Assistenza legale gratuita alle vittime di abuso

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Assistenza legale gratuita alle vittime di abuso
Assistenza legale gratuita
alle
vittime
di
abuso
professionale
La vigilanza e la tutela è il primo compito istituzionale di
un Ordine, ma stranamente ad oggi in OPLazio NON ESISTE una
apposita e dedicata Commissione Tutela, nonostante Cultura e
Professione continui a parlarne e straparlarne da 13 anni ed
anche in quest’ultimo programma elettorale!
Come ben sai, AltraPsicologia a maggioranza dell’Ordine
Psicologi Lazio intende colmare questa grave mancanza
attivando una “Commissione Tutela e Abuso Professionale”
forte, competenze e con le mani libere di agire senza alcun
conflitto di interesse!
Alle tante iniziative per la lotta all’abusivismo, al presidio
su bandi e concorsi pubblici, che già trovi descritte nel
progetto, intendiamo introdurre una ulteriore novità che
possiamo definire rivoluzionaria!
L’Ordine Psicologi Lazio a maggioranza AltraPsicologia
fornirà un servizio di assistenza legale gratuita alle
vittime di abuso professionale, rivolto a tutti coloro che
hanno subito danno psichico e/o biologico ad opera di persone
non qualificate che si spacciano per psicologi usando nomi
più o meno fantasiosi, più o meno filosofici, più o meno…
anglofoni.
In pratica, l’Ordine Psicologi Lazio destinerà un fondo di
bilancio a questa iniziativa, non ingentissimo ma sufficiente
a iniziare un nuovo corso, che permetterà di offrire alle
persone vittime di abuso un’assistenza legale gratuita con
professionisti con cui l’Ordine stesso potrà stipulare una
convenzione.
Perché questa iniziativa?
Innanzitutto
cittadini!
per
difendere
il
diritto
alla
salute
dei
In quanto rappresentante di una professione sanitaria,
l’Ordine è il primo istituto che può e deve contribuire alla
tutela della salute pubblica. Un’iniziativa di civiltà che,
tra l’altro, permetterebbe di cominciare ad interloquire come
soggetto attivo, credibile
istituzioni e tribunali.
e
garante
con
cittadini,
Inoltre, obiettivo non meno fondamentale, per comunicare
tolleranza zero nei confronti dell’abusivismo professionale.
Questa iniziativa produrrà a cascata un effetto
“demotivational” nei confronti di tutte quelle figure di
pseudo-psicologi che pensano di cavarsela nascondendosi dietro
a escamotage nominalistici. Così come di quelle strutture
formative che lucrano sulla formazione professionalizzante di
non-psicologi (strutture già definite nella sentenza Zerbetto
come “potenzialmente in favoreggiamento di abuso di
professione”)
Quanto ci costerà?
L’idea è quella di utilizzare un servizio legale in
convenzione con l’Ordine, così da abbattere i costi e ridurli
al minimo.
Per intenderci, oggi OPLazio spende una cifra assurda di soldi
in consulenze legali, anche a causa dell’incapacità di
intervenire a monte per abbattere il numero di colleghi
chiamati in Deontologica (leggi il progetto operativo). Dal
semplice abbattimento di tali costi si ricavano risorse in
eccesso rispetto all’entità dell’iniziativa, non solo… questo
servizio otterrà un importante riscontro sul versante della
tutela della professione, a vantaggio del collega!
In altre parole RIMANE FINALIZZATA A CREARE VALORE AL COLLEGA,
non la facciamo perché ci avanzano soldi da buttare
Insomma, la cosa è legalmente, economicamente e tecnicamente
sostenibile, ma MAI proposta da nessun Ordine Psicologi in
oltre 20 anni di storia verrà poi promossa e diffusa
capillarmente sui mass-media locali, attraverso campagne
pubblicitarie su nicchie mirate, attraverso azioni di
comunicazione e Internet Marketing.
Mettiamola così: l’abusivismo psicologico
diventerà “fortemente sconsigliato”.
Noi psicologi lavoriamo con le parole, amiamo le parole,
usiamo le parole per produrre cambiamenti in noi stessi prima
ancora che negli altri. Ci sono parole e parole. Parole
operative che portano a cambiamenti concreti e parole di
parolaio, Bla-Bla-Bla
Cultura e Professione, maggioranza OPLazio uscente e da 13
anni al potere, dopo sonni paciosi ed egosintonici, si
ridesta per le imminenti elezioni e ci parla di tutela della
professione!
Quella stessa Cultura e Professione che che annovera tra i
propri sostenitori sQuole di formazione di non-psicologi e
che si è esplicitamente opposta alla revisione dell’Art. 21,
salvo poi prendere una sonora sberla, visto che l’85% dei
colleghi ha votato SI, ha scelto la TUTELA VERA della
professione, non quella a parole!
Se anche tu come noi credi che
un’AltraTutela sia possibile (non
solo
a
parole),
ora
hai
la
possibilità
di
realizzare
il
cambiamento
votando
AltraPsicologia.
Commissione Tutela ed Abuso
Professione. La proposta di
AltraPsicologia
L’assenza di iniziative concrete e strutturate messe in atto
dalle precedenti consiliature dell’Ordine Psicologi del Lazio
nel campo della tutela legale della professione ci costringe
purtroppo ad operare in un contesto di “prima assoluta”.
Unitamente a questo, dopo l’entrata in vigore della legge
4/2013 osserviamo l’avanzare di una politica sempre più
aggressiva da parte di professionisti “pseudo-psi” e alla
corrispondente invasione di competenze riservate per legge
allo psicologo soprattutto nell’area della promozione del
benessere/salute e in quella del sostegno psicologico.
Le criticità che la Commissione Tutela
sarà
chiamata
ad
affrontare
sono
riconducibili
ad
alcuni
aspetti
squisitamente giuridico-legali e ad altri
più genericamente culturali.
Da una parte, esiste infatti una difficoltà oggettiva a far
emergere i casi di abuso professionale ad un livello
giuridicamente significativo a causa della natura prettamente
relazionale e poco strumentale delle interazioni professionali
psicologiche. La necessità di dimostrare mediante prove
fattuali l’eventuale comportamento di abuso fa il paio alla
scarsa rilevanza sociale riservata al reato di “esercizio
abusivo di professione” all’interno del nostro ordinamento
giuridico.
Sul piano etico-culturale, le difficoltà sono invece
riconducibili a due aspetti. Da un lato, la nostra categoria
subisce ancora un forte livello di disinformazione culturale
sui precisi confini professionali e normativi della
Psicologia, sui campi di intervento dello psicologo e sui
relativi profili di competenza. La scarsa consapevolezza è
osservabile purtroppo ai diversi livelli, non solo nell’utenza
e nelle istituzioni, ma spesso anche tra i colleghi
alimentando il clima di confusione tra la professione di
psicologo e le cosiddette “professioni emergenti”. Infine,
anche a seguito della modifica dell’Art. 21 del codice
deontologico, i principali stakeholder nel campo della
formazione-psi non hanno ancora del tutto modificato la loro
politica formativa volta ad avallare la nascita di figure di
abusivismo psicologico.
La commissione Tutela si propone di lavorare su entrambi i
fronti, nella consapevolezza che un vero cambiamento nella
capacità di arginare l’abusivismo e tutelare la professione
passi attraverso una diversa e più moderna percezione
culturale della professione di psicologo nell’opinione
pubblica, nell’utenza e tra i colleghi.
Riteniamo la commissione Tutela uno
strumento strategico non solo per
favorire lo sviluppo della professione ma
soprattutto
per
garantire
alla
cittadinanza il diritto alla salute.
Obiettivi
La commissione Tutela articolerà la sua azione sul piano
concreto perseguendo le seguenti direttive:
Istituzione di un Ufficio Legale con alto profilo di
competenza sulle tematiche dell’abuso professionale.
La “task force” legale si occuperà di gestire tutte le
segnalazioni dei colleghi psicologi e dei cittadini e, laddove
possibile, di finalizzare le necessarie azioni legali di lotta
all’abusivismo. L’ufficio legale avrà altresì lo scopo di
ridurre i tempi e massimizzare l’efficacia dell’azione
dell’Ordine. Sarà inoltre il referente per tutte le azioni di
tutela in relazione a bandi e concorsi pubblici che prevedano
la presenza di figure professionali che si sovrappongono alle
competenze riservate per legge alla professione di psicologo.
Infine, sarà fornita assistenza legale gratuita alle vittime
di abuso professionale da parte di persone non qualificate.
Creazione di uno
Professionale.
Spazio
Segnalazioni
e
FAQ
sull’Abuso
Rivolto sia all’utenza che ai colleghi, avrà l’obiettivo di
favorire la partecipazione della base dei colleghi nei
processi di segnalazione/monitoraggio e la consapevolezza
informata da parte dei cittadini. Verranno diffuse le linee
guida sulla segnalazione e sulla denuncia dei casi di
abusivismo professionale. L’implementazione di tale strumento
avverrà su spazi istituzionali e non (ad es., social network)
e mediante la realizzazione e diffusione capillare di infomateriali agili e moderni su aspetti etico-legali della
professione (in sinergia con Commissione Etica).
Istituzione di un Osservatorio permanente sui bandi e
concorsi.
L’osservatorio vigilerà sulla possibilità che bandi e concorsi
pubblici prevedano ruoli con profili di competenza riservati
per legge a psicologi ma aperti a categorie senza requisiti o
preclusi agli psicologi. Vigilerà inoltre su tutti i concorsi
pubblici che non rispettano la legge 56/89 provvedendo ad
attivare l’ufficio legale per tutte le azioni necessarie a
ristabilire principi di legalità. Provvederà a realizzare e
diffondere linee guida rivolte a tutte le istituzioni –
scuole, Comuni, Enti pubblici, associazioni di categoria – su
ruolo e competenze dello psicologo e su rischio abusivismo per
rafforzare l’identità dello psicologo presso gli interlocutori
istituzionali. Si procederà a segnalazioni presso il garante
Antitrust laddove non sia possibile perseguire altre vie
legali.
Realizzazione di campagne d’informazione sulle prerogative
della professione di psicologo e sui rischi dell’abusivismo
professionale.
La commissione avvierà iniziative per promuovere attivamente
la consapevolezza critica e informata da parte dell’utenza ed
eliminare confusione di ruoli tra psicologo e figure pseudopsi. Realizzerà documenti ufficiali di informazione su
tematiche di competenza dello psicologo sulle quali esiste
ancora molta confusione come ad esempio quella relativa al
“counseling psicologico”.
In collaborazione con la Commissione Etica, sarà attuata una
rigorosa sorveglianza del nostro codice deontologico, in
particolare del nostro nuovo art. 21 che vieta l’insegnamento
finalizzato all’uso professionale di strumenti e tecniche
conoscitive e di intervento riservati alla professione di
psicologo a persone estranee alla professione stessa (in altre
parole: si può insegnare tecniche di counseling ad un
assistente sociale che continuerà poi a fare il suo mestiere
con uno strumento in più, NON si può insegnare tecniche di
counseling con l’obiettivi didattico e formativo di dar modo
all’assistente sociale di mettersi sul mercato come counselor…
ovvero non si può creare condizioni per trasformare una
tecnica psicologica in una professione che stacca fattura in
abuso della professione di psicologo!)
Verrà proposta l’adesione alla Carta Etica e istituito un
coordinamento con le scuole di psicoterapia volto a dissuadere
comportamenti che avallino attività ingannevoli o abusive
della professione di psicologo, ad esempio mediante
l’attribuzione di qualifiche o attestati che inducano a
ritenersi
autorizzati
all’esercizio
di
attività
caratteristiche dello psicologo. Obiettivo sarà quello di
sensibilizzare i colleghi a scelte critiche di acquisto
formativo, premiando quelle realtà che offrono formazione in
rispetto della legge 56/89.
Parte l'Osservatorio Tutela e
Deontologia dello Psicologo
Cara/o
collega,
alea
iacta
est,
il
dado
è
tratto… AltraPsicologia ha deciso di lanciare l’Osservatorio
Tutela & Deontologia dello Psicologo. Per un’efficace lotta
all’abusivismo e un’etica deontologica !
L’idea
è
semplice:
vogliamo
coinvolgere
l’intera
base
di
colleghi/e in un’operazione di
tutela “dal basso” senza precedenti
per la Psicologia italiana.
Sarà un presidio permanente per far emergere pubblicamente
tutte quelle pratiche illegali che minacciano in primis
l’utenza psicologica, contribuendo a offuscare, disinformare e
confondere l’immagine della psicologia come professione.
Come funzionerà l’Osservatorio Tutela &
Deontologia
Un Forum di segnalazione e confronto, aperto a tutta la
comunità professionale, dove poter discutere,
confrontarsi e informarsi.
Vogliamo promuovere attivamente la cultura della
“consapevolezza legale” mediante la condivisione, la
divulgazione e la lettura critica di tutte le normative
che riguardano la professione di Psicologo. Ci sono,
usiamole! Per usarle dobbiamo conoscerle.
Nel forum saranno presenti i singoli referenti regionali
AP con i quali sarà possibile interfacciarsi
concretamente per la segnalazione di casi di abusivismo
e per tutte le iniziative comunicative e informative.
AltraPsicologia si prenderà l’onere di tradurre le
segnalazioni
in
azioni
concrete
di
tutela
interfacciandosi a sua volta con gli Ordini competenti
per territorio.
Cosa non vogliamo fare
La fine di “al lupo, al lupo” della favola di Esopo .
L’osservatorio non è uno “sfogatoio” delle frustrazioni
personali o professionali. Ad esempio, per segnalare un caso è
necessario avere delle prove concrete. Nella sezione documenti
(“File”) e attraverso lo scambio sul forum tutti i colleghi
potranno acquisire conoscenze reali di quali sono i diritti, i
vincoli e le possibilità concrete per tutelare la nostra
professionalità.
Perché lo abbiamo fatto?
Una semplice e lapalissiana ragione su tutte: ci troviamo
costretti a vicariare la criticabile assenza dei nostri
rappresentanti presso gli Ordini professionali che, con rare
eccezioni, hanno espresso sino ad oggi un nobile menefreghismo
nei confronti
con termini
abusivamente
formazione in
delle tante figure di pseudo-professionisti che
più o meno fantasiosi di fatto svolgono
l’attività di consulenza psicologica o di
ambito psi.
Serve qualche esempio sull’ultima frase?
1. Con l’approvazione della legge 4/13 che disciplina le
associazioni di natura privatistica – a causa della
fievole reazione del CNOP e degli Ordini regionali – è
passata l’idea che il counseling e altre professionipseudo-psi siano state riconosciute dallo Stato. Nulla
di più falso! Dal punto di vista legislativo nulla è
cambiato per la nostra professione. Rimane inibito
“l’esercizio delle attività professionali riservate per
legge a specifiche categorie di soggetti”, per cui chi
non è psicologo ed esercita le attività riservate per
legge agli psicologi, anche se si facesse chiamare
“sustainer mentale” e si foss’anche organizzato nella
fantasiosa “associazione dei sostenitori di sentimenti”,
continua a commettere un abuso della professione di
psicologo.
2. I l r e f e r e n d u m s u l l ’ a r t . 2 1 d e l n o s t r o c o d i c e
deontologico, fortemente voluto e promosso da
AltraPsicologia, ha fatto sì che la formazione di
abusivi ad opera di colleghi “inconsapevoli” o con un
DFC (disturbo da formazione compulsiva… al primo che
capita) sia sanzionabile per quello che è: un grave
illecito deontologico, in barba alla salute pubblica e
al rispetto dei colleghi. Ci aspettavamo un cambiamento
di rotta: Ordini che iniziassero a richiamare
puntualmente i colleghi “forma-counselor-a-tradimento”.
E invece, il silenzio!
3. Dopo tanto parlare, finalmente il CNOP ha pubblicato il
documento sugli Atti Tipici del professionista
Psicologo. Anche questo documento, fortemente voluto e
promosso da AltraPsicologia, ha specificato come la
Prevenzione, la Salute e il Benessere Psicologico siano
competenze psicologiche esclusive. Ebbene? Il silenzio
anche questa volta. Anzi, oltre al danno, la beffa: il
CNOP ha esplicitamente chiesto a tutti i colleghi di non
divulgare il documento. Non fossimo psicologi, sarebbe
roba da abuso di neurolettici.
Per modificare questa grottesca situazione crediamo sia
arrivato il momento di coinvolgere l’intera base di
colleghi/e che amano la nostra disciplina e che hanno fatto
sacrifici per poterla esercitare.
Riteniamo che il futuro della
professione sia a una svolta
epocale, agire ora o assistere al
graduale
annacquamento
della
Psicologia italiana.
Come AP siamo anche convinti che, a
discapito di quanto fatto sino ad oggi,
un’AltraTutela sia ancora possibile.
ISCRIVITI ADESSO ALL’OSSERVATORIO
SU TUTELA E DEONTOLOGIA DELLO
PSICOLOGO!
La
delicata
arte
della
politica professionale
Vorrei qui scrivere di “politica” cominciando dall’etimologia:
“arte di amministrare la cosa pubblica”. Da appassionata di
musica mi evoca fantasie su creatività, tecnica, impegno,
espressione, comunicazione, condivisione.
Ma poi: la “cosa pubblica” di uno psicologo che cos è?
Il mondo della politica professionale è spesso difficile da
comprendere per chi non se ne interessi direttamente:
culturalmente noi psicologi siamo poco abituati ad occuparci
di questo tema. Svolgiamo una professione molto giovane – sono
trascorsi solo 24 anni dalla nostra legge istitutiva -, e la
composizione poliedrica della nostra attività, unita
all’eterogeneità di formazioni e ambiti di applicazione, rende
il collega medio piuttosto individualista e solo moderatamente
fiducioso dell’istituzione. Abbiamo ancora parecchia strada da
percorrere per costruire un senso di appartenenza che sia
diffuso e sentito, a partire innanzitutto dal semplice
incontro con altri colleghi. Si tratta infatti di un movimento
che è allo stesso tempo faticoso e necessario, all’interno del
quale la politica si colloca come un’area potenzialmente molto
feconda, in cui c’è grande spazio per la creatività, per il
coinvolgimento personale, per la valorizzazione della
specificità della professione di psicologo. Con lo scopo, tra
gli altri, che lo psicologo sia riconosciuto come tale, e non
più confuso con medici, sacerdoti, maghi o compagni di serate
al pub.
Occuparsi di politica in senso generale significa infatti
dedicarsi, a qualunque livello, al bene della professione,
lavorando secondo i principi deontologici, facendo rete con i
colleghi, promuovendo la qualità della nostra professione,
chiedendo in modo propositivo agli enti appropriati di
cautelarci e sostenerci.
Mi piacerebbe poter paragonare
il lavoro di ogni psicologo,
dentro la propria comunità
professionale, al canto di un
coro: ciascuno è responsabile di
ciò che canta, deve prepararsi e
studiare, impegnarsi per cantare
nel modo più consono al
perfezionamento delle proprie capacità, e potrà essere tanto o
poco dotato, in forma più o meno smagliante, ma alla fine il
risultato dell’amalgama della voci è incommensurabile con
l’individualità singola. Meglio fa il singolo, più lavora
anche per mescolare la propria voce a quella degli altri,
migliore sarà il risultato: valorizzerà e coltiverà la propria
arte, godrà per sé, per il coro e per il pubblico. Mi ricorda
il nostro lavoro: professionista, collega e utente, proprio
come nel nostro codice deontologico.
Molti amici mi chiedono del mio lavoro da “politica”, e tanti
colleghi cercando di trovare un modo per farsi coinvolgere,
avendo ben intuito come la nostra comunità professionale abbia
molto bisogno di punti chiari di riferimento: formazione,
tutela, un modo di fare promozione e difesa della professione.
Tutto questo ovviamente esula, a mio parere, da atteggiamenti
che purtroppo ho toccato con mano in questi ultimi mesi: in
alcuni ambienti in cui si fa la politica “in senso stretto”,
l’aggressione sul piano personale sembra rappresentare per
alcuni l’unico modo per affrontare la sostanza delle cose. In
mancanza di argomenti con i quali replicare a contenuti
consistenti, rimane l’unica via possibile. In questo
frangente, e nelle comunicazioni di alcuni colleghi di altri
gruppi è emersa a più riprese una questione rilevante:
l’impegno concreto viene messo in secondo piano per lasciare
spazio a discorsi di matrice ideologica, che poco hanno a che
fare con la spinta necessaria a perseguire obiettivi utili per
la categoria. L’”opposizione costruttiva” rimane solo
un’affermazione autoreferenziale, mentre le emozioni vengono
palesate in maniera infantile e atavica: non nascondo un certo
stupore nel notare certi atteggiamenti da parte di
professionisti della mia stessa categoria professionale.
Proseguo nella convinzione che un gruppo che si riunisce
attorno a una matrice valoriale potrà attraversare fisiologici
momenti di difficoltà, ma proseguirà.
La politica professionale si costruisce in tanti modi: alcuni
si concretizzano all’interno delle istituzioni, ma è l’impegno
quotidiano di ciascun singolo professionista a poter rendere
la nostra categoria veramente autorevole, e in questo siamo
tutti chiamati a spenderci, proprio attraverso la passione con
cui coloriamo le nostre giornate di lavoro.
Il periodo “fondativo” della psicologia in Italia è
definitivamente terminato, ed è diventato sempre più
necessario far fronte a istanze che provengono sia
dall’interno – come la promozione della nostra professionalità
e la valorizzazione dei nostri principi deontologici – sia
dall’esterno – quali ad esempio le possibili conseguenze della
legge 4/2013 sul riconoscimento delle professioni non
regolamentate – .
Promozione della professione attraverso il rispetto e la
valorizzazione dei principi deontologici; sollecitazione delle
dinamiche di appartenenza alla categoria, insieme alla tutela
della nostra professionalità; costruzione di una sempre
maggiore rappresentanza istituzionale.
Perché
la
Legge
sulle
professioni non regolamentate
è così mostruosa
Quando si intorpidisce il
pensiero, la nostra mente inizia
a produrre mostri: questa è
un’interpretazione della famosa
frase di Francisco Goya “Il
sonno della ragione genera
mostri”. Niente è più azzeccato per descrivere quello che sta
avvenendo nella comunità degli psicologi in seguito
all’approvazione del DDL 3270 relativo alle “professioni non
regolamentate.
Per comprendere meglio quanto questa frase sia calzante con la
situazione attuale vorrei soffermare l’attenzione sul
significato di “mostro”.
Un essere reale o immaginario diventa un mostro quando gli
sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie, cioè
lo si riconosce come tale. Nel nostro caso il mostro è un
essere reale (la Legge 3270) a cui sono attribuite
caratteristiche straordinarie, cioè la capacità di demolire la
nostra professione. L’aspetto più interessante, quello più
squisitamente psicologico, è che tali caratteristiche
straordinarie non devo essere per forza intrinseche all’essere
mostruoso ma è sufficiente attribuirgliele, anche se non
esistono.
Come per dei bambini una vecchietta scontrosa in una casa
isolata diventa la strega da cui scappare o come nel sonno i
nostri incubi, le nostre preoccupazioni e le nostre ansie
possono apparirci reali, così questa legge ci è rappresentata
come la nostra paura professionale più grande, il nostro
mostro.
Se la Legge sulle professioni non regolamentate è mostruosa è
solo a causa del torpore che governa la nostra professione.
Infatti, chi avrebbe dovuto tutelare la nostra professione ha
dormito e sta dormendo tutt’ora.
La Legge all’articolo 1 afferma chiaramente che per
professione non organizzata in ordini o collegi si intende
“l’attività economica … esercitata abitualmente e
prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con
il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate
per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi”.
Quindi, teoricamente non avremmo nulla da temere per la nostra
professione. Dovremmo essere già tutelati dalla Legge stessa
che esclude, da subito, il riconoscimento di quelle
professioni che svolgono attività che utilizzano “strumenti
conoscitivi e di intervento … in ambito psicologico” (Legge
56/89). Eppure l’allarme è scattato, la preoccupazione è
elevata e la Legge è mostruosa.
La responsabilità di quanto sta avvenendo è da attribuire a
chi ha rappresentato e rappresenta gli psicologi presso le
istituzioni. Non solo non hanno saputo tutelare realmente i
confini professionali ma non hanno neanche sentito il bisogno
di definirli chiaramente! Come dire che la nostra politica
professionale non si è preoccupata di affermare nel mercato
del lavoro quanto indicato dalla Legge istitutiva della nostra
professione: in pratica la nostra politica professionale
dormiva sonni tranquilli mentre il mondo si evolveva.
Ora è facile individuare in questa Legge il nemico per la
professione di psicologo e prefigurare scenari catastrofici,
ma in realtà la disfatta della nostra professione è una storia
che viene dal lontano e si configura nel presente: chi regge e
ha retto le nostre istituzioni professionali non ha fatto
nulla di utile per evitare il riconoscimento di attività che
utilizzano “strumenti psicologici”. Eppure queste attività si
configurano come “abuso professionale” e sono presenti da
svariati anni.
Solitamente si ha paura di qualcosa che non si conosce, del
diverso, dell’ignoto. Si teme qualcosa che ci ha già fatto
male oppure non sappiamo quanto può farcene. Forse quello che
fa veramente paura al nostro Consiglio Nazionale è proprio la
psicologia; forse è questo il motivo per cui non se ne è
occupato.
Dobbiamo riaffermare quello che AltraPsicolgia ha sempre
sostenuto: in più di vent’anni della nostra professione, chi
ha gestito la politica professionale è risultato incapace di
tutelare l’ “ambito psicologico”. Non si è definito il nostro
ambito specifico al di fuori della psicoterapia, non sono
state fatte azioni coraggiose per far valere la Legge che ci
obbliga a iscriverci ad un Ordine.
I gruppi di politica professionale che si sono susseguiti alla
gestione degli ordini professionali (sempre gli stessi) si
sono dimostrati inefficaci nell’affermare quanto è di
competenza dello psicologo, forse anche ignorando cosa vuole
dire essere psicologo. Il problema è che questi stessi gruppi
e persone, sotto sigle differenti, sono ancora presenti sia
negli ordini sia nella cassa di previdenza ENPAP. Se questa
legge suscita così tanta paura è solamente per quanto non è
mai stato fatto. Ora è facile prendersela con la Legge e
accusare il Parlamento. È noto che è più facile dare la colpa
a qualcuno d’altro piuttosto che a se stessi, la
responsabilità di questi “pericoli” è di chi non è stato in
grado di definire, difendere, TUTELARE LA PROFESSIONE.
Per questo è importante interessarsi di politica professionale
e votare per gli ordini e l’ENPAP, perché se rimaniamo
indifferenti lasciamo ai soliti la gestione della nostra
rappresentanza e i risultati li vediamo oggi: se non è uno
scandalo per l’acquisto di un palazzo è una semplice Legge che
diventa un serio pericolo per la nostra professione. C’è
bisogno di un’AltraPsicologia: se stiamo svegli, i mostri non
esistono.