articolo noi insieme sport medicine Cadel Evans 08

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articolo noi insieme sport medicine Cadel Evans 08
MEDICINA DELLO SPORT
Cadel Evans,
recupero incredibile per Pechino 2008
Il grave infortunio subìto a sole due settimane dalla competizione olimpica sembrava aver precluso la partecipazione
del ciclista ai Giochi di Pechino. Evans ha invece potuto
portare a termine sia la gara su strada che quella su
cronometro grazie a delle capacità di recupero da vero
fuoriclasse e ad un programma riabilitativo ad hoc.
Il ciclista australiano
Cadel Evans mentre
gareggia alle Olimpiadi
di Pechino 2008
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A
tleti eccezionali hanno capacità di recupero eccezionali: un’affermazione che può
apparire scontata. Quando però a 13 giorni da una competizione olimpica come
la corsa di ciclismo individuale su strada succede che ci si infortuni gravemente
un ginocchio, il problema diventa molto delicato.
È quanto è successo a Cadel Evans il giorno dell’arrivo dell’ultima tappa del Tour de
France 2008 dove, come è noto, ha ottenuto il secondo posto. Scivolando su un pavimento bagnato a causa sicuramente dell’enorme stanchezza accumulata in seguito
ai 3600 km corsi nelle 3 settimane precedenti, il ciclista australiano ha subìto una
distorsione del ginocchio destro.
Evans nella fase iniziale del piano di
rieducazione, monitorato dal Dr. Mark Fisher,
medico della squadra australiana,
dal Dr. Togninalli – autore di questo testo –
e da Shayne Bannan, team manager.
È subito comparso un importante gonfiore e l’atleta ha fin dall’inizio fatto fatica a
camminare. Il controllo clinico eseguito due giorni dopo ha rivelato un importante
versamento (sangue nel ginocchio) e un’instabilità legamentare. Per alleviare al più
presto i disturbi e ritrovare una mobilità sufficiente, è stata praticata una punzione
per “svuotare” il ginocchio. La diagnosi è stata precisata con una risonanza magnetica nucleare. Il referto che già si sospettava è stato purtroppo confermato dall’esame
radiologico: Evans presentava una rottura del legamento crociato anteriore e una lesione parziale del legamento collaterale esterno. A dieci giorni dall’avvio della gara
su strada delle Olimpiadi di Pechino e sedici dalla gara individuale a cronometro tutto
sembrava perso, e vi erano importanti incognite anche sul futuro sportivo in generale
del campione.
Il ciclista presentava in quel momento un ginocchio dolente, necessitava di stampelle
e accusava una forte sensazione di insicurezza e instabilità già semplicemente camminando. L’unico aspetto “positivo” era l’assenza di lesioni ai menischi, che avrebbero
imposto un intervento chirurgico immediatamente.
Oltre alla situazione medica non confortante, intorno all’atleta è venuta a crearsi una
situazione di stress non indifferente: cosa annunciare alla stampa e ai media che già
facevano svariate ipotesi sull’accaduto? Un ritiro immediato? Rendere nota la diagnosi
precisa? O era meglio attendere qualche giorno? Era necessario ricostruire con un
intervento e stabilizzare al più presto il ginocchio leso? O tentare la via del recupero?
Questi i quesiti che l’atleta e il suo staff si ponevano in quelle ore.
Il ciclismo è un’attività estremamente impegnativa, probabilmente una delle discipline
più dure nel mondo dello sport. Dal punto di vista biomeccanico però, le sollecitazioni
cui sono sottoposte le articolazioni delle ginocchia sono relativamente ridotte. Non vi
sono – a differenza dello sci, del tennis o del calcio - sollecitazioni di torsioni, cambi
di direzione, impatti. Il legamento crociato anteriore è tutto sommato poco sollecitato
nella pedalata: fu questo il ragionamento di base sul quale si costruì la strategia dei
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È stato impostato un piano di rieducazione specifico,
coadiuvato da un protocollo di fisioterapia intensivo per
i giorni seguenti che veniva adattato praticamente di ora
in ora alle condizioni del ginocchio. La data della partenza
per Pechino era fissata di lì a 3-4 giorni. Il team manager
e il medico della nazionale australiana erano sul posto e
facevano parte del gruppo di rieducazione.
giorni seguenti. Con l’atleta e il suo staff si era deciso di non informare i media per alcuni giorni ancora. Ciò avrebbe lasciato il tempo di valutare la reazione del ginocchio
e dell’atleta all’introduzione di un preciso protocollo riabilitativo. Sebbene le probabilità di riuscire a partecipare alle gare olimpiche fossero minime, si è deciso di tentare il
tutto per tutto per riprendere subito l’allenamento in bici. È stato impostato un piano di
rieducazione specifico, coadiuvato da un protocollo di fisioterapia intensivo per i giorni
seguenti che veniva adattato praticamente di ora in ora alle condizioni del ginocchio.
La data della partenza per Pechino era fissata di lì a 3-4 giorni. Il team manager e il
medico della nazionale australiana erano sul posto e facevano parte del gruppo di
rieducazione. I media australiani che sospettavano il ritiro del campione erano sempre in attesa di nuove.
Cadel Evans iniziò la rieducazione in sella su rulli il giorno seguente la risonanza magnetica. Si trattava realmente di riapprendere a pedalare con un ginocchio leso e privo della
stabilità data dal legamento crociato anteriore. Le prime pedalate erano in effetti titubanti,
ma l’atleta ha saputo ritrovare una pedalata più naturale in tempi sorprendentemente
rapidi. Il ginocchio era ancora leggermente gonfio ed è stato necessario sottometterlo ad
una seconda punzione. Lo stesso giorno l’atleta ha provato a pedalare su strada.
Il giorno successivo sarebbe stato cruciale. Si doveva infatti valutare se Evans sarebbe stato in
grado di pedalare su strada in sicurezza oppure se ciò era potenzialmente troppo pericoloso
per il ginocchio. Abbiamo previsto tutta una serie di test su strada con ripresa della pedalata
inizialmente in pianura, poi a ritmi più sostenuti e infine su salite con pendenze incrementali.
L’atleta si è comportato in maniera incredibile e le sue sensazioni erano buone. Lamentava
solo lievi disturbi ma il ginocchio non tendeva al rigonfiamento. Le prospettive di partenza per
Pechino non apparivano più come mera fantasia.
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Recuperi eccezionali
come questo sono
comunque possibili
solo in un individuo
intelligente, dotato
di capacità di
concentrazione,
motivazione e gestione
dello stress fuori dal
comune, un grande
campione insomma.
In accordo con l’allenatore personale di Evans venne effettuato all’indomani un test
biomeccanico con misure della forza di pedalata. Queste mostravano una differenza
significativa a sfavore ovviamente dell’arto leso, ma non tale da precludere la partecipazione agli allenamenti successivi. In pratica, dopo tre sedute di rieducazione
specifica in bicicletta, il paziente era nuovamente capace di pedalare in modo quasi
normale e ha potuto partecipare al primo allenamento-test con i compagni della nazionale australiana.
I risultati sono stati tali che Evans ha deciso di voler tentare l’avventura olimpica: se
non quello di correre per un titolo o una medaglia, il suo obiettivo era almeno quello
di dare ai compagni - in qualità di leader della squadra australiana - il suo sostegno nella gara su strada. La decisione presa è stata dapprima quella di partecipare
unicamente alla gara su strada (dove ha raggiunto il quindicesimo posto). Ma visti i
progressi praticamente quotidiani in riabilitazione ha deciso in un secondo tempo di
prendere parte anche alla gara a cronometro, dove ha ottenuto un incredibile sesto
posto a meno di 15 secondi dalla medaglia di bronzo!
Considerando le particolari circostanze di questo recupero - ottenuto in una gara di
livello mondiale circa due settimane dopo una grave lesione articolare del ginocchio,
da un atleta che presentava ancora importanti difficoltà semplicemente per camminare - possiamo renderci conto dell’efficacia e della specificità del lavoro riabilitativo
svolto. Quest’ultimo è stato in effetti costruito su misura per Evans, finalizzato unicamente alla pedalata e adattato praticamente di ora in ora.
Recuperi eccezionali come questo sono comunque possibili solo in un individuo intelligente, dotato di capacità di concentrazione, motivazione e gestione dello stress
fuori dal comune, un grande campione insomma, coadiuvato da un intero team di
specialisti (fisioterapisti, riabilitatori, allenatori, team manager, medici).
Al ritorno dalle Olimpiadi il lavoro riabilitativo non è chiaramente terminato. Il paziente
è stato infatti portato “artificialmente” a essere capace di pedalare in relativa sicurezza per un unico obiettivo, quello olimpico. Occorreranno ora importanti verifiche per
valutare lo stato della pedalata e del suo ginocchio, che al ritorno da Pechino era in
effetti ancora leggermente infiammato. Soprattutto però dovrà essere introdotto tutto
il programma di rieducazione e fisioterapia su strada, tralasciato completamente fino
ad ora per ovvi motivi di tempo. Il rischio maggiore per il ciclista è infatti quello di subire una nuova distorsione o accusare un cedimento anche solo camminando su un
terreno irregolare.
L’atleta dovrà dunque svolgere un programma di due – tre mesi di completamento
della rieducazione funzionale con l’obiettivo di recupero al 100% per la ripresa della
preparazione in bici per la stagione 2008-2009.
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