Zeni: «Da Donata ora mi aspetto aiuto»

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Zeni: «Da Donata ora mi aspetto aiuto»
L'INTERVISTA
Rete ospedaliera e punti nascita: ««Attendiamo l'esito
del confronto con il ministro e la valutazione degli
standard tecnici di sicurezza. Poi, la decisione politica»
«Qualità dei servizi ovunque. L'autonomia ce la giochiamo
sulla capacità di non fare la fine degli amici di Belluno
che hanno vissuto lo spopolamento della montagna»
Zeni: «Da Donata ora mi aspetto aiuto»
// neo assessore: «SulNot valuterò costi e benefici. La scelta entro Vanno»
DOMENICO SARTORI
-„->°,
DIREZIONE APSS
Sul futuro di Luciano Fior
ci confronteremo in Giunta
e ci muoveremo nella maniera
più condivisa possibile
Luca Zeni / 1
PROFUGHI
Abbiamo dei doveri, morali
prima che giuridici,
all'accoglienza. Subito un
confronto con le comunità
Luca Zeni / 2
FUTURO DEL PD
Non è un riferimento perché
non ha una linea politica
Deve cambiare anche grazie
a un congresso catartico
Luca Zeni / 3
Mercoledì sera, dopo un'estenuante
seduta del Consiglio provinciale - tra i
conciliaboli per trovare una via d'uscita prima della mozione di sfiducia a
Donata Borgonovo Re e la raffica di
emendamenti alla riforma urbanistica
- Luca Zeni ha lasciato l'aula, s'è fiondato a Brusago e ha indossato canotta e scarpette da runner, per «mangiarsi» di corsa gli 800 metri di dislivello
della Tonini Vertical Race, tra la fontana del paese e il rifugio. «Sono un vecchio corridore» dice «prima andavo in
bicicletta. Ora, che ho meno tempo,
corro, di solito al mattino tra le 6 e le
7. Ho fatto più volte anche la Dolomiti Sky Race, ben più impegnativa...».
Assessore Zeni, guidare la sanità trentina, poco meno di un terzo del bilancio
della Provìncia, mette i brividi. È più impegnativo di qualsiasi Sky Race...
«Ne sono consapevole. E sicuramente
uno dei settori più delicati dell'intera
amministrazione provinciale, non solo per una questione di volumi finanziari, ma perché tocca aspetti molto
delicati della vita delle persone, le
aspettative sono elevate e la macchina è complessa, sia quella della salute che quella del sociale. Per questo il
Pd ad inizio legislatura ne ha chiesto
la delega al presidente, pur conoscendo i rischi: non è un assessorato che
porta consenso! Ma è una responsabilità da gestire, proprio per entrare dentro le cose più difficili».
In ballo c'è la riorganizzazione della rete ospedaliera, con il nodo dei punti nascila. Riorganizzazione bocciata in giunta dai due assessori dell'Upt lo scorso dicembre. Cambierà qualcosa?
«Io entro a macchina in corsa, non ad
inizio legislatura. Dedicherò il mese di
agosto, chiuso in Provincia, ad approfondire tutti gli aspetti. Sono già in programma incontri con presidente, struttura, Azienda. L'agenda è piena: dalla
rete ospedaliera ai profughi...».
Partiamo da punti nascita, allora.
«Il punto fermo è che noi abbiamo il
dovere di garantire sicurezza al nascituro e alla madre. La parte tecnica deve dirci quali sono gli standard ed i livelli di sicurezza. Ma dobbiamo essere consapevoli che siamo un territorio alpino, dove l'autonomia ce la giochiamo sulla capacità di non fare la fine degli amici di Belluno che hanno
vissuto lo spopolamento della montagna. Vuol dire garantire qualità dei servizi anche a chi non vive nei fondovalle. A questo serve il confronto con il
ministero: capire quali deroghe, quali
vie diverserpossjamo seguire rispetto
agli standard sui punti nascita. Qualora noi potessimo derogare, allora defineremo quali modalità diverse di declinazione del servizio potremo mettere in campo rispetto al mero standard numerico dei parti, in che modo
e con quali costi. A quel punto la scelta da tecnica diventerà politica».
Sull'accoglienza dei profughi, Donata
Borgonovo Re ha trovato muri anche da
amministratori del Pd.
«È un tema scottante. Siamo consapevoli che amministratori, cittadini e comunità ci chiedono maggiore coinvolgimento. La scommessa, faticosissima
perché richiede grande capacità di
confronto dialettico, è creare una condivisione sociale: non per una mera distribuzione dei profughi sul territorio,
ma per avere le condizioni dell'accettazione. Subito, awierò un confronto
con le comunità e gli amministratori:
abbiamo dei doveri, morali prima che
giuridici, all'accoglienza».
Sul Not, il Nuovo ospedale trentino per
ora congelato, come la pensa?
«Entro l'anno, la partita va assolutamente chiusa. Sicuramente chiederò
al presidente di avviare una riflessione sulle modalità di finanziamento: la
finanza di progetto in materia sanitaria, altrove (come a Mestre) s'è rivelata molto costosa e poco efficiente, rispetto ad un modello di sanità pubblica che non presenta le distorsioni della finanza di progetto con il coinvolgimento dei privati...».
Ma l'orientamento della Giunta è già quello di abbandonare il project fìnancing e
in alternativa di accedere al finanziamento della Bei. Le chiedo invece se condivide il Not in sé, localizzazione, iperspecializzazione, funzioni. Serve o no?
«Non posso rispondere ora. Ci sono
orientamenti assunti che non posso
non confermare. Però mi riservo di approfondire: il Not è una delle partite
più importanti in agenda, come il tema del completamento dell'integrazione socio-sanitaria e del rafforzamento
delle reti territoriali e dei medici di base. Crescerà la collaborazione con altri assessorati: con Olivi, che ora ha
gli ammortizzatori sociali, con Mellarini sullo sport, per la prevenzione che
riduce la spesa sanitaria...».
Ma sul Not metterà in discussione sia funzioni che localizzazione?
«Il confronto sarà ampio, valutando
tutto: costi e benefici, vantaggi ed opportunità».
Su una vicenda come l'Eremo di Arco,
dove è in gioco il rapporto pubblico-privato, cosa dice?
«Che una mediazione è stata già trovata in Consiglio provinciale. In generale, gran parte del lavoro portato avanti da Donata Borgonovo Re, in applicazione delle decisioni della scorsa legislatura, non potrà che essere confermato. Poi su alcuni tempi si cercherà
il massimo confronto, anche tra le forze politiche, perché della tensione c'è.
Sul rapporto pubblico-privato è stata
fatta di recente una convenzione: ripartiremo da qui».
Per la nuova direzione e la sostituzione
di Luciano Fior al vertice dell'Azienda
sanitaria, andrà avanti il bando, come
previsto?
«Ci confronteremo in Giunta e ci muoveremo nella maniera più condivisa
possibile. Ho bisogno di un confronto,
sia con il presidente, sia con la giunta
e l'Azienda per capire quali sono le modalità migliori per affrontare la questione».
11 Pd trentino esiste ancora?
«Il Pd ha la fortuna di tenere insieme
persone che si riconoscono in un quadro valoriale condiviso. Dopodiché,
oggi appaiono divisioni e scontri, è vero. Ma i cittadini si attendono un cambio di passo nel governo del Trentino,
perché stiamo vivendo una fase socioeconomica delicatissima e la politica
ha il dovere di essere un riferimento:
oggi il Pd non lo è, perché non riesce
ad esprimere una linea politica, prima
che per le tensioni interne. Ma c'è la
consapevolezza che siamo arrivati ad
un punto di non ritorno. Non c'è alternativa, bisogna cambiare. Anche con
un congresso catartico in cui ci si dicono le cose in faccia, si presentano linee diverse, ci si confronta e ci si conta. Al partito è chiesto di garantire la
filiera istituzioni-partito-società che
oggi non funziona».
Fuori dal politichese del documento del
coordinamento del Pd, cosa vuol dire
«verifica programmatica»?
«Il Pd chiede: c'è la consapevolezza,
nella coalizione, che non si è espresso tutto il potenziale? Che il Trentino
si aspetta di più da noi? Se sì, sediamoci attorno ad un tavolo per capire
cosa è stato fatto e dove si può migliorare, per rilanciare l'azione e lavorare
meglio. Questo chiede il Pd a Rossi».
Ma il Pd chiedeva prima una verifica programmatica e solo in quel contesto un
rimpasto di Giunta, dicendo chiaramente che il disagio sull'azione di governo
non c'era solo per la salute, ma anche
per la cultura, per il turismo. Rossi se ne
è fatto un baffo.
«È vero. E di questo ha discusso il coordinamento. Che però alla fine ha preso atto che un confronto tra partito e
presidente c'è stato: Rossi ha incontrato il segretario e il capogruppo, li
ha consultati, e ha comunicato la decisione di ritirare le deleghe a Borgonovo Re e di assegnarne altre. Per una
parte del Pd questa consultazione
avrebbe dovuto essere più approfondita, per il segretario e i massimi vertici del partito, che hanno dato il via
libera, questo è stato l'esito del confronto. La necessità di fare il punto sul
programma resta intatta, indipendente dallo spostare DaJJapiccola o qualche altro assessore».
Ha sentito Donala Borgonovo Re?
«L'ho chiamata subito, appena appresa la scelta di Rossi. Lei mi ha manifestato la sua non condivisione, nello
stesso tempo mi ha assicurato che non
mancherà
il suo contributo sulla sanità-, ne ho bisogno...».
Si aspetta aiuto dall'ex assesaora?
«So che fa poUtica_per mjgliprareja coM^QMPBMIMPMWIMpi
zio. Al di là del momento di comprensibile delusione personale, sono certo che prevarrà la voglia di lavorare insieme».
S'è preso dell'«arraffa» sedie: perché non
ha aspettato la riunione del coordinamento del Pd e ha detto subito sì a Rossi?
«Il coordinamento ha tatto chiarezza
su questo: prima di dare la mia disponibilità a Rossi, ho parlato con il segretario Barbacovi, che rappresenta il partito, con il capogruppo Manica, con il
vicepresidente della Giunta Olivi e anche con il presidente del Consiglio Dorigatti. Dire a Rossi: "Ti dico di no,
aspetta" sarebbe stata una scelta politica molto forte, avrei dovuto avere
l'avallo del partito anche su questo. Il
vertice mi ha detto: "Certo che devi
accettare, è una prerogativa del presidente assegnare le deleghe". Io ho anche detto: se il partito decidesse di
aprire una crisi di giunta, rimettendo
le deleghe, sarei il primo a farlo". A una
parte del partito non è piaciuto, majse
il segretario e il vertice del partito ti
dicono che va bene...».
Ai due parlamentari, Michele Nicoletti e
Giorgio Tonini, che non hanno gradito
l'esito, cosa dice?
«La loro è una posizione legittima, ma
il coordinamento ha chiarito bene di
avere preso atto della scelta di Rossi..
Come sempre, nel Pd si dibatte e le posizioni vengono poi riportate. Il comunicato è chiaro e non intendo ribattere a Tizio o Caio».
E a Luigi Olivieri, più vicino a Tonina e
Fugarti che a Donata Borgonovo Re sugli
ospedali di valle, che dice?
«Ho già detto qual è la mia posizione
su tema ospedali, altro non serve dire».