Assistenza legale gratuita alle vittime di abuso
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Assistenza legale gratuita alle vittime di abuso
Assistenza legale gratuita alle vittime di abuso professionale La vigilanza e la tutela è il primo compito istituzionale di un Ordine, ma stranamente ad oggi in OPLazio NON ESISTE una apposita e dedicata Commissione Tutela, nonostante Cultura e Professione continui a parlarne e straparlarne da 13 anni ed anche in quest’ultimo programma elettorale! Come ben sai, AltraPsicologia a maggioranza dell’Ordine Psicologi Lazio intende colmare questa grave mancanza attivando una “Commissione Tutela e Abuso Professionale” forte, competenze e con le mani libere di agire senza alcun conflitto di interesse! Alle tante iniziative per la lotta all’abusivismo, al presidio su bandi e concorsi pubblici, che già trovi descritte nel progetto, intendiamo introdurre una ulteriore novità che possiamo definire rivoluzionaria! L’Ordine Psicologi Lazio a maggioranza AltraPsicologia fornirà un servizio di assistenza legale gratuita alle vittime di abuso professionale, rivolto a tutti coloro che hanno subito danno psichico e/o biologico ad opera di persone non qualificate che si spacciano per psicologi usando nomi più o meno fantasiosi, più o meno filosofici, più o meno… anglofoni. In pratica, l’Ordine Psicologi Lazio destinerà un fondo di bilancio a questa iniziativa, non ingentissimo ma sufficiente a iniziare un nuovo corso, che permetterà di offrire alle persone vittime di abuso un’assistenza legale gratuita con professionisti con cui l’Ordine stesso potrà stipulare una convenzione. Perché questa iniziativa? Innanzitutto cittadini! per difendere il diritto alla salute dei In quanto rappresentante di una professione sanitaria, l’Ordine è il primo istituto che può e deve contribuire alla tutela della salute pubblica. Un’iniziativa di civiltà che, tra l’altro, permetterebbe di cominciare ad interloquire come soggetto attivo, credibile istituzioni e tribunali. e garante con cittadini, Inoltre, obiettivo non meno fondamentale, per comunicare tolleranza zero nei confronti dell’abusivismo professionale. Questa iniziativa produrrà a cascata un effetto “demotivational” nei confronti di tutte quelle figure di pseudo-psicologi che pensano di cavarsela nascondendosi dietro a escamotage nominalistici. Così come di quelle strutture formative che lucrano sulla formazione professionalizzante di non-psicologi (strutture già definite nella sentenza Zerbetto come “potenzialmente in favoreggiamento di abuso di professione”) Quanto ci costerà? L’idea è quella di utilizzare un servizio legale in convenzione con l’Ordine, così da abbattere i costi e ridurli al minimo. Per intenderci, oggi OPLazio spende una cifra assurda di soldi in consulenze legali, anche a causa dell’incapacità di intervenire a monte per abbattere il numero di colleghi chiamati in Deontologica (leggi il progetto operativo). Dal semplice abbattimento di tali costi si ricavano risorse in eccesso rispetto all’entità dell’iniziativa, non solo… questo servizio otterrà un importante riscontro sul versante della tutela della professione, a vantaggio del collega! In altre parole RIMANE FINALIZZATA A CREARE VALORE AL COLLEGA, non la facciamo perché ci avanzano soldi da buttare Insomma, la cosa è legalmente, economicamente e tecnicamente sostenibile, ma MAI proposta da nessun Ordine Psicologi in oltre 20 anni di storia verrà poi promossa e diffusa capillarmente sui mass-media locali, attraverso campagne pubblicitarie su nicchie mirate, attraverso azioni di comunicazione e Internet Marketing. Mettiamola così: l’abusivismo psicologico diventerà “fortemente sconsigliato”. Noi psicologi lavoriamo con le parole, amiamo le parole, usiamo le parole per produrre cambiamenti in noi stessi prima ancora che negli altri. Ci sono parole e parole. Parole operative che portano a cambiamenti concreti e parole di parolaio, Bla-Bla-Bla Cultura e Professione, maggioranza OPLazio uscente e da 13 anni al potere, dopo sonni paciosi ed egosintonici, si ridesta per le imminenti elezioni e ci parla di tutela della professione! Quella stessa Cultura e Professione che che annovera tra i propri sostenitori sQuole di formazione di non-psicologi e che si è esplicitamente opposta alla revisione dell’Art. 21, salvo poi prendere una sonora sberla, visto che l’85% dei colleghi ha votato SI, ha scelto la TUTELA VERA della professione, non quella a parole! Se anche tu come noi credi che un’AltraTutela sia possibile (non solo a parole), ora hai la possibilità di realizzare il cambiamento votando AltraPsicologia. Commissione Tutela ed Abuso Professione. La proposta di AltraPsicologia L’assenza di iniziative concrete e strutturate messe in atto dalle precedenti consiliature dell’Ordine Psicologi del Lazio nel campo della tutela legale della professione ci costringe purtroppo ad operare in un contesto di “prima assoluta”. Unitamente a questo, dopo l’entrata in vigore della legge 4/2013 osserviamo l’avanzare di una politica sempre più aggressiva da parte di professionisti “pseudo-psi” e alla corrispondente invasione di competenze riservate per legge allo psicologo soprattutto nell’area della promozione del benessere/salute e in quella del sostegno psicologico. Le criticità che la Commissione Tutela sarà chiamata ad affrontare sono riconducibili ad alcuni aspetti squisitamente giuridico-legali e ad altri più genericamente culturali. Da una parte, esiste infatti una difficoltà oggettiva a far emergere i casi di abuso professionale ad un livello giuridicamente significativo a causa della natura prettamente relazionale e poco strumentale delle interazioni professionali psicologiche. La necessità di dimostrare mediante prove fattuali l’eventuale comportamento di abuso fa il paio alla scarsa rilevanza sociale riservata al reato di “esercizio abusivo di professione” all’interno del nostro ordinamento giuridico. Sul piano etico-culturale, le difficoltà sono invece riconducibili a due aspetti. Da un lato, la nostra categoria subisce ancora un forte livello di disinformazione culturale sui precisi confini professionali e normativi della Psicologia, sui campi di intervento dello psicologo e sui relativi profili di competenza. La scarsa consapevolezza è osservabile purtroppo ai diversi livelli, non solo nell’utenza e nelle istituzioni, ma spesso anche tra i colleghi alimentando il clima di confusione tra la professione di psicologo e le cosiddette “professioni emergenti”. Infine, anche a seguito della modifica dell’Art. 21 del codice deontologico, i principali stakeholder nel campo della formazione-psi non hanno ancora del tutto modificato la loro politica formativa volta ad avallare la nascita di figure di abusivismo psicologico. La commissione Tutela si propone di lavorare su entrambi i fronti, nella consapevolezza che un vero cambiamento nella capacità di arginare l’abusivismo e tutelare la professione passi attraverso una diversa e più moderna percezione culturale della professione di psicologo nell’opinione pubblica, nell’utenza e tra i colleghi. Riteniamo la commissione Tutela uno strumento strategico non solo per favorire lo sviluppo della professione ma soprattutto per garantire alla cittadinanza il diritto alla salute. Obiettivi La commissione Tutela articolerà la sua azione sul piano concreto perseguendo le seguenti direttive: Istituzione di un Ufficio Legale con alto profilo di competenza sulle tematiche dell’abuso professionale. La “task force” legale si occuperà di gestire tutte le segnalazioni dei colleghi psicologi e dei cittadini e, laddove possibile, di finalizzare le necessarie azioni legali di lotta all’abusivismo. L’ufficio legale avrà altresì lo scopo di ridurre i tempi e massimizzare l’efficacia dell’azione dell’Ordine. Sarà inoltre il referente per tutte le azioni di tutela in relazione a bandi e concorsi pubblici che prevedano la presenza di figure professionali che si sovrappongono alle competenze riservate per legge alla professione di psicologo. Infine, sarà fornita assistenza legale gratuita alle vittime di abuso professionale da parte di persone non qualificate. Creazione di uno Professionale. Spazio Segnalazioni e FAQ sull’Abuso Rivolto sia all’utenza che ai colleghi, avrà l’obiettivo di favorire la partecipazione della base dei colleghi nei processi di segnalazione/monitoraggio e la consapevolezza informata da parte dei cittadini. Verranno diffuse le linee guida sulla segnalazione e sulla denuncia dei casi di abusivismo professionale. L’implementazione di tale strumento avverrà su spazi istituzionali e non (ad es., social network) e mediante la realizzazione e diffusione capillare di infomateriali agili e moderni su aspetti etico-legali della professione (in sinergia con Commissione Etica). Istituzione di un Osservatorio permanente sui bandi e concorsi. L’osservatorio vigilerà sulla possibilità che bandi e concorsi pubblici prevedano ruoli con profili di competenza riservati per legge a psicologi ma aperti a categorie senza requisiti o preclusi agli psicologi. Vigilerà inoltre su tutti i concorsi pubblici che non rispettano la legge 56/89 provvedendo ad attivare l’ufficio legale per tutte le azioni necessarie a ristabilire principi di legalità. Provvederà a realizzare e diffondere linee guida rivolte a tutte le istituzioni – scuole, Comuni, Enti pubblici, associazioni di categoria – su ruolo e competenze dello psicologo e su rischio abusivismo per rafforzare l’identità dello psicologo presso gli interlocutori istituzionali. Si procederà a segnalazioni presso il garante Antitrust laddove non sia possibile perseguire altre vie legali. Realizzazione di campagne d’informazione sulle prerogative della professione di psicologo e sui rischi dell’abusivismo professionale. La commissione avvierà iniziative per promuovere attivamente la consapevolezza critica e informata da parte dell’utenza ed eliminare confusione di ruoli tra psicologo e figure pseudopsi. Realizzerà documenti ufficiali di informazione su tematiche di competenza dello psicologo sulle quali esiste ancora molta confusione come ad esempio quella relativa al “counseling psicologico”. In collaborazione con la Commissione Etica, sarà attuata una rigorosa sorveglianza del nostro codice deontologico, in particolare del nostro nuovo art. 21 che vieta l’insegnamento finalizzato all’uso professionale di strumenti e tecniche conoscitive e di intervento riservati alla professione di psicologo a persone estranee alla professione stessa (in altre parole: si può insegnare tecniche di counseling ad un assistente sociale che continuerà poi a fare il suo mestiere con uno strumento in più, NON si può insegnare tecniche di counseling con l’obiettivi didattico e formativo di dar modo all’assistente sociale di mettersi sul mercato come counselor… ovvero non si può creare condizioni per trasformare una tecnica psicologica in una professione che stacca fattura in abuso della professione di psicologo!) Verrà proposta l’adesione alla Carta Etica e istituito un coordinamento con le scuole di psicoterapia volto a dissuadere comportamenti che avallino attività ingannevoli o abusive della professione di psicologo, ad esempio mediante l’attribuzione di qualifiche o attestati che inducano a ritenersi autorizzati all’esercizio di attività caratteristiche dello psicologo. Obiettivo sarà quello di sensibilizzare i colleghi a scelte critiche di acquisto formativo, premiando quelle realtà che offrono formazione in rispetto della legge 56/89. Parte l'Osservatorio Tutela e Deontologia dello Psicologo Cara/o collega, alea iacta est, il dado è tratto… AltraPsicologia ha deciso di lanciare l’Osservatorio Tutela & Deontologia dello Psicologo. Per un’efficace lotta all’abusivismo e un’etica deontologica ! L’idea è semplice: vogliamo coinvolgere l’intera base di colleghi/e in un’operazione di tutela “dal basso” senza precedenti per la Psicologia italiana. Sarà un presidio permanente per far emergere pubblicamente tutte quelle pratiche illegali che minacciano in primis l’utenza psicologica, contribuendo a offuscare, disinformare e confondere l’immagine della psicologia come professione. Come funzionerà l’Osservatorio Tutela & Deontologia Un Forum di segnalazione e confronto, aperto a tutta la comunità professionale, dove poter discutere, confrontarsi e informarsi. Vogliamo promuovere attivamente la cultura della “consapevolezza legale” mediante la condivisione, la divulgazione e la lettura critica di tutte le normative che riguardano la professione di Psicologo. Ci sono, usiamole! Per usarle dobbiamo conoscerle. Nel forum saranno presenti i singoli referenti regionali AP con i quali sarà possibile interfacciarsi concretamente per la segnalazione di casi di abusivismo e per tutte le iniziative comunicative e informative. AltraPsicologia si prenderà l’onere di tradurre le segnalazioni in azioni concrete di tutela interfacciandosi a sua volta con gli Ordini competenti per territorio. Cosa non vogliamo fare La fine di “al lupo, al lupo” della favola di Esopo . L’osservatorio non è uno “sfogatoio” delle frustrazioni personali o professionali. Ad esempio, per segnalare un caso è necessario avere delle prove concrete. Nella sezione documenti (“File”) e attraverso lo scambio sul forum tutti i colleghi potranno acquisire conoscenze reali di quali sono i diritti, i vincoli e le possibilità concrete per tutelare la nostra professionalità. Perché lo abbiamo fatto? Una semplice e lapalissiana ragione su tutte: ci troviamo costretti a vicariare la criticabile assenza dei nostri rappresentanti presso gli Ordini professionali che, con rare eccezioni, hanno espresso sino ad oggi un nobile menefreghismo nei confronti con termini abusivamente formazione in delle tante figure di pseudo-professionisti che più o meno fantasiosi di fatto svolgono l’attività di consulenza psicologica o di ambito psi. Serve qualche esempio sull’ultima frase? 1. Con l’approvazione della legge 4/13 che disciplina le associazioni di natura privatistica – a causa della fievole reazione del CNOP e degli Ordini regionali – è passata l’idea che il counseling e altre professionipseudo-psi siano state riconosciute dallo Stato. Nulla di più falso! Dal punto di vista legislativo nulla è cambiato per la nostra professione. Rimane inibito “l’esercizio delle attività professionali riservate per legge a specifiche categorie di soggetti”, per cui chi non è psicologo ed esercita le attività riservate per legge agli psicologi, anche se si facesse chiamare “sustainer mentale” e si foss’anche organizzato nella fantasiosa “associazione dei sostenitori di sentimenti”, continua a commettere un abuso della professione di psicologo. 2. I l r e f e r e n d u m s u l l ’ a r t . 2 1 d e l n o s t r o c o d i c e deontologico, fortemente voluto e promosso da AltraPsicologia, ha fatto sì che la formazione di abusivi ad opera di colleghi “inconsapevoli” o con un DFC (disturbo da formazione compulsiva… al primo che capita) sia sanzionabile per quello che è: un grave illecito deontologico, in barba alla salute pubblica e al rispetto dei colleghi. Ci aspettavamo un cambiamento di rotta: Ordini che iniziassero a richiamare puntualmente i colleghi “forma-counselor-a-tradimento”. E invece, il silenzio! 3. Dopo tanto parlare, finalmente il CNOP ha pubblicato il documento sugli Atti Tipici del professionista Psicologo. Anche questo documento, fortemente voluto e promosso da AltraPsicologia, ha specificato come la Prevenzione, la Salute e il Benessere Psicologico siano competenze psicologiche esclusive. Ebbene? Il silenzio anche questa volta. Anzi, oltre al danno, la beffa: il CNOP ha esplicitamente chiesto a tutti i colleghi di non divulgare il documento. Non fossimo psicologi, sarebbe roba da abuso di neurolettici. Per modificare questa grottesca situazione crediamo sia arrivato il momento di coinvolgere l’intera base di colleghi/e che amano la nostra disciplina e che hanno fatto sacrifici per poterla esercitare. Riteniamo che il futuro della professione sia a una svolta epocale, agire ora o assistere al graduale annacquamento della Psicologia italiana. Come AP siamo anche convinti che, a discapito di quanto fatto sino ad oggi, un’AltraTutela sia ancora possibile. ISCRIVITI ADESSO ALL’OSSERVATORIO SU TUTELA E DEONTOLOGIA DELLO PSICOLOGO! La delicata arte della politica professionale Vorrei qui scrivere di “politica” cominciando dall’etimologia: “arte di amministrare la cosa pubblica”. Da appassionata di musica mi evoca fantasie su creatività, tecnica, impegno, espressione, comunicazione, condivisione. Ma poi: la “cosa pubblica” di uno psicologo che cos è? Il mondo della politica professionale è spesso difficile da comprendere per chi non se ne interessi direttamente: culturalmente noi psicologi siamo poco abituati ad occuparci di questo tema. Svolgiamo una professione molto giovane – sono trascorsi solo 24 anni dalla nostra legge istitutiva -, e la composizione poliedrica della nostra attività, unita all’eterogeneità di formazioni e ambiti di applicazione, rende il collega medio piuttosto individualista e solo moderatamente fiducioso dell’istituzione. Abbiamo ancora parecchia strada da percorrere per costruire un senso di appartenenza che sia diffuso e sentito, a partire innanzitutto dal semplice incontro con altri colleghi. Si tratta infatti di un movimento che è allo stesso tempo faticoso e necessario, all’interno del quale la politica si colloca come un’area potenzialmente molto feconda, in cui c’è grande spazio per la creatività, per il coinvolgimento personale, per la valorizzazione della specificità della professione di psicologo. Con lo scopo, tra gli altri, che lo psicologo sia riconosciuto come tale, e non più confuso con medici, sacerdoti, maghi o compagni di serate al pub. Occuparsi di politica in senso generale significa infatti dedicarsi, a qualunque livello, al bene della professione, lavorando secondo i principi deontologici, facendo rete con i colleghi, promuovendo la qualità della nostra professione, chiedendo in modo propositivo agli enti appropriati di cautelarci e sostenerci. Mi piacerebbe poter paragonare il lavoro di ogni psicologo, dentro la propria comunità professionale, al canto di un coro: ciascuno è responsabile di ciò che canta, deve prepararsi e studiare, impegnarsi per cantare nel modo più consono al perfezionamento delle proprie capacità, e potrà essere tanto o poco dotato, in forma più o meno smagliante, ma alla fine il risultato dell’amalgama della voci è incommensurabile con l’individualità singola. Meglio fa il singolo, più lavora anche per mescolare la propria voce a quella degli altri, migliore sarà il risultato: valorizzerà e coltiverà la propria arte, godrà per sé, per il coro e per il pubblico. Mi ricorda il nostro lavoro: professionista, collega e utente, proprio come nel nostro codice deontologico. Molti amici mi chiedono del mio lavoro da “politica”, e tanti colleghi cercando di trovare un modo per farsi coinvolgere, avendo ben intuito come la nostra comunità professionale abbia molto bisogno di punti chiari di riferimento: formazione, tutela, un modo di fare promozione e difesa della professione. Tutto questo ovviamente esula, a mio parere, da atteggiamenti che purtroppo ho toccato con mano in questi ultimi mesi: in alcuni ambienti in cui si fa la politica “in senso stretto”, l’aggressione sul piano personale sembra rappresentare per alcuni l’unico modo per affrontare la sostanza delle cose. In mancanza di argomenti con i quali replicare a contenuti consistenti, rimane l’unica via possibile. In questo frangente, e nelle comunicazioni di alcuni colleghi di altri gruppi è emersa a più riprese una questione rilevante: l’impegno concreto viene messo in secondo piano per lasciare spazio a discorsi di matrice ideologica, che poco hanno a che fare con la spinta necessaria a perseguire obiettivi utili per la categoria. L’”opposizione costruttiva” rimane solo un’affermazione autoreferenziale, mentre le emozioni vengono palesate in maniera infantile e atavica: non nascondo un certo stupore nel notare certi atteggiamenti da parte di professionisti della mia stessa categoria professionale. Proseguo nella convinzione che un gruppo che si riunisce attorno a una matrice valoriale potrà attraversare fisiologici momenti di difficoltà, ma proseguirà. La politica professionale si costruisce in tanti modi: alcuni si concretizzano all’interno delle istituzioni, ma è l’impegno quotidiano di ciascun singolo professionista a poter rendere la nostra categoria veramente autorevole, e in questo siamo tutti chiamati a spenderci, proprio attraverso la passione con cui coloriamo le nostre giornate di lavoro. Il periodo “fondativo” della psicologia in Italia è definitivamente terminato, ed è diventato sempre più necessario far fronte a istanze che provengono sia dall’interno – come la promozione della nostra professionalità e la valorizzazione dei nostri principi deontologici – sia dall’esterno – quali ad esempio le possibili conseguenze della legge 4/2013 sul riconoscimento delle professioni non regolamentate – . Promozione della professione attraverso il rispetto e la valorizzazione dei principi deontologici; sollecitazione delle dinamiche di appartenenza alla categoria, insieme alla tutela della nostra professionalità; costruzione di una sempre maggiore rappresentanza istituzionale. Perché la Legge sulle professioni non regolamentate è così mostruosa Quando si intorpidisce il pensiero, la nostra mente inizia a produrre mostri: questa è un’interpretazione della famosa frase di Francisco Goya “Il sonno della ragione genera mostri”. Niente è più azzeccato per descrivere quello che sta avvenendo nella comunità degli psicologi in seguito all’approvazione del DDL 3270 relativo alle “professioni non regolamentate. Per comprendere meglio quanto questa frase sia calzante con la situazione attuale vorrei soffermare l’attenzione sul significato di “mostro”. Un essere reale o immaginario diventa un mostro quando gli sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie, cioè lo si riconosce come tale. Nel nostro caso il mostro è un essere reale (la Legge 3270) a cui sono attribuite caratteristiche straordinarie, cioè la capacità di demolire la nostra professione. L’aspetto più interessante, quello più squisitamente psicologico, è che tali caratteristiche straordinarie non devo essere per forza intrinseche all’essere mostruoso ma è sufficiente attribuirgliele, anche se non esistono. Come per dei bambini una vecchietta scontrosa in una casa isolata diventa la strega da cui scappare o come nel sonno i nostri incubi, le nostre preoccupazioni e le nostre ansie possono apparirci reali, così questa legge ci è rappresentata come la nostra paura professionale più grande, il nostro mostro. Se la Legge sulle professioni non regolamentate è mostruosa è solo a causa del torpore che governa la nostra professione. Infatti, chi avrebbe dovuto tutelare la nostra professione ha dormito e sta dormendo tutt’ora. La Legge all’articolo 1 afferma chiaramente che per professione non organizzata in ordini o collegi si intende “l’attività economica … esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi”. Quindi, teoricamente non avremmo nulla da temere per la nostra professione. Dovremmo essere già tutelati dalla Legge stessa che esclude, da subito, il riconoscimento di quelle professioni che svolgono attività che utilizzano “strumenti conoscitivi e di intervento … in ambito psicologico” (Legge 56/89). Eppure l’allarme è scattato, la preoccupazione è elevata e la Legge è mostruosa. La responsabilità di quanto sta avvenendo è da attribuire a chi ha rappresentato e rappresenta gli psicologi presso le istituzioni. Non solo non hanno saputo tutelare realmente i confini professionali ma non hanno neanche sentito il bisogno di definirli chiaramente! Come dire che la nostra politica professionale non si è preoccupata di affermare nel mercato del lavoro quanto indicato dalla Legge istitutiva della nostra professione: in pratica la nostra politica professionale dormiva sonni tranquilli mentre il mondo si evolveva. Ora è facile individuare in questa Legge il nemico per la professione di psicologo e prefigurare scenari catastrofici, ma in realtà la disfatta della nostra professione è una storia che viene dal lontano e si configura nel presente: chi regge e ha retto le nostre istituzioni professionali non ha fatto nulla di utile per evitare il riconoscimento di attività che utilizzano “strumenti psicologici”. Eppure queste attività si configurano come “abuso professionale” e sono presenti da svariati anni. Solitamente si ha paura di qualcosa che non si conosce, del diverso, dell’ignoto. Si teme qualcosa che ci ha già fatto male oppure non sappiamo quanto può farcene. Forse quello che fa veramente paura al nostro Consiglio Nazionale è proprio la psicologia; forse è questo il motivo per cui non se ne è occupato. Dobbiamo riaffermare quello che AltraPsicolgia ha sempre sostenuto: in più di vent’anni della nostra professione, chi ha gestito la politica professionale è risultato incapace di tutelare l’ “ambito psicologico”. Non si è definito il nostro ambito specifico al di fuori della psicoterapia, non sono state fatte azioni coraggiose per far valere la Legge che ci obbliga a iscriverci ad un Ordine. I gruppi di politica professionale che si sono susseguiti alla gestione degli ordini professionali (sempre gli stessi) si sono dimostrati inefficaci nell’affermare quanto è di competenza dello psicologo, forse anche ignorando cosa vuole dire essere psicologo. Il problema è che questi stessi gruppi e persone, sotto sigle differenti, sono ancora presenti sia negli ordini sia nella cassa di previdenza ENPAP. Se questa legge suscita così tanta paura è solamente per quanto non è mai stato fatto. Ora è facile prendersela con la Legge e accusare il Parlamento. È noto che è più facile dare la colpa a qualcuno d’altro piuttosto che a se stessi, la responsabilità di questi “pericoli” è di chi non è stato in grado di definire, difendere, TUTELARE LA PROFESSIONE. Per questo è importante interessarsi di politica professionale e votare per gli ordini e l’ENPAP, perché se rimaniamo indifferenti lasciamo ai soliti la gestione della nostra rappresentanza e i risultati li vediamo oggi: se non è uno scandalo per l’acquisto di un palazzo è una semplice Legge che diventa un serio pericolo per la nostra professione. C’è bisogno di un’AltraPsicologia: se stiamo svegli, i mostri non esistono.