dal Centro Studi UnionCamere di Roma
3 la prima rilevazione dell’andamento congiunturale nel settore del commercio al dettaglio risale (cfr tab. n.1) al I trimestre 2005
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diminuzione della capacità complessiva di spesa. 4
Di converso, il trend delle vendite negli ipermercati, supermercati e grandi magazzini fa
registrare una impennata rientrando in area positiva (+2,9% per Grosseto e 2,4% per la
Toscana a fronte di, rispettivamente, -1% e 0,6% rilevato nel III trimestre 2012) risultando
l’unico dato positivo tra le diverse tipologie; ciò invita a riflettere in merito alla ipotesi,
seppur indotta, di un certo spostamento della clientela verso diverse forme di vendita.
Continuando nella operazione di approfondimento del dato complessivo ed in particolare
nella disaggregazione del segmento degli esercizi specializzati non alimentari- no food, tabella
n. 3, si rileva che tutte le voci, nessuna esclusa, fanno registrare un marcato andamento
recessivo. Dai dati richiamati si evince che, tra le tre distinte voci, quella che fa rilevare in
assoluto il peggior risultato dal 2005, anno di inizio dell’indagine congiunturale, riguarda
il settore prodotti per la casa ed elettrodomestici che con -12,9% (-10,4% il livello medio
regionale) fa registrare una fortissima caduta rispetto al già preoccupante -11,1% del
trimestre precedente (Toscana -9,1 nel periodo luglio-settembre 2012). Probabilmente per
tale segmento l’orientamento favorevole dei consumatori verso i prodotti hi-tech che, come
risulta in numerose indagini di marketing, risultano essere tra le strenne natalizie più
gettonate, non è riuscito come lo scorso anno ad attenuare la debacle del settore. Sempre
negativa (-8,7%) ma in linea con quella registrata nel periodo antecedente (-8,3%) e di circa
due punti peggiore di quella della regione nel complesso (-6,9%) la performance del
comparto abbigliamento ed accessori. Infine, sempre intenso ed anch’esso negativo,
risulta il dato relativo alla residuale voce degli esercizi no food classificata come altri
prodotti non alimentari5 (-9%); dato lievemente meno drammatico se si effettua il
confronto temporale con il valore del trimestre precedente (-10,7%) ma comunque
superiore al valore medio della Toscana (-7,3%).
Le oggettive difficoltà attraversate dal settore si manifestano appieno anche sul fronte delle aspettative a breve termine dove si riscontra che il clima di fiducia dei commercianti grossetani, nonostante i saldi invernali, è significativamente “preoccupato e preoccupante”,
rinnovando quanto palesato negli ultimi trimestri. Ciò vale soprattutto per quanto riguarda le imprese della piccola e della media distribuzione (tabella 4). Infatti, le aspettative degli imprenditori grossetani per il I trimestre 2013 manifestano nel complesso un preoccupante -37 (il saldo complessivo fra attese di incremento e decremento delle vendite risultava, nel trimestre precedente, -33); nello specifico la differenza fra attese di incremento e decremento risulta pari a -41 e -54, rispettivamente, per la piccola e media distribuzione (nello
stesso periodo del 2011 era uguale, rispettivamente a -46 e -34). Indicativo anche il valore
riscontrabile per la grande distribuzione dove la differenza algebrica fra attese di incremento e decremento delle vendite risulta -18. L’effetto combinato della crisi dei consumi e
della variazione dei comportamenti di acquisto dei consumatori, caratterizzato anche dall’aumento degli acquisti tramite internet, in verità più il primo del secondo, trova una indiretta conferma nelle accresciute difficoltà da parte delle varie tipologie di esercizi a “gestire”
I dati relativi al fatturato vengono espressi in valori correnti e includono, quindi, anche la variazione dei
prezzi al consumo.
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in questa categoria rientrano, tra gli altri, i prodotti farmaceutici, di profumeria, libri, giornali, cartoleria
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il livello delle scorte di magazzino. A tale proposito dall’indagine rileva che il 75% degli
imprenditori commerciali grossetani intervistati (78% in Toscana) ritiene che le giacenze di
magazzino siano adeguate rispetto alle proprie esigenze, mentre il 19% (14% in regione)
dichiara un esubero delle scorte e solo il 6% (8% in Toscana) le ritiene scarse.
In conclusione, spostando lo sguardo dal breve al medio termine, registriamo una
sostanziale conferma del clima di diffusa incertezza e, sottointeso, di preoccupazione che
si respira tra gli imprenditori commerciali. Infatti da un esame dei dati relativi alla
domanda sull’orientamento delle imprese circa l’evoluzione dell’attività nei prossimi
dodici mesi, tabella n. 5, si rileva che solo il 12 % degli imprenditori grossetani prevede uno
sviluppo dell’attività (era il 16 % ed il 21% nelle due ultime indagini), il 69% una stabilità
(era il 77% ed il 72 %) mentre il 18% la diminuzione (erano il 6% ed il 5%); e l’1 % (in
precedenza1% e 2%) ritiene il probabile ritiro dal mercato.
Ufficio Studi Camera di commercio di Grosseto
Grosseto Marzo 2013
APPENDICE STATISTICA
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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CCIAA Grosseto su dati Osservatorio Regionale del Commercio
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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CCIAA Grosseto su dati Osservatorio Regionale del Commercio
Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CCIAA Grosseto su dati Osservatorio Regionale del Commercio
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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CCIAA Grosseto su dati Osservatorio Regionale del Commercio
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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CCIAA Grosseto su dati Osservatorio Regionale del Commercio
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Nota metodologica IV trimestre 2012 settore commercio
L'indagine congiunturale sulle imprese del commercio al dettaglio, realizzata dal Centro Studi
Unioncamere per conto di Unioncamere Toscana, si rivolge trimestralmente ad un campione di circa 1.150 aziende con dipendenti. L’indagine è rappresentativa della totalità delle imprese con dipendenti (interessando anche il segmento di imprese con più di 500 dipendenti).
I dati sono disaggregati per tre classi dimensionali (da 1 a 5 dipendenti, 6-19 dip. e 20 dipendenti e
oltre), per 5 settori di attività economica (ipermercati, supermercati e grandi magazzini, commercio
al dettaglio di prodotti alimentari, commercio al dettaglio di abbigliamento e accessori, commercio
al dettaglio di prodotti per la casa ed elettrodomestici e commercio al dettaglio di altri prodotti non
alimentari) e per provincia.
Per tutti i settori la numerosità campionaria è calcolata in modo da garantire, per ognuno dei domini di indagine, un errore massimo del 10% ed una significatività del 85%.
L'universo di riferimento è costituito dalle imprese con dipendenti desunto dal Registro Imprese
integrato con i dati ottenuti da altre fonti (in particolare INPS e ISTAT).
Anche l’indagine Unioncamere si basa sul principio che nelle rilevazioni campionarie condotte a
cadenza periodica è opportuno non rinnovare completamente il campione ogni volta, ma mantenere nel campione per due o più interviste una predeterminata quota delle unità (panel), utilizzando
la tecnica dei campioni ruotati.
Per questo motivo, tenendo conto anche della necessità di ridurre il fastidio statistico per i rispondenti e il tasso di caduta delle interviste, si è scelto di ricorrere una domanda diretta in cui al termine di ogni contatto positivo si chiede la disponibilità dell’intervistato a essere contattato anche per
il successivo trimestre. Mediamente la quota panel si aggira intorno al 45%.
Nell'indagine, condotta telefonicamente con la tecnica CATI, viene chiesto alle imprese di dichiarare l'andamento congiunturale e tendenziale di una serie di indicatori economici (tra i quali l’andamento delle vendite e la consistenza delle giacenze di magazzino), nonché la previsione per i tre e i
dodici mesi successivi al trimestre di indagine (ad es. del volume degli ordini emessi nei confronti
dei fornitori). Alcuni dei dati tendenziali sono di tipo quantitativo (variazioni registrate nel trimestre rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), mentre i dati congiunturali (rispetto al trimestre precedente) e revisionali (riferiti al trimestre successivo e a 4 trimestri) sono di tipo qualitativo (aumento, stabilità, diminuzione).
L’unità di riporto è costituita dalle unità provinciali d’impresa (anche se la classe dimensionale è
quella dell’impresa nel suo complesso). Le ponderazioni infra-dominio e inter-dominio delle risposte vengono effettuate sulla base del valore aggiunto per addetto (desunto da un database statistico di bilanci stratificato e aggiornato al 2007), che viene moltiplicato per il numero di dipendenti di
ciascuna impresa/dominio.
Le interviste relative al IV trimestre 2012 sono state realizzate nel mese di gennaio 2013.
Prossimo comunicato stampa sul I trimestre 2013: GIUGNO 2013
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