pallavolo La terza fiammata del Dragone

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pallavolo La terza fiammata del Dragone
Sport
Corriere del ticino
Lunedì 20 apriLe 2015
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pallavolo La terza fiammata del Dragone
I bianconeri di Mario Motta hanno conquistato il campionato nella decisiva gara-5 contro il Losanna
La festa del Palamondo giunge al termine di una stagione complicata e di una finalissima molto intensa
CriStina CaSari
zxy CaDEMpino Negli uomini che hanno
combattuto una lunga battaglia, l’emozione e l’adrenalina, fortissime, lasciano
il posto alle lacrime, alla consapevolezza,
all’amicizia e, in un certo senso, alla nostalgia. È questa l’immagine principale
che rimane impressa nella mente di chi
ha vissuto gara-5 al Palamondo ieri pomeriggio mentre i giocatori esauriscono
la missione per la quale hanno duramente lavorato. I Dragoni hanno messo in
bacheca il loro terzo titolo consecutivo di
campioni svizzeri, dopo aver dominato il
Losanna nell’ultimo atto di una serie lunga, intensa e molto equilibrata, portata a
casa dai bianconeri per 3-2.
Alzi la mano chi avrebbe scommesso un
nichelino su questa vittoria ad inizio agosto. In estate, per le note vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto il presidente
dei bianconeri Davide Enderlin (al quale
i giocatori al termine dell’incontro hanno
dedicato il successo), la società è stata a
lungo in bilico. Grazie però ad un lavoro
corale e a una determinazione fuori dal
comune, la ruota ha continuato a girare.
Merito del gruppo dirigenziale che si è
rimboccato le maniche per una passione
che nasce dal cuore e che non voleva gettare alle ortiche cinque anni di ricostruzione dapprima e di successi poi. Rinsaldato nel carattere dai momenti avversi, il
club ha fatto quadrato e chi poi ha deciso
di indossare la maglia con il simbolo del
drago sul petto lo ha fatto mosso dal desiderio di dare il proprio contributo nel
permettere alla creatura di tornare a volare. Con le ali spiegate e con il fuoco sacro
nelle viscere e nell’anima, ai Dragoni dello zoccolo duro (Hubner, Savic e Gelasio)
sono venuti a dar man forte alcuni elementi che l’aria del Ceresio l’avevano già
respirata e amata (Salas, Aguilera e fino a
gennaio De Prà). Jakovljevic, Gotch, Sanders, Brander, Del Valle e Gimenez hanno
accettato l’offerta del Lugano, attratti anche dall’opportunità di giocare la Champions League. Il confermatissimo allenatore Mario Motta, che fa della fedeltà e del
rispetto il suo credo, ha quindi costruito non senza problemi - una squadra che ha
lavorato con generosità, imparando a conoscersi strada facendo. In autunno, inoltrato, è arrivato Bruno, mentre dopo Natale sono partiti per scadenze contrattuali Jakovljevic e Gotch e - per motivi personali - De Prà, facendo strada al giovane
Puliti e all’esperto Wika.
Un campionato iniziato tutto in salita per
i bianconeri, travagliato e complicato, si è
concluso in gloria con i giocatori che prima di concedersi a famigliari e tifosi si
sono goduti la premiazione, mettendo al
collo la medaglia d’oro e alzando il trofeo
destinato ai campioni svizzeri per le foto
di rito. E, soprattutto, hanno trovato un
momento per consolare i vinti in un intimo atteggiamento pieno di sportività. La
prossima stagione è già lanciata, perché il
Lugano ci sarà di sicuro.
i protagonisti
Mario Motta:
«abbiamo sudato
per questo titolo»
campioni! È festa grande al palamondo di Cadempino: i
dragoni di Mario Motta festeggiano il terzo titolo svizzero
consecutivo con la classica foto di rito (in alto) e con un più
informale «selfie». il merito del successo va ripartito equamente tra tutti i protagonisti, compreso il grintoso polacco
Marcin Wika (a destra) che si è rimesso in gioco a 31 anni.
(Foto Keystone)
zxy Il campionato 2014-2015 si è appena
concluso, il Lugano è campione svizzero.
Tommaso Romeo, ex giocatore che in questa
stagione oltre al ruolo di fisioterapista ha
vestito anche e ancora la maglia bianconera
quando la squadra si è trovata in emergenza, abbraccia il suo amico e capitano (infortunato) di lungo corso David Hübner. Ne
hanno passate tante assieme, tra gioie e
dolori. Le lacrime sgorgano: anche gli uomini sanno piangere. Le parole non vengono, il
nodo in gola è più forte del sorriso di felicità
per una vittoria insperata. «Credevo in questo titolo, ma dopo la sconfitta di domenica
scorsa la mia sicurezza ha vacillato, lo ammetto».
Probabilmente è per questo motivo che il
successo è ancora più bello. «Vincere è
sempre bello» afferma un pacato Marcin
Wika. Per il gigante polacco nulla sembra
straordinario ma ammette «che è stata una
serie durissima. Avremmo anche potuto perdere, le due squadre si sono equivalse in
questa fase e nessuno avrebbe avuto nulla
da ridire. Oggi però siamo stati nettamente
superiori, è uscita tutta la nostra forza»,
conclude abbracciando la sua biondissima
prole.
Con il tricolore sulle spalle, lo schiacciatore
umbro Leonardo Puliti, con la risata contagiosa e l’accento che ti spiazza, è tra i più
felici e tra i più richiesti nella statistica degli autografi. «Me-ra-vi-glio-so!» urla, schivando le gocce di champagne.
Il grido «campioni, campioni, campioni» è
però corale e nessuno si risparmia nel saltellare. Il più composto, paradossalmente, è
Mario Motta. Lui che ha fatto chilometri davanti alla panchina. «Non ho perso chili, ma
anni di vita sì», dice. «Voglio rendere onore
a tutti i giocatori che hanno lavorato sodo
per arrivare a centrare l’obiettivo. E rendo al
nostro avversario, il Losanna. Un valido avversario».
È stata una bella pubblicità per la pallavolo
svizzera, anche se al di là del San Gottardo
si guarda al Ticino con scetticismo. «E anche con un po’ d’invidia» ammette GeorgesAndré Carrel, l’allenatore dei vodesi. «Il Lugano si è rivelata la squadra migliore e a
vincere è stata la pallavolo. È bello che in
finale siano arrivate le squadre che hanno
avuto una stagione travagliata. Anche per
noi non è stato facile, e capisco la delusione dei miei ragazzi. Ma domani saranno più
sereni e si renderanno conto che quanto
fatto è il punto di partenza verso la maturità». E un tifoso vodese, un po’ scornato ma
lucido conclude: «Ha vinto il fair-play. Ho
seguito tutta la stagione del LUC in casa e
in trasferta, ma l’accoglienza e il calore delle persone ticinesi non le dimenticherò».
Ciclismo amstel a Kwiatkowski
Il campione del mondo si è imposto in volata davanti a Valverde
che gioia! Kwiatkowski vince l’amstel: era dal 1981 che un campione del mondo non
s’imponeva in questa classica.
(Foto Keystone)
zxy VaLKEnburg Per la quarta volta il
gradino più alto dell’Amstel Gold Race di ciclismo ha celebrato i colori
dell’iride. Ma si sono dovute aspettare 50 edizioni per festeggiare il trionfo di un polacco: Michal Kwiatkowski
che, con uno scatto irresistibile, ha
regolato un gruppetto di corridori e
due pericolosi rivali del calibro di
Alejandro Valverde e Michael Matthews.
Lo spagnolo è sempre un big delle
corse in linea, l’australiano è salito
alla ribalta nel Giro d’Italia 2014, indossando per sei giorni di seguito la
maglia rosa. La «corsa della birra», la
prima del trittico delle Ardenne - che
verrà completato dalla Freccia Vallone e dalla Liegi-Bastogne-Liegi - con
le sue 34 «cotes» e le interminabili
insidie che solo le classiche del nord
offrono, è stata vibrante, incerta e
caratterizzata da una lunghissima
fuga, con De Vreese (Astana), Polanc
(Lampre Merida), Roosen (Lotto),
Gerdemann (Cult Energy), Van Zyl
(Mtn Qhubeka) e Terpstra (Roompton), in prima linea già dopo una
manciata di km.
Il veleno era però nella coda, con
una serie di colpi di scena che hanno
tenuto col fiato sospeso fino a quando Kwiatkowski non ha tagliato il
traguardo a braccia alzate, al culmine di uno scatto-monstre che lo ha
reso irraggiungibile. A pochi chilometri dalla fine si sono visti tutti i big,
a turno, tentare la fortuna; e si è visto
anche Vincenzo Nibali, al rientro in
gara, che con Toni Martin e Simon
Clarke si è concesso una fughetta
non troppo lunga, finita solo per
mancanza di collaborazione fra i tre.
Peccato per il luganese d’adozione,
che è però apparso in crescita rispetto alle prima esibizioni stagionali.
Gilbert, vincitore lo scorso anno in
Olanda e sempre a Valkenburg cam-
pione iridato su strada, ha tentato
l’allungo sull’ultimo passaggio del
Cauberg, dove aveva costruito i propri trionfi nell’Amstel. Matthews ha
subito dato cenni di grande reattività, incollandosi alla sua ruota, ma
non è servito, perché è spuntato
Kwiatkowski, che ha messo tutti d’accordo.
Dal 1981 un campione del mondo
non vinceva l’Amstel Gold Race: l’ultimo era stato il francese Bernard
Hinault, che ha dato il via alla corsa
di ieri. Prima di lui avevano esultato
Merkx e Raas.
Sul fronte rossocrociato, Martin Elmiger non è riuscito a ripetere le
prodezze delle classiche delle Fiandre (5. della Parigi-Roubaix, 10. al
Giro delle Fiandre). Lo zughese della
squadra IAM è stato comunque il
miglior svizzero del giorno, ma ha
dovuto accontentarsi del 35. posto a
18 secondi dal gruppo di testa.