Proposta di programma – Tobia Zevi Segretario
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Proposta di programma – Tobia Zevi Segretario
Proposta di programma – Tobia Zevi Segretario Cambiare oggi per crescere domani. La complessa situazione che vive l'Italia, tanto a livello economico quanto a livello politico-istituzionale, non è certo l'espressione di un declino inarrestabile. È l'espressione di un disagio, di una difficoltà, anche profonda, che non elimina la possibilità di rilancio: ma il rilancio parte da un nuovo patto intergenerazionale. Ognuno deve fare la propria parte, la sfera politica, la sfera sociale, la sfera economica e quella culturale. È nella capacità del rinnovamento che si gioca il futuro della nazione. Per arrivare a concepire un progetto di portata generale, soprattutto in una realtà comunitaria dal forte radicamento territoriale come quella italiana, è fondamentale iniettare la linfa del cambiamento sin dai primi livelli del corpo politico e rappresentativo. A questo processo di rinascita del sentire collettivo è chiamato, in primo luogo, il Partito Democratico. In questo particolare momento storico, nel momento di uscire da un ventennio in cui il particolare ha sempre e comunque avuto la meglio su ogni orizzonte comunitario, il PD è chiamato a ricostruire un'identità che sia, allo stesso tempo, solidaristica e aperta alle istanze del futuro. Per lasciarsi alle spalle la decrescita e il pessimismo l’Italia deve riconoscere un ruolo essenziale alla città di Roma. L'essenzialità del compito deriva dalla storia, dal valore, del peso internazionale che la capitale riveste di fronte all'intera storia dell'umanità. Roma è la storia, è la tradizione. E, insieme, Roma è l'inizio, il nuovo, il cambiamento. Il PD romano deve saper incarnare la novità, esserne la guida, candidarsi a un modello di gestione e di democraticità che possa essere replicato nel resto d'Italia a livello locale e, da lì, diventare la piattaforma per un'efficace azione di governo dell'intera nazione. Di seguito si elencano alcuni elementi sintetici intorno ai quali riteniamo sia necessario costruire il lavoro territoriale del partito. Lavoro che non va solamente pensato come un azzeramento dell'esistente, vagheggiando chissà quale idea di nuovismo a tutti i costi. Il lavoro duro, faticoso, che parta dal basso e sia sempre in grado di dialogare con le istanze più proprie dei cittadini, deve contemplare al suo interno una chiara capacità di visione, di proiezione innovativa verso il futuro, e una salda capacità di confronto con la realtà attuale. Vivere con intelligenza l'oggi per migliorare il domani è l'obiettivo finale. Nessuna fuga in avanti, dunque. E nessuna rinuncia, d'altro canto, al duro confronto con la difficile situazione in cui versa la città a causa di sciagurate scelte amministrativo-finanziarie della precedente Giunta Alemanno. 1. Ruolo del PD Roma e forma-partito Il passato insegna attraverso le buone pratiche, che vanno mantenute in vita il più possibile, e attraverso le cattive abitudini, che vanno evitate di essere perpetrate ulteriormente. Una delle immagini che si associa con più forza alla vita del Partito Democratico romano è quella della caotica divisione e della contrapposizione reciproca in una molteplicità di correnti. La balcanizzazione, spesse volte figlia di interessi divergenti, altre di puro piacere retorico, altre ancora di semplice narcisismo, ha generato un senso di distanza tra i militanti. Per superare le perplessità del popolo democratico e la disaffezione che il gioco delle correnti hanno prodotto nel comune sentire, bisogna riformulare l'idea dell'impegno del partito nella vita cittadina. In particolare sono tre gli elementi che devono essere valorizzati al massimo: − la rottura dell'autoreferenzialità della struttura. Il partito, come tutte le forme di aggregazione della società civile, vive nello scambio con l'esterno. La vita del partito non può essere ridotta a un gioco di correnti, a repentini cambi di idee e di casacca determinati dal cambio dei flussi o dalle appartenenze. Non bisogna aver paura di trasformare o abbandonare del tutto metodi e liturgie che ormai allontanano una parte consistente dei nostri potenziali elettori. − la città al primo posto. La declinazione territoriale del partito deve essere intesa nell'accezione più alta e non semplicemente come una replica in sedicesimo del partito nazionale. È Roma l'oggetto tematico al quale l'organizzazione partitica deve guardare. È alla città, con i suoi problemi, le sue eccellenze, che deve rispondere il politico democratico. Minor attenzione alla scena nazionale, anche se ciò che avviene nella Capitale assume di per sé una valenza generale, maggior concentrazione al vivere capitolino e alle esigenze che emergono dai cittadini. − la capacità di attrazione delle nuove generazioni. Il consenso non va passivamente considerato come forma di adesione ideologica a presunte identità valoriali. È nella capacità di intercettare le esigenze delle generazioni alle prese con una società in repentino cambiamento (sociale, conoscitivo, professionale) che va misurata l'efficacia di un partito. È dai giovani, dalla loro voglia di costruire il futuro che vanno tratte le indicazioni essenziali per progettare una città sempre più coesa, solidale e a misura di cittadino. Guardare ai giovani non significa certo – si badi bene – volere dimenticare le altre fasce generazionali, significa viceversa avere una proiezione. Sapere, nella consapevolezza del presente, costruire i presupposti per un domani al passo con i tempi. 2. Rapporto con l'Amministrazione Marino Proprio in relazione alla concretezza dell'azione politica, una forte puntualizzazione programmatica va dedicata al rapporto con l'attuale amministrazione cittadina, guidata dal sindaco Ignazio Marino. Punto imprescindibile, prima ancora di ogni valutazione, è prendere consapevolezza della situazione lasciata da Alemanno: un bilancio fuori controllo finanziario, una gestione della partecipate comunale che, oltre all’incapacità di essere remunerative in termini economici, dimostrano scarsa qualità nei servizi offerti, anche a causa di una cieca logica clientelare nelle politiche del personale, un diffuso sentimento di insicurezza cittadino, un livello di inclinazione a pratiche corruttive che ha raggiunto pericolosi indici di diffusione, un'incapacità generalizzata a individuare i punti di forza della città e a programmare investimenti su di essi. È a partire da questa condizione di dissesto, alla quale solo l'intervento del Governo guidato da Enrico Letta e il sostegno della buona amministrazione della Regione Lazio con Nicola Zingaretti, può evitare di tramutarsi in un vero e proprio default finanziario e gestionale, che bisogna confrontarsi con la Giunta Marino. I miracoli non esistono. Sono rari nelle religioni. Rarissimi nella vita quotidiana. Inesistenti in politica. Nella gestione della cosa pubblica bisogna affidarsi alla competenza, alla serietà e all'impegno delle persone. Tre doti che sicuramente annovera il sindaco in carica. Ecco allora che il dialogo tra l'amministrazione capitolina e il partito cittadino deve svolgere lungo tre direttrici cardini: − il sostegno. Non si può certo pensare, davanti al disastro della giunta precedente e alle oggettive difficoltà dell'oggi, di partecipare al gioco al massacro del tutti contro tutti. La conquista del Campidoglio nelle elezioni di primavera ha dimostrato come i romani vedano nella coalizione di centrosinistra il baluardo contro la corruzione e la cattiva amministrazione. È alla giunta Marino che sono state affidate le speranze di invertire la rotta del declino segnata dalla gestione Alemanno. A questo sforzo di rovesciamento della distruzione del patrimonio cittadino va dato un sostegno reale, convinto e partecipato. Il partito leader della giunta non può vivere l'amministrazione attuale come un peso estraneo, rischiando di determinare il fallimento di un esperimento d'innovazione a pochi mesi dal suo avvio – con conseguenze di credibilità politica che solo miopi calcoli di parte sottovalutano. − lo stimolo. La comprensione pragmatica della difficile situazione di governo non implica un semplice appiattimento al dato reale. In altre parole, la giunta Marino deve certamente lavorare secondo i piani programmatici che si è data. Allo stesso tempo, però, il partito è chiamato a una continua opera di stimolo dell'azione amministrativa. Non è possibile immaginare la chiusura di ogni produttiva dialettica tra il partito, da un lato, e il sindaco, dall'altro. A tal proposito diventa necessaria quell'apertura verso la cittadinanza romana che diventa un terreno di confronto e di ascolto primario delle esigenze della popolazione. Un terreno dal quale trarre proposte, idee, visioni da poter trasferire sotto forma di stimolo, indicazione, suggerimento alla linea operativa messa in atto dal sindaco. Il PD può e deve essere un luogo di elaborazione vera e confronto tra le persone e le idee. − il progetto. Il terzo pilastro della strategia di dialogo con l'amministrazione si fonda su l'indubbia capacita prospettica che il partito deve contenere al suo interno. Se l'orizzonte della prima è infatti quello del mandato, per il partito il rapporto con l'elettorato è qualcosa di stabile e duraturo. C’è quindi la forte l'esigenza di avere una visione della città che vada al di là della semplice amministrazione. Nella visione ci possono essere azioni da pianificare in un'ottica più lunga, azioni alle quale è possibile solo approssimarsi, azioni che non possono essere realizzate per intero. Nonostante tutte le limitazioni della realtà, forte di una contingenza economica particolarmente negativa sul versante della spesa, il partito deve recuperare un progetto di città, deve avere un progetto di città e verso quello puntare. Aggiustandolo giorno dopo giorno, migliorandolo continuamente, ma l'idea complessiva di come sia la Roma del futuro deve essere elaborata. 3. La terza stagione del riformismo romano, la sfida per la città La recente storia amministrativa della città va letta nel segno delle amministrazioni che hanno saputo rovesciare quel senso di rassegnazione che segnava la politica all'ombra del Colosseo. Una prima fase di grande cambiamento, soprattutto sul versante sociale, grazie all’opera di Luigi Petroselli. La seconda stagione di Francesco Rutelli, prima, e Walter Veltroni, poi, ha messo in atto un programma di riforme che ha permesso a Roma di riscoprirsi protagonista a livello nazionale e internazionale. A grandi linee, si può riconoscere a Rutelli una particolare riuscita, stante le condizioni di partenza, sul fronte infrastrutturale e Veltroni su quello culturale – quest'ultimo, in particolare, considerando il valore storico-artistico e turistico della città rappresenta un punto chiave di sviluppo sul quale non si dovrebbe mai smettere di insistere. Forti di queste eredità, che vanno coltivate con convinzione e arricchite delle esperienze che offre l'attualità, non bisogna tralasciare le sfide che attendono la città. Sfide di natura sociale, ambientale, economica. Dal punto di vista sociale due possono essere considerate le priorità che devono essere accolte da una politica riformista: − la costruzione dello spazio condiviso. Bisogna smettere di pensare l'espansione cittadina attraverso la dicotomia centro-periferia. La città va pensata e costruita secondo una dinamica di condivisione dello spazio comunitario e di costruzione degli spazi abitativi, con una finalità ben precisa: favorire la coesione sociale e la continuità dello spazio cittadino come “un tutto vissuto”; − l'elaborazione di una politica veramente capace di essere multirazziale. Roma è una grande capitale europea, storicamente una città dedita all'incontro e allo scambio delle culture. Non è possibile pensare di non costruire un modello di convivenza, lasciandolo in mano al caso e agli eventi contingenti. Roma deve pensare se stessa come città plurima, capace di accogliere molteplici comunità differenti e di garantire le minoranze. Dal punto di vista ambientale sono due le sfide che la città è chiamata a raccogliere: − la prima è, inevitabilmente, la capacità di avviare in maniera compiuta un sistema di raccolta dei rifiuti, tale da trasformare una cronica debolezza della gestione cittadina in un elemento di forza e innovazione dei servizi comunali. In questo senso bisogna guardare con grande fiducia al lavoro che in questi primi mesi stanno svolgendo su questo tema il sindaco Marino e il Presidente della Regione Zingaretti. − la seconda è lo sviluppo di un sistema dei trasporti che possa davvero rendere “reticolare” la connessione tra i quartieri della città. Ciò avrebbe una duplice ricaduta: una relativa alla facilità di vita dei quartieri meno centrali e una relativa a una progressiva decongestione del traffico automobilistico che, stante una struttura urbanistica storicamente molto stratificata come quella romana, rappresenta un reale tallone d'Achille della vita cittadina. Dal punto di vista economico le priorità su cui la città si deve concentrare: − la definizione della trasformazione dell'orizzonte produttivo verso un terziario avanzato, che faccia leva sul grande patrimonio conoscitivo esistente (tessuto universitario e degli enti di ricerca). Una trasformazione che sia anche in grado di raccogliere la sfida dell'innovazione tecnologica e delle facilitazioni operative offerte dall'economia digitale; − la costruzione di economia del turismo finalmente integrata. Sistema dei trasporti, accoglienza, comparto enogastronomico, valorizzazione territoriale, offerta culturale: l'economia del turismo nella sua verticalità rappresenta il paradigma perfetto per garantire uno sviluppo costante a livello produttivo e occupazionale. Va però messa in atto. Il turismo va concepito verticalmente come il filo rosso che tiene uniti vari ambiti di eccellenza dell'economia cittadina e, tenendoli uniti, ne accresce la redditività singola. 4. La sfida generazionale Da ultimo va menzionato un tema che – come è facilmente immaginabile – sarà il cuore della sfida futura, anche sulla base del messaggio nazionale lanciato da Matteo Renzi. La trasformazione sociale ed economica avvenuta degli ultimi anni in Italia ha messo in discussione elementi che sembravano certi (il posto fisso, la pensione, lo stato sociale) e ha proiettato le ultime due generazioni in un mondo professionale segnato dalla precarietà e dalla labilità esistenziale. C'è bisogno di dare risposte a questi cambiamenti. C'è bisogno di avere profonda consapevolezza dei cambiamenti che sono avvenuti negli anni recenti. La questione generazionale non è un mero tema di ricambio della classica dirigente. È una questione posta dal radicale cambiamento in atto. Solo conoscendo la trasformazione dall'interno, vivendola, quasi subendola, è possibile rispondere a quell'urgenza cui la politica deve saper rispondere. Si tratta di un ragionamento che vale in generale per l'Italia e, ancor più, per Roma. Cambia la città, diventa più complessa, con esigenze nuove e impreviste. Per rispondere al cambiamento, alla modificazione delle prospettive, non si può pensare di essere distanti spettatori. Bisogna essere attori principali. Ecco cos'è la questione generazionale: la voglia di prendere in mano il proprio presente e spingerlo verso il futuro. A Roma, per Roma e per l’Italia.