AFRICA, IL CONTINENTE INCANTEVOLE BRIXIANTIQUARIA 2009

Transcript

AFRICA, IL CONTINENTE INCANTEVOLE BRIXIANTIQUARIA 2009
AFRICA, IL CONTINENTE INCANTEVOLE
BRIXIANTIQUARIA 2009
Mostra Collaterale Culturale
progetto scientifico
La mostra vuole porre l’accento sull’influenza che l’arte africana ha avuto sull’arte europea di inizio
‘900, ed il contributo alla nascita del cubismo. L’esposizione propone una collezione, raccolta da
un esploratore bresciano, che ha operato in Africa a cavallo tra le due Guerre Mondiali.
Il percorso della Mostra didattica prevede all’inizio un paragone diretto tra un quadro di Picasso e
una Maschera Fang, simile a quella qui sotto presentata.
Maschera Fang, (Gabon) legno19°/20° Sec
Quadro di Pablo Picasso
L’esposizione poi continua con oggetti, ornamenti, statue e sculture delle varie culture africane,
per far comprendere l’evoluzione artistica.
Dalla metà percorso sino alla fine della mostra viene ripreso il tema centrale dell’influsso e della
relazione tra le due arti, europea ed africana, come nell’esempio sottostante.
Matisse, ritratto della Sig.ra Matisse 1913
Maschera, Punu (Gabon). Legno 19°/20° Sec
“Se un bel giorno Matisse non si fosse fermato dinnanzi ad un negozio di antichità in una via di
Rennes per ammirare alcune statue d’arte africana, una delle più importanti rivoluzioni pittoriche
dello XX secolo e della storia mondiale non avrebbe forse avuto luogo." Jean-Marie Tasset
L’AFRICA E LE SUE RICCHEZZE
Il continente africano fu ricco di regni che gestirono grandi ricchezze e importanti vie di commercio.
La mancanza di una tradizione scritta ha contribuito a far nascere grandi leggende sulla loro
esistenza, testimonianza dell'effettiva esistenza (e grandezza) di queste realtà cancellate dalla
storia. Da Ife, ad esempio, prese il nome un regno africano posto all'altezza dell'attuale Nigeria, la
cui esistenza e splendore sono ribaditi dalla scoperta delle terrecotte di Nok, modellate con grande
tecnica e coscienza formale e tanto più apprezzabili se si guarda all'epoca in cui vennero create
(attorno al 1000 d.C.).
I CAPOLAVORI DEL REGNO DEL BENIN
Dopo la distruzione dell'antico regno del Benin ad opera degli inglesi (1897), l'Europa fu invasa da
oggetti di mirabile fattura. La mostra raccoglie alcuni importanti pezzi: teste di re e regine del XVI
secolo, figure di dignitari, leopardi, altri animali raffiguranti il potere del re e il suo dominio sul
tempo e lo spazio. Il momento più alto di questa civiltà è costituito dalle sculture in bronzo, che
Sgarbi giudica più occidentali ed evolute di quelle loro contemporanee fatte in Europa. Anche
l'antichissima civiltà dei Dogon è rappresentata da capolavori in legno (esempio, la Pilatrice di
miglio), risalenti all'anno Mille dopo Cristo.
Rideva il sole nella capanna e le mie donne erano belle e flessuose. Poi un giorno i raggi del sole
pareva che si spegnessero nella mia capanna priva di senso. E i figli lasciarono la tranquilla nudità
per indossare l'uniforme di ferro e di sangue. Non ci siete più tam tam delle mie notti e dei miei
padri, i ferri della schiavitù ci hanno straziato il cuore.
IL COLLEZIONISMO DI OGGETTI AFRICANI IN EUROPA
Il collezionismo di oggetti africani in Europa non è una scoperta recente, ma ha origini molto
antiche, che risalgono al Quattrocento.
I navigatori portoghesi, ammirati dalle capacità degli artisti africani (soprattutto nello scolpire
l'avorio), commissionarono a scultori neri oggetti da importare in Europa, dando il via ad una moda
che indusse le corti europee a collezionare saliere, olifanti da caccia, cucchiai in avorio.
Molte opere d’arte erano presenti nelle "raccolte di meraviglie" dei Principi del Rinascimento e nei
"gabinetti di curiosità" di studiosi e borghesi, come il canonico Manfredo Settala di Milano. Sono
soprattutto sculture in avorio, collezionate per la preziosità del materiale, ma anche per la loro
bellezza.
Tra queste si ricorda l’Olifante già nelle raccolte medicee della metà del Cinquecento, probabile
omaggio del re del Congo al Papa Leone X, che aveva ordinato vescovo il figlio del sovrano (il
primo abitante dell’Africa nera investito della dignità episcopale). Il prezioso manufatto e un
secondo dello stesso tipo potrebbero essere stati ereditati dal nipote del pontefice, Cosimo I,
granduca di Firenze, nei cui inventari figurano fin dal 1553.
Nel periodo tra il XV ed il XVI secolo, si diffondono in Europa le opere note come avori
afroportoghesi, perché create da artisti Sapi della Sierra Leone e Bini dell’attuale Nigeria su
commissione europea e su modelli forniti dagli europei stessi. Su un olifante appartenuto ai Duchi
di Savoia, ad esempio, è presente lo stemma della casa reale portoghese, appeso ad un albero e
affiancato da due unicorni rampanti, copiato dal frontespizio di un libro di preghiere del 1498 dello
stampatore parigino Thielman Kerver.
Le scene di caccia, soprattutto al cervo – secondo il rituale della chasse à courre in uso presso la
nobiltà europea del Rinascimento - sono ripresi fedelmente dai margini illustrati di alcuni
incunaboli. Un esempio è il disegno tratto dal Horae Beatae Mariae Virginis… di Philippe
Pigouchet, pure della fine del Quattrocento, di piccolo formato come il volume precedente, che si
trovava a bordo delle navi portoghesi che facevano tappa sulle coste africane durante i primi viaggi
di scoperta.
INFLUENZE DELL’ARTE AFRICANA IN EUROPA: LA NASCITA DEL CUBISMO
L'arte africana ha esercitato una notevole influenza sull'arte occidentale del Novecento; la
conoscenza di tale arte si sviluppò particolarmente negli ultimi decenni dell'Ottocento soprattutto
per i sempre più frequenti viaggi, spedizioni esplorative e colonizzatrici che vennero attuati a
quell'epoca. Molti musei europei crearono in quegli anni specifiche sezioni etniche. Gli artisti
europei (per primi i pittori) furono molto influenzati dalla scoperta di soluzioni formali ed espressive
nuove. Così, oltre alle esperienze di Gauguin e Cézanne in senso esotico, plastico e formale, sono
da registrare soprattutto le influenze che l'arte africana ebbe sul gruppo dei pittori fauves
(Vlaminck, Derain, Matisse) e dei cubisti (Picasso, Braque, Gris). Anche Modigliani, Kandinskij e gli
scultori Brancusi, Zadkine, Moore furono profondamente influenzati e devono molto alle
esperienze ed espressioni artistiche dei popoli dell'Africa.
PICASSO, MATISSE, MODIGLIANI, BRANCUSI - L’INFLUENZA DELL’ARTE AFRICANA
Il rapporto fra Pablo Picasso e Henri Matisse ha dominato gran parte dello sviluppo dell'arte
moderna. Picasso ha dichiarato che "doveva potere descrivere parallelamente tutto, così come
Matisse stava facendo a quel tempo," perché i dipinti dell’uno hanno influenzato l’arte dell’altro. Ma
che altro ha ispirato questi due giganti del XX secolo?
Il 1907 è una data storica, segna la nascita del Cubismo; Picasso dipinge le demoiselles
d’Avignon.
Secondo Andrè Salmon: “Picasso era turbato! appoggiò le tele al muro depose i pennelli…per
giorni e notti intere disegnò, concretizzando dal punto di vista espressivo le idee astratte e
riducendone il risultato alle componenti essenziali”.
Inizialmente Picasso affermò di aver disegnato queste teste influenzato solo dalla scultura iberica
vista al Louvre, ma a giudicarne l’aspetto puramente visuale c’è anche la presenza delle maschere
africane, e più precisamente del Congo francese.
Più tardi l’artista, conversando con André Malraux, spiegò che le maschere congolesi del museo
Trocadéro di Parigi avevano colpito la sua identità artistica e gli avevano rivelato una raison
d’être che andava ben al di là di semplici considerazioni formali: “Quelle maschere non erano dei
qualsiasi pezzi di scultura. Tutt’altro erano degli oggetti magici… Quelle sculture negre erano
intercessori, mediatori… Erano contro tutto- contro gli spiriti ignoti e minacciosi.
A sinistra quadro di Pablo Picasso
Maschera Fang, (Gabon) Legno 19°/20° Sec
Osservavo sempre i feticci. Li capivo. Anch’io sono contro tutto. Anch’io credo che è tutto ignoto,
che tutto è nemico! Tutto!...Capii che cosa i Negri usano per le loro sculture. Erano armi. Per
aiutare la gente a tenersi lontana dall’influsso degli spiriti, per aiutarla a diventare indipendente.
Sono strumenti. Se diamo una forma agli spiriti, diventiamo indipendenti. Gli spiriti, l’emozione
inconscia ( la gente ne parlava ancora molto) – sono tutto la stessa cosa. Capii perché ero un
pittore. Tutto solo in quel terribile museo, in mezzo a maschere, bambole fatte dai
pellirosse,manichini polverosi. Le “demoiselles D’Avignon” devono essere nate in me in quel
giorno, ma assolutamente non per ciò che riguarda le forme: piuttosto perché si trattava del mio
primo quadro esorcista- sì proprio così”.
Picasso ricerca l'espressione di una nuova forma, che lo liberi dalla rappresentazione tradizionale
dell’arte.
Matisse, dall’altro verso, era uno dei membri principali dei Fauves (letteralmente, "le bestie
selvagge"), un gruppo di artisti specializzati nell’utilizzo dei colori a grassetto e nella distorsione
delle forme. I suoi viaggi in Europa, in Africa del nord ed Oceania trovano espressione nella sua
arte e successivamente in suoi ritagli famosi.
Picasso e Matisse hanno tratto dall’arte africana la propria ispirazione stilistica. Picasso ha inserito
le maschere cerimoniali della tribù Dogon nelle sue opere sin dai primi suoi lavori cubisti del
1907-1909, apprezzato la scultura sub-Sahariana per la propria fisicità e potere tragico. Matisse,
invece, è stato principalmente influenzato dall’arte Islamica e dall'arte africana del nord.
Modigliani, scultura, Testa, 1911
Maschera , Guro (Costa d’Avorio), Legno, 19°/20° Sec
Amedeo Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920), nelle sue opere migliori unì al dinamismo della
scultura africana la pura grazia dello stile del primo Rinascimento.
Le linee allungate e angolari e le caratteristiche quasi scultoree sono tipiche di Modigliani, che
sviluppò il proprio sobrio stile personale senza aderire ad alcun movimento in particolare, per
quanto profondamente influenzato dal cubismo, dalla scultura africana e dall'opera di Paul
Cézanne.