Fuori da un evidente destino: di Giorgio Faletti

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Fuori da un evidente destino: di Giorgio Faletti
EDITORIA
Fuori da un evidente destino: di Giorgio Faletti
di Moreno Macchi
Q u e s t o
romanzo
spiazza
di
brutto il fedele lettore di
Faletti perché,
avvezzo
ai
ritmi sostenutissimi
dei
suoi precedenti romanzi
(e anche dell'ultimo: Io sono Dio), si
trova qui in un tutt'altro clima narrativo. Cambia anche l'ambientazione
geografica, visto che l'autore ci trasporta in quel celebre Far West impregnato dai ricordi della gloriosa epopea
di frontiera, (dagli episodi purtroppo
non sempre rilucenti e nobili), ora
popolato dai figli dei figli dei figli dei
coloni bianchi ma anche dagli alteri
discendenti delle tribù indiane.
L'epoca in cui si svolge la storia principale è però quella attuale.
L'inizio del romanzo è assai simile a
quello di un racconto d'avventura:
arco, frecce e selvaggina, immense
foreste, picchi impraticabili, verdi vallate e spazi sterminati.
Caleb Kelso, il cacciatore indiano protagonista della prima parte del testo, è
anche una specie di scienziato pazzo
che sta cercando di canalizzare l'energia elettrica prodotta dai temporali a
scopi industriali: con l'energia di un
fulmine si potrebbe infatti illuminare
New York per diversi giorni… Però
qualcuno si prende la briga di farlo
fuori in modo assai misterioso. Arriva
Jim, il cui nome indiano è Táá'Hastiin
(= Tre Uomini. Significativo!), amico
di gioventù di Caleb, che ne scopre il
cadavere stranamente scomposto e
vuole indagare sulla morte dell'amico.
Intervengono naturalmente anche la
polizia locale (nella persona di Robert
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il dialogo 5/10
Beaudysin) e una solerte, immancabile
giornalista, vecchia amica di Jim, tale
April. I rapporti che i personaggi
hanno intrattenuto in passato sono
chiariti da rapidi flash back (in corsivo
nel testo) che permettono al lettore di
capire il perché di determinati (e a
volte inattesi) comportamenti degli
uni verso gli altri. Vengono così a galla
vecchi tresche amorose, storie di soldi,
di potere, di vendette e di ricatti, che
sono poi gli ingredienti classici di ogni
buon thriller.
Più tardi un detenuto viene ucciso e, al
primo esame, il suo cadavere presenta
le stesse strane fratture di quello di
Caleb …
Progressivamente, nel racconto principale si inserisce una vicenda storica del
passato: la lotta per il possesso della
terra indiana e la sua progressiva
espropriazione per la costruzione della
linea ferroviaria di Santa Fe, che già
tanti film western ispirò, ma che
Faletti affronta in modo assolutamente originale. Storia di gente che vive al
ritmo delle stagioni e delle variazioni
atmosferiche, ricca di una scienza atavica, di miti arcaici, in perfetta comunione con quello che la circonda, nel
rispetto degli altri e della vita, che
segue le vie sicure delle ancestrali abitudini e dei tradizionali riti tribali;
gente sincera, onesta e forte che vive,
ama, lotta e soffre, che è stata privata
di tutto tranne della propria intangibile, immensa dignità, storia di fedeltà e
d'amore per gli uomini e per la propria
terra …
La vicenda si snoda lentamente (l'abbiamo detto in apertura) ma forse è
proprio il ritmo che si addice a quelle
storie che si svolgono sotto soli spietati e cieli infuocati, in deserti sterminanti, in canyons riarsi dalla sete, densi
di misteri, incendiati dai tramonti,
popolati da antiche leggende e cerimoniali indiani dalle, per noi, incomprensibili implicazioni.
E Faletti, anche stavolta, non sbaglia
un colpo. Al cinema - Uomini di Dio
di Xavier Beauvois
"E' nel nome delle religioni che si commettono le peggiori nefandezze"
Il film rievoca la strage di sette monaci cistercensi di
Thibirine presi in ostaggio e assassinati nel maggio '96
sullo sfondo della guerra civile in Algeria.Una storia vera,
semplice,coraggiosa e commovente di questi uomini che
vivono in armonia con la popolazione mussulmana aiutando gli abitanti del vicino villaggio e partecipando alla vita della comunità
quando vengono rapiti da un gruppo armato, che chiede in cambio della loro
vita la liberazione di alcuni prigionieri politici. Dopo le vane trattative da parte
del Governo Francese, le loro teste verranno ritrovate senza i corpi.
Un accadimento crudele, dai contorni ancora oscuri poiché si accusò il
Gruppo islamico armato (GIA), ma poi un generale francese rivelò che a sparare sarebbe stato l'esercito algerino che dall'elicottero avrebbe scambiato i
monaci rapiti per guerriglieri.
Il film di Xavier Beauvois rievoca una problematica attuale in cui la violenza
e la crudeltà prevarica sulla tolleranza e il dialogo tra gli uomini che fanno
parte di un'unica essenza dell'umanità, e i precetti religiosi decadono quando
gli uomini di Dio affrontano altri uomini di Dio credendo di poter imporre il
volere del proprio. (Manuela Pisaniello)