pallavolo La terza fiammata del Dragone
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pallavolo La terza fiammata del Dragone
Sport Corriere del ticino Lunedì 20 apriLe 2015 37 pallavolo La terza fiammata del Dragone I bianconeri di Mario Motta hanno conquistato il campionato nella decisiva gara-5 contro il Losanna La festa del Palamondo giunge al termine di una stagione complicata e di una finalissima molto intensa CriStina CaSari zxy CaDEMpino Negli uomini che hanno combattuto una lunga battaglia, l’emozione e l’adrenalina, fortissime, lasciano il posto alle lacrime, alla consapevolezza, all’amicizia e, in un certo senso, alla nostalgia. È questa l’immagine principale che rimane impressa nella mente di chi ha vissuto gara-5 al Palamondo ieri pomeriggio mentre i giocatori esauriscono la missione per la quale hanno duramente lavorato. I Dragoni hanno messo in bacheca il loro terzo titolo consecutivo di campioni svizzeri, dopo aver dominato il Losanna nell’ultimo atto di una serie lunga, intensa e molto equilibrata, portata a casa dai bianconeri per 3-2. Alzi la mano chi avrebbe scommesso un nichelino su questa vittoria ad inizio agosto. In estate, per le note vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto il presidente dei bianconeri Davide Enderlin (al quale i giocatori al termine dell’incontro hanno dedicato il successo), la società è stata a lungo in bilico. Grazie però ad un lavoro corale e a una determinazione fuori dal comune, la ruota ha continuato a girare. Merito del gruppo dirigenziale che si è rimboccato le maniche per una passione che nasce dal cuore e che non voleva gettare alle ortiche cinque anni di ricostruzione dapprima e di successi poi. Rinsaldato nel carattere dai momenti avversi, il club ha fatto quadrato e chi poi ha deciso di indossare la maglia con il simbolo del drago sul petto lo ha fatto mosso dal desiderio di dare il proprio contributo nel permettere alla creatura di tornare a volare. Con le ali spiegate e con il fuoco sacro nelle viscere e nell’anima, ai Dragoni dello zoccolo duro (Hubner, Savic e Gelasio) sono venuti a dar man forte alcuni elementi che l’aria del Ceresio l’avevano già respirata e amata (Salas, Aguilera e fino a gennaio De Prà). Jakovljevic, Gotch, Sanders, Brander, Del Valle e Gimenez hanno accettato l’offerta del Lugano, attratti anche dall’opportunità di giocare la Champions League. Il confermatissimo allenatore Mario Motta, che fa della fedeltà e del rispetto il suo credo, ha quindi costruito non senza problemi - una squadra che ha lavorato con generosità, imparando a conoscersi strada facendo. In autunno, inoltrato, è arrivato Bruno, mentre dopo Natale sono partiti per scadenze contrattuali Jakovljevic e Gotch e - per motivi personali - De Prà, facendo strada al giovane Puliti e all’esperto Wika. Un campionato iniziato tutto in salita per i bianconeri, travagliato e complicato, si è concluso in gloria con i giocatori che prima di concedersi a famigliari e tifosi si sono goduti la premiazione, mettendo al collo la medaglia d’oro e alzando il trofeo destinato ai campioni svizzeri per le foto di rito. E, soprattutto, hanno trovato un momento per consolare i vinti in un intimo atteggiamento pieno di sportività. La prossima stagione è già lanciata, perché il Lugano ci sarà di sicuro. i protagonisti Mario Motta: «abbiamo sudato per questo titolo» campioni! È festa grande al palamondo di Cadempino: i dragoni di Mario Motta festeggiano il terzo titolo svizzero consecutivo con la classica foto di rito (in alto) e con un più informale «selfie». il merito del successo va ripartito equamente tra tutti i protagonisti, compreso il grintoso polacco Marcin Wika (a destra) che si è rimesso in gioco a 31 anni. (Foto Keystone) zxy Il campionato 2014-2015 si è appena concluso, il Lugano è campione svizzero. Tommaso Romeo, ex giocatore che in questa stagione oltre al ruolo di fisioterapista ha vestito anche e ancora la maglia bianconera quando la squadra si è trovata in emergenza, abbraccia il suo amico e capitano (infortunato) di lungo corso David Hübner. Ne hanno passate tante assieme, tra gioie e dolori. Le lacrime sgorgano: anche gli uomini sanno piangere. Le parole non vengono, il nodo in gola è più forte del sorriso di felicità per una vittoria insperata. «Credevo in questo titolo, ma dopo la sconfitta di domenica scorsa la mia sicurezza ha vacillato, lo ammetto». Probabilmente è per questo motivo che il successo è ancora più bello. «Vincere è sempre bello» afferma un pacato Marcin Wika. Per il gigante polacco nulla sembra straordinario ma ammette «che è stata una serie durissima. Avremmo anche potuto perdere, le due squadre si sono equivalse in questa fase e nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Oggi però siamo stati nettamente superiori, è uscita tutta la nostra forza», conclude abbracciando la sua biondissima prole. Con il tricolore sulle spalle, lo schiacciatore umbro Leonardo Puliti, con la risata contagiosa e l’accento che ti spiazza, è tra i più felici e tra i più richiesti nella statistica degli autografi. «Me-ra-vi-glio-so!» urla, schivando le gocce di champagne. Il grido «campioni, campioni, campioni» è però corale e nessuno si risparmia nel saltellare. Il più composto, paradossalmente, è Mario Motta. Lui che ha fatto chilometri davanti alla panchina. «Non ho perso chili, ma anni di vita sì», dice. «Voglio rendere onore a tutti i giocatori che hanno lavorato sodo per arrivare a centrare l’obiettivo. E rendo al nostro avversario, il Losanna. Un valido avversario». È stata una bella pubblicità per la pallavolo svizzera, anche se al di là del San Gottardo si guarda al Ticino con scetticismo. «E anche con un po’ d’invidia» ammette GeorgesAndré Carrel, l’allenatore dei vodesi. «Il Lugano si è rivelata la squadra migliore e a vincere è stata la pallavolo. È bello che in finale siano arrivate le squadre che hanno avuto una stagione travagliata. Anche per noi non è stato facile, e capisco la delusione dei miei ragazzi. Ma domani saranno più sereni e si renderanno conto che quanto fatto è il punto di partenza verso la maturità». E un tifoso vodese, un po’ scornato ma lucido conclude: «Ha vinto il fair-play. Ho seguito tutta la stagione del LUC in casa e in trasferta, ma l’accoglienza e il calore delle persone ticinesi non le dimenticherò». Ciclismo amstel a Kwiatkowski Il campione del mondo si è imposto in volata davanti a Valverde che gioia! Kwiatkowski vince l’amstel: era dal 1981 che un campione del mondo non s’imponeva in questa classica. (Foto Keystone) zxy VaLKEnburg Per la quarta volta il gradino più alto dell’Amstel Gold Race di ciclismo ha celebrato i colori dell’iride. Ma si sono dovute aspettare 50 edizioni per festeggiare il trionfo di un polacco: Michal Kwiatkowski che, con uno scatto irresistibile, ha regolato un gruppetto di corridori e due pericolosi rivali del calibro di Alejandro Valverde e Michael Matthews. Lo spagnolo è sempre un big delle corse in linea, l’australiano è salito alla ribalta nel Giro d’Italia 2014, indossando per sei giorni di seguito la maglia rosa. La «corsa della birra», la prima del trittico delle Ardenne - che verrà completato dalla Freccia Vallone e dalla Liegi-Bastogne-Liegi - con le sue 34 «cotes» e le interminabili insidie che solo le classiche del nord offrono, è stata vibrante, incerta e caratterizzata da una lunghissima fuga, con De Vreese (Astana), Polanc (Lampre Merida), Roosen (Lotto), Gerdemann (Cult Energy), Van Zyl (Mtn Qhubeka) e Terpstra (Roompton), in prima linea già dopo una manciata di km. Il veleno era però nella coda, con una serie di colpi di scena che hanno tenuto col fiato sospeso fino a quando Kwiatkowski non ha tagliato il traguardo a braccia alzate, al culmine di uno scatto-monstre che lo ha reso irraggiungibile. A pochi chilometri dalla fine si sono visti tutti i big, a turno, tentare la fortuna; e si è visto anche Vincenzo Nibali, al rientro in gara, che con Toni Martin e Simon Clarke si è concesso una fughetta non troppo lunga, finita solo per mancanza di collaborazione fra i tre. Peccato per il luganese d’adozione, che è però apparso in crescita rispetto alle prima esibizioni stagionali. Gilbert, vincitore lo scorso anno in Olanda e sempre a Valkenburg cam- pione iridato su strada, ha tentato l’allungo sull’ultimo passaggio del Cauberg, dove aveva costruito i propri trionfi nell’Amstel. Matthews ha subito dato cenni di grande reattività, incollandosi alla sua ruota, ma non è servito, perché è spuntato Kwiatkowski, che ha messo tutti d’accordo. Dal 1981 un campione del mondo non vinceva l’Amstel Gold Race: l’ultimo era stato il francese Bernard Hinault, che ha dato il via alla corsa di ieri. Prima di lui avevano esultato Merkx e Raas. Sul fronte rossocrociato, Martin Elmiger non è riuscito a ripetere le prodezze delle classiche delle Fiandre (5. della Parigi-Roubaix, 10. al Giro delle Fiandre). Lo zughese della squadra IAM è stato comunque il miglior svizzero del giorno, ma ha dovuto accontentarsi del 35. posto a 18 secondi dal gruppo di testa.