Lo studio degli arpeggi

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Lo studio degli arpeggi
Mattia Giovanetti
PAS 2014/2015 - Conservatorio “G.Verdi” di Milano.
Metodologia dell'insegnamento strumentale : Chitarra
Lo studio della tecnica dell'arpeggio chitarristico nei tre anni della
scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale.
La chitarra è ancora oggi considerata, dalla maggior parte della
popolazione occidentale e non, uno strumento legato alla musica
popolare e, benché abbia avuto nei secoli passati grandi esecutori ed
ottimi compositori (che spesso erano poi la stessa persona) e che
anche nel quotidiano possa vantarne di ancora maggior virtù
affiancati da compositori capaci di costruzioni armoniche ancora più
complesse (od essi stessi tali), è innegabile che la tecnica
dell'arpeggio sia uno degli elementi costituenti la vasta gamma di
quelle esprimibili sullo strumento. L'arpeggio, lungi dall'essere
appannaggio esclusivo dello strumento a sei corde, è prassi eseguibile
su qualsiasi strumento musicale nella sua forma melodica;
diversamente, trovandosi a fronte di sviluppi contenenti particelle
armoniche (ossia istanti di un arpeggio con note contemporanee),
potrà essere eseguito da soli strumenti armonici; ovviamente logica
ed intelligenza concorreranno adattando, riducendo ed arrangiando il
materiale sonoro fino a rendere eseguibile da uno strumento
monodico quello che diversamente non potrebbe essere eseguito.
La consueta prassi esecutiva a plettro, nella musica popolare di
matrice non solistico-virtuosistica, è divisibile in tre aspetti soggetti
ad un comune ordinamento tecnico-metodologico, ossia, più
semplicemente, il suonare la chitarra in un gruppo comporta saper
affrontare tre aspetti del suonare la chitarra: battere gli accordi,
arpeggiare e suonare melodie/assoli. Se il battere gli accordi e
l'eseguire una monodia possono essere considerate situazioni
necessitanti di una quantità di informazioni tecniche, queste stesse,
messe a confronto con quelle esprimibili per descrivere invece la
prassi esecutiva per l'arpeggio, risultano di numero più piccolo. In
altre parole, se per battere gli accordi e suonare melodie col plettro
basta saperlo tenere correttamente e muoverlo con una logica
alternanza (battere e levare), per arpeggiare sarà possibile sia usare il
singolo plettro, che le sole dita, oppure entrambe le cose (tecnica
mista). Se ciò non bastasse è necessario dire che la tecnica esecutiva
dell'arpeggio poi è presente in diversi generi musicali e che a seconda
del genere questa viene declinata in modi differenti, si avranno quindi
posture differenti (finger-style con polso schiacciato contro postura
classica con polso inclinato), presenza o meno di unghie (il
flamenchisti usano anche quella del mignolo piuttosto che classici,
che ai tempi dibattevano della stessa esigenza di queste, dividendosi
in Carullisti e Molinisti in accesi scontri).
A fronte di queste premesse e constatando che la formazione
specifica di chi insegna si è sviluppata nell'egida dei programmi
ministeriali di vecchio ordinamento dei Conservatori Italiani, e
benchè sia innegabile la presenza e la validità di un più ampio bacino
di generi, esecutori e compositori, si ritiene che lo studio della tecnica
dell'arpeggio necessiti di un edifico metodologico saldo e funzionale,
al fine di fornire a chi studia la chitarra, oltre la soluzione di un
preciso problema (come si suona un arpeggio alla chitarra), un
modello di sistema modificabile negli elementi costituenti, emulabile
nell'ordinamento della forma, esportabile allo studio di altre tecniche
od al concepimento di nuove.
Lo studio di questa tecnica, per la sua evidente vastità ed al fine di
un'assimilazione per l'uso consapevole, essendo affiancata inoltre ad
altri elementi metodologici costituenti l'esecuzione strumentale e
l'assimilazione delle conoscenze proprie del suonare, viene affrontata
nel corso dei tre anni accademici ossia durante tutto il percorso
scolastico previsto dalla legge italiana per la formazione nella scuola
secondaria di primo grado. Nella rosea eventualità di una
progressione lineare si incontreranno: arpeggi a corde vuote al primo
anno, arpeggi con accordi al secondo anno, arpeggi specifici per la
preparazione superiore (ossia per poter affrontare la prova di
ammissione prevista dalla scuola secondaria di secondo grado ad
indirizzo musicale) al terzo anno.
ANNO PRIMO
ARPEGGI A CORDE VUOTE
POSIZIONE “FISSA” DELLE DITA (ASSEGNAZIONE CORDA
DITO)
CONSEGNA: 2 esercizi per lezione.
Il discente che si trova ad affrontare le prime lezioni di chitarra
incontra gli esercizi specifici per lo studio dell'arpeggio solitamente
dalla metà del primo quadrimestre, ossia dopo poche settimane
dall'inizio della scuola. Questo per assicurargli quel minimo materiale
nozionistico al fine di poter riconoscere gli elementi costituenti la
consegna assegnatagli; parliamo ossia delle nozioni relative alle
figure musicali ed agli elementi base del solfeggio. Avendo
precedentemente iniziato lo studio delle note, praticando con tocco
appoggiato, in prima posizione ed appartenenti alla tonalità di Do
Maggiore, è possibile presumere una iniziale consapevolezza nella
identificazione di queste entro i limiti dei primi tre tasti della chitarra
(comprese ovviamente le corde vuote). Il discente con questi esercizi
sull'arpeggio a corde vuote, lavora ora a tocco libero.
L'utilizzo dell'unghia è consigliato ma spesso tale richiesta si scontra
con la eterogenea moltitudine delle attività che costellano il vissuto
degli adolescenti e che mal si conciliano con una particolare
attenzioni per le unghie delle mani. Nei rari casi in cui i discenti
abbiano a cuore la cura delle unghie verrà quindi spiegato il metodo
di limatura preferibile giustificandone i fini di sonorità e praticità.
Infatti è indubbio che un'unghia tonda non si “arpiona” alla corda
come una limata con forma più squadrata, altresì una limatura
sfumata della punta ne elimina il gradino ed ancora svincola l'unghia
dall'aggancio agevolando il movimento del dito durante la
deformazione della corda.
Affrontando insieme al discente il primo esercizio ci si soffermerà
dapprima sulla conta aritmetica della durata delle figure nelle misure.
Si osserverà infatti che, contrariamente a quanto usuale nella pratica
del solfeggio e negli esercizi per il tocco appoggiato, la somma
aritmetica dei valori delle note per ciascuna misura è sovrabbondante
rispetto alla indicazione di tempo riportata in armatura di chiave. Tale
osservazione servirà ad introdurre un iniziale concetto di polifonia,
benché sia osservabile che i primi esercizi abbiano conformazioni
palesemente melodiche data la presenza della pausa. Si prenda ad
esempio il primo esercizio, la pausa di semiminima presente ad inizio
di ciascuna misura, oltre ad avere funzione pro-coordinativa del
movimento esecutivo, dispone una scansione ordinata in sequenza
per le quattro dita impegnate nell'arpeggio. Se durante la pratica del
tocco appoggiato il discente aveva avuto un punto saldo nel pollice
che appoggiandosi alla tavola armonica nei pressi degli ultimi tasti di
sesta corda della tastiera e della buca, faceva da ancora, ora trova
riferimento di stabilità nella assegnazione fissa delle prime tre corde.
Si attuerà quindi una partizione funzionale delle dita della mano
destra (o sinistra se in presenza di discente mancino), al pollice verrà
assegnato il dominio spaziale di tre corde: sesta, quinta e quarta;
mentre ad indice, medio ed anulare verranno rispettivamente
assegnate terza, seconda e prima corda. Il pollice quindi suonerà le
note per “il basso” e le restanti suoneranno “l'accompagnamento”.
lezione) chiesto al discente di provare a suonare senza prima
riceverne spiegazione, l'esercizio decimo.
Avendo già esperienza di figure allineate verticalmente e conseguenti
modi esecutivi, se presente e conscio dell'ordine sequenziale dovuto
alle limitazioni aritmetiche il discente riuscirà ad intuire il modo
corretto di eseguire l'esercizio, con somma soddisfazione e relativa
spinta motivazionale. Diversamente si dovrà tornare a ragionare sui
valori di durata tramite il computo aritmetico, ripercorrere i passi fatti
in precedenza e, a seconda dei casi, chiedere ancora di intuirne
l'esecuzione oppure illustrare il movimento contemporaneo di pollice
ed indice avvalendosi della metafora, per spiegare il movimento, del
raccogliere un oggetto con queste due dita.
Il tocco libero verrà esaminato nello specifico in seconda battuta,
inizialmente si darà la sola indicazione, mostrandone il movimento,
di non appoggiare il polpastrello sulla corda vicina (come avveniva
per il tocco appoggiato) dopo la deformazione della corda ma di
sollevare verso il palmo della mano. Compresa la diversità attraverso
la pratica il discente potrà quindi distinguere due tipologie di tocco:
tocco appoggiato e tocco libero.
Una volta presa abbastanza confidenza con questi tipi di arpeggi,
dalla connotazione fortemente melodica, viene introdotto un esercizio
(il numero nove) con presenza di una componente armonica. Anche
qui la funzione è duplice, se da un lato infatti questo esercizio
introduce considerazioni sulla verticalità, sulla contemporaneità e
circa l'aspetto insiemistico della parola armonia, dall'altro prepara alla
intuizione dell'esecuzione del successivo esercizio. Compreso il
movimento contemporaneo e ribattuto delle tre dita assegnate in
modo fisso alle prime tra corde, verrà successivamente (in termini di
Gli esercizi seguenti, per declinazione logica, anche se si riferiscono
a movimenti delle dita differenti, non vanno spiegati; a questo punto
il discente è in grado di capire autonomamente la rappresentazione
grafica dell'arpeggio dato in consegna e la consegna, lungi dal
riguardare la precisione metronomica e la pulizia sonora, si focalizza
sulla sua esecuzione seriale, ha maggiore importanza che il discente a
lezione riesca ad eseguire consecutivamente le note di un arpeggio
anche se non rispetta esattamente le durate, anche se “tira e molla”
coi tempi. Grazie alla conformazione della lezione, che prevede la
pratica degli esercizi assegnati insieme al docente, questi stessi
verranno affinati e corretti per precisione metrica, tocco e pulizia
sonora (non solo durante il primo anno di corso).
Dopo aver introdotto la contemporaneità armonica vengono proposti
esercizi di complessità maggiore ma concettualmente riconducibili a
quelli affrontati precedentemente.
Per questo motivo l'invito ad eseguire senza spiegazione, ossia a
leggere lo spartito e provare a suonarne il contenuto ante-spiegazione
viene da richiesto ad ogni lezione subito dopo aver provato assieme
(docente e discente) gli arpeggi assegnati la lezione precedente. Nel
caso l'alunno/a dichiari di essere in grado di leggere questi (i nuovi
assegnati) verranno ascoltati la lezione successiva, altrimenti,
essendosi accorti di reticenze e titubanze nel discente circa il da farsi,
si eseguirà a modo esplicativo o, a seconda del caso, si suoneranno i
nuovi arpeggi assieme e li si riascolteranno alla lezione successiva.
Un aspetto interessante ed utile è quello di eseguire l'arpeggio
assieme all'allievo/a suonando una quinta sopra le note, basterà
praticare il barrè al settimo tasto per ottenere il trasporto istantaneo
dell'arpeggio, dato che questi primi esercizi sono a corde vuote.
L'effetto armonico è gradevole e spingerà il discente a voler provare a
suonare in quel modo. Nel caso di assenza della spontanea richiesta
di poter provare a suonare con il barrè sarà bene chiedere di
scambiarsi le parti così da far iniziare ad esercitare la muscolatura
della mano per la pratica del barrè.
ANNO SECONDO
ARPEGGI CON ACCORDI
CONSEGNA: 2 esercizi per lezione alternati alla produzione di
semplcii brani arpeggiati con gli accorid conosciuti.
ANNO TERZO
ARPEGGI SUPERIORI
MAURO GIULIANI - 120 ARPEGGI OP.1
MIGUEL ALBONIZ - ARPEGGI PER LA MANO DESTRA
CONSEGNA (se continua): 3 Arpeggi Giuliani + 3 Arpeggi Alboniz
CONSEGNA (se non continua): 2 Arpeggi di Giuliani e/o 2 arpeggi
con accordi anche fatti dal discente.