l`invasione di avernus

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l`invasione di avernus
L'invasione di Avernus
XADO
IL CRISTALLO DIVINATORIO
Le porte della cattedrale dell’anima si aprirono rumorosamente, il giovane mietitore corse attraverso il lungo corridoio
tappezzato di Arazzi che raffiguravano la storia millenaria di quel luogo. Molte volte si era fermato, affascinato da ciò che
veniva raffigurato ed ad ogni nuovo evento compariva un nuovo arazzo. Apri con riverenza la porta che dava alla sala del
consiglio, sapeva che l’avrebbe trovato li, attraversò la sala con passo svelto. Osservato dai suoi fratelli mietitori, sembrava
che anch’essi avessero capito l’ansia che animava il ragno-mietitore. Si inginocchiò al cospetto del suo signore, alzò un
braccio e sulla sua mano pendeva una catenina con pendolo a forma di cristallo.
Xado “Mio signore ho portato il manufatto che mi ha chiesto di recuperare…. Ma la situazione si è aggravata più del
previsto…”
Seduto nel suo scanno il Sommo Respen osservò il mietitore, guardò nella sala ed osservò i mietitori presenti che incuriositi
si erano avvicinati.
R”Sento nel profondo della tua anima…”chiuse gli occhi “Inquietudine, …. Dolore,….. rabbia. Raccontaci cosa ti è successo”
X”si mio Signore:
“Riportami il cristallo custodito nella cattedrale di Avernus” dissi tra me e me ripensando alle parole di Respen, ormai
mancava poco alla città.
Di nuovo ricordai le ultime parole che gli dissi “Signore, Xado il recupera manufatti sempre al vostro servizio e visto che ci
siamo che ne dice se diamo un bel taglio netto a questa strana setta che custodisce il cristallo”, Il sommo Respen fece una
faccia divertita e rispose
“Ammetto che quella setta desta in me molta preoccupazione ma per ora mio troppo giovane e ardimentoso mietitore
non sei in grado di affrontarli da solo, dai tempo al tempo e ogni debito verrà saldato. Ti consiglio estrema prudenza e
non gettarti nella mischia come il tuo solito; limitati a recuperare l’antefatto e a ritornare il prima possibile”, feci un moto
d’inchino e partì immediatamente.
“Ah! Avernus con la sua famosissima cattedrale” dissi mentre ammiravo la città dalla cima di una collinetta.
A perimetro pentagonale con cinque vie principali che partivano dagli angoli fino a congiungersi al centro dove si ergeva
la maestosa cattedrale.
Mi ritornò in mente quando da bambino mio padre mi portò a visitarla, com’era cambiata negli anni, Ripensai che l’epoca
della mia vita da umano fu il periodo di restaurazione per l’intera Nosgoth, molti dei villaggi che visitai ora si sono
trasformati in città anche molto grandi e, Avernus rientrava tra quest’ultime.
Coperto dal mio fido mantello, infilai il cappuccio e mi diressi dentro la città; anche se protetta da mura e sorvegliata da
alcuni soldati nei cancelli, mi fu estremamente facile entrare, infondo sono pur sempre un mietitore ragno.
Scavalcata la murata mi ritrovai su un vicolo secondario che andava a congiungersi con la via principale.
Notai subito che la città pulsava di vita, bambini che giocavano con spade di legno, gente che mercanteggiava i prezzi nei
negozi, donne che passeggiavano molto allegramente scambiandosi gli ultimi pettegolezzi. L’atmosfera di serenità che si
respirava mi lascio stupito. Molte città e villaggi temono le scorribande di briganti e vampiri ma qui sembra che non ci
fosse alcun problema o paura di sorta. A parte nei cancelli in tutta la città non c’era l’ombra di una guardia.
La cosa puzzava non poco.
Finalmente arrivai all’ombra della cattedrale, ammirai la sua maestosità la facciata aveva uneorme rosario in stile barocco
e dalle tre enormi guglie spuntavano statue di gargoyle, persino l’entrata un enorme portone aveva ai lati due statue
raffiguranti due demoni con la testa da toro e con aria minacciosa.
Decisi di andare in una locanda, speravo di raccogliere qualche informazione.
Optai per una vicino al centro, di solito sono quelle più affollate dove si passa facilmente indisturbati.
Varcai la soglia ed il locandiere mi accolse calorosamente.
“Buona sera signore, vuole una stanza per passare la notte? Ne abbiamo di molti tipi e tutte molto confortevoli” e mi fece
un enorme sorriso
“Si grazie ho fatto un lungo viaggio” dissi simulando stanchezza
“Scommetto che è venuto a vedere la cerimonia della nostra madre” disse allegramente e mi indico un quadretto
raffigurante una donna con la faccia coperta da un cappuccio con le mani congiunte in preghiera, notai che davanti il
quadro c’erano molte candele.
“Si in effetti sono qui per questo vengo da molto lontano e dalle mie parti ho sentito solo vaghe voci e spinto dalla
curiosità sono giunto fin qui. Perdona la mia ignoranza ma potresti parlamene”
Sembrava che non vedesse l’ora di parlarmene.
“Mettiti comodo amico mio e togliti quel mantello, chiamami Carl” disse in tono amichevole
“Molto piacere Carl io sono Xado, perdonami ma vedi la mia faccia ed il mio corpo sono stati sfigurati in maniera
indicibile da un tremendo incendio e preferisco non mostrarmi”
Il locandiere mi guardò un pò sospettoso ma poi riprese “Capisco! mi spiace amico, magari guardando la cerimonia della
madre domani ti allieverà un pò il tuo fardello e chissa che tu non sia cosi fortunato da essere scelto da lei”
X “Che intendi dire?” dissi
C “Vedi la nostra madre è l’incarnazione in terra di una dea ed ha grandi poteri, primo fra tutti la preveggenza. Come hai
notato non ci sono guardie in giro e nessuno teme un attacco, questo perché la nostra madre ci dispensa una profezia
ogni settimana durante la cerimonia, cosi sappiamo sempre quando e come ci attaccheranno”
X “Si ma non ci sono soldati qui”
C “Ci sono e dimorano tutti nei sotterranei della cattedrale, vedi durante la cerimonia la madre sceglie tra noi il più
valente perché diventi uno dei suoi valorosi cavalieri”
X “Quindi anche tu potresti essere scelto”
C “Ahimè sono troppo vecchio ma il mio figliolo è stato scelto un mese fa, ah! Sono così orgoglioso di lui, senza contare
che è cambiato radicalmente prima un eterno sognatore ed un ribelle non ascoltava mai nessuno, ed ora invece … un
possente cavaliere, quando lo rivisto una quindicina di giorni dopo quasi non lo riconoscevo”
X “ti ringrazio per tutte le notizie che mi ha dato ora se non ti dispiace vado a riposare”
C “Certamente e domani ti sveglierò io cosi andremo insieme alla cerimonia”
Lo ringraziai e mi chiusi in stanza. Mi distesi nel letto, “una falsa divinità che dispensa profezie e gode dell’amore di
questa gente, sarà un bel problema devo essere cauto” pensai.
Aspettai fino a mezzanotte dopodiché usci dalla finestra, entrai nella cattedrale furtivamente.
Come mi aspettavo era deserta, cercai il passaggio ai sotterranei.
La buia cattedrale era formata da tre enormi navata e alla fine della navata principale stava un piedistallo con un letto con
attorno dei veli. “Scommetto che li che la nostra dea dispensa-oracoli tiene la sua cerimonia” dissi tra me e me.
Le mie ricerche durarono tre ore ma non c’era traccia di alcun passaggio. Tornai alla locanda amareggiato.
La mattina il buon locandiere mi venne a svegliare ed insieme ci incamminammo verso la cattedrale.
Un enorme folla di donne vecchi e bambini era riunita li attorno, tutti acclamavano a gran voce la madre.
“Devi sapere che prima di iniziare la cerimonia la madre fa un parata per tutta la città scortata da alcuni cavalieri, spero
che ci sia il mio Gast” disse il locandiere.
La parata ebbe inizio, la madre veniva trasportata su una carrozza, passo davanti a noi lentamente e notai che per un
istante il suo sguardo era fermo su di me, intensi occhi verdi con un chioma rosso fuoco, lineamenti giovanili tipici di chi
ha appena varcato la soglia dei vent’anni. Rimasi incantato mentre la carrozza continuava il suo percorso.
“Guarda li c’è il mio ometto… guarda com’è bello” disse entusiasta il locandiere e m’indico il figlio.
Corporatura imponente, capelli corvini e splendidi occhi neri ma lo sguardo era assente e imperturbabile era indifferente
a ciò che lo circondava. Sembrava in trance come tutti i cavalieri che scortavano la madre.
“Vedi com’è serio e diligente il mio figliolo… GAST SIAMO FIERI DI TE” grido il locandiere
Ma questi non si scompose quasi non avesse né sentito né riconosciuto il padre.
Vidi la delusione dipinta in faccia, detti una pacca alla spalla del’uomo “Come mi hai appena detto poco fa è diligente
non vorrà distrarsi” dissi per confortarlo.
“Si si… o come sarebbe orgogliosa la sua povera madre guarda” e mi indico una collana con un ciondolo ovale con un
pietruzza nera incastonata che portava il figlio
“Quello è l’ultimo ricordo di suo madre, lei gliela regalo quando lui nacque non se ne separa mai” disse con le lacrime
agli occhi.
Entrammo nella cattedrale e mi misi in un punto in cui fossi più nascosto possibile. Se quella donna aveva poteri profetici
allora sicuramente avrà previsto la mia venuta.
Iniziò la cerimonia e la madre stava raggiungendo l’altare e notai che portava una collana particolare, il pendaglio era un
cristallo romboidale azzurrino. “Ecco il cristallo che mi ha detto Respen, scommetto che è quello la fonte dei poteri della
ragazza” pensai tra me e me.
La madre si posizionò sull’altare e al suo fianco notai un vecchio vestito da sacerdote, aveva il volto scavato e una lunga
barba che gli ricadeva sul petto, si appoggiava ad un lungo bastone con inciso alcune rune, nonostante l’aspetto negli
occhi traspariva una enorme forza e ciò mi rendeva inquieto.
Improvvisamente il portone della cattedrale si spalanco ed entrarono un gruppo di Saraphan in armi.
“Come vi permettete di interrompere la sacra cerimonia” disse furibondo il sacerdote.
Si fece avanti il capitano e con arroganza“Siamo qui per prelevare la donna che si fa chiamare La Madre. Abbiamo sentito
dei suoi poteri profetici e siamo molto interessati a lei”
Dalla cattedrale si alzo un brusio di costernazione, “Voi non potete portare via la nostra dea, è grazie a lei se Avernus è
così florida ed inoltre senza di lei che è la nostra luce noi siamo persi” replicò il sacerdote.
Grida di approvazione arrivarono dalla gente, il capitano sguainò la spada “Osate opporvi a noi Saraphan? Sappiate che a
meno di quindici giorni da qui c’è una nostra legione, 300 uomini scelti potremmo radere al suolo questa fogna di città”
Alcuni popolani gli si pararono davanti.
“Fermi!” tutti si voltarono a guardare la donna
“Vi prego niente spargimenti di sangue… verrò con voi ma non fate alcun male al mio popolo” disse la donna.
Molte furono le grida di protesta ma la madre aveva deciso e si diresse verso i soldati, per un secondo rivolse di nuovo lo
sguardo su di me, era uno sguardo triste.
“Maledetti cani Saraphan la pagherete cara” urlo il sacerdote ma notai che mentre portavano via la donna un lampo di
soddisfazione era dipinto nei suoi occhi.
“questa è la mia occasione per recuperare il manufatto”pensai e passando al regno spettrale sgattaiolai via.
Uscì dalla città e mi addentrai nel bosco per tendere un imboscata, appena dentro però trovai uan sorpresa: il bosco
pululava di demoni giganteschi con la testa da toro, mi nascosi, erano troppi anche per me e affrontarli nel regno
spettrale significava morte.
Mentre cercavo un portale senza farmi scoprire mi chiedevo cosa ci facessero li tanti demoni ma soprattutto perché
quando sono arrivato non li ho incontrati, poi mi tornò alla mente lo sguardo compiaciuto del sacerdote, “Non puo
essere ma perché?” pensai.
Ripresi materia e quatto-quatto mi avvicinai a dove c’erano i demoni ma al posto di questi c’erano i cavalieri della madre.
“Ecco svelato un arcano, i cavalieri altri non sono che demoni che si sono impossessati del corpo di quei poveri giovani”
pensai al figlio del locandiere e provai molta amarezza.
Mi nascosi dentro un cespuglio e attesi, avevo già capito che erano li per recuperare la donna, ma se sapevano gia della
venuta dei soldati perché non li avevano fermati prima? Queste e altre domande si affollavano sulla mia testa.
Contai una ventina di demoni pronti all’assalto, avrei dovuto approfittare della confusione nella battaglia e prendere il
manufatto.
Il piccolo gruppo di saraphan arrivò e si ritrovò davanti i cavalieri della madre.
“Dunque è cosi che la mettete sporchi contadinotti che giocano a fare i soldati” disse con ira il capitano e sguainò la
spada. Iniziò il combattimento e notai che la donna guardava verso il mio nascondiglio, fu liberata da uno dei suoi
cavalieri e corse verso il mio nascondiglio. Rimasi immobile pronto a scattare.
“Fatti trovare a mezzanotte alla cattedrale” disse e poi venne presa in braccio da uno dei cavalieri che la portò via.
Intanto il combattimento era finito, i saraphan erano tutti morti ad eccezione di uno, sembrava il più giovane ed era
terrorizzato. Riusci a scansare alcuni fendenti di un cavaliere e si diede alla fuga, Incredibilmente non lo seguirono. “Che
diavolo combinano? Sicuramente andrà ad avvisare il resto dell’esercito” pensai.
I cavalieri si avviarono verso Avernus mentre io ero ancora nascosto incredulo per quello che avevo visto.
“E’ un chiaro segno provocatorio ma perché? Se l’esercito saraphan arriverà in città sarà un disastro dubito che anche i
demoni siano in un numero cosi alto da fronteggiarli e poi perché correre il rischio di essere scoperti?” pensai in preda al
panico per quello che stava per succedere.
Mancavano cinque minuti alla mezzanotte, mentre entravo furtivamente nella cattedrale, sfruttai una delle vetrate più
piccole per entrare. Dentro era deserta, mi chiedevo se avevo fatto bene a venire la cosa puzzava di trappola.
Improvvisamente al centro del salone si creò un portale e usci la donna e sguainai la reaver,
“Tranquillo sono venuta qui da sola e senza che i demoni se ne accorgano”
Rimasi impassibile
“Perdonami mi chiamo Liliam” disse
“Bene Liliam io sono …”
“Xado, non dimenticarti che sono una veggente, sapevo della tua venuta so anche tutti i tuoi dubbi. Abbiamo poco
tempo fra poco Galash, il gran sacerdote si accorgerà della mia assenza e cercherà di fermarci”
“Allora andiamo via di qui”
“No…” iniziò a camminare “purtroppo il futuro è mutevole e non è facile guardarlo ma per ora sappi che è meglio se lui ti
vede cosi almeno saprà che non saranno solo i Saraphan a mettergli i bastoni tra le ruote”
“Che intendi dire”
“Vedi lui è in combutta con uno strano essere io non so chi sia ne da dove venga ma tramite strani rituali magici riesce a
far passare dei demoni nel nostro mondo usando quei poveri giovani come portali”
“Tu lasci che faccia ciò? Sei la luce di questa gente … sei spregevole” dissi risoluto
Iniziò a piangere, “No … lui ha rapito i miei genitori e mi sta obbligando a fare ciò altrimenti li ucciderà, guarda” e mi
mostro il cristallo
“Questo è un cimelio di famiglia è grazie a questo che posso fare le mie profezie, non so come Galash sia venuto a
conoscenza pero un giorno è venuto con alcuni dei suoi cavalieri e ci ha rapiti e da allora mi obbliga a fingermi la madre.”
“mi dispiace vorrei aiutarti ma non sono qui per questo”
“lo so” e si tolse il cristallo e me lo porse.
“Rinunci al tuo potere?” dissi sbalordito
“Quest’oggetto mi ha portato solo disgrazie e poi ormai siamo alla fine, l’ambizioso progetto di Galash è alle sue battute
finali ed io non posso più fare niente”
“Che vuoi dire?”
“Che presto avrò un esercito talmente potente da sottomettere l’intera Nosgoth, stupido mietitore”
Era Galash!. Subito una decina di cavalieri ci circondò
X”Esercito? E dove sarebbe?”
G”per ora dispongo solo di una trentina di cavalieri ma ben presto i bravi Saraphan mi porteranno trecento uomini che
diveranno dei demoni”
X”Ma davvero? E pensi che magari lasceranno che tu li trasformi! Vuoi raccontargli qualche favola come quella della
madre per convincerli?”
G”Ha ha ha! Mi diverti mietitore e sia ti dirò il mio piano tanto dubito che tu sopravviva stanotte anche se tu ti rifugiassi
nel regno spettrale i miei demoni ti raggiungeranno anche li”
Aveva ragione non ero in una bella posizione
G”Sappi dunque che il perimetro di questa città è pentagonale e ad ognuno dei suoi vertici è stata posta una colonnina
magica nascosta nel sottosuolo, quando l’esercito entrerà in città le attiverò do bagnandole del sangue di infanti, cosi
facendo una potente magia farà si che tutte le persone dentro il perimetro diventino il portale per i demoni, il mio
signore si impossesserà di me ed insieme marceremo su Nosgoth”
Ero inorridito mentre la povera Liliam piangeva disperata; purtroppo non ero sufficientemente forte per affrontare dieci
demoni.
X“Sei un folle, GLIFO DELLA TERRA”
Il pavimento della cattedrale cominciò a sussultare e un onda tellurica si propago per tutto l’edificio, a parte me tutti
erano storditi, e con rapidità afferai Liliam e usci veloce dalla cattedrale sfondando con un colpo cinetico il portone
X“Tornerò a prenderti a calci in culo …. È una promessa” dissi incollerito e corsi via.
L”Perché non sei scappato da solo?”
X”Non potrei mai lasciare una bella fanciulla in mano a dei mostri simili… anche se nemmeno io sono tanto bello…. Mi
spiace solo per la tua famiglia”
L”non dispiacertene … ormai sono morti”
X”Cos…”
Lӏ stato quando i Saraphan mi hanno preso con la forza, Glash ne ha approfittato per ucciderli credendo che con la
lontananza fisica io non potessi vederli con i poteri, ma cosi non è. In seguito mi ha detto che erano morti di malattia ma
ovviamente io so la verità”
Uscimmo dalla città e c’inoltrammo nel bosco.
X”Non capisco perché non ci seguano”
L”Stai attento Galash è un buon stratega sicuramente ci tenderà un trappola”
Avevo ancora in mano il cristallo
X”Non so come si usa tieni e usalo per vedere cosa ci aspetta”
Appena misi il cristallo nelle mani di Liliam questa fece un faccia sorpresa, mi scosto di scatto e da un cespuglio scatto
fuori un cavaliere che la trafisse.
X”NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”
La presi tra le braccia e guardai il cavaliere, alto e robusto con i capelli corvini… era Gast il figlio del locandiere.
X”Mi dispiace Carl vorrei non doverlo fare ma tuo figlio è morto tempo fa”
Sguainai la reaver di fuoco
X”Mostra le tue vere sembianze rivoltante demone”
Il corpo si disintegro e fuoriuscì il demone cornuto, ironia della sorta solo il ciondolo della madre di Gast rimaneva
integro ancora sul collo del demone.
X”Finalmente potrò sfogarmi un po”
Non detti altro tempo al mostro e sfogai tutta la mia ira su di lui. Il demone dal canto suo era troppo debole e lento per
starmi dietro, un paio delle sue fiammate però riuscirono a bruciacchiarmi le ali ma alla fine dopo averlo impalato
all’addome lo decapitai con un fendente. Due anime fuoriuscirono, quella del demone me la pappai subito mentre l’altra
mi incuriosiva.
Si avvicinò “ti prego riporta il ciondolo a mio padre, digli che gli ho sempre voluto bene” dopodiché spari nel regno
spettrale.
Raccolsi il ciondolo dal corpo esamine del demone, poi un'altra anima si avvicinò a me.
X”Mi dispiace io …. Non sono riuscito a …”
L”Va bene cosi, sapevo che stanotte sarebbe giunta la mia fine. Tu prima mi hai detto che sono la luce del mio popolo
avevi ragione, ora ti prego promettimi che li aiuterai a salvarsi”
X”Te lo giuro”
L”Ora divorami, cosi sarai tu la luce della salvezza del mio popolo”
Guardai l’anima, riluttante la divorai. Raccolsi il cristallo ed iniziai a correre verso la cattedrale conscio di avere pochissimo
tempo,….
Ed Eccomi qui mio Signore, ho portato a termine la mia missione ma le chiedo umilmente di concedermi di andare in difesa
di Avernus e se non chiedo troppo di avvalermi del supporto di alcuni dei miei valorosi fratelli.”
Nello stesso istante un uomo entrò nella tenda del Generale Saraphan. “Mio signore, è tradimento ad Avernus. Hanno fatto
finta di consegnarci la Madre e poi ci hanno teso un agguato”
GS”Come osano ribellarsi a noi? I Saraphan il più potente esercito di Nosgoth”
Il generale uscì dalla tenda e ordinò l’adunata generale, monto sul suo cavallo e grido ai suoi uomini “Soldati! I nostri
compagni sono caduti in un infida imboscata, la città di Avernus ha rifiutato di sottostare alle nostre leggi. E’ ora di dare
una lezione a questi contadinotti.” Un grido d’entusiasmo si levò dall’intera legione.
La folla era tutta riunita in cattedrale, vicino all’altare un bara con la salma della povera Liliam ricoperta di candidi fiori
troneggiava.
G”La nostra povera madre è morta! Sono stati i Saraphan con l’aiuto di un demone…” mentre il gran sacerdote parlava,
suoni di singhiozzi e lamenti provenivano dalle persone riunite a lutto.
G”Ci aspettano momenti bui… Ma dobbiamo essere forti… ” il sacerdote fece un minuto di silenzio
G”La nostra madre che ci portava la luce è morta ma essa, la luce, non si è spenta, e faccio appello a voi che gli eravate
fedeli e l’amavate. So per certo che i cani che hanno compiuto questo gesto blasfemo stanno marciando verso la nostra
bella Avernus”
Dalla folla si levo un grido “Ci vendicheremo!!!” e subito eccheggiarono grida di rabbia
G”Si! laveremo col sangue l’onta dell’offesa”
“Guidaci tu Galash!”
Il gran sacerdote fece un sorriso compiaciuto.
Una piccola impercettibile lacrima scese dal volto di Liliam bagnando un piccolo fiore vermiglio, mentre a miglia di distanza
il mietitore ancora inginocchiato attendeva con impaziente attesa la decisione del suo signore.
XADO
Inginocchiato sul freddo pavimento di pietra, con la testa china, il mietitore aspettava la difficile decisione del suo
Signore.
Alzò la testa e quasi in preghiera disse: “Mio Signore abbiamo poco tempo”
Il Mentalista aprì gli occhi distolto dalla sua meditazione:“La situazione è molto più grave di quanto tu creda! L’esercito
Saraphan è quasi alle porte di Avernus; portano con se armi d’assedio e mentre si schierano davanti le mura, gli abitanti
della città si preparano a combattere istigati dal falso sacerdote Galash. Si, vanno fermati!”
Uno zampillio di luce azzurrina sfavillò negli occhi di
Xado”Partirò immediatamente mio signore”
Respen“Non essere troppo avventato! Ammetto il tuo valore di cavaliere ma come tu stesso hai detto hai bisogno di aiuto”
Il sommo Respen alzò la testa e guardò i mietitori li riuniti e si rivolse loro”Figli miei avete ascoltato i fatti che il cavaliere
Xado ci ha riportato, i gravi eventi che stanno per manifestarsi nella città di Avernus potrebbero mettere in pericolo la
precaria situazione di pace che l’Alleanza ha costruito.” Fece una pausa per accentuare la gravità degli eventi “Il vostro
fratello ha bisogno del vostro aiuto. Chi di voi metterà la sua forza alla difesa di Avernus?” sulla sala scese il silenzio
“Bene bene vorrà dire che giocheremo a chi uccide più demoni” il cavaliere Bleed fece l’occhiolino Xado
“Chissà che razza di incantesimo ha usato per far passare i demoni. Penso che farò parte dell’allegra combriccola” il
mietitore Asgarath si fece avanti.
“Bene era da tempo che volevo ritornare in azione"la voce del mietitore Razgriz
"be perchè no?" era Darwin
“anch’io voglio esser d’aiuto” la giovane mietitrice Lady Elizabeth
“Sono appena entrato nell’alleanza e sarà per me un piacere aiutare” il nuovo mietitore Juggernaut si fece avanti.
Xado guardò il gruppo commosso“Amici miei vi ringrazio per il vostro aiuto”
Respen “Bene cavaliere, ora hai tutto l’aiuto che ti occorre” disse il guardiano del pilastro della mente poi si volse a tutto il
gruppo “Avete pochissimo tempo: una notte soltanto! Xado guiderà il gruppo e deciderà la strategia da tenere seguite le sue
indicazioni. Ed ora andate figli miei e rendetemi una volta di più orgoglioso di voi”.
Correndo a ritmo serrato il gruppo di mietitori giunse in meno di una giornata in vista della città.
Si fermarono su una collinetta che attorniava la città.
I due cavalieri arrivarono per primi e studiarono la situazione, anche Razgriz e Asgarath sopraggiunsero seguiti da
Elizabeth e Juggernaut
Asgarath “Com’è la situazione?”
Xado”l’esercito saraphan è quasi alle porte e sta per usare le armi d’assedio”
Bleed”Se usano le catapulte e gli argani la città verrà completamente annientata”
Razgriz”Ma gli abitanti morirebbero prima ancora di combattere!!!”
Asgarath “Sarà una carneficina”
Xado”Venendo qui ho elaborato un piano che ora vi esporrò:
Bleed tu …”
Bleed”mi occuperò delle armi d’assedio”
Xado”in effetti …”
Bleed ”sono il più alto in grado e infiltrarsi tra i saraphan non sarà semplice”
Xado sorrise “Esci dalla mia testa, era proprio il compito che volevo affidarti e visto che ci sei e se ci riesci fai fuori il
generale almeno creeremo un pò di caos tra le fila, non so dirti se ha un armatura glifica in grado di percepire la tua
presenza stai attento. Ldr 3.5
Asgarath, Razgriz e Darwinvoi vi occuperete delle colonne poste ai vertici della città. Da quanto ho scoperto sembra che
ogni colonna rappresenta un elemento: acqua,terra,fuoco e aria l’unica che mi rende perplesso è la quinta scoprite di che
elemento è fatta so di certo che è sulla punta del pentagono, state attenti ogni colonna è sorvegliata da due guardie
cittadine quindi due demoni. Ldr 3
Juggernaut , Lady Elizabethnonostante la vostra inesperienza vi do un compito della massima importanza, è il motivo per
cui siamo qui: mettere in salvo la popolazione di Avernus. Prima di tutto mettete in salvo gli infanti destinati al sacrificio da
quanto ho scoperto li prenderanno da un asilo a nord est della città,” presi il ciondolo del figlio di Carl e lo consegnai a
Lady Elizabeth “Questo ciondolo appartiene ad un taverniere di nome Carl. Andate da lui ditegli che suo figlio è stato
trasformato in un mostro e cercate di farvi aiutare a far scappare la popolazione. Sicuramente conoscono molti passaggi
segreti che escono dalla città. Lascio a voi la scelta di dove portarli domattina potranno rientrare in città. Inoltre dovrete
proteggerli sicuramente i vampiri selvaggi non si lasceranno fuggire l’occasione di fare razzia. Li lascio nelle vostre mani! Ldr
2
Quanto a me mi occuperò della sala del rito e di Galash (Ldr 3.5). Appena ognuno di noi avrà portato a termine il proprio
compito ci troviamo sul tetto della cattedrale ad eccezione di Juggernaut e lady Elizabeth ovviamente.”
Il cavaliere osservò le mura della città, all’improvviso un glifo brillò sulla spallaccia di Xado ed i suoi occhi mandarono
zampilli di luce verde.
Xado”lì su quella facciata del muro! possiamo entrare nella città dallo spectral, andiamo!”
Mentre passava nello spectral il cavaliere pensò a Liliam e provò un moto di rabbia e pensò “Amica mia porterò a termine
ciò che ho promesso!!!”
ANONIMATO DARWIN
LE COLONNE MAGICHE
VERSO I SOTTERRANEI
Una volta arrivati ad Avernus, si sentiva nell’aria una leggera tensione. Si studiò la situazione.
Xado, che era al comando della spedizione, disse con tono grave:
“Asgarath, Razgriz e Darwin :=
Voi vi occuperete delle colonne poste ai vertici della città. Da quanto ho scoperto sembra che ogni colonna rappresenta
un elemento: acqua, terra, fuoco e aria. L’unica che mi rende perplesso è la quinta: scoprite di che elemento è fatta so di
certo che è sulla punta del pentagono, state attenti ogni colonna è sorvegliata da due guardie cittadine quindi due
demoni.”
E poi disse a tutti:
“Appena ognuno di noi avrà portato a termine il proprio compito ci troviamo sul tetto della cattedrale ad eccezione di
Juggernaut e lady Elizabeth ovviamente.”
Il cavaliere osservò le mura della città, all’improvviso un glifo brillò sulla spallaccia di Xado ed i suoi occhi mandarono
zampilli di luce verde.
Xado:
”Lì, su quella facciata del muro … possiamo entrare nella città dallo Spectral, andiamo!”
e partii.
Avevamo poco tempo e quindi bisognava organizzarsi. Prima di entrare in città decidemmo di prenderci ognuno una
colonna per distruggerla e le ultime due di abbatterle per ultime: a Darwin sarebbe toccata quella di fuoco, ad Asgarath
quella d’acqua e a Razgriz quella di terra, visto che queste colonne erano le opposte alle nostre Reaver.
Solo che avevamo un problema: Xado non ci aveva esattamente in quale vertice dei perimetri della città si trovava ogni
colonna elementale!
Probabilmente non lo sapeva!
E questo ci avrebbe complicato adir poco il lavoro: come potevamo, in una sola notte, trovare e distruggere i cinque
artefatti dimensionali? Avernus era immensa, sterminata, e dopo Meridian era la più grande città di Nosgoth! Ancora
peggio, i tunnel che si dipartivano dalle cripte dalle Cattedrale erano una ragnatela e un labirinto infido e minaccioso,
pronto a inghiottire chiunque non li conoscesse.
Sarebbero stati brulicanti delle guardie di Galesh, di incantesimi protettivi, banditi, creature corrotte e dei settari della
cattedrale … Come potevamo orientarci in un simile ginepraio?
Avvolti nel tenebroso lucore del Regno Spettrale discutemmo animatamente su questo.
In quel reame di esistenza la città di Avernus era lugubre e squallida, immersa in un silenzio irreale, che contrastava
nitidamente con l’agitazione dei suoi abitanti e dell’accampamento dei Saraphan.
Mentre discutemmo, entrammo in città.
Sfruttando la nostra capacità di passare attraverso i cancelli, non fu difficile superare le pesanti inferriate che ora
bloccavano il portone principale del muro di nordovest, calate dalle guardie cittadine per difendersi dall’imminente
assalto dei Saraphan.
Un po’ meno facili da superare furono le buche irte di trappole e di lance acuminate che gli abitanti avevano preparato
tutt’attorno alle mura durante quei giorni per intralciare i nemici, che nel Regno Spettrale spesso assumevano forme
bizzarre: aumentavano la loro profondità fino diventare pozzi senza fondo, oppure le lance si deformavano e si innalzano
a formare barriere insormontabili anche per noi.
Fu solo grazie alla guida e all’esperienza di Asgarath che riuscimmo ad aggirare quel labirinto impenetrabile.
Una volta all’interno delle mura, ci materializzammo da un piccolo portale in un vicolo immerso nell’oscurità, sporco e
pieno di liquami. Un posto abbastanza lugubre e puzzolente da evitare che qualcuno ci ficcasse il naso.
Il sole era appena tramontato e una luce scarlatta e innaturale avvolgeva tutto il cielo della città. Effetto del tramonto … o
della follia sovrannaturale che stava imperversando fra i suoi cittadini?
– Brutto presagio. I demoni si stanno muovendo – disse Asgarath, vedendo quel cielo scarlatto.
A bassa voce per attirare attenzioni strane, riiniziammo a discutere su come diamine fare a trovare le colonne
dell’elemento opposto al nostro.
Fortunatamente, dopo un minuto la voce del Mentalista risuonò nelle nostre menti.
“Asgarath, Darwin, Razgriz. Smettetela! Non avete tempo da perdere in simili congetture e supposizioni!”
“Maestro … Potete aiutarci?” pensammo all’unisono.
“Sì. Ho letto i pensieri degli abitanti della città e in particolare di Galesh e della sua setta … Ecco la disposizione delle
colonne: quella di fuoco si trova fra il muro nordovest e quello ovest. Quella d’aria fra quello di nordest e quello est.
Quella di Terra fra il muro ovest e quello sud. Quella D’aria fra quello sud e quello est. L’ultima è fra i due muri nord.
Ognuna protetta da due guardie impossessate.
Fate attenzione! Nemmeno io riesco a percepire di che cosa è composta l’ultima, né che pensieri abbiano i suoi custodi.
Non riesco a penetrare quell’area. Siate molto cauti ad affrontarla!”
– Quella colonna è mia, Maestro.” Sibilò Asgarath.
Respen fece una lunga pausa, poi ci rispose.
“Molto bene. Sia come vuoi druido. Ma attento, non esitare a chiamar l’aiuto dei tuoi compagni. Ciò che si nasconde lì
molto potente forse anche troppo per te da solo. Ora andate, e fate ciò che deve essere fatto!”
La voce di Respen tacque, e con essa il silenzio scese fra noi.
– Molto bene. Ora come facciamo a recarci nei sotterranei della città? – chiesi.
– A questo ci penso io, seguitemi. – disse Asgarath. Svanì nel Regno Spettrale.
Sentimmo un drappello di guardie venire nella nostra direzione e lo imitammo giusto in tempo.
Dopo un lungo viaggio fra spettri e Sluagh giungemmo alla Cattedrale di Avernus, immensa e barocca, si ergeva come un
monumento alla fede cieca degli abitanti della città e alla follia stessa dei loro sacerdoti.
– E ora? – chiese Razgriz.
– Qualche tempo fa, la vampira Nyamelh si trovata a scontrarsi contro alcuni vampiri che rapivano la gente di questa città
per condurre dei riti oscuri nei suoi sotterranei. L’ingresso al loro covo, si trova nel cimitero dietro questa cattedrale. Lì c’è
un passaggio per i tunnel che un tempo gli Hylden usavano per i loro scopi.
Annuimmo, aggirammo l’edificio e raggiungemmo il camposanto.
Scavalcammo i cancelli e raggiungemmo un intrico di tombe e lapidi che si estendeva a vista d’occhio.
Asgarath ci condusse ad un sepolcro, un piccolo mausoleo.
Vi entrammo e vi trovammo un portale.
Riprendemmo materia e odore di morte e di decomposizione ci avvolse, assieme al buio e al tanfo di bruciato.
Quest’odore sembrava venire da qualche punto al di sotto di dove ci trovavamo.
Asgarath guardò il cielo all’esterno. Ora era rosso scuro, e le stele baluginavano malevole e minacciose dalle finestrelle del
sepolcro, flebili e indebolite dalla luce delle torce.
– Sta calando la notte. Dobbiamo muoverci.
Senza dir una parola, riservato e taciturno come suo solito, Asgarath si diresse verso il catafalco.
Azionò una leva e la tomba slittò lungo il pavimento con un rumore metallico, rivelando una scalinata che si perdeva
nell’oscurità sottostante.
La discendemmo, Razgriz davanti con la sua vista acuta, io in mezzo e il druido in retroguardia, pronto a intervenire in
caso di attacco.
Raggiungemmo una sala delle torture,completamente distrutta e annerita dal fuoco. Un muro era crollato e oltre le
macerie si intravedeva un passaggio.
Alcuni scheletri giacevano ancora nei tavoli, incatenati e bloccati da anelli di ferro ai polsi e alle caviglie.
Irrigidito e contratti, le loro mandibole aperte in una espressione di morte.
– Qua si è consumata la carneficina. Nyamelh ha distrutto il covo dei vampiri ma nel farlo ha spento anche le vite dei
prigionieri. Anime che non troveranno mai riposo. – disse il druido,guardando tristemente i corpi. Poi si rivolse a noi
– Ma il loro dolore e sacrificio non sarà vano. Qui il regno spettrale è pieno dei loro spinti. Perfino qua posso udirne i
lamenti. Se ci troveremo in difficoltà, qua potremo ritornare a sfamarci e a riprendere le forze.
Ora,siete pronti?
Annuimmo.
– Bene,ripassiamo il piano.. nel vertice nordovest è situata la colonna di fuoco
A sud – ovest la colonna di terra
A sud est la colonna d’acqua
A nordest la colonna d’aria
E l’ultima verso nord. Tutto chiaro?
Annuimmo.
– Bene, allora entriamo. Raggiungiamo i tunnel nel regno spettrale e dividiamoci, in modo da eludere le pattuglie dei
nostri nemici. Ci rincontreremo a lavoro fatto alla colonna d’aria. Buona fortuna, fratelli miei.
Detto ciò, il druido svanì nello Spectral.
Persero la materia anche gli altri, e in mezzo alle anime dei morti che riempivano quel luogo fino all’orlo, si guardarono
con tristezza e dolore, lo videro entrare nel muro crollato.
Rivolsero uno sguardo mesto a quei poveri spiriti disgraziati. Ne divorarono un paio per essere al top delle forze e poi gli
andarono dietro per un po’.
A quel punto, si augurarono buona fortuna e si divisero definitivamente. Asgarath andò verso sudest, Razgriz verso
sudovest, e Darwin verso nordovest.
...
CONTINUA
ASGARATH
ASGARATH: LA TERZA COLONNA
“Come una bella bara contiene un cadavere putrefatto, così la cattedrale di Avernus sembrava custodire i suoi segreti più
oscuri nelle catacombe sotterranee”
Così diceva Raziel millenni fa, mentre trovava il passaggio per raggiungere le cripte in cui Mortanius e i suoi settari
consumavano oscuri riti per sfamare la creatura evocata da Azimut per ospitare le entità Hylden che avevano varcato il
Legame.
Mortanius aveva commesso l’errore di evocargli dal Divieto in cui erano stati cacciati.
Gli Hylden l’avevano impossessato e bramosi di vendicarsi e di liberare i loro simili, l’avevano costretto a uccidere Ariel.
Ciò aveva provocato la follia di Nupraptor e la Corruzione dei Pilastri, dei loro Guardiani, di Kain, nato in quelmomento
per sostituire Ariel e di Nosgoth.
La devastazione che ne seguì durò millenni.
Così insegnava la storia.
E coloro che non imparavano dalla storia, erano condannati a ripeterla.
Una massima che avevo fatto mia nel difendere l’Equilibrio.
E ora, ad Avernus, un pazzo aveva deciso di ripetere quegli avvenimenti.
Solo che ora il pazzo si chiamava Galash, che la nostra “Ariel” defunta era la bella egiovane Liliam, eletta Matriarca e
sacerdotessa di Avernus.
Come Ariel, Liliam era perita per mano del gran sacerdote di Avernus.
Come Nupraptor, la popolazione di Avernus era impazzita di rabbia per il torto subito.
I sarafan volevano la veggente ed erano stati cacciati malamente.
Il loro orgoglio ora li aveva portati a muover guerra alla città.
A sua volta,la città li incolpava della morte di Liliam e voleva il loro sangue.
Accettai di aiutare Xado senza fiatare, quando conobbi quei fatti.
E ora, eccomi là, di nuovo a combattere per evitare che si ripetesse la catastrofe che aveva distrutto la mia vita da
umano,la mia famiglia e il mondo intero.
Da umano avevo fallito.
Sarei riuscito a cambiare le cose,ora che come mietitore detenevo il libero arbitrio e potevo davvero quindi plasmare il
futuro a mio piacimento?
E i miei due giovani compagni di viaggio, Darwin, mezzo mietiroewe, mezzo rahabim, e Razgriz, ardito ma ancora
inesperto, sarebbero riusciti ad aiutarmi?
Queste furono le domande che mi posi mentre entravamo ad Avernus.
Ma alla fine lasciai perdere le riflessioni nefaste per passare all’azione.
Dovevo agire e basta. Non pensare,non arrovellarmi. Solo agire.
Solo questo avrebbe fatto la differenza, stavolta.
Giunti all’ingresso delle cripte, lasciai i miei compagni, in modo che ognuno di noi compisse il suo dovere separatamente.
Conoscevo quei due giovani a malapena, Razgriz era ardimentoso, ma spesso era avventato e commetteva errori.
Darwin era più meditabondo, ma anche lui era inesperto.
Sperai seriamente che riuscissero nei loro difficili compiti, e mi chiesi se non facevo un errore a lasciarli andare da soli, se
forse avrei dovuto accompagnarli.
Ma decisi di no.
Non c’era tempo per distruggere le colonne tutti assieme.
E non volevo sminuire le loro capacità.
La migliore maestra era l’esperienza diretta. Avrebbero imparato da soli quello che c’era da sapere.
Se fossero sopravvissuti, ovviamente!
Era con quelle certezze che correvo silenzioso nel Regno Spettrale lungo i tunnel infernali che sin snodavano come un
labirinto sotto tutta la città.
Alcove con candelabri rischiaravano debolmente il tetro ambiente.
Era tutto scavato su roccia rossa, di origine lavica, con sentieri lunghi e contorti, scavati nella pavimentazione, delimitati
da rune oscure.
Percorsi che si intrecciavano e che curvavano continuamente, confondendomi non poco.
Qua e là, si intravedevano murales e affreschi raffigurati Demoni, Hyldens e la loro interpretazione personale della
Profezia, secondo la quale Raziel li avrebbe liberati dalla loro prigione, uccidendo il campione dei vampiri.
D’altro canto, per gli Alati, Raziel era il salvatore di Nosgoth.
Potevo solo immaginare quale confusione fosse albergata nella mente del Capostipite della mia razza.
Alla fine, quando il potere dello Spirito gli aveva purificato gli occhi e il cuore, Raziel aveva scelto di difendere la causa dei
vampiri ed era anche morto per quello, ma solo dopo aver involontariamente consegnato Janos nelle mani del Signore
degli Hylden.
Sperai solo di non commettere il suo stesso errore… E che anche Xado non loo facesse.
Il mio fratello mietitore schiumava di rabbia e di vendetta per quel che era successo.
Prima di lasciarlo e di enttrrare con Darwin e Razgriz,l’avevo preso sottobraccio e l’avevo ammonito.
– Mi raccomando, amico mio. Non fare imprudenze con Galash. Ricordati quello che una volta Ariel disse a Raziel: il fato
intrappola coloro che sono acceccati dalla rabbia. Buona fortuna, amico mio.
Il mietitore dai bianchi capelli e dai gialli occhi mi guardò a lungo, meditabondo e serio.
– Non preoccuparti, Asgarath. Ho già sperimentato a cosa porta la sete di vendetta. Ti ricordi quando diedi di matto?
– Sì…
– Non succederà di nuovo. Te pensa a buttar giù quelle colonne. Ci rivedremo sui tetti della cattedrale…
– Molto bene. Sii cauto, Xado.
– Anche tu, druido.
Mentre pensavo a questo, finìi in una sala con un grande altare sacrificale, con una fossa in cui si perdevano nel buio
lunghe catene reggenti dei gong.
L’avevo riconosciuta.
Era la sala in cui Mortanius e i Cenobiti tenevano prigioniero Turel, nutrendolo con sacrifici umani e false cerimonie per
ospitare Hash Ak Gik dentro di lui.
Molte anime riempivano quelluogo.
Anime di bambini che piangevano, strillavano e gemevano, le forme ancora incerte, paffute e minute!
Quando fui lì., perfino nel Regno Spettrale vidi l’orrore di quel luogo.
La fossa infatti era piena di ossa di scheletri umani.
Ossa di infanti.
E l’antico altare era lordo di sangue di innocenti.
Un moto di furia mi salì dal cuore.
Un grido si propagò nell’aria.
Guardai le anime sventurate che svolazzavano nella loro tomba.
Se solo la gente di Averne sapesse…
– Sarete vendicati, pargoli… – mormorai.
Poi continuai il viaggio.
Trascorsero tre ore nel Regno Spettrale. Era quasi mezzanotte quando raggiunsi la mia agognata meta.
Tanto ci volle per trovare la strada nel limbo dei morti, dove i tunnel erano deformi e distorti e dove spesso i passaggi si
chiudevano quando invece nel Materiale erano liberi, oppure si aprivano laddove non potevano essercene.
Forse nel mondo fisico avrei trovato la strada prima.
Ma sarebbe stato troppo rischioso con tutte le creature oscure che infestavano la città.
Già in quelle tre ore avevo dovuto abbattere una trentina di sluagh, una dozzina di arconti, alcune ombre e perfino un
piccolo demone, creature che avevano avuto l’incoscienza di attaccarmi o la sventura di sbarrarmi il cammino.
Il demone mi provò parecchio.
Alla fine ero riuscito ad ucciderlo solo perché mi ero nascosto dietro una colonna di roccia girandovi attorno assieme a
lui. Io scappavo, lui mi inseguiva.
Ma lui era troppo grosso e troppo lento e io ne approfittavo per far continuamente il giro, prenderlo alle spalle e colpirlo
con la mietitrice, poi scappare, aggirare e colpire di nuovo.
Alla fine mi agguantò con un braccio e mi gridò, grondante di sangue verde e mezzo distrutto
– Hai finito di sbrindellarmi, mietitore?
– Sì! – dissi. Gli lanciai il fuoco magico nel viso, e lui mi lasciò andare per proteggersi. Ignraro che in quel regno la magia
fosse solo illusoria.
– E un attimo dopo la sua testa volò via e la sua anima finì nel mio ventre.
– E questo è per gli infanti, bastardo.
Distrutto il demone, raggiunsi finalmente la sala in cui si trovava quello che cercavo:
era un’immensa caverna, posta sotto un antico e fatiscente edificio.
Una botola nascosta intagliata nella pietra, raggiungibile mediatente una fune,conduceva alle cantine del palazzo
sovrastante.
“Bene,. Ho una via di fugra nel caso le cose si mettano male.”pensai.
Guardai quello che avevo davanti:
La caverna era vasta e immensa, tondeggiante e misurava venti metri per lato.
Le guardie non le potevo vedere nel regno spettrale.
Ma, tramite l’energia spirituale di quella dimensione, il mio potere precognitivo mi permetteva comunque di sentire la
loro presenza,la presenza delle anime corrotte che appestavano i loro corpi e le loro menti ormai distrutte. Erano lontani,
dall’altro lato della grotta.
Chissà se loro sentivano me.
Mi inoltrai al centro della grotta, camminando dietro stalagmiti e macigni per evitare di esser scorto o avvertito,
muovendomi in modo apparentemente casuale, divorando anime qua e là,.così da dar l’impressione di essere un comune
sluagh.
Così facendo mi avvicinai al centro della caverna: lì l’antro digradava in una profondissima conca, occupata da un lago
sotterraneo, che nebbioso e filamentoso, drappeggiava davanti ai miei occhi sotto forma di bruma eterea.
Al centro del lago vidi un piccolo portale.
E davanti al portale, un pilastro di pietra che si estendeva dal letto del lago fino al soffitto, allargandosi in un dedalo di
ramificazioni rocciose.
Su di essa era impresso il simbolo dell’acqua, quello Glifico Hylden, non quello elementale degli alati.
Una testimonianza di quanto la colonna fosse antica. Forse risaliva ai tempi della guerra dei Cabal, o forse ancora prima…
Il pilastro aveva la forma di una colonna dorica, con tanto di capitelli e di scanalature lungo la superficie verticale.
Aveva un vistoso colore azzurro e brillava di una luce bluastra. Ai suoi piedi, vicino al portale, un pentacolo rovesciavo la
circoscriveva nel pavimento. Ogni punta recava un braciere magico, che sott’acqua era ovviamente spento.
Sarebbe stato un problema distruggerla sott’acqua… La mietitrice di Fucoo non sarebbe riuscita a danneggiarle, se avessi
nuotato nel liquido…Ma forse un Glifo di Forza…
Queste furono le mie riflessioni mentre mi avvicinavo camminando sul fondo del lago.
Osservai il pentacolo e dalla nitidezza del segno capii che era un’opera recente, e che quindi era stato creato dalla setta.
Probabilmente anche le cinque coppe ai suoi lati erano frutto dei seguaci di Galash.
Forse per distruggere la colonna dovevo accenderli…
Ma come potevo farlo sott’acqua?!?
Rimasi lì a riflettere su quefli enigmi per diversi minuti, senza riuscire a trovare una soluzione.
Alla fine mi stancai. Stava passando troppo tempo.
Così entrai nel portale e richiamai a me la materia.
Un senso di leggerezza e di vitalità mi attarveerso mentre mi rinascevo, segutio dal senso di oppressione della mole
dell’acqua, che improvvisamente gravava tutto attorno al mio corpo.Apparvi così, in fondo al lago sotterraneo, dal nulla,
adagiato sul fondale.
L’Acqua era strana sullamia pelle. Era fredda e la sentivo stranamente ostile, come se mi volesse scoraggiare dal fare
quello che volevo fare.
Per un attimo pensai quasi che fosse viva, o che volesse scoraggiarmi.
Scossi la testa. Era assurdo, dai! I settari non erano certo così potenti da animare un elemento!
Beh,mi sbagliavo: mentre evocai la mietitrici e cercaci di menare un colpo contro la colonna, il lago dimostrò chiaramente
di non amare lamia presenza: senza che potessi far nulla per fermarla, l’acqua si animò:il lago prese e ribollire e a
sciabordare e una fortissima corrente partì dalla colonna, avvolgendomi con un sibilo malefico.
Mi aggrappai con gli artigli al fondale cercando di resistere, ma la corrente era troppo forte e alla fine persi la presa e
venni portato via.
Illago divenne un mulinello d’acqua e io girai nel gorgo, seenza riuscire a far nulla per fermarmi, talmente sconvolto da
non aver la prontezza di ripararminello spectral.
Alla fine, con una malevola ondata il lago mi scaraventò fuori dalla sua superfice, sbattendomi contro la nuda roccia.
Mi rialzai acciaccato e dolorante.
E mi accorsi con orrore che non ero solo.
I due soldati di guardia alla caverna ora erano proprio lì, davanti a me, a mezzo metro di distanza.
Portavano due armature dagli strani riflessi bluastri, impregnate della magia dell’acqua.
Uno aveva in mano due spade curve, simili a scimitarre, l’altro recava una lancia dalla punta acuminata, simile ad una
fiocina.
Alzai lo sguardo e vidi il loro sguardo, gelido,freddo come ghiaccio, fisso sopra di me.
– Salve, piccolo mietitore. – disse uno di loro, con una voce gutturale e innaturale.
– Salve… – mormorai.
– Sei qui per vendicare il tuo amichetto?
– Sono qui per porre fine alla follia che avete scatenato! – dissi, ritrovando un po’ di decisione.
L’altro rise. una risata assurda e cavernosa, per esser prodotta da un umano.
– Puoi provarci, ma non detto che tu ci riesca.
Vidi che il suo compagno fece un gesto e un suono acuto e stridente risuonò dietro le mie orecchie.
I due guerrieri non mi attaccarono e r imaseero immobili, guardando dietro di me, rigidi come statue.
Mi voltai e vidi una cosache mi fece sgranare gli occhi: sotto il gesto del demone il lago si stava rapidamente ricoprendo
di una patina di ghiaccio.
– No… – gemetti.
– Sì… – dissero i demoni, mentre il ghiacciavano anche le acque più profonde, fino a far diventare lo specchio d’acqua un
blocco congelato buono solo per farci una granita.
Li guardai di nuovo, tanto furioso, quanto impaurito.
Evocai la mietitrice di Fuoco, ardente come non mai sul mio braccio. La furia della spada per gli orrori che si stavano
consumando ad Avernus si trasmise anche a me, riempiedodmi di sicurezza, e di feroce determinazione.
Come tutta risposta, i soldati impugnarono le loro armi.
– Potremmo parlarne…– proposi.
– Non credo. – disse un demone. – Noi siamo qui per proteggere e tu per distruggere. Non c’è nulla che possiamo dirci.
Le armi parleranno per noi!
– Mettiamo in chiaro una cosa: voi siete qui per distruggere una città e Nosgoth e IO sono qui per proteggerli! –dissi di
rimando
– Punti di vista. – sbottò il soldato.
Poi mi caricarono.
I due guerrieri mi attaccarono contemporaneamente, uno vibrando le sue due strane sciabole bluastre contro di me,
l’altro cercando di infilzarmi con la fiocina.
Riuscì a evitarli solo perché respinsi il primo con un potente proiettile cinetico che lo scagliò a qualche metro di distanza,
e perché usai la precognizione per schivarel’assalto dell’altro: quando la fiocina cercò di trapassarmi, scartai di lato con un
movimento velocissimo. Evocai la mietitrice di Fuoco nello stesso istante, facendola abbattere con fragore contro l’arma.
Sentii la resistenza della magia d’acqua che impregnava l’arma e nubi di vapore e scintille schizzarono dal punto in cui le
due lame si incontrarono…Poi, con uno schianto, l’arma esplose e si ruppe.
La punta cadde a terra e il demone guerriero si ritrovò con in mano un’asta spezzata.
La guardò con freddezza, senza rabbia, senza dire un cenno, poi la gettò da un lato.
La sua mano corse alla cintura e ne sguainò un gladio.
Mi menò un fendente ma lo deviai con lòa mietitrice, investendo il corpo del demone col fuoco magico.
Sfortunatamente non funzionò granché le fiamme azzurre venivano deflesse dall’armatura gelifica e si sparpagliavano in
aria senza nuocerli.
Il demone smise di attaccarmi, e sorrise, guardando il mio scoramento.
Con la coda dell’occhio notai un movimento al mio fianco.
Balzai per aria giusto in tempo, apposta per evitare di esser sbrindellato dalle sciabole d’acqua dell’altro soldato.
Mi aggrappai a una vicina colonna di pietra con gli agli artigli.
– Che siate dannati! – imprecai, scagliando contro i due una raffica di proietitkli cinetici, facendoli ruzzolare verso il lago
di ghiaccio.
Se non altro, riuscivo a tenerli lontani,… Ma non sarebbe durato a lungo…
E infatti non duro: i due soldati si avvolsero in una strana aura azzurra , proveniente dalle loro armature, evocata da
alcune parole pronunciate in una lingua morta.
La barriera protettiva assorbiva i proiettili senz problemi e loor iniziarono ad avanzare verso di me e la colonna.
Poi, spiccarono un balzo per raggiungermi, con una forza e un’agilità che non sarebbe mai stata possibile per dei comuni
umani.
Gli schivai appena in tempo: balzai via dalla colonna e le loor lame colpirono brutalmente la roccia, scheggiandola con
ondate d’acqua e di gelo, che penetrarono in profondità nel calcare.
Una parte della colonna si sciolse… E allora mi venne un’idea.
Mi rialzai dal pavimento e corsi fino ad un muro, poi da lì mi lanciai verso un’altra colonna vicina, scalandola con gli
artigli.
Anche qua i soldati cercarono di fermarmi. E stavolta ci andarono davvero vicino: quello con il glaudio mi balzò
praticamete addosso e fu solo con un Glifo della Forza che lo scaraventai brutalmente a terra, facendoli far un volo di
qualche metro.
Il tonfo fu molto assordante.
Il guerriero si rialzò malconcio e stordito. A quanto pare, dovevo avergli incrinato le costole.
Li guardai con sdegno.
– Allora? Vi siete già stancati di giocare?
I due demoni si guardarono… E poi annuirono fra loro.
Quello ferito rimase a terra, l’altro invece venne verso di me, bramoso di attaccarmi.
Era proprio quello che aspettavo…
L’uomo impossessato spiccò un balzò e mi raggiunse, cercando di colpirmi con ambo le sciabole assieme.
Con la precognizione schizzai via dalla colonna, rotolando sul pavimento.
Giusto in tempo, perché il demone mi era praticamente addosso, e invece di me si ritrovò a colpire la nuda roccia con la
furia inaudita delle sue sciabole.
Stavolta, la colonna di pietra, che era molto più sottile della prima, cedette: il colpo fece crollare la parte centrale e lui si
schiantò malamente a terra.
Un attimo dopo, la parte superiore del sostegno di roccia si staccò dalla volta della caverna e gli cadde
addosso,seppellendolo completamente in una piccola montagna di ciottoli.
Mi rialzai dolorante con un sospiro di sollievo.
– Beh, forse un erano poi così fort…
Un dolore lancinante mi percorse il braccio sinistro e una profonda ferita mi si aprì alla spalla.
Vidi la lama del gladio spuntare dalla mia pelle e sbarrai gli occhi dal dolore e dalla sorpresa.
– Ci vediamo alla prossima… Mietitore! – disse il soldato.
Con un calcio mi buttò a terra, facendo uscire lalama dallamia ferita.
Urlai dal dolore e lui mi fu addosso. Passai nel regno spettrale prima che terminasse il lavoro e il gladio si conficcò nella
nuda pietra.
Mi ritrovai nel regnon delle ombre, e imprecai.
– La tattica è buona, ma sottovaluto la loro resistenza… – mormorai.
Mji accorsi che i demoni non mi seguirono e mi chiesi perché… forse non potevan lasciar i corpi impossessati? Oppure
volevano semplicemente giocare con me fino a sfiancarmi per poi finirmi con comodo?
Mi rialzai a fatica e raggiunsi il portale tanto più in fretta possibile. Soltanto allora notai un dettaglio che prima, per la
fretta, non avevo considerato: la camera sotterranea era completamente priva di anime! Che i due demoni se le
mangiassero per sostentarsi?
Non c’erano nemmeno sluagh e la ciòmi fece propender per quell’ipotesi.
Mi rassegnai e attesi che il regno spettrale rimarginasse lentamente la mia ferita. Ero troppo debole per girare a vuoto per
nutrirmi e sapevo che avrei rischiato di incontrare altri demoni, se fossi uscito da quell’antro…
In quelle condizioni, non potevo sopravvivere ad un altro scontro tanto facilmente.
Trascorsi qualche minuto seduto sulla nuda roccia, proprio sul portale, riflettendo su come potevo far ad uccidere i due
mostri e sgelare il lago che, sicuramente, nascondeva dentro di se la chiave per distrugger la colonna runica.
Alla fine, pensai ad un’altra soluzione…
Non appena mi sentii abbastanza in forze, ripresi materia…
“Attento!” sentii sussurrare nella mia testa.
Capì subito la provenienza di quella voce.
“Daggor? Veglia ancora su di me?” pensai, mentre il mondo riprendeva colore e oscurità attorno a me.
L’avviso del mio protettore mi salvò la pelle: non appena la transizione fu completa, scoprii con enorme scoramento che i
due guerrieri mi stavano aspettando!
Erano proprio ai miei lati: uno con le sciabole, l’altro con il gladio.
E, cosa incredibile, erano perfettamente guariti, come se non li avessi minimamente danneggiati!
Ecco perché non mi erano venuto dietro!
Appena apprvi, mi aggredirono subito, cercando di trafiggermi con le loro lame.
Scagliai di istinto un secondo Glifo di Forza e solo quello mi salvò, sbattendo i due soldati a gambe all’aria.
E qui capii una cosa: per qualche motivo, le armature li proteggevano dalla magia e dalla telecinesi, ma non dai glifi…
Probabilmente, perché erano impregnate di energia glifica!
– Come diamine hai fatto ad uscire dalla frana? – dissi a uno dei due, mentre si rialzava imperturbabile.
– Così. – il guerriero caricò le sciabole di un a luce verdastra e poi le scalgiò attornò a se: le due lame iniziarono a
mulinare attorno a lui, fendendo l’aria con un suono fluido, fino a scatenare un’onda d’urto.
Il colpo mi investì in pieno e mi sollevò malamente, scagliandomi diversi metri più indietro, mi lacerai il mantello e mi
graffiai la pelle in più ponti, sbattendo violentemente contro la nuda roccia.
Era andato quasi a finire sul lago di ghiaccio.
Mi rialzai furente, col dolore delle sbucciature adosso a me.
– Adesso basta! – caricai il fuoco magico e lo lanciai in due potenti getti azzurri contro i mostri, dando fondo a tutto il
mio potere.
I demoni evocarono di nuovo la loro barriera antimagia, irrigendosi per bloccare le fiamme e assorbirle, ma stavolta ero
preparato.
– GLIFO DI SUONO!
Un’onda sonica si propagò per tutta la grotta, facendo vibrare le rocce.
Vidi che i demoni ne risentirono parecchio: forse per il fatto che impossessavano degli umani, forse le loro stesse
limitazioni, essi si tapparono le orecchie, piegandosi in ginocchio con le bocche spalancate, gemendo di dolore.
Notai che le stalattiti tremolavano pericolosamente a causa della vibrazione lacerante. Quella caverna era calcarea, e le
sue rocce erano più fragili di quanto sembrasse in apparenza.
Una stalattite cadde con un tonfo sopra il lago di ghiaccio, sfracellandosi in mille schegge di pietra che schizzarono
dovunque.
Un’altra tremava paurosamente, proprio sopra la testa degli ex uomini. Sarebbe bastato così poco per farla cadere…
Un proiettile cinetico colpì la sommità del cono di pietra, romendolo del tutto.
Esso piovve addosso ai due demoni, colpì il pavimento in mezzo a loro e i detriti li centrarono in pieno, ferendoli e
scagliandoli malamente a terra…
E questa volta non gloi diedi il tempo di rialzarsi o di reagire: gli tempestai di colpi cinetici, correndo su di loro ad una
velocità rapissima, usando la precognizione per prevedere ogni loro mossa e reazione.
La mietitrice baluginò e si abbatté sul primo: levo il gladio in sua difesa, ma il mio braccio scattò all’elsa della lama,
afferrandola e tirandola.
Per la prima volta, vidi il guerriero sgranare gli occhi dall’incredulità.
Non esitai.
La mietitrice mandò un unico, rapido,letale colpo alla base del collo, laddove elmo e lorica si incontravano.
L’uomo venne decapitato e il suo collo bruciato.
La testa volò via e con essa anche l’elmo.
Vidi la nera anima del demone uscire da quel corpo mutilato: scagliai un balzo in aria e lacolpì selvaggiamente con la
spada quattro volte, fendenti rapidi,v eloci, violenti.
Il mostro non riuscì a prendere forma fiscia o a contrattaccarmi: l’anima divenne incorporea e io finalmente la divorai,
ritemprandomi le forze!
Poi dal corpo emerse anche un altro spirito: quello del disgraziato impossessato dalla setta.
– Finalmente libero…. – gemette, svanendo nello Spectral.
L’apparizione mi aveva distratto, e il secondo demone ne approfittò: fece nuovamente roteare le sciabole attorno a se, e
solo all’ultimo istante me ne accorsi.
Un’altra ondata d’urto mi investì con violenza, sbattendomi conf ragore nel ghiaccio. Nell’urto sentii una mia gamba
cedere…
–Adesso basta, mietitore! – disse l’altro mostro.
– Basta? Siete già stanchi di giocare? – dissi ansimando per il dllore della gamba rotta,cercando di rimettermi in
ginocchio.
– Si, BASTA! È ora che tu ci veda come siamo realmente! TREEEEEEEEEEMA! – disse con una voce disumana.
Il corpo del guerriero iniziò a distorcersi, a mutare orribilmente, come se si stesse deformando dall’interno.
Provai un moto di ribrezzo nel vedere la scena. L’armatura schizzò via, le giunture si disarticolarono,pettorali, bracciali,
elmo e gambali si frantumarono e i frammenti si sparsero per la roccia.
L’uomo a quiel punto si ricoprì di squame… si ingrandì.. I piedi si congiunserono mutandosi in una coda, gli occhi
divennero azzurri, lucenti e vacui, e le pupille ellittiche e sottili.
Un demone alto quattro metri, dagli occhi di brace, la pelle scagliosa da pesce, mani palmate, coda da tritone, schiena
irta di aculei velenosi si fece mostra dinnanzi a me.
Arretrati, impaurito dall’orrida visione… e paralizzato dal dolore..
Il mostro urlò con fragore, un ruggito che fece tremare la caverna, poi mi scagliò contro ambo le sciabole, anch’esse
cresciute con la sua statura (si,non sto scherzando!) stavolta l’impatto con esse fu troppo potente, anche per la mietitrice
di fuoco.
Per deviar la prima dovetti usare tutta la forza della spada, ma la seconda mi colpì in pieno, tranciandomi in due…
Lo spectral mi accolse di nuovo!
– Se questi son i demoni comuni… Non oso pensare come saranno quelli della quinta colonna!! – pensai.
Un lamento spettrale mi fece voltare di scatto.
Vidi l’anima dell’uomo ucciso poco prima.
– Sei… Sei morto anche tu? – mi chiese lo spirito dell’uomo. Non era arrabbiato per quello che avevo fatto al suo corpo,
ma era terribilmente intristito.
– Non preoccuparti per me, spirito. Io appartengo a una specie che trascende la morte.
– Sei un demone anche tu dunque? Come quei maledetti che han profanato il corpo mio e dei miei amici e che voglion
invader Nosgoth?– gemette il fantasma…
– Sì, sono un demone… –risposi sottovoce.
Poi aggiunsi, vedendo la sua espressione terrorizzata.
– Non provar timore! Io non sono come loro! Io son un demone che fermerà gli altri demoni! Sono un mietitore
dell’Alleanza! Hai presente?
Il fantasma mi guardò perplesso per alcuni istanti.
– l’Alleanza… Si…ho sentito parlare di voi… Siete quegli strani esseri che vivono in quella bizzarra cattedrale vicino ai
pilastri, che nessuna persona sana di mente vorrebbe mai visitare… I sarafan non fan altro che parlare di voi…
– Conosci i sarafan – chiesi?
– Sì. Ero uno di loro una volta. Vivevo in un villaggio fuori città. I miei furono uccisi dai Vampiri. Orride creature nere che
drenavano il sangue della gente con le loro lingue abominevoli… Pochi sopravvissero. Mi arruolai per combatterli, ma mi
accorsi presto che l’ordine dei salvatori non è altro che un altro tiranno: usano il terrore e la violenza delle loro armi e la
forza della lor magia e del loro numero per soggiogare i popoli, non per diffenderli!
– Sai che stanno venendo qua a distrugger la città, vero?
– Sì… – gemette lo spettro, adirandosi, –E so anche che voi demoni avete ucciso la nostra amata Matriarca! Anche se
impossessato, anche se non avevo il controllo delle mie azioni e del mio corpo, sapevo bene quello che stava
succedendo! Avete idea di quel che avete fatto?
– Il tuo tono di biasimo non ha ragione d’essere, spirito. Sei disposto ad ascoltarmi? – gli chiesi.
Il fantasma mi guardò ammutolito dal livore, a braccia conserte.
– Tanto, non ho di meglio da fare…e Poi sono alla tua mercé, No?
– Bene, son felice che vuoi ascoltarmi! Devi sapere che il signore di noi Mietitori, il Guardiano della Mente Respen… – e gli
raccontai la missione che Respen aveva affidato a Xado: l’esi8stenza del cristallo divinatorio, fonte del potere della
defunta Liliam, la venuta e la cacciata dei sarafan da Avernus, i complotti di Galesh, il modo in cui strumentalizzava la
donna, la fuga di Xado con lei e la sua successiva morte.
– Conosci Gast? – chiesi alla fine del racconto.
– Il figlio del locandiere? –sì, era un mio amico. Che cosa gli è successo? È scomparso!
– Ha ucciso lui Liliam, non Xado. O meglio, il demone che lo impossessava l’ha uccisa. Xado l’ha vendicata liberando Gast
dalla possessione dall’asservimento!
– Quindi è…Morto?
– Come te, per lo stesso motivo, e per mano di un mio simile. Ma forse potresti ancora ritrovarlo. Forse potreste ritornare
assieme e vegliare sui vostri cari qui ad Avernus! Il Regno Spettrale è ricco di insidie. Dovrai guardarti dai predatori che
divorano le anime, ma forse potresti ancora avere qualche chance di trovar lo spirito del tuo amico…
Il fantasma mi guardò allibito, senza saper più cosa pensare.
– Vuoi dire, demone, che mi lasci libero? Che non mi divorerai l’anima?
– No, non lo farò! Io non divoro le anime che non hanno commesso colpe! E ora ascoltami bene. Ho bisogno del tuo
aiuto…
– Per cosa? –mi chiese lo spirito dopo un po’,ancora indeciso se credermi o meno.
– Galesh non si limita solo a far riti oscuri per impossessare di demoni i giovani soldati della città! Egli mira a qualcosa di
più grosso! Lui stesso è uno strumento dei demoni, capisci? Egli mira a far ritornare a Nosgoth un Male indicibile,
segregato per millenni in un’alrtra dimensione. I Demoni son slo un loro strumento! E credimi, io ho visto cosa sono
quegli esseri e di cosa son capaci! Quello che ti è successo è niente in confronto a quello che rischia di succedere a tutta
Nosgoth! Sai a che servono le colonne a cui state montando la guardia? Servono a comiere un rituale che permetterà a
quelle orride creature di impossessare tutti ghliabitanti della città! Esse infatti osn la punta di un Pentacolo magico!
Galash attiverà il portale questa stessa notte, appena i Sarafan irromperanno dalle mura ed entreranno ad Avernus! In tal
modo, egli comanderàun’armata di uomini demone di immane potenza e Nosgosth cadrà! Capisci ora? Io son qua
assieme ad altri miei fratelli per impedirlo! Mi serve il tuo aiuto!
Lo spiruto del giovane mi guardò sgranando gli occhi e soffocando un gemito di dolore…
– Non…Non credevo… Io non pensavo che… Oddio… Ma cosa abbiamo fatto!!! – genette.
– Siamo ancora in tempo. Dimmi tutto quello che sai di queste colonne e come posso fare a distruggerle! Presto! C’è
quell’altro demone nel Regno Materiale e non vorrei che si stancasse di aspettarmi e che venisse qui a terminare il lavoro!
Il fantasma annuì, guardandomi con stupore.
Era ancora indeciso, ma non più ostile come prima.
–Farò qualsiasi cosa per salvare la mia gente dalla fine mia e di Gast. Devi sapere che ogni colonna è protetta da una
magia difensiva.Non so nulla della quinta, ma questa e le altre le conosco mooto bene, perché io e i miei uomini le
pattugliavamo già prima di esser impossessati.
Galesh ci metteva sempre in guardia dal loro potere, ma diceva ancheche esse erano necessarie! Che la loro magia serviva
a tener in piedi Avernus e che era antica quanto la città e che alimentavano anche le capacità della Madre.
– Che bugiardo! Cosa puoi dirmi della quinta colonna?
– Non ne so nulla, Mietitore. Nessuno di noi sapeva nemmeno che esistesse, Galesh ci ha sempre fatto creder che ce ne
fossero solo quattro! Nessun soldato quindi la pattuglia, ma non è detto che non sia difesa. Dovrai starvi molto attento
quindi. Qualunque cosa ci sia lì di guardia, potrebbe esser letale anche per un essere come te!
Annuii.
– Capisco. E questa? Come la butto giù?
– Uccidi il demone. Il lago è stregato. È apparso assieme ai demoni. Prima non c’era, capisci? A demoni morti, il ghiaccio
del lago si scioglierà. Accendi i bracieri e la colonna perderà la sua magia runica. La tua magia dovrebbe bastar a …
Il fantasma smise di parlare e arretrò, irrigidendosi di terrore.
Sentii una presenza mater… ehm, spectralizzarsi dietro di me.
– Ma bene! Che si fa qua? Si sobilla?
Davanti ame, nel ghiaccio, vidi il mio riflesso e, dietro di esso, quello del demone!
–Scappa! – sussurai allo spirito del giovane, poi mi voltai verso il tritone.
Mi portai in posizione difensiva ed evocai la mietitrice spettrale.
La lama guizzò furiosamente nel mio braccio, fulgida e potente come non mai, rischiarando la regione di una malevola
luce verde,
Non l’aveva mai vista così decisa, fiera e determinata.
– Ti sei stancato di aspettare, dunque? –chiesi al Demone.
– A quanto pare, sì. Tu ora morirai, Mietitore! Non c’è via di fuga per te da questo reame!
– è possibile. Ma è una tesi che devi dimostrare…
Il demone ringhiò, poi partì all’attacco, strisciando in mia direzione. Anche se camminava come una foca, incedendo
sull’ombra spettrale del ghiaccio con quella sua buffa coda, dovevo ammettere che era piuttosto agile. Non gli permisi di
avvicinarsi.
Gli sparai contro tre proiettili cinetici potenziati per tenerlo a bada, facendolo arretrare e disorientandolo un po’.
Ma nonostante lo colpissi iln pieno viso e lo ferissi lievemente, il demone non mostrava alcuna ferita o segno di
cedimento.
Guadagnò terreno e si portò a pochi metri da me.
Arretrai menando fendenti con la mietitrice per tenerlo a bada, ma il demone ridacchiò.
– Non temo quella ridicola spada, Mietitore!
Prese forza e si scagliò contro di me con tutta la sua mole.
Troppo veloce, troppo forte per evitarlo. Se mi avesse serrato nella presa delle sue massicce braccia squamose o se fossi
finito a portata dei suoi artigli o dei suoi pungiglioni velenosi, nonavrei avuto scampo!
Disperato, scagliai contro di lui il fuoco magico, facendolo errompere dalle mani in tutta la sua furia.
Il demone esitò e si portò istintivamente le mani in avanti per proteggersi.
Quando si accorse del bluff e di come le fiamme fossero completamente inefficaci nello Spectral avevo già reagito: avevo
compiuto una brusca capriola all’indietro, portandomi fuori dalla sua portata.
Gli avevo scagliato contro un altro proiettile per disorientarlo e poi ero corso al portale come un razzo.
Il demone comprese le mie intenzioni e si lanciò all’inseguimento, e anche se correvo a balzi, era estremamente rapido.
Raggiunsi il portale appena in tempo, mi ci gettai sopra e mi materializzai.
Soltanto il fatto di averlo tenuto a bada con la telecinesi mi aveva salvato…
Il demone apparve dopo pochi secondi dal mio arrivo, in mezzo al lago di ghiaccio. Proprio dove l’avevo lasciato.
Mi fissò con i suoi occhi gelidi e lucenti.
– Tornare nel mondo dei vivi non ti salverà! Ti ucciderò due volte!
– Che cosa hai fatto a quel disgraziato?
– Quel disgraziato ora non potrà più parlare…Per sempre! E ora lol stesso succederà anche a te, mietitore!
Il Tritone tese le mani. Le sciabole d’acqua si sollevarono da terra e ritornarono magicamente al loro padrone.
Il mostro le afferrò. Le sciabole si ingrandirono a dismisura, ognuna un metro di lunghezza.
– Allora…Vogliamo procedere, Mietitore?
Scappare. Ecco quello che feci. Stavolta niente mi avrebbe evitato la morte, se mi fossi lasciato catturare dal demone.
Cercai di raggiungere la colonna e di distruggere, ma illago era ancora ghiacciato. E anche se fosse stato liquido, la magia
protettiva della colonna mi avrebbe comunque respinto alla prima immersione.
Dovevo trovar un altro sistema.
Raggiunsi il lago e lo costeggiai, evitando difinirenel ghiaccio. Il demone nel regno materiale era ancora più rapido: le sue
scaglie facevan presa sulla roccia e questo aumentava notevolmente la rapidità dei suoi movimenti.
Non ci volle molto ad arrivarmi addosso!
E in breve me lo ritrovai alle spalle. Mi voltai evocando la spada di fuoco, disperato.
Il demone cercò di colpirmi con uno dei suoi devastanti fendenti. Utilizzati la precognizione, focalizzandomi sul
movimento delle sue braccia.
Improvvisamente, ilòmostro parve muoversi a rallentatore ai miei occhi. Conoscevo giàla traiettoria dei suoi colpi e le
mosse che avrebbe fatto nei secondi seguenti…
Grazie a questol,con una serie di schivate e rotolate evitai le sue sciabole, poi gli scagliai in pieno viso un proiettile
cinetico, seguito dal fuoco magico, dritto negli occhi, unico punto molle del suo corpo coriaceo.
Il demone stavolta grugnì e urlò di dolore, mentre le fiamme gli bruciavano i gelidio bulbi oculari.
Distorlse lo sguardo, ma deviai il getto in modo da compensare. Allora mollò una sciabola e si portò un braccio al viso
per schermarsi.
Era l’occasione che aspettavo: lo colsi completamente di sorpres,a gloi balzai addosso, feci presa con gli artigli dei piedi
sul suo petto e gli conficcai la mietitrice di fuoco nel braccio!
Il colpo penetrò in profondità, bruciando le sue carni.
Ritrassi la spada e gli assestati altre tre fendenti prima che il demone riuscisse finalmente ad allontanarmi con un colpo di
piatto della seconda sciabola.
Venni sbalzato via dal colpo, ma stavolta, ebbi la prontezza di rigirarmi in aria.
Caddi sui piedi e mi rialzai all’istante, la lama ardente più che mai nella mano, brillante come il fuoco della fucina più
calda!
La spada ora avvampava di tutta la sua potenza, e la sua rossa luce si spandeva per tutte le rocce circostanti.
Guardai il demone.
Aveva un braccio mozzato fino al gomito. I resti si eranoi giàdissolti. Sangue verde colava copiosamente dalla ferita.
Gli occhi erano ancora ciechi e deboli.
Il demone era prostrato a terra, e ringhiava di dolore, lanciando ogni genere di maledizione contro me e la mia razza.
Vidi che stava caricando nuovamente una delle sciabole di energia cinetica. Lo interruppi scagliangli nella mano un colpo
cinetico a piena potenza e giusto un attimo prima che scagliasse la lama! Il colpo gli ruppe qualche dito, a giudicare dal
suono che si udì. La sciabola cadde a terra e il demone urlò di furia assassina!
– Che tu sia dannato, Mietitore! Non distruggerai la colonna! Io ei miei simili saremo liberi! Morirò piuttosto di tornare nel
Divieto!
Con queste parole, il demone ferito spiccò un balzo e si librò in aria, dirigendosi verso il lago.
Pronunciò alcune parole arcane, gesticolando con la mano sana.
Udii un suono secco e stridulo, che pervase tutta la grotta col suo fragore.Il lago di ghiaccio si era miracolosamente
sciolto, e anche se dei piccoli iceberg galleggiavano sulla sua superficie, ora vi si poteva nuotare..
Tecnicamente. Perché il demone vi si immerse e si mise a nuotare sotto le sue acque.
– Vieni! Mietitore! Vieni a distruggere la colonna! Provaci, se ti riesce! – gridò il demone, con la voce gorgogliante per
l’acqua.
– Sì. – gli risposi, ansante per la fatica. Osservai la mietitrice di fuoco ardere furiosa nelle mie mani,poi la spensi. Non mi
sarebbe servita per quello che avevo in mente.
Raccolsi una delle sue sciabole,ora ritornata a dimensioni normali, e mi diressi verso di lui…
– Vengo! – risposi, sorridendo fra me e me.
“O la va o la spacca” pensai.
Attesi qualche secondo per riprendermi, poi mi immersi nell’acqua.
Ringalluzzito dal fatto che avevo accettato la sua sfida, il demone aspettò che fossi nel suo terreno di gioco.
Poi, come prima, evocò il potere della colonna.
La pietra azzurra emise un altro maligno lampo azzurro e le acque incominciarono nuovamente ad agitarsi, rendendomi
difficoltoso il nuoto, già impacciato dalla sciabola.
Il demone ne approfittò, e attese che fossi completamente accecato da vortici, correnti e mulinelli, sbattuto e
sbatacchiato qua e là dal lago sotterraneo.
Io dal mio canto, non opposi resistenza, anche se finsi di gemere dalla sorpresa e dalla rabbia.
Mi lasciai trascinare dalle acque, conservando le forze per quelo che avrei fatto di lì a poco.
Quando il tritone si sentì’ abbastanza sicuro, di me, si avvicinò.
Mi attaccò dal basso, completamente invisibile fra vortici e gorgoglii a me per cercare di mordermi e di dilaniarmi con le
fauci. Sicuramente aveva in mente di farmi a brani con le sue mandibole e di finire il lavoro col veleno dei suoi rostri
dorsali.
Non ci riusci.
Perché quando fu sotto di me a fauci spalancate, io l’aspettavo, immerso nella Precognizione.
E fu con amara sopresa che sentì un proiettile cinetico esplodergli dentro la bocca, facendogli saltare parecchi denti… e
facendoli sanguinare copiosamente la gola…
Il demone tossì e gemette didololre e questo lo disorientò abbastanza da costringerlo ad abbassare lo sguardo.
Si teneva il collo con la mano libera, sconvolto dal dolore. E fu allora che colpii: la sciabola impregnata d’acqua venne
scagliata dalle mie mani contreo di lui con tutta la forza che avevo a disposizione. Nell’acqua, la lama scivolò senza
resistenza, proprio come se fosse in aria.
Colpì il demone alla spalla sana e si conficcò in profondità su di essa, facendo uscire fiotti di sangue!
Il mostro urlò di dolore nuovamente,… e perse del tutto la concentrazione. L’Acqua si calmò, le correnti del lago si
placarono.
Ne approfittai. Mi portai proprio sopra il mostro e gli mollai un fendente diretto al collo con la mietitrice materiale.
La testa del tritone schizzò via, rotolando nell’acqua…
Il demone morì e spirò. Il suo corpo si dissolse e ne emerse la sua anima nera come cenere.
La divorai, lasciando che l’Anziano si divertisse con lui.
Dal suo corpo in disfacimento ne uscirono anche altre due anime: quella dell’uomo che avevo salvato prima… E quella del
suo amico impossessato da quel mostro.
– Grazie… – mormorarono. – Ti prego, divoraci!
– Cosa? – chiesi sgomento, sott’acqua.
– Divoraci Mietitore! Ci sono altre colonne da distruggere e avrai bisogni di tutto il nostro potere! – mi disse il soldato che
mi aveva aiutato.
– Ma io non…
Venimmo interrotti dal sibilo del’acqua: il lago, morti i suoi due protettori, stava cessando di esistere: le acque stavano
ribollendo ed evaporando, il livello dell’acqua scendeva rapidamente.
Presto mi sarei trovato in una conca asciutta e i bracieri sarebbero stati alla mia portata.
– Le acque si stan ritirando. – disse il secondo fantasma. – Hai vinto e ci hai salvato le anime, Mietitore! Ti prego divoraci,
in modo da poter rinascere! Facci ritornarn all’Uno e alla Ruota.
– Rinascere? Ma…e il vostro amico? – chiesi allibito.
– Gast probabilmente è già rinato. I predatori dell’Uno si saranno ornai presi cura di lui. E se non loro, uno dei demoni.
Non potremmo ritrovarlo nemmeno volendo. Divoraci, presto… Usa la nostra forza per porre fine a questo orrore! Presto,
Prima che…!
Gli spiriti stavano diventando più flebili e stavano andando nel Regno Spettrale.
– E va bene,… Preparatevi…
Abbassai il bavero e aspirai, seppur estremamente riluttamte e disgustato da qualche stavo facendo.
Sentii le mie forze rigenerarsi completamente, come se non avessi nemmeno combattuto. Ma a quale prezzo? Non ci
sarebbe stata nessuna rinascita per quei due giovani.. . Solo l’eterna agonia di esser consumati lentamente nello stomaco
dell’Uno per tutta l’eternità! Come potevo restare imperturbabile di fronte a quella consapevolezza?
“Il vostro sacrificio non sarà vano,amici miei…”
Pensai, poi,ormai sul fondale asciutto della conca che fino a poco prima ospitava il lago demoniaco, mi diressi alla
colonna.
La guardai malignamente.
Attivai la mietitrice di fuoco e accesi i cinque bracieri del pentacolo che la circondava.
Quando terminai, dalle fiamme partì una vampata: i fuochi si alzarono e si diressero verso la colonna. Assunsero la forma
di cinque dragoni e lacolpirono da cinque direzioni diverse, addentantola con le lor fauci di fuoco.
Un attimo dopo, la colonna si oscurò. Le rune evaporarono via, la roccia passò da azzurra e grigia e smorta.
Il suo potere era svanito.
– E mai sarebbe ritornato! –dissi!
Risalii la conca e mi diressi fino all’uscita nord della caverna.
Da lì, caricai un proiettile cinetico e lo sparai contro la colonna.
La roccia calcera e friabile si ruppe facilmente.
Tutta la caverna prese a tremare.
Corsi via, eiettandomi nel Regno Spettrale per ritardare il crollo e non far brutti incontri.
E lì, in quella dimensione vuota e spenta,ammirai lo sconvolgente spettacolo di una caverna che implodeva su se stessa a
rallentatore, con tonnellate e tonnellate di roccia che distruggevano e ricoprivano ogni cosa.
Quando lo spettacolo terminò io ero già al sicuro nel tunnel vicino, pronto a dirigermi alla quinta colonna: quella d’Aria,
dove avrei rincontrato Razgriz e Darwin a cose fatte… sempre che riuscissero a sopravvivere alle altre… Se gli aspettava
anche solo metodi quello che era successo a me…
Nello stesso momento, sopra la cittàdi Avernus, un terremoto risuonò alla congiunzione del muro meridionale e di quello
sudorientale.
Una voragine si aprì proprio in quel punto per “cedimenti struttuali sotterranei causati da attività geologica insolita ” E
così. Un’intera caserma piena di soldati impossessati da demoni crollò su se stessa, portando nel Regno Spettrale le
anime dei dannati.
Sluagh e Arconti accorsero subito… e fecero il resto.
ANONIMATO DARWIN
COLONNA DI FUOCO
Dopo essermi separato dai miei compagni, mi ritrovai da solo ai piedi della scala distrutta in parte situata nel cimitero. Mi
frullavano in testa molti pensieri e non riuscivo a liberarmene. Ero nello Spectral e cercai di trovare la direzione che
dovevo percorrere. Una volta trovata, mi avventurai per i meandri delle gallerie al di sotto Avernus senza avere un piano
preciso su come battere le due guardie. Intanto pensavo a cosa mi sarei trovato davanti. Le gallerie sembravano un
labirinto intricato da quante ce n’erano.
Ad un certo punto pensai che non ce l’avrei mai fatta.
Mi ritornò alla mente, e non ne sapevo il motivo, tutte le cose fatte nella mia precedente vita, a quante vite avevo
distrutto inutilmente, ai villaggi distrutti.
Mi ritrovai a pensare a quella bambina che volle aiutarmi quella volta che decisi di lasciarmi alle spalle il mio passato. Non
sapevo più che fine avesse fatto, se sia ancora viva o morta. Io in cuor mio speravo fosse ancora viva e che fosse cresciuta
saggia e che si faccia rispettare.
Fui riportato alla realtà del momento da uno sventurato Sluagh che approfittò della mia distrazione per attaccarmi. Dopo
essermi ripreso riuscii ad avere la meglio su di lui. Me ne cibai.
Mi guardai attorno e vidi che c’erano molti cadaveri in giro. Le loro anime vagavano lì in giro senza meta. Poi vidi che
sulle pareti c’era un colore come di sangue raffermo e di ruggine. Era un ambiente molto tetro, mancava solo che
spuntassero nemici all’improvviso e l’ambientazione era apposto.
Più proseguivo, più quell’ambiente sembrava andare in peggio.
Ad un certo punto vidi dei volti che sembravano urlare e piangere. Ma la cosa peggiore sembrava fossero attaccati alle
pareti delle grotte. Era una scena ancora più raccapricciante di ciò che avevo visto in precedenza. E più precedevo e più il
loro urlare sembrava intenso e la quantità di volti sembrava aumentare. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Mi
concentrai e decisi di andare avanti con gli occhi puntati avanti. Se mi concentro a sufficienza nessun rumore può
distogliermi dal mio obbiettivo.
Procedetti cauto. Non bisognava dimenticarsi che potevo trovarmi davanti i miei nemici.
Ad un certo punto mi passò alla mente che avevo dei compagni che stavano procedendo anche loro contro una colonna
e pensai se ce la facevano da soli. Ma bisognava aver fiducia loro nelle capacità.
Poi mi fermai un attimo e pensai:
“E se non ce la facciamo nella nostra missione? Potrebbe succedere che …”,
e poi mi interruppi.
E poi i miei pensieri continuavano a vagare e finii il discorso così:
“Non deve accadere. Tutti hanno fiducia in noi, sulla nostra riuscita. Io ho fiducia nei miei compagni, se mi troverò in
difficoltà mi verranno a dare una mano. Devo avere fiducia in me stesso, se voglio riuscire nel mio intento.”.
Proseguii nella mia strada. Dovevo riuscire a farcela a battere i due demoni se volevo distruggere la colonna. Dovevo
stare attento a non sbagliare strada, altrimenti non sarei mai arrivato alla mia meta.
Ogni tanto trovai qualche Sluagh che cercava di farmi la festa, ma non mi sono mai scoraggiato e li ho battuti. Trovai
anche un paio di quei vampiri spettrali che risucchiano l’anima invece che il sangue. A vederli da vicino sono ancora più
brutti. Passati anche loro, il corridoio cominciava ad aprirsi e cominciava a vedersi della luce.
Mi avvicinai adagio. Il corridoio era in pendenza, quindi mi veniva da correre verso la stanza. Cominciai a pensare a tutte
le cose possibili e inimmaginabili per la possibile causa di tutta quella luce. Quando arrivai alla fine del corridoio, mi
dovetti mettere un attimo a proteggere gli occhi, visto che si erano abituati alla quasi totale oscurità e lì c’era una maggio
presenza di luce. Quando mi fui ripreso, si aprì un’enorme stanza circolare con al centro una colonna, che nel Mondo
Spettrale sembrava avere lo stesso colore del sangue. Mi guardai intorno e vidi che c’erano delle fiamme bluastre, che
circondavano sia la colonna sia tutta la stanza. Mi guardai meglio attorno e vidi che fra me e la colonna c’erano selle
stalagmiti, che prima non avevo notato che mi impedivano di procedere e di vedere meglio cosa c’era in prossimità della
colonna.
Spostandomi, vidi inoltre che vicino alla colonna c’era un portale. Mi attirava a se, ma prima volevo esaminare bene la
stanza. La colonna a guardarla bene era enorme. Si stanziava da terra fino al soffitto. Se non arrivava a toccarlo mancava
poco.
Vidi delle pedane che portavano ad una postazione più elevata. Questa era sopra l’ingresso da dove sono venuto. Decisi
di vedere dove portavano. Poteva servirmi per dopo, forse. Saltai da una pedana all’altra, cercando di non farmi notare da
niente e nessuno, per arrivare infine al piano superiore. Anche qui c’era un portale. Fu la prima cosa che mi si presentò
davanti. Andai avanti per veder meglio cosa c’era in quella specie di nicchia. Notai che c’era una leva. Non sapevo a cosa
servisse, ma a qualcosa l’hanno messa a fare. Ero indeciso se azionarla subito a dopo che avevo battuto i demoni.
Decisi infine di azionarla dopo.
Presi la materia, per vedere com’era bene la situazione, sperando che i due guardiani non fossero a difendere la leva.
Di fatti erano giù che discorrevano e si lamentavano sul loro compito ingrato. Erano lì arrabbiati che guardavano la
colonna. Tutti e due avevano martelli enormi a due mani. Uno di loro aveva poggiato la parte della testa a terra e tenendo
l’altra estremità con una mano, l’altro lo impugnava, ma con fare poco minaccioso. E comunque mi davano le spalle.
Le pedane che mi avevano postato su erano sparite verso l’alto.
La stanza era tutta di colore rosso ed emanava tutta un caldo. Io cominciai a sudare e cominciai ad invidiare i due demoni
che stavano lì belli freschi.
La colonna era diventata di un colore più acceso, fiammante. Faceva quasi male agli occhi solo a guardarla. Sopra la
colonna mi sembrava di vedere dei bocchettoni che facevano paura da quanto grandi erano. Non ispiravano fiducia
alcuna.
Ritornai nello Spectral ed andai verso la porta. Pensavo che se li combattevo entrambi allo stesso momento non avrei
avuto alcuna possibilità, quindi volevo separarli.
Trovai un portale poco sopra la rampa e mi avvicinai alla stanza dov’era situata la colonna. Notai meglio che c’era anche
un passaggio per poter passare di fronte all’ingresso in mezzo alle fiamme. Guardai le due guardie e sembravano ancora
più annoiate di prima.
Tornai su per la rampa, presi un sasso e lo lanciai distante. Vidi un’insenatura ove potevo nascondermi. Mi nascosi lì e
attesi. Aspettai un poco e non vidi nessuno. Allora decisi di lanciare un altro sasso, questa volta un poco più vicino.
Questa volta sentii dei movimenti sempre più forti. Significava sono una cosa: qualcuno si stava avvicinando alla mia
postazione.
Vidi passarmi davanti il soldato. Potei notare che quel martello doveva essere pesante, da modo in cui il soldato correva e
dal modo il soldato portava quell’arma. Non riuscivo ad immaginare a quanti danni avrebbe fatto se andava a segno.
Seguii la guardia, fino a che non si fermò. Non vide nulla e decise allora di tornare indietro. Si girò, e nel farlo mi vide
davanti. Rimase incredulo nel trovarsi davanti la mia entità. Io invece rimasi leggermente stupito che quella guardia fosse
così giovane. Il più veloce a riprendersi io, ma per poco (si è ripreso qualche istante dopo di me) e riuscii a tirargli un
calcio in pieno petto. Lui fece un passo indietro mettendosi una mano sul petto. Dovevo approfittare di quel momento
per gire di nuovo. Presi la Reaver e cercai di tagliargli il braccio ove teneva ancora il martello, ma con scarso successo.
Riuscii a malapena a ferirlo.
Una volta ripresosi impugno la sua arma e decisa di usarla. Intanto indietreggiai per preparare un nuovo attacco. La
guardia si avvicinò e cercò di colpirmi con il suo martello. Ma mancò il bersaglio visto che riuscii a spostarmi di lato ed il
colpo andò a vuoto.
Mi trovai alle sue spalle e decisi di colpirlo alla schiena prima che lui riprenda il controllo di se. Il colpo non lo scalfì
nemmeno. E si che avevo mirato dritto al cuore.
Il soldato si girò brandendo il suo martello ancora più convinto che mai e sogghignando visto che non riuscivo a ferirlo.
Non riuscivo a capire come facesse quell’armatura a difenderlo dalla mia arma.
Visto che quell’armatura era “indistruttibile”, decisi di colpire dove era sprovvisto, per esempio al collo ed al viso, anche se
non del tutto.
Quell’individuo mi dava ai nervi. Sogghignava sempre di più perché avevo fallito i miei attacchi e non lo avevo ferito.
Mi permisi di abbassare un attimo la guardia e chiesi:
“Vedo che qui abbiamo delle belle armature. Di cosa son fatte?”.
Lui rispose, cambiando espressione del viso: quel ghigno cambio in una smorfia di rabbia:
“E se non volessi risponderti?”.
“Ah! Fa niente! Tanto ti uccido lo stesso, indipendentemente dalla tipologia di armatura che possiedi.”,
dissi deciso, rimettendomi pronto.
Mi venne alla mente una cosa che provai subito: sparare al volto scoperto del ragazzo un colpo cinetico. Se riuscivo nel
mio intento avrei avuto una possibilità di vittoria contro di lui. Ma mi dispiaceva ucciderlo, ma andava fatto, per il bene
mio, per la riuscita della missione e, soprattutto, per l’intera Nosgoth.
Il colpo andò a segno e cominciai ad andargli incontro il più velocemente possibile, ma lui si riprese subito, lasciandomi si
sasso.
“Accidenti!non ci sono riuscito. Ho sprecato questa possibilità. Non so se ne avrò altre.”,
pensai fra me e me.
Mentre il mio cervello lavorava, lui riuscì a colpirmi con il suo martello, mandandomi a terra. Sentii delle fiamme scorrere
lungo il mio corpo, per poi lacerare la carne ed uscire. Doveva essere opera di quel martello. Poi il ragazzo si preparò per
un’altra martellata, il colpo di grazia, mentre mi teneva con un piede fermo. Sotto al suo piede, mi contorcevo dal dolore.
Non riuscivo neanche a pensare. Lui abbassò di nuovo il martello ed un’altra vampata di fiamme pervase il mio corpo.
Non riuscivo ad agire. Ma, ad un tratto, quando cercò di portare un terzo colpo misi, con le forze rimastami, la Reaver
d’acqua e riuscii a deviare a fatica il colpo.
Mi alzai a fatica e, una volta in piedi, mi pulii un poco dal sangue che mi usciva dalle braccia. Riuscivo a stare in piedi a
fatica, ma volevo fare un ultimo tentativo. Sparai un colpo cinetico che andò oltre il mio avversario e caddi a terra sfinito.
Il mio avversario si mise a ridere e se ne ritornò al suo posto vicino alla colonna.
Mi ritrovai disteso nello Spectral, pensando ancora alle sue risate. Avevo la testa che ronzava e girava come una trottola.
Quando mi fui ripreso, cercai di organizzarmi un attimo. Mentre assorbivo un paio di anime di passaggio, pensavo ad un
piano.
Dovevo riprovare ad affrontarli separatamente. Se dovessi affrontarli uniti avrei meno possibilità.
Ripresi la materia e mi riportai vicino alla colonna. Mi accucciai dietro alle stalagmiti per poter osservare l’interno della
caverna. Ma notai una cosa strana. C’era solo una guardia che difendeva la colonna, mentre l’altra … dov’era?
Sentii provenire dall’ingresso della stanza dei passi.
C’era il ragazzo che disse, puntandomi contro il suo martello:
“Eccoti qui finalmente! Ti aspettavamo. Ci chiedevamo dove fossi finito.”.
Ero nei guai. Non sapevo come fare per affrontarli insieme.
Disperato sparai un colpo cinetico al ragazzo e scattai in piedi. Vidi che il colpo fu schivato, ma almeno mi diede la
possibilità di rialzarmi. Scappai nel corridoio. Non riuscivo a capacitarmi della vera forza di questi demoni.
Trovai una biforcazione. Decisi di prendere quella opposta da dove sono venuto, cioè quella a sinistra. Forse c’erano
speranza che si dividessero per cercarmi. O almeno che venisse uno solo.
Quella galleria era un vicolo cieco. Mi fermai ed attesi. Dopo un poco arrivò lo stesso giovane che mi aveva sconfitto
prima. Ma questa volta non avrei fatto la stessa fine.
Mi preparai ad affrontarlo. Questa volta volevo farla finita con lui una volta per tutte. Non mi sarei fatto sorprendere
come prima. Il ragazzo era sorridente.
Lo scontro cominciò. Lo invitai a venire avanti e lui in si fece tentare due volte. Lui caricò un colpo che andò a vuoto. Però
colpì il terreno. Questo tremo e da esso eruttarono delle fiamme che sembravano spedite dall’inferno.
Le stalattiti che erano sopra di noi caddero, alcune sopra il ragazzo perché non riuscì a schivarle per via del peso
dell’arma, tramortendolo. Io invece riuscii a schivarle, anche se una mi prese solo di striscio.
Alla fine mi sentivo in colpa, ma lo dovevo fare. Presi la Reaver e gliela infilai sul collo la prima volta e in testa un paio di
volte.
Alla fine uscì una nuvola nera. Bisognava evitare che prendesse forma. La colpii finché il pericolo non fu scongiurato.
Guardai il ragazzo. Era sfigurato di colpi subiti. Ma sembrava che avesse sulle labbra impresso un sorriso. Forse era
contento perché sapeva che, finalmente, era stato liberato da quella agonia.
La sua anima uscì. La vidi fare qualche giro intorno al cadavere per poi sparire nel Mondo Spirituale.
Lo raggiunsi e disse:
“Grazie di avermi liberato. Era brutto avere il proprio corpo, ma a governarlo non ero io, ma qualche altro.”,
per poi continuare tristemente:
“Fa quello che devi fare!”.
“Dimmi una cosa!”,
dissi io con fare consolatorio:
“Potresti dirmi come fare per distruggere la colonna?”.
Lui mi rispose:
“Non lo so. L’unica cosa che so è che ci hanno detto, a me e al mio compagno, è di non tirare quella leva, altrimenti
succedeva un disastro.”.
“Ti credo.”
dissi io, con fare più sicuro.
Ma mi sentivo in colpa per avere eliminato un così giovane ragazzo.
“E scommetto che non sai niente sulle altre!”,
chiesi ,sicuro della risposta.
“Non so niente.”
disse lui, sempre più dispiaciuto.
“Adesso cosa farai?”,
chiese lui, con un tono carico di paura.
“Devo battere anche io tuo “amico” e distruggere questa colonna, poi vedremo …”
risposi io lasciando intendere quello che voleva.
Ritornai alla colonna. L’altro soldato era lì che aspettava o il mio arrivo o il ritorno del suo amico.
Era inutile nascondersi, tanto valeva affrontarlo a viso aperto.
Lui disse:
“Allora l’hai ucciso? Bene, ora affronterai me.”.
Dopo qualche istante vidi il corpo del soldato deformarsi ed esplodere, lasciando spazio da una nuova creatura: un
grosso minotauro cornuto e pieno di muscoli. Il suo volto emanava un’espressione di cattiveria indescrivibile. Il suo colore
era il rosso come tutta la costruzione, solo più scuro. Portava degli stracci, giusto per coprire le parti basse dalla vita fin
alle ginocchia e il petto.
Dentro la stanza faceva caldo e lui sembrava goderci. Forse con la sua comparsa la temperatura sembrava essersi alzata.
Dal suo naso uscivano delle fiammelle e fumo.
A giudicare dalla sua altezza doveva raggiungere i due metri e mezzo come minimo, forse arrivava anche ai tre metri.
Aveva sempre in mano il suo martello, che si è adattato alle sue nuove misure. Con la sua forza riusciva tranquillamente a
tenerlo senza problemi con una mano. Fatto stava che restava un’arma lenta ma potente.
Venne avanti di colpo correndo. Quando mi fu vicino, alzò l’arma con due mani per dar più forza al colpo e tentò di
colpirmi. Io schivai il colpo con un balzo a destra. La terra tremò, si squarciò e spuntarono da terra delle enormi fiamme.
Alcune mi colpirono in pieno.
Ripresomi dal colpo dissi:
“Niente male quell’arma! Niente male davvero.”.
Stavolta partii io all’attacco, con la Reaver d’acqua sguainata. Lui preparò il colpo, sempre dall’altro, per quando gli fui
vicino. Aspettandomi quella reazione cambiai repentinamente direzione e aggirai il mio nemico. Quando ebbi le sue
spalle davanti riuscii a colpirlo sulla schiena. Emanò un urlo straziante. Levai dal suo corpo la mia arma, e lui si girò
inaspettatamente con il suo martello per colpirmi. Riuscì a prendermi in pieno. Le fiamme pervasero il mio corpo fino ad
uscirne fuori, poi, lacerando la carne.
Mi si avvicinò. Mi sollevò da terrà con la mano sinistra e mi stritolò il collo. Poi corse verso il muro e sbattei la schiena
sulla parete. Non riuscii nemmeno ad urlare da quanto forte che mi stringeva il collo.
Mentre io cercavo di aprire la sua mano con le mie lui aveva cambiato la sua espressione in una divertita. Si divertiva
molto a vedermi soffrire, dimenarmi per cercare di sopravvivere.
Ad un certo punto mi lascio andare e mi colpi con la testa del martello dove c’era il manico che sporgeva un poco. Sentii
comunque le fiamme che mi pervadevano e poi uscire dal mio corpo.
Una volta a terra in ginocchio, mi misi le mani al collo. Il mostro si mise a ridere. Poi prede fiato e sputo un fiammone
dalla sua bocca, che mi investi in pieno.
Sentivo le forze abbandonarmi. Non ce la facevo a resistere. Dopo qualche istante mi ritrovai nello Spectral.
Decisi che era meglio per me allontanarmi da lì. Poteva sempre seguirmi.
Mi allontanai. Lui mi raggiunse e mi guardò con uno sguardo di sfida. Non sapevo se sarei riuscito a resistere su quel
piano con quel mostro.
Decisi di correre via finche non mi sarei rigenerato. Quel mostro mi corse dietro. Per essere grande e grosso era veloce.
Riuscì a farmi cadere con il martello, che stranamente era riuscito a portarsi dietro. Mi girai verso di lui e cominciai a
strisciare indietro. Lui camminava per venirmi a prendere. Quando mi blocco con un piede e stava per colpirmi con il
martello, sparii dallo Spectral. Indietreggiando ero finito proprio dove volevo: sopra al portale.
Quell’essere mi raggiunse dopo qualche istante. Nel frattempo riuscii a pensare un attimo.
Mi nascosi dietro alle stalattiti velocemente e lo vidi apparire in quello. Una volta apparso, non vedendomi, cominciò ad
urlare furiosamente.
Cominciò a fiutare l’aria e a sbattere il martello a terra per farmi venir fuori. Ma non succedeva niente, oltre a qualche
scossa sismica e a fiamme che venivan fuori da terra.
La situazione non era delle migliori. Sembrava che dovesse venir giù tutto.
Ad un certo punto si fermò. Sembrava avesse visto qualcosa. Andò verso l’entrata della stanza.
Aspettai che mi superò, nascondendomi come potevo al suo passaggio. Una volta che fu all’ingresso lo attaccai al braccio
desto con la Reaver. Impressi tutta la mia forza per far affondare la lama nella carne. Dopo un enorme sforzo e le sue urla
di dolore che non finivano mai riuscii a tagliargli un braccio creando scompenso nel suo equilibrio, visto il peso dell’arma.
Ne approfittai per colpire di nuovo. Questa volta il colpo andò a segno solo di striscio visto che lui si stava riprendendo e
si stava girando.
Il suo sangue usciva a fiotti dal braccio e quando toccava terra riusciva a corrodere il pavimento. Non me ne accorsi
subito, ma quando capii che quel sangue era come un acido, lui fece una mossa col braccio in modo tale che il suo
sangue mi arrivasse sugli occhi. Non riuscii a schivare quella melma acida e così fui ferito al viso e, soprattutto, agli occhi.
Non riuscivo più a vederci.
Ad un tratto mi colpì con un calcio, mentre stavo barcollando, e fui scaraventato a terra distante. Cercai di riaprire gli
occhi, ma riuscivo a vedere solo molto sfuocatamente. Ma riuscivo a percepire che stava venendo avanti.
Mi mise un piede sul petto. Continuava a fuoriuscire liquido scuro dal suo braccio. Lui mi mise quel braccio sopra di me in
modo tale da fare danni senza fare tanta fatica.
Decisi di andare nello Spectral per evitare che mi colpisse e per sfuggirgli.
Una volta persa la materia, mi alzai. Bisognava allontanarsi da lì il prima possibile.
Andai sul pianerottolo al di sopra l’entrata.
Il mio nemico non si era ancora fatto vivo. A pensarci non mi sembrava un buon segno.
Tornai nel Mondo Materiale e vidi che si stava curando alla meno peggio il braccio sul fuoco che circondava la stanza. Poi
vidi che cercava di risvegliare dei mostriciattoli dalle fiamme. Già era difficile tenergli testa, figurarsi combattere anche dei
demoni etti di fuoco. Bisognava impedirglielo.
Sparai una serie di colpi cinetici. Andarono in maggioranza a segno. Questi proiettili lo distraerono dal suo intento e si
girò dalla mia parte ringhiando.
Facendoci caso la temperatura di quella stanza sembrava alzarsi ogni volta che cambiavo Regno. Fra un poco non si
riusciva più a respirare dal caldo.
Il minotauro corse verso l’entrata. Capii quello che volle fare una volta che fece ciò che aveva in mente: colpii la parete
dell’ingresso con il martello, in modo tale da farmi venire giù.
Allora io mi buttai giù e, una volta a terra, feci una capriola avanti per attutire la caduta.
Il mio nemico si girò e mi caricò con le corna. Riuscii a bloccargliele con le mani, facendomi indietreggiare di un paio di
metri. Spingeva con tutta la sua forza. Io non riuscivo a tenergli testa in quello scontro di forza. Decisi di spostarmi, e così
feci.
Mentre mi spostavo ruotando su me stesso, lo ferii con la Reaver al fianco. Non saprei dire in che maniera lo ferii, mi
bastava averlo ferito.
Mi caricò di nuovo, questa volta con più veemenza. Questa volta decisi di non rischiare e usai:
SPOILER (clicca per visualizzare)
.
La scossa gli fece perdere l’equilibrio e si ritrovò a terra. Ne approfittai subito.
Con un balzo gli fui sopra e gli recisi il collo. Ma, mentre facevo il lavoro, si riprese, ma non del tutto in tempo per salvarsi
la vita. Sangue nerastro veniva fuori dal collo a spruzzi. Io per sicurezza gli infilai la Reaver sulla schiena due o tre volte.
Spruzzi del suo sangue mi investirono. Quel dolore era sopportabile, visto che avevo finito il compito di eliminare le
guardie.
Adesso bisognava “spegnere” la colonna. Mi misi a guardarla. Sembrava avesse perso parte della sua lucentezza.
Intanto il sangue acido continuava a lavorare sulla mia pelle. Mi ritrovai nello Spectral senza neanche saperlo. Trovai
l’anima del mostro e quella del povero disgraziato.
Si sentiva sussurrare più volte:
“Grazie!”.
Infine assorbii l’anima del mostro e chiesi informazioni dall’anima. Questa sapeva meno di quella del suo amico.
Decisi di provare a vedere cosa succedeva azionando la leva.
Andai, tramite le pedane, sulla postazione sopra l’entrata. Presi la materia e andai ad azionare la leva.
Una volta azionata, le fiamme che circondavano la stanza si spensero, la temperatura si abbassò, la terra tremò. La
pavimentazione di distrusse e apparì un’enorme grata. Sotto di questa, c’era una moltitudine di fiamme.
Quando la terra smise di tremare, cominciai a tranquillizzarmi un poco.
Planai giù, e, quando fui a terra, la colonna cominciò a sparare delle sfere di fuoco nella mia direzione. Riuscii a schivare la
prima per un soffio, ma la seconda mi prese in pieno e fui scaraventato distante. Andò a segno anche la terza mentre mi
stavo rialzando e indietreggiai ancora. Questa volta mi alzai di colpo e una fera riuscii a pararla con la Reaver d’acqua. Le
fiamme si divisero per poi spegnersi in una vampata di vapore biancastro. La colonna cominciò a sparare sfere infuocate
all’impazzata. Poi cominciò a eruttare lava. Non c’era posto sicuro in quella stanza. La temperatura si stava rialzando
vertiginosamente. Non seppi più cosa fare.
Intanto la grata sottostante si faceva sempre più rovente. Le fiamme sottostanti la grata cominciarono ad alzarsi a sbuffi,
come se percepissero dov’ero e cercassero di farmi del male. Poi cominciarono a sputare fiamme all’impazzata.
Non potevo più stare dentro lì. Dovevo portarmi al sicuro. Schivando alla meno peggio le palle di fuoco e le fiamme
cercai di portarmi fuori dalla stanza. Ogni tanto venivo colpito o da una fiammata o da una palla di fuoco. Arrivai
all’ingresso al limite, ma, pur di uscire, feci un balzo e mi portai in salvo.
Ad un certo puntò, fra tutte quelle scosse, dovute anche ai martelli e all’attivazione della colonna, le pareti cominciarono
a creparsi significamente. Dalle crepe cominciarono ad uscire spruzzi d’acqua, soprattutto sa sopra e dalla parte opposta
all’ingresso.
Io ero all’ingresso che mi guardavo lo spettacolo. L’acqua raffreddava il magma e tutta la stanza e faceva sparire tutte le
palle di fuoco che la colonna sparava. Le fiamme che stavano alla base cominciarono pian piano a spegnersi, lasciando
libero uno spettacolo desolante.
L’acqua usciva sempre più forte distruggendo le pareti della stanza, lasciando libero parte del passaggio dell’ingresso.
Dentro non si riusciva bene a vedere cosa fosse successo, ma secondo i miei calcoli le fiamme e il magma doveva essersi
spento del tutto.
Sbirciai dalla parte del passaggio ancora aperto e vidi che era tutto tranquillo: non c’erano più fiamme che uscivano da
sotto, la colonna non sparava più palle di fuoco e non eruttava più (probabilmente perche del magma si era asciugato sui
bocchettoni) e la grata era distrutta.
C’era un enorme macello: tra detriti sparsi e le pareti sia della statua sia della stanza annerite. Ma si sentiva lo stesso il
potere della colonna. Si sentiva, inoltre, un’enorme umidità.
Guardai la colonna e la percorsi fino ai suoi piedi. La colonna era molto più grande di quello che era in precedenza. Ma ai
piedi vidi un pentagono con dei bracieri, ognuno piazzato su un vertice.
Mi avvicinai e vidi che erano un poco rovinati dai detriti scesi e pieni di acqua e di qualche pietra. Provai a togliere le
pietre e a congelare l’acqua. I bracieri cominciarono ad illuminarsi: si accendevano e si spegnevano ad intermittenza. Io mi
allontanai preoccupato. Decisi che era meglio uscire dalla stanza, perché il mio sesto senso mi diceva che stava per
succedere qualcosa e che era meglio non essere presenti.
Nel frattempo, la colonna cominciò a sputare di nuovo le palle di fuoco. I fori dovevano essersi liberati dalla roccia
magmatica grazie alla forza delle sfere stesse.
Ad un certo punto, dai bracieri cominciarono a salire dei getti d’acqua. Salirono per tutta la colonna a spirale, spegnendo
tutto ciò che di fuoco la colonna sparava. Poi i bracieri tremarono e caddero a terra, mentre l’acqua cominciava a
stringersi sempre di più sulla colonna. I cinque getti, oltre che a salire, presero anche a girare attorno alla colonna. Si
vedevano pezzi di roccia saltar via dalla colonna e i getti stringersi sempre di più. Il potere della colonna andava
scemando.
Una volta che i getti ebbero finito il loro compito distruttivo, ci fu un’esplosione così violenta che fui scaraventato molto
lontano. Quando mi ripresi ero nello Spectral coperto da pietre. Cercai di sgusciare fra le pietre, visto che c’era un poco di
spazio gatto dalla deformazione dello spazio che avviene dal Mondo materiale a quello Spettrale. E mi allontanai il più
possibile da lì. Non era ancora finita la caduta di pietre dal soffitto e le scosse di terremoto. Niente riusciva a fermare
quella corsa per salvarmi da quel disastro.
Una volta in salvo mi riposai un poco e assorbii qualche anima per riprendermi del tutto. C’erano un sacco di divoratori di
anime dei paraggi. Cercai di evitarli tutti. Qualcuno mi ostacolò e finì male.
Una volta che mi ero allontanato a dovere mi diressi verso il centro di quel reticolato di gallerie, per ritrovare i miei
compagni che avevano terminato la loro colonna e per dirigermi poi verso la prossima colonna.
Sinceramente ne avevo leggermente abbastanza di demoni, ma bisognava finire assolutamente la missione, altrimenti
nessuno me l’avrebbe perdonata. E soprattutto quel lavoro andava finito a tutti i costi ed il prima possibile. Chissà se
saremmo usciti da quell’inferno.
I miei pensieri andarono ai miei compagni in missione, soprattutto a quei due che vennero sotto, nelle gallerie con me.
Pensavo se avessero compiuto la distruzione della loro colonna, oppure se avessero avuto bisogno di una mano. Non
riuscivo a togliermi dalla mente che fossero periti nell’intento. Speravo soprattutto di ritrovarli dove ci siamo divisi per
rassicurarsi a vicenda sul fatto che avessero finito la loro parte. Mi sarei attristato se non ce l’avessero fatta.
Procedetti spedito verso la mia destinazione, sperando con tutto me stesso di ritrovare sani e salvi i miei amici
JUGGERNAUT
L' INFANTICIDIO DI AVERNUS
Ero immerso nella lettura di un ancestrale libro di incredibili fatture quando all’improvviso, nell’immensa
atavica biblioteca dell’ enorme Cattedrale Dell’ Anima, sentii un forte richiamo verso il salone principale.
Il mio sguardo si fece serio, chiusi il tomo e lo riposi al suo posto mentre i vessilli e gli stendardi di quell’
arcano luogo sembravano osservarmi.
Il mio passo si fece deciso, veloce, sentivo che la situazione non era per nulla rosea e che serviva il mio
umile aiuto.
Varcata la soglia vidi tutti i mietitori intorno al Mentalista Respen che parlava con il cavaliere Xado : “Non
essere troppo avventato! Ammetto il tuo valore di cavaliere ma come tu stesso hai detto hai bisogno di
aiuto”
Non capivo cosa stesse succedendo fino a quando il mietitore supremo incrociò il mio volitivo sguardo e,
in quel preciso istante, un veloce flash della situazione saturò la mia mente. Vidi l’immensa cattedrale di
Avernus minacciata da un piano diabolico attentamente studiato da un falso sacerdote di nome Galash.
“Però…”, pensai tra me e me, “ è un grande stratega…..peccato che regga il gonfalone sbagliato”
Capii il contesto situazionale e, con travolgente foga, mi avvicinai ai miei compagni e dissi :” Sono appena
entrato nell’alleanza e sarà per me un piacere aiutare”.
Dopo il mio celere intervento il cavaliere Xado si girò e, rivolgendosi a tutti noi disse:” Muoviamoci
mietitori, il tempo non è di certo dalla nostra parte…dobbiamo salvare la popolazione di Avernus,
distruggere le colonne e fermare il diabolico piano di quel putativo sacerdote”
Iniziammo a correre verso la città, il passo del gruppo non era certo un problema per la mia velocità
leggermente amplificata dai poteri della mia nuova mietitrice d’aria.
Ora ero un completo mietitore d’anime.
L’incredibile paesaggio di Nosgoth era capace, ancora una volta, di incutermi un senso di appagamento
per l’incredibile bellezza degli alberi che sprizzavano uno sfavillante color verde smeraldo. Il cielo era
pulito, completamente sgombro di nuvole e il sole batteva forte sulle nostre vesti e pelli corrotte.
Continuammo a correre mentre attraversavamo velocemente campi di grano che, volgendo lo sguardo
all’orizzonte, sembravano perdersi nell’infinito regalando al mio caparbio sguardo, la bellezza del loro
colore giallo intenso, amplificato dalla luce del giorno.
Gli animali, ignari dell’incombente minaccia, continuavano la loro ciclica vita raccogliendo cibo,
nascondendosi al nostro arrivo e fissandoci timidamente mentre correvamo lasciandoci alle spalle tutta
quella folta natura.
Il sole iniziò a calare quando arrivammo nei pressi della maestosa città in cima ad una piccola collinetta.
Ci appostammo li in modo che Xado potesse assegnarci i compiti.
Una volta che il cavaliere si mise d’accordo con tutti i mietitori di rango più alto si girò verso di me e Lady
Elizabeth e, con voce ferma e profonda disse: “Juggernaut , Lady Elizabeth nonostante la vostra
inesperienza vi do un compito della massima importanza, è il motivo per cui siamo qui: mettere in salvo
la popolazione di Avernus. Prima di tutto mettete in salvo gli infanti destinati al sacrificio,” prese il
ciondolo del figlio di Carl e lo consegnò a Lady Elizabeth “Questo ciondolo appartiene ad un taverniere di
nome Carl. Andate da lui ditegli che suo figlio è stato trasformato in un mostro e cercate di farvi aiutare a
far scappare la popolazione. Sicuramente conoscono molti passaggi segreti che escono dalla città. Lascio
a voi la scelta di dove portarli domattina potranno rientrare in città. Inoltre dovrete proteggerli
sicuramente i vampiri selvaggi non si lasceranno sfuggire l’occasione di fare razzia. Li lascio nelle vostre
mani!”
Sentivo il peso della responsabilità sulle mie spalle, gli infanti sarebbero serviti per completare il rituale di
trasformazione dell’esercito Saraphan in una legione di demoni devoti a quell’astuto sacerdote venditore
di fumo; dovevamo fare in fretta.
La risolutezza sarebbe stata fondamentale in questa complicata ma, nello stesso tempo, delicata
missione.
Serrai gli artigli, deciso a sacrificare anima e corpo alla causa mentre leggere scosse elettriche avvolsero
le mie mani da mietitore.
Tutti i mietitori si divisero lasciandomi sulla collina; prima di intervenire volevo studiare la città da quella
posizione e forse, guardando attentamente con i miei bianchi occhi, avrei potuto capire la posizione
dell’asilo.
“Bingo…..” pensai mentre il mio sguardo volgeva verso la struttura situata a nord est della città. Avrei
dovuto attraversare quasi tutto il borgo per arrivare in quell’ubicazione, il compito sarebbe stato arduo
visto che i cavalieri, o demoni a dir si voglia, avrebbero tentato di fermarmi in tutti i modi possibili.
Lasciai momentaneamente il regno materiale in modo tale da trovare una grata grazie alla quale sarei
stato in grado di passare all’interno della monumentale città.
Le mura si ergevano dirimpetto al mio corpo corrotto ma, fortunatamente per me, la ricerca non fu
ardua.
Difatti c’era una grata che fungeva da scolo dell’acqua piovana abbastanza grande da farmi entrare nella
città. Non esitai ed entrai convito nell’anima e nel cuore che la missione l’avrei portata a termine.
Passare nello Spectral oltre che necessario fu un toccasana per me, finalmente la stanchezza nel
mantenere il mio corpo materiale si assopì e potei divorare 4 anime fluttuanti che vagavano nell’etere,
sarebbero servite per l’imminente battaglia.
“Chissà a che punto sono i miei compagni d’arme” pensai tra me e me mentre ero alla ricerca di un
portale che potesse concedermi la grazia di assaporare di nuovo i profumi e i colori del mondo dei vivi.
La cittadina di Avernus, in quella dimensione, era completamente distorta, il contrasto grigio/verde dello
Spectral impregnò la mia vista mentre vicino a una casupola, non lontano dall’immensa cattedrale, il
turbinio di un piccolo portale richiamò la mia attenzione.
Mi posai delicatamente su di esso, feci un lungo e respiro e poi, parlando a sotto voce dissi:” Glifo di
spostamento” .
Quando aprii gli occhi mi ritrovai nel materiale vicino a una piccola casa dentro ad una via poco
frequentata.
Volsi lo sguardo alla mia destra ed iniziai a correre nella speranza di arrivare in tempo e salvare i bambini
dalle grinfie di quei cavalieri traviati.
Non avevo alcuna idea della possanza del nemico ne la quantità di fanti che avrei trovato nell’asilo, ma la
mia missione era troppo importante per preoccuparmi di ciò.
Avrei sconfitto chiunque avrebbe voluto mettermi i bastoni fra le ruote.
Inizia a camminare furtivamente, l’asilo era a pochi metri di distanza e, per sicurezza, attivai la visione
veggente. Attorno a me non c’era nessuno ma potevo fiutare l’odore del pericolo.
Arrivai innanzi alla struttura ove gli infanti sarebbero stati rapiti e, grazie al potenziamento dei miei occhi,
vidi chiaramente che il salone principale era sgombro tranne che per tre entità chiaramente ostili.
I bambini erano rinchiusi nel dormitorio, dovevo fare in fretta. Alzai il palmo della mia mano in direzione
della porta principale e, concentrando la mia forza, scagliai un proiettile telecinetico.
L’impatto fu violento e il portone fu scagliato veementemente verso i tre nemici che scansarono il colpo.
“Caspita…..la mietitrice d’aria ha potenziato anche il mio proiettile telecinetico….fantastico” elucubrai
mentre fissavo con aria di sfida i tre cavalieri che reggevano i loro spadoni pronti per la battaglia.
Il milite nel mezzo indossava una sfavillante armatura dal color bronzo era chiaro che era il capitano di
quel piccolo drappo. Evidentemente il falso sacerdote aveva mandato il suddetto soldato per via della sua
abilità in combattimento.
“Finalmente sei arrivato misero mietitore! Ti stavamo aspettando. Tu e i tuoi amici perirete e noi, una
volta rinati con un esercito al comando, schiacceremo Nosgoth sotto il giogo della nostra tirannia. Il male
trionferà! “
Puntai il mio artiglio verso di lui con espressione cupa ed aggressiva e, nonostante la collera stava per
prendere il sopravvento, risposi placidamente.
“ Credi che il male trionferà? Bene e male sono piatti della stessa bilancia, è sufficiente un chicco di riso
per sbilanciarla ma non stai considerando l’ago! Io e i miei compagni siamo, l’ordine, l’equilibrio,
riportiamo Nosgoth nell’armonia della coerenza ecco cosa facciamo. Noi siamo quell’ago. Se un piatto si
sbilancia troppo, il nostro compito è riportare la stabilità con coercizione.”
Una vistosa risata, lugubre e gutturale, uscì dalle fauci di quel posticcio cavaliere e, con la sua roca voce,
rispose:” Bene e male tu dici? Dovresti saperlo meglio di me che la lotta tra bene e male è infinita e
sempre lo sarà! E’ inutile opporsi ma è ovvio constatare che il male è sempre avvantaggiato. Nell’animo
di chiunque pulsa un barlume di malvagità, anche nell’ umano più socievole. Questo mondo è al di la della
redenzione. Assassini, vigliacchi, traditori, cospirazioni, Nosgoth ne è stracolma. Tu e i tuoi compagni
d’arme potrete essere anche l’ago della bilancia, ma sarete sempre infallibili? Ed ora può bastare così,
non ci combatteremo con lemme di cotale eleganza ma con spade e fendenti e vedremo alla fine dove
penderà il bilanciere!......ATTACCATE”.
Evocai la mietitrice d’aria, il suo suono sembrò come un grido stridulo, mentre i due cavalieri mi
attaccarono all’unisono. Il concupito oggetto mi dava un senso di infallibilità e potenza.
Non ero di certo un eccellente spadaccino, la mia tecnica era modesta visto e considerato che, un tempo,
quando ero ancora umano, mi insegnarono le principali abilità di uno schermitore per difendere il mio
sobborgo natale.
La stoccata del primo cavaliere fu facile da respingere e il mio contrattacco fu imminente. Riuscì a
tagliargli il braccio sinistro e, tra zampilli di sangue cremisi e urla strazianti, il secondo cavaliere non si
fece aspettare.
Si succedettero diverse stoccate mentre l’altro soldato si rimetteva in piedi a stento reggendo a fatica la
spada.
Il milite ferito decise di mettersi alle mie spalle in modo da circondarmi, essendo impegnato gia in un
combattimento egli si sarebbe approfittato di siffatta situazione per attaccarmi alle spalle e uccidermi;
non l’avrei permesso.
Parai una stilettata e, mentre tentava di sbilanciarmi con la forza spada contro spada, voltai per un
istante il mio sguardo puntai il palmo della mia mano sinistra contro il soldato ferito e gli scagliai addosso
un proiettile telecinetico.
La forza del colpo lo fece sbattere contro la parete facendogli sputare del sangue. Il mio viso era madido
di sudore ma riuscivo a gestire abbastanza bene la situazione.
Feci perdere l’equilibrio al soldato il quale rischiò di cadere ma rivolgendo la punta della spada sul
pavimento dell’asilo riuscì a tenersi in piedi.
Quella distrazione mi permise di correre in direzione del milite ferito e, con forza imperante, conficcai nel
petto la mietitrice d’aria uccidendolo sul colpo.
Riuscì a divorargli l’anima in tempo e difatti, una volta voltatomi verso l’altro fante, vidi chiaramente che
mi stava gia caricando.
Il mio volto era corrugato in una smorfia di tensione e la concentrazione era alle stelle. Potevo sentire il
cuore che batteva a ritmo frenetico nella mia testa.
Impugnai con forza preponderante l’elsa della lama fantasma pronto a respingere l’attacco del cavaliere
nemico.
Il capitano continuava a osservarmi con sguardo compiaciuto mentre un pallido sorriso compariva
pudibondo sul suo lugubre viso leggermente mascherato dai lunghi capelli color nero pece.
Il frastuono dello scontro tra le due lame riecheggiò nell’enorme salone dell’asilo di Avernus e, mentre i
miei attacchi si facevano sempre più efficaci, il soldato in disparte decise di estrarre la spada.
In quel preciso istante schivai un fendente del guerriero e, dopo una giravolta, gli troncai di netto la
testa. Cadde copiosamente sul suolo dell’asilo mentre il sangue sgorgava imperterrito dall’enorme ferita.
Feci un profondo respiro e mi voltai verso il mio prossimo nemico intento a trattenere una risata dalle sue
fauci.
“ Finalmente ti sei liberato di questi due buoni a nulla” disse mentre continuava a fissarmi con aria di
sfida.
Contraccambiai lo sguardo e, subito dopo, replicai: “ Se vuoi sperare di battermi devi impegnarti molto
più di queste semplici pedine….Forza burattinaio scendi in campo e facciamola finita”.
La risposta non si fece attendere e difatti, dopo una breve ghignata, rispose:” Hai ragione…erano delle
semplici pedine ma non burattini!! Erano dei pedoni di una scacchiera! Sacrificabili…ora ti trovi davanti al
Re….impegnati mietitore questo scontro sarà arduo”.
Mentre attendevo il suo attacco varie scariche elettriche circondarono il mio corpo, iniziai a concentrarmi
per utilizzare la mia tecnica in futuro.
Il volto del nemico celò un velo di curiosità nel veder emanare dal mio corpo un’energia luminescente di
quel genere.
Dopo poche stoccate capii perfettamente che quel nemico possedeva una superiorità bellica quasi
egemone nei miei riguardi. Paravo a fatica, solo la mia velocità mi consentiva di schivare i suoi assalti. Ma
per quanto tempo avrei potuto reggermi sulla difensiva? Non ero ancora in grado di sfruttare tutte le
potenzialità della mietitrice d’anime imbevuta con il potere etereo dell’aria e la fatica dello scontro
iniziava a farsi sentire.
Difatti, dopo essermi distratto un momento per colpa del travaglio della lotta, la sua spada mi trafisse una
spalla facendomi urlare a denti stretti di dolore.
La ferita pulsava e bruciava brutalmente. Sfilò subito la lama dalla lacerazione e si compiacque nel vedere
che mi aveva messo alle strette.
Annaspai dalla debolezza ma furbescamente riuscì a trovare una semplice soluzione. Mi girai di scatto e
inghiottì l’anima del secondo cavaliere che mi curò la ferita.
“1 a 0 per me, mietitore” disse il demone accennando un inchino a braccia aperte. Ovviamente era solo
una provocazione che il mio orgoglio non poteva accettare. “Vuoi il gioco duro eh” dissi con tono alterato
e di cimento.
Mi alzai di scatto allargando gambe e braccia, avvicinai i palmi delle mie mani puntando il simulato
cavaliere e, mentre concentravo la mia forza, delle scariche elettriche percorsero il mio corpo
accumulandosi davanti alle mani creando archi voltaici che toccarono le pareti dell’aula per piccoli istanti.
Il fragore della corrente non sembrava turbare il cavaliere. Scagliai una raffica di proiettili elettrici ma con
incredibile agilità il cavaliere li schivò.
“Dannazione non è possibile essere così veloci!! “ cogitai mentre i miei globi mancavano il bersaglio.
Scaricai un'altra mitragliata di proiettili che vennero scansati nuovamente. Ero affaticato, le capacità di
spadaccino erano di gran lunga inferiori alla sua e la mia tecnica più potente risultò inutile. Iniziai a
pensare che la missione sarebbe fallita ma ad un tratto mi balenò un idea nella mente.
Mi alzai e corsi con tutta la velocità che avevo in corpo verso il demone. Si accorse a fatica del mio arrivo,
appoggiai i palmi sul petto coperto dall’armatura di bronzo e convogliai tutto il voltaggio che riuscì a
generare nei palmi.
La corrente si dipanò per tutta l’armatura procurandogli lievi ustioni. Ero troppo stanco per carbonizzarlo.
Dopo il mio attacco il cavaliere mi sferrò calci e pugni facendomi cadere a terra. “Sei stato furbo a
utilizzare la tua tecnica ravvicinato, peccato che contro di me non hai speranze! Sei stanco e ora morirai
come un cane”.
Iniziai a ridere mentre il sangue mi colava dalla testa, dovevo fare in fretta sentivo che lo Spectral mi
stava chiamando a se.
“Che cos’hai da ridere tanto? Non ti capaciti della tua sconfitta? Porterò gli infanti dal mio sacerdote e
creerò assieme a lui un esercito devoto! Hai perso, il Re sta per divorare la torre”.
Ridevo a fatica mentre i miei respiri affannosi scandivano i secondi e alzando lievemente lo sguardo
replicai: “Credi davvero che il mio ultimo attacco serviva per metterti fuori gioco? Il mio unico scopo è
stato quello di caricare negativamente la tua armatura! Ho trattenuto con la mia volontà i globi vicino al
soffitto una volta che li hai schivati e tu, nella tua frenesia combattiva, non ti sei reso conto che non si
erano dispersi e non sai neanche che sono caricati positivamente. Ciò significa che al mio segnale sarai
morto”.
I proiettili di corrente voltaica circondarono il demone tutti attorno considerevolmente attratti
dall’armatura. Solo la mia forza mentale li teneva a freno.
“NOOOOO, non è possibile………”.
Fissai il demone consapevole della sua imminente morte e dissi: “ Oh si che è possibile….Scacco Matto”
schioccai le dita.
10 interminabili secondi di bombardamento si succedettero mentre da seduto assistevo alla scena. Un
fragore incessante saturò al sala e, una volta finito l’attacco, divorai l’anima del mio nemico. Fu un pasto
rigenerante. La sua anima era forte, riuscì a ripararmi le varie ferite e a restituirmi un po’ di vigore.
Aprii di scatto la porta del dormitorio dove vari bambini piangevano tenendosi vicino mentre diversi
adulti, forse genitori o forse i vari maestri, tentavano di calmarli.
“Forza uscite, siete liberi vi condurrò fuori dalla città di Avernus e domattina tutto sarà risolto, potrete
tornare alle vostre case tranquillamente ma ora non discutete e seguitemi” , dissi agli adulti.
In fretta e furia evacuammo l’asilo e, mentre correvamo nel tentativo di cercare una via di fuga, un uomo
uscì da una taverna vicina e mi corse incontro.
“ Venerabile mietitore, una sua compagna mi ha detto che sareste arrivati. Mi chiamo Carl, ho sentito che
è successo a mio figlio sono addolorato ma non posso far altro che aiutarvi. Vi prego entrate nella mia
taverna”.
Guardai l’uomo che tratteneva a stento le lacrime mentre continuava a deglutire per impedirsi di
scoppiare a piangere.
“Mi dispiace per tuo figlio Carl….ma ora ciò che è importante è uscire da questa città, non posso seguirvi
ergo, per questo motivo, non entrerò nella vostra taverna”.
Stavo per andarmene quando il taverniere mi prese un braccio, mi fermò e con voce rotta di dolore
rispose: “non vi preoccupate, sotto alla mia taverna ci sono una serie di gallerie che comunicano con
l’esterno, le usavo per arrotondare, contrabbandavo alcool. Seguitemi e in meno di 10 minuti saremo
fuori dalle mura….ho gia radunato qualche compaesano.”
Sia io che i bambini con gli adulti seguimmo il taverniere. Ciò che disse corrispose al vero.
Difatti, all’interno della sua taverna, molta gente rannicchiata singhiozzava per la paura e, dopo aver
aperto una botola, ci infilammo tutti in fila.
Dopo qualche decina di minuti di cammino spuntammo da un piccolo pozzo al di fuori delle mura della
cittadina di Avernus, sentivo diverse esplosioni. I miei compagni stavano gia combattendo.
Ero riuscito a compiere la mia missione. Portai in salvo i bambini ed altra gente di Avernus, ora non
dovevo far altro che vegliare su di loro fino alla mattina.
ASGARATH
Quinta colonna: la razza dimenticata!
La scalinata si protendeva verso l’alto, davanti a me.
Gradini in solida pietra, scivolosi, consunti e sgretolati, rischiarati dalle torce appese simmetricamente
alle pareti del tunnel che ascendeva verso l’alto.
Quella era la mia meta. La fine del mio viaggio.
Un senso di inadeguatezza e di timore si insinuò…
Razgriz non ce l’aveva fatta.
Avevo aspetto lui e Darwin alla Colonna d’Aria, come convenuto, osservando gli strani esseri che la
proteggevano da un anfratto nascosto, timoroso di esser scoperto. Ma solo il mietitore Rahabim si era
fatto vivo.
Dell’altro, nessuna traccia.
Anche Darwin fu perplesso, al mio arrivo.
Stava andando talmente spedito che per poco non finì contro i due guardiani.
Lo avevo afferrato per un braccio e l’avevo trascinato nella nicchia, cogliendolo di sorpresa.
Per poco non mi aveva trinciato. Forse avrei dovuto esser più diplomatico…
“Dov’è Razgriz?” mi chiese, ripresosi dallo spavento.
“Non lo so. E non me la sento di lasciarti da solo contro quei due mostri” gli risposi, additando i guardiani
della quarta colonna elementale.
“Dannazione! Il suo potere è legato all’Aria, come questa colonna! Senza di lui sarà molto più difficile
abbatterli! So che non potrebbe danneggiarli granché, però poteva esser un buon diversivo!”
“E’ vero!” avevo osservato. “Potremmo aspettarlo, ma non penso che sia la cosa più saggia. Non abbiamo
tutta la notte, maledizione!” avevo risposto, guardandomi indietro.
“Gli diamo dieci minuti! Se non arriva, attacchiamo! Coglieremo i due demoni di sorpresa, che ne dici?”
dissi a Darwin.
Lui mi aveva fissato dubbioso, pieno di paure.
“Se i tuoi demoni son stati duri quanto i miei, allora la paura che leggo nei tuoi occhi ha ragion d’essere!”
gli avevo detto “Ma adesso saremo in due! Avrai il mio appeggio! Non dovremo preoccuparc…”
“ASGARATH! Darwin!” La voce di Respen tuonò nelle nostre menti, facendosi sobbalzare.
“Maestro… Che cosa è successo?”
“Razgriz non ce l'ha fatta.” Rispose Respen senza tanti giri di parole.
“L’hanno distrutto?”
“E’ probabile. Non sento la sua mente né nel Regno Materiale né nel Regno Spettrale. Eppure non mi son
giunti echi del suo combattimento… La stanza della Terra potrebbe esser stata schermata ai poteri,
considerando che è l’elemento opposto all’Aria, elemento allineato al mio Pilastro…In tal caso, potrei
anche non essermi accorto della sua dipartita…”
“E allora, sire?” aveva chiesto Darwin, preoccupato. I nostri pensieri erano legati da fili invisibili in quel
momento, i miei, i suoi e quelli del Mentalita.
“E allora, ho dato ordine a Xado e a Juggernaut di prendersi cura della colonna di Terra. Sto cercando di
contattare anche qualche altro Mietitore per dar loro man forte, ma non so se arriveranno qua in tempo.”
“Juggernaut?” avevo chiesto “Ma non doveva evacuare gli infanti con Elizabeth?”
“Si. Ci son riusciti, e la popolazione è al sicuro. Elizabeth si sta prendendo cura di loro e degli altri sfollati.
Nessun corrotto farà del male a quella gente!” rispose Respen.
“Avete fatto una scelta giusta. La spada di Juggernaut può distruggere la Colonna, e Xado è il mietitore
più potente della cattedrale, assieme a voi e a Bleed.” Replicai, dopo una lunga riflessione.
“E noi che facciamo?” chiese mentalmente Darwin
“Voi… Potreste cooperare, ma è rischioso. È già la quarta ora del mattino. Non manca molto all’alba. Le
colonne devono esser distrutte ora, o non avrete altre occasioni.”
“Va bene…Mi occuperò io di questa colonna. Asgarath, vai a distruggere l’ultima. E fa attenzione” rispose
telepaticamente Darwin.
“il tuo coraggio è ammirevole ma… Maestro, con tutto il rispetto, non credo che sia molto saggio per la
sua incolumità lasciarlo da solo contro quei due!” ribattei.
“Capisco le tue perplessità, Asgarath, ma è un rischio calcolato. La quinta colonna ospita dei mali molto
più forti delle altre quattro. E non riesco a penetrarla con i miei poteri. Non posso dirvi cosa vi aspetta lì!
Ho bisogno di una persona abbastanza potente da riuscire a superarne le difese, da scoprirne la natura e
da distruggerla. Se ora indugi ad aiutare Darwin, non farai in tempo… sarà una battaglia molto ardua…”
Rimanemmo in silenzio, sconvolti dalla gravità della situazione e delle parole del nostro signore.
“Come detto prima, Asgarath…Quei due esseri sono miei!” disse Darwin, additando la quarta caverna.
“Va bene” sospirai mentalmente. “Farò come voi mi chiedete, Maestro. Spero che le vostre speranze non
siano mal riposte.”
“Lo spero anche io. Ora va’, druido,e rendimi ancora una volta orgoglioso di te!”
La voce di Respen era taciuta, e il legame mentale si recise.
Io e Darwin ci fissammo per qualche secondo, ci scambiammo un cenno di assenso e ci dividemmo.
Io presi la strada che andava a nord, andai nello Spectral e scappai via, diretto al vertice del Pentagono
Maledetto.
Lui, avanzò verso la sua sorte.
Questo era ciò che era accaduto qualche ora prima.
E ora, era quasi l’alba. Anche se viaggiando nel Regno Spettrale non avevo incontrato grossi pericoli, le
caverne di Avernus erano comunque un labirinto inesplicabile. Avevo perso quasi mezz’ora per trovare la
strada giusta.
E ora non avevo più tempo per esitazioni o tentennamenti.
Dovevo rischiare il tutto e per tutto.
Cominciai a salire i gradini, mietitrice sguainata per rischiararmi il cammino.
Raggiunsi un luogo strano, diverso dai soliti. Una porta metallica, senza maniglie e cardini, si protendeva
dinnanzi a me, ricoperta di strane rune di un’arcana lingua morta. Erano verdi luminescenti ed
emettevano un malefico sfavillio. Mi guardai attorno, in cerca di un modo per entrare.
Ma non ne vidi.
Oltre la porta, sentivo delle voci.
Un chiacchiericcio indistinto.
Formule e riti recitati in una lingua orribile, come se qualcuno parlasse alla rovescia.
Che cosa c’era oltre quel luogo?
Non avevo più dubbi che mi aspettava qualcosa di diverso, per la quinta colonna. Le altre erano più o
meno identiche, demoni elementali di guardia, meccanismi e magie di difesa glifici delle colonne stesse…
Ma questa… Questa opera non era di fattura demoniaca… Doveva esser di qualche altra specie… Possibile
che stessi per varcare un recondito santuario degli Hylden?
I vagiti divennero urla. Urla strazianti e poi si spensero.
Rabbrividii.
Sentivo che una vita era stata appena consumata.
Non esitai più.
Mi eiettai nel Regno Spettrale, a corto di ideem e lì, in mezzo alla porta glifica, resa concava dalla
distorsione dimensionale, trovai un’esile spiraglio in cui passare, anche se a fatica.
Raggiunsi una sala orre3nda: una rotonda.
Una grata metallica si protendeva dal lato opposto alla porta.
Lampade gli fiche rotonde, brillanti di una malefica luce verde, ardevano tutt’attorno alle pareti.
Al suolo tracce di sangue, la pavimentazione lorda del liquido vitale, versato da chissà chi per chissà quali
scopi.
Ma la cosa più angosciante, era il fatto che quel luogo era colmo fino all’orlo di anime.
Spiriti di neonati, anime di infanti, urlanti, gementi e straziate. Tutte vite spente appena nate, finite
tr0oppo presto nello spectral.
Vidi un portale in mezzo alla sala.
Ci saltai dentro e mi materializzai…
E non so chi fu più stupido.
Me, che mi trovavo circondato da cinque sacerdoti di Galesh? I sacerdoti stessi, interrotti nel bel mezzo di
un rito magico, con la stanza ancora satura della magia evocata dalle loro blasfeme parole? O l’assassino,
chino sull’altare, uno di loro recante un pugnale insanguinato in mano?
Guardai loro, poi l’altare, poi il corpo senza vita del neonato che giaceva in esso, con un coltello piantato
nel piccolo petto.
Vidi il terrore negli occhi dell’assasisno al vedermi.
E loro videro la rabbia neglin occhi miei, per quel che avevano appena fatto, e che avevano continuato a
fare percosì tanto tempo.
– In nome del Profeta! Un… Un…Un miet… – l’assassino gemette.
Il mio grido di rabbia. La mietitrice che guizzava famelica dalla mia mano, la testa dell’infanticida recisa di
netto dalle fiamme della spada.
La sua anima divorata davanti agli occhi atterriti dei suoi colleghi, il suo corpo che cadeva in un bagno di
sangue ai piedi della sua vittime, in ginocchiom come a render perdono del misfatto.
I sacerdoti cercaron di reagire.
Tiraron fuori i loro pugnali e cercaron di attaccarmi.
Precognizione.
Erano deboli. Erano vecchi. Era facile evitare i loro colpi.
Non ebbi pietà né misericordia in quei momenti, tanto ero sdegnato da cotal orrore.
Un balzo mortale per evitare i miei assalitori, mi portai dietro di uno di loro, lo gettai contro un compagno
che aveva ancora il gladio tratto. Morì per mano suo.
Subito dopo, il fuoco magico esplose dealle mie mani,colpendo l’omicida involontario e un altro suo
compagno.
Le fiamme gli scagliaron con violenza contro le pareti, gli consumarono fra grida e gemiti di orrore e
terrore.si fecero strada nelle loro carni fino a dilaniare il loro spirito impuro e corrotto, rendendoli
consapevoli della follia della loro sciagurata esistenza.
Ridotti a due torce umane carbonizzate, i sacerdoti morirono.
L’ultimo superstite, mi guardò in preda al terrore. Lasciò cadere il pugnale a terra e mormorò un
incantesimo.
La porta metallica davanti a lui, dalla quale ero entrato nello Spectral si aprì con uno stridìo.
Le ante scivolarono in nicchie predisposte nel muro in precedenza.,
Il sacerdote fuggì, o almeno provò a farlo. Non aveva nemmeno fatto un passo, che un colpo cinetico
scagliato a piena potenza lo colpì in piena nuca. L’uomo cadde in avanti col collo spezzato. Rotolò per la
scalinata sottostante e poi giacque immobile.
Lo raggiunsi e vidi la sua anima uscire dal corpo.
– Salutami l’Uno, omicida!
La divorai.
Mi eiettai nel Regno Spettrale e tornai nella sala degli infanti sacrificati. Le anime dei quattro sacerdoti
morti poco prima avevano raggiunto le loro vittime… Provai un certo moto di soddisfazione nel veder le
loro espressioni sconvolte e inorridite di fronte alllo spettacolo che loro stessi avevano creato.
– Vi piace, spero… E’ piacevole come spegnere le loro vite vero?” gli gridai, sovrastando le strida senza
pace delle anime degli infanti.
I fantasmi mi guardarono inorriditi.
–Sarei tentato dal lasciarvi qui per l’eternità assieme a coloro a cui avete spento la vita, assassini! Ora,
se non volete che lo faccia… Parlate!!
– C… Cosa vuoi sapere… –mormorò uno di loro.
– Chi c’è oltre la grata di questa stanza? Che demoni proteggono la quinta colonna? A quale elemento è
allineata? DITEMELO!
– Ma…Ma noi non lo sappiamo!Non siamo mai andatioltre quella grata! Galesh ci ha solo ordinato di
andare qua a sbarazzarci di alcuni infanti. Noi non abbiamo idea di…
– Volete dire che avete sterminato tutit questi bambini senza nemmneno sapere perché???? –gridai, al
colmo della furia.
– Noi…
– Basta! Lascerò a qualcuno ancora più orribile del vostro crimine, il piacere di prendersi cura di voi!
Stolti!
Detto ciò, li divorai senza esitare.
Sfamatomi, crollai a terra, esausto e tremante per il nervoso. Mai, mai avevoi provato in tutta la mia
esistenza, una simile ira.
Ora capivo perché Xado ne aveva fatto una questione personale…
Guardai le anime degli infanti, e se avessi potuto, avrei pianto per ognuno di loro.
Per qualche motivo a me ignoto, il loro pianto in quel momento si placò. Si limitarono a vorticare attorno
a me, in una stranza danza che interpreatai come un grazie.
“Quando questa storia sarà finita, chiederò all’Alleanza se è possibile far qualcosa per voi, piccoli!
Liberarmi o… che so… Permettervi di rinascere! Forse Soul potrà far qualcosa.” mormorai, rialzandomi.
Andai verso la grata, rivolsi un ultimo sguardo ai bambini e poi la oltrepassai con le mie capacità da
mietitore.
Ero deciso a vedere che segreto nascondesse quel luogo.
E chi c’era dietro a tutta quella follia.
Non so perché, ma sentivo che Galesh era solo un burattino. Ma se lui era il ‘Moebiuis’ della storia, chi era
‘l’Anziano?’
5.2 IL DEMONE DELLA FOLLIA
Varcata la grata, mi ritrovai in un lungo tunnel spiraleggiante, che serpeggiava verso l’alto. Percorsi quella
bizzarra chiocciola nello spectral, senza incontrale ostacoli o resistenze, avanzando circospetto, mietitrice
in pugno, verde e sfavillante di energia spettrale.
Le arcane rune verdi e malefiche che avevo visto prima, c’erano anche in quel corridoio e correvano per
tutte le pareti in linee parallele, che a volte si dividevano, e altre volte si intersecavano. Col tempo
imparai a rioconsocer alcuni simboli, e da quei pochi che riuscii ad interpretare, capii che quelle erano
rune di evocazione. Erano antichissime, scritte forse nella lingua degli hylden e forse quel luogo risaliva
proprio all’epoca della loro guerra con gli Alati.
Ma sembravano esser appena state incise, come se non risentissero dei segnidel tempo o come se
qualcosa di recente, le avesse risvegliate.
Raggiunsi il termine della cornucopia, ritrovandomi dinnanzi a una seconda grata. La oltrepassai e mi
ritrovai in una stanza circolare, dal tetto a volta, sorretta da quattro colonne. Una lunga serie di tunnel
dipartiva in varie direzioni dalle sue pareti, perdendosi nell’oscurita. Questo luogo era diverso dal restio:
era tutto in solida pietra, ed era ricoperto da mattoni e calcinacci grigi, consunti e rovinati dal tempo.
Qua e là, per le pareti, vi erano delle alcove, e nelle nicchie potevo veder calici e reliquie religiose
protette da teche di vetro,e alcune tombe, ospitanti ancora i corpi dei loro proprietari.
Sopra la volta della stanza, vi era un enorme croce appesa alla sommità per mezzo di una catena.
Delle scalinate si dipartivano da un corridoio laterale, portando ai livelli superiori.
Capii che mi trovavo in una catacomba, forse nei sotterranei di una chiesa del quartiere nord della città.
Al centro della stanza vi era un portale e lo usai per riprender materia.
Nel Regno Materiale, la camera a volta era completamente avvolta dalle tenebre e solo poche fiaccole
appese alle pareti la rischiaravano.
Incuriosito, la esplorai.
Prima di tutto controllai i tunnel.
Alcuni finivano in caverne con profondi baratri insormontabili. Di lì non si passava.
Altri due facevano il giro in tondo, confluendo a metà strada, e alla fine, dopo averne percorso tutta la
circonferenza in lungo e in largo, mi ritrovavo nuovamente nella cripta.
Ero entrato da un cunicolo, ed ero ritornato da un altro.
Per il resto niente. Silenzio di tomba.
Potevo essermi sbagliato?
Là sembrava non esserci niente!
No, impossibile.
Non dopo quello che avevo visto nella camera precedente.
Doveva esserci un passaggio segreto.
Provai ad aprire una teca e a prender un calice in mano, ma non successe niente. Nessuna leva scattò e
nessuna porta o pertugio si aprirono.
Tentati un’altra strada: aprii un sarcofago, ma tutto quel che ne uscii fuori furon solo scolopendre e
scarafaggi, intenti a divorare un corpo sepolto da poco.
Richiusi schifato e mi ripulii le mani alla meglio in una bacinella d’acqua benedetta.
Provai a salire la scalinata che dava ai piani superiori della chiesa, ma raggiunsi una porta di legno
sbarrata da pesanti cardini e chiusa a chiave.
Certo, avrei potuto sfondarla con la telecinesi migliorata, o usare la magia del fuoco druidico per forzar la
serratura, ma non sapevo se oltre quella porta ci fossero preti o fedeli.
Meglio non rischiare. Probabilmente, i sacerdoti di quel luogo non avevano la minima idea di cosa si
nascondeva nei loro sotterranei.
Non avevo tempo. Mancava solo qualche ora all’alba e non avevo alcuna intenzione di richiamare le
guardie demonioahce di Galesh, o di gettare panico fra una popolazione già in ansia e prevenuta verso i
mietitori.
Tornai indietro.
Mentre discendevo gliu ultimi gradini, sentii un sensol di pericolo, come se qualcosa mi osservasse,
Non era la mia immaginazione.
In mezzo alla stanza, proprio sotto il crocifisso, trovai qualcosa che sconsacrava quelo luogo con la sua
sola presenza.
Un demone.
Ma non un demone comune.
Era un demone del fuoco.
Inequivocabile: corpo taurino, muscolatura possente, zoccoli, corna, occhi piccoli e gialli, mascella
prominente, corna, e una schiena coperta da spuntoni ossei.
Restai immobile sulle scale, fissandolo atterrito.
– Ah, eccoti qua! –disse il demone. – Era ora che tornassi indietro! Ti aspetto da un bel po’, sai,
mietitore?
– Che cosa ci fa un demone qua? – chiesi.
–Domanda sciocca. Sono qua per evitare alla gente di ficcanasare troppo. Questa cripta viene usata per
seppellire i sacerdoti di questa chiesa, ma è davvero raro che qualcuno ci venga di proposito. Sai… la
gente che viene qua sparisce in circostanze assai… Misteriose… Ehehehe. Per mano mia, ovviamemnte.
Quindi rilassati. Nessuno può sentirci. La chiesa è vuota. Siamo soli soletti…Io e te!
– Assassino come tutti i demoni… – commentai. – Hai a che fare anche con quello scempio che ho visto
nel salone qua sotto? Comandavi tu quegli stolti?
– Si e no. Quegli stolti son sotto gli ordini di Galesh, quindi è lui che risponde degli infanticidi. Ma è stato
lui ad evocare me e il Profeta. E Lui risponde a noi due, ora! Non doveva utilizzare il libro di Mortanius che
ha ritrovato! Peggio per lui, AH!
“Libro di Mortanius… “ Pensai alla storia di Nosgoth.
Mortanius, guardiano umano della morte, aveva evocato stupoidamenyte degli Hylden che l’avevano
impossessato, mettendo in moto gli eventi che avevano portato alla corruzione dei Pilastri, al loro crollo,
alla nascita e alla corruzione stessa di Kain e alla sua trasmutazione in vampiro.
Questo mi fece capire che la storia si stava ripetendo… Di nuovo!
Non potevo permetterlo! Ma volevo vederci anche chiaro, quindi proseguii a interrogare il demone.
– Ci sei tu dietro a tutto quello che sta succedendo qua?
– Se ti riferisci alla morte di Liliam, né io né il mio amico abbiam fatto nulla! La morte di Liliam e la
guerra ce sta per avvenire con i sarafan è solo un piacevole diversivo che giova ai nostri piani, ma quegli
eventi si son messi in moto senza la nostra approvazione, per quanto non posso dire che non facciano il
nostro gioco…
– Il vostro gioco? Ma cosa sei tu? Chi è il Profeta?
Il demone ringhiò.
– Non sei tenuto a saperlo, mietitore! E non mi puoi incolpare di nulla! Io son il braccio, è lui la mente! Io
evito soltanto che qualcuno ci metta i bastoni fra le ruote. La sola cosa di puoi incolparmi, al massimo, è
il fatto che ogni tanto mi sfamo con le anime di qualche vittima sacrificale…quando la stanza era troppo
satura. Son davvero deliziosi, i piccoli…
Lo odiavo già. Un moto di rabbia mi percorse dalla testa ai piedi di fronte allempietàdi quel che avevo
davanti.
– E i sacerdoti che ho visto qua sotto?
–Come ho detto, gente agli ordini di Galesh. Non sanno nemmeno che esiste questa stanza. Solo il loro
padrone lo sa. Non hanno mai nterferito, anzi, il loro rituale era essenziale per rimpinguare le difese di
questo luogo! Serve ad evocare la magia delle rune che vedi dappertutto, capisci?
– Quindi è una magia di protezione ed evocazione… Evocazione di cosa?
Il demone rise malignamente, e stavolta non mi rispose.
–Va bene. Tagliamo corto. Che cosa vuoi da me? Perché ti sei mostrato? – chiesi, perentorio.
– Che te vai. So quanto siete potenti voi mietitori, quindi se vuoi evitare lo scontro, rispiarmerai a tutti e
due una bella fatica. Una fatica da cui solo uno uscirà vivo.
– Un demone di fuoco gentile… Non me la dai a bere. Che cosa si nasconde in questa sala?
Il demone ringhiò e lanciò contro di me una sfera di fuoco.
La evitai per un soffio, gettandomi a terra e ruzzolando per qualche gradino.
La fiammata si infranse nella parete, scheggiando il muro e spargendo un acre odore di fumo.
– Tu fai troppe domande, mietitore. Vattene! Non te lo dirò una seconda volta.
– Certo che me ne vado. Non appena avrò distrutto la colonna qua vicino si intende… E magari mi sarò
preso cura del Profeta…
Il demone mi guardò malignamente. Ora non rideva più.
–In tal caso, non posso lasciarti fuggire. Tu e i tuoi compagni avete seminato troppa confusione stanotte.
La quinta non si tocca! Ne avete già distrutte quattro e io non ti permetterò di distrugger questa! È
fondamentale che venga utilizzata per portar a termine i nostri piani!
E bada,io non son debole e stupido come quei due tritoni che hai ucciso qualche ora fa!
“Ne avete già distrutte quattro… Dunque gli altri ci son riusciti!” Pensai sollevato. Decisi di prender
tempo.Se Darwin era sopravvissuto, doveva aver il tempo di raggiungermi. Non sapevo se potevo tener
testa a quel mostro da solo.
– Dov’è la colonna? – chiesi.
Come tutta risposta, il demone taurino mi caricò.
Richiamai la Precognizione, Rotolai di lato e lo schivai giusto in tempo.
Mi caricò ancora.
Era veloce tanto quanto forte. Non sarei durato a lungo.
Spiccai un balzo e gli montai in groppa, poi evocai la mietitrice di fuoco e lo trafissi alla schiena, una,due
ìtre volte.
Il demone ringhiò di dolore, mentre il suo sangue nero schizzava da tutte le parti e le ferite ardevano.
Tentò di afferrarmi con le sue mani per scagliarmi via.
Mi aggrappai ad uno degli spuntoni ossei con un artigli e gliele tenni a distanza con dei proiettili cinetici!
– BASTA! – gridò il mostro. Corse all’indietro, sbattendo la sua schiena contro una parete rocciosa. Saltai
via giusto in tempo e rotolai a terra, rialzandomi subito dopo aver eseguito uhn salto mortale all’indietro.
Ansimai e crollai. Un capogiro mi colse. La precognizione era finita. Non avrei potuto evitar un altro
attacco. Non subito, se non altro.
Il demone mi vide in difficoltà e mi scagliò contro due sfere di fuoco.
Una la evitai rotolando, ma l’altra venne scagliata proprio nella mia direzione. Venni colpito in pieno e
sbattuto a terra con violenza. Mi rialzai dolorante e bruciacchiato.
– Sei forte…– commentai.
– Anche tu. Complimenti!
– Allora…Hai…Hai deciso di dirmi dove si trova la colonna? – chiesi ansimante,
– Oh, ma sicuro! La mia risposta è…
Il demone soffiò verso di me, e un getto di fiamme incandescenti si riversò addosso al mio corpo.
Ma all’ultimo istante, proprio mentre iniziavo a sentire il calore di quel fuoco malefico, scagliai di impulso
il fuoco druidico, e il potere sacro della magia si infranse contro le fiamme demoniache.
I due getti di fuoco esplosero per l’urto, estinguendosi a vicenda.
IL demone incalzò l’attacco, stupito di questa mnia capacità.
Il suo fuoco si fece più caldo, più insistente.
Stava quasi perpenettrare le mie difese.
Feci appello allemioe forze e intensificai il fuoco azzurro per tener testa auqlel’assurdo braccio di ferro,
attingendo a buona parte delle mie riserve.
Le fiamme sacre ebbero la meglio: divorarono le fiamme demoniache e le ripercorsero al contrario,
risalendo fin alle fauci del demone.
Il fuoco sacro entrò nella sua bocca e il demone urlò con una furia tale da far tremare la stanza.
Poi si accasciò al suolo, ansante, col fumo che gli usciva dalla bocca e dalle narici.
Ma anche io non ero messo in condizioni migliori.
Quella magia mi aveva distrutto, mi accasciai a terra, stremato quanto lui.
– ahnf, ahnf… Sei… Sei forte, mietitore… Ma quanto diamine sei forte?
– Ho…Ho avuto un buon maestro… E meno male che non doveva sentirci nessunon eh
? Il tuo urlo ha svegliato tutto il quartiere, come minimo!
– E… e questo è niente!
Il demone in qualche modo, si riprese, Mi scagliò contro due sfere di fuoco. Non potevi bloccarl stavolta,
venni scagliato contro una delle colonne che sorreggevano la cripta, e sentii le mie costole rimpersi
nell’impatto.Non sarei sopravvissuto a lungo..
Il demone incalzò verso di me, senza che io potessi ostacolarlo. Grondava ancora sangue, ma la sua ferita
si stava rigenerando, in qualche modo. Era come se ci fosse qualche fonte di energia che lo rigenerasse.
Come potevo uccider un essere così?
– E’ finita per te, mietitore! Gli Hylden ritorneranno!
Detto ciò congiunse i suoi pugni e gli infranse con violenza contro di me. Il mio corpo esplose e venni
eiettaro nello Spectral.
Tossì e mi trattenni la testa a fatica. Me le aveva suonate di santa ragione. Mi rialzai pesto e contuso.
Non c’erano anime in quella stanza per sfamarmi.
Il demone doveva già averle consumate per se… Maledizione…
Per lo meno, non c’erano nemmeno predatori.,
Mi misi seduto, aspettando che lo Spectral da solo mi rigenerasse…
Un momento! Non potevo! Qule demone sarebbe venuto lì da un momento all’al…
Non finii din pensarlo che il mio amichetto si materializzò proprio davanti a me, sbarrando la strada fra
me e il portale.
– Non tornerai al Regno Materiale. Il tuo viaggio finisce qua..
– No….
– Sì! Addio…
–NO!
Mi rialzai comn uno scatto ed evitai di poco un pugno del mostro. La mietitrice spettrral si mosse di colpo
e con uno scatto secco la abbattei con tutta la forza rimastami contro il polso del demone..
La sua mano venne via… e anche un pezzo di avambraccio,disfacendosi.
Il mostro urlò e di dolore, tenendosi il polso con l’altra mano.
Vidi che richiamava delle anime per rigenerarsi, dalla stanza sottostante.
Due anime di infanti sacrificati risalirono il soffitto, attratte irresistibilmente dalle sue fauci.
–NO! – gridai–.
Tirai giù ilò bavero di impulso e aspirai a mia volta con tutte le mie forze.
Gli spiriti piangenti rimasero per alcuni istanti in bilico, indecisi se nutrire me o lui…
Andarono da me. anche se non capii bene come avessi potuto aver la meglio in quel momento.
Mi rigenerai e mi rialzai, disgustato e inorridito da quel che avevo fatto.
Ild emone mi guardò in maniera a dir poco terrificante.
Poi, tenendosi la mano, riprese a soffiarmi addosso il suo fuoco. Solo che nel regno spettrale esso non era
un semplice fuoco infernale. Se nel mondo fisico esso bruciava la carne della vittima, qua ne corrodeva e
bruciava lo spirito!
Scappai giusto in tempo, infilandomi di straforo nella grata, ripercorrendo verso il basso la cornucopia,
ma alcune delle fiamme demoniache mi raggiunsero, ferendomi.
Già debilitato dal combattimento, non potei contrastarle.
Il danno che mi inflissero fu davvero notevole.
Mi sentii ardere dentro come non mai.
La testa mi girava, la mente mi si ottenebrava,
Vedevo cose che non esistevano, voci di persone che conoscevo o che avevo conosciuto, nell’una o
nell’altra vita.
Scappai via, in preda al delirio e al dolore.
Sentivo la mia anima disfacersi per la corruzione, dovevo nutrirmi, dovevo rigenerarmi, ma ero troppo
confuso e stordito per capirlo.
Mi accasciai impotente a metà della spirale, aspettando la mia morte!
– Asgarath… Asgarath, non fare così! – una voce familiare risuonò nei miei orecchi, squarciando le
tenebre in cui stavo cadendo.
– Chi… Cosa…
– Sono io, Darwin! Asgarath riprenditi! Che cosa ti è successo!
Sentivo qualcuno scuotermi anche se non capivo bene chi o cosa fosse…
Darwin,…sapevo che era lì per aiutarmi e che era un amico ma non riuscivo a focalizzare.
– Il fuoco…Il veleno del demone…Anime… Portami anime… Sotto… La stanza dei sacrific…
Persi conoscenza di nuovo.
5.3
LAVORO DI SQUADRA.
Il demone sogghignò soddisfatto. Era passata mezz’ora e nessuno si era rifatto vivo.
Era tornato nel Regno Materiale e stava conducendo un giro di ispezione dei tunnel.
Era a metà strada di quello circolare e stava osservando ciò che proteggeva e che un comune mortale
non poteva vedere.
Aveva vinto ancora.
Nessuno avrebbe disturbato ciò che si nascondeva dietro quella parete, apparentemente una
comune,comunissima parete di roccia coperta da tufo e calcinacci.
Sì, stavolta non sarebbero stati fermati.
Kain era scomparso. Raziel era morto.
L’Alleanza era forte, ma non quanto loro.
Colui che avevano mandato a fermarlo era morto.Nessuno era mai resistito al fuoco verde della follia, una
magia concessagli dai suoi padroni. Per ora poteva scagliarla solo nello Spectral, ma quando sarebbero
stati liberati, era indubbio che gli avrebbero concesso quel dono anche nel mondo fisico.
Sì, i suoi padroni sarebbero arrivati e nessuno l’avrebbe impedito! Galesh era un eccellente pedina… Molto
più di Mortanius.
E con uno dei membri dell’Alleanza in meno,sarebbe stato ancora più facile.
Soddisfatto, ritornò sui suoi passi.
E si ritrovò davanti me.
–Tu? Non sei ancora morto? – chiese con ira, additandomi con la mano monca. Aveva smesso di
sanguinare, ma per qualche motivo, non era riuscito a rigenerarla.questo mi avvantaggiava.
– Sì, io! E dovresti sapere che noi mietitori non possiamo morire!
– Questo è da vedere! Ah…
Il demone fece per caricarmi, ma sentì dei rapidi passi dietro di se.
Vide un altro mietitore far capolino dalla curva del tunnel, per attaccarlo alle spalle.
Gridò di rabbia..
–Ma in quanti siete?!?!?!
Fece per aggredirlo col suo empio fuoco, ma una scarica di fiamme azzurre lo colpì sulla schiena, proprio
nella ferita ancora fresca, aperta con la mietitrice poco tempo prima.
Il demone cadde in avanti dalla sorpresa, provato dal mio attacco e Dilaniato dal dolore!
Grugnì e tento di rialzarsi, ma Darwin gli era già addosso. La mietitrice d’acqua balenò contro il suo corpo
a, la lama fluida e azzurra percorsa da flussi di gelo.
La spada venne affondata in profondità contro il suo petto,approfittando della sua distrazione.
Un altro grido spaccamontagne si levò dalla gola del mostro. E stavolta non c’erano dubbi che qualcuno
l’avrebbe udito, in città.
Un’altra lama si conficcò nuovamente dietro di lui, da dietro, stavolta di elemento fuoco,mentre io mi
aggrappavo di nuovo alle creste ossee della sua schiena.
Poi,scagliato dalla stessa mano, il fuoco azzurro lo avvolse nella testa,colpendolo alla nuca. Si aggrappò
alle sue carni,el consumò, le divorò guizzando per tutto il suo viso, accecandolo,sfigurandolo e
confondendolo.
Disperato e ferito gravemente, il demone tentò disperatamente di reagire.
Diede un colpo a Darwin con la mano sana, scagliandolo com violenza contro la parete di pietra.
Ma era troppo tardi.
La mia spada l’aveva trafitto ancora per varie volte, e ormai era tal,mente carica di furia che era
diventata incandescente. Mi arrampicai sopra la sua schiena fino alle spalle, tenendomi per le sue corna,
con un braccio, piantando le gambe sopra gli spuntoni dorsali per star in equilibrio.
E prima che potesse obbiettare, lo colpii con violenza alla base del collo.
Un’esplosione di fiamme aprì una profonda ferita nella sua gola. Trionfante, ci infilai la ,mano con la
spada e scagliai attraverso la mietitrice il fuoco magico, dentro il demone!
La testa del mostro esplose, in grumi di poltiglia e di sangue nero e il corpo cadde a terracon un tonfo
sordo.
Caddi anch’io, e rotolai al lato del mostro.
Il suo cadavere dissolse, come anche i resti del capo.
La sua anima fece capolino da essi vorticando intorno a me con rabbia.
– Addio, demone. Ce la caveremo senza di te –gli ingiunsi.
Feci un cenno a Darwin, che si stava rialzando, stordito e malconcio per la botta.
Lui capì, abbassò il bavero e divorò l’anima del mostro fra le sue fauci anfibie.
Vidi gli occhi del mietitore rahabim brillare, e le sue ferite rimarginarsi.
Rimaneva un demone.
IL DIVIETO INFRANTO.
Quando Darwin mi aveva trovato nel corridoio a spirale, aveva capito subito a cosa mi riferivo, essendoci
passato poco prima.
Così aveva trascinato il mio spirito in disfacimento nella sala dei sacrifici e mi aveva costretto a nutrirmi a
forza delle anime degli infanti, finché l’effetto dell’avvelenamento non era svanito. Era passata una
lunghissima, interminabile mezz’ora nel Regno Materiale.
Il demone era certo di avermi distrutto, e quindi non ci aveva disturbato, né si era fatto vivo, e questa era
stata la nosrtra salvezza.
Durante i miei deliri, avevo rivisto tutta la mia vita, prima quella umana, poi quella da mietitore
snocciolarmi davanti.
La mia esistenza come druido di corte di un piccolo staterello ai confini di Nosgoth, governato dal Duca
Eton, un uomo imponente dai lunghi baffi e dalla corta barba scura, e da sua moglie Ellennroh, una donna
bellissima dai lunghi capelli neri che non subiva l’incedere degli anni.
Avevo rivisto il mio addestramento come druido per mano del mio precedessore, il dono della mia spada,
forgiata dal metallo di un meteorite. La tragica morte mia e dei miei parenti adottivi e di tutto il mio
popolo per mano dei demoni e degli Hylden.
E poi la lunga esistenza fra l’Alleanza e i mietitori: il mio arrivo pieno di confusione, rabbia e
disperazionea i tempi di Sharinor, la lotta contro il traffico di armi gli fiche, la conoscenza di Shaar Naik, la
liberazione del villaggio di Siegthar dai Turelim, la distruzione della nemesi di Xado, Gilandros, la pazzia
del mio amico mietitore… La mia stessa pazzia, nin un certo senso, non inferiore alla sua, di cercar
sempre un modo per cambiare il passato o per metter pace nel mio passato. L’Accettazione che esso non
poteva esser mutato dal mio capriccio, perché questo avrebbe distrutto le sorti del mondo. Quando era
predestinata la morte di un essere, evitarla portava solo più danni che altro… Questo avevo imparato. Ma
avevo imparato anche la grande resposnabilitò del libero arbitrio che gravava su diu me e sui miei simili.
Come detentori di un simile potere, era nostro dover cercar di render Nosgoth un luogo quanto più
vivibile possibile. Se proprio non era possibile liberare il mondo dal male e dalla corruzione, perché anche
essi avevano un ruolo nel suo equilibrio, si poteva almeno contenerli, evitando che le tragedie del passato
si ripetessero, che la bilancia pendesse pericolosamente verso la distruzione o verso la stasi…
E fu questa consapevolezza e la determinazione con cui lottai per essa che mi salvò dalla follia e dalla
morte.
Ma non solo.
Fu anche l’aiuto di Darwin, la vita che sottraevo alle anime ormai perdute di infanti e uomini e donne che
non potranno mai veder la vita e conoscer l’amore o il dolore, la gioia o il rimorso…
Ma fu anche un’altra cosa: durante i miei deliri, mi era sembrato di sentire la voce e la vicinanza di
Daggor, dell’essere alieno responsabile della mia creazione come mietitore.
Quando finalmente rinvenni, spossato e indebolito, Darwin mi spiegò che non era stata solo un frutto
delamia immaginazione. Lui non sapeva la mia storia e non sapeva risponder alle mie confuse domande,
ma mi aveva detto che non era stato solo il suo intervento a salvarmi… Era stata anche la mietitrice.
Quando il veleno stavsa per aver la meglio, la mia lama simbiotica era divampata fuori dal mio braccio,
ardendo di una luce abbagliante, verde e intensa come la vita… E i suoi filamenti serpeggianti che
dipartivano dal mio braccio, si erano messi a scorrere a ritroso, non dalla mia spalla alla mano che la
brandiva, ma viceversa!
La spada aveva attinto a una parte della sua forza per curarmi. La spada era anche un frammento dello
spirito di Daggor.
Daggor mi aveva curato. Daggor mi aveva salvato.
Non potei non ringraziare quell’essere.
E mentre mi riprendendo narrando a Darwin di ciò che avevo incontrato in quell’orrido luogo, mi era quasi
parsa di udire la sua voce, che mi aveva detto “Non è ancora il tuo momento… Asgarath… Ma presto
verrà! Sii forte e risoluto, figlio mio! Poni fine al male che si trova in quel luogo!”
E quelle frasi ravvivaron la mia determinazione.
Una volta informato Darwin di ciò che ci attendeva nella cripta della chiesa vicina,elaborammo una
strategia. Era semplice ed efficace: colpire forte e duro!
Avevo sorpreso il demone con la mia apparizione, disorientandolo e Darwin ne aveva approtfiottato per
attaccarlo.
Io l’avevo difeso e supportato, attaccando a mia volta il mostro alle spalle, laddove non poteva difendersi
o scagliar magie. E questo aveva prevalso su di lui.
Il Braccio,l’Esecutore di quella follia, era morto.
Ora restava la mente.
E sia io che Darwin eravamo ansiosi di scoprire chi fosse.
Dopo la morte del demone, esaminammo attentamente sia la caverna rotonda in cui si trovavano le
tombe e le reliquie, sia i tunnel limitrofi, ma non trovammo nulla. Nulla che facesse pensare a Hylden,
demoni et similia.
Ripercorremmo allora i corridoi nel Regno Spettrale, ma anche quella ricerca fu vuota.
Anzi, molti tunnel si distorcevano in modo paradossale, tanto che diventava impossibile passarvi
attraverso quel regno.
I sentieri che conducevano ai baratri erano fuori questione. Uno si occludeva, l’altro portava solo alla
Nebbia Mortifera dell’Uno, con frotte di arconti che svolazzavano in loco. Tornammo subito indietro
appena arrivammo.
Alla fine, stufi, decidemmo di esplorare il tunnel circolare in cui avevamo ucciso il demone, io da una
parte e lui dall’altra.
Ironia della sorte, Lì trovammo qualcosa: nella parte mediana, laddove i due corridoi di roccia si
intersecavano, nel Regno Spettrale la parete din pietra si apriva in una stretta fenditura, che permetteva
il passaggio a una serie di camere segrete sfuggite al nostro sguardo.
Avevamo perso dieci minuti per niente.
Corremmo lì dentro, senza più esitare, passando uno alla volta in quello stretto sentiero in discesa.
Sembrava non finire mai.
Non trovammo anime, ma trovammo molti sluagh. Ci sfamammo con alcuni di loro e alla fine giungemmo
a quel che cercavamo: una piccola stanza sorretta da colonne di metallo, tutta rivestita di pareti di ferro e
acciaio con sopra appese torce dalla luce verdastra.
Il fatto che quel luogo non avesse traccia di polvere e che le torce erano accese ci insospettì parecchio.
Trovammo un portale e con cautela prendemmo materia.
Nessuno ad accoglierci.
Ma per tutto quel tempo, avemmo la costante e tangibile impressione di esser osservati con odio da
qualcuno… O qualcosa.
Raggiungemmo la fine della sala, e ci trovammo davanti a una pesante porta di metallo verde e maligno,
emanante una luce spettrale e cosparsa dalle stesse rune che avevo visto nei sentieri che concludevano
alla cripta dalla sala del sacrificio.
– Asgarath… guarda su…
Seguii lo sguardo di Darwin e vidi sopra la sua architrave un enorme affresco che copriva tutto il muro
metallico, consunto e arrugginito.
Raccontava immagini familiari: le avevo già viste nei libri di storia di Respen, anche nei tunnel percorsi
prima di scontrarmi con i due demoni tritone: era la storia della rovina degli Hylden raccontata dagli
Hylden stessi: un’immagine raffigurava l’Anziano che scagliava contro di loro gli Alati, visti come un
flagello divino contro la loro razza.
La seconda immagine raffigurava la lotta del campione Hylden contro quello degli Alati per decidere il
destino del mondo.Era la stessa che aveva tratto in inganno Raziel, persuandondolo a lottare contro Kain
nelle sale della cattedrale.
L’ultima immagine, infine, raffigurava Raziel visto dagli Hylden come colui che li avrebbe liberai, con la
spada fiammeggiante e gli occhi iniettati di sangue.
“Raziel aveva fatto il gioco degli Hylden, senza volerlo, nel tentativo di trovar le risposte al suo
enigmatico fato…ironicamente, Raziel era stato l’eroe di entrambe le razze.” Mormorai a bassa voce,
spiegando quelle immaginin a Darwin.
– Questo luogo è di fattura Hylden – aggiunsi. È stato eretto come tempio alla loro storia… e forse anche
per preparare il loro ritorno…, Credo che un tempo Avernus fosse una loro roccaforte, Darwin..Ecco
perché il loro potere è sempre stato così forte qua… Son sicuro che oltre questa porta c’è quello che
stiamo cercando!
– E allora come la apriamo?
Bella domanda. Non c’era modo di aprirla. Non aveva serrature e le sue due pareti erano sigillate da una
strana magia glifica, simile al fuoco con cui mi aveva colpito il demone.
– E ora? –chiese Darwin.
– Fammi pensare…
Osservai il portale titubante e meditabondo per alcuni minuti.
Provai ad avvicinare dubbioso la mano artigliata, ma delle fiamme verdi e maligne guizzaron subito dalla
luce che sigillava i due battenti del portone.
Ritrassi l’arto di scatto e mi allontanai. Ben conscio dell’effetto di quei fuochi.
Allora evocai la mietitrice e dissi a Darwin di far lo stesso.
AL mio segnale,colpimmo la porta con il potere delle spade con tutta la nostra forza, ma ottenemmo solo
una risposta più volontà: la porta gridò e un lampo di luce glifica ci avvolse, scagliandoci indietro con
un’onda d’urto.
– Una porta che lancia un Glifo di Forza… divertente… – borbottai, rialzandomi e aiutando Darwin a tirarsi
su.
– Non c’è modo di aprirla, a quanto pare…
– Forse… o forse no…
Evocai il fuoco magico dalle mie mani.
– Ho un’ultima carta da giocare, stai indietro e preparati nel caso qualcosa andasse storto…
Prima indietreggiò.
– Sta attento… Quel fuoco è maledetto.
Annuii, poi scagliai il mio fuoco sacro contro il fuoco verde.
Un getto sottile, flebile,in modo da incontrare poca resistenza.
Funzionò, anche se richiese parecchio tempo e forza.
Le mie fiamme avvolsero la luce maledetta attraversando completamente tutto il perimetro della porte… e
il suo stipite centrale.
Il fuoco malefico tentò di opporsi, e aumentai via via la potenza delle mie fiamme. Le fiamme sacre
ebbero la meglio su di esso, lo avvolsero e lo spensero.
La porta emise un cupo lamento mentre la sua magia protettiva veniva sopraffatta dal mio potere… e alla
fine…si aprì.
Per evitar brutte sorprese o trappole, scappammo subito, correndo all’inizio del cunicolo, laddove nel
Regno Spettrale il muro si apriva, divenenendo un accesso a quel luogo.
Andammo nello spectral, ci saziammo di sluagh e, rinvigoriti, ritornammo al portale.Ci rimaterializzammo
ed entrammo oltre la porta.
La quinta colonna si stendeva dinnanzi a noi!
E anche il secondo demone.
5.4 IL PROFETA
– Benvenuti,figli di Raziel… – ci disse il Profeta, accogliendoci con gentilezza in una stanza ottagonale,
identica alla precedente, ma molto più larga e più alta.
– Vi stavo aspettando fin da quando ho sentito la morte del mio collega. Davvero abili, i miei
complimenti!
Guardammo il nostro interlocutore…
E non c’erano dubbi su ciò che vedevamo.
Non era un comune demone… Era… Un Hylden.
Piccolo a dir il vero.
Nulla a che veder con il terribile Hash Ak Gik…Ma era pur sempre un Hylden!
Il suo aspetto era inconfondibile,come anche l’effetto eco della sua voce, rauca e stridula, e i suoi occhi
verdi e luminosi.
Aveva un corpo consunto, scheletrico, una cresta ossea sulla fronte e due ali da pipistrello ormai consunte
e avvizzite.
Le gambe erano sottili e terminavano in zoccoli.
Le braccia muscolose, gli arttigli lunghi e sottili e la pelle verdastra.
Spuntoni ossei gli spuntavano dal bacino e dalle clavicole, rendendolo ancora più grottesco.
Ma la cosa più orribile, era il suo sguardo spettrale e luminescente. Bastava fissarlo per far fatica a
distoglierne l’attenzione e per essere consci di tutta la sua crudeltà ed empietà.
Arretrammo, sconvolti dalla presenza di quell’essere.
– Ma come? Ve ne andate già? Dopo tutta la fatica che avete fatto per trovarmi? Che ospiti scortesi!
L’Hylden mosse una mano e la porta metallica si chiuse di scatto verso di noi, sigillandosi.
Il fuoco verde si rianimò, e una nuova barriera malefica ci bloccò ogni via di fuga.
Restammo intrappolati lì, noi e l’Hylden.
Vedendo i nostri sguardi furenti e increduli al tempo stesso, la creatura incrociò le braccia.
– Suppongo che voi abbiate qualche domanda per me, vero? Sono sicuro che morite dalla voglia di aver
risposte. Bene, chiedete pure tutto quello che volete. Ho ancora un’ora prima di dar l’avvio al rito e posso
permettermi di perdere qualche minuto…
– Il rito per cosa? – domandai. Sapevo già la risposta.
– Per il grande ritorno, ovviamente! Ma vi siete guardati attorno? Forza, date un’occhiata! Non ho nulla
da nascondere!
L’Hylden arretrò di qualche metro, abbassando le mani per dimostrarci che, almeno per il momnento,non
aveva intenzione di attaccarci.
Io e Darwin lo tenemmo d’occhio lo stesso, ma osservammo anche l’ambiente circostante.
Eravamo in una stanza dalla forma pentagonale.
Le pareti, come anche il pavimento e il soffitto,erano tutte in solido metallo glifico, uno strano materiale
verdastro, dai riflessi sovrannaturali. Era tutto incredibilmente liscio.
La stanza aveva una forma a prisma, ed era più alta che larga.
Il soffitto distava almeno quindici metri dalle nostre teste, mentre il centro della stanza era ad appena
cinque metri da noi.
Non c’erano colonne né sostegni, né fregi né bassorilievi di alcun tipo o statue.
Solo una cosa decoravano quello strano pozzo: rune simili a quelle che avevo visto nelle camere
precedenti e nel corridoio a spirale che collegava la sala dei sacrifici con la cripta della chiesa ricoprivano
completamente le estremità delle pareti, creando dei motivi luminescenti che percorrevano tutto il
perimetro dell’antro.
Ma al centro, nel punto esatto dove si congiungevano cinque sentieri runici che dipartivano dagli angoli
della camera e che serpeggiavano le per il pavimento pentagonale, c’era ciòche agognavano, la
conclusi9one finale di tutte le nostre peripezie: la quinta colonna.
Essa era circondata da un pentacolo. Su ogni punta della stella vi era un braciere che ardeva di un fuoco
diverso: ognuno era legato alle colonne degli altri luoghi.
Il primo braciere era spento, e su di esso vi era il simbolo glifo del fuoco. Il secondo invece, era ancora
acceso, e vi ardeva una fiamma color verde vivo, che anziché scintille, emetteva polvere. Erano
sicuramente sintonizzato con quella di Terra. Capii che Xado e Juggernaut non avevano ancora distrutto
quella colonna.
Terzo e quarto erano spenti. Non c’era da stupirsi di ciò: Acqua e Aria erano state sconfitte da me e da
Darwin. Ma il quinto ardeva con forza dirompente, e non di fuoco, ma di una strana luce verdognola e
pulsante.
La colonna che sorreggeva la camera, situata al centro del pentacolo, era sintonizzata in qualche modo
con quella fiamma: come due cuori che battevano all’unisono, pulsavano e vibravano
contemporaneamente, perfettamente sincronizzate.
Era un enorme pilastro di metallo glifico, pentagonale come la stanza, cosparso di rune luminescenti. Mi
avvicinai, desideroso di osservarla più da vicino. Ma L’Hylden se ne accorse, e reagì scagliando contro di
me un attacco cinetico: mi paralizzò con la mano e mi impedì ogni movimento.
– E no, Mietitore! Ho detto che parleremo… e ora parleremo!
La creatura fece un gesto della mano, e io veni scaraventato indietro con violenza, finendo addosso a
Darwin.
Ci rialzammo malamente e, per fortuna, a parte qualche graffio superficiale, non avevamo niente di rotto.
– Che diamine sei tu? – chiese Darwin alla creatura..
– Che cosa sono io? Mietitore, mi deludi! Il figlio di Raziel non vi insegna proprio nulla? Io sono un
esponente della razza esiliata! Possibile che tutta Nosgoth si sia dimenticata di noi? – disse, stizzito.
– Un Hylden. –commentai. – Dovresti stare nel regno dei demoni! Come hai osato rimettere piede sul
mondo? Come hai fatto ad uscir dalla tua prigione? Come fai a consocerci?
L’Hylden rise.
– Come faccio a conoscerci? Come ho fatto a… Fai troppe domande, mietitore! – ribatté, sghignazzando.
–
Io non sono uscito. Noi non possiamo uscire! Il sigillo apposto da Kain chiudendo il cancello della nostra
città, e gettando la pietra dell’unione dentro di esso, ci tiene intrappolati lì dentro anche con la distruzione
del Legame. E so chi siete voi. In fondo dovrei ringraziare Galesh se sono qua! è stato lui a scoprire gli
antichi testi di evocazione dimensionale della guardiana umana delle dimensioni, Azimut, durante
un’esploraizone delle catacombe.
Lui ha scoperto questo luogo, e ha scoperto anche le colonne! Ma ne ha visto solo il potere! Non ne ha
capito del tutto il significato. Non sapeva che fossero opera nostra, che queste colonne e questa stanza
sono tutte dei catalizzatori che usano l’energia glifica degli elementi per creare un nuovo cancello per
permettere il nostro ritorno! Lui vedeva soltanto un potere tale da sfidare i Sarafan e i vampiri stessi
dell’Impero di Kain, o ciò che resta dell’impero di Kain! Mi ha detto che è crollato dopo qualche millennio
di dominio e che la vostra Alleanza tenta di ripristinarlo. Mi ha detto anche che Kain è scomparso…Ma che
disdetta… Questo renderà tutto molto più facile a me e a miei simili!
– Dunque nemmeno voi sapete che fine ha fatto Kain? Credevo fosse sparito per oepra vostra! O almeno,
l’avevo ipotizzato… – risposi.
– No… E come avremmo potuto, visto che ci ha confinato? Io penso invece che alla fine sia sparito solo
perché non se la sentivas più in grado di continuare… povero, arrogante Kain. Il destino del mondo è un
fardello così pesante, come anche la Mietitrice… A quanto pare, simili oneri alla fine han soprafatto
perfino lui se ha lasciato la sua eredità in mano adegli stolti come voi!
– Ma non è vero! – replicò Darwin.
Io non rispondevo. Ero troppo assortto nelle implicazioni di quelle parole.
– Hylden, tu sei tanto deciso a farci una lezione di storia, ma direi che consideri tutto questo solo dal tuo
punto di vista. Innanzitutto, Chi sei? e come ha fatto Galesh a evocarti?
– Mi chiamo Kang’er’Nek. Quando il generale Hash’Ak’Gik, inviato dal nostro re aldilà del limbo dei
Demoni ha sconfitto Kain e soggiogato Nosgoth, io ho lavorato come fabbro dei glifi a Meridian prima, e
nella nostra città poi, oltre il mare…
Ma alla fine Kain ha trovato il modo di riprendersi la spada. Ha liberato Janos Audron, e il nostro nemico
l’ha aiutato ad uccider Hash ‘ak ‘gik! E allora siamo stati ricacciati! Siate4 maledetti voi Vampiri!
– Mi sembra che voi non sappiate far altro che lanciar maledizioni. – ribattei, tentando di tener l’Hylden
occupato. – Che fine ha fatto Janos? Che cosa gli avete fatto quando ve lo siete ritrovato davanti? –
mentre lo chiesi, tenni una mano dietro la schiena, e gesticolai a Darwin.
Lui vice i miei gesti con la coda dell’occhio e capì.
Frattanto, L’Hylden mi rispose.
– Gli abbiamo dato quello che gli spettava! Per colpa sua la nostra specie è stata di nuovo bandita… Egli è
ancora nostro gradito ospite, se proprio vuoi saperlo! Ed ha sofferto talmente tanto che stavolta penso
che niente possa farlo rinsavire, o ridargli l’aspetto ipocrita e falso di un tempo! Essì, fa proprio pena, la
dove l’abbiamo messo!
Guardai il demone con furia. Povero Janos…
– Voi siete dei mostri! – replicai. – Siete la causa di tutti i mali di questo mondo! Voi e l’Anziano!
– Noi non siamo dei mostri! .– ribatté l’hylden con furia. Mi sparò contro un proiettile cinetico, ma
stavolta lo parai con la mietitrice di fuoco, apparsa per l’occasione.
– Voi non avete diritto di giudicarci! Sono stati gli Alati a muoverci guerra! Sono stati loro a rinchiuderci
nel Regno dei Demoni , a farci diventare…Così! – sbraitò additando il suo corpo grottesco. – non possono
biasimare ciò che hanno creato looro stessi! Avrebbero dovuto prevederlo che non potevano rinchiuderci
per sempre e che ci saremmo vendicati!
– E voi non avete diritto di biasimare gli Alati! Essi non sapevano cosa adoravano! Credevano davvero di
veneare il dio della vita e della morte! Se non fossero stati soggiogati e resi schaivi nelle menti dalle sue
parole, e avessero sospettarto anche solo per un istante quel che egli era, credete che vi avrebbero
aggredito in quel modo? Lasciate da parte l’odio!
– Se lo meritavano! Quanto tempo abbiamo passato prigionieri fra i demoni,vittime delle loro angherie e
soprusi, prima di imparare a soggiogarli e a controllarli? I miei simili , la mia gente, anche il mio re sono
ancora lì, che aspettano ancora di esser liberati!
– Allora dovrai riconsiderare qualcosina. Sono passati diecimila anni dai tempi del crollo dell’Impero di
Kain. L’Alleanza è ciò che ne resta, ma non imponiamo più con la forza il nostro volere sugli uomini.
Mietitori e vampiri sono uniti insieme per ristabilire l’Equilibrio di questo mondo violato dalle vostre
macchinazione e dalla vostra sete di vendetta! Ora i sarafan essitono ancora, come anche i vampiri
corrotti dell’impero Kain, degenerati in poco più che animali per colpa della corruzione da voi stessi
scatenata! Esistono città, popoli, fazioni! Un mondo in rinascita! Siete solo un’eco del passato ormai, un
tabù ancestrale, una razza estinta ancor più degli Alati!
– Non è vero! Siamo solo dimenticati! Presto ritorneremo e la gente si pentirà di averci scordato!
L’Hylden mi fissò con furia, e non so proprio cosa lo trattenne dall’aggredirmi.
Lo stavo davvero facendo arrabbiare. Bene, era proprio ciò che volevo! Forse si sarebbe dimenticato del
rituale…Dovevamo prender tempo… La colonna di Terra doveva esser distrutta prima che eliminassimo
anche lui…
– Già, la gente… – ribattei. Ma non dovreste ringraziarla? In fondo è stato un umano a richiamarvi!
Proprio la razza che disprezzatre per la sua debolezza.
– E infatti, quell’un umano ora è nostro servo, schiavo e strumento e sta facendo tutto quello che noi
vogliamo, così come Moebius era il cagnolino dell’Uno!
–. Ne sei davvero sicuro, Kang?
L’Hylden sogghignò.
– Sicurissimo! Galash aveva capito di aver fra le mani delle magie evocative!Sperava di usarle per
evocare un potere per difendere Avernus dall’Alleanza e dai soprusi dei Sarafan! Peccato che non sia
proprio un esperto di evocazioni. Ha evocato me. Non sono certo come Hash Ak Gik o come il mio re, che
avrebbe fatto molto meglio a richiamare, ma so il fatto mio! Io e il demone che hai ucciso ce lo siamo
lavorati per bene, luii e la sua setta di disillusi! Gli ho raccontato tutta la storia ancita di Nosgoth,
facendoli capire come il loro culto dell’Uno sia una menzogna! E poi gli ho promesso il nostro aiuto!
– Il vostro aiuto? In che senso? .– chiesi, incuriosito.
– Se mi avesse aiutato a liberare la mia razza e i demoni dall’esilio in cui siamo stati mnandati, allora
avremmo posto fine a ogni sopruso di Nosgoth, anche alla tirannide dell’Anziano! Così gli ho spiegato ilf
funzionamento delle colonne e come fare a richiamarne il potere. I sacrifici delle nuove vite servonoa
pposta ad aprire dei tramiti fra i mondi, a permettere un ponte temporaneo fra Nosfgoth eil Regno dei
Demoni! Ecco come abbiamo preso il controllo delle guardie della città! Ovviamente, non è sufficiente! Il
grosso dei miei simili aspetta trepidante e fra un’ora sarà libero! Libero!
Ridacchiai.divertito dal delirio di quel bizzarro essere mentecatto..
– Che diamine hai da ridere?
– Dovresti vederti allo specchio. La dimensione dei demoni ha corrotto il vostro corpo e le vostre menti.
Sì, gli Ancients han fatto male a rinchiudervi in essa. Concordo con voi. Ma non possiamo nemmeno
permettere il vostro ritorno, capite? Anzi, penso che te sappia già che le vostre colonne glifiche stan
crollando una dopo l’altra….Restan solo due fuochi del pentacolo… E presto si spegneranno!
–. E con ciò? Credi davvero che sia così importante? Basta anche solo un elemnento catalizzatore per
permettere ai più forti dei miei simili di
– Quale elemento catalizzatore? –gli chiesi, indicando il pentacolo
Proprio in quel momento, il Fuoco di Terra tremolò con un guizzo e si spense. La colonna sembrlo risentire
di questo perché per un attimo la camera tremò. Il pulsare luminoso del pilastro divenne irregolare, come
anche quello della quinta fiamma.
In quel momento, scorsi un lampo di ira e di disperazione negli occhi dell’Hylden.
Ma durò solo pochi attimi.
La pulsazione si stabilizzò subito, ed egli mi guardò con un’espressione inconfondibile.
Portai la mietitrice in posizione di guardia, pronto a reggere il confronto.
– Fa niente! Basterà questa! Ora vi spedirò tutti e due nel vostro amato regno spettrale, e completerò il
rito! Nessuno verrà a salvarvi e tutti gli abitanti di questo quartiere cadranno in nostro potere! Saranno
più che sufficienti, per riorganizzare il nostro ritorno! E sappiate una cosa: questa stanza non ha portali!
Non potrete tornare indietro, se vi ucciderò! E, a proposito…Dov’è finito il tuo amic…
– ORA, DARWIN!
L’Hylden si voltò, e una sagoma azzurra dalla forma anfibia, metà mietitore,metà rahabim, gli balzò a
addosso a mietitrice d’Acqua sguainata, pronto a trapassargli il petto da dietro.
Ma non avevamo tenuto conto di ciò che egli sapeva fare., Kang’er’Nek spiccò un balzo e Darwin fece un
affondo a vuoto. Mentre si librò in aria, L’Hylden aprì le sue ali da piipistrello e planò vicino alla colonna.
– Così è per questo che mi hai preso in chiacchiere e rabbia? –astuto! – mormorò.
– Già! Ti ho distratto abbastanza da non farti accorger del fatto che il mio amico è sgattaiolato dietro di
te…
– Niente male, Mietere. Ma io son un fabbro dei glifi? E sai che vuol dire? FUOCO!
L’hylden allargò le mani e un’ondata di fiamme si sparse per tutta la camera, travolgendo ogni cosa.
Darwin putroppo, era troppo vicino a lui, e venne preso in pieno.
– MALEDIZIONE,! .–gridai, vedendo le fiamme correr verso di me.
– FORZA!
Un’onda d’urto cinetica si propagò dal mio corpo scontrandosi con le fiamme. Ebbi parziale successo.
Quelle più vicine a me deviaron la loro corsa, tornaron indietro, tremolarono e si spensero nell’aria.
Solo alcune mi sfiorarono, ma grazie a un getto di fuoco magico scalgiato contro di esse ,riuscì a
contrastarle all’unisono,riportando solo lievi ustioni.
Vidi che il glifo di Forza aveva fatto il suo effetto: l’Hylden era stato sbattuto con violenza all’indietro,e si
stava rialzando da terra con qualche contusione.
Ma Darwin era messo peggio.
La mietitrice d’acqua non l’aveva protetto adeguatamente, e il colpo l’aveva colto troppo alla sprovvista.
Vidi solo il suo corpo avvolto dalle fiamme disfacersi rapidamente, e svanire in un’esplosione.
– Maledizione… – ringhiai! Avevo solo una possibilità Uccider l’Hylden, Lì e in quel momento!
Lo raggiunsi correndo come un pazzo, evocando a me la precognizione.
Gli lanciai un fendente, ma la creatura lo evitò con un salto mortale all’indietro… Sttrano che non l’avessi
percepito…
Lo caricai ancora con violenza: lo colpii con ilfuoco0 magico e lo sollevai da terra, mandandolo a sbattere
contro una parete..
Kang’Er Nek gridò di dolore, e si trovò dilaniato dalle fiamme, ustionato e schiacciato dal muro da una
forza sacra che stava divorando il suo cortpo e las ua anima corrotta e impura.
Ma durò solo un attimo: mormorò alcune parole, e uno scudo di energia gifica avvolse il suo corpo
ustionato, deviando il mio fuoco.
Sospesi subito le fiammate, ormai inutili.
L’Hylden sbatté malamente a terra, ma si rialzò con una furia e un’agilità inaspettata.
– Ma… Ma cosa diamine sei tu? – mi domandò.
– Un Druido!
– Un druido?
– Già! I nomi Eton ed Ellenren ti dicon niente, demone? Che mi dici della loro morte? Che mi dici del
demone ombra che avete mandato ad ucciderli? Lo sai che quel demone è scomparso poco dopo la vostra
dipartita? Evocato nel passato da Vorador! L’ho trovato nelle rovine della sua villa e mi ha detto tutto!
L’Hylden mi guardò sconvolto, poi replicò sparandomi due colpi cinetici. Li feci esploder in aria con i miei
proiettili e l’urto ci fece arretrare simultanemnanete.
– Ma…Ma tu non puoi essere quel druido,quell’Asgarath che viveva all’ovest! È morto! L’han ucciso i nostri
servi e i nostri soldati!
– Non sono morto abbastanza a quanrto pare…– gli risposi, sorridendo.
– Ma … Maledizione! Non so come te abbia fatto a sopravvivere e ad arrivar fino qua, ma nonuscirai vivo
da questa stanza! LUCE!
L’Hylden divenne luminoso come il Sole, talmente tanto che fui costretto a distogliere lo sguardo.
Usai la precognizione per individuarlo, concentrandomi.
Lo sentii,.. Era balzato in aria e stava per cadermi addosso per colpirmi con i suoi artigli,…o con chissà
quale malvagità…
Rotolai all’indietro, elui mi mancò di mezzo metro.
Prima che la luce si spense (anche lui ne era accecato) Lo caricai e finalmente riuscì ad assestargli due
colpi di mietitrice.
Ma egli reagì sparando un glifo di forza e mi allontanò subito.
Riuscii a prendergli soltanto una spalla, e a tranciagli un’ala.
Mi rialzai e finalmente l’effetto del glifo di luce svanì.
Ci guardammo con rabbia, pesti e contusi. Lui sanguinante, io con una costola incrinata dall’urto, che
stavolta era stato davvero violento.
–Avanti, Kang’er’Nek… Voglio sapere perché volevate lamia morte e quella della mia gente!
– Perché conoscevamo bene le tue potenzialità! Tue e di quella spada! Sapevamo che avremmo avuto la
vita dura con la tua sopravvivenza! Dovevamo assicurarci la tua morte prima che te diventassi troppo
potente ed esperto! M sopratutto, la distruzione della tua antica spada! Sarebbe stata estremamente
pericolosa, per noi!
– Ah, è così? – gridai, fremendo di rabbia.
Scagliai il fuoco magico contro di lui, caricandolo con tutta la mia furia.
L’Hylden lo parò con un Glifo d’Acqua, allagando tutta la stanza.
Il metallo,già liscio per conto suo, era diventato ancora più sdrucciolevole con quella patina d’Acqua.
Dannazione. Il combattimento stava vertendo a suo vantaggi9o.
Dovevo trovar un modo per ucciderlo e in fretta. Non sarei durato ancora a lungo, con i suoi glifi.
– Che c’è, Asgarath? Ti vedo… Incerto…Forse non sai come battermi? – gridò la creatura..
–. No, è che sto pensando che stai arrugginendo la tua bella stanza! Non disturberà il tuo rituale?
– Stolto! Il metallo glifico non arrugginisce!
Detto ciò, l’Hylden tese la mano verso di me.
Un campo telecinetico mi afferrò e mi trascinò verso di lui.
Vidi che il demone stava preparando i suoi artigli per l’evenienza.
Aveva intenzione di trapassarmi la gola, ponendo fine a quell’assurdo balletto. Ma non aveva previsto che
mi restava ancora un po’ di magia glifica.
– Forza., dissi, quando fui a pochi centimetri da lui.
L’Onda d’urto cinetica mi liberò dalla morsa del mio nemico,spezzandola.
Prima che l’Hylden potesse ribattere. Scagliai un Glifo di Suono a bruciapelo addosso a lui, battendogli le
mani davanti.
Il Demone caracollò stordito dal suono, che, in qualche modo, aveva un effetto devastante sul suo udito.
Gli uscì del sangue dalle orecchie, dal naso e dalla bocca.
“Ora, o mai più pensai…”
Gli balzai addosso, afferrandolo per la gola, sbattendolo a terra contro il pavimento.
Ci rotolammo azzuffandoci, pestandoci come fabbri, sguazzando sul pavimento umido della camera.
Cercando di trafiggerci cojn gli artigli nei punti vitali.
Ma era forte, maledettamente forte, anche per un mietitore.
Alla fine ci uccidemmo a vicenda. L’Hylden stanco della colluttazione, mi mandò indietro con un calciò, poi
scalgiò contro di me un altro Glifo di Fuoco.
Avevo finito i glifi e non potevo replicare
L’onda di fiamme mi prese in pieno e non provai mai un dolore più atroce di quello che mi percorse in
quel momento…
Ma prima di disfacermi del tutto, lo colpii col fuoco magico sulle ferite, facendolo dimenare dal dolore,
aggravando le sue condizioni, usando le mie ultime forze per quell’attacco suicida.
Poi, facendo appello alla precognizione, gli saltai addosso di nuovo, richiamato irresistibilmente dal Regno
Spettrale.
Il mio corpo si disfece e svanì. Il mondo turbinò furiosamente addosso a me e mi avvolse il familiare
silenzio del regno della morte.,..Ma non prima che la mia mano carbonizzata colpisse il petto de,mostro,
trapassandolo da parte a pare con la mietitrice di fuoco!
Mentgre mi dissolvevo,portai l’attacco verso l’alto.
L’ultima cosa che vidi del mondo dei vivi, fu la lama attraversare l’Hyldem dal cuore fino alla testa.
Tagliandogliela in due.
5.5 VENDETTA…
Darwin stava seduto in un angolo della stanza, guardando con rabbia il diabolico obelisco degli Hylden.
Era intrappolato nel regno spettrale da parecchio tempo e il fatto di non aver notizie di Asgarath lo
preoccupava parecchio… Ma al tempo stesso lo rincuorava.
L’Hylden aveva ragione. Egli era bloccato.Non c’erano portali per il mondo materiale in quella camera e la
porta che permetteva di fuggire all’esterno era ancora blindata dalla magia Hylden.
Non poteva fare nulla se non aspettare.
Cercò di distruggere la colonna con la telecinesi, o con la mietitrice spettrale. Oppure di spegnere in
qualche modo il braciere sito nella punta del pentacolo sul pavimento.
Ma era inutile,
Nel Regno Spettrale, né fuoco né metallo potevan esser scalfiti dalla lama spettrale.Se ne stavano
immobili, pulsando in sincronia, fuoco e colonna, facendosi beffe di ogni suo tentativo.
Anche di fuggire non se ne parlava: la camera non presentava distorsioni.
Non c’erano varchi o passaggi per il mondon dei vivi,.
La porta glifica era intatta, l’ombra di un cancello insormontabile tanto là quanto nel mondo dei vivi.
Alla fine, stremato, si accasciò al suolo,non sapendo più cosa fare.
A un certo punto,vide una figura familiare materlizzarsi a qualche metro da lui, ridotta in uno stato simile
a quello con cui lui era arrivato nel Regno delle Ombre.
Grazie al potere rigenerativo del Regno Spettrale, le sue ferite erano quasi guarite, ma lo stessonon
poteva dire di quella… cosa.
Era prona a terra, inginocchiata. Il mantello e il cappuccio blu del druido erano laceri e bruciacchiati. Il
corpo del mago era coperto di ustioni da capo a piedi, e anche se il regno spettrale stava iniziando a
rimarginarne le ferite, esse erano comunque estremamente profonde.
Gli sembrava assurdo che quella caricatura affumicata e mezza incenerita di mietitore se ne stesse là
ancora integra.
Gli sembrava ancora più assurdo il fatto che stesse ridendo.
Il giovane mietitore si precipitò dal druido.
– Asgarath, che ti ha fatto quel demone? Ha intrappolato anche te?
– Ehehehhe… Pare…Pare di sì–… – commentò il mago, guardandosi attorno e tirandosi seduto.
– Così…Così questa è la camera nel regno spettrale? Kang aveva ragione. È davvero una prigione a prova
di fuga per noi… – il druido scoppiò di nuovo a ridere.
Darwin lo aiutò a tirarsi in piedi, mentre le ustioni sparivano e si rimarginavano gradualmente. Si
chiedeve se l’hylden non avesse usato sull’amico qualche maleficio e se il, mago non avesse perso la
ragione a ridere così.
L’espressione di sconcerto con cui mi guardava Darwin mentre mi aiutava mi mostrava chiaramente tutta
la sua incredulità per il modo in cui ero conciato e per il mio stato d’animo.
Non avevo bisogno die sser Respoen per capire i suoi pensieri.
– No, tranquillo, Darwin…Non sono pazzo. Ho degli ottimi motivi per ridere…
– E quali?
– Se aspetti qualche momento lo saprai… Non dovrebbe tardare molto, non dopo quel che gli ho fatto…
Avevo ragione.
Non passò neanche un minuto, che uno spirito verdastro e deforme di nostra conoscenza fece capolino
nel Regno Spettrale.
– L’hai ucciso! Incredibile – disse il mietitore, meravigliato.
– Già… Ma per poco sai? Me la son vista davvero brutta! Come ti sei permesso di morire nel momento
sbagliato? – lo squadrai con rammarico, poi sghignazzai di nuovo.
Darwin rise di rimando.
Guardammo l’Hylden o meglio, la sua anima corrotta e contorta,che sconvolta e incapace di concepire il
fallimento, si avvicinava a noi, colma di furia.
– Su, su! Non far quella faccia, Kang’er’Nek, fabbro dei Glifi. Vi andrà meglio la prossima volta a voi
Hylden…
– Voi… Voi vampiri d’anime! Siate maledetti! Non vincerete comunque! La colonna resterà inviolata! Non
potete fuggire da questa stanza! Non potete distruggerla qui!Non potete avvertire i vostri compagni. Io
non completerò il rituale, ma Galesh si insospettirà quando non avrà più notizie mie e del mio compagno.
Quando saprà della distruzione delle colonne, evocherà sicuramente qualcun altro dellamia specie!
Qualcuno più forte! E voi non avrete una seconda vittoria!
Lo squadrammo tutti e due con ira. Trattenni Darwin da colpirlo con la reaver spettrale.
– Forse… Ma intanto, tu hai perso. E ora, Kang’Er’Nek, ritornerai alla Ruota che tanto disprezzo. L’Uno ti
aspetta. Non vede l’ora di gustarsi la tua stagnante ed eretica anima, sai?
– Suicidi… Servitori di un falso dio come i vostri antenati! Io vi maledic…
– Ma non sapete far altro voi Hylden? – gli sbottai, scuotendo la testa. – Darwin mangiatelo…
Il rahabimmi guardò. – No, sfamatici tu, Asgarath… è così brutto che mi andrebbe indigesto. Inoltre,. Sei
messo peggio di me..
– Hai ragione…– abbassai il bavero e assorbii l’anima di Kang…Quell’essere era davvero forte, perché le
mie ferite sparirono all’istante.
Mi sgranchii le ossa risaldate e mi tirai in piedi, guardandomi attorno.
– Però non ha tutti i torti… E ora come facciamo a distruggere quella roba? – dissi, guardando la colonna.
…5.6 E SACRIFICIO
In realtà c’era ben poco da ridere.
L’hylden aveva ragione.Non potevamo distruggere la colonna, intrappolati come eravamo, né potevamo
fuggire da quella maledetta stanza blindata.
Le provai di tutte, col fuoco magico.
Lo scagliai sulla colonna, ma ottenni solo di stancarmi senza ottener nulla,visto che la avvolgevano e
oltrepassavano senza colpo ferire.
Provai a imporre il fuoco magico sul braciere con la fiamma maledetta, ma anche in quel caso non potevo
far nulla.
Non lì, non nella dimensione delle ombre….
Allora lo lanciai contro la porta e contro il sigillo glifico che la proteggeva, ma non ottenni risultati
migliori: le fiamme sacre, eteree e intangibili nel Regno Spettrale, non interagivano minimamente con il
sortilegio protettivo: si limitavano ad abbattersi contro la porta e a dissolversi nell’etere energetico di
quel reame.
Ci stavamo ancora arrovellando sulla questione, quando accade qualcosa di inconsueto.
Apparve lui.
Senza preavviso, senza annunciarsi. Non capii nemmeno da dove diamine fosse sbucato, o come fosse
riuscito a raggiungerci… Ma ci avevo già parlato nel Regno Spettrale, e quanto pareva, la sua razza
trascendeva vita e morte, giacché poteva spostarsi a piacimento sui piani esistenziali…
“Sembra che voi abbiate qualche… problemino di spostamento, vero, mietitori?” disse telepaticamente il
globo di luce giallognolo, facendo eccheggiare la sua voce metallica e profonda entro le nostre teste.
– Asgarath, che diavolo è quell’anima? – chiese Darwin, sbalordito.
Anche io lo ero, ma non per la natura dell’essere, quanto per il fatto che fosse lì.
– Il mio creatore, l’essere di luce che mi nha permesso di diventare un mietitore e di unirmi all’Alleanza…
Una lunga storia… – spiegai.
“Perché sei venuto?” – chiesi a Daggor.
“Perché l’Alleanza ha bisogno di una piccola spintarella da parte mia, altrimenti gli eventi del vostro
mondo prenderanno una brutta piega.” Rispose.
Prima che potessi replicare e che Darwin si riavesse dallo stupore, la creatura scagliò contro di noi uno
strano vortice di luce, troppo veloce e potente per essere evitato.
Darwin gridò e tentò di liberarsi, ma la luce esercitava una sorta di pressione sui nostri spiriti
impedendoci di muoverci.
– Non preoccuperti, è qui per aiutarti… Non è cattivo… Non è neanche buono… A dir il vero… Però gli stan
a cuore le nostre sorti. Fa ciò che ritiene più giusto per questo mondo. Lascialo fare. – gridai, per
sovrastare il rumore del vortice.
Darwin si acquitò, ma con molte riserbe.
Frattanto, la luce continuò a vorticare attorno a noi, penetrò nei nostri spiriti e gli rinvigori.
Tutto divenne bianco e luminoso, e il Regno Spettrale svanì.
Provammo un familiare senso di rigenerazione mentre il mondo si spostava attorno a noi e la materia
veniva fatta fluire sui nostri spiriti.
Quando l’incantesimo si placò, apprimo gli occhi.
Ci ritrovammo nella stessa sala, ma nel Regno Materiale, completamente rigenerati.
Daggor ci aveva raggiunto e fluttuava sopra le nostre teste, in trepida attesa.
– Suppongo che tu non sia venuto qua solo per farci ritornar nel mondo dei vivi, vero?
La risposta mentali non si fece attendere.
“E’ corretto. Son qua anche per un altro motivo, molto più importante. Asgarath, forza la porta. Fai ciò
che hai fatto in precedenza, annulla il sigillo dell’Hylden e libera il passaggio! Ora puoi!”
Annuii.
Mi voltai verso la porta metallica che ci imprigionava la dentro e feci nuovamente fluire il fuoco magico
verso i suoi stipiti, facendolo penetrare attraverso le fessure dei battenti.
Il fuoco malefico hylden lottò con molta più violenza di prima al mio incantesimo e dovetti metterci
parecchia forza, rispetto alla volta precedente.
Alla fine, riuscii a domare le fiamme. La negromanzia degli Hylden svanì e la porta metallica si aprì con
uno scatto, facendo scorrere i suoi battenti nelle nicchie dei muri.
Eravamo liberi!
Ci voltammo verso Daggor e lo ringrazimmo. .
“Non ringraziatemi. Il peggio deve ancora venire. Darwin… “
–Sì?. – chiese il rahabim spettrale, esitante.
– Esci da qua e ritorna alle catacombe. Viaggia nel Regno Spettrale. Sii lesto e veloce. Cerca gli altri tuoi
compagni e assistili in ciò che sta per succedere.
– Ma dobbiamo distruggere la colonna…
– Ce ne occuperemo io e Asgarath. Non dubitare del nostro potere congiunto. Ora va’!
Darwin mi guardò dubbioso.
Io guardai lui, poi Daggor, poi la colonna glifica e infine lui.
– Fa’ come ti dice. Non preoccuparti per me. Con lui non corro pericoli.
Darwin annuì, poi corse via, ritornando al tunnel da cui si accedeva alla stanza di evocazione.
Mentre corse via, si traslò nel Regno degli Spiriti, in modo da poter utilizzare il passaggio per ritornar alle
catacombe della chiesa e della città.
Non appena lui svanì, Daggor si avvicinò a me.
Anche se il globo non aveva occhi,sentivo che mi osservava, e ciò che avvertii da lui mi rabbrividì.
Sentii un devastante senso di vuoto e di perdita imminente.
– Che cosa c’è? – chiesi.–Non credo che tu sia qui solo per aiutarci a fuggire, giusto?
“Esatto, Asgarath. Io non posso aiutarti a distruggere questa colonna! Devi farlo da solo!”
– Cosa aspettiamo allora? È quasi l’alba! – corsi verso il quinti braciere e vi scagliai contro il fuoco magico
con tutta lamia potenza.
Ottenni solo di sfiancarmi per niente: la fiamma Hylden era troppo forte, troppo potente! Con un suo
guizzo, la magia sacra venne respinta, e con un’onda d’urto mi sbatté a terra.
Mi rialzai ringhiando.
“NO, NON COSI’!”
Ma inutilmente Daggor mi intimò di fermarmi. Mi gettai contro il braciere e lo colpì violentemente con la
mietitrice di fuoco.
La fiamma si sollevò di nuovo, respingendo perfino l’arma sacra dei vampiri.
Fui sbattuto a terra con ancora più violenza…
– Dannazione! Come diamine si distrugge questo luogo? – chiesi adirato.
“NoN è una cosa che puoi far con i tuoi poteri o con la forza bruta… “ mi disse Daggor, con una nota di
amarezza nella voce.
– Che vuoi dire?
– Questa colonna è diversa dalle altre. Non trae potere dagli elementi o dall’energia glifica, ma dall’Odio.
È stata eretta usando tutto il male e l’odio del regno dei demoni, tutta la rabbia e la furia e la sete di
vendetta degli Hylden nei confronti dei vampiri è stata riversata su questa colonna. Non è con l’odio o la
violenza che la abbatterai!
– Ma allora… Che cosa posso fare?
– L’amore è la chiave, Asgarath. Solo un atto di estremo sacrificio per amore del mondo, e di misericordia
per la sofferenza dei suoi abitanti possono distruggerla. E tu sei l’unico che può compierlo. E devi farlo. Io
non posso interferire in questo. Sai bene cosa succederà se non lo farai.
Lo guardai sconvolto, incapace di accettare ciò che mi si chiedeva e che mi veniva detto.
– Vuoi… Vuoi che ricorra all’esplosione dell’Anima? Vuoi che mi distrugga volontariamente morendo? È
èper questo che hai mandato via Darwin?
“ Sì. Non è questo il suo momento. Ti avrebbe impedito di farlo, e se si fosse offerto lui, il suo sacrificio
non sarebbe stato abbastanza adeguato. Sarebbe stato marcato più dal senso del dovere per l’Alleanza,
che dal perdono. Lui ha ancora molta rabbia e rimorso. Troppo odio per la corruzione e i Corrotti, troppo
rammarico per gli orrori che commise da Rahabim e per il modo in cui venne ucciso… e lasciato morire dai
suoi simili. Ma tu puoi farlo. Sei cambiato molto, e sei maturato molto da quando ti resi ciò che sei. Ora è
tempo che il tuo destino si compia, druido. Puoi scegliere. Fuggire e raggiunger i tuoi amici, o restar qua
a finir il lavoro…Ma sii veloce!”
Rimasi in silenzio per alcuni istanti, fissandolo seriamente.
– Quanto tempo ho per decidere?
“Pochi minuti. È quasi l’alba.”
Guardai la porta spalancata, poi la colonna.
Decisi in meno tempo di quanto pensassi.
Mi diressi verso la colonna e raggiunsi il braciere in cui ardeva la fiamma maledetta.
Lo osservai, e il fuoco parve reagire alla mia vicinanza, perché auimentò la furia con cui arse.
Guardai Daggor un’ultima volta.
– E’ sempre stato questo ciò che avevi in mente per me?
– La morte ti spaventa così tanto? Ci sei già passato…
– No…. Ma…
– Non preoccuparti. Rinascerai. Respen ti farà risorgere. Altre imprese ti attendono. Ma per ora, il tuo
destino si compie qui.
Ci fissammo per un ultimo fugace istante,comunicando ad un livelo più alto della comune paorla–
In quall’attimo, Daggor riversò sulla mia mente immagini di ciò che sarebbe successo se io non avessi
commesso il sacrificio.
Vidi lo scontro fra Xado e Galesh, prossimo a venire. Vidi Galesh recitare il rito, e questa colonna
attivarsi. Vidin tutti gli abitanti del quartiere mutarsi in demoni, uomini, vecchi, donne e bambini, fantocci
ai suoi ordini.
Vidi Nosgoth cadere nella barbarie e la città versarsi nel sangue. Vidi più orrore di quel che vidi nel mio
villaggio,quando morì da umano.
–E va bene. Lo farò!
Agguantai la fiamma malefica con le mani, serrando il fuoc con i miei artigli.
Il fuioco malefico fece per reagire e sbalzarmi via, ma Daggor lo bloccò, colpendolo con un raggio di
energia che, in qualche modo, lo imprigionava, tenendo controllata la sua furia.
“Ora, figlio mio!”
Guardai Daggor per l’ultimo volta, poi concentrai tutta la mia essenza vitale in un unico punto del mio
corpo, accumulando tutta la forza del mio spirito.
Sentii qualcosa crescere e vorticare dentro di me. Un’energia enorme, mai provata prima,. Che aspettava
solo di esser liberata.
Rivolsi un ultimo pensiero alla mia esistensza e a tutto ciò che avevo amato, perso e vissuto.
Pensai alla mia vita mortale persa nel limbo del passato.Pensai all’Alleanza e passai in rassegna tutti i
volti dei mietitori e dei vampiri che conoscevo uno per uno.
Quando arrivai a quello di Shaar Naik, mi lasciai andare.
Il mio ultimo pensiero fu “chissà come se la caverà senza di me, quella pazza!”
Poi il boato, e il nulla.
Il fuoco verde emise un ultimo guizzo disperato, poi scoppiò con un grido e si spense dopo eoni di
attività!
Connessa ad essa come il filatterio di un lich, La colonna esplose di rimando , e con essa tutta la stanza. .
Le rune che ornavano le pareti di tutto il complesso dardeggiarono di magia malefica, poi ,con un grido, si
spensero e divennero polvere verde che si volatilizzò per l’aria, svanendo dai muri.
Un terremoto si propagò per tutta la città
Daggor svanì, certo di aver dato il suo contributo allo sviluppo sociale e culturale di quel mondo. E
Nosgoth era davvero un mondo devastato. Molto più barbaro e oscuro degli altri, in cui i regressi erano
quasi sempre stati superiori ai progressi.
Ne aveva visto soltanto uno peggiore di quello, in tutte le sue peregrinazioni cosmiche e dimensionali…
Ma quella sarebbe stata un’altra storia.
ANONIMATO DARWIN
COLONNA D'ARIA
Lasciai Asgarath all’inizio del tunnel che portava alla colonna d’aria. Dopo un poco mi girai ed era
scomparso, diretto verso l’ultima colonna. Rimasi solo con i miei pensieri. Il primo andò al compagno che
non ce l’aveva fatta. Poi mi girai e un nuovo pensiero pervase la mia mente: la colonna doveva essere
abbattuta per il bene nostro e di tutta Nosgoth.
Feci gli ultimi metri che mi separavano dalla colonna d’aria senza alcun intoppo di sorta.
Vidi, appena arrivato, le due guardie. Mi nascosi e guardai meglio. Avevano due spade a testa. Si sentiva
un leggero venticello dentro quella stanza. Le due guardie stavano discorrendo fra loro preoccupati per le
scosse sentite.
Guardai in alto attorno alla colonna e vidi delle campane. Per l’esattezza erano cinque. Guardai anche
meglio la colonna. Era di un colore bianco che faceva male agli occhi. C’erano altorilievi che facevano
impressione di uccelli di ogni sorta e strane figure che non si capiva bene cosa fossero.
Bisognava fare presto. L’alba stava avvicinandosi inesorabile e all’appello e all’appello mancavano ancora
tre colonne, ma una la stavano buttando giù. Quella che potrebbe dare dei problemi era l’ultima. Ma al
momento era bene pensare a questa. Non potevo arrendermi proprio adesso. Su di me erano riposte
delle speranze. Il lavoro andava fatto. E alla svelta.
Anche se non sapevo il loro reale potere, bisognava eliminare le due guardie.
Mi guardai bene attorno e vidi delle campane. Non si sapeva bene a cosa servissero, ma poteva essere la
soluzione giusta per distruggere la colonna. Ma, al momento, non era quello il mio problema. Mi avvicinai
ancora alla colonna, stando però attento a non farmi vedere, stando, quindi nascosto dietro alle
stalagmiti, sentii un po’ di freddo sotto ai piedi. Guardai meglio e vidi che era una grata. Che fosse
collegata in qualche modo alla distruzione della colonna? Supposi di si e che ce ne fosse una sotto ogni
colonna. Mi guardai meglio attorno un attimo per pensare meglio alla possibile strategia e vidi meglio la
disposizione delle colonne. Erano disposte più in alto rispetto alla posizione mia attuale e se si tracciava
mentalmente delle linee che collegavano le colonne a due a due lungo tutto il perimetro della stanza si
poteva costruire un pentagono.
Bisognava pensare ad una maniera per eliminare le guardie. Il problema della colonna l’avrei risolto in
seguito. Non potevo a stare lì tanto a cincischiare. Mi dovevo muovere.
Mi venne in mente un modo per dividerli. Era rischioso, ma bisognava tentare. Mi portai fuori del mio
nascondiglio e mi avvicinai a loro.
Uno di loro disse urlando:
“Un intruso! Prendiamolo!”.
Una volta che si avvicinarono abbastanza, lasciando intendere loro che volevo lo scontro, mi girai e
cominciai a correre verso il corridoio.
Ad un certo punto sentii una sferzata di vento che mi colpì e che mi scaraventò contro delle stalagmiti e
poi caddi a terra.
Sentii che qualcuno si avvicinava. Aspettai che mi fu più vicino e mi alzai in piedi. Andai verso il corridoio
arrancando. Fortunatamente il colpo subito non era potente, ma mi aveva debilitato. Quando capirono
che me ne stavo andando era troppo tardi per colpirmi con un altro fendente visto che avevo già
imboccato il corridoio.
La stessa voce di prima ordinò:
“Seguilo! Muoviti! Io resto qui a difendere la colonna nel caso in cui ce ne siano altri in giro.”.
Quello che si stava avvicinando mi corse dietro lungo il corridoio.
Procedetti un po’ a rilento per via del colpo subito. Non potevo però permettermi di affrontarli tutti e due
in quelle condizioni.
Ad un certo punto mi fermai e aspettai. La guardia non era lontana. Mi nascosi per tendergli un agguato.
C’era un insenatura grande a sufficienza che mi permetteva di starci dentro. Una volta che mi oltrepassò
io usai il
GLIFFO DELLA FORZA
E lo feci sbattere contro la parete che aveva di fronte, visto che il corridoio curvava a destra. Tirai un
attimo il fiato e poi mi avvicinai a lui con la Reaver sguainata. Gli staccai la testa con un sol colpo. Le sue
gambe si piegarono e si inginocchiò, quasi volesse chiedere perdono o pietà (o entrambe le cose). Poi
cadde a terra di fianco. La testa rotolò via per un paio di metri. Intanto si formò un ombra nera che
cominciava a turbarmi. La attaccai e si calmò tutto.
Mi nutrii sia dell’anima del demone che quella del soldato. Riuscii a riprendermi del tutto dall’attacco di
vento subito.
Ritornai nella stanza dov’era la colonna e la guardia.
Entrai nella stanza.
La guardia disse:
“Guarda, guarda, che abbiamo qui! L’intruso di prima!”,
e fece un mezzo ghigno, per poi continuare:
“Questo vuol dire che sei più ostico di quel che pensavo visto che hai battuto il mio amico. Adesso non mi
scappi!”.
Il suo corpo cominciò ad illuminarsi, poi a rompersi e dalle crepe venne fuori una luce diversa da quella di
prima, più forte. Io chiusi gli occhi per il bagliore che emanava e mi coprii anche con il braccio destro. Alla
fine il suo corpo esplose in mille pezzi rivelando così la sua vera forma.
Quando finalmente riaprii gli occhi lo vidi appallottolato su se stesso, poi, una volta in piedi, si poté
osservarlo com’era realmente: aveva le fattezze di un essere umano, ma aveva alcune differenze: un paio
di ali attaccate alla schiena (la parte superiore sembravano quelle di pipistrello, la parte inferiore, invece,
avevano attaccate delle piume nere), un paio di corna ricurve in fronte, qualche spuntone sulla schiena e
una pelle scura.
Quando si fu ben mostrato chiese:
“Come ti sembro? Sto bene così, non è vero?”,
e sghignazzò.
“Il solito pallone gonfiato”,
pensai.
Quando finì di pavoneggiarsi, esclamò:
“Non voglio far aspettare il mio pubblico! È meglio farla finita! … ”.
E ci fu un attimo di silenzio.
Poi continuò urlando:
“Cominciamo!”.
Si calmò e disse:
“Ma dov’è sparito? Bisogna stare attenti, altrimenti …”.
Inizialmente rimasi stupito da quel demone, da come era apparso, e da quella figura. Ma da come si
atteggiava si capiva che era uno sbruffone. Ma dovevo stare attento. Non bisognava farsi sorprendere: le
sue armi erano potenti, ma non avevo ancore testato la vera forza di quel demone. Mi seccava che
sapesse volare. Mi infastidiva, inoltre, l’idea che potesse raggiungermi nello Spectral. Non bisognava
avere paura, ma bisognava affrontarlo.
Mentre si pavoneggiava perché aveva una nuova forma e perche sapeva volare, mi dava le spalle e io ne
approfittai per nascondermi.
Il demone si spazientì e cominciò ad usare il potere delle lame per distruggere le stalagmiti. Con due
fendenti riusciva ad aprirsi un varco fra le rocce e a rigare il terreno sottostante.
Non sapevo cosa fare.
Me ne andai nello Spectral, sperando che il demone non mi seguisse. Vidi meglio la disposizione delle
campane: sembrava che fossero disposte sui vertici di un pentagono, ma i lati non c’erano. Vidi, inoltre,
tramite la deformazione dello spazio, delle pedane che erano venute fuori, ma non ci feci molto caso.
Dovevo stare attento a non avere brutte sorprese.
Mi chiesi come avrei potuto affrontare una cosa che sapeva volare. Ma poi ripensai alle pedane e mi
arrampicai fino a raggiungere una campana. Ripresi la materia. Il mostro non si era accorto che me n’ero
andato lì in alto e continuava ad attaccare a vuoto con le sue raffiche d’aria. Dalla mia postazione si
sentiva un poco di vento provenire dai suoi colpi.
Quando si fermò un attimo mi feci notare sparandogli prima un colpo cinetico contro, poi chiamandolo.
Lui spiccò il volo e mi si avvicinò. Si porto a breve distanza per guardarmi meglio, poi cominciò a
muovere le ali più velocemente e una raffica con delle piume taglienti si scagliarono contro di me. Io mi
protessi come potevo: misi le braccia a X di fronte al viso, chiusi gli occhi e misi le gambe una avanti e
una indietro in modo tale da restare il più possibile sul posto. Si fermò un attimo e la raffica e le piume si
fermarono a loro volta. Poi mosse in modo diverso le ali. Io mi preparai al peggio e controllai velocemente
i danni subiti: avevo tagli dappertutto che cominciarono uno dopo l’altro a sanguinare copiosi. Poi sentii
un torpore che mi pervase il corpo e poi vidi delle piume che sembravano quasi danzare intorno a me
assieme ad una polvere giallognola. Mi addormentai dopo poco.
Mi svegliai incastrato al muro travolto da una raffica di vento prima di finire nello Spectral.
Questo nemico era più forte di quello che immaginavo.
Dopo qualche minuto me lo ritrovai di fronte. Era intenzionato a farmi fuori. Io ero intenzionato a non
farmi eliminare, e questo voleva dire o io o lui. Non c’era spazio per tutti e due. E quello di troppo era lui.
“toh! Chi si rivede.”,
disse lui con un tono di sarcasmo.
“Pronto per la sfida finale?”,
concluse prima di mettersi in posizione.
Cominciò a dimenarsi come quando stava portando l’attacco delle piume soporifere, ma io planai giù
quando cominciarono ad arrivare le piume. Cercò di colpirmi poi con una raffica di vento con le piume
taglienti che mi investi in pieno. Non ebbi neanche la possibilità di schivare l’attacco. Poi provò di nuovo a
farmi riaddormentare. Questa volta, però, l’attacco sembrava non avere effetto nello Spectral. Ma, a
quanto sembrava, lui non lo sapeva, visto che portava l’attacco. Decisi di sfruttare a mio vantaggio la
cosa facendo finta di dormire. Mi distesi al suolo fingendomi incosciente. Poi lui si avvicinò, volendomi
dare il colpo di grazia. veniva da me con un’andatura molto blanda, con fare di chi aveva tempo.
Cominciò, quando mi fu più vicino, a gioire e a fare uno strano discorso sulla conquista di Nosgoth, prima,
e del resto del mondo poi.
Quando mi fu abbastanza vicino, lo presi per quelle che sembravano le gambe e lo sbattei di forza contro
la parete della stanza e poi per terra.
Mi trasformai in un Rahabim per avere più forza nel colpire: non bisognava avere alcuna pietà. Lo afferrai
alla gola e lo sollevai. Poi lo sbattei contro la parete, tenendogli sempre la mano sulla gola. Lo lasciai
andare e cominciai a riempirlo di pugni. Poi mi allontanai con un balzo e lui si inginocchiò.
Disse:
“Sei forse …”,
e tossì.
Tossendo, sputo del sangue nerastro.
Continuo dicendo:
“Comincio a stancarmi. Cerchiamo di farla finita.”.
Si rialzo rimettendosi a posto in qua e là.
Guardandolo bene, però, aveva qualcosa di diverso. Cominciai ad esaminarlo meglio, preoccupato. Ad un
certo punto capii cos’aveva di diverso: le ali avevano delle venature viola che nel Mondo Materiale non
c’erano. Mi diede da pensare. Cosa poteva significare?
Si alzò in volo a mezz’aria e mi attaccò frontalmente. Mi colse leggermente impreparato e incassai un
paio di pugni, ma poi riuscii a difendermi dal resto di colpi.
Cominciai a contrattaccare e a sferrare anche io dei pugni. Ci scambiavamo dei colpi, alcuni andavano a
segno, altri invece venivano parati.
Ad un certo punto colpii una sua ala e si sentii un urlo di dolore. Poi mi sferrò un calcio che mi allontanò.
La cosa voleva dire che quello era il suo punto debole?
Cominciai a sparare colpi cinetici che schivò tutti, tranne gli ultimi due che finirono proprio nel bersaglio
designato: le ali. Questi colpi gli fecero fare un ghigno di dolore e traballare a mezz’aria.
Una volta ripresosi, si portò nuovamente all’attacco. Era come non volesse utilizzare i suoi poteri. I suoi
colpi erano più forti, ma più imprecisi. Schivarli era diventato più facile.
Ad un certo punto schivai un suo attacco e mi portai alle sue spalle. Con gli artigli colpii dall’altro al basso
con forza le sue ali. Il colpo andò a segno e provocò la lacerazione in parte delle sue ali. Il mio nemico
cadde al suolo urlando.
Tirai un sospiro di sollievo: vedevo il mio nemico poco distante da me che si contorceva dal dolore. La
cosa poteva significare una cosa sola: la sua fine. Lo bloccai con un piede e con la Reaver cominciai a
colpirlo di punta svariate volte, lacerandogli la “carne”. Una volta che non si sentirono più lamenti, mi
fermai un attimo e tornai con le forme da mietitore. Il “corpo” sparii e venne fuori un’anima più scura
delle altre da quanto era corrotta. Me ne cibai e recuperai le forze.
Una volta ripresomi dallo scontro, cominciai a pensare al modo di distruggere la colonna. Pensai che
quelle campane potessero avere qualcosa a che fare. Non costava nulla provare. Andai verso quella più
vicina a me. Ripresi la materia e le diedi un colpo con la Reaver. Un forte vento partì dal basso e formava
una colonna. Dopo un po’ si abbatterono contro di me delle forti correnti d’aria che mi sbatterono contro
il muro e mi schiacciavano.
Mi ritrovai nello Spectral in ginocchio e confuso. Mi rialzai e cominciai a pensare: e se dovevo colpire le
campane e scomparire nel giro di qualche breve attimo?
Ripresi fiato. Poi ritornai nel Mondo Materiale. Mi guardai in giro, ma non c’era mezzo di andare da una
campana all’altra in modo veloce: bisognava usare gli artigli e passare da una campana all’altra
attraverso le pareti. Non ce la farei mai a colpirle tutte: erano troppo distanti. Neanche il miglior scalatore
ce la farebbe.
Tornai nello Spectral e controllai bene lo spazio intorno a me. Qui con la deformazione dello spazio,
uscivano delle pedane che mi avrebbero permesso di saltare da una campana e l’altra senza problemi.
Feci un giro per maggior sicurezza e vidi che era proprio così.
Ripresi la materia e suonai la campana. Andai nello Spectral e saltai le pedane finché non arrivai fino alla
seconda. Feci lo stesso procedimento per tutte le altre fino a che anche l’ultima non fu suonata.
Vidi le colonne d’aria, create dal suono della campana, andare a sgretolare quella posta al centro fatta di
un qualche materiale strano. Intanto di formava una corrente pazzesca e la terra tremava. Mi ritrovai
spinto in tutte le direzioni dall’aria, fino a che non fui sbattuto al soffitto. La pressione mi distruggeva.
Una volta che non sentii più l’aria addosso Notai che stavo cadendo verso il suolo nello Spectral. Riuscii a
planare qualche metro prima di arrivare al suolo, risparmiandomi un bel po’ di danni. Per attutire meglio
la caduta, feci una capriola in avanti. Comunque qualche danno lo subii lo stesso, ma quanto meno avevo
finito il lavoro ed ero ancora vivo.
Mi diressi verso l’ultima colonna a dare una mano ad Asgarath. Lasciai che il tempo mi curasse dalle ferite
ricevute, e se passava qualche anima veniva catturata per poi essere digerita.
Una volta arrivato in prossimità dell’ultima colonna procedetti con cauzione. Non si sapeva che sorprese
avrei potuto fare. Pensai se mai avrei incontrato il mio compagno laggiù e se mai sarei uscito da quel
posto maledetto.
ANTEO
“Respen:-Juggernaut e Lady Elizabeth sono stati riconvocati in cattedrale per altri incarichi, Anteo:
prendi il loro posto e porta in salvo gli abitanti hai tempo fino a mezzanotte. ti teletrasporterò
direttamente fuori cittàLDR: 2”
Evacuazione
Dopo che mi resi conto che in quella grotta non c' era più niente da fare, decisi di dirigermi verso sud e
ritornare ai pilastri, avendo completato la mia prima missione per l' equilibrio, forse ora mi sarebbe stato
garantito di visitarli, e avrei così potuto ottenere quello che cercavo.
Dopo alcune ore di cammino giunsi finalmente nei pressi del loro basamento, stavo per salivirvi, quando
all' improvviso una voce, la quale non sembrava provenire da alcuna direzione, cominciò a sussurrare
nella mia mente:
R:-Salve Anteo, benvenuto all' equilibrioA:-Cosa?!- Domandai con sospetto e timore ai pilastri retrocedendo di qualche passo, credendo che il mio
interlocutore si nascondesse dietro uno di essi.
R:-Tranquillo Anteo, io sono Respen il mentalista, il guardiano a capo della cattedrale dell' anima, Lyranna
te ne deve aver parlato se non sbaglio, quando vi siete incontratiA:-Si, mi ha parlato di voi, ma dov' è lei? Mi aveva promesso libero accesso ai pilastri se avessi provato la
mia dedizione all' equilibrio, non mi avrà per caso ingannato?- Risposi titubante, fiducioso che se fosse
davvero il mentalista, potesse davvero ascoltare le mie parole anche se non fisicamente presente.
R:-Non preoccuparti, Lyranna non ha detto il falso, ti sto contattando io personalmente perchè lei ha
impegni urgenti da sbrigare, ed inoltre c' è una questione della massima urgenza da risolvereA:-Immagino sia io, colui che dovrà risolvere questa urgenza, se ti sei dato da fare personalmente per
contattarmi- Gli risposi leggermente seccato, e stanco per il continuo via-vai a cui sembravo essere
destinato.
R:-Esattamente, comunque prima che ti spieghi i dettagli del tuo nuovo compito, lasciati ringraziane per
la tua adesione all' equilibrioDetto questo, i miei occhi furono come aperti per la prima volta, e un immenso edificio, che
probabilmente era la cattedrale dell' anima, apparve intorno a me, capii allora che i poteri di Respen il
mentalista erano immensi, se era persino riuscito a creare l' illusione nella mia mente, dell' inesistenza di
una struttura così grossa intorno ai pilastri.
Ero completamente attonito da tutto ciò, ma il mentalista mi risveglio dall' incanto:
R:-Entra nella cattedrale Anteo, vai, prosegui, ed entra in quella cameraFeci come mi diceva, ed entrai in una misteriosa stanza contenente sei strane strutture dalle quali
sgorgavano fiamme di sei colori diversi.
R:-Vedi, questa è l' origine del potere della cattedrale dell' anima, visto che tu hai scelto di servire l'
equilibrio, ti sarà concesso di utilizzare una parte di questo potere. Ognuna di quelle fiamme rappresenta
una forza elementale, scegline una, toccala con la tua mano, e sarai padrone di quell' elemento.Mi detti uno sguardo intorno, e subito la mia attenzione fu catturata dalla fiamma di colore verde, mi
avvicinai ad essa e non senza esitazione e timore la toccai, appena la mia mano venne in contatto con la
fiamma, un intensissimo lampo illuminò la stanza e mi rese momentaneamente cieco.
Pochi attimi dopo incominciai a riacquistare la vista e notai subito che la fiamma si era avviluppata lungo
il mio braccio e ardeva dalla mia mano come una spada fiammeggiante.
Stranamente non provavo dolore, anzi questa "cosa" mi lasciava del tutto indifferente, ma comunque ero
sempre impietrito da questa novità, per cui domandai:
A:-Co... Cos' è questa stregoneria?R:-Quella che ora tu brandisci non è altro che un frammento dell' essenza spettrale dell' arma di Kain tuo
antico signore, ossia la mietitrice d' anime, toccando con la tua mano la fiamma verde, non hai fatto altro
che scegliere l' aspetto elementale di terra di tale essenza. Brandiscila in nome dell' equilibrio e fanne
buon uso.Non ci potevo credere, mi era stato concesso di poter usare una tale incredibile arma, anche se non in
tutta la sua potenza. Questo sorprendente atto di fiducia aveva risvegliato in me come un senso di
gratitudine verso chi mi aveva fatto questo dono, e mentre mi facevo una prima idea di come funzionasse
questo nuovo dono, mi senti subito in dovere di ricambiare questa fiducia:
A:-Signore, qual' era quest' urgenza, le assicuro che farò di tutto per risolverla.R:-Bene, prestami attenzione perchè è una questione della massima importanza, ad Avernus rischia di
verificarsi una vera e propria carneficina ed inoltre si accingono a combattere forze che rischierebbero col
loro scontro di alterare l' equilibrio che regna a Nosgoth. Ho già inviato parecchi membri della cattedrale
nella città per cercare di impedire tutto ciò.-
A:-Volete che li dia manforte, signore?R:-Esatto, Anteo, ho già inviato due tuoi commilitoni, Elizabeth e Juggernaut per la precisione, affinchè
evacuassero e mettessero al sicuro i bambini della città. Pare che abbiano avuto successo e che i bambini
siano finalmente al sicuro, non ne sono perfettamente sicuro però, ed inoltre dovrei assegnare loro altri
incarichi. Per cui ti dovrai recare lì, verificare la situazione, e cercare di evacuare il resto della
popolazione, il tutto entro la mezzanotte.A:-Mezzanotte, signore? Avernus è lontana da qui, e non credo di potercela fare in tempoR:-Questo non è un problema, posso teletrasportarti lì instantaneamente, dovrai invece preoccuparti ben
di più per eventuali forze ostili e non collaboranti presenti nella zona.A:-Sarà soddisfatto di me, signore!
R:-Ne sono certo, ho fiducia in te. Ah! Ancora una cosa, ho già avvisato telepaticamente Elizabeth e
Juggernaut del tuo arrivo, per cui non ti attaccheranno appena sarai arrivato lì.Dopo queste ultime parole, il mio corpo cominciò a perdere consistentenza avvolgendosi in una tenue
luce bianca e improvvisamente l' interno della cattedrale sembrò trasformarsi nelle mura di una grossa
città, ero stato trasportato presso le mura esterne di Avernus.
Dopo un iniziale senso di capogiro e smarrimento, vennero verso di me due esseri che dovevano essere
Elizabeth e Juggernaut, non mi sbagliavo infatti:
E:-Salve Anteo, il sommo Respen ci ha avvisato del tuo arrivo.A:-Salve a voi, tutto apposto qui?J:-Si.Al che Juggernaut mi spiegò tutta la situazione, sul perchè stava per scoppiare una battaglia, sulle
contromisure impiegate dalla cattedrale dell' anima, e di come avessero salvato i bambini.
E:-Ora noi dobbiamo andare, abbiamo altri compiti da svolgere, i bambini con qualche adulto son lì giu, li
ho già avvisati della tua venuta, dovrai metterli al sicuro e andare in città per cercare di evacuare i civili
rimanenti.A:-Capito, non preoccupatevi, farò quanto mi è stato detto.J:-Ottimo. Ah, prima che me ne dimentichi, prendi questo ciondolo, appartiene a Gast, il figlio di Carl,
uno degli adulti che era insieme ai bambini, parlagli, probabilmente ti sarà d' aiutoE:-Ora noi dovremmo andare, ci rivedremmo forse ai pilastri.Dopo queste parole, i due agenti dell' equilibrio scomparsero, probabilmente erano passati al mondo
spettrale. Dopo di che, io mi diressi verso il gruppo di umani, pensando al come potessi fare per metterli
al sicuro, e poi entrare in città.
Sorgeva un bel problema, se fossi entrato ad Avernus, li avrei lasciati soli, e con solo qualche adulto in
loro difesa, sicuramente non sarebbero stati completamente protetti dall' attacco di vampiri, sciacalli e
banditi. D' altra parte però non potevo neanche portarmeli con me dentro la città, sarebbe stato infatti
troppo rischioso.
Con questi dubbi arrivai infine dinnanzi al cospetto di quel gruppo. Appena mi videro indiettreggiarono
leggermente come se avessero timore:
A:-Non temete, non sono qui per farvi del male, come saprete mi hanno inviato per aiutarvi a uscire da
questa situazione, per cui fidatemi di me. Mi è stato detto che siete riusciti ad uscire da Avernus grazie
all' aiuto di un certo Carl. Per cui esso si faccia avanti, dovrei parlargli visto che le sue informazioni
potrebbero essermi parecchio utili.Al che, un adulto usci dal gruppo:
M:-Signore, io sono Mark, mi dispiace dirglielo ma Carl non è più qui con noi, vede, dopo aver saputo del
destino di suo figlio Gast, non era più in se dal dolore ed è tornato in città, credo che abbia intenzione di
compiere qualche pazzia, abbiamo cercato di fermarlo, ma è stato tutto inutile, era troppo sconvolto e
non ragionava più.A:-Cosa?! Beh, capisco, ma prima di affrontare la sua questione, dovremmo affrontare un problema più
urgente, ossia mettervi al sicuro, mentre tu parlavi Carl, sono arrivato all' unica soluzione che mi paia
ragionevole per questo problema. Vai dai tuoi simili, e avvertili che bisognerà mettersi in marcia, subito.M:-Certamente, dove intendete portarci però, signore?-
A:-Vi porterò nel posto che mi sembra relativamente più sicuro.M:-Dove?
A: Nei pressi dell' accampamento dei saraphan, vi accamperete lì vicino senza farvi notare. I saraphan
sono concentrati sui preparativi dell' assedio, per cui vi potrete installare lì vicino di nascosto senza
particolari rischi, inoltre cosa ben più importante, la vostra vicinanza ai monaci inquisitori, terrà alla larga
vampiri, banditi e altra feccia.M:-Capisco, sembra anche a me l' idea più fattibile, anche se rischiosa.A:-Si, non è sicura al cento per cento, comunque per stare lì solo qualche ora fino a mezzanotte, non
credo che i rischi siano molto elevati, soprattutto confrontandoli con i rischi che correreste se restaste
qui.Quindi, dopo che Mark ebbe spiegato il mio piano al resto del grupppo, ci mettemmo in cammino verso l'
accampamento saraphan. Una volta arrivati in sua prossimità, bisbigliai a Mark, che ormai era diventato
praticamente il mio portavoce:
A:-Ecco, quella concavità nel terreno mi pare ottima, accampatevi lì, mettete un paio di sentinelle ai suoi
bordi e soprattutto mi raccomando di fare silenzio e di non farvi notare dai saraphan. Se tutto va bene,
ritornerò a riprendervi per portarvi dalla popolazione che avrò evacuato da Avernus.M:-Bene, sarà fatto.Dopo queste parole, Mark riferì tutto al gruppo, il quale, invisibile come un ombra nella notte, si accampo
nella concavità.
A:-Allora io vado ad Avernus, Mark, mi servirebbe il tuo aiuto, saresti disposto a darmelo?M:-Si, mi segua!Dopo essersi congedato dal gruppo Mark si diresse, seguito da me, verso il passaggio segreto, con il
quale erano fuggiti i bambini dalla città, accompagnati da Juggernaut. Arrivati al suo ingresso:
A:-Adesso vado avanti io, non so se ci sia qualcosa di pericoloso là dentro, per cui è meglio che sia io ad
aprire la strada, tu seguimi ad una distanza notevole. Se noti qualche pericolo, nasconditi subito, non
uscire dal nascondiglio fino a quando non ho eliminato il pericolo e non uscire neanche se in un eventuale
scontro ho la peggio. Siamo intesi?M:-Si, signore!A:-Benissimo, e prima che ne scordi, prendi questo ciondolo, perchè a causa della mia natura effimera
rischierei di perderlo, è di Gast, il figlio di Carl, e potrebbe risultarci parecchio utile.Ci addentrammo allora negli umidi tunnel del passaggio segreto, mi era già stato spiegato quali erano le
giuste gallerie da prendere, per cui procedevo con passo spedito, visto che non c' era tempo da perdere.
Dopo un breve tratto interruppi il mio cammino, si sentivano infatti delle voci avvicinarsi, feci cenno a
Mark di nascondersi, cosa che feci anch' io:
S1:-Che diavolo sta succedendo? La città sembra sotto attacco, ma non sono i saraphan a dirigerlo.S2:-Infatti, gli stolti inquisitori stanno ancora preparando le macchine d' assedio fuori le mura.S3:-Allora chi sono? Hanno persino ucciso i nostri fratelli di guardia all' asilo, e fatto scappare i bambini
attraverso questi tunnel.S4:-Zitti voi tre! Invece di perdervi in inutili chiacchiere, pensate a trovare l' uscita di questo labirinto,
perchè se non riportiamo i bambini in città entro mezzanotte, non voglio immaginare che cosa Galash ci
farà, quindi bando alle ciance e muovetevi.Erano i soldati dell' impostore, inviati in queste gallerie per trovare e ricatturare i bambini, dovevo
immediatamente fermarli. Uscii dunque dal mio nascondiglio e mi mostrai loro:
S3:-Cosa diavolo...Senza neanche lasciargli il tempo di sguainare la spada gli tirai un tremendo montante al mento che lo
uccise sul colpo:
S4:-Imboscata! Uccidete quell' abominio!Al che due dei tre soldati si lanciarono verso di me, pronti ad infilzarmi con le loro lame, mentre il terzo
restò fermo. Non gli evitai, e conscio delle loro foga incontrollata che avrebbe reso i loro fendenti meno
potenti e precisi, mi lasciai infilzare, e le loro spade penetrarono nella mia carne. Alla vista del sangue
che sgorgava dalle mie ferite i due stolti si misero a sorridere:
S2:-Cosa farai adesso, demone?Cercarono di estrarre le loro spade, ma non ci riuscirono, infatti la mia pelle d' acciaio, anche se non
abbastanza dura da fermarle, le aveva incastrate, e la forza di un comune umano non era sufficiente per
farli fare quello che era nei loro intenti:
A:-Questo!Dissi girandomi di spalle e quindi strappando le spade dalle loro mani:
S1:-Maledetto.Immediatamente, non senza poco dolore, estrassi le spade dal mio corpo, e le usaii, dopo essermi voltato
di nuovo, contro quei due, ora completamente inermi. Dopo averli uccisi, vidi le loro anime librarsi in aria,
sarebbero state un bel toccasana, pensai, per risanare la ferite che mi ero procurato.
Non ebbi neanche il tempo di nutrirmene che una grossa sfera di fuoco, lanciata dal rimanente soldato,
mi stese a terra.
Quel maledetto doveva essere senza dubbio un mago, mi rialzai ma subito vidi un' altra sfera venire
minacciosa contro di me, con un incredibile scatto riuscii ad evitarla e a nascondermi dietro una parete:
S4:-Ehi, demone, esci da lì, lasciati arrostire. Non hai speranze, sei ferito, lasciati finire senza resistere,
soffrirai di meno.A:-Va bene, ma che sia una cosa rapida.Uscii da dietro la parete a mani alzate e mi diressi verso il soldato, il quale aveva le mani avvolte dalle
fiamme pronto a carbonizzarmi, lo stolto aveva creduto alla mia resa, e quando mi fu piuttosto vicino,
esercitai il mio potere di compressione sul suo collo.
Il mago, sentendo la stretta soffocante, portò instintivamente le mani fiammeggianti al suo collo, come se
volesse liberarsi da una sorta di cappio strozzante, carbonizzandosi da solo.
Sembrava come se fosse finita, ma il cadavere del mago, da cui stranamente non era uscita alcuna
anima, comincio ad animarsi, trasformandosi in una sorta di creatura verde con avambracci trasformati in
lame e testa bestiale, che razza di abominio era mai quello?
La cosa non mi piaceva per nulla, e immediatamente mi lanciai verso di esso per cercare di colpirlo, ma
appena mi avvicinai, quell' essere dalla bocca emise un copioso getto di liquido verde, il quale mi finii
sugli occhi acciecandomi a facendomi cadere rovinosamente a terra, fu facile per lui allora infilzarmi con
le sue braccia.
Mi ritrovai quindi nel regno spettrale, vedevo di nuovo, ma la prima cosa che vidii, non fu affatto
piacevole, infatti, anche la bestia verde si trovava in quel reame, pronta a farmi la pelle. Senza neanche
dargli il tempo di tirare uno dei suoi fendenti, con un potente diretto al volto la feci indietreggiare,
assicurandomi così lo spazio minimo sufficiente per combattere con la spada, avevo sempre preferito di
gran lunga la lotta a mani nude, al combattimento con armi bianche, ma in questo caso dovevo fare un'
eccezzione, il tempo a mia disposizione era infatti limitato, e sinceramente la lotta con questo abominio
stava andando un po' troppo per le lunghe.
Evocai allora la mietitrice, la quale nel regno degli spettri aveva un colore leggermente diverso, e
incominciò lo scontro.
Anche se il mostro aveva dalla sua ben due lame, la superiorità della mietitrice era insindacabile e ben
presto lo misii alle strette, cercò di nuovo di accecarmi con il suo getto malefico, ma avendo già visto
questa subdola tecnica, lo schivai facilmente e lo finii con un preciso e letale fendente al corpo, il corpo
della bestia così si dissolse, potendomi così nutrire della sua anima e di quella degli altri tre soldati che
avevo eliminato precedentemente.
Riprese le forze, tornai al regno materiale, e richiamato Mark, proseguimmo nelle gallerie, giungendo
finalmente ad Avernus.
Sbucammo in quello che era la locanda di Carl, fortunatamente pare non ci fosse nessuno, probabilmente
per il fatto dell' emergenza causata dall' imminente assedio, quindi mi rivolsi a Mark:
A:-Qui pare sia tutto apposto, adesso tocca a te, esci fuori, e guarda com' è la situazione, cerca di
scoprire dove sia finito Carl, e come potremmo fare per evacuare i civili. Lo farei io stesso, ma rischierei
di essere visto e creare il panico, mentre tu, in quanto umano puoi girare liberamente. Cerca di fare il
prima possibile, non abbiamo infatti un tempo illimitato a disposizione, torna poi qui infine che
organizzeremo poi il tuttoMark uscii, lasciandomi da solo nella taverna a sperare che riuscisse nella missione. Tornò dopo qualche
oretta:
M:-Signore, mi sono informato e ho saputo che Carl è tornato qui in città per cercare di evacuare il resto
della popolazione, ma il suo ritorno non è stato accettato di buon grado, ed è stato accusato di aver
rapito i bambini.A:-Capisco, e per il resto della popolazione che sai dirmi?M:-Essa, fortunatamente, si è quasi tutta raccolta nel centro della città dopo aver saputo del suo ritorno,
ma si è divisa in due gruppi, uno che vuole scappare dall' imminente assedio, e l' altro che vuol restare
ad Avernus per dare manforte ai soldati di Galash per vendicare la morte della Madre.A:-Quindi non vedo alternative, dovrai andare lì e cercare di convincere quante più possibili persone ad
abbandonare i propositi di vendetta e a scappare da Avernus. Hai il ciondolo ancora macchiato di sangue
demoniaco, sei uno dei loro presunti rapiti, dovrebbe essere relativamente facile per te convincerli.M:-Certo, ma la nostra fuga attraverso il passaggio segreto non rischierà di attrarre le attenzioni dei
soldati di Galash, essi è probabile che abbiano gia saputo del ritorno di Carl.A:-Non preoccuparti di questo, penserò io a "distrarli".Detto questo io e Mark ci separammo, lui andò verso il centro della città, io dopo essere passato allo
spectral, andai in cerca di edificio elevato, da cui potessi guardare i movimenti dei soldati di Galash e
contemporaneamente anche la folla guidata da Mark.
Dopo un po' trovai quello che cercavo, il campanile di una chiesa minore, e da lì sembravano vedersi
proprio tutto quello che mi serviva, e specialmente si vedevano la taverna, e quella che sembrava essere
la caserma dei soldati.
Salii, dopo esser tornato nel mondo materiale, senza farmi notare, sul campanile, e incominciai ad
osservare attentamente i movimenti dei soldati, essi erano di una precisione matematica, ogni paio di
minuti un soldato usciva e uno entrava nella caserma, e ciò mi avrebbe permesso di intrufolarmi
praticamente indisturbato passando nello spectral, non avrei potuto aprire grate e porte a mio volere, è
vero, però avrebbero pensato loro ad aprirmele.
Dopo un po' notai dall' altra parte della città, che gruppi di uomini e donne si stavano dirigendo verso la
taverna, Mark di sicuro aveva avuto successo nel suo compito, ne dedussi, era quindi l' ora di agire,
passai al regno spettrale e mi intrufolai nella caserma.
Una volta entrato, cercai l' armeria, la trovai e vidii che era piena, come speravo, di polvere da sparo e
altra roba infammabile, ma era sbarrata da una grata che non potevo superare, tornai allora nel mondo
materiale, ma subito venni visto da una guardia, che dovetti uccidere.
Il tempo era contato, abbattei con un calcio la grata, mi introdussi nell' armeria, col fuoco di una torcia
cominciai ad incendiare tutto quello che era possibile, mentre già sentivo le urla delle guardie che
avevano sentito il fracasso che avevo provocato abbattendo la grata.
Evocai quindi la mietitrice e corsi più velocemente possibile verso l' esterno, colpendo chiunque si
mettesse sul mio cammino, riuscii ad uscire dalla caserma prima che mi fossero tutti addosso, e una volta
all' esterno tornai allo spectral, ero al sicuro finalmente.
Dopo che ebbi ripreso fiato, mi diressi verso la locanda, e trovato un portale nascosto, tornai al mondo
materiale, e notai subito esplosioni e una colonna di fumo salire al cielo in direzione dell' armeria, mentre
i soldati di Galash presenti nelle altre parti della città accorrevano verso il fuoco, in preda all' agitazione,
urlando di essere sotto l' attacco dei saraphan, evidentemente non erano riusciti ad spegnere l' incendio
che avevo appiccato.
Lasciati i soldati alla loro agitazione, prestai attenzione alla locanda, sembrava che tutti i gruppi dei civili
fossero entrati nel passaggio segreto, quindi mi avviai anch' io lì dentro, non prima di aver fatto crollare l'
entrata ai sotterranei dietro di me, infatti nelle ore in cui Mark stava indagando, avevo indebolito le pareti
portanti dell' entrata del tunnel, così adesso i soldati avrebbero avuto un po' di difficoltà nel seguirci,
permettendoci così di poterci allontare relativamente indisturbati.
Mi feci strada allora tra la folla leggermente terrorizzata dalla mia presenza e dal rumore del crollo e delle
esplosioni, e in cima alla colonna trovai Mark:
M:-Bentornato signore.A:-Ci son tutti?M:-Quasi tutti, signore, alcuni comunque non son voluti scappare e resteranno a combattere.A:-Beh, ottimo lavoro Mark.M:-Grazie, signore.
Finalmente uscimmo all' aria aperta, eravamo riusciti ad evacuare gli abitanti della città entro
mezzanotte, ora non restava altro che riunire i due gruppi di profughi, quello dei bambini, e quello degli
adulti:
A:-Mark, tu dirigiti col gruppo verso l' accampamento saraphan, io mi dirigerò a controllare la situazione
dei bambini, e sperando che gli sia successo niente, ci incontreremo a metà strada.M:-Va bene, signore.Mi diressi quindi verso i bambini, dopo un po' arrivai e notai che fortunatamente, come avevo previsto, la
loro vicinanza ai sarafan, gli aveva salvati da sciacalli, banditi e vampiri. Presi quindi il comando del
gruppo, e li portai a congiungersi con l' altro.
L' incubo sia per i bambini e gli adulti, separati gli uni dagli altri, era finito e la mia missione dovrebbe
essere stata completata con successo.
XADO
Invasione
“Dobbiamo riuscire a fare in tempo!!!” questo è ciò che pensavo mentre nello spectral correvo tra le vie
di Avernus.
In pochi minuti giunsi alle porte della cattedrale, erano chiuse.
Passai al regno materiale con un portale li vicino e in fretta mi arrampicai sul tetto della cattedrale, non
mi preoccupai se qualcuno potesse vedermi ma non sentendo grida pensai che nessun si fosse accorto di
me.
Rompendo una finestra entrai.
“Bene bene bene, Galash immaginava la tua venuta” disse una guardia che era all'interno.
Sguainai la reaver “Allora non perdiamo tempo e cedi il passo!”
ma la guardia si tramutò in un demone dalle lunghe corna
“Troppo lento” pensai e mentre si tramutava lo decapitai.
X”Bene fuori uno ma dove sarà il passaggio che porta ai sotterranei?”
quasi fossi stato io a evocarlo si materializzò un portale al centro della navata principale ed uscirono due
guardie.
G”Ci manda Galash dice che dovrai intrattenerti con noi”
X”Prende tempo il codardo! Anche se mi domando come faceva a sapere che sono già qui”
G”hahaha sei uno sprovveduto appena sei entrato nella cattedrale abbiamo percepito la tua presenza!”
sguainai la reaver
X”Capisco dunque voi siete il comitato di accoglienza. Gentile da parte vostra”
ma i due mi si scagliarono contro, fui fulmineo mi spostai di lato e con la mano sinistra spruzzai una
ragnatela che si attaccò ad uno dei guardiani corsi intorno e riuscì a legarli.
G”Stupido questo filo non ci tratterrà” ed iniziarono a trasformarsi ma non gli diedi il tempo e riusci a
impalare il primo.
Il secondo riusci a liberarsi e mi si getto contro, gli spruzzai negli occhi un po di ragnatela e gridò
furibondo, e colsi l'occasione e lo decapitai.
X”Non c'è tempo da perdere” e mi infilai nel portale.
Un lungo corridoio scavato nella roccia, nelle pareti alcuni dipinti di antiche ere.
X”Devo essere nella stessa galleria che porta alla camera dove anticamente facevano sacrifici ad Has'a
gik” corsi a perdifiato e giunsi alla camera.
L'antica camera non era più come una volta, l'enorme arena dove era stato relegato Turel era stata
riempita di terra e si ergeva una colonna e alla base stava lui con due guardie a fianco. Mi davano le
spalle e lo vidi alzare una mano con un pugnale.
X”NOOOO!” ma ormai la mano era già calata e senti un piccolo vagito che si spense.
X”GALASH MALEDETTOOOOOO!!!” sguainai la reaver ma appena mi avvicinai venni respinto indietro.
G”Ha ha ha ha. Pensi davvero che sia cosi facile?”
allora notai che attorno alla colonna si ergeva una barriera e loro ne erano all'interno.
G”Vedi giovane stolto, le cinque colonne servono a proteggere questa colonna, la più importante quella
che apre il portale!”
X”Cos.. ma allora mi avevi mentito?”
G”Si, sapevo che avrei dovuto fronteggiarmi con voi e cosi ho pianificato questa difesa”
X”Che tu sia maledetto. E' solo questione di minuti e poi le colonne ….”
sentì una voce nella mia testa
Respen “Ho terribili notizie, purtroppo la colonna di terra è ancora in piedi e i mietitori che erano stati
assegnati stanno tornando in vita nella camera delle matrici”
X”No... ”
R”Non è tutto Bleed ha dovuto fronteggiare dei generali saraphan purtroppo l'hanno scoperto perchè
hanno armature glifiche e non è riuscito a ritardarli più di tanto ed ora si apprestano ad assediare la città”
X”no … abbiamo fallito … ” pensai in risposta a Respen
G”Che succede mietitore? ”
X”Sembra che … anche questa volta io debba lasciarti andare”
R”Xado dovrai tentare l'impossibile sai già cosa fare”
X”Si mio Signore”
G”Scappa maldestro mietitore o ti ritroverai in grossi guai”il sacerdote seguito dalle due guardie mi diede
le spalle imboccando un galleria, purtroppo non potevo seguirli la barriera me lo impediva.
X”maledizione devo distruggere quella maledetta colonna!!!” un terremoto percorse la stanza e la barriera
mando un bagliore “Bene vedo che una colonna è stata distrutta” e imboccai la galleria adiacente a quella
da dov'ero venuto.
Guardia “mio signore è sicuro che sia meglio lasciarlo andare?”
Galash”Si amico mio, non riuscirà a fermare l'apertura del portale”
i tre arrivarono alla fine del tunnel: erano fuori dalla città.
G”Bene ora rechiamoci a Meridia, ho aff.. ma cosa ”
all'uscita trovarono una ventina di vampiri ad accoglierli uno di essi si fece avanti, e sguainò una spada ,
nell'elsa era raffigurata una testa di lupo dalle cui fauci si ergeva una lama nera con il filo della lama
rosso..
“Suppongo tu sia Galash?”
il falso prete fiutando il pericolo si tramutò in un enorme demone con le ali da pipistrello e spiccò il volo
lasciando le due guardie in mezzo ai vampiri.
“Il vostro capo vi ha lasciato! Volete vivere o morire?”
i due si guardarono e si trasformarono.
Il dedalo di cunicoli era labirintico ma cercai di non perdere l'orientamento e in una decina di minuti
arrivai alla colonna, fu in quel momento che senti un enorme frastuono, il portone della città era caduto e
i saraphan stavano entrando in città.
Il tempo mi era tiranno e senza pensare troppo mi fiondai dentro la stanza circolare dov'era custodita la
colonna e scagliai un glifo della forza. Senti un tonfo e alla sinistra del cunicolo da dove sono entrato un
enorme demone nero.
X”Hey tu sei il guardiano giusto?” sguainai la reaver “Non ho tempo da perdere con te” attivai il sigillo che
mi permetteva di fondere le due impregnature della mietitrice.
G”maledett.. ” la parola gli morì in bocca perchè con uno scatto lo trapassai lo stomaco, si mise in
ginocchio e mi sputo addosso un alito di fuoco, senti il mio corpo buciare ma con uno sforzo lo decapitai e
divorai l'anima per tornare in forze.
X”bene ed ora tocca a te ” con la mietitrice ancora impregnata dell'elemento magma fendetti la colonna,
la roccia di cui era fatta diventò liquida e si sciolse lasciando un pozzanghera di magma sul terreno.
X”E' fatta! Ma ora tocca a quella principale” passai allo spectral per guadagnare tempo.
Corsi a ritroso e appena prima dell'entrata alla camera trovai un portale per il materiale.
Appena ripresi materia rimasi di stucco.
Se avessi avuto ancora un cuore avrebbe preso a martellarmi in petto.
“Sei arrivato finalmente... fratello”
Xado”Xari … tu .. qui? Com'è possibile?”
Xari ”A dopo le domande fratello, sembra che in questa città stia accadendo l'apocalisse!”
ripresi il controllo
Xado”Si è lunga da capire ma dobbiamo buttare giù questa colonna”
Xari “so tutto” disse compiciuto
Xado”cosa?”
e notai che li dentro c'erano una ventina di vampiri
Xari”Ho i miei mezzi! E questi che vedi sono amici e sono qui per aiutare!”
Annui con la testa esterefatto, poi mi concentrai sulla colonna
Xado”Non credo che sarà facile distruggerla, sembra fatta di uno strano materiale, questo color carne e
queste venature rossicce sembra...” la toccai e mi sporcai le mani
Xari “Sangue! Bene direi che siamo qui nel momento opportuno al posto giusto” e sorrise “Bene avanti
amici miei succhiamo il sangue da questa colonna”
e vidi i vampiri azzannare con le fauci la colonna e iniziare a succhiarne il sangue, un immagine grottesca
sembravano uno stormo di zanzare attaccati ad un braccio intenti a succhiare.
A poco a poco la colonna si sgonfiò vidi le increspature come di una bisaccia vuotata d'acqua e poi si
disintegrò.
Xari”Sangue umano! Deve aver compiuto molti sacrifici per riempirla”
ebbi un moto di rabbia
Xado”Maledetto Galesh come puoi aver fatto questo alla tua stessa gente”
Xari “No, egli era un demone purtroppo ci è scappato ma non i suoi due amici” e fece un sorriso furbo.
Xado”Dobbiamo tornare sopra, i miei compagni mi aspettano e dobbiamo arrestare l'attacco saraphan e
quelli di loro che sono già stati trasformati”
Xari”vi aiuteremo ma prima...” estrasse la sua spada
“L'elsa a forma di testa di lupo simboleggia che ora tu sei il capo del nostro gruppo, come i lupi noi
agiamo, insieme come un unico corpo e tu sei la testa, loro ti seguiranno ovunque; seguiranno tutti i tuoi
ordini alla cieca. Vittoria o fallimento, guerra e pace! Questa è la tua responsabilità! Sei pronto ad
accettarla?”
un giovane Xado inginocchiato alzò al testa “Si, padre mio.” prese la spada e si girò verso alla sua gente
“Oggi io mi impegno a continuare l'opera che molte generazioni hanno portato avanti! Protezione, pace e
prosperità! Impiegherò tutto me stesso per adempiere al mio compito”
fu la volta di suo padre a parlare “Oggi un bambino diventa uomo e occupa il posto che gli spettà! Ora
egli sarà il nostro nuovo capoclan!” urlà di festa e di gioia.
“Un passato lontano” pensò Xado. Avvicinò la mano all'elsa e la impugnò
Xari”Quando fuggi da Gilandros vagai per Nosgoth e giunsi alle rovine della cattedrale silente e li trovai la
spada che avevi lasciato, era arruginata ma l'ho riforgiata! Ora è più resistente e alcune nuove
particolarità. Questo è il mio regalo per te, fratello!”
La riposi nelle sue mani, e Xari fece un moto di dire qualcosa ma lo fermai “L'ha affido a te per ora, ho gia
una mia arma e per il pericolo che dobbiamo affrontare credo che stia meglio nelle tue mani!”
Xari annuì.
Xado ”Bene sul tetto della cattedrale ci aspettano i miei compagni”
Asgarath”Che sta combinando Xado? Molti di loro si sono trasformati e...”
Xado “Sono qui con dei rinforzi!”
Asgarath e Darwin si girarono e rimasero sconcertati
Xado”Lui e mio fratello Xari e loro sono suoi amici sono qui per darci una mano”
Xari”Salute a voi membri dell'alleanza!”
Asgarath”Tuo fratello... molto piacere”
Xado”Avanti con i convenevoli e buttiamoci nella mischia, purtroppo gli altri non ci raggiungeranno”
e cosi i tre mietitori seguiti dal gruppetto di vampiri si buttarono nella mischia, cercarono di star lontano
dai saraphan ancora umani e nel giro di un ora la battaglia volgeva al termine. Molti demoni scappavano
uscendo dalle porte secondarie della città ma ai primi raggi del mattino la città semidistrutta era deserta.
I saraphan eliminati i demoni in città partirono alla caccia di quelli fuggiti, mentre i tre mietitori con i
vampiri avevano trovato rifugio sul tetto della cattedrale.
Xado”Asgarath, Darwin grazie per il vostro aiuto, andate da Anteo e avvisatelo che ora puo lasciare che la
gente entri in città, dopodichè ritornate a casa ci vediamo li.”
Darwin”Va bene, grazie per l'aiuto” disse verso i vampiri.
Asgarath”Vorrei rimanere sono curioso di ...”
Xado”Te la racconterò io quando torno ok? Curiosone!” e sorrisi e i due andarono via con il druido che
borbottava che avrei dovuto essere molto dettagliato quando gli racconterò tutto ciò che è successo.
Xari”Non male i tuoi amici! Sono molto forti e compagni per cui vale la pena di entrare nella bocca
dell'inferno per salvarli”
Xado”Si, ma vedo che anche tu hai trovati buoni amici, anche se avete subito grosse perdite”
Xari si rabbuio dei venti vampiri ne restavano una decina”Si, pero dovevamo venirvi ad aiutare”
Xado”parti dall'inizio e racconta, magari da quando sei fuggito da Gilandros”
Xari” si dunque, quando fuggì, Gilandros mi mise alle costole alcuni vampiri di cui si fidava, ma non
sapeva che erano più fedeli a me che a lui e cosi inscenammo la mia morte e finsi di gettarmi nel vulcano
del dark eden. Da tanto tempo avevo capito che combattere e uccidere non fa per me e agognavo la
pace, e poi pensai che magari non fossi l'unico vampiro”
Xado”Perchè non venire nell'alleanza? Esiste un rifugio anche per i vampiri!”
Xari”L'alleanza è quasi come un esercito che protegge dalla corruzione, no! Volevo una vita normale come
un … come un .. normale essere umano.” fece un pausa
“Vagai per Nosgoth e trovai vampiri come me, con le mie stesse idee e cosi fondammo un villaggio,
iniziammo a coltivare e ad allevare gli animali. Poi aprimmo bancherelle in molte città, ovviamente i
vampiri che vendevano agli umani sono quelli con fattezze più simili a loro per non spaventarli”
Xado”Come vi nutrite?”
Xari”Sangue di animali, la carne poi la vendiamo al mercato. Commerciamo anche qui ad Avernus, ecco
come abbiamo fatto a scoprire cosa stava succedendo, sapevo che tu eri stato qui e appena mi giunse la
notizia dell'esercito che stava arrivando, radunai un piccolo gruppo e venni in vostro aiuto”
Xado”dunque ora sei a capo di questa comunità pacifica di vampiri! Fratello sono fiero di te”
mi alzai “dammi la spada e inginocchiati”
ubbidì “L'elsa a forma di testa di lupo simboleggia che ora tu sei il capo della comunità pacifica dei
vampiri, come i lupi agirete, insieme come un unico corpo e tu sei la testa, loro ti seguiranno ovunque. La
pace è il tuo obbiettivo finale! Questa è la tua responsabilità! Sei pronto ad accettarla?”
Xari alzò la testa “Si Fratello”
Xado”Bene, prendi questa spada io lascio a te la mia eredità, guida il tuo popolo verso un futuro luminoso
”
Ci abbracciammo.
Xari”Quando avrai tempo visita il mio villaggio anche perchè cioè che è successo qui non è casuale
possiamo esservi utili pur non combattendo”
Xado”Se ciò che dici è vero un ombra sta calando su questa bella terra, al momento opportuno verrò da
te”
ci salutammo e Xari con i suoi amici tornarono al loro villaggio. Rimasi li a vedere la gente che entrava in
città. Vedevo la disperazione di chi aveva perso la propria casa di chi guardava attorno come se fosse
capitato in un incubo, chi piangeva.
“Anche se vi sembrerà un ora buia la verità è che oggi la luce inonda questa città che è pronta per
rinascere” pensai dentro di me.
XADO
Asgarath guadagna:
fuoco magico lv up
+20 EP
anonimato Darwin guadagna:
glifo del fuoco
+40 EP
XADO
Juggernaut guadagana:
Glifo della pietra e 20 EP
Anteo guadagna:
glifo del suono e 20 EP
SOUL
Xado guadagna:
- Ali di Ragnatela Lv.1
- Aiuto Arachnico Lv.1
- 10 EP