PASSIONE ARABA “Seguimi” Il tono brusco di Jakal la sorprese

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PASSIONE ARABA “Seguimi” Il tono brusco di Jakal la sorprese
PASSIONE ARABA
“Seguimi”
Il tono brusco di Jakal la sorprese ancor di più della porta sbattuta con violenza. Si alzò
lentamente dal letto dove era si era seduta per pensare, bloccando la risposta acida che le era
sorta spontanea, ma erano nel suo palazzo e non voleva metterlo in difficoltà ancor di più di
quanto la sua presenza non facesse già. Si avvicinò al cassettone e prese la sciarpa di seta
colorata con la quale era solita coprirsi il capo quando usciva dalla sua camera.
Lo raggiunse sulla porta e con un luccichio malizioso negli occhi gli chiese. “Devo
implorare la tua pietà o basta che faccia un’espressione contrita e preoccupata?”
Vide Jakal alzare gli occhi al cielo come chiedere aiuto a qualche entità superiore per non
torcerle il collo, poi mantenendo la stessa espressione fredda le indicò il corridoio.
Sorrise tra sé incamminandosi: era più forte di lei, non riusciva ad evitare di prenderlo in
giro. Si preoccupava sempre di che cosa avrebbero detto i suoi uomini se avessero saputo…
non sapeva nemmeno lei che cosa avrebbero dovuto sapere, la trattava come trattava
qualunque donna presente nel palazzo, con distacco e indifferenza per poi raggiungerla nella
sua camera e farla impazzire di piacere.
Continuò a camminare di fronte a lui, reprimendo la tentazione di voltarsi.
Chissà che cosa ha in mente questa volta. si chiese mentre scendevano la scalinata che
portava all’atrio sotto lo sguardo attento degli uomini della scorta.
“Voi restate qui” sentì ordinare in arabo prima che la porta si chiudesse dietro di loro.
“Sali” ordinò a lei aprendole la portiera del fuoristrada nero che era parcheggiato di fronte a
loro.
“Dove andiamo?” azzardò a chiedere dopo che fu salita.
Jakal non rispose, strinse un attimo le mani sul volante poi mise in moto e a lei non restò
altro che mettersi comoda sul sedile e aspettare. Ogni tanto lanciava occhiate verso di lui,
che continuava a fissare diritto di fronte a sé con una concentrazione tale da credere che da
ciò dipendesse la loro vita, spostò lo sguardo sulle mani, forti e delicate allo stesso tempo.
Quelle mani che l’avevano salvata, l’anno precedente, da quella brutta avventura, quelle
mani che l’avevano rincuorata e confortata, quelle mani che le avevano fatto scoprire la
passione. Fece una smorfia: si era innamorata delle sue mani prima che di lui.
Si guardò intorno mentre i palazzi svanivano alle sue spalle e cominciava il deserto, dune ai
lati di un tratto di sabbia più dura, forse il tracciato delle carovane che aveva visto talvolta
giungere nel cortile del palazzo di Jakal, si aggiustò gli occhiali da sole e ringraziò i vetri
scuri che proteggevano l’abitacolo dal riverbero del sole.
In distanza vide una macchia verde, un miraggio o un’oasi? Man mano che si avvicinavano
la macchia assumeva contorni più definiti, era proprio un’oasi. Perché Jakal l’aveva portata
lì? si chiese fissando il profilo dell’uomo che sembrava indifferente.
Jakal parcheggiò la jeep tra gli alberi al riparo da chi giungeva dal sentiero, poi scese e le
aprì la portiera.
“Dobbiamo continuare a piedi, non ti stancherai, Mel, è solo un breve tratto.” le disse
rivolgendole finalmente la parola e sorridendole.
Mel ricambiò il sorriso, poi scese appoggiandosi alla mano che le porgeva.
Jakal continuò a tenere la mano tra la sua, incamminandosi verso l’interno dell’oasi,
superarono la pozza d’acqua e la piccola sorgente, proseguendo verso l’altro lato dove si
sentiva già il rumore dello sciabordio dell’oceano.
Mel si guardava intorno meravigliata dalla lussureggiante vegetazione, c’erano alberi anche
nel palazzo di Jakal ma non così belli.
Spalancò gli occhi ancor di più quando alla fine del sentiero che stavano percorrendo vide
una tenda montata nella piccola striscia di sabbia che separava l’oasi dall’oceano.
Si voltò verso Jakal e lo guardò interrogativamente.
“Benvenuta nel mio rifugio segreto” le disse sorridendo.
Mel lo scrutò poi mordendosi il labbro interno mormorò. “Quindi è qui che porti le tue
amanti?”
Jakal le prese il volto tra le mani e scosse la testa. “No, tu sei la prima donna che viene qua.
Questo è il posto dove vengo quando voglio restare da solo, per riflettere sulle decisioni da
prendere.”
Mel decise che voleva credergli, lasciò la sua mano e si avvicinò alla tenda, tappeti con
intrecci complicati erano stesi sotto la tettoia con sopra un tavolino basso pieno di piccole
cose da mangiare, dietro un tendaggio separatore un materasso coperto da tessuto damascato
appoggiato direttamente sul pavimento. Era quella la tenda di cui parlavano i suoi uomini
quando lui non c’era. Sembrava proprio pronta per una seduzione.
“I tuoi uomini hanno parlato di amanti” disse poi.
Jakal la fissò. “Non ci sono amanti, non da quando ti ho incontrata. Questo è solo per te.”
“Hai preparato tutto questo per me?” chiese con un filo di voce.
Jakal le si avvicinò lentamente. “Te ne meravigli? Lo sai che sei speciale.”
Mel fece una piccola smorfia, carezzandosi il ventre ormai prominente.
Jakal unì la mano alla sua. “Non so come ti vedi tu, ma io continuo a vederti come una
donna bellissima e sexy” le mormorò vicino al suo orecchio.
Gli occhi di Mel si riempirono di lacrime, anche lei si era vista più bella da quando era
incinta ma non credeva che anche lui la vedesse così. “Sei stato crudele.” gli ricordò.
Jakal fece una smorfia di imbarazzo. “Ho dovuto esserlo, se i miei uomini sapessero che
sono in balia dei miei sentimenti per te perderei ogni potere.”
“Ed è così importante avere questo potere?” chiese Mel.
“Non è per me, è che si scatenerebbero delle guerre fratricide per trovare un nuovo capo.”
spiegò Jakal mentre l’aiutava a mettersi seduta vicino al tavolo e si sedeva a sua volta
accanto a lei. “Mio padre è stato ucciso durante un periodo di debolezza di mio nonno, mia
nonna stava morendo e lui era rimasto al suo fianco fino all’ultimo secondo.”
“Già, una debolezza unica per dei maschilisti come voi” commentò Mel.
Jakal le fece una carezza. “Le tradizioni sono dure da far scomparire, ma io non sono un
maschilista, dovresti saperlo.”
Mel annuì pur mantenendo un’aria scettica, non lo era quando erano a New York o quando
erano soli come in quel momento, altrimenti anche lui si adeguava agli usi della sua gente.
Jakal le indicò il tavolo. “Non vorrai morire di fame. So che oggi non hai mangiato nulla.”
l’ammonì dolcemente.
Mel guardò l’oceano e lo vide imporporarsi mentre il cielo si tingeva di vari colori caldi,
sorrise sentendo il piccolo muoversi dentro il pancione, lo sfiorò lentamente poi sentì la
mano di Jakal sulla sua e il piccolo assestare un calcio verso l’esterno.
Si scambiarono un sorriso complice e cominciarono a mangiare continuando a fissarsi dritti
negli occhi, sfiorandosi a più riprese con le mani.
Mel lo fissò sorridendogli poi gli porse un pezzetto di formaggio avvicinandoglielo alla
bocca.
Jakal prese il pezzetto di formaggio e catturò anche le sue dita sfiorandogliele con la punta
della lingua.
Mel si morse il labbro mentre piccoli brividi percorrevano le dita e le facevano increspare la
nuca. Era sempre così, bastava che Jakal la sfiorasse perché lei si sciogliesse ad ogni suo
desiderio.
Jakal le liberò le dita e prese un altro pezzetto di formaggio e dopo averlo intinto nel miele
lo fece scorrere sulle labbra di Mel prima di catturarle per un bacio appassionato.
Mel fece scorrere le mani lungo il suo collo per poi stringerlo a sé. Brividi intensi
percorsero il suo corpo facendole desiderare di più.
“Mangeremo dopo” sentenziò Jakal mentre la sollevava e la portava sul letto.
Lentamente cominciò a sbottonarle la lunga tunica che indossava, un bottone alla volta,
sfiorandole con le dita e la lingua la pelle che man mano scopriva. Sfiorò dolcemente il
pancione, baciandole l’ombelico sporgente, per poi scendere verso la sua femminilità
coperta da un perizoma minuscolo.
Jakal alzò lo sguardo verso di lei che gli sorrideva maliziosa. “E questo?”
“Non so mai che idee hai, compari sempre all’improvviso…” cominciò lei. Jakal la
interrupe con un bacio appassionato, cominciando di nuovo ad esplorare il suo corpo, il seno
gonfio e teso, e poi lentamente cominciò a carezzarla sotto il bordo degli slip, prima
dolcemente poi incitato dai suoi gemiti più veloce fino a quando non la sentì tremare contro
le sue mani e la sua bocca.
“Adoro le tue mani” mormorò con voce roca Mel.
“Solo le mani?” chiese malizioso Jakal.
Mel si stirò tra le sue braccia ancora illanguidita poi cominciò a sbottonargli la camicia,
sfilandola poi dai pantaloni che raggiunsero il resto degli abiti velocemente, gli posò una
mano sul torace e gli mormorò. “Sdraiati che ti mostro che cosa mi piace di te…”
Jakal sorrise malizioso mentre si sdraiava tenendo le mani dietro la nuca, chiuse gli occhi
assaporando il tocco leggero delle sue mani che lo sfioravano ovunque, sul torace, sullo
stomaco e più giù, dove il tocco delle sue mani rendeva quasi impossibile ogni controllo, si
mosse sotto le sue carezze.
Mel si chinò su di lui baciandolo con passione, poi salì a cavalcioni su di lui e lo accolse
dentro di sé. Si mossero allo stesso ritmo, cercando di darsi piacere l’un l’altro e mentre
raggiungevano l’acme si sentirono pieni dello stesso fuoco che stava incendiando l’oceano,
mentre onde di piacere scemavano piano piano lasciandoli esausti e appagati.
Jakal le carezzò i capelli dopo che lei gli era scivolato accanto appoggiando la testa sulla sua
spalla. “Oltre ogni immaginazione.” le mormorò.
“Ti amo, Jakal.” mormorò Mel contro la sua spalla.
Jakal cercò il suo sguardo poi rispose. “Anch’io e non sai nemmeno quanto.”
Mel fece un sorriso poi chiuse gli occhi ascoltò il battito del cuore del suo uomo, forte,
vigoroso, l’uomo che aveva sempre sognato.
Scivolarono insieme nel sonno mentre le prime stelle cominciavano a punteggiare il cielo
d’oriente.