340 I tabernacoli di Benozzo Gozzoli:Layout 1
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340 I tabernacoli di Benozzo Gozzoli:Layout 1
n° 340 - maggio 2009 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it I tabernacoli di Benozzo Gozzoli Dai fasti delle corti alla devozione popolare, la parabola artistica di un grande interprete del proprio tempo Dopo l’iniziale formazione a Firenze (dove era nato tra il 1420 e il 1421), probabilmente presso la bottega dell’Angelico - che tra il 1439 e il 1444 stava affrescando le celle del convento di San Marco - Benozzo Gozzoli fu poi per circa tre anni presso Lorenzo Ghiberti, scultore e orafo, impegnato nella realizzazione delle formelle per la Porta del Paradiso destinata al Battistero di Firenze. Nel 1447 Benozzo si trasferiva a Roma insieme all’Angelico per lavorare alla cappella maggiore della basilica di San Pietro, la cui decorazione è purtroppo andata perduta; insieme all’Angelico realizzò anche gli affreschi nella cappella di Niccolò V in Vaticano e nella cappella di San Brizio nel duomo di Orvieto. Per circa tre anni Benozzo si stabilì in Umbria, dove rimase fino al 1452, operando in particolare a Montefalco, nella chiesa di San Fortunato (un ciclo di affreschi e la pala dell’altar maggiore) e nella cappella maggiore della chiesa di San Francesco (Storie del Santo). In questi cicli di affreschi Benozzo dispiega la sua piena maturità nell’abilità disegnativa e nell’interesse alla re- altà indagata nei suoi particolari: le stoffe preziose, i dettagli architettonici, l’uso della luce, tutto contribuisce a creare una visione poetica e sublimata della realtà. Il disegno elegante e accuratissimo si accompagna a una grande vivezza dei colori, quasi miniaturistica - una tecnica che Benozzo conosceva bene e aveva praticato negli anni giovanili. Artista di consolidata fama, nel corso degli anni Cinquanta lavorò a Viterbo e Perugia; nel 1459 veniva richiamato a Firenze da Cosimo de’ Medici per una prestigiosa opera: la decorazione a fresco della Cappella di Palazzo Medici, quella Cappella dei Magi destinata a divenire celebre più del suo stesso autore. Sulle pareti del piccolo ambiente, privo di finestre, Benozzo affrescò il corteo della cavalcata dei Magi, utilizzando il soggetto religioso per rappresentare la sfilata di personalità provenienti da paesi lontani, che attraversò il centro di Firenze per il Concilio del 1438-1439, in occasione del quale venne sancita la riunificazione fra la chiesa latina e quella bizantina. La straordinaria invenzione di Benozzo è quella di far scor- rere il corteo lungo tre pareti della cappella, in modo che il visitatore si trovi circondato dalla miriade di personaggi in vesti sontuosi che animano la cavalcata. Gli affreschi riempiono completamente le pareti, senza soluzione di continuità, dilatando lo spazio in una dimensione fiabesca che annulla i ristretti limiti dell’ambiente. Nei personaggi rappresentati si riconoscono i vivaci ritratti di componenti della famiglia Medici, tra i quali Cosimo e il giovane Lorenzo, e del loro entourage; vi figura anche un autoritratto di Benozzo, individuato dal berretto rosso sul quale figura la scritta in oro OPUS BENOTII, firma apposta ad un’opera straordinaria, dove anche il paesaggio viene rappresentato con dovizia di particolari e accurata individuazione di specie animali e vegetali, indagate con occhio “scientifico” e poetico al tempo stesso. Nonostante fosse assurto alla gloria di così importanti committenze, Benozzo continuò ad operare anche in aree periferiche: nel 1464 gli veniva affidata la decorazione della chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano, per la quale Corteo del Mago Gaspare (part. autoritratto) Firenze, Cappella dei Magi, Palazzo Medici pag. 2 affrescò 17 scene della vita del Santo, narrate con grande vivacità e ricchezza di particolari; anche nella scena con La partenza di Agostino da Roma, ultima eseguita da Benozzo e che riecheggia nell’impianto la cavalcata dei Magi, figura un autoritratto dell’artista, chiaramente riconoscibile. Nel 1467 Benozzo lasciò San Gimignano per recarsi a Pisa, dove fu a lungo impegnato nella realizzazione degli affreschi con Storie della Bibbia per il Camposanto monumentale, commissionati nel 1468 e terminati nel 1484; gli affreschi sono andati quasi completamente distrutti in seguito a un bombardamento del 1944. Il distacco degli affreschi ne ha messo in luce le sinopie: sono numerose le sinopie di Benozzo giunte fino a noi, e dimostrano la grande scioltezza nel segno e nella facilità di esecuzione che caratterizzano l’opera del maestro fiorentino. Tra le opere di carattere più umile e da collocare in ambienti molto più semplici e quotidiani delle grandi corti figurano i numerosi tabernacoli dipinti da Benozzo durante tutto l’arco della sua vita. Dopo il Tabernacolo dei giustiziati a Certaldo, contemporaneo agli affreschi di San Gimignano, nel 1484 Benozzo con la collaborazione della bottega eseguì lungo la strada che da Castelfiorentino porta a Castelnuovo d’Elsa, il tabernacolo con la Dormizione della Vergine, detto in seguito della Madonna della Tosse per la devozione popolare riservata alla cappella. La pertosse, tosse canina o addirittura ‘tosse cattiva’, come veniva chiamata in Toscana, colpiva i bambini provocando una tosse tanto violenta da poter divenire mortale, ed erano numerosi i luoghi sacri dedicati alla Vergine nei quali le madri accompagnavano i figli colpiti da questa epidemia. Sulla volta a crociera del tabernacolo della Madonna della Tosse è raffigurato Gesù benedicente, mentre sulle vele sono rappresentati i quattro apostoli, accompagnati dai simboli che li contraddistinguono. Nella parete centrale è affrescata una finta pala d’altare con la Vergine in trono col Bambino affiancata da quattro santi, collocata sullo sfondo di un drappo sollevato da cinque angeli. La scena con le Esequie della Vergine occupa la parete destra, nella quale è raffigurato il committente messer Grazia da Castelnuovo, inginocchiato in primo piano. Sulla parete sinistra è rappresentata la Madonna che getta la cintola a San Tommaso, l’apostolo che aveva dubitato della resurrezione di Cristo. La rappresentazione della Vergine che sale al cielo e fa scendere sull’apostolo Tommaso la sua cintura è un’iconografia frequente nell’arte toscana del XIV e XV secolo, connessa probabilmente con il fatto che nella cattedrale di Prato si custo- Corteo del Mago Gaspare - Firenze, Cappella dei Magi, Palazzo Medici Madonna che getta la cintola a San Tommaso - Castelfiorentino, Tabernacolo della Madonna della Tosse disce la reliquia della cintura di Maria, ancora oggi venerata ed esposta ai fedeli l’8 settembre di ogni anno. Nel 1853 il tabernacolo della Madonna della Tosse fu incorporato in pag. 3 una cappella in stile neogotico e trasformato in oratorio, nell’intento di proteggerlo dalle intemperie; visto comunque il crescente degrado degli affreschi, dovuto all’umidità del terreno, nel 1970 si procedette al distacco e al restauro delle pitture. Il Tabernacolo della Visitazione fu realizzato da Benozzo Gozzoli con la collaborazione dei figli Alesso e Francesco nel 1490-91. Gli affreschi raffigurano alcuni episodi della vita della Vergine tratti dal Vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo e dal Vangelo di Luca, disposti in due fasce sovrapposte. Si inizia con la Cacciata di Gioacchino, allontanato dal Tempio dal sacerdote Ruben, che lo critica per la sua infertilità. Segue la scena del Sogno di Gioacchino: mentre si trova suoi monti con le sue greggi, un angelo lo invita a tornare a casa rivelandogli che per grazia di Dio Anna concepirà una figlia. Troviamo quindi nella facciata posteriore del tabernacolo l’Incontro di Gioacchino e Anna presso la Porta Aurea: la città di Gerusalemme sullo sfondo è in realtà una veduta di Castelfiorentino dall’attuale via Gozzoli, dove si trovava il tabernacolo. Sono riconoscibili le antiche mura, con quelle che un tempo erano le porte di accesso alla città, vicino alle quali correva il fiume Elsa, e la chiesa di San Lorenzo caratterizzata dalla costruzione in laterizio. Sul lato destro del taber- nacolo è raffigurata la Natività della Vergine. Altre scene della vita di Maria, comprendenti la Natività e l’Adorazione dei Magi sono andate perdute. Nel 1872 il tabernacolo della Visitazione fu protetto con la costruzione di una nuova cappella che lo incorporava completamente, con la speranza di salvare quanto ancora rimaneva delle pitture. Dal momento che il degrado dell’opera proseguiva inesorabilmente, fu deciso di staccare gli affreschi con la tecnica dello strappo per sottoporli ad un accurato restauro. Durante l’operazione di distacco, sulla parete del tabernacolo della Visitazione sono stati ritrovate alcune sinopie, che Benozzo Gozzoli aveva tracciato per impostare la composizione delle scene da dipingere. A queste, si è aggiunta recentemente la sinopia con la Vergine in trono col Bambino, riscoperta nell’ottobre 2008 nel piccolo oratorio che accoglieva il tabernacolo della Madonna della Tosse. Tale ritrovamento conferma ancora una volta il costante uso che Benozzo fece di questa tecnica per elaborare il disegno preparatorio delle sue pitture murali e la sua personale predilezione per la sinopia, che intorno alla metà del Quattrocento veniva in genere sostituita dall’uso dei cartoni per riportare il disegno sulla parete da affrescare con il metodo dello ‘spolvero’. I due tabernacoli hanno trovato una degna collocazione nel nuovo museo dedicato a Benozzo Gozzoli, che è stato inaugurato alla fine del mese di gennaio 2009 nel centro storico di Castelfiorentino. Internamente l’edificio si sviluppa su tre piani; il piano terra è caratterizzato in parte da un soffitto basso: un ambiente in ombra nel quale sono collocate le sinopie degli affreschi, mentre una parte dello spazio, a tutta altezza, accoglie il tabernacolo della Visitazione, illuminato dalla luce naturale proveniente dal lucernario nel soffitto. Al primo piano è sistemato il tabernacolo della Madonna della Tosse: la scala che collega i vari piani costituisce un percorso visivo, che rende possibile la visione dei due monumentali tabernacoli in tutto il loro splendore; in particolare, il tabernacolo della Visitazione troneggia con i suoi sei metri di altezza, fruibile da vicino grazie a un ballatoio che permette di ammirare in ogni particolare le scene affrescate all’interno e sulle pareti esterne del tabernacolo stesso. federico poletti sopra: Nascita della Vergine sotto: Madonna con Bambino e Santi Castelfiorentino, Tabernacolo della Visitazione