Olimpiadi di Londra: quale eredità?

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Olimpiadi di Londra: quale eredità?
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Olimpiadi di
Londra: quale
eredità?
di Mia Dell’Agnello [email protected]
Londra ha vinto la possibilità di ospitare le XXX Olimpiadi Moderne grazie a una grande
promessa: che l’impegno finanziario profuso non si sarebbe limitato a soddisfare le esigenze
organizzative del più grande spettacolo sportivo mondiale (della durata di 17 giorni), ma
avrebbe lasciato una grande eredità alla popolazione. I Giochi di Londra 2012 si prefiggono di
migliorare le vite di milioni di persone, favorendo l’inclusione sociale e promuovendo la
salute attraverso l’adozione di stili di vita più sani. La promessa è chiara, scritta nera su
bianco: i Giochi saranno utilizzati come “trampolino di lancio per ispirare le persone in tutto il
paese a raccogliere e sviluppare lo sport attivo e stili di vita sani e sostenibili”. BOOM! Per la
prima volta nella storia delle Olimpiadi è esplicitato un impegno così importante, che lega
saldamente la pratica di un’attività sportiva alla salute della popolazione; che utilizza il
palcoscenico dello sport agonistico per promuovere lo sport popolare, anzi nemmeno:
l’attività motoria in generale.
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a promessa è chiara, scritta
nera su bianco: i Giochi saranno utilizzati come “trampolino di lancio per ispirare le
persone in tutto il paese a raccogliere e sviluppare lo sport attivo e stili di
vita sani e sostenibili”. BOOM! Per la
prima volta nella storia delle
Olimpiadi è esplicitato un impegno
così importante, che lega saldamente la pratica di un’attività sportiva alla salute della popolazione; che utilizza il palcoscenico dello sport agonistico per promuovere lo sport popolare, anzi nemmeno: l’attività motoria in generale.
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OLIMPIADI E SPORT DI BASE: QUALE RAPPORTO?
L’eccezionalità del programma è
confermata anche dalla totale assenza di studi (relativi alle passate
edizioni) che analizzino il rapporto fra
Olimpiadi e diffusione della pratica
sportiva: in che modo i Giochi
Olimpici e Paralimpici coinvolgono la comunità inducendo modifiche comportamentali importanti?
Il Lancet lo scorso anno ha pubblicato un articolo dal titolo “Le
Olimpiadi 2012: valutazione degli
effetti per la salute pubblica”, ovvero l’eredità che l’evento lascerà
non solo in termini di strutture sportive, ma anche come stimolo alla
partecipazione sportiva della popolazione. Gli organizzatori promettono benefici duraturi non solo a livello
di riqualificazione territoriale (il Parco
Olimpico sorge su un’area post-industriale fra le più depresse dell’intero Regno Unito), ma anche sociale e
sanitario. I Giochi Olimpici saranno sempre secondo gli organizzatori un grande catalizzatore di comportamenti virtuosi che vedranno
coinvolte tutte le fasce di popolazione. Essendo un obiettivo dichiarato, il Dipartimento britannico per
la Cultura, Media e Sport ha istituito una commissione con il
compito di valutare i risultati ottenuti in materia di sport e attività fisica, riqualificazione ambientale,
cultura, sostenibilità, economia e
disabilità. Poiché non ci sono esperienze pregresse, la valutazione sarà
caratterizzata da un approccio poliedrico che analizzerà sia gli effetti
dei singoli interventi, che l'evento nel
suo complesso. In realtà c’è un certo scetticismo riguardo alla possibilità di riuscire a ottenere risultati che
abbiano un valore scientifico. Si tratta di valutazioni empiriche, realizzate con metodi sperimentali, con
indicatori ancora da definire e comunque difficilmente quantificabili, soprattutto se riguardanti
aspetti qualitativi, come il miglioramento dello stato di salute della
popolazione; nello specifico,
l’eventuale effetto positivo sarebbe
rilevabile solo a lungo termine, dopo
una generazione. Per alcuni dati più
evidenti (come la riqualificazione
ambientale) la commissione annuncia che sarà presentata una relazione di sintesi costo-efficacia già nel
2013.
GLI IMPEGNI E LE ATTESE
Nel progetto dei Giochi di Londra
presentato nel 2005, l’esplicito riferimento allo sviluppo di eredità socio-economiche è stato supportato
dall’identificazione di indicatori di
successo, come quello di avere
due milioni di persone attive in
più entro il 2012. Gli obiettivi sono
stati evidenziati, ma senza veri e
specifici piani progettuali.
Successivamente, il Governo
inglese ha pubblicato un programma d’azione che definisce
gli interventi da attuare per traguardare i benefici a lungo termine dei Giochi Olimpici. Per esempio, per educare i giovani alla pratica sportiva, il Governo si impegna a
offrire, entro il 2012, a tutti i giovani dai 5 ai 16 anni, cinque ore di
sport a settimana e tre ore a tutti
i giovani dai 16 ai 19 anni.
Parimenti, si impegna, tramite tutela
e miglioramento di strutture sportive
e campi da gioco e finanziamenti e
incentivi a enti locali, ad aiutare almeno due milioni di persone a essere più attive entro il 2012. Ora pare
che parte dei finanziamenti stanziati sia già stata ritrattata, a causa del cospicuo lievitare dei costi
organizzativi e al taglio dei bud-
get è corrisposto un taglio di ambizioni: da 2 milioni di persone più
attive si è passati a 1 milione entro il
2013, per poi dimenticarsene del
tutto. Anche la paura che le nuove
strutture sportive finiscano col diventare delle cattedrali nel deserto è
quanto mai sentita. Lo stadio olimpico, l'Aquatics Centre, il velodromo, il palazzetto per il basket: tutti i
progetti sono stati realizzati con
l’intento di un riutilizzo successivo, ma che include la necessità di
operare cambiamenti strutturali
finanziariamente impegnativi.
CIFRE CHE LIEVITANO, OBIETTIVI
CHE SI RIDIMENSIONANO
È abbastanza consueto nella storia
delle Olimpiadi che le città ospitanti
ne sottovalutino i costi e ne sovrastimino i benefici: Londra non fa eccezione. Il costo, inizialmente previsto di circa 3 miliardi di euro, è
schizzato nel 2007 a 10,7 miliardi,
cifra che, secondo alcune voci, è
stata recentemente corretta a 14
miliardi.
Ammettendo confermata la cifra ufficiale di 10,7 miliardi di euro, i
Giochi Olimpici e Paralimpici costeranno circa 190 euro per ogni uomo, donna e bambino nel Regno
Unito. A fronte di questo investimento, sono state fatte delle promesse riguardo lo sport e l'attività fisica per tutti, la riqualificazione urbana, la cultura, la sostenibilità,
l'economia e la disabilità: miglioramenti socio-economici determinanti anche sulla salute. Margaret
Hodge, che presiede il Public
Accounts Committee, ha recentemente dichiarato che "…esiste un
grande punto interrogativo sul fatto
che queste Olimpiadi siano un buon
affare per il contribuente…Ci avevano promesso una forte eredità olimpica, ma il governo ha scelto di non
adottare l'obiettivo di un milione di
persone che partecipano di più nello sport entro il 2013 e i piani per lo
stadio hanno subito un arresto… Il
governo sta disperdendo la responsabilità rispetto all'eredità
olimpica e abbiamo bisogno di
chiarezza".
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SPONSOR IMBARAZZANTI
Le Olimpiadi possono essere anche
un’occasione per il miglioramento
socio-economico della popolazione? Oppure questa di Londra è stata solo una buona operazione di
marketing per aggiudicarsi la vittoria? Un po’ di “washing” a un evento
che odora sempre meno di etica e
sani valori? Il dubbio che i famosi
punti sulle eredità olimpiche siano stati dichiarati quanto meno
con una certa superficialità, non
può non venire: è sufficiente
guardare l’elenco di Sponsor, con
Coca-Cola e McDonald in testa.
Come si può pensare di promuovere la salute dei cittadini e un sano stile di vita accettando di legare questi
marchi ai valori olimpici e sportivi?
Non è solo ipocrisia: l’approccio è
pericoloso, fuorviante e irresponsabile! Quale migliore strategia per un
marchio come McDonald, che negli
ultimi anni ha ricevuto attacchi fortissimi da parte della comunità scientifica per il “junk food” che distribuisce
in tutto il mondo? In questo modo
non solo sposta la colpa lontano
dal consumo dei propri prodotti,
ma fornisce una piattaforma di
marketing incredibilmente robusta ed eticamente incontestabile,
collegandoli con lo sport, il fitness, il benessere. McDonald's
realizzerà a Londra 2012 il suo più
grande punto vendita al mondo, articolato in quattro mega ristoranti
che proporranno i menù standard a
base di hamburger, patate fritte, frullati e dessert ipercalorici.
L’impegno di
migliorare
lo stile di
vita della
popolazione, visto da questa prospettiva, più che ambizioso sembra decisamente ipocrita, al
punto che l'Academy of Medical
Royal Colleges (l'organismo che
rappresenta tutti i medici del paese)
ha ufficialmente chiesto al governo
di mettere in atto misure "coraggiose e difficili" per porre fine a
questo "marketing irresponsabile", paragonando questi grandi
marchi dell’industria alimentare ai giganti del tabacco del secolo scorso.
Queste le richieste:
- il divieto di aziende come
McDonald e Coca-Cola da sponsorizzare grandi eventi sportivi
come le Olimpiadi;
- una “zona di sicurezza” intorno
alle scuole, dove non siano ammessi i fast-food;
- il divieto di utilizzare come testimonial celebrità o personaggi dei
cartoni animati per vendere ai
bambini prodotti alimentari e bevande non salutari;
- l’obbligo giuridico, per tutti i
produttori di alimenti e bevande,
di pubblicare sui prodotti linee
guida chiare circa la quantità di
calorie, zuccheri, grassi e sale;
- valutare la possibilità di applicare una tassazione specifica per
sanzionare gli
a c qui-
renti di cibi e bevande ad alto
contenuto di sale, zucchero e
grassi.
Davanti all’ondata di critiche sulla
sua partecipazione come sponsor
alle Olimpiadi, McDonald ha risposto proponendo, come gadget all’interno degli “Happy Meal”, un
contapassi che dovrebbe incoraggiare i bambini all’attività fisica, piuttosto che l’offerta di buoni
per usufruire di sessioni sportive
gratuite (!)
CONCLUSIONI
Al momento non esistono prove che
le Olimpiadi possano avere come
conseguenza diretta un aumento
della partecipazione sportiva e un
miglioramento generale di fitness e
salute della popolazione. Tuttavia,
potremmo considerare di per sé positivo il fatto che, per la prima volta
nella storia dei Giochi, si mettano sul
piatto questi valori, considerati risultati strategici importanti per tutte le
nazioni. Dalle contraddizioni emerse, risulta evidente che, comunque,
questa non può essere la strada: se
ci saranno grandi cambiamenti negli
stili di vita della popolazione, questi
non potranno che essere il frutto di
programmi politici molto più ampi,
impegnativi e a lungo termine, che
comprendano interventi multidisciplinari complessi su tutti i fattori
coinvolti nel
possibile
cambiamento.