Prima giornata del Medico e dell`Odontoiatra
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Prima giornata del Medico e dell`Odontoiatra
Il Notiziario dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Rimini Anno XIII, Numero 2, Aprile - Giugno 2010 Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 – DCB Rimini – Valida dal 05/04/2004 – Aut. del Tribunale di Rimini n. 4/98 del 31 Marzo 1998 Direttore Responsabile: Dott. Giovanni Morolli Coordinatore della Redazione: Dott. Maurizio Della Marchina Segretaria di Redazione: Valentina Aureli Comitato di Redazione: Dott. Sergio Arlotti, Dott. Melchisede Bartolomei, Dott. Girolamo Buono, Dott. Giovanni Cananzi, Dott.ssa Antonella Chiadini, Dott. Stefano De Carolis, Dott. Mauro Giovanardi, Dott. Sergio Grassia, Dott. Saverino La Placa, Dott. Franco Mandolesi, Dott. Giuseppe Raco, Dott. Emilio Rastelli. Stampa: Tipolito Tuttostampa di Giusti e Teodorani Stefano – Rimini sommario EDITORIALE - Prima giornata del Medico e dell’Odontoiatra VITA DELL’ORDINE - Variazioni agli albi - Ricordando i Colleghi SANITA’ LOCALE - Umanizzazione delle sale d’attesa della Radiologia 2 Riccione-Cattolica - Gli accessi mini invasivi nella chirurgia protesica dell’anca - La vertebroplastica: domande e risposte RUBRICA LEGALE - Le nuove frontiere del rapporto medico-paziente in medicina generale CRONACA ED ATTUALITÀ - Visite preassuntive su lavoratori minorenni - I dieci comandamenti per i soggetti portatori di Sindrome Post-Polio - “Se l’ha scritto il dottore” - Overprescription e insonnia RECENSIONI - Fiori - I Preraffaelliti CORSI, CONVEGNI CONGRESSI E ATTIVITÀ CULTURALI ANNUNCI La certezza non si trasmette solo con le parole, ma evitando che intervengano eccessivi cambiamenti nello stile di vita. Restrizioni troppo rigide minano la fiducia e impoveriscono la qualità della vita. Bernard Lown EDITORIALE Prima giornata del Medico e dell’Odontoiatra La prima giornata del medico, organizzata sabato 27 marzo dall’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Rimini, è stata certamente una giornata memorabile per gli iscritti all’Ordine stesso. La sala congressi della SGR era gremita di medici di ogni età, sia per il giuramento di Ippocrate dei 44 neo iscritti, sia per la presenza dei colleghi della Valmarecchia, in precedenza appartenenti all’Ordine di Pesaro. La giornata a rappresentato una occasione di unione e di scambio di idee ed esperienze. 2 La partecipazione delle autorità civili e religiose della Provincia, del Prefetto dott. Saladino, del Vescovo mons Lambiasi, e del Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici-Chirurghi ed Odontoiatri, dott Amedeo Bianco, ha contribuito a dare un tono di ufficialità e prestigio alla giornata. Negli indirizzi di saluto il Prefetto ha voluto ricordare la sua passata esperienza dirigenziale di una struttura amministrativo-sanitaria e i doveri e le responsabilità che competono ai medici nell’espletamento della propria attività professionale. Invece mons. Lambiasi ha posto in evidenza gli aspetti caritatevoli e di servizio della professione medica, specie nei confronti dei più svantaggiati. Il Presidente Bianco, in un appassionato e sentito discorso ha ricordato, insieme al proprio excursus professionale i diversi aspetti della sua vita di medico, dalle prime tentennanti esperienze professionali giovanili, a quelle mature della carriera ospedaliera, esortando le giovani leve a non tralasciare gli aspetti umani della professione, pure osservando i dettami deontologici e tecnico-amministrativi. A sottolineare i molteplici aspetti etici ed umani ed a sintesi di questa Prima Giornata Del Medico è stata la prolusione del dott. Maurizio Grossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Rimini, il quale, in un appassionato e sentito discorso, vivamente apprezzato da tutti i presenti, ha sottolineato come, nell’anno del Cen- EDITORIALE tenario della fondazione degli Ordini dei Medici Italiani la cerimonia sia da considerarsi un momento di sintesi e di partenza per un processo innovativo volto a privilegiare a tutto tondo la deontologia professionale. Il giuramento di Ippocrate dei neoiscritti ed il commosso saluto dei colleghi che hanno raggiunto i 50, 60 e 65 anni di laurea hanno posto in evidenza come una vita al servizio del benessere psicofisico delle persone non debba essere disgiunta dall’accettazione delle sfide che continuamente l’evoluzione della società porta ad affrontare. La solennità ed il prestigio di una cerimonia, per la prima volta aperta alle più significative componenti della società e della vita cittadina hanno rappresentato l’evidenza di una partecipazione alla vita sociale nei suoi più pregnanti aspetti. L’Ordine, svolto il suo ruolo più importante di tutela della qualità della professione medica, rappresenta comunque un presidio fondamentale per la difesa della salute dei cittadini. Di qui la necessità da parte delle componenti aziendali ed amministrative di mantenere un costante e stretto raccordo con l’Ordine anche nella programmazione e gestione corrente. Il Presidente Grossi ha inoltre rimarcato come il codice deontologico rappresenti un baluardo invalicabile di valori e comportamenti tuttora attuali ed ad esso si debba sempre e comunque fare riferimento. Ha concluso infine la sua prolusione ringraziando i componenti delle varie commissioni ordinistiche ed i Consiglieri che, per puro 3 spirito di servizio hanno prestato la propria opera per il migliore funzionamento dell’Istituzione. Maurizio Della Marchina VITA DELL’ORDINE Variazioni agli Albi Delibera Consiglio Direttivo seduta del 15 marzo 2010 Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI : 1. Dott.ssa ALESSIO CAVARRETTA SARA di Rimini 2. Dott. ssa ANTONELLI MONICA di Saludecio 3. Dott. BEVITORI LUCA di Rimini 4. Dott. BIANCHINI MASSONI CLAUDIO di Rimini 5. Dott.ssa CASTELLANI LUCIA di Riccione 6. Dott. DELLA VALLE ANDREA di Rimini 7. Dott. GOTTI ENRICO di Rimini 8. Dott. ssa GREGORI SARA di Cattolica 9. Dott. ssa GROSSI PAOLA di Rimini 10.Dott. STACCHINI GIACOMO di Domagnano (RSM) 11. Dott. ssa VECCHIARELLI SILVIA di M. Adriatico 12.Dott. ssa VICI ALEXIA di Rimini Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI per trasferimento: 1. Dott. CAPPELLA EMANUELE DOMINIQUE da ODM Ferrara 2. Dott. CIOPPI FRANCESCO da ODM Pesaro Urbino 3. Dott. DI MARIO GUALBERTO da ODM Pesaro Urbino 4. Dott. ssa DI PERNA FELICETTA da ODM Potenza 5. Dott. ssa EVANGELISTI ANNA MARIA da ODM Pesaro Urbino 6. Dott. GIACOMINI FRANCESCO da ODM Pesaro Urbino 7. Dott. GRAZIA MICHELE da ODM Pesaro Urbino 8. Dott. LUCHETTI IRENEO da ODM Pesaro Urbino 9. Dott. MATTEI FRANCESCO da ODM Pesaro Urbino 10.Dott. ssa SACCHETTI LOREDANA da ODM Pesaro Urbino 11. Dott. TOCU DORU da ODM Pesaro Urbino Cancellazione ALBO MEDICI CHIRURGHI : 4 1. Dott. FARAGONA Carlo di M. Adriatico Iscrizione ALBO ODONTOIATRI per trasferimento: 1. Dott. BECCARI LUIGI da ODM Pesaro Urbino 2. Dott. BECCARI MASSIMO da ODM Pesaro Urbino 3. Dott. BIANCHI SIMONE da ODM Pesaro Urbino Ricordando i colleghi Albo Medici Chirurghi nr. 1665 Albo Odontoiatri nr. 333 Delibera Consiglio Direttivo seduta del 19 aprile 2010 Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI: 1. Dott.ssa BERNARDI Laura di San Marino Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI per trasferimento: 1. Dott. AGOSTINI GIANLUIGI da ODM Pesaro Urbino 2. Dott. BERNARDI FABBRANI LUIGI da ODM Pesaro Urbino 3. Dott. BORGHESI VALERIANO da ODM Pesaro Urbino 4. Dott. CAMILLINI LAMBERTO da ODM Pesaro Urbino 5. Dott. CANGIOTTI GOFFREDO da ODM Pesaro Urbino 6. Dott. ssa CARIGI SAMUELA da ODM Pesaro Urbino 7. Dott. DURZI SAMIR da ODM Pesaro Urbino 8. Dott. LUCHETTI CLAUDIO da ODM Pesaro Urbino 9. Dott. ssa ROSSI ROSELLA da ODM Pesaro Urbino 10.Dott.ssa SEBASTIANI VALERIA da ODM Perugia Iscrizione ALBO ODONTOIATRI per trasferimento: 1. Dott. CANGIOTTI GOFFREDO da ODM Pesaro Urbino Albo Medici Chirurghi nr. 1676 Albo Odontoiatri nr. 334 Delibera Consiglio Direttivo seduta del 24 maggio 2010 Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI: 1. Dott. BELLERO Roberto da ODM Milano 2. Dott. ZAVATTA Marcello da ODM Pesaro Urbino Iscrizione Elenco Psicoterapeuti: 1. Dott. ssa ALBINI Camilla Albo Medici Chirurghi nr. 1678 Albo Odontoiatri nr. 334 Pier Giovanni Zucchini (1960 - 2009) Nato a Bologna il 9 gennaio 1960, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia con lode il 29 luglio 1986 e la specializzazione in Oftalmologia con lode il 19 luglio 1991 a Bologna. Ha lavorato come dirigente medico presso U.O. Oculistica AUSL Rimini Ospedali Riccione Rimini Cattolica dal 4/41992 al 23/04/2009. Brillante chirurgo oftalmico si è sempre occupato delle patologie vitreo-retiniche dimostrando in questo campo interesse e particolare attitudine chirurgica. Si è sempre reso disponibile a supportare i colleghi più giovani e meno esperti. Amato dai suoi pazienti che ancora oggi ne sottolineano il valore professionale e umano. Di carattere espansivo e bonario, sapeva coniugare l’amore e la dedizione per la famiglia, per la propria professione e la passione per il gioco del bridge. Ha sempre colto gli aspetti gaudenti della vita, sapendo sfruttare quelle doti non comuni di simpatia, autoironismo e umorismo che lo rendevano unico con tutti. Sempre con te Rossella Morelli in Zucchini SANITÀ LOCALE Umanizzazione delle sale d’attesa della Radiologia 2 Riccione-Cattolica Qualche tempo fa durante una seduta TAC sono stato chiamato in sala d’aspetto. Subito mi sono precipitato pensando a chissà quale urgenza. Una volta arrivato mi sono accorto che non era un’emergenza vera e propria, ma una tipica crisi d’ansia. In questo caso ineludibile e opprimente. Una giovane donna, che doveva sottoporsi ad esame TAC dell’addome, stava piangendo e nulla riusciva a consolarla. Così dopo averla accompagnata nello studio, tra le lacrime mi ha raccontato la sua storia. La vicenda, era iniziata tre anni prima con un intervento chirurgico. Tutto sembrava procedere per il meglio, poi un recente esame ecografico aveva evidenziato delle sospette lesioni secondarie e per tale motivo era stato fissato l’appuntamento per una TAC. Quella mattina l’attesa spasmodica dell’esame e la paura di un impensabile responso erano diventate col passare del tempo insopportabili, e probabilmente quello spazio spoglio, impersonale, neutro, incombente e grigio della sala d’aspetto aveva completato l’opera. Un caso come tanti. Tuttavia quel triste episodio è stato lo spunto per una riflessione sul concetto di sala d’attesa e sulla relazione tra individuo e spazio che lo circonda. Al contempo, è riuscito a promuovere il progetto di cui stiamo parlando: “Umanizziamo le sale d’attesa”. Umanizzare vuol dire porre la persona nella sua interezza e complessità al centro di tutte le nostre attenzioni e le nostre attività. Quindi riscoprire l’importanza del rapporto medico-paziente, nel senso di rendere la medicina più attenta ai bisogni soggettivi del malato. A questo proposito mi piace ricordare una delle frasi più significative di Hunter Patch Adams, il medico americano che ha contribuito a diffondere la cultura del sorriso, divenuto famoso al grande pubblico grazie al film interpretato da Robin Williams: “Noi dobbiamo curare la persona oltre alla malattia, perché se curiamo la malattia possiamo vincere o perdere, ma se curiamo l’uomo, con la sua malattia, allora vinceremo sempre!” Questa iniziativa nasce con l’intento di combattere l’indifferenza degli spazi ospedalieri, il più delle volte luo- ghi incolori, freddi, neutri, in grado soltanto di riflettere la paura interiore, capaci di comunicare un ineludibile senso di solitudine ai pazienti e a chi vi lavora. L’immagine classica dell’ospedale fortunatamente va progressivamente sparendo, lasciando il posto a strutture moderne capaci di rispondere ad un nuovo concetto di salute: infatti oggi non parliamo più di salute come assenza di malattia, ma come ricerca di benessere psico-fisico. Per tale 5 motivo i moderni nosocomi devono svolgere una duplice funzione, da una parte rassicurare attraverso dotazioni tecnologicamente avanzate, dall’altra adeguarsi al principio di ospitalità di tipo alberghiero. Il nostro progetto si avvale della preziosa e prestigiosa collaborazione degli insegnanti e dei ragazzi del liceo artistico “Federico Fellini” della città di Riccione, i quali sin dall’inizio, hanno mostrato particolare interesse all’iniziativa che li vedrà coinvolti in prima persona nella realizzazione di opere che andranno ad abbellire e a rendere più interessanti le nostre sale d’attesa. SANITÀ LOCALE Gli studenti hanno colto il limite dell’attuale realtà ospedaliera, nata con il fine di separare la malattia da debellare e la persona da curare, inducendo in ambito medico una presa di distanza dal paziente e dalla sua patologia. E questo con la presunta giustificazione di evitare un coinvolgimento emotivo con i malati, mantenendo così la tanto agognata “neutralità affettiva”. Seguendo questa logica, aberrante, anche lo spazio ospedaliero è stato connotato come spazio neutro, in cui l’uso dei colori (il bianco e le varie tonalità di grigio), dei materiali (metal6 lo e materiali sintetici) hanno contribuito a definire un ambiente indifferenziato, freddo e non coinvolgente da un punto di vista emozionale. Recenti studi hanno evidenziato che gli interventi svolti a sollevare il morale del paziente con un ambiente confortevole, musica, contatto con la natura, contribuiscono a contenere il malessere, a dissolvere la componente ansiosa legata ad una diagnosi, e comunque a dare un significato diverso al tempo trascorso in ospedale. Il nostro auspicio è che la struttura “umanizzata” sia in grado di comunicare a prima vista accoglienza e rassicurazione, e non ostilità, consentendo la possibilità di distrarsi sia di raccogliersi in se stessi. Inoltre l’ideale sarebbe quello di estendere il progetto a tutto l’ospedale, garantendo così ai pazienti, e a coloro che vivono anche per poco tempo la realtà nosocomiale, i benefici effetti di un ambiente a misura d’uomo. Contiamo di aver questi nuovi “spazi terapeutici” per la fine dell’anno scolastico, visto che dopo i ragazzi se ne andranno meritatamente in vacanza. Domenico Nicoletti Radiologia 2 Riccione-Cattolica Gli accessi mini invasivi nella chirurgia protesica dell’anca Negli ultimi 4 anni si sono sviluppate metodiche chirurgiche tendenti a ridurre il più possibile il danno dei tessuti nobili nelle via di accesso. In particolare la chirurgia sostitutiva dell’anca si avvale di accessi, cosiddetti mini-invasivi, che consentono di impiantare le componenti protesiche senza incidere le strutture muscolari e tendinee. La mini invasività quindi non consta tanto nella brevità dell’incisione (peraltro molto contenuta, nell’ordine dei 9-10 cm) quanto, soprattutto, nel rispetto dei tessuti nobili che circondano l’articolazione. Le vie d’accesso mini invasive attualmente più usate sono la via anteriore e la via anterolaterale. Nella prima l’accesso alla capsula articolare avviene facendosi largo tra tensore della fascia lata e sartorio, nell’accesso miniinvasivo antero-laterale il passaggio avviene tra medio gluteo e tensore della fascia lata. Tali metodiche presentano molti vantaggi, ma anche qualche problema. Innanzitutto il rispetto delle strutture muscolo-tendinee determina una minore perdita ematica durante l’impianto della protesi. Inoltre la conservazione dell’integrità muscolare consente un’immediata mobilizzazione e verticalizzazione del paziente, anche nella stessa giornata dell’intervento, o, al più tardi, il giorno successivo. Se la tipologia dell’impianto protesico lo consente, il paziente viene addirittura invitato a deambulare, SANITÀ LOCALE caricando, già nella prima giornata postoperatoria il dolore dovuto all’intervento è ovviamente molto ridotto, se non in alcuni casi assente. Tutto ciò si traduce in un recupero funzionale del paziente molto più veloce, con la possibilità di una dimissione dal reparto già in 4°-5° giornata. Il recupero funzionale completo dell’articolarità e la deambulazione autonoma senza bastoni vengono raggiunti nell’arco dei primi 30 giorni, rispetto alla media dei due mesi dei casi operati con tecnica tradizionale. E’ ovvio che nell’applicazione di queste metodiche non manchino i problemi tecnici. Innanzitutto la curva d’apprendimento del chirurgo, che deve abituarsi a lavorare in spazi operatori estremamente ridotti. La luce sulle superfici ossee è ovviamente ridotta rispetto alle tecniche tradizionali, quindi il corretto posizionamento delle componenti protesiche risulta sicuramente più difficoltoso e richiede una certa esperienza da parte dell’operatore. Sono inoltre necessari degli strumentari dedicati alla protesizzazione in mini invasività, con manici ed impattatori ricurvi, che consentono di bypassare tutte le strutture che si frappongono tra la superficie cutanea e quella articolare. Infine la durata dell’intervento è lievemente più prolungata rispetto alle tecniche tradizionali, si passa infatti dai 45’ dell’accesso laterale diretto, ai 60-65’ dell’accesso mini-invasivo anterolaterale, ai 70-90’ dell’accesso mini-invasivo anteriore puro. Attualmente, presso l’Ospedale Ceccarini di Riccione, circa il 90% delle artroprotesi primitive vengono impiantate con tecnica mini invasiva antero-laterale. In conclusione, la possibilità di effettuare la protesizzazione dell’anca con accesso mini-invasivo deve essere considerata senz’altro un significativo passo avanti nella chirurgia ricostruttiva di questo distretto, per gli indubbi, vantaggi clinici che ne derivano. Sono ovviamente richieste un’attenta selezione dei pazienti e un’accurata tecnica chirurgica, assolutamente necessarie per 7 l’applicabilità della metodica. Lorenzo Ponziani Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia Ospedale Ceccarini di Riccione La vertebroplastica: domande e risposte 1) CHE COSA E’ LA VERTEBROPLASTICA? Consiste nell’iniezione sotto guida fluoroscopica di un agente consolidante, comunemente di una resina acrilica bicomponente (volgarmente detta cemento osseo ortopedico) all’interno di uno o più corpi vertebrali mediante un ago d’acciaio ivi posizionato utilizzando una tecnica che a Rimini è esclusivamente TC- guidata. Si tratta pertanto di un intervento percutaneo eseguito in anestesia locale che dura in tutto 30-40 min. (a seconda del numero dei livelli vertebrali da trattare), e che prevede successivamente una osservazione di circa 1 ora prima della dimissione del paziente che torna al proprio domicilio. 2) QUANDO E’ INDICATA? La condizione necessaria per porre una indicazione in tal senso è che vi sia una (o anche più) frattura vertebrale non consolidata indipendentemente dalla causa che l’ha determinata (traumatica, spontanea su base osteoporotica, neoplastica ) e anche, entro certi limiti, dal tempo intercorso. L’età del paziente non è un parametro correlato con l’indicazione, mentre lo è in primis il grado di mi- SANITÀ LOCALE neralizzazione dell’osso, dal momento che la sua riduzione, quale che ne sia la ragione, è la causa fondamentale del mancato consolidamento. Sono molte le malattie sistemiche che anche in giovane età sono responsabili di una osteopenia (Cushing, iperparatiroidismo ecc.) e che giustificano questo trattamento riparativo, mentre nel caso di fratture vertebrali post-traumatiche in soggetti giovani e sani il razionale di accelerare con la vertebroplastica un consolidamento, che comunque avverrà nel breve volgere di alcune settimane, suscita perplessità anche se alcuni lo fanno. 3) SI PUO’ INTERVENIRE 8 SOLO SULLA COLONNA VERTEBRALE O ANCHE ALTROVE? Nella maggior parte dei casi si interviene sul rachide dorsale e su quello lombare essendo queste le sedi più frequenti di frattura, tuttavia, specialmente nel caso di lesioni neoplastiche, è ugualmente trattabile il rachide cervicale sempre in anestesia locale, con l’eccezione della vertebra C2 che, in considerazione della via trans-orale utilizzata, viene fatta in regime di ricovero e in anestesia generale. Un’altra sede frequente di intervento riguarda le ali del sacro che sono soggette a fratture esattamente come le vertebre e in questo caso si parla di sacroplastica. Infine è possibile effettuare iniezioni consolidanti nel bacino in sede sovra-acetabolare (ad es. nei mielomi). 4) CI SONO CONTROINDICAZIONI? Relativamente alle caratteristiche della frattura è controindicata nelle fratture instabili che richiedono un trattamento chirurgico di osteosintesi, ma le fratture somatiche su base osteoporotica in genere non hanno questi connotati; anche l’integrità o meno del muro posteriore del soma non è di per sé un criterio di esclusione. Ciò che è realmente importante è essere certi che la lesione vertebrale riscontrata e che si intende trattare non corrisponda ad un processo infettivo dal momento che la presenza di un materiale protesico, quale il cemento osseo è a tutti gli effetti, in un tale contesto renderebbe poi vano ogni tentativo di eradicazione dell’agente patogeno con una terapia antibiotica aggravando pertanto il problema clinico. Non vi è controindicazione per i pazienti in trattamento antiaggregante e/o anticoagulante cronico (in genere i pazienti in terapia con warfarin lo sospendono qualche giorno prima passando alla eparina a basso peso molecolare). 5) QUALI SONO LE COMPLICANZE? Sono legate strettamente a migrazioni indesiderate del- l’acrilico iniettato al di fuori della sede prevista (ad es. all’interno del canale spinale, nei canali neurali, o per via ematogena ai polmoni); si tratta di eventi alquanto rari con una incidenza statistica trascurabile. E’ invece relativamente frequente osservare la migrazione del composito in un disco intervertebrale adiacente al soma fratturato attraverso soluzioni di continuo delle limitanti: l’evidenza scientifica in letteratura ha dimostrato che tale evenienza non un corrispettivo clinico. Un quesito che spesso viene posto è relativo all’eventuale incremento del rischio di frattura per i livelli vertebrali adiacenti a quelli operati dal momento che in effetti il polimetilmetacrilato (così si chiama in realtà il cemento osseo) una volta catalizzato raggiungerà un rigidità oltre 30 volte superiore a quella dell’osso spugnoso normale. Questo argomento è stato oggetto di molti studi prospettici in letteratura che non hanno dimostrato una significatività statistica in tal senso; quando nuove fratture intervengono nei pazienti osteoporotici, non sono statisticamente più frequenti ai livelli limitrofi a quelli operati. 6) QUANTO E’ EFFICACE SUL DOLORE E PERCHÈ? Una spiegazione scientificamente accertata del perché questo tipo di intervento abbia una efficacia antalgica non c’è, anche se il consoli- SANITÀ LOCALE - RUBRICA LEGALE damento della frattura di per sé avrà ruolo non trascurabile. Di solito si osserva che quanto più una frattura è recente tanto più rapidamente si ottiene il beneficio sperato, anche se mediamente il risultato si giudica nei 5-6 giorni successivi durante i quali non vi è alcuna prescrizione specifica. Di certo non serve alcuna immobilizzazione dopo l’intervento anche se è consigliabile un graduale ritorno alle consuete attività quotidiane nell’arco di alcuni giorni. 7) SERVIRA’ ANCORA UN BUSTO ORTOPEDICO? Il rapporto dei pazienti con il busto ortopedico è molto variabile, alcuni sono affezionati a corsetti, pancere ecc. il cui impiego non ha un vero e proprio razionale, mentre altri come il noto camp C35 ad esempio vengono in genere prescritti nel caso si opti per una terapia conservativa della frattura. Qualora la vertebroplastica sortisca l’effetto sperato decade la necessità di continuare ad indossare un busto. 8) DOVE SI PUO’ FARE L’INTERVENTO NELLA AUSL DI RIMINI? L’intervento viene eseguito presso la U.O. di Neuroradiologia della Azienda Sanitaria di Rimini e precisamente al Presidio Infermi (piano rialzato scala A), di solito nelle giornate di lunedì, martedì e venerdì mattina. Per informazioni si può contattare la segreteria al 0541 705443 tutti i giorni 8-19.30, il sabato 8-14. Michele Sintini UO Neuroradiologia Azienda USL di Rimini Le nuove frontiere del rapporto medico-paziente in medicina generale Il rapporto medico-paziente, dove prevale la personalizzazione delle cure, subisce il tentativo della sua sostituzione con il neonato (!!) rapporto medico-struttura, basato sul concetto della condivisione di informazioni cliniche mediante strumenti informatici. Inoltre il tentativo di trasformare la medicina del territorio, applicando a questa dimensione elementi e procedure tipici della medicina ospedaliera e specialistica, desta non poche perplessità. Nella pratica della medicina generale prevale, quale elemento fondante, l’ascolto del paziente e il trattamento con i tempi della narrazione, dell’attesa e delle decisioni contestualizzate nella dimensione del paziente, diversamente da quello tecnico standardizzato, codificato, tipico della medicina ospedaliera e specialistica. La volontà di ricondurre la comunicazione tra sanitari ad una precisazione di entità nosografiche per finalità meramente burocratiche e di controllo e non già per favorire la trasmissione delle necessarie informazioni al fine della definizione del dubbio diagnostico e dell’individuazione condivisa del rimedio terapeutico è certa- mente causa di preoccupazione. Ben nota è l’inadeguatezza del sistema di codifica ICD, nelle sue varie versioni, per la dimensione della medicina generale in cui si trattano i problemi quali sintomi senza diagnosi, malattie allo stato iniziale ancora non definibili, in cui spesso il tempo rappresenta un ausilio diagnostico, tempo durante il quale vengono prescritti dei trattamenti provvisori o sintomatici (a volte per contenere l’incertezza), oppure in cui si cercano di escludere possibilità diagnostiche anche poco probabili. Un conto è produrre docu- 9 RUBRICA LEGALE - CRONACA ED ATTUALITÀ menti (ricette, impegnative od altro) e consegnarli direttamente al paziente, che è libero di farne l’uso che ritiene opportuno, un altro quello di trattare e trasmettere direttamente i dati nominativi del paziente a soggetti terzi, estranei al rapporto terapeutico-assistenziale. Chiaramente, un consenso da parte del paziente a trasferire questi dati è ogni volta cruciale e non può quindi essere una tantum, ma contestualizzato. Sorgono inutili logiche di controllo, dove i dati trasmessi non sono affatto idonei alla governace nell’interesse dei cittadini 10 cui i dati si riferiscono. L’aumento dell’offerta derivante da modifiche organizzative del lavoro medico aumenterà in modo rilevante la domanda inappropriata in un contesto in cui invece tutti dovremmo essere chiamati ad operare una fortissima riduzione degli interventi inutili o comunque non supportati da solide evidenze, al fine di garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario universale. Le evidenze a supporto degli interventi sono ben lungi dall’essere mutuabili in forma automatica, da quelle derivanti da studi o da revisioni della letteratura, poiché queste non si riferiscono quasi mai a popolazioni quali quelle della comune pratica clinica, ma a gruppi selezionati, scevri dalla complessità della comorbilità. Una lettura attenta e distaccata di molti lavori scientifici recenti indica che nel setting delle cure primarie gli interventi di cui si hanno prove convincenti su end points clinici rilevanti e con orizzonti temporali adeguati sono assai scarse per quanto attiene alle grandi patologie “croniche”. Una “banalizzazione” dell’accesso al ricorso delle cure primarie e la sostituzione del rapporto medicopaziente con quello medico-struttura non farà che aumentare enormemente le richieste di quel 20% di pazienti che già oggi “consumano” l’80% delle risorse con un peggioramento dell’efficienza e dell’equità e con un aumento della burocratizzazione che a sua volta ridurrà l’equità per gli interventi clinico-assistenziali. Sergio Arlotti Visite preassuntive su lavoratori minorenni La Giunta della Regione Emilia-Romagna, con Delibera n. 2222, approvata il 15 dicembre 2008 (in B.U.R. n. 219 del 24 dicembre 2008), ha approvato un Regolamento di semplificazione in materia di igiene e sanità pubblica. L’art. 3 di detto Regolamento, rubricato “Certificati di idoneità al lavoro per minorenni e apprendisti”, nella sostanza, stabilisce che il Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di lavoro (SPSAL) dell’Azienda USL non debba più eseguire le visite preassuntive sui lavoratori minorenni previste dall’art. 8 della Legge 17 ottobre 1967, n. 977 (“Tutela del lavoro dei bambini e degli adolescenti”). Stabilito quanto sopra, il provvedimento della Giunta non individua “il soggetto” che dovrebbe sostituirsi allo SPSAL nell’effettuazione delle visite preassuntive in discorso. La “Direzione Generale per l’Attività Ispettiva” del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, in data 7 maggio 2009, rispondendo ad un quesito sulla materia posto dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Modena, ritiene “che i medici di medicina generale, in quanto convenzio- CRONACA ED ATTUALITÀ nati con il Servizio Sanitario Nazionale e quindi appartenenti all’organizzazione sanitaria pubblica, possano effettuare le visite di cui all’art. 8 della Legge n. 977/1967, in sostituzione delle ASL che non effettuino più questo tipo di servizio”, aggiungendo e precisando che, nel caso in cui il minore sia adibito ad un’attività lavorativa che comporta esposizione a rischio (rumore, polveri, agenti chimici e/o cancerogeni, attività con movimentazione manuale di carichi, lavoro in orario notturno,…..) le suddette visite, possono essere eseguite dal medico competente che effettua la sorveglianza sanitaria, nominato dal datore di lavoro, a norma del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (comunemente definito “Testo Unico” per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro). Recentemente (21 gennaio 2010) la stessa “Direzione Generale per l’Attività Ispettiva” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con lettera circolare Prot. 25/ III/0001401, ha confermato detto orientamento. A conclusione di questa sintetica nota informativa ritengo opportuno fornire altre due informazioni: - le visite preassuntive in argomento erano effettuate dal SPSAL a pagamento, con onere a carico del Datore di Lavoro (art.8, comma 3, Legge n. 977/1967); - l’età minima per l’accesso al lavoro è fissata, attualmente, a 16 (sedici) anni compiuti (art.1, comma 622, Legge n. 296/2006). Loris Fabbri I dieci comandamenti per soggetti portatori di sindrome post-polio L’articolo è stato scritto dal Dottor Richard L. Bruno. Dopo 15 anni di studi gli archeologi dell’istituto per la Post-Polio hanno dissotterrato i “10 comandamenti” per convivere coi sintomi della “Sindrome Post-Polio (PPS)”. 1) ASCOLTATEVI I sopravvissuti alla poliomielite spesso sono riusciti a spegnere l’interruttore dal collo in giù dopo aver contratto la polio. Il primo “passo” da fare nell’affrontare la PPS è quello di ASCOLTARSI: determinare cosa veramente si sente, sia nel fisico che emotivamente, in che momento si sente e perché. Il mezzo più potente nel trattamento del PPS è dato dal diario che i nostri pazienti tengono, dove descrivono le attività che fanno e i sintomi che avvertono. Comunque i pazienti con PPS a volte ascoltano troppo spesso: o i venditori di vitamine o di qualche erba speciale o aromatica che curerà la “PPS”; oppure ascoltano altri nelle loro stesse condizioni che mettono in guardia per l’arrivo di ogni sintomo possibile di PPS; oppure ascoltano amici e parenti (o voci nella propria mente) che dicono quanto siamo svogliati, che bisogna usare gli arti o l’arto colpito, pena il pericolo di perderne l’uso. I poliomielitici debbono ascoltare i loro veri corpi; non devono ascoltare loro corpi indaffarati. 2) MUOVERSI NON È ESERCIZIO FISICO Le persone con la poliomielite pensano che se girano attorno all’isolato per 5 volte, se stanno per un’ora sulla cyclette ad esercitarsi; se fanno su e giù per le scale 11 CRONACA ED ATTUALITÀ ripetutamente la debolezza muscolare andrà via. Invece è vero l’opposto: più sforzate i muscoli colpiti, più perderete forza. I muscoli che hanno subito la polio hanno perso almeno il 60% dei loro neuroni motori; mentre gli arti che non pensavate fossero stati raggiunti dalla poliomielite è possibile abbiano perso circa il 40% della loro forza. La cosa più sconcertante è che i poliomielitici con una nuova debolezza muscolare possono perdere anche il 7% all’anno e quelli con un forte indebolimento muscolare possono perdere fino al 50% di forza all’anno! 12 E’ necessario sostituire uno stile di vita di “conservazione e preservazione” a quello di affaticamento finora creduto utile dalla filosofia “usalo o perdilo”. Lo “stretching” (esercizi di stiramento) può diminuire il dolore; gli esercizi che “non affaticano”, sui specifici muscoli affetti, possono prevenire la perdita di quella forza residua, che comunque rimane dopo aver indossato un apparecchio ortopedico. I poliomielitici debbono lavorare con intelligenza, senza sforzarsi. 3) FRENA, NON ROMPERE (In inglese è d’effetto perché le parole sono quasi assonanti: brake (frenare) break (rompere). D’osservazione dei nostri pazienti ha dimostrato che fare 15 minuti di sosta due volte al giorno – cioè non fare assolutamente niente per 15 minuti – era il trattamento più efficace per alleviare i sintomi di PPS. Un altro studio ha dimostrato che i poliomielitici che facevano brevi attività con soste equivalenti avrebbero potuto fare ben il 240% di più lavoro di quanto ne avrebbero fatto sforzandosi ininterrottamente. I nostri pazienti che facevano soste, che cadenzavano le attività e risparmiavano le energie avevano il 22% di dolori, debolezza e affaticamento in meno. D’altro canto i poliomielitici che rifiutavano la terapia oppure l’abbandonavano, avevano il 21% in più di affaticamento e il 76% in più di debolezza. Per i poliomielitici muoversi lentamente e con cadenzata continuità ha la meglio sulla fretta. 4) LA GRUCCIA NON R’ UN CRUCCIO …e l’apparecchio ortopedico non è un segnale di fallimento o di “rinuncia”! Con un tutore di sostegno su una gamba indebolita si fa 3 volte meno sforzo e si cammina esteticamente meglio. I muscoli sovraffaticati fanno male e le giunture dolgono e le terminazioni nervose muoiono, dopo aver lavorato troppo per decenni con pochi neuroni motori. Quindi, perché non usare un apparecchio di sostegno, un bastone, una o due grucce (e perché no una carrozzina semplice o perfino una con motore) se questo serve a diminuire i sintomi tanto da farvi prendere una vacanza, fare una gita? Sappiamo che rallenterete e vi prenderete cura di voi stessi quando sentirete di essere “pronti”! Voi siete anche disponibilità ad usare una carrozzina quando non vi saranno più alternative. Perché usare un’automobile fino a che non finisce la benzina? Bene, non arrivate a quel punto! Perché continuare a sfruttare il vostro corpo fino quando non avrete più neuroni da sfruttare? 5) DITE “NO” ALLE MEDICINE, A MENO CHE SIA NECESSARIO Cinque studi diversi hanno dimostrato che non ci sono delle medicine specifiche per il trattamento della PPS. E nessuno studio ha provato che vi siano erbe o magnetoterapia che riducono i sintomi. I poliomielitici non debbono pensare che si possono strapazzare, poi applicare un magnete, ingoiare una pillola e la loro PPS scomparirà. Il dolore, la debolezza e l’affaticamento sono messaggi molto chiari che vi indicano che si stan- CRONACA ED ATTUALITÀ no verificando dei danni nel vostro corpo! Mascherare i sintomi con la morfina o i magneti, non curerà la PPS. Comunque due diversi studi hanno dimostrato che i poliomielitici sono due volte più sensibili al dolore degli altri; hanno quindi bisogno di più farmaci per un periodo di tempo più lungo: sia dopo interventi chirurgici che a seguito di infortuni. 6) DORMITE BENE TUTTA LA NOTTE La maggioranza dei poliomielitici hanno disturbi del sonno a causa dei dolori, ansietà o disordini del sonno come l’apnea (interruzione momentanea della respirazione) notturna, fascicolazioni muscolari (ripetuti scatti muscolari involontari), sobbalzi notturni. Purtroppo i poliomielitici non sono consapevoli delle apnee o delle fascicolazioni! Avrete bisogno di uno studio del sonno se vi svegliate la notte con un cuore che batte, con ansietà, col fiato corto, senso di soffocamento, fascicolazioni muscolari; oppure vi svegliate la mattina con mal di testa oppure stanchi, senza sentirvi di aver riposato. “L’affaticamento post-polio” potrebbe essere dovuto a un disordine del sonno, che può essere curato. 7) AI POLIOMIELITICI PIACE IL CALDO I poliomielitici hanno “piediparticolari”, freddi e violacei: questo perché i nervi che controllano la grandezza dei vasi ematici sono stati uccisi dal virus della polio. In effetti i nervi dei poliomielitici percepiscono la temperatura con una differenza di 6-7° C in meno della reale temperatura esterna. Il sentire freddo è la seconda causa di debolezza muscolare, ma è anche la più facile da trattare. Vestitevi a strati, e indossate calze fatte di fibra plastica, il polipropilene, è come seta; questa fibra trattiene il calore corporeo. 8) LA PRIMA COLAZIONE E’ IL PASTO PIU’ IMPORTANTE. Una volta tanto la mamma aveva ragione. Molti poliomielitici hanno una dieta di tipo A: niente colazione, un caffè per pranzo e una pizza per cena. Uno studio recente mostra che meno proteine assorbono i polio nella prima colazione, più vanno soggetti ad affaticamento e debolezza durante il giorno. Quando i nostri pazienti seguono una dieta ipoglicemica (16 gr di proteine a basso contenuto di grassi e piccoli spuntini senza carboidrati durante il giorno), hanno una significativa riduzione dell’affaticamento. Le proteine della mattina evitano lo sbadiglio del mezzodì. 9) FA A TE STESSO CHO’ CHE HAI FATTO AGLI ALTRI Molti poliomielitici hanno subito maltrattamenti verbali, sono stati perfino picchiati da terapisti o da membri della famiglia, quando questi dovevano “far camminare” i polio. Per questo motivo i poliomielitici son diventati soggetti di tipo “A”. Essi hanno preso il controllo delle cose per diventare stacanovisti: “i migliori e più intelligenti”, che fanno tutto per gli altri, per tutti, eccetto che per loro stessi. Molti poliomielitici si prodigano per gli altri e non chiedono di essere aiutati perché hanno paura di rice- 13 vere nuovi abusi. Non è forse ora che “voi” facciate qualcosa per voi stessi a compensazione di tutto quello che avete fatto per gli altri? Accettare di essere assistiti non significa essere dipendenti! Accettare d’essere assistiti può aiutarvi a mantenere la vostra indipendenza ma non continuare a fare tutto per gli altri potrebbe mostrarvi disabili, il chiedere aiuto, o l’uso di una carrozzina a motore, potrebbe farvi paura. Ricordate: se voi non vi sentite in colpa o in ansia, non vi state prendendo cura di voi stessi, quindi non state facendo niente per la vostra PPS. 10) OBBLIGATE I MEDICI A COOPERARE PRIMA DI CRONACA ED ATTUALITÀ OPERARE. I poliomielitici possono facilmente venir anestetizzati perché parte del loro cervello, che li mantiene svegli, è stato danneggiato dal virus della polio. I poliomielitici rimangono sotto anestesia più a lungo e hanno problemi di respirazione dovuti all’anestesia. Perfino l’anestesia lo- cale può causargli problemi. Tutti i poliomielitici dovrebbero fare prove di respirazione prima di sottomettersi all’anestesia totale. La vostra completa storie e i nuovi problemi insorti con la respirazione, il sonno o la deglutizione dovrebbero essere evidenziati al vostro chirurgo o dentista – specialmente all’anestesista – abbastanza prima di sottomettersi a chirurgia. I poliomielitici non dovrebbero mai sottoporsi a chirurgia in day hospital o a esami come l’endoscopia, che richiedere anestesia senza prima sottoporsi ai test per l’anestesia. Saverino La Placa “Se l’ha scritto il Dottore” Una signora di 75 anni si presenta all’ambulatorio prelievi della medicina di base di Rimini. La tecnica, allo sportello, chiede se vuole eseguire come richiesto dal curante l’esame delle gonadotropina corionica che serve a 14 stabilire una gravidanza. La paziente cade dalle nuvole tra la sorpresa e la curiosità e la morbosità dei pazienti in attesa. La signora, guardandosi attorno imbarazzata, ribadisce l’età e nega anche alcun evento soprannaturale che possa suscitare sospetto, e dice: “se l’ha chiesto il dottore, un motivo ci sarà” ed acconsente alla verifica. Alcuni giorni dopo la signora mi riferisce questo episodio dal quale posso trarre alcune considerazioni: 1) la privacy non esiste 2) il medico quando digita esami di laboratorio deve fare attenzione a non sbagliare riga (Gonadotropina invece di GOT) 3) i pazienti hanno ancora una gran fiducia nel loro medici di medicina generale Gianni Morolli Overprescription e insonnia “A proposito, dottore, di notte non dormo. Può darmi qualcosa?” oppure “Dottore, può buttarmi via tutte le pillole, ma io devo avere qualcosa per dormire!” Quante volte ci sentiamo rivolgere queste frasi nei nostri ambulatori da pazienti spesso anziani, fragili, con comorbidità, in politerapia, già in trattamento o precedentemente trattati con ipnotici. La scelta può essere problematica riflettendo anche sui possibili rischi come cadute, deficit cognitivo, incidenti stradali, dipendenza, sonnolenza diurna. Molte volte il medico è costretto a cedere di fronte alle ripetute lamentele del paziente circa il proprio disturbo. A dispetto dei rischi e della scarsa evidenza di beneficio, la prescrizione di benzodiazepine continua a crescere tanto da entrare nella top list dei farmaci più prescritti. Eppure nella insonnia primaria nessun farmaco si è rivelato più efficace e sicuro del placebo insieme all’esercizio fisico, alla terapia cognitiva comportamentale, al basso consumo di alcool e all’evitamento, nei limiti del possibile, di quei farmaci favorenti l’insonnia (diuretici, CRONACA ED ATTUALITÀ - RECENSIONI metilsantine, antiparkinsoniani, inibitori del reuptake della serotonina). Il medico quindi deve riappropriarsi del placebo nel trattamento dell’insonnia onde evitare la iatrogenesi. I farmaci possono essere efficaci per le cause invece di insonnia secondarie, specialmente nel dolore e nella depressione. Le raccomandazione del NICE per l’intervento non farmacologico a lungo termine nei confronti dell’insonnia raccomanda l’esercizio fisico e anche un trattamento di terapia cognitiva comportamentale. Gianni Morolli Fiori Natura e simbolo dal seicento a Van Gogh Forlì - Musei San Domenico 24 gennaio – 20 Giugno 2010 Simboleggiata dalla “Fiasca fiorita” di ambito caravaggesco l’esposizione forlivese costituisce un insieme artistico abbastanza inusuale, dedicato interamente all’influsso della natura sulla pittura sei-ottocentesca. Le cento opere proposte nel- la mostra ci fanno ammirare l’evoluzione dell’approccio artistico alla natura, dall’apporto dei pittori naturalisti, da Van Dyck, a Brueghel, a Cagnacci, al Guercino, ai più “moderni” esponenti del Romanticismo, del Realismo e dell’Impressionismo. Abbiamo così la possibilità di ammirare anche opere di Hayez, Delacoix, Courbet, Monet, De Nittis, Boldini, Zandomeneghi, Van Gogh. Il fiore viene variamente visto come espressione sintetica della bellezza e della perfezione,come complemento decorativo dell’immagine figurativa,come mera illustrazione del prodotto visivo;sempre comunque, rappresenta il simbolo del cromatismo più raffinato e del tendenza più nobile dello spirito,il bello,atto a nobilita15 re anche una fiasca rotta! I Preraffaelliti Il sogno del ‘400 italiano da Beato Angelico a Perugino da Rossetti a Burne-Jones Ravenna – MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna 28 febbraio – 6 giugno 2010 L’arte è spesso espressione di rottura con le tradizioni; nel 1848 i pittori inglesi Hunt, Millais e Rossetti fondarono la Confraternita Preraffaellita, avente per fine il rinnovamento culturale ed artistico, rifacendosi alla pittura italiana quattrocentesca, prima dell’epoca di Raffaello. La mostra,muovendo dai brillanti cromatismi,dal dettaglio naturalistico e dall’intensità espressiva di pittori quali Beato Angelico e Perugino, pone a raffronto le produzioni pittoriche dei preraffaelliti inglesi quali Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones, Marie Stillman, i quali vedevano in quest’epoca di grande fioritura artistica italiana un polo di attrazione e di ispirazione unico. L’influsso della Divina Commedia e della poetica dantesca e di tutto l’ambito culturale prerinascimentale,dei paesaggi e delle atmosfere italiane si manifestano visivamente in maniera pregnante; vengono inoltre esposti nella mostra i disegni preparatori dei mosaici realizzati nella chiesa di S.Paolo fuori le Mura dal Burne-Jones. Infine, alcune opere dei pittori della Scuola Etrusca stanno ad evidenziare come questa tendenza artistica si fosse diffusa a quei tempi, partendo dai paesi anglosassoni a quelli più specificamente latino. Maurizio Della Marchina CORSI, CONVEGNI CONGRESSI E ATTIVITÀ CULTURALI - ANNUNCI Corsi, convegni congressi e attività culturali BIOTECONOLOGIE E SALUTE: ESPERIENZE IN ITALIA 16 settembre 2010 presso il Palacongressi di Rimini Segreteria Organizzativa: Associazione Linkage tel. 0541.711502 fax 0541.711476 e-mail [email protected] - www.associazionelinkage.it 51° CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NEFROLOGIA dal 6 al 9 ottobre 2010 presso il Palacongressi di Rimini Segreteria Organizzativa: Adria Congrex srl tel 0541.305811 fax 0541.305842 e-mail: [email protected] - www.adriacongrex.it/sin2010 2° CORSO TEORICO DI AGGIORNAMENTO PER ASSISTENTI DENTALI SIOH 16 dal 2 al 23 ottobre e dal 6 al 20 novembre presso l’Hotel San Giorgio di Forlì Segreteria Organizzativa: DEAdent Forlì tel. 0543.31370 e-mail [email protected] XLVII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI REUMATOLOGIA dal 24 al 27 novembre 2010 presso il Pacongressi di Rimini Segreteria Organizzativa: AIM Group Congress tel. 02.566011, fax 02.56609045, e-mail: [email protected] - www.reumatologia.it Annunci CHIUSURA ESTIVA Gli Uffici dell’Ordine rimarranno chiusi periodo dal 13 al 20 agosto; nella fascia pomeridiana del mese di agosto saranno aperti al pubblico solo su appuntamento. NUOVO ORARIO D’UFFICIO ORDINE DEI MEDICI Via Flaminia, 185/B - Rimini - Tel. 0541.382144 - Fax 0541.382202 Lunedì e Mercoledì dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00 Martedì, Giovedì e Venerdì dalle 8.30 alle 13.00 E-mail: [email protected] - Internet: www.omceo.rn.it