Il viaggio contro di Ayaan Hirsi Ali - Salone Internazionale del Libro
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Il viaggio contro di Ayaan Hirsi Ali - Salone Internazionale del Libro
IL VIAGGIO CONTRO DI AYAAN HIRSI ALI Comunicato n.76 - 12 maggio 2007 Pantaloni blu, cardigan grigio, capelli raccolti, espressione dolce ma decisa: si è presentata così Ayaan Hirsi Ali all’atteso incontro che si è tenuto alla Fiera del Libro in Arena Piemonte in occasione della presentazione del suo ultimo libro Infedele. Insieme a Giovanna Zucconi l’autrice somala ha ripercorso la sua storia. Una storia che in più occasioni l’ha portata a oltrepassare i “confini”: prima quelli geografici e poi quelli culturali, religiosi, affettivi e politici. Cresciuta nella Somalia di Siad Barre, Ayaan ha vissuto un’infanzia difficile condizionata dai rigidi precetti del fondamentalismo islamico. Oltre alle molte restrizioni imposte dal clan di appartenenza, la scrittrice ha subito anche la terribile pratica dell’infibulazione per mano della nonna: “Non provo rabbia nei confronti di mia nonna in quanto mi è chiara la logica secondo la quale agiva. La capisco ma non l’approvo e anzi la respingo con forza”. Ayaan lancia un’accusa precisa all’Islam definendola una religione tribale che punta a sottomettere la figura femminile: "Le donne sono tenute nell’ignoranza in modo che non abbiano la possibilità di trovare una loro identità al di fuori di quella attribuita dalla religione. Si tratta di una vera e propria battaglia che ha come primo obiettivo il corpo delle donne". L’auspicio della scrittrice è che si riesca a sconfiggere il pesante retaggio culturale islamico che identifica le donne con il loro imene, che le tratta alla stregua di “api riproduttive”. La necessità di trovare una nuova dimensione di libertà ha portato Ayaan a lasciare la sua terra: abbandonata la sua religione, interrotti i rapporti con la sua famiglia, rifiutato il matrimonio combinato, l’autrice è arrivata in Olanda nel ’92 e per la prima volta ha trovato un paese di persone libere e felici. “Le cose oggi sono molto cambiate anche in Europa dice la scrittrice – in particolare dopo l’11 settembre e soprattutto a causa delle politiche che hanno sostenuto un multiculturalismo indiscriminato. Gli attuali leader europei, che negli anni ’60 si sono battuti per i diritti civili sfidando la Chiesa e il patriarcato, ora combattono contro di me accusandomi di essere razzista perché lotto contro l’Islam e contro un patriarcato molto più radicale”. “Tollerare l’intolleranza è un atteggiamento perverso che non fa altro che incoraggiarla aggiunge Ayaan - Uno stato democratico deve difendere i cittadini, deve costruire una cultura in cui l’individuo non sia in balia delle credenze. L’Islam innesca invece un meccanismo perverso che si alimenta con la paura, che a sua volta fa nascere la rabbia che serve per costruire e alimentare le “gabbie culturali” entro le quali confinare i suoi seguaci. Solo in occidente ho capito che non dovevo avere paura, anche le minacce arrivate prima della morte di Theo Van Gogh non mi hanno fatto desistere dalla mia battaglia ed ho continuato a vivere la mia libertà”. Il pensiero finale di Ayaan Hirsi Ali è per il regista olandese ucciso dagli integralisti nel 2004. La scrittrice ha spiegato che la scelta di realizzare con lui il discusso film Submission è stata determinata dal fatto che Theo fosse uno dei più importanti autori olandesi e, soprattutto, "solo lui avrebbe avuto il coraggio di girare una pellicola che altri, per paura o per allinearsi, mai avrebbero accettato di realizzare". Arena Piemonte, ore 17.30, 12 maggio 2007