don giovanni all`opera dei pupi - Provincia di Massa

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don giovanni all`opera dei pupi - Provincia di Massa
DON GIOVANNI
ALL'OPERA DEI PUPI
dal libretto di Lorenzo Da Ponte
ideazione sceni ca, cunto e regia
Mimmo Cuticchio
musiche
Wolfgang Amadeus Mozart
pupari
Mimmo Cuticchio
Nino Cuticchio
Giacomo Cuticchio
Tiziana Cuticchio
Tania Giordano
Nori Takahashi
Fulvio Verna
vestiti dei pupi, scene e cartell i
Pina Patti Cuticchio – Tania Giordano
fonica
Maurizio Ruggiano
luci
Marcello D’Agostino
Nel buio un carro da processione attraversa doloroso il palcoscenico, e il
Lacrimosa del Requiem risuona, possiamo immaginare, per qualche assolata
strada siciliana. Exit, per lasciare il campo a una Vitti na crozza modulata su
scale arabe, a un teatrino aperto su una scena di scirocco palermitano, adatto
a un cunto da osteria. L’opera e l’opra si vanno a intersecare, vanno a
cercarsi una sintesi meticcia. Mastru Ramunnu entra in scena a cuntare la
morte del gigante Gattamugliere; ma da Napoli è arrivato col vapore
l’emigrante Leporello, e tante ne ha da raccontare sulle avventure col
padrone in quel di Spagna. Sicché a domani sono rimandate le gesta degli
antichi paladini, e stasera si rievocano le imprese del più grande dei
seduttori. Così, nel gioco di specchi tra il pubblico in sala e quello dei pupi
(con gli avventori a corredare di sapidi commenti le gesta dell’amatore
sfortunato), il dramma giocoso di Da Ponte e Mozart si veste di inediti colori.
L’ascesa al cielo del Commendatore è data da una pittura stile ex voto e il suo
ultimo ingresso è marcato da un rotear di diavoli. Sull’aria del catalogo le
gesta di Orlando e quelle di Don Juan si sovrappongono. Nel Là ci darem la
mano le coppie si moltiplicano, mentre Masetto cerca invano la mugliera.
Finché il Tenorio se ne scende all’inferno gridando “viva la libertà”, e il
servitore che non vuole più servir balla sulle note del “farfallone amoroso”
dalle Nozze di Figaro. Un esperimento sulla tenitura strutturale del mito,
dove lo scetticismo popolare tiene a bada le vertigini della carne, e
l’incantesimo del novellare tiene banco incontrastato.
PROVINCIA DI MASSA CARRARA
FESTIVAL DI MUSICA PROSA E DANZA 2006
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Lo spettacolo ideato dallo stesso Cuticchio, ultimo erede della notissima famiglia di
pupari, è ispirato all’opera ominima di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di
Lorenzo Da Ponte.
I pupi di Mimmo Cuticchio, immagini straordinarie di un teatro di verità e di poesia, di
lunga tradizione e di altrettanta capacità di rinnovarsi, si muovono questa volta per
animare, nell’anno mozartiano, il racconto della vita e delle avventure del seducente
personaggio di Don Giovanni.
Sul palcoscenico c’è un teatrino dei pupi, di fronte al quale siede un pubblico, un
gruppo di palermitani rappresentati dai pupi da farsa, che attende che si alzi il sipario
per seguire una nuova puntata della Storia dei Paladini di Francia.
Si crea così una complessa struttura narrativa e
drammatica: il pubblico in platea si vede di fronte,
inquadrato nell'esiguo spazio della scena del
teatrino, un altro pubblico, costituito dai pupi. Tra i
due pubblici si trovano i due narratori (Leporello e
Cuticchio), ma al tempo stesso si svolge la vicenda
di Don Giovanni, anch'essa interpretata da pupi,
ma prevalentemente da "pupi in arme", mentre il
pubblico è composto da "pupi in paggio", cioè da
popolani. Ma lo sfondo che rappresenta una piazza
palermitana alle spalle dei pupi spettatori si
trasformerà, sotto la suggestione del racconto, via
via in un cimitero e nell'inferno, mentre demoni
alati si aggirano accanto a Nofriu e Virticchio. Il
livello popolare e quello tragico, entrambi
caratteristici dell'opra, si incontrano allora, così
come avviene nel "dramma giocoso" di Mozart e Da
Ponte.
Ora che tanto l'opera che l'opra sembrano solo
residui di un'epoca passata, Mimmo Cuticchio
malinconicamente li avvicina.
In poco più di un'ora Cuticchio condensa tutta la storia di Don Giovanni, seguendo
attentamente il libretto ma necessariamente privilegiando alcuni momenti e
personaggi. Così Don Ottavio e Donna Anna attraversano velocemente il palcoscenico
e, tra i personaggi femminili, solo alla passionale Elvira, "pazza d'amore", il cuntista
presta la propria voce. Cuticchio apporta alla vicenda alcune piccole aggiunte, sempre
psicologicamente giustificate.
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Cuticchio sceglie di non limitarsi a dare un'illustrazione visiva della musica, ma
stravolge le attese degli spettatori proponendo invece ciò che, nel linguaggio dell'opra,
ha funzione simile a quella che il singolo pezzo svolge nel melodramma: così durante
l'aria del catalogo assistiamo al tipico combattimento di pupi, in cui il paladino affronta
e sconfigge infiniti avversari, tutti diversi e tutti uguali, che si ammucchiano al suolo
come le donne si succedono nel catalogo delle conquiste di Don Giovanni. Ma nel
novero dei momenti più
riusciti va inserito anche il
duetto di Zerlina e Don
Giovanni,
con
i
due
personaggi
che
danzano
leggeri, turbinando sempre
più
velocemente,
come
travolti
dal
trasporto
amoroso,
mentre
nell'introduzione il cunto del
duello
di
Rinaldo
e
Gattamugliere, con il suo
spiccato ritmo giambico, è
un esempio della tradizione
dell'Opera dei Pupi.
Se all'inizio di Don Giovanni
all'Opera dei Pupi il carro funebre che traversava la scena sulle note del Lacrimosa del
Requiem di Mozart, sua ultima composizione, ne evocava il funerale, la conclusione
sulle note di Non più andrai dalle Nozze di Figaro ricordava che, se Don Giovanni
muore, Cherubino è pronto a prenderne il posto, per continuare a superare i limiti
umani. E in ogni caso, Figaro e Leporello, Nofriu e Virticchio saranno sempre là, per
commentare ironicamente.
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