Prima giornata del Medico e dell`Odontoiatra

Transcript

Prima giornata del Medico e dell`Odontoiatra
Il
Notiziario
dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Rimini
Anno XIII, Numero 2, Aprile - Giugno 2010
Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 – DCB
Rimini – Valida dal 05/04/2004 – Aut. del Tribunale di Rimini n. 4/98 del 31 Marzo 1998
Direttore Responsabile: Dott. Giovanni Morolli
Coordinatore della Redazione: Dott. Maurizio Della Marchina
Segretaria di Redazione: Valentina Aureli
Comitato di Redazione: Dott. Sergio Arlotti, Dott. Melchisede Bartolomei, Dott. Girolamo
Buono, Dott. Giovanni Cananzi, Dott.ssa Antonella Chiadini, Dott. Stefano De Carolis, Dott.
Mauro Giovanardi, Dott. Sergio Grassia, Dott. Saverino La Placa, Dott. Franco Mandolesi,
Dott. Giuseppe Raco, Dott. Emilio Rastelli.
Stampa: Tipolito Tuttostampa di Giusti e Teodorani Stefano – Rimini
sommario
EDITORIALE
- Prima giornata del Medico e dell’Odontoiatra
VITA DELL’ORDINE
- Variazioni agli albi
- Ricordando i Colleghi
SANITA’ LOCALE
- Umanizzazione delle sale d’attesa della
Radiologia 2 Riccione-Cattolica
- Gli accessi mini invasivi nella chirurgia protesica dell’anca
- La vertebroplastica: domande e risposte
RUBRICA LEGALE
- Le nuove frontiere del rapporto medico-paziente in medicina generale
CRONACA ED ATTUALITÀ
- Visite preassuntive su lavoratori minorenni
- I dieci comandamenti per i soggetti
portatori di Sindrome Post-Polio
- “Se l’ha scritto il dottore”
- Overprescription e insonnia
RECENSIONI
- Fiori
- I Preraffaelliti
CORSI, CONVEGNI CONGRESSI
E ATTIVITÀ CULTURALI
ANNUNCI
La certezza non si trasmette solo con le parole, ma
evitando che intervengano eccessivi cambiamenti
nello stile di vita. Restrizioni troppo rigide minano
la fiducia e impoveriscono la qualità della vita.
Bernard Lown
EDITORIALE
Prima giornata del Medico e dell’Odontoiatra
La prima giornata del medico, organizzata sabato 27
marzo dall’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri
della Provincia di Rimini, è
stata certamente una giornata memorabile per gli
iscritti all’Ordine stesso. La
sala congressi della SGR
era gremita di medici di ogni
età, sia per il giuramento di
Ippocrate dei 44 neo iscritti, sia per la presenza dei
colleghi della Valmarecchia,
in precedenza appartenenti all’Ordine di Pesaro. La
giornata a rappresentato
una occasione di unione e
di scambio di idee ed esperienze.
2 La partecipazione delle autorità civili e religiose della Provincia, del Prefetto
dott. Saladino, del Vescovo
mons Lambiasi, e del Presidente della Federazione
Nazionale degli Ordini dei
Medici-Chirurghi ed Odontoiatri, dott Amedeo Bianco, ha contribuito a dare un
tono di ufficialità e prestigio
alla giornata.
Negli indirizzi di saluto il
Prefetto ha voluto ricordare
la sua passata esperienza
dirigenziale di una struttura amministrativo-sanitaria
e i doveri e le responsabilità che competono ai medici
nell’espletamento della propria attività professionale.
Invece mons. Lambiasi ha
posto in evidenza gli aspetti
caritatevoli e di servizio della
professione medica, specie
nei confronti dei più svantaggiati.
Il Presidente Bianco, in un
appassionato e sentito discorso ha ricordato, insieme
al proprio excursus professionale i diversi aspetti della sua vita di medico, dalle
prime tentennanti esperienze professionali giovanili, a
quelle mature della carriera
ospedaliera, esortando le
giovani leve a non tralasciare gli aspetti umani della professione, pure osservando i
dettami deontologici e tecnico-amministrativi.
A sottolineare i molteplici
aspetti etici ed umani ed a
sintesi di questa Prima Giornata Del Medico è stata la
prolusione del dott. Maurizio
Grossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed
Odontoiatri della Provincia di
Rimini, il quale, in un appassionato e sentito discorso,
vivamente apprezzato da
tutti i presenti, ha sottolineato come, nell’anno del Cen-
EDITORIALE
tenario della fondazione degli Ordini dei Medici Italiani
la cerimonia sia da considerarsi un momento di sintesi e
di partenza per un processo
innovativo volto a privilegiare
a tutto tondo la deontologia
professionale. Il giuramento
di Ippocrate dei neoiscritti ed
il commosso saluto dei colleghi che hanno raggiunto i 50,
60 e 65 anni di laurea hanno
posto in evidenza come una
vita al servizio del benessere psicofisico delle persone
non debba essere disgiunta
dall’accettazione delle sfide
che continuamente l’evoluzione della società porta ad
affrontare.
La solennità ed il prestigio
di una cerimonia, per la prima volta aperta alle più significative componenti della
società e della vita cittadina
hanno rappresentato l’evidenza di una partecipazione
alla vita sociale nei suoi più
pregnanti aspetti.
L’Ordine, svolto il suo ruolo
più importante di tutela della
qualità della professione medica, rappresenta comunque
un presidio fondamentale
per la difesa della salute dei
cittadini. Di qui la necessità
da parte delle componenti
aziendali ed amministrative
di mantenere un costante e
stretto raccordo con l’Ordine
anche nella programmazione e gestione corrente.
Il Presidente Grossi ha inoltre rimarcato come il codice
deontologico rappresenti un
baluardo invalicabile di valori e comportamenti tuttora
attuali ed ad esso si debba
sempre e comunque fare riferimento. Ha concluso infine
la sua prolusione ringraziando i componenti delle varie
commissioni ordinistiche ed
i Consiglieri che, per puro 3
spirito di servizio hanno prestato la propria opera per il
migliore funzionamento dell’Istituzione.
Maurizio Della Marchina
VITA DELL’ORDINE
Variazioni agli Albi
Delibera Consiglio Direttivo seduta del 15 marzo 2010
Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI :
1. Dott.ssa ALESSIO CAVARRETTA SARA di Rimini
2. Dott. ssa ANTONELLI MONICA di Saludecio
3. Dott. BEVITORI LUCA
di Rimini
4. Dott. BIANCHINI MASSONI CLAUDIO di Rimini
5. Dott.ssa CASTELLANI LUCIA di Riccione
6. Dott. DELLA VALLE ANDREA di Rimini
7. Dott. GOTTI ENRICO
di Rimini
8. Dott. ssa GREGORI SARA di Cattolica
9. Dott. ssa GROSSI PAOLA di Rimini
10.Dott. STACCHINI GIACOMO di Domagnano (RSM)
11. Dott. ssa VECCHIARELLI SILVIA di M. Adriatico
12.Dott. ssa VICI ALEXIA
di Rimini
Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI per trasferimento:
1. Dott. CAPPELLA EMANUELE DOMINIQUE da ODM Ferrara
2. Dott. CIOPPI FRANCESCO da ODM Pesaro Urbino
3. Dott. DI MARIO GUALBERTO da ODM Pesaro Urbino
4. Dott. ssa DI PERNA FELICETTA da ODM Potenza
5. Dott. ssa EVANGELISTI ANNA MARIA da ODM Pesaro Urbino
6. Dott. GIACOMINI FRANCESCO da ODM Pesaro Urbino
7. Dott. GRAZIA MICHELE
da ODM Pesaro Urbino
8. Dott. LUCHETTI IRENEO
da ODM Pesaro Urbino
9. Dott. MATTEI FRANCESCO da ODM Pesaro Urbino
10.Dott. ssa SACCHETTI LOREDANA da ODM Pesaro Urbino
11. Dott. TOCU DORU
da ODM Pesaro Urbino
Cancellazione ALBO MEDICI CHIRURGHI :
4 1. Dott. FARAGONA Carlo
di M. Adriatico
Iscrizione ALBO ODONTOIATRI per trasferimento:
1. Dott. BECCARI LUIGI
da ODM Pesaro Urbino
2. Dott. BECCARI MASSIMO da ODM Pesaro Urbino
3. Dott. BIANCHI SIMONE
da ODM Pesaro Urbino
Ricordando i colleghi
Albo Medici Chirurghi nr. 1665
Albo Odontoiatri nr. 333
Delibera Consiglio Direttivo seduta del 19 aprile 2010
Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI:
1. Dott.ssa BERNARDI Laura di San Marino
Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI per trasferimento:
1. Dott. AGOSTINI GIANLUIGI da ODM Pesaro Urbino
2. Dott. BERNARDI FABBRANI LUIGI da ODM Pesaro Urbino
3. Dott. BORGHESI VALERIANO da ODM Pesaro Urbino
4. Dott. CAMILLINI LAMBERTO da ODM Pesaro Urbino
5. Dott. CANGIOTTI GOFFREDO da ODM Pesaro Urbino
6. Dott. ssa CARIGI SAMUELA da ODM Pesaro Urbino
7. Dott. DURZI SAMIR
da ODM Pesaro Urbino
8. Dott. LUCHETTI CLAUDIO da ODM Pesaro Urbino
9. Dott. ssa ROSSI ROSELLA da ODM Pesaro Urbino
10.Dott.ssa SEBASTIANI VALERIA da ODM Perugia
Iscrizione ALBO ODONTOIATRI per trasferimento:
1. Dott. CANGIOTTI GOFFREDO da ODM Pesaro Urbino
Albo Medici Chirurghi nr. 1676
Albo Odontoiatri nr. 334
Delibera Consiglio Direttivo seduta del 24 maggio 2010
Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI:
1. Dott. BELLERO Roberto
da ODM Milano
2. Dott. ZAVATTA Marcello
da ODM Pesaro Urbino
Iscrizione Elenco Psicoterapeuti:
1. Dott. ssa ALBINI Camilla
Albo Medici Chirurghi nr. 1678
Albo Odontoiatri nr. 334
Pier Giovanni Zucchini (1960 - 2009)
Nato a Bologna il 9 gennaio 1960, ha conseguito la laurea
in Medicina e Chirurgia con lode il 29 luglio 1986 e la
specializzazione in Oftalmologia con lode il 19 luglio 1991 a
Bologna. Ha lavorato come dirigente medico presso U.O.
Oculistica AUSL Rimini Ospedali Riccione Rimini Cattolica
dal 4/41992 al 23/04/2009. Brillante chirurgo oftalmico si è
sempre occupato delle patologie vitreo-retiniche dimostrando
in questo campo interesse e particolare attitudine chirurgica.
Si è sempre reso disponibile a supportare i colleghi più giovani
e meno esperti. Amato dai suoi pazienti che ancora oggi ne
sottolineano il valore professionale e umano.
Di carattere espansivo e bonario, sapeva coniugare l’amore
e la dedizione per la famiglia, per la propria professione e la
passione per il gioco del bridge. Ha sempre colto gli aspetti
gaudenti della vita, sapendo sfruttare quelle doti non comuni di simpatia, autoironismo e
umorismo che lo rendevano unico con tutti.
Sempre con te
Rossella Morelli in Zucchini
SANITÀ LOCALE
Umanizzazione delle sale d’attesa della
Radiologia 2 Riccione-Cattolica
Qualche tempo fa durante
una seduta TAC sono stato
chiamato in sala d’aspetto.
Subito mi sono precipitato
pensando a chissà quale
urgenza. Una volta arrivato
mi sono accorto che non era
un’emergenza vera e propria, ma una tipica crisi d’ansia. In questo caso ineludibile
e opprimente. Una giovane
donna, che doveva sottoporsi ad esame TAC dell’addome, stava piangendo e nulla
riusciva a consolarla. Così
dopo averla accompagnata
nello studio, tra le lacrime mi
ha raccontato la sua storia.
La vicenda, era iniziata tre
anni prima con un intervento
chirurgico. Tutto sembrava
procedere per il meglio, poi
un recente esame ecografico aveva evidenziato delle
sospette lesioni secondarie
e per tale motivo era stato
fissato l’appuntamento per
una TAC.
Quella mattina l’attesa spasmodica dell’esame e la
paura di un impensabile responso erano diventate col
passare del tempo insopportabili, e probabilmente quello
spazio spoglio, impersonale,
neutro, incombente e grigio
della sala d’aspetto aveva
completato l’opera.
Un caso come tanti. Tuttavia
quel triste episodio è stato
lo spunto per una riflessione
sul concetto di sala d’attesa
e sulla relazione tra individuo e spazio che lo circonda. Al contempo, è riuscito a
promuovere il progetto di cui
stiamo parlando: “Umanizziamo le sale d’attesa”.
Umanizzare vuol dire porre
la persona nella sua interezza e complessità al centro di
tutte le nostre attenzioni e le
nostre attività. Quindi riscoprire l’importanza del rapporto medico-paziente, nel
senso di rendere la medicina più attenta ai bisogni soggettivi del malato. A questo
proposito mi piace ricordare
una delle frasi più significative di Hunter Patch Adams,
il medico americano che ha
contribuito a diffondere la
cultura del sorriso, divenuto
famoso al grande pubblico
grazie al film interpretato da
Robin Williams: “Noi dobbiamo curare la persona oltre
alla malattia, perché se curiamo la malattia possiamo
vincere o perdere, ma se
curiamo l’uomo, con la sua
malattia, allora vinceremo
sempre!”
Questa iniziativa nasce con
l’intento di combattere l’indifferenza degli spazi ospedalieri, il più delle volte luo-
ghi incolori, freddi, neutri, in
grado soltanto di riflettere la
paura interiore, capaci di comunicare un ineludibile senso di solitudine ai pazienti e
a chi vi lavora.
L’immagine classica dell’ospedale fortunatamente
va progressivamente sparendo, lasciando il posto a
strutture moderne capaci di
rispondere ad un nuovo concetto di salute: infatti oggi
non parliamo più di salute
come assenza di malattia,
ma come ricerca di benessere psico-fisico. Per tale 5
motivo i moderni nosocomi
devono svolgere una duplice
funzione, da una parte rassicurare attraverso dotazioni
tecnologicamente avanzate,
dall’altra adeguarsi al principio di ospitalità di tipo alberghiero.
Il nostro progetto si avvale
della preziosa e prestigiosa collaborazione degli insegnanti e dei ragazzi del
liceo artistico “Federico Fellini” della città di Riccione, i
quali sin dall’inizio, hanno
mostrato particolare interesse all’iniziativa che li vedrà
coinvolti in prima persona
nella realizzazione di opere
che andranno ad abbellire e
a rendere più interessanti le
nostre sale d’attesa.
SANITÀ LOCALE
Gli studenti hanno colto il limite dell’attuale realtà ospedaliera, nata con il fine di separare la malattia da debellare e la persona da curare,
inducendo in ambito medico
una presa di distanza dal paziente e dalla sua patologia.
E questo con la presunta
giustificazione di evitare un
coinvolgimento emotivo con
i malati, mantenendo così la
tanto agognata “neutralità
affettiva”. Seguendo questa
logica, aberrante, anche lo
spazio ospedaliero è stato
connotato come spazio neutro, in cui l’uso dei colori (il
bianco e le varie tonalità di
grigio), dei materiali (metal6 lo e materiali sintetici) hanno
contribuito a definire un ambiente indifferenziato, freddo
e non coinvolgente da un
punto di vista emozionale.
Recenti studi hanno evidenziato che gli interventi svolti
a sollevare il morale del paziente con un ambiente confortevole, musica, contatto
con la natura, contribuiscono a contenere il malessere,
a dissolvere la componente
ansiosa legata ad una diagnosi, e comunque a dare
un significato diverso al tempo trascorso in ospedale.
Il nostro auspicio è che la
struttura “umanizzata” sia in
grado di comunicare a prima vista accoglienza e rassicurazione, e non ostilità,
consentendo la possibilità di
distrarsi sia di raccogliersi in
se stessi. Inoltre l’ideale sarebbe quello di estendere il
progetto a tutto l’ospedale,
garantendo così ai pazienti,
e a coloro che vivono anche
per poco tempo la realtà nosocomiale, i benefici effetti di
un ambiente a misura d’uomo.
Contiamo di aver questi nuovi “spazi terapeutici” per la
fine dell’anno scolastico, visto che dopo i ragazzi se ne
andranno meritatamente in
vacanza.
Domenico Nicoletti
Radiologia 2 Riccione-Cattolica
Gli accessi mini invasivi nella chirurgia
protesica dell’anca
Negli ultimi 4 anni si sono sviluppate
metodiche chirurgiche tendenti a ridurre il
più possibile il danno dei tessuti nobili nelle
via di accesso. In particolare la chirurgia
sostitutiva dell’anca si avvale di accessi,
cosiddetti mini-invasivi, che consentono di
impiantare le componenti protesiche senza
incidere le strutture muscolari e tendinee.
La mini invasività quindi non consta tanto
nella brevità dell’incisione (peraltro molto
contenuta, nell’ordine dei 9-10 cm) quanto,
soprattutto, nel rispetto dei tessuti nobili che
circondano l’articolazione.
Le vie d’accesso mini invasive attualmente
più usate sono la via anteriore e la via anterolaterale. Nella prima l’accesso alla capsula
articolare avviene facendosi largo tra tensore
della fascia lata e sartorio, nell’accesso miniinvasivo antero-laterale il passaggio avviene
tra medio gluteo e tensore della fascia lata.
Tali metodiche presentano molti vantaggi,
ma anche qualche problema. Innanzitutto
il rispetto delle strutture muscolo-tendinee
determina una minore perdita ematica
durante l’impianto della protesi. Inoltre la
conservazione dell’integrità muscolare
consente un’immediata mobilizzazione e
verticalizzazione del paziente, anche nella
stessa giornata dell’intervento, o, al più
tardi, il giorno successivo. Se la tipologia
dell’impianto protesico lo consente, il paziente
viene addirittura invitato a deambulare,
SANITÀ LOCALE
caricando, già nella prima giornata postoperatoria il dolore dovuto all’intervento è
ovviamente molto ridotto, se non in alcuni
casi assente. Tutto ciò si traduce in un
recupero funzionale del paziente molto più
veloce, con la possibilità di una dimissione
dal reparto già in 4°-5° giornata. Il recupero
funzionale completo dell’articolarità e la
deambulazione autonoma senza bastoni
vengono raggiunti nell’arco dei primi 30
giorni, rispetto alla media dei due mesi dei
casi operati con tecnica tradizionale.
E’ ovvio che nell’applicazione di queste
metodiche non manchino i problemi tecnici.
Innanzitutto la curva d’apprendimento del
chirurgo, che deve abituarsi a lavorare in
spazi operatori estremamente ridotti. La luce
sulle superfici ossee è ovviamente ridotta
rispetto alle tecniche tradizionali, quindi il
corretto posizionamento delle componenti
protesiche risulta sicuramente più difficoltoso
e richiede una certa esperienza da parte
dell’operatore. Sono inoltre necessari degli
strumentari dedicati alla protesizzazione in
mini invasività, con manici ed impattatori
ricurvi, che consentono di bypassare tutte le
strutture che si frappongono tra la superficie
cutanea e quella articolare. Infine la durata
dell’intervento è lievemente più prolungata
rispetto alle tecniche tradizionali, si passa
infatti dai 45’ dell’accesso laterale diretto,
ai 60-65’ dell’accesso mini-invasivo anterolaterale, ai 70-90’ dell’accesso mini-invasivo
anteriore puro.
Attualmente, presso l’Ospedale Ceccarini
di Riccione, circa il 90% delle artroprotesi
primitive vengono impiantate con tecnica
mini invasiva antero-laterale.
In conclusione, la possibilità di effettuare
la protesizzazione dell’anca con accesso
mini-invasivo deve essere considerata
senz’altro un significativo passo avanti nella
chirurgia ricostruttiva di questo distretto, per
gli indubbi, vantaggi clinici che ne derivano.
Sono ovviamente richieste un’attenta
selezione dei pazienti e un’accurata tecnica
chirurgica, assolutamente necessarie per 7
l’applicabilità della metodica.
Lorenzo Ponziani
Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia
Ospedale Ceccarini di Riccione
La vertebroplastica: domande e risposte
1) CHE COSA E’ LA VERTEBROPLASTICA?
Consiste nell’iniezione sotto guida fluoroscopica di un
agente consolidante, comunemente di una resina acrilica
bicomponente (volgarmente
detta cemento osseo ortopedico) all’interno di uno o più
corpi vertebrali mediante un
ago d’acciaio ivi posizionato
utilizzando una tecnica che a
Rimini è esclusivamente TC-
guidata. Si tratta pertanto
di un intervento percutaneo
eseguito in anestesia locale
che dura in tutto 30-40 min.
(a seconda del numero dei
livelli vertebrali da trattare),
e che prevede successivamente una osservazione di
circa 1 ora prima della dimissione del paziente che torna
al proprio domicilio.
2) QUANDO E’ INDICATA?
La condizione necessaria
per porre una indicazione in
tal senso è che vi sia una (o
anche più) frattura vertebrale non consolidata indipendentemente dalla causa che
l’ha determinata (traumatica,
spontanea su base osteoporotica, neoplastica ) e anche,
entro certi limiti, dal tempo
intercorso. L’età del paziente
non è un parametro correlato con l’indicazione, mentre
lo è in primis il grado di mi-
SANITÀ LOCALE
neralizzazione dell’osso, dal
momento che la sua riduzione, quale che ne sia la ragione, è la causa fondamentale
del mancato consolidamento. Sono molte le malattie
sistemiche che anche in giovane età sono responsabili
di una osteopenia (Cushing,
iperparatiroidismo ecc.) e
che giustificano questo trattamento riparativo, mentre
nel caso di fratture vertebrali
post-traumatiche in soggetti
giovani e sani il razionale di
accelerare con la vertebroplastica un consolidamento,
che comunque avverrà nel
breve volgere di alcune settimane, suscita perplessità
anche se alcuni lo fanno.
3) SI PUO’ INTERVENIRE
8 SOLO SULLA COLONNA
VERTEBRALE O ANCHE
ALTROVE?
Nella maggior parte dei casi
si interviene sul rachide dorsale e su quello lombare
essendo queste le sedi più
frequenti di frattura, tuttavia, specialmente nel caso
di lesioni neoplastiche, è
ugualmente trattabile il rachide cervicale sempre in
anestesia locale, con l’eccezione della vertebra C2
che, in considerazione della
via trans-orale utilizzata, viene fatta in regime di ricovero e in anestesia generale.
Un’altra sede frequente di
intervento riguarda le ali del
sacro che sono soggette a
fratture esattamente come le
vertebre e in questo caso si
parla di sacroplastica. Infine
è possibile effettuare iniezioni consolidanti nel bacino in
sede sovra-acetabolare (ad
es. nei mielomi).
4) CI SONO CONTROINDICAZIONI?
Relativamente alle caratteristiche della frattura è
controindicata nelle fratture instabili che richiedono
un trattamento chirurgico di
osteosintesi, ma le fratture
somatiche su base osteoporotica in genere non hanno questi connotati; anche
l’integrità o meno del muro
posteriore del soma non è di
per sé un criterio di esclusione. Ciò che è realmente importante è essere certi che la
lesione vertebrale riscontrata
e che si intende trattare non
corrisponda ad un processo
infettivo dal momento che
la presenza di un materiale
protesico, quale il cemento
osseo è a tutti gli effetti, in
un tale contesto renderebbe poi vano ogni tentativo di
eradicazione dell’agente patogeno con una terapia antibiotica aggravando pertanto
il problema clinico.
Non vi è controindicazione
per i pazienti in trattamento
antiaggregante e/o anticoagulante cronico (in genere i
pazienti in terapia con warfarin lo sospendono qualche
giorno prima passando alla
eparina a basso peso molecolare).
5) QUALI SONO LE COMPLICANZE?
Sono legate strettamente a
migrazioni indesiderate del-
l’acrilico iniettato al di fuori
della sede prevista (ad es.
all’interno del canale spinale, nei canali neurali, o per
via ematogena ai polmoni);
si tratta di eventi alquanto
rari con una incidenza statistica trascurabile. E’ invece relativamente frequente
osservare la migrazione del
composito in un disco intervertebrale adiacente al soma
fratturato attraverso soluzioni di continuo delle limitanti:
l’evidenza scientifica in letteratura ha dimostrato che tale
evenienza non un corrispettivo clinico. Un quesito che
spesso viene posto è relativo
all’eventuale incremento del
rischio di frattura per i livelli
vertebrali adiacenti a quelli
operati dal momento che in
effetti il polimetilmetacrilato
(così si chiama in realtà il cemento osseo) una volta catalizzato raggiungerà un rigidità oltre 30 volte superiore
a quella dell’osso spugnoso
normale. Questo argomento
è stato oggetto di molti studi
prospettici in letteratura che
non hanno dimostrato una
significatività statistica in tal
senso; quando nuove fratture intervengono nei pazienti
osteoporotici, non sono statisticamente più frequenti ai
livelli limitrofi a quelli operati.
6) QUANTO E’ EFFICACE
SUL DOLORE E PERCHÈ?
Una spiegazione scientificamente accertata del perché
questo tipo di intervento abbia una efficacia antalgica
non c’è, anche se il consoli-
SANITÀ LOCALE - RUBRICA LEGALE
damento della frattura di per
sé avrà ruolo non trascurabile. Di solito si osserva che
quanto più una frattura è recente tanto più rapidamente
si ottiene il beneficio sperato,
anche se mediamente il risultato si giudica nei 5-6 giorni
successivi durante i quali
non vi è alcuna prescrizione
specifica. Di certo non serve alcuna immobilizzazione
dopo l’intervento anche se
è consigliabile un graduale
ritorno alle consuete attività
quotidiane nell’arco di alcuni
giorni.
7) SERVIRA’ ANCORA UN
BUSTO ORTOPEDICO?
Il rapporto dei pazienti con il
busto ortopedico è molto variabile, alcuni sono affezionati a corsetti, pancere ecc.
il cui impiego non ha un vero
e proprio razionale, mentre
altri come il noto camp C35
ad esempio vengono in genere prescritti nel caso si
opti per una terapia conservativa della frattura. Qualora
la vertebroplastica sortisca
l’effetto sperato decade la
necessità di continuare ad
indossare un busto.
8) DOVE SI PUO’ FARE
L’INTERVENTO
NELLA
AUSL DI RIMINI?
L’intervento viene eseguito
presso la U.O. di Neuroradiologia della Azienda Sanitaria
di Rimini e precisamente al
Presidio Infermi (piano rialzato scala A), di solito nelle
giornate di lunedì, martedì
e venerdì mattina. Per informazioni si può contattare la
segreteria al 0541 705443
tutti i giorni 8-19.30, il sabato
8-14.
Michele Sintini
UO Neuroradiologia
Azienda USL di Rimini
Le nuove frontiere del rapporto
medico-paziente in medicina generale
Il rapporto medico-paziente,
dove prevale la personalizzazione delle cure, subisce
il tentativo della sua sostituzione con il neonato (!!)
rapporto medico-struttura,
basato sul concetto della
condivisione di informazioni
cliniche mediante strumenti
informatici.
Inoltre il tentativo di trasformare la medicina del territorio, applicando a questa
dimensione elementi e procedure tipici della medicina
ospedaliera e specialistica,
desta non poche perplessità.
Nella pratica della medicina
generale prevale, quale elemento fondante, l’ascolto
del paziente e il trattamento
con i tempi della narrazione, dell’attesa e delle decisioni contestualizzate nella
dimensione del paziente,
diversamente da quello tecnico standardizzato, codificato, tipico della medicina
ospedaliera e specialistica.
La volontà di ricondurre la
comunicazione tra sanitari
ad una precisazione di entità nosografiche per finalità meramente burocratiche
e di controllo e non già per
favorire la trasmissione delle necessarie informazioni
al fine della definizione del
dubbio diagnostico e dell’individuazione condivisa del
rimedio terapeutico è certa-
mente causa di preoccupazione.
Ben nota è l’inadeguatezza
del sistema di codifica ICD,
nelle sue varie versioni, per
la dimensione della medicina generale in cui si trattano
i problemi quali sintomi senza diagnosi, malattie allo
stato iniziale ancora non definibili, in cui spesso il tempo rappresenta un ausilio
diagnostico, tempo durante
il quale vengono prescritti
dei trattamenti provvisori o
sintomatici (a volte per contenere l’incertezza), oppure
in cui si cercano di escludere possibilità diagnostiche
anche poco probabili.
Un conto è produrre docu-
9
RUBRICA LEGALE - CRONACA ED ATTUALITÀ
menti (ricette, impegnative
od altro) e consegnarli direttamente al paziente, che è
libero di farne l’uso che ritiene opportuno, un altro quello di trattare e trasmettere
direttamente i dati nominativi del paziente a soggetti
terzi, estranei al rapporto
terapeutico-assistenziale.
Chiaramente, un consenso
da parte del paziente a trasferire questi dati è ogni volta cruciale e non può quindi
essere una tantum, ma contestualizzato. Sorgono inutili logiche di controllo, dove i
dati trasmessi non sono affatto idonei alla governace
nell’interesse dei cittadini
10 cui i dati si riferiscono.
L’aumento dell’offerta derivante da modifiche organizzative del lavoro medico
aumenterà in modo rilevante la domanda inappropriata
in un contesto in cui invece
tutti dovremmo essere chiamati ad operare una fortissima riduzione degli interventi
inutili o comunque non supportati da solide evidenze,
al fine di garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario universale.
Le evidenze a supporto
degli interventi sono ben
lungi dall’essere mutuabili in forma automatica, da
quelle derivanti da studi o
da revisioni della letteratura, poiché queste non si
riferiscono quasi mai a popolazioni quali quelle della
comune pratica clinica, ma
a gruppi selezionati, scevri
dalla complessità della comorbilità.
Una lettura attenta e distaccata di molti lavori scientifici recenti indica che nel
setting delle cure primarie
gli interventi di cui si hanno prove convincenti su
end points clinici rilevanti e
con orizzonti temporali adeguati sono assai scarse per
quanto attiene alle grandi
patologie “croniche”.
Una “banalizzazione” dell’accesso al ricorso delle
cure primarie e la sostituzione del rapporto medicopaziente con quello medico-struttura non farà che
aumentare enormemente
le richieste di quel 20% di
pazienti che già oggi “consumano” l’80% delle risorse con un peggioramento
dell’efficienza e dell’equità
e con un aumento della burocratizzazione che a sua
volta ridurrà l’equità per gli
interventi clinico-assistenziali.
Sergio Arlotti
Visite preassuntive su lavoratori minorenni
La Giunta della Regione Emilia-Romagna,
con Delibera n. 2222, approvata il 15 dicembre 2008 (in B.U.R. n. 219 del 24 dicembre
2008), ha approvato un Regolamento di
semplificazione in materia di igiene e sanità
pubblica.
L’art. 3 di detto Regolamento, rubricato “Certificati di idoneità al lavoro per minorenni e
apprendisti”, nella sostanza, stabilisce che il
Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di lavoro (SPSAL) dell’Azienda USL
non debba più eseguire le visite preassuntive sui lavoratori minorenni previste dall’art. 8
della Legge 17 ottobre 1967, n. 977 (“Tutela
del lavoro dei bambini e degli adolescenti”).
Stabilito quanto sopra, il provvedimento della Giunta non individua “il soggetto” che dovrebbe sostituirsi allo SPSAL nell’effettuazione delle visite preassuntive in discorso.
La “Direzione Generale per l’Attività Ispettiva” del Ministero del Lavoro, della Salute
e delle Politiche Sociali, in data 7 maggio
2009, rispondendo ad un quesito sulla materia posto dalla Direzione Provinciale del
Lavoro di Modena, ritiene “che i medici di
medicina generale, in quanto convenzio-
CRONACA ED ATTUALITÀ
nati con il Servizio Sanitario Nazionale e
quindi appartenenti all’organizzazione sanitaria pubblica, possano effettuare le visite di cui all’art. 8 della Legge n. 977/1967,
in sostituzione delle ASL che non effettuino
più questo tipo di servizio”, aggiungendo e
precisando che, nel caso in cui il minore sia
adibito ad un’attività lavorativa che comporta esposizione a rischio (rumore, polveri,
agenti chimici e/o cancerogeni, attività con
movimentazione manuale di carichi, lavoro in orario notturno,…..) le suddette visite,
possono essere eseguite dal medico competente che effettua la sorveglianza sanitaria, nominato dal datore di lavoro, a norma
del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81
(comunemente definito “Testo Unico” per la
salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro).
Recentemente (21 gennaio 2010) la stessa “Direzione Generale per l’Attività Ispettiva” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con lettera circolare Prot. 25/
III/0001401, ha confermato detto orientamento.
A conclusione di questa sintetica nota informativa ritengo opportuno fornire altre due
informazioni:
- le visite preassuntive in argomento erano effettuate dal SPSAL a pagamento, con
onere a carico del Datore di Lavoro (art.8,
comma 3, Legge n. 977/1967);
- l’età minima per l’accesso al lavoro è fissata, attualmente, a 16 (sedici) anni compiuti
(art.1, comma 622, Legge n. 296/2006).
Loris Fabbri
I dieci comandamenti per soggetti portatori
di sindrome post-polio
L’articolo è stato scritto dal Dottor Richard L. Bruno. Dopo 15 anni di studi gli archeologi
dell’istituto per la Post-Polio hanno dissotterrato i “10 comandamenti” per convivere coi
sintomi della “Sindrome Post-Polio (PPS)”.
1) ASCOLTATEVI
I sopravvissuti alla poliomielite spesso sono riusciti
a spegnere l’interruttore dal
collo in giù dopo aver contratto la polio. Il primo “passo” da fare nell’affrontare la
PPS è quello di ASCOLTARSI: determinare cosa veramente si sente, sia nel fisico
che emotivamente, in che
momento si sente e perché.
Il mezzo più potente nel trattamento del PPS è dato dal
diario che i nostri pazienti
tengono, dove descrivono le
attività che fanno e i sintomi
che avvertono. Comunque
i pazienti con PPS a volte
ascoltano troppo spesso: o
i venditori di vitamine o di
qualche erba speciale o aromatica che curerà la “PPS”;
oppure ascoltano altri nelle
loro stesse condizioni che
mettono in guardia per l’arrivo di ogni sintomo possibile di PPS; oppure ascoltano
amici e parenti (o voci nella
propria mente) che dicono
quanto siamo svogliati, che
bisogna usare gli arti o l’arto colpito, pena il pericolo di
perderne l’uso. I poliomielitici
debbono ascoltare i loro veri
corpi; non devono ascoltare
loro corpi indaffarati.
2) MUOVERSI NON È
ESERCIZIO FISICO
Le persone con la poliomielite pensano che se girano
attorno all’isolato per 5 volte, se stanno per un’ora sulla cyclette ad esercitarsi; se
fanno su e giù per le scale
11
CRONACA ED ATTUALITÀ
ripetutamente la debolezza
muscolare andrà via. Invece
è vero l’opposto: più sforzate
i muscoli colpiti, più perderete forza. I muscoli che hanno
subito la polio hanno perso
almeno il 60% dei loro neuroni motori; mentre gli arti
che non pensavate fossero
stati raggiunti dalla poliomielite è possibile abbiano
perso circa il 40% della loro
forza. La cosa più sconcertante è che i poliomielitici
con una nuova debolezza
muscolare possono perdere
anche il 7% all’anno e quelli
con un forte indebolimento
muscolare possono perdere
fino al 50% di forza all’anno!
12 E’ necessario sostituire uno
stile di vita di “conservazione
e preservazione” a quello di
affaticamento finora creduto utile dalla filosofia “usalo
o perdilo”. Lo “stretching”
(esercizi di stiramento) può
diminuire il dolore; gli esercizi che “non affaticano”, sui
specifici muscoli affetti, possono prevenire la perdita di
quella forza residua, che comunque rimane dopo aver
indossato un apparecchio
ortopedico. I poliomielitici
debbono lavorare con intelligenza, senza sforzarsi.
3) FRENA, NON ROMPERE
(In inglese è d’effetto perché
le parole sono quasi assonanti: brake (frenare) break
(rompere).
D’osservazione dei nostri
pazienti ha dimostrato che
fare 15 minuti di sosta due
volte al giorno – cioè non
fare assolutamente niente
per 15 minuti – era il trattamento più efficace per alleviare i sintomi di PPS. Un
altro studio ha dimostrato
che i poliomielitici che facevano brevi attività con soste
equivalenti avrebbero potuto
fare ben il 240% di più lavoro di quanto ne avrebbero
fatto sforzandosi ininterrottamente. I nostri pazienti che
facevano soste, che cadenzavano le attività e risparmiavano le energie avevano
il 22% di dolori, debolezza e
affaticamento in meno. D’altro canto i poliomielitici che
rifiutavano la terapia oppure
l’abbandonavano, avevano il
21% in più di affaticamento
e il 76% in più di debolezza.
Per i poliomielitici muoversi
lentamente e con cadenzata
continuità ha la meglio sulla
fretta.
4) LA GRUCCIA NON R’ UN
CRUCCIO
…e l’apparecchio ortopedico
non è un segnale di fallimento
o di “rinuncia”! Con un tutore
di sostegno su una gamba
indebolita si fa 3 volte meno
sforzo e si cammina esteticamente meglio. I muscoli
sovraffaticati fanno male e
le giunture dolgono e le terminazioni nervose muoiono,
dopo aver lavorato troppo
per decenni con pochi neuroni motori. Quindi, perché
non usare un apparecchio di
sostegno, un bastone, una
o due grucce (e perché no
una carrozzina semplice o
perfino una con motore) se
questo serve a diminuire i
sintomi tanto da farvi prendere una vacanza, fare una
gita? Sappiamo che rallenterete e vi prenderete cura di
voi stessi quando sentirete
di essere “pronti”! Voi siete
anche disponibilità ad usare
una carrozzina quando non
vi saranno più alternative.
Perché usare un’automobile
fino a che non finisce la benzina? Bene, non arrivate a
quel punto! Perché continuare a sfruttare il vostro corpo
fino quando non avrete più
neuroni da sfruttare?
5) DITE “NO” ALLE MEDICINE, A MENO CHE SIA
NECESSARIO
Cinque studi diversi hanno dimostrato che non ci
sono delle medicine specifiche per il trattamento della
PPS. E nessuno studio ha
provato che vi siano erbe o
magnetoterapia che riducono i sintomi. I poliomielitici
non debbono pensare che
si possono strapazzare, poi
applicare un magnete, ingoiare una pillola e la loro
PPS scomparirà. Il dolore, la
debolezza e l’affaticamento
sono messaggi molto chiari
che vi indicano che si stan-
CRONACA ED ATTUALITÀ
no verificando dei danni nel
vostro corpo! Mascherare
i sintomi con la morfina o i
magneti, non curerà la PPS.
Comunque due diversi studi hanno dimostrato che i
poliomielitici sono due volte
più sensibili al dolore degli
altri; hanno quindi bisogno
di più farmaci per un periodo
di tempo più lungo: sia dopo
interventi chirurgici che a seguito di infortuni.
6) DORMITE BENE TUTTA
LA NOTTE
La maggioranza dei poliomielitici hanno disturbi del
sonno a causa dei dolori,
ansietà o disordini del sonno
come l’apnea (interruzione
momentanea della respirazione) notturna, fascicolazioni muscolari (ripetuti
scatti muscolari involontari),
sobbalzi notturni. Purtroppo
i poliomielitici non sono consapevoli delle apnee o delle
fascicolazioni! Avrete bisogno di uno studio del sonno
se vi svegliate la notte con
un cuore che batte, con ansietà, col fiato corto, senso
di soffocamento, fascicolazioni muscolari; oppure vi
svegliate la mattina con mal
di testa oppure stanchi, senza sentirvi di aver riposato.
“L’affaticamento post-polio”
potrebbe essere dovuto a un
disordine del sonno, che può
essere curato.
7) AI POLIOMIELITICI PIACE IL CALDO
I poliomielitici hanno “piediparticolari”, freddi e violacei:
questo perché i nervi che
controllano la grandezza dei
vasi ematici sono stati uccisi
dal virus della polio. In effetti
i nervi dei poliomielitici percepiscono la temperatura
con una differenza di 6-7° C
in meno della reale temperatura esterna. Il sentire freddo
è la seconda causa di debolezza muscolare, ma è anche la più facile da trattare.
Vestitevi a strati, e indossate
calze fatte di fibra plastica, il
polipropilene, è come seta;
questa fibra trattiene il calore corporeo.
8) LA PRIMA COLAZIONE
E’ IL PASTO PIU’ IMPORTANTE.
Una volta tanto la mamma
aveva ragione. Molti poliomielitici hanno una dieta di
tipo A: niente colazione, un
caffè per pranzo e una pizza
per cena. Uno studio recente mostra che meno proteine
assorbono i polio nella prima
colazione, più vanno soggetti
ad affaticamento e debolezza durante il giorno. Quando
i nostri pazienti seguono una
dieta ipoglicemica (16 gr di
proteine a basso contenuto
di grassi e piccoli spuntini
senza carboidrati durante il
giorno), hanno una significativa riduzione dell’affaticamento. Le proteine della
mattina evitano lo sbadiglio
del mezzodì.
9) FA A TE STESSO CHO’
CHE HAI FATTO AGLI ALTRI
Molti poliomielitici hanno subito maltrattamenti verbali,
sono stati perfino picchiati
da terapisti o da membri della famiglia, quando questi
dovevano “far camminare” i
polio. Per questo motivo i poliomielitici son diventati soggetti di tipo “A”. Essi hanno
preso il controllo delle cose
per diventare stacanovisti:
“i migliori e più intelligenti”,
che fanno tutto per gli altri,
per tutti, eccetto che per loro
stessi. Molti poliomielitici si
prodigano per gli altri e non
chiedono di essere aiutati
perché hanno paura di rice- 13
vere nuovi abusi. Non è forse
ora che “voi” facciate qualcosa per voi stessi a compensazione di tutto quello che
avete fatto per gli altri? Accettare di essere assistiti non
significa essere dipendenti!
Accettare d’essere assistiti
può aiutarvi a mantenere la
vostra indipendenza ma non
continuare a fare tutto per gli
altri potrebbe mostrarvi disabili, il chiedere aiuto, o l’uso
di una carrozzina a motore,
potrebbe farvi paura. Ricordate: se voi non vi sentite in
colpa o in ansia, non vi state
prendendo cura di voi stessi, quindi non state facendo
niente per la vostra PPS.
10) OBBLIGATE I MEDICI
A COOPERARE PRIMA DI
CRONACA ED ATTUALITÀ
OPERARE.
I poliomielitici possono facilmente venir anestetizzati
perché parte del loro cervello, che li mantiene svegli, è
stato danneggiato dal virus
della polio. I poliomielitici rimangono sotto anestesia più
a lungo e hanno problemi di
respirazione dovuti all’anestesia. Perfino l’anestesia lo-
cale può causargli problemi.
Tutti i poliomielitici dovrebbero fare prove di respirazione prima di sottomettersi
all’anestesia totale. La vostra completa storie e i nuovi
problemi insorti con la respirazione, il sonno o la deglutizione dovrebbero essere
evidenziati al vostro chirurgo
o dentista – specialmente
all’anestesista – abbastanza prima di sottomettersi a
chirurgia. I poliomielitici non
dovrebbero mai sottoporsi
a chirurgia in day hospital
o a esami come l’endoscopia, che richiedere anestesia senza prima sottoporsi ai
test per l’anestesia.
Saverino La Placa
“Se l’ha scritto il Dottore”
Una signora di 75 anni si presenta all’ambulatorio prelievi della medicina di base di
Rimini.
La tecnica, allo sportello, chiede se vuole
eseguire come richiesto dal curante l’esame
delle gonadotropina corionica che serve a
14 stabilire una gravidanza. La paziente cade
dalle nuvole tra la sorpresa e la curiosità e
la morbosità dei pazienti in attesa.
La signora, guardandosi attorno imbarazzata, ribadisce l’età e nega anche alcun evento soprannaturale che possa suscitare sospetto, e dice: “se l’ha chiesto il dottore, un
motivo ci sarà” ed acconsente alla verifica.
Alcuni giorni dopo la signora mi riferisce
questo episodio dal quale posso trarre alcune considerazioni:
1) la privacy non esiste
2) il medico quando digita esami di laboratorio deve fare attenzione a non
sbagliare riga (Gonadotropina invece
di GOT)
3) i pazienti hanno ancora una gran fiducia nel loro medici di medicina generale
Gianni Morolli
Overprescription e insonnia
“A proposito, dottore, di notte non dormo. Può darmi qualcosa?” oppure “Dottore, può
buttarmi via tutte le pillole, ma io devo avere qualcosa per dormire!”
Quante volte ci sentiamo rivolgere queste frasi nei nostri ambulatori da pazienti spesso
anziani, fragili, con comorbidità, in politerapia, già in trattamento o precedentemente trattati
con ipnotici. La scelta può essere problematica riflettendo anche sui possibili rischi come
cadute, deficit cognitivo, incidenti stradali, dipendenza, sonnolenza diurna.
Molte volte il medico è costretto a cedere di fronte alle ripetute lamentele del paziente circa
il proprio disturbo.
A dispetto dei rischi e della scarsa evidenza di beneficio, la prescrizione di benzodiazepine
continua a crescere tanto da entrare nella top list dei farmaci più prescritti.
Eppure nella insonnia primaria nessun farmaco si è rivelato più efficace e sicuro del placebo
insieme all’esercizio fisico, alla terapia cognitiva comportamentale, al basso consumo di
alcool e all’evitamento, nei limiti del possibile, di quei farmaci favorenti l’insonnia (diuretici,
CRONACA ED ATTUALITÀ - RECENSIONI
metilsantine, antiparkinsoniani, inibitori del reuptake della serotonina).
Il medico quindi deve riappropriarsi del placebo nel trattamento dell’insonnia onde evitare
la iatrogenesi. I farmaci possono essere efficaci per le cause invece di insonnia secondarie,
specialmente nel dolore e nella depressione. Le raccomandazione del NICE per l’intervento
non farmacologico a lungo termine nei confronti dell’insonnia raccomanda l’esercizio fisico
e anche un trattamento di terapia cognitiva comportamentale.
Gianni Morolli
Fiori
Natura e simbolo dal seicento a Van Gogh
Forlì - Musei San Domenico
24 gennaio – 20 Giugno
2010
Simboleggiata dalla “Fiasca
fiorita” di ambito caravaggesco l’esposizione forlivese
costituisce un insieme artistico abbastanza inusuale,
dedicato interamente all’influsso della natura sulla pittura sei-ottocentesca.
Le cento opere proposte nel-
la mostra ci fanno ammirare
l’evoluzione dell’approccio
artistico alla natura, dall’apporto dei pittori naturalisti,
da Van Dyck, a Brueghel, a
Cagnacci, al Guercino, ai più
“moderni” esponenti del Romanticismo, del Realismo e
dell’Impressionismo.
Abbiamo così la possibilità
di ammirare anche opere di
Hayez, Delacoix, Courbet,
Monet, De Nittis, Boldini,
Zandomeneghi, Van Gogh.
Il fiore viene variamente visto come espressione sintetica della bellezza e della
perfezione,come
complemento decorativo dell’immagine figurativa,come mera
illustrazione del prodotto
visivo;sempre
comunque,
rappresenta il simbolo del
cromatismo più raffinato e
del tendenza più nobile dello
spirito,il bello,atto a nobilita15
re anche una fiasca rotta!
I Preraffaelliti
Il sogno del ‘400 italiano da Beato Angelico a Perugino da Rossetti a Burne-Jones
Ravenna – MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna
28 febbraio – 6 giugno 2010
L’arte è spesso espressione di rottura con le tradizioni; nel 1848 i pittori inglesi Hunt, Millais
e Rossetti fondarono la Confraternita Preraffaellita, avente per fine il rinnovamento culturale
ed artistico, rifacendosi alla pittura italiana quattrocentesca, prima dell’epoca di Raffaello.
La mostra,muovendo dai brillanti cromatismi,dal dettaglio naturalistico e dall’intensità
espressiva di pittori quali Beato Angelico e Perugino, pone a raffronto le produzioni pittoriche
dei preraffaelliti inglesi quali Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones, Marie Stillman, i
quali vedevano in quest’epoca di grande fioritura artistica italiana un polo di attrazione e di
ispirazione unico.
L’influsso della Divina Commedia e della poetica dantesca e di tutto l’ambito culturale
prerinascimentale,dei paesaggi e delle atmosfere italiane si manifestano visivamente in
maniera pregnante; vengono inoltre esposti nella mostra i disegni preparatori dei mosaici
realizzati nella chiesa di S.Paolo fuori le Mura dal Burne-Jones.
Infine, alcune opere dei pittori della Scuola Etrusca stanno ad evidenziare come questa
tendenza artistica si fosse diffusa a quei tempi, partendo dai paesi anglosassoni a quelli più
specificamente latino.
Maurizio Della Marchina
CORSI, CONVEGNI CONGRESSI E ATTIVITÀ CULTURALI - ANNUNCI
Corsi, convegni congressi e attività culturali
BIOTECONOLOGIE E SALUTE: ESPERIENZE IN ITALIA
16 settembre 2010 presso il Palacongressi di Rimini
Segreteria Organizzativa: Associazione Linkage tel. 0541.711502 fax 0541.711476
e-mail [email protected] - www.associazionelinkage.it
51° CONGRESSO NAZIONALE
DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NEFROLOGIA
dal 6 al 9 ottobre 2010 presso il Palacongressi di Rimini
Segreteria Organizzativa: Adria Congrex srl tel 0541.305811 fax 0541.305842
e-mail: [email protected] - www.adriacongrex.it/sin2010
2° CORSO TEORICO DI AGGIORNAMENTO
PER ASSISTENTI DENTALI SIOH
16
dal 2 al 23 ottobre e dal 6 al 20 novembre presso l’Hotel San Giorgio di Forlì
Segreteria Organizzativa: DEAdent Forlì tel. 0543.31370 e-mail [email protected]
XLVII CONGRESSO NAZIONALE
DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI REUMATOLOGIA
dal 24 al 27 novembre 2010 presso il Pacongressi di Rimini
Segreteria Organizzativa: AIM Group Congress tel. 02.566011, fax 02.56609045,
e-mail: [email protected] - www.reumatologia.it
Annunci
CHIUSURA ESTIVA
Gli Uffici dell’Ordine rimarranno chiusi periodo dal 13 al 20 agosto; nella fascia pomeridiana
del mese di agosto saranno aperti al pubblico solo su appuntamento.
NUOVO ORARIO D’UFFICIO ORDINE DEI MEDICI
Via Flaminia, 185/B - Rimini - Tel. 0541.382144 - Fax 0541.382202
Lunedì e Mercoledì dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00
Martedì, Giovedì e Venerdì dalle 8.30 alle 13.00
E-mail: [email protected] - Internet: www.omceo.rn.it