John Currin - Musei Civici Fiorentini

Transcript

John Currin - Musei Civici Fiorentini
Dal 13 giugno al 2 ottobre
John Currin. Paintings
Firenze, Museo Bardini
Una mostra a cura di Antonella Nesi e Sergio Risaliti
The Penitent, 2004
Olio su tela / Oil on canvas
106.7 x 86.4 cm / 42 x 34 inches
Private Collection
© John Currin. Courtesy
Gagosian Gallery. Photography
by Rob McKeever
A partire dal 13 giugno prossimo e fino al 2 ottobre, John Currin, tra i più apprezzati
artisti del nostro tempo, sarà protagonista di un grande evento al Museo Stefano
Bardini di Firenze. Si tratta della prima mostra personale di Currin in uno
spazio pubblico italiano. Pittore sofisticato per tecnica e cultura visiva, Currin è
conosciuto e apprezzato per ritratti elegantissimi e scene anche lascive interpretate con un
ironico, impudico realismo. Nei suoi dipinti, molte volte quadri di piccolo formato, Currin
dissimula una conoscenza spiccata della storia dell’arte e un gusto assai sofisticato della
composizione figurativa. Con ambientazioni mai banali e sottintesi sarcastici, e una scelta
dei soggetti che ricordano per definizione formale anche la grafica di riviste patinate o
pornografiche, l’artista statunitense ha saputo ridefinire la ritrattistica contemporanea.
L’interpretazione dell’eros femminile, e della psicologia borghese americana, risulta nelle
sue opere quasi surreale o grottesca, estremamente perturbante. Ma la sua satira figurativa
non è mai urlata, o plateale, mai caricaturale o di cattivo gusto. Le sue figure, vestite o
atteggiate come comparse di romanzi rosa o come imperturbabili manichini di un centro
moda, dallo spirito zelante anche nel caso di pratiche sessuali solitarie o di gruppo, svelano
segni ed espressioni di inequivocabile alterazione psico-fisica. L’anatomia sproporzionata, o
prospetticamente deformata, l’espressione facciale, altera l’ideale rappresentazione del
corpo o del volto femminile rinascimentale. In questo senso la sua pittura si situa nella scia
di Pablo Picasso e di Willem de Kooning piuttosto che su quella di John Singer Sargent o di
Edward Hopper. Una pittura di prima, ma sempre lussuriosa, o meglio una sorta di colta e
raffinata “volgarizzazione” dell’arte figurativa classica, permette a Currin di esaltare la
pittura stessa, e con essa definire una nuova forma di bellezza artistica che si avvantaggia in
effetti di una inedita immaginazione o “maniera” figurativa. Quei corpi e quei volti, a volte
resi perfino disdicevoli, appaiono belli in virtù della loro trasfigurazione pittorica,
attraverso la ricercata volgarizzazione del codice classico. In alcuni dipinti donne e uomini
fanno sesso come interpretando una scena porno, i suoi personaggi vivono il corpo e la
sessualità in maniera esibizionistica e alterata. Sembrano recitare a soggetto in una
scenografia allestita per un film o un selfie. In questo senso Currin ricerca e attiva qualcosa
di paradossale: tra reale e fittizio, tra contemplazione e voyerismo, tra osceno e raffinato,
tra verità fotografica e invenzione figurativa. Figure illanguidite o intorpidite, non per via di
droghe o pratiche estreme, quanto piuttosto per fiacchezza morale sono il pretesto artistico
per dipingere con deliberata onestà e studiata franchezza liberandosi di ogni nostalgia
accademica e di ogni ideologica avversione verso la pittura figurativa. Mai sgradevole, mai
disgustoso, e mai scontato, Currin affronta generi e stili diversi scegliendo e alternando
temi e registri differenti come il ritratto, la natura morta, l’osceno e il triviale, il lirico e il
sentimentale. La sua abilità si manifesta in ritratti eseguiti con pennellate veloci e
sprezzanti come in Frans Hals e Édouard Manet in nature morte eseguite con la perizia
calligrafica di un pittore olandese rinascimentale, in tappezzerie e mazzi di rose di una
freschezza impressionistica. Ogni suo quadro è anche un omaggio simultaneo alla grande
pittura europea e alle sue diverse stagioni: alla pittura rinascimentale (Botticelli e Cranach),
a quella manierista (Dosso Dossi e Parmigianino), così come a Tiepolo e Fragonard, a
Courbet e Monet, a Magritte e Otto Dix, all’illustrazione pornografica di Giulio Romano e a
quella di Paul Emile Becat. La nudità viene ostentata, così come i genitali, che appaiono
esibiti con minuziosa impudicizia, allo stesso modo di una capigliatura, di una stoffa, di un
elemento di decoro o di arredo, di un servizio di porcellana, di una caraffa ricolma di acqua,
di un tacchino o di un astice. Spesse volte le donne ritratte in accoppiamenti o conversazioni
galanti, sorridono e digrignano, soffrono e godono nello stesso istante e modo. Rabbia,
isteria, sintomatici difetti inscrivono termini da ‘commedia’ all’interno di nobili
composizioni. In molti casi dietro la scintillante bellezza, la lussureggiante sensualità,
affiora un senso di vacuità e di glaciale indifferenza, come se il benessere e il lusso, avessero
reso insensibili pelle e anima, trasformando l’amore romantico in apatico consumo
sessuale. Le sue donne possono essere superdotate (seni e fianchi rotondi e gonfi), o al
contrario esibiscono la propria magrezza, una sterilità che è sia del corpo sia dell’anima. La
voracità sessuale sembra una conseguenza esagerata della frigidità morale di una classe
sociale plasmata dal lusso e dal consumo. Allo stesso tempo si avverte un senso di genuino
stupore di fronte al miracolo della pittura quando con essa è dato immortalare il trascorrere
della vita in un’espressione o in una forma, una sensazione elettrizzante o piacevole, un
sentimento di benevolenza o compassione in una linea o in un colore fissando per sempre
quel magico momento in cui l’esserci stesso di una cosa, o di una donna, di un’espressione
non tramonta ma risorge pittoricamente ogni volta e per sempre. Nella sua carriera, Currin,
ha affrontato generi e soggetti nobili e volgari, in modo ora oltraggioso e perfino grottesco,
svelando difetti, vizi, pene, idiosincrasie, il lato patologico della libido e quello angoscioso
dell’eccitazione, inscrivendo ogni elemento perturbante, fosse anche la sofferenza, il dolore,
l’angoscia, in una superficie pittorica analoga o contraria. La stesura pittorica, infatti,
appare ora sprezzante e veloce ora lenta e meditata, ora puntigliosa e meticolosa ora
immediata e beffarda. In mostra saranno presentati una serie di dipinti inediti per l’Italia,
scelti dall’artista in dialogo con le straordinarie raccolte di pittura e scultura del Museo
Stefano Bardini, grandissimo antiquario e collezionista fiorentino del XIX secolo. Si tratta
di ritratti familiari (Rachel, sua moglie, i tre figli Francis, Hollis e Flora), di ritratti allegorici
(Flora, The Penitent, The Lobster) e di ritratti muliebri (Bent Lady, Anna, Big Hands), di
nudi femminili (Nude in a convex mirror), opere presentate per la prima volta in Italia
affiancate a Madonne donatelliane, bronzetti e porcellane, cornici intagliate, dipinti
seicenteschi, sculture lignee medievali. Saranno esposti pure alcuni disegni, a ben
rappresentare la prodigiosa tecnica di Currin, in dialogo con la “sprezzatura” grafica di
Tiepolo e Piazzetta, di cui al Museo Bardini si conserva una serie assai pregevole di
esemplari. In occasione della mostra, curata da Antonella Nesi e Sergio Risaliti, verrà
pubblicato un catalogo (Forma edizioni) con riproduzioni a colori delle opere di John
Currin, saggi critici dei curatori e un’intervista di Angus Cook all’artista.
La mostra promossa dal Comune di Firenze, è organizzata dall’associazione Mus.e, in
collaborazione con Gagosian Gallery e con il sostegno di Faliero Sarti.
Orario mostra
Venerdì – Lunedì 11.00 - 17.00
(chiuso da Martedì a Giovedì e il 15 agosto)
Ingresso alla mostra incluso nel biglietto del Museo
BIGLIETTI
€ 6,00 - Biglietto intero
€ 4,50 - Biglietto ridotto (18-25 anni e studenti universitari)
Gratuito - fino a 18 anni; gruppi di studenti e rispettivi insegnanti; guide turistiche, iscritti
al Corso di Guida Turistica 2016 e interpreti; disabili e rispettivi accompagnatori; membri
ICOM, ICOMOS e ICCROM.
Museo Bardini
Via dei Renai, 37 (Ponte alle Grazie)
Tel.055 2342427
Web http://museicivicifiorentini.comune.fi.it/bardini/
Bent Lady, 2003
Olio su tela / Oil on canvas
121.9 x 96.5 cm / 48 x 38 inches
Courtesy Lindon Gallery
© John Currin. Image courtesy
Gagosian Gallery and Sadie Coles
HQ
Rachel in the Garden, 2003
Olio su tela /Oil on canvas
50.8 x 40.6 cm / 20 x 16 inches
Private Collection
© John Currin. Courtesy Gagosian
Gallery. Photography by Rob
McKeever
Nude in a Convex Mirror, 2015
Olio su tela / Oil on canvas
Diametro / Diameter: 106.7
cm /42 inches
Private Collection
© John Currin. Courtesy
Gagosian Gallery. Photography
by Douglas M. Parker Studio
The Lobster, 2001
Olio su Tela / Oil on canvas
101.6 x 81.3 cm / 40 x 32 inches,
Dianne Wallace: New York
© John Currin. Courtesy
Gagosian Gallery