Giorno ideale pescibanana

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Giorno ideale pescibanana
UN GIORNO IDEALE PER I PESCIBANANA
(SEQUEL)
A mo' di premessa.
Uno psicotico convinto di essere la reincarnazione di Robert Fisher - il campione del
mondo di scacchi del 1972 che gli Stati Uniti sventolarono sotto il naso dell'Unione
Sovietica in piena guerra fredda – ed insieme la reincarnazione di J.D. Salinger,
l'Autore del Giovane Holden, è incurabile, credetemi. Credetemi perché quello
psicotico l'ho conosciuto. La frustrazione dovuta all'impossibilità di trattare lo stato
delirante mi indusse un giorno a sputare in faccia al pazzoide la verità: gli dissi
chiaro e tondo che non era la reincarnazione di nessuno, che non aveva un
milionesimo della creatività di Fisher e nemmeno un millesimo dello stile e della
capacità innovativa di Salinger. Il folle mi rispose che in qualità di doppio incarnato
era capace di interagire con i defunti scrivendo un sequel di “A perfect day for
banana fish”, e mi consegnò il racconto che segue. Lo lessi e tentai di mettere in
crisi le sue convinzioni spiegandogli che partendo da quel risibile elaborato era per
lui possibile acquisire una sua specifica identità, muovendo ad esempio dalla
scontata riflessione che tutti noi, volenti o nolenti, siamo modellati dal momento
storico nel quale nasciamo. Sapete cosa replicò? Disse testualmente: “Dottor Bottle,
Lei non sa che oltre ad essere la reincarnazione mixata di Fisher e di Salinger sono
anche la reincarnazione di un inedito songs writer che si definisce “wannabesinger”
e che un tempo correva molto...”
Da allora ritengo che i deliri debbano essere incrementati e non contenuti, e che sia
urgente riaprire i veri manicomi chiudendo quelli finti, ad esempio i manicomi
mascherati da lussuosi convegni psichiatrici sponsorizzati da case farmaceutiche o
quelli camuffati da costose quanto inutili scuole di “scrittura creativa”. Pace e bene
ai lettori di buona volontà, che nella seconda settimana di agosto credo non esistano.
1
La cinquenne Sybil Carpenter giunse dalla spiaggia alla hall di quell'albergo della
Florida col suo insabbiatissimo costumino giallo, ben decisa a schiaffeggiare
l'antipatica e smorfiosa Sharon Lipschutz, che a soli tre anni e mezzo si era permessa
di sedere sullo sgabello del pianoforte del suo grande amico adulto Seymour Glass, la
sera prima. Seymour era in possesso delle chiavi di stanze di storie incredibili che
Sybil non era disposta a condividere con nessun' altra. Iniziò a sparare all'impazzata
occhiate venefiche che colpirono un'ottantina di agenti pubblicitari di New York ed
una decina di famiglie disperate, tra le quali spiccava per quoziente depressivo quella
di un tale Rieser, psichiatra, ed una volta esaurite le “sguardo-munizioni” la sua
attenzione planò più distesa sull'espressione seria e concentrata di un bambino
estremamente taciturno, impegnato a meditare sopra una scacchiera di un tavolino
alla destra del bar. La curiosità sconfisse la gelosia: Sybil si avvicinò al piccolo
scacchista e diretta ed impettita gli chiese: “What's your name?”.
Il bambino trasalì, poi fissò la bambina e allontanando un moto d'ira rispose: “No
hablo inglès, lo siento”.
“Còmo te llamas?”, insistette Sybil che parlava spagnolo grazie al padre, boss del
narcotraffico.
“Sorry, I don't speak spanish”, replicò il bambino che non vedeva l'ora di essere
lasciato in pace da quella rompiscatole.
“Tu mi stai prendendo in giro e se non facciamo l'amicizia nel giro di un minuto ti
ribalto la scacchiera, ti sparpaglio tutti i pezzi sul pavimento e li calpesto. Per l'ultima
volta: come ti chiami?”, disse Sybil, che come tutte le femmine terrestri di
qualsivoglia età diventava una schiacciasassi sinché non avesse ottenuto ciò che
desiderava.
Robert si arrese: “Mi chiamo Robert Fischer, ho sei anni ed ora abbiamo fatto
l'amicizia, contenta? Posso continuare a studiare la successione vincente del bianco
alla terza mossa dopo l'apertura?”.
“Perché non insegni anche a me a giocare a scacchi?”, sorrise Sybil.
“Perché non ritorni nel tuo racconto?”, glissò Robert.
Sybil fu avvolta da una presentimesa (un presentimento a sorpresa), e cercando di
celare un leggero turbamento domandò a Robert: “Mi insegni a giocare a scacchi
mentre mi spieghi in quale racconto dovrei tornare? Io so tornare a casa, ma non so
tornare in un racconto. Mi sembri un tipo che sa un sacco di cose...”.
L'osservazione della bambina si insinuò seduttivamente nella mente di Fisher, che era
già un grande maestro nonostante conoscesse gli scacchi da poco più di un anno.
Fisher cominciò ad ammaestrarla:
“So solo giocare a scacchi. I racconti sono case e la scacchiera è composta da
sessantaquattro piccole case, ma nessuna di esse è il tuo racconto. Vedi Sybil, tu sei
una femmina e quindi sei più stupida di me: non ti insegno a giocare a scacchi perché
perderesti sempre. Inoltre tu non esisti propriamente: sono io che ti sto producendo,
ed in questo preciso istante io sono Bobby Fisher ma non esattamente Bobby Fisher:
sono un Fisher prodotto da qualcun altro, quasi sicuramente un disadattato...”
“Non darti troppe arie: mio papà mi ha spiegato molto bene che il mondo è un
produttificio. Insegnami a giocare, dai! Se tu mi spieghi gli scacchi io ti racconto cosa
fanno i bananafishes: Seymour Glass al mare mi ha detto che oggi è un giorno ideale
per i bananafish, e tu sei un... un fish fisher! E' forte Seymour, lo conosci?”, rispose
Sybil, che non mollava la presa.
“No, non lo conosco. A meno che non si tratti di quel pianista stravagante che mi
chiama baby genio profetologaritmico del 1938. Il tuo racconto però è proprio a
perfect day for bananafish, anche se non l'ho letto. Prendi l'ascensore e bussa alla
porta della camera 507: forse si trova lì, la tua casa”, disse il bimbo,
enigmaticamente...
Sybil non pensò neppure per un attimo di dargli ascolto: “Robert, è vero che la donna
va dove vuole, sulla scacchiera?”
“In un certo senso, sì. Okey, hai vinto. Siediti. Prima lezione: come si muovono i
pezzi”.
2
Il colpo di pistola che Seymour, dopo essersi seduto accanto al letto dell'assopita
Muriel, si sparò alla tempia nella stanza 507 del medesimo albergo della Florida, sul
declinare di un pomeriggio tra i più caldi che quello stato avesse mai conosciuto,
svegliò la ragazza. Muriel guardò sorridendo il sangue che colava sulle lenzuola e sul
viso del marito morto. Posò con delicatezza le unghie della mano sinistra, che aveva
smaltato di rosso qualche ora prima, sul volto di Seymour: “Non è la stessa tonalità di
rosso”, osservò. Si stiracchiò sbadigliando e dopo aver prenotato un Martini dolce
alla reception annullò l'ordinazione, perché prima voleva decidere cosa dire a sua
madre quando l'avesse chiamata. Non le veniva in mente nulla di serio e allora sperò
che Seymour avesse lasciato scritto il classico biglietto d'addio, biglietto che
fortunosamente ma non troppo ritrovò incollato sull'impugnatura della Ortgies
automatica calibro 7,65 che il suo uomo aveva utilizzato per suicidarsi. Poche frasi:
“Quando chiama tua madre dai l'avvio al magnetofono, poi salutala, vai nella hall,
racconta a Sybil la storia dei pescibanana che scrissi l'altro ieri, portala qua e dille
che ho un regalo per lei”.
“Seymour è davvero un tesoro: non lascia nulla al caso.”, si compiacque Muriel.
Seymour registrava ogni sera degli strampalati dialoghi su quel primo modello della
Telefunken, che chissà come era riuscito a trafugare dalla Germania.
Il telefono squillò, puntualmente: “New York in linea, signora Glass”, disse la
centralinista dalla reception.
“Grazie, è mia madre, come ogni sera. Mi connetta pure”, rispose la ragazza che
stava già sorseggiando mentalmente il Martini dolce con ghiaccio.
-Muriel, come stai?
-Bene, mamma. Bene.
-Sei sicura, Muriel? Io e tuo padre siamo sempre in pena...
-Voi siete sempre in pena, mamma...
-Muriel, e lui? Lui come sta? Come sta quel pazzo furioso?
-Ti ho ripetuto mille volte che non è un pazzo e tanto meno un pazzo furioso.
Comunque te lo passo dal magnetofono, attendi un attimo che lo faccio partire. Ecco:
Seymour, mia madre vuole sapere come stiamo.
-Qua Seymour, ricevuto. Stiamo benissimo lady troia ansiogenoradioattiva del 1945:
se poi la smetti di telefonare, questi giorni diventeranno la più bella vacanza della
nostra vita. Ti ripasso tua figlia.
-Visto mamma? Tutto a posto, state tranquilli. Ciao.
Muriel riagganciò e, seguendo le istruzioni di Seymour, scese nella hall. Prima di
mettersi alla ricerca di Sybil andò però al bar ad ordinare il suo Martini dolce con
ghiaccio, perché quando una donna decide di farsi qualcuno qualcosa da bere niente
può fermarla, nemmeno le istruzioni di un biglietto d'addio di un compagno suicida.
3
“L'arrocco può essere lungo o corto, dipende dalla distanza di case che divide la Torre
dal Re”, spiegava Robert alla sua amichetta.
“Capito. Ci sono ancora tante regole?”, domandò Sybil, impaziente di iniziare la sua
prima partita.
“Ci sono ancora diverse regole ed altre eccezioni: ti sei già stufata?”, insinuò
provocatoriamente il bambino.
“Ho solo fretta di giocare”, si giustificò Sybil.
“Sai cosa mi ha detto quel tipo che mi chiama baby genio profetologaritmico del
1938, l'ultima volta che l'ho visto? Note, molte scale, eventualmente suonare.
Ortografia, molto leggere, eventualmente scrivere. Regole, molte aperture,
eventualmente giocare”.
Muriel intanto aveva terminato di bere il suo Martini, e si era accostata al tavolo dove
i due bambini stavano chiacchierando.
“Se lo ha detto Seymour deve essere sicuramente vero. Buonasera signora Glass!”,
salutò rispettosamente la bambina.
“Buonasera Sybil: chi è questo ometto che sa già giocare a scacchi?”, chiese Muriel
“Signora Glass, lieta di presentarle baby genio profetologaritmico del 1938, come lo
chiama Seymour. A proposito: come sta suo marito?”, rispose Sybil.
“Direi... direi bene, piccola. Mi ha pregato di raccontarti la storia dei pescibanana:
sono scesa per questo”, replicò Muriel
“Signora Glass, suo marito mi ha già raccontato in spiaggia l'incredibile storia dei
bananafishes...”, ribatté Sybil.
“Non so cosa si sia inventato Seymour: lui ha questa mania di aprire una storia per
lasciarne crescere altre. In bananafish heroe, il racconto che mi ha chiesto di riferirti,
c'è una specie di squalo-bomba che scende nella grotta dove sono rinchiusi i
pescibanana e si fa esplodere per distruggere le rocce della prigione marina e liberare
così i suoi amici”, raccontò Muriel portando a termine la missione affidatale dal
marito.
“Signora Glass, anche questa storia è tragica”, osservò la bambina.
“Ma no Sybil: lo squalo-bomba non muore! Si trasforma, ecco tutto – aggiunse
rassicurante la signora Glass – e poi, poi... Seymour ha un regalo per te, sai?”
“Visto? C'è un regalo per te nella stanza 507, Sybil: la tua storia, la tua casa, come ti
avevo anticipato. Forse è per questo che il signor Glass mi chiama baby genio
profetologaritmico del 1938”, interferì Robert, inserendosi nella conversazione.
“Tu sei un bimbo molto intelligente”, osservò amabilmente Muriel.
“Lei è una femmina, quindi è più stupida di me. Se le insegnassi a giocare a scacchi,
come sto insegnando a Sybil, perderebbe sempre. Inoltre lei è un mio prodotto,
signora Glass, e non esiste”.
Muriel scoppiò a ridere: “Adesso porto con me Sybil a ricevere il regalo da Seymour
e poi te la rispedisco, così finisci di istruirla, baby minkia profetologaritmico...”
Sybil e Muriel salirono assieme al quinto piano, con l'ascensore, in silenzio e
guardandosi i piedi come fossero un entusiasmante spettacolo. Percorsero il corridoio
e la signora Glass aprì la camera 507: la stanza odorava di valige vecchie e smalto
rosso. Due letti gemelli: uno disfatto e l'altro in ordine. Sopra il letto in ordine c'era
un piccolo pacco regalo: “Aprilo, Sybil: è per te”, disse Muriel. La bambina strappò
l'involucro che avvolgeva un libro.
“Che razza di regalo è questo? Dov'è Seymour? Lui sa benissimo che non so ancora
leggere”, strillò stizzita Sybil.
“Se è per questo non sai ancora quando non è possibile arroccare”, rispose Robert che
le aveva seguite di nascosto.
“Signora Glass, come si intitola il libro?”, chiese Sybil un po' meno arrabbiata,
perché la vista di Robert, fosse egli un baby genio o un baby minkia, esercitava
l'effetto di un calmante sul suo sistema nervoso.
“Il libro si intitola “(Quasi) tutte le avventure dei pescibanana”. E c'è anche la
dedica!”, rispose esaustivamente Muriel.
“Leggila!”, ordinò Sybil.
La signora Glass, svanendo con la stanza 507 (in quella... casa) obbedì. La dedica
recitava: “A Sybil, perché non sia gelosa di Sharon Lipshutz, ed a Robert “Bobby”
Fisher, che sa solo giocare a scacchi, perché possa consolarsi quando diventerà un
simbolo, suo malgrado”.
La firma era quella di Jerome David Salinger, ma questo racconto a mio modesto
avviso non ha nulla a che fare con la letteratura americana...
Giancarlo A. Nicolini, 8/8/2016