Omicidio di Almè Condannato a dieci anni
Transcript
Omicidio di Almè Condannato a dieci anni
Città e hinterland 25 L’ECO DI BERGAMO SABATO 29 GENNAIO 2011 a a Omicidio di Almè Condannato a dieci anni Due sospetti respinti all’ingresso della banca a Non avevano probabilmente le migliori intenzioni due individui che ieri sono stati prima bloccati all’interno della bussola e poi respinti all’ingresso della filiale di viale Giulio Cesare della Banca popolare di Vicenza. La sentenza contro Ferrari Lauretta Mazzola fu uccisa a colpi di forbici nel marzo 2010 A Almè TIZIANO TISTA Condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio volontario. Questa la decisione annunciata ieri mattina in udienza preliminare dal giudice Bianca Maria Bianchi nei confronti di Ettore Ferrari, l’operaio di Almé di 55 anni accusato di aver ucciso il 15 marzo dello scorso anno Lauretta Mazzola, 46 anni di Azzonica di Sorisole, cugina di sua moglie. Il giudice ha emesso la sentenza in sede di rito abbreviato, che concede in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena, e ha accolto di fatto la richiesta fatta in requisitoria ieri mattina dallo stesso pubblico ministero titolare del fascicolo, appunto a 10 anni e 8 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche. Secondo quanto contestato, Ettore Ferrari, assistito a processo dall’avvocato Ettore Tacchini, avrebbe ucciso la cugina della moglie colpendola ripetutamente – almeno 13 volte – con un paio di forbici, quindi aveva ingerito un cocktail di farmaci e psicofarmaci, entrando in coma: solo nei giorni successivi le sue condizioni di salute erano migliorate. Il tragico episodio, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sulla base delle testimonianze e dei dati emersi dall’autopsia sul corpo di Lauretta Mazzola, si era verificato intorno alle 14,40 del 15 marzo 2010, all’interno dell’appartamento in via Borghetto, 2 ad Almé, dove Ettore Ferrari, operaio della «Rulli Rulmeca Spa» sempre di Almé, viveva con la moglie, cugina della vittima, e i tre figli. La lite e il raptus L’uomo – per l’accusa – avrebbe incontrato Lauretta Mazzola nel suo appartamento approfittando dell’assenza della moglie, in quel momento al centro anziani del paese a giocare a tombola. Tra i due sarebbe scoppiata una breve lite (in effetti alcuni vicini avevano riferito di qualche urlo, durato però pochi minuti), e Fer- La casa di via Borghetto, ad Almè, dove fu uccisa Lauretta Mazzola il 15 marzo 2010 rari, colto da un raptus e armato di forbici, avrebbe colpito in varie parti del corpo Lauretta Mazzola: tre di queste ferite erano risultate fatali. Lui aveva ripulito le forbici dal sangue e aveva ingerito parecchi medicinali: un quantitativo sufficiente a fargli perdere conoscenza quasi subito e a entrare in coma. Solo alle 18,20 la tragedia era stata scoperta da uno dei figli dell’uomo, che rincasando aveva trovato Lauretta Mazzola ormai priva di vita, con indosso solo una maglietta e coperta di sangue, e il padre privo di conoscenza. Sul posto erano intervenuti carabinieri e 118, ed Ettore Ferrari era stato portato d’urgenza al policlinico San Pietro di Ponte, dove a Il sindaco: Pedrengo è un paese sicuro «Per noi è priorità» A Pedrengo «Pedrengo è un paese sicuro. Nel senso più completo del termine». Così il sindaco Gabriele Gabbiadini (lista «Uniti per il cambiamento», che riunisce Pdl e Lega) ha voluto rispondere all’indagine di Coesis Research di Bergamo, commissionata dall’associazione Scuola della gente onlus di Pedrengo sul grado di sicurezza percepito sul territorio. «Voglio rassicurare tutti i cittadini perché Pedrengo è un paese sicuro e sereno – spiega il sindaco –. Come amministrazione comunale, abbiamo un ottimo rapporto con i carabinieri di Seriate che hanno dichiarato Pedrengo un’isola felice, al di sotto della media per criminalità. La sicurezza costituisce una priorità anche del nostro programma. Purtroppo i responsabili della Scuola della Gente onlus non perdono occasione per fare politica». Dal sondaggio è emerso che «mentre il 53% passeggia per strada con un senso di sicurezza, il 47%, inferiore al dato nazionale, è insicuro». Il sindaco Gabbiadini sottolinea: «L’amministrazione è attentissima al tema sicurezza e la situazione è tranquilla. La pau- Il sindaco di Pedrengo Gabriele Gabbiadini ra, a volte trasmessa anche dai media, deve essere ridimensionata. Pedrengo è un paese attivo ed è fondamentale portare i cittadini a vivere momenti associativi in modo da ridurre questa percezione di pericolo. Possiamo contare sulla polizia locale, che nel sondaggio ha ricevuto un 87% di gradimento e che sta lavorando benissimo sul territorio. Stiamo portando avanti azioni su tutti i fronti: sulla strada, nelle case, per il monitoraggio del territorio e nel sociale». Le azioni Tra gli interventi effettuati, la messa in sicurezza delle arterie stradali, con l’eliminazione delle barriere architettoniche per agevolare il passaggio di carrozzine e persone con handicap, oltre all’installazione di nuovi impianti semaforici. «Nonostante il maggior numero di abitanti – spiega il sindaco Gabbiadini – gli incidenti stradali sono diminuiti, grazie anche alle misure di sicurezza adottate: dai 33 incidenti registrati nel 2001 si è passati ai 19 nel 2010. La presenza della polizia municipale sulle strade, volta non al sanzionamento ma al monitoraggio di possibili anomalie, è stata potenziata durante il periodo estivo, con 300 ore di servizio e due agenti in più». Sul fronte videosorveglianza, l’amministrazione sta portando avanti un forte incremento, anche attraverso sponsor privati. «Partendo dal Parco Mariele Ventre – spiega il sindaco Gabbiadini – abbandonato negli anni e che stiamo cercando di rivalutare, gli impianti sono diffusi in tutti i punti sensibili del paese, per tenere sotto controllo i fenomeni di microcriminalità nelle zone residenziali e per scoraggiare visite inaspettate nelle case e atti di vandalismo. Ottimi risultati anche in via delle Crocette, storicamente un ricettacolo della prostituzione, dove per la prima volta abbiamo installato un impianto di videosorveglianza». ■ Diana Noris Secondo l’accusa colpì 13 volte la vittima, con cui aveva una relazione Poi ingerì un cocktail di farmaci e restò in coma per diversi giorni era stato ricoverato in terapia intensiva, e solo dopo diversi giorni era uscito dal coma. L’accusa: omicidio volontario Le successive indagini avevano evidenziato una relazione sentimentale tra Ferrari e la vittima, e qualche mese fa il pubblico ministero Franco Bettini, chiarita la dinamica dell’accaduto, aveva chiuso l’inchiesta contro di lui per omicidio volontario. La difesa aveva avanzato la richiesta di fare il processo allo stato degli atti, con rito abbreviato: decisione che è stata accolta, e ieri mattina si è svolta la discussione. Dopo poco più di un’ora di camera di consiglio la sentenza di condanna. ■ Solo l’intuito di alcuni impiegati ha probabilmente impedito l’irruzione di due malintenzionati, costretti a fuggire a mani vuote. Erano le 9,30 quando i due sono entrati nella bussola, che permette l’accesso all’istituto di credito, comportandosi come normali clienti. Ma gli impiegati – che dall’interno avevano gli occhi sul monitor collegato all’impianto di videosorveglianza – hanno notato che le facce dei due individui non erano affatto rassicuranti. Per precauzione, quindi, hanno evitato di aprire loro le porte di accesso. A confermare i sospetti del personale è giunta la reazione, piuttosto vivace, dei due: dopo aver urlato frasi incomprensibili nel tentativo di farsi aprire, hanno cominciato a sferrare una serie di pugni contro le pareti della bussola che però è rimasta chiusa finché, sempre dall’interno della banca, gli impiegati non hanno sbloccato solo il lato verso l’uscita. Un invito esplicito di fronte al quale i due hanno ritenuto non ci fossero alternative. Poi, all’esterno, qualcuno li avrebbe visti allontanarsi precipitosamente a piedi. Nel frattempo il personale della banca ha avvisato la questura e una pattuglia si è recata sul posto. Inutile si è però rivelato ogni tentativo di rintracciare i fuggitivi. ■ F. Lamb.