Pardessus e il Code de commerce - Società Italiana di Storia del

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Pardessus e il Code de commerce - Società Italiana di Storia del
Laura Moscati
Pardessus e il Code de commerce
1. Introduzione. - «Nous n’intervertirons l’ordre [du Code de Commerce] que le plus rarement qu’il nous sera possible»1.
Con questa ferma intenzione Jean-Marie Pardessus apre la sua prima
opera relativa alla codificazione commerciale, gli Elémens de Jurisprudence commerciale, apparsa subito dopo essere stato chiamato a ricoprire, per concorso su volere di Napoleone, la prima cattedra di diritto
commerciale istituita nella Facoltà giuridica parigina nel 1810.
In realtà non sarà così. Fin dagli Elémens qualche scostamento sarà
necessario e lo diventerà sempre più attraverso l’insegnamento e l’attività consultiva che porteranno Pardessus a offrire spunti di riflessione
e fattori di costruzione della materia commerciale che andranno ben al
di là del Codice.
Alcuni elementi sono all’origine di ciò. Il Codice, faticosamente elaborato e frettolosamente pubblicato2, presenta nella struttura e nel linguaggio specifiche carenze, a cominciare dalla stessa fluidità, rispetto
all’imponente Code civil e soprattutto sarà prima di questo soggetto alla
decodificazione e alla ricodificazione.
Spesso oggetto di giudizi non lusinghieri nella manualistica più accreditata3, il Codice è stato ostacolato all’atto della sua formazione. Anne
Lefebvre Teillard ci svela la posizione contraria di Cambacérès che non
ritiene opportuno ingabbiare la materia commerciale in «dispositions
trop absolues qui pourraient quelquefois se trouver en opposition avec
l’équité» ed «éviter les règles trop précises» e soprattutto il giudizio
negativo che l’Arcicancelliere ha del progetto Gorneau del 1801, ma
anche il rispetto della volontà dell’Imperatore che lo porta a partecipare
attivamente alla costruzione definitiva di alcuni istituti, nell’idea persistente che, vista la composizione del Tribunale commerciale, il nuovo
testo non possa essere altro che «un code de marchands»4.
Cfr. J.-M. Pardessus, Elémens de jurisprudence commerciale, Paris 1811, p. 6.
1
Se ne trovano tracce evidenti in: [J.-J.-R.] Cambacérès, Lettres inédites à Napoléon, 18021807, I, Paris 1973, passim e in Correspondance de Napoléon Ier, publiée par ordre de l’Empereur
Napoléon III, XV, Paris 1864, passim.
2
3
Si vedano in particolare le classiche opere di J. Hilaire, Introduction historique au droit commercial, Paris 1986, di R. Szramkiewicz, Histoire du droit des affaires, Paris 1989 e, per un giudizio di sintesi, J. Hilaire, Droit commercial, in D. Alland – S. Rials (ed.), Dictionnaire de la culture
juridique, Paris 2003, pp. 439-45; Id., Propos historiques sur le Code de commerce de 1807 et
l’avenir de la codification, in Bicentenaire du code de commerce. Les actes des colloques, Paris
2008, pp. 69-84. Cfr. anche E. Richard (ed.), Droit des affaires. Questions actuelles et perspectives
historiques, Rennes 2005.
Cfr. A. Lefebvre Teillard, Cambacérès et le Code de commerce, in 1807-2007. Le Code de
4
35
In effetti, fin dai primi anni della sua promulgazione, il Codice viene
integrato dall’opera di Pardessus, attraverso la costruzione di un robusto pensiero che si evince non solo dalle varie edizioni del Cours de
droit commercial5 suffragate dalla sua opera di pratico del diritto, ma
anche da altri scritti più specifici che costituiscono una serie di atomi
che ruotano intorno e che compendiano l’opera maggiore. Mi riferisco
in particolare al Traité du contrat et des lettres de change6, al Discours
sur l’origine et les progrès de la législation et de la jurisprudence commerciale7, al Du Code de commerce d’Espagne8 e ad altre ancora.
La logica cartesiana insita nella sistematica delle sue opere, la sensibilità marcata per la comparazione giuridica, la storicizzazione della
materia commerciale, l’interscambio tra diritto civile e commerciale, il
convinto legame con le esigenze sociali ed economiche dei singoli, fanno
di Pardessus una personalità poliedrica, che merita maggiore considerazione di quella ricevuta, come esponente di spicco della scienza
giuridica francese a cavallo tra prassi normativa ed interessi storici. Anche l’opera commercialistica di Pardessus non ha riscosso una specifica
attenzione, come si vede da alcuni recenti scritti di Jean Hilaire9 che,
come è noto, ha offerto contributi determinanti per la storia del diritto
commerciale francese10.
2. Il Cours de droit commercial tra tradizione e innovazione. - Attraverso un approfondimento delle sue opere e soprattutto un’analisi
delle consultazioni edite e inedite, conservate alla Biblioteca della Cour
de Cassation a Parigi, che ho potuto consultare grazie alla cortese di-
Commerce. Livre du bicentenaire, Université Panthéon-Assas (Paris II), Paris 2007, pp. 3-17.
5
J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial, 4 voll., Paris 1814-16. L’opera è stata rielaborata
e ampliata nel corso delle edizioni successive : 5 voll., Paris 1821-222 ; Paris 1825-263; Paris
18314; 6 voll., Paris 1841-425; e l’ultima pubblicata postuma a cura di M. Eugène de Rozière, 4
voll., Paris 1856-576. Se non diversamente indicato si cita la prima edizione.
6
J.-M. Pardessus, Traité du contrat et des lettres de change, des billets à ordre et autres effets de
commerce, suivant les principes des nouveaux codes, 2 voll. Paris 1809.
Il Discours è premesso alla Bibliothèque de droit commercial, par J.M. Pardessus, Paris 1821.
7
J.-M. Pardessus, Du Code de commerce d’Espagne, in Revue judiciaire, [1829], pp. 1-7.
8
J. Hilaire, Pratique et doctrine au début du XIXe siècle. L’œuvre de Jean-Marie Pardessus
(1772-1853), in Figures de justice. Etudes en l’honneur de Jean-Pierre Royer, a cura di A. Deperchin, N. Derasse, B. Dubois, Lille 2004, pp. 287-94 ; Id., Le Code civil et la Cour de Cassation
durant la première moitié du XIXe siècle, in 1804-2004. Le Code civil. Un passé, un présent, un
avenir, Université Panthéon-Assas (Paris II), Paris 2004, pp. 159-61; Id., Pardessus Jean-Marie,
in Dictionnaire des juristes français. XIe-XXe siècle, sous la direction de P. Arabeyre, J.-L. Halpérin
et J. Krynen, Paris 2007, pp. 609-10.
9
10
Oltre al classico manuale già citato, cfr. in particolare Le Droit, les Affaires et l’Histoire. Préface
de Bruno Oppetit, Paris 1995; Une histoire du concept d’entreprise, in Archives de philosophie du
droit, 41 (1997), pp. 341-53.
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sponibilità di M. Eudes Chigé direttore della Biblioteca11, si può offrire
nuova luce sull’evoluzione del Codice e sulla personalità di un giurista che sicuramente spicca nella dottrina commercialistica francese tra
Delvincourt e Thaller.
Legato alla rivista Thémis, veicolo di diffusione della scienza giuridica
tedesca in Francia, Pardessus aveva stabilito numerosi contatti epistolari con importanti rappresentanti del mondo tedesco, in particolare
con Haubold, Lappenberg, Mittermaier, Warnkönig12. Ammiratore entusiasta della scienza e della cultura d’oltre Reno, Pardessus è tra i
primi giuristi francesi a instaurare contatti, pur con il limite della conoscenza della lingua. Ma la spinta più forte verso quel mondo è dovuta
alla tenace ricerca da parte di Pardessus di punti di riferimento per le
sue ricerche. Appena nominato alla facoltà giuridica parigina, egli si
rivolge a Villiers, professore a Göttingen, di origine francese e sensibile
ai rapporti culturali con la Francia, per ricevere notizie relative a opere
tedesche sul diritto commerciale: «Les fonctions de professeur du Code
de Commerce … m’imposent l’obligation de réunir en corps de Doctrine des principes épars dans un grand nombre d’auteurs ». « En général
je désire ceux qui vous semblent jouir de l’estime général, qui contiennent plutôt les principes susceptibles de former le droit commun que
ceux qui traitent des usages locaux et insolites et les plus nouveaux»13.
O ancora pochi anni dopo a Haubold, con il cui ausilio spera di « rendre
moins imparfait(e) » la sua opera pionieristica sul diritto commerciale14.
Infaticabile e capace editore di fonti, raffinato storico del diritto15 e
11
Il materiale conservato alla Cour de Cassation è di grande valore. Si tratta delle consultazioni
di Pardessus stampate: Consultations imprimées (Recueil factice de pièces rassemblées par J.-M.
Pardessus : ses thèses et diverses mémoires de lui-même et des contemporaines, 3 voll.: I vol.
(1810-1817) ; II vol. (1818-1819) ; III vol. (1820-1821) : cote 5509 ; e di quelle manoscritte:
Ms. 293-297 Consultations écrites de J.-M. Pardessus (1810-1821) ; Ms. 298-299 Rapports du
Conseiller J.-M. Pardessus à la section des requêtes de la Cour de Cassation (juillet 1821-décembre 1825).
12
Cfr. O. Motte, Lettres inédites de juristes français du XIXe siècle conservées dans les archives
et bibliothèques allemandes, II, Bonn 1990, pp. 1321-1414.
Lettera a Villiers del 19 maggio 1812 : cfr. Motte, Lettres inédites, cit., p. 1394. Successivamente le stesse richieste vennero ribadite a Haubold : « Je continue de mettre mon expérience en
vous, soit pour me procurer encore les dissertations académiques sur les matières qui rentrent dans
mon plan, soit pour me faire connoître dans les autres Universités d’Allemagne des Savans aussi
généreux et obligeans que vous l’êtes envers moi » : lettera dell’11 novembre 1818 ; cfr. Motte,
Lettres inédites, cit., p. 1332.
13
Lettera a Haubold del 9 marzo 1819: cfr. Motte, Lettres inédites, cit., p. 1333-34. La stessa
istanza era stata fatta a Warnkönig per il Belgio : cfr. Id., Lettres inédites, cit., p. 1401, lettera del
4 marzo 1819.
14
Caratteristiche presenti fin dalla prima opera: J.-M. Pardessus, Traité des servitudes suivant les
principes du code civil, Paris 1806; l’opera ebbe subito dopo una seconda edizione dal significativo titolo: Traité des servitudes ou services fonciers suivant les principes des nouveaux codes. 2e
15
37
gran conoscitore della letteratura giuridica europea, Pardessus difficilmente si sarebbe potuto adattare al commento della nuda lettera della
legge. Ma, fervente ammiratore della Francia napoleonica, dell’opera
svolta dall’Imperatore e soprattutto della traccia indelebile che questa
avrebbe lasciato nel mondo europeo, Pardessus vuole costruire senza
scardinare l’impianto della materia commercialistica che, a suo dire,
aveva necessità di un codice.
Prima di tutto lo interessa una definizione, di chiara matrice illuministica, dei contenuti e dei limiti del diritto commerciale: «La nature des
choses, l’usage si puissant en matière de commerce et qui sous l’empire
de l’ancienne législation avoit non seulement suppléé au silence de la
loi, mais quelque fois même l’avoit abrogée, doivent donc seuls être
considérés»16. Il frequente richiamo all’antico diritto costituito in particolare dall’Ordonnance du commerce del 1673, più nota come Code
Savary, lo porta a ritenere che il Code de commerce debba essere un codice di principi. Anche il progetto del Codice redatto fin dal 1801 e rimasto per lungo tempo bloccato tra i meandri dell’iter di approvazione
rispondeva, a suo avviso, a questa impostazione, come mette in evidenza riecheggiando Portalis: «ils ont voulu éviter l’inconvénient de tout
régler, de tout mettre dans le domaine des dispositions impératives»17.
Ma Pardessus fa un passo avanti notevole nell’inquadrare, in un discorso più generale e di principio, la legislazione commerciale e nel legare
le sue affermazioni alla stessa natura del diritto più soggetta di altre
all’evoluzione e ai cambiamenti.
Elemento essenziale per Pardessus, è l’internazionalizzazione del diritto commerciale, un diritto transnazionale superiore ai confini nazionali o, come è stato efficacemente definito, un diritto dalla «vocazione
universalistica»18. Sulla base di questa ferma convinzione, essenziale
per la definizione della materia, il giurista è spinto alla valorizzazione
della scienza commerciale. Nella Bibliothèque de droit commercial, redatta su richiesta del governo, a cui aveva risposto con un’opera storica
e comparatistica al contempo, di scienza più che di prassi, il giurista
afferma con chiarezza, ricordando Montesquieu, che: «Les lois civiles
n’agissent que sur le peuple à qui elles sont données; elles ressentent nécessairement de l’influences de ses mœurs, de son organisation, de son
climat; les lois du commerce intéressent l’univers entier, dans lequel les
commerçans forment pour ainsi dire une même famille. L’esprit de ces
édition, Paris 1810.
Bibliothèque de la Cour de Cassation, Paris, Consultations manuscrites, Ms. 293 : 1812.
16
Bibliothèque de la Cour de Cassation, Paris, Consultations manuscrites, Ms. 293 : 1812.
17
P. Grossi, L’Europa del diritto, Roma-Bari 2007, p. 209.
18
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lois ne sauroit changer avec les démarcations nationales»19.
La legislazione commerciale, infatti, scaturendo direttamente dalla forza e dalla natura delle cose, abbraccia l’universo intero, in cui i commercianti formano una sola famiglia, oltrepassando i confini territoriali. Invece le leggi civili, i cui cambiamenti hanno sempre accompagnato
quelli delle istituzioni politiche, sono pervase dalla fluidità risentendo
necessariamente dell’influenza dei costumi, della loro organizzazione, del loro ambiente e della nazione a cui appartengono. L’apertura
internazionale è amplissima perché l’uniformità dei principi e la loro
indipendenza è uno dei caratteri distintivi della giurisprudenza commerciale, al contrario del diritto civile che non ha mai offerto una tale
versatilità.
Su questa base e sul conseguente valore della comparazione giuridica nel pensiero di Pardessus, è importante ricordare l’attenzione posta
per il maggiore, forse, tra i codici di commercio contemporanei, quello
spagnolo emanato alla fine degli anni venti20. A suo giudizio, esso è
tra i primi a colmare lacune e approfondire istituti dello stesso codice
francese, come nella trattazione relativa alle assicurazioni in generale e
a quella terrestre in particolare rispetto al Code che prevede solo quella
marittima e ad alcune fattispecie relative alle obbligazioni commerciali,
alle società e al commercio marittimo, che avranno una notevole influenza nell’elaborazione delle successive edizioni del Cours.
La lettura di questo saggio, breve e poco ricordato, è interessante non
solo perché dalla comparazione tra i codici fino ad allora promulgati
affiora un giudizio sui limiti di quello francese, ma anche perché fin
dall’edizione del Cours apparsa subito dopo, verranno inseriti sulla base
del modello spagnolo, alcuni istituti mancanti o integrati altri carenti:
«Le nouveau Code [d’Espagne] l’emporte pour la perfection sur tous
ceux qui ont paru jusqu’à present» e costituisce un «modèle parfait» tra
il troppo minuzioso e dottrinario codice prussiano e il troppo succinto e
talvolta carente codice francese21.
Un’altra componente essenziale del pensiero di Pardessus è quella relativa al rapporto con il più noto e più fortunato Code civil. Se in linea di
principio, il Code de commerce è e deve restare un’eccezione a quest’ultimo e soprattutto deve desumere norme e costruire istituti negli archetipi prefissati dal Code civil, Pardessus non sfugge alla tentazione di
rimodellare, ricostruire, adattare alle esigenze del diritto commerciale
J.-M. Pardessus, Bibliothèque de droit commerciale, cit., pp. 51-52.
19
Cfr. Código de comercio decretado, sancionado y promulgado en 30 de mayo de 1829, Madrid
1829.
20
21
J.-M. Pardessus, Du Code de commerce d’Espagne, cit., p. 3. Sull’importanza del Codice spagnolo, cfr. ora L. Convert, La codification commerciale espagnole. Une œuvre originale, in 18072007. Le Code de Commerce, cit., pp. 771-816.
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che si erano amplificate dopo la liberalizzazione dei mercati e che lasciano tracce evidenti nell’evoluzione delle varie edizioni del Cours e
nelle contemporanee Consultations edite e inedite, conservate alla Biblioteca della Cour de Cassation a Parigi.
Proprio dall’intreccio tra l’opera teorica e quella consultiva, cercherò
di fare alcune considerazioni, cominciando da qualche esemplificazione
di ordine sistematico rispetto al Code de commerce, a cui Pardessus,
nonostante l’imperativo iniziale, si sottrae ben presto per rendere più
armonica la materia. Mi soffermerò, inoltre, su qualche esempio di ordine sostanziale, cercando di verificare come e quanto abbia egli stesso
offerto la sua opera per chiarire e integrare parti oscure o mancanti del
Codice e quanta parte abbia avuto nella successiva evoluzione del dettato normativo e nella formazione della dottrina commercialistica.
Emerge, innnanzitutto, la trattazione unitaria dell’art. 1, che definisce
il commerciante, e degli artt. 632 e 633, che contengono l’essenza degli
atti di commercio, integralmente ripresa e ugualmente posizionata ancora dal codice francese vigente22. Anteponendo gli atti di commercio
alla figura del commerciante, a mio avviso, Pardessus comincia quel
processo di oggettivizzazione del diritto commerciale che si ritiene cominciato dal codice, con la definizione degli atti di commercio posta in
apertura insieme all’oggetto. Si vede con chiarezza che il giurista dà
un’importanza determinante agli atti di commercio come paradigma
fondamentale del nuovo ordine commerciale proveniente dall’ideologia
dell’economia liberale. Approfondisce, quindi, gli atti di commercio sia
per la loro natura intrinseca sia per i soggetti che ne sono protagonisti.
Inoltre, lo spostamento del titolo delle società dal libro I al III volume
del Cours consente a Pardessus di ampliare le riflessioni sulla materia
societaria e di procedere a un’analisi congiunta alla materia fallimentare.
Vengono anche trattati alcuni istituti non presenti nel Code che tramite
l’opera di Pardessus entrano nell’uso comune della materia commerciale. Mi riferisco prima di tutti alla costruzione delle fattispecie relative
alla proprietà intellettuale e industriale, insieme alle insegne e ai marchi, all’interno delle obbligazioni commerciali, che la legislazione napoleonica aveva inizialmente configurato in relazione all’azione penale in
materia di contraffazione.
Il Codice di commercio, inoltre, non offre una riunificazione di tutte le
regole sulle obbligazioni commerciali, come si sarebbe desiderato. Nel
silenzio del Codice, sulla base di un avis del Consiglio di Stato del 1811,
i giuristi e i magistrati sono forzati a ricorrere alle leggi civili per quanto
attiene alla materia delle obbligazioni commerciali. Pardessus suppli22
Code de Commerce, 2005, art. L110/1.
40
sce a tale carenza costruendo principi generali dalle singole fattispecie
che vengono ricordate in modo casistico all’interno del Codice. Egli
percepisce appieno le esigenze della materia, legate alla stessa natura
e rapidità delle operazioni commerciali, per cui si vengano necessariamente a modificare alcune regole del diritto civile, come nel caso della
stipulazione dei contratti o dell’impegno per altri.
Pardessus, quindi, nel silenzio del Code de commerce, ritiene necessaria
una risistemazione delle stesse obbligazioni commerciali, rispetto alla
struttura delle obbligazioni civili, offrendone una configurazione autonoma, individuandone tipicità ed esemplificazioni. Anche il titolo della
vendita assume un’autonoma configurazione tra gli Elemens e la prima
edizione del Cours. Mentre nel Codice è riservato alla disciplina della
vendita commerciale un solo articolo relativo alla prova23, Pardessus
amplia la trattazione definendo in generale i principi del diritto civile
che si applicano alla vendita commerciale e individuando i limiti ovviamente posti dalla peculiarità della professione del commerciante.
3. Verso la costruzione degli istituti. - Entrando nella sostanza del
diritto e indirizzandoci sulle ombre più che sulle luci, vorrei fare qualche esempio in materia di impresa, di società, di fallimento e di diritto
d’autore e di marchi.
Come è noto, il Codice del 1807 definisce commercianti coloro i quali fanno del commercio la loro professione abituale e tratta gli atti di
commercio in relazione a tutte le controversie davanti ai Tribunali commerciali. Utilizza, inoltre, il termine «entreprise», riprendendolo dalle
società civili disciplinate dal Code Napoléon24 e non dalla legislazione
precedente, dato che non compariva affatto nel Code Savary e nel progetto Miromesnil. Bisogna, però, tener presente che nel Dictionnaire
universel du commerce, ideato dallo stesso Savary e redatto dai figli25, si
adopera il termine «entreprise» con il significato della capacità o meno
del commerciante nella riuscita di un affare e «entrepreneur» di attività
di produzione di beni e servizi (manufacture, bâtiment) e che nella coeva opera Essais sur la nature du commerce en général26 dell’economista
23
Code de Commerce, art. 109. Sull’evoluzione della vendita commerciale nel nostro diritto, cfr.
le interessanti osservazioni di G. Oppo, Su alcuni contributi del Codice di commercio italiano del
1865 allo sviluppo del diritto delle obbligazioni, in Studi Volterra, I, Milano 1971, pp. 167-78. Si
vedano anche alcune importanti consultazioni di Pardessus in materia: Bibliothèque de la Cour
de Cassation, Paris, Consultations manuscrites, Ms. 293: 5 maggio 1810; 21 ottobre 1811; 12
dicembre 1813.
24
Code civil, art. 1842.
Cfr. J. Savary-P. L. Savary, Dictionnaire universel du commerce. Nouvelle édition, II, Paris
1748, coll. 1050-51.
25
26
Cfr. R. Cantillon, Essai sur la nature du commerce en général. Traduit de l’anglois, Londra
1755.
41
irlandese Richard Cantillon vissuto e apprezzato in Francia, «entrepreneur» si riferisce all’assunzione di rischio connessa a un determinato
tipo di impresa rivolta al profitto.
Anche nel Codice del 1807 l’«entreprise» non è definita in astratto,
ma resta collegata alle tipicità degli atti di commercio (manifattura,
trasporto, fornitura) sulla base della natura dell’atto oggetto della competenza dei tribunali di commercio più che della qualità delle persone
e connotata dal carattere stabile della sua professione. La caratterizzazione per tipi dell’impresa, che costituisce un modello tramandato ai
codici italiani preunitari e a quelli unitari del 1865 e del 1882, viene
elaborato da Pardessus fin dalla prima edizione del Cours e in alcune
consultations di poco successive in cui, avendo chiara l’idea della distinzione tra professione stabile e occasionale, la trasferisce dalla persona del commerciante alla stessa impresa27.
Il Codice di commercio richiama le società del Code civil, presentando
una più stretta connessione tra i due codici rispetto ad altre materie. Disciplina, come è noto, tre tipi di società commerciali, in nome collettivo,
in accomandita e anonima senza distinguere tra società di persone e società di capitali e dedica due articoli alle associazioni in partecipazione.
Il tutto senza essere preceduto da una definizione generale di società
come troviamo nel Code civil.
Pardessus offre una definizione generale delle società intesa come persona morale28, in cui si nota una limpidezza e modernità di dettato, rispetto alla trattazione delle società per tipi fornita dal Codice di commercio,
i cui tratti caratterizzanti sono tramandati alle codificazioni successive.
Si vede la progressiva costruzione del diritto delle società connotata da
un’ampia introduzione sulla disciplina delle società commerciali, sui
principi generali e sui caratteri essenziali29, che precede l’analisi dei caratteri peculiari delle diverse società. Egli individua, inoltre, peculiarità
che consentono alla materia commerciale di affrancarsi da quella civile
e pone chiaramente in luce gli elementi di differenziazione, offrendo
spunti di rilievo per la riforma societaria dopo la metà del secolo. Inoltre, precisando le caratteristiche dei singoli tipi societari, si sofferma in
particolare sulle société anonymes30, di cui sottolinea gli elementi che ne
27
Bibliothèque de la Cour de Cassation, Paris, Consultations imprimées, I : 18 déc. 1812.
«Il résulte de la définition que nous avons donnée, qu’une société est une personne morale, qui,
dans un grand nombre de circonstances, peut, par toutes sortes de contrats, ou quasi-contrats,
s’engager ou engager à son égard» : J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial, III, cit., p. 14.
28
29
J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial6, cit., p. 214-47. Voir aussi Bibliothèque de la Cour
de Cassation, Paris, Consultations imprimées, III : 26 aprile 1820.
30
Per l’importanza, cfr. A. Lefebvre Teillard, La société anonyme au XIXe siècle. Du Code de
Commerce à la loi de 1867. Histoire d’un instrument juridique du développement capitaliste, Paris
1985.
42
potenziano lo sviluppo imprenditoriale.
La limpida costruzione della fattispecie della liquidazione di cui, fin
dalla prima edizione del Cours31, viene sottolineata l’importanza nel silenzio «remarquable» del Code32, appare pienamente compiuta nell’ultima edizione dell’opera. Tra i numerosi problemi, il giurista individua
un principio generale nel limite posto alla nomina di uno dei soci come
liquidatore, richiamando i limiti del mandatario rispetto alla volontà del mandante nella società civile33. In questa materia, infatti, Pardessus sostiene, in una delle prime consultazioni manoscritte, che «les
principes du droit civil beaucoup plus resserrés cependant que ceux du
droit commercial sont les seuls que nous invoquerons»34, dimostrando
chiaramente di non avere una concezione esegetica del diritto quando,
per sopperire alle carenza del Code de commerce utilizza e rielabora le
categorie del Code civil.
Pardessus si sofferma a lungo sulla materia fallimentare. Come è noto,
infatti, Napoleone aveva dato una spinta forte alla promulgazione del
Codice proprio per introdurre un maggiore rigore in materia fallimentare e una maggiore severità contro i debitori, volendo in linea generale
moralizzare il commercio35. Pur avendo il Consiglio di Stato cercato
di attenuare le disposizioni del progetto, il Codice risulta molto duro
in materia e i commercianti preferiscono non mettere in movimento la
procedura prevista, lunga, difficile, costosa e talvolta crudele, privilegiando la liquidazione à l’amiable. Sarà la prima parte del Codice a
non reggere al vaglio del tempo, tanto che la legge del 1838 sostituisce
l’intero libro III, attenuando la severità delle disposizioni e accelerando
le procedure.
Sul fallimento, qualche anno dopo la promulgazione del Codice, il Consigliere de Gérando individua un contrasto tra la posizione dei creditori
solidali nei confronti del debitore fallito, regolata dal Codice di commercio36, e la posizione dei creditori solidali nei confronti di un debi J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial, I, cit., pp. 170-75.
31
Bibliothèque de la Cour de Cassation, Paris, Consultations manuscrites, Ms. 293 : 1812. Si
noti che il Tribunale di Lione aveva proposto di inserire un titolo speciale sulla liquidazione (Observations des Tribunaux de Cassation et d’appel, des Tribunaux et Conseils de Commerce, cit.,
II, p. 535) poi respinta dalla commissione di revisione (Révision du projet de code de commerce
précédée de l’analyse raisonnée, cit., I, p. 26). Si riferisce anche al silenzio dell’Ordonnance e alla
conseguente necessità di rifarsi al diritto comune.
32
33
Code civil, art. 1989.
34
Bibliothèque de la Cour de Cassation, Paris, Consultations manuscrites, Ms. 293 : 1812.
Cf. A. Padoa Schioppa, Napoleone e il Code de commerce, in Saggi di storia del diritto commerciale, Milano 1992, p. 89-112 e ora B. Colson, Napoléon et l’élaboration du Code de commerce
(1805-1807), in Liber Amicorum Michel Coipel, sous la coordination de Y. Poullet, P. Wéry, P.
Wynants, Bruxelles 2004, pp. 3-20.
35
36
Code de commerce, art. 534.
43
tore non soggetto a fallimento, disciplinata dal Codice civile37; inoltre
sarebbe esistito anche un problema relativo all’imputazione a favore
del creditore di un’eventuale cauzione data da un terzo, che avrebbe
diminuito il credito verso il fallito38; infine la disciplina della cauzione
dettata dall’art. 538 sarebbe stata in contrasto con le regole civilistiche
dettate dall’art. 1252 del Codice civile, e quindi con il principio civilistico della surrogazione39. Attraverso una disamina più articolata, la
legge del 1838 sembra chiarire meglio le singole fattispecie senza accogliere i rilievi di de Gérando che erano stati oggetto di ampie riflessioni
da parte di Pardessus in alcune importanti osservazioni manoscritte
conservate tra le sue carte40, in cui dimostra l’infondatezza dei rilievi
effettuati perché la distinzione si presenta, come uno dei tanti elementi
di autonoma utilizzazione degli istituti del diritto commerciale rispetto
al civile: i condebitori commerciali, infatti, a differenza di quelli civili
restano solidali41.
In materia di diritto d’autore, Pardessus è stato capace di elaborare una
più compiuta riflessione anche in relazione al diritto dei brevetti, contribuendo a una nuova configurazione della proprietà intellettuale. Egli
considera i diritti dell’autore - che sono immateriali e che rientrano nella categoria dei beni mobili - base fondante della proprietà letteraria,
perché l’autore ha gli stessi diritti sui frutti del suo lavoro dello spirito
che sugli altri suoi beni materiali42.
La sua sensibilità verso la tutela del lavoro svolto dall’autore da un lato
anticipa un discorso legato ai diritti della persona43, dall’altro lato ne
individua un fattore centrale di differenziazione con la proprietà materiale44. Pardessus ritiene che i principi fondanti della proprietà letteraria e di quella materiale nonché i mezzi di trasmissione siano i medesimi, ma non gli effetti. L’editore, infatti, non può disporre dell’opera nella maniera più piena, perché deve lasciarla immutata45 rispettandone
37
Code civil, art. 1213.
38
Code de commerce, art. 538.
Echi della discussione si trovano nella dottrina successiva: A.-Ch. Renouard, Faillites et banqueroutes, II, cit., pp. 175-88.
39
40
Bibliothèque de la Cour de Cassation, Paris, Consultations manuscrites, Ms. 295: juin 1818. Si
tratta delle Observations données à M. De Gerando e, quindi, a Joseph-Marie de Gerando allora
consigliere di Stato. Pardessus risponde ad alcune osservazioni di cui non abbiamo traccia.
41
Code de commerce, art. 544, secondo le modifiche apportate dalla legge del 1838.
Bisogna tener presente che già nell’opera precedente (Elémens de jurisprudence commerciale,
cit., pp. 88-93) Pardessus aveva inserito succintamente i problemi del diritto dei brevetti e della
proprietà letteraria all’interno della trattazione.
42
43
J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial6, cit., I, pp. 121-22.
44
J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial6, cit., I, p. 397.
45
J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial6, cit., I, pp. 397-98.
44
l’obbligo morale e risultando, a suo giudizio, un «usufruitier», che gode
di un diritto temporaneo non prorogabile. Di conseguenza, gli eredi
invece di ricevere un diritto perpetuo, ne devono ricevere uno limitato,
ritenendo «exorbitante»46 la richiesta di una cospicua parte della dottrina francese di trasmissione perpetua del diritto dell’autore.
E’ interessante notare che mentre nella prima edizione del Cours, Pardessus usa l’espressione «propriété» del manoscritto, utilizza in quelle
successive «droit de copie», sostanziando la configurazione dell’istituto con l’introduzione della figura dell’«usufruitier». Questa evoluzione
simboleggia il passaggio dalle riflessioni dottrinarie settecentesche a
quelle successive alla specifica legislazione in materia e sarà elaborata
dalla dottrina di poco posteriore47.
Pardessus, quindi, con la prefigurazione del droit moral e dei diritti della persona e al contempo con la demarcazione dalla proprietà materiale,
dà alla proprietà intellettuale, nella duplice veste del diritto dei brevetti
e del diritto d’autore, una nuova costruzione. In particolare Pardessus
usa – ritengo per la prima volta - nel 1825 l’espressione polisemica
«propriété intellectuelle et industrielle»48, anticipata dall’utilizzazione
della locuzione «intellectuelle», fin dagli Elemens49.
Pardessus sentiva anche la necessità di una nuova normativa che rielaborasse l’istituto del marchio. Alla vigilia della legge del 1824, in una
consultazione di grande rilievo50, la sua posizione nei confronti del marchio come diritto proprietario è chiara, risulta dalla natura stessa delle
cose e si sostanzia nel difendere il deposito come tutela da ogni eventuale contraffazione. Mentre rivendica l’importanza della sfera legata
ai diritti della persona nel diritto d’autore, per i marchi l’attrazione del
giurista verso il paradigma proprietario è ancora più forte.
D’altronde non si erano cominciati a sentire i primi scricchiolii dell’idea
della proprietà del marchio come proprietà sui generis, espressione della personalità del produttore e dell’industriale e la funzione concorren46
Commission de la propriété littéraire. Collection des procès-verbaux, Paris 1826,
p. 85.
Mi riferisco in particolare all’opera di Charles Augustin Renouard che, nella sua più specifica e
complessa ricostruzione storica e al contempo dogmatica del diritto d’autore, separa la proprietà
immateriale da quella materiale, perché intrinsecamente diverse, e ritiene necessaria una rivisitazione delle categorie giuridiche, per distinguerle non solo sul piano normativo, ma anche sul
piano concettuale: Traité des droits d’auteurs dans la littérature, les sciences et les beaux-arts, 2
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voll., Paris 1838. L’opera era stata preceduta da una Memoria letta all’Accademia
di Scienze morali e politiche che ne delinea i principi essenziali : Théorie des droits
des auteurs sur les productions de leur intelligence, in «Revue de législation et de
jurisprudence», 5-6 (1837), p. 241-74.
J.-M. Pardessus, Cours de droit commercial3, cit., II, p. 313.
48
J.-M. Pardessus, Elémens de jurisprudence commerciale, cit., p. 88.
49
Bibliothèque de la Court de Cassation, Paris, Consultations imprimées, III : 19 aprile 1821.
50
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ziale non derivava ancora dal credito del produttore e dal ruolo assunto
dal marchio nell’economia di mercato e nelle strategie industriali. Solo
successivamente si comincerà a intravedere il marchio come una «chose
immatérielle» e a evidenziare elementi, quali il limite di utilizzo nella
trasmissione e nella durata, che lo differenziano dalla proprietà.
Inoltre va sottolineato che tutta la materia viene inserita nel Cours già
dalla prima edizione e progressivamente ampliata in quelle successive,
e questo comporta di per sé novità foriere di futuri sviluppi. La costruzione e le relative fattispecie, mai trattate nei codici di commercio, ma
che ritroviamo ancora nei manuali di diritto commerciale e industriale,
sono poi considerate all’origine della materia industriale.
4. Considerazioni conclusive. - Alla luce delle sommarie esemplificazioni effettuate, emerge con chiarezza la necessità di ampliare le riflessioni sull’apporto di Pardessus all’evoluzione del Code de commerce51.
Va sottolineata la tensione spesso presente nel giurista tra commentare
il diritto e crearlo e le soluzioni scelte sono talvolta il prodotto di una
grande capacità di equilibrio. La sua opera costituisce, così, un esempio
di grande rilevanza di dottrina e giurisprudenza creatrici in piena era
codicistica.
In effetti, almeno fino a oltre la metà del secolo, assistiamo alla formazione della legislazione in materia spesso con un’accumulazione di
varie regole in breve tempo e a un lungo periodo di sperimentazione
che vede coinvolta la dottrina e la giurisprudenza, in cui Pardessus ha
avuto un posto di primario che gli è stato riconosciuto dai suoi contemporanei con la nomina nel 1824 a presidente della Commissione di
riforma dell’intera codificazione napoleonica e che oggi, anche alla luce
dell’importanza delle sue consultazioni edite e inedite, gli deve essere
pienamente confermata.
Per concludere, l’intenzione iniziale di seguire l’ordine del codice non
è stata, come abbiamo cercato di dimostrare, rispettata. Come per altri giuristi ritenuti esegeti, si ingenera una confusione tra le intenzioni
proclamate e la realtà del lavoro effettuato. Pardessus, infatti, si trova
a costruire ed elaborare una materia grezza, in cui spesso mutua le
categorie dal diritto civile, ma sempre con lo sguardo rivolto all’angolo
visuale economico-sociale e con la crescente incombente dimensione
autonoma della materia.
Ma quello che lo fa emergere, rispetto ai suoi contemporanei e su cui
nessuno ha posto l’attenzione, è il suo rapporto con la scienza giuridica
Cfr. L. Moscati, Dopo e al di là del Code de commerce: l’apporto di Jean-Marie Pardessus, in C.
Angelici - M. Caravale - L. Moscati - U. Petronio - P. Spada, Negozianti e imprenditori. 200 anni
dal Code de commerce, in corso di stampa.
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tedesca. Pur restando aderente all’impostazione culturale del suo paese e fervente sostenitore del diritto codificato, Pardessus assorbe dai
contatti con la Germania una forte tendenza alla concettualizzazione
che lo porta, e questo è il suo merito principale, a offrire una rinnovata
sistematica del codice, dei cui limiti, rispetto al Code Napoléon, è ben
conscio. Questo sforzo che in alcune parti dell’opera è più evidente e
in altre meno rappresenta il suo costante obiettivo che consiste nel migliorare la normativa sul diritto commerciale fondata su una tradizione
antica e consolidata che deve essere tenuta presente anche se confrontata con le esigenze economiche e sociali e i mutamenti che le vicende
rivoluzionarie e le esigenze del mercato imponevano.
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