Scarica PDF
Transcript
Scarica PDF
Anno II - Numero 137 - Mercoledì 12 giugno 2013 Direttore: Francesco Storace ANCHE IL NOSTRO GIORNALE PUNTA A DIVENTARE RIFERIMENTO CULTURALE DI UN'AREA FORME NUOVE PER RIORGANIZZARE LA DESTRA POLITICA M Dopo la sconfitta dappertutto della coalizione, c'e' un mondo che ha il dovere di ritrovarsi di Francesco Storace eno male che c'è Sabaudia, dove Fratelli d'Italia ha battuto Pdl e Destra in un derby interno e - papale papale lo ha dichiarato ieri Giorgia Meloni - dimostra di "essere il centrodestra che vince". Cioe', viene giù il mondo e si esulta per un paese. Spero che si sia trattato di una scivolata dell'ufficio stampa di una leader che stimo, perché sarebbe davvero poca cosa rispetto a quello che è accaduto domenica e lunedì e intendo dire la mia alle giornate tricolori che proprio Fratelli d'Italia ha organizzato venerdi e sabato a Milano. Esattamente con lo stesso spirito con cui andai da Nania a Palermo e venerdì 21 sarò a Frosinone da Oreste Tofani. Il fermento va colto e non contrastato. Innanzitutto, no alla demonizzazione di un mondo. Tutti i capoluoghi sono andati al centrosinistra. Colpa della vecchia classe dirigente proveniente da An? Berlusconi, anziche' offendersi e scatenare i suoi comunicatori contro di me - quelli che in campagna elettorale per i candidati suoi e non per i miei non si sono proprio visti - rifletta su un astensionismo di portata enorme. I cittadini hanno dimostrato di essere stufi di una politica che non reagisce ai soprusi europei. La gente e' sfiduciata. La crisi ora colpisce gli italiani, non più' i vu Scandalo MPS Giudizio immediato per il vertice rosso cumpra'. "Dalle larghe intese in poi il nostro elettorato ci ha voltato le spalle": lo dice l'ex sindaco di Brescia, non Alemanno, e credo che abbia ragione. Si e' perso ovunque. Giorgia Meloni lavori a recuperare consenso attorno a un progetto politico includente.... A Messina il suo movimento ha collezionato l'1,68 per cento. E la recente storia politica testimonia che divisi non si va da nessuna parte. La nostra stagione di consenso ha coinciso con il 2,4 delle politiche 2008, quella di Fini con i sondaggi del 2011, oggi tocca a Giorgia. Ma per quanto ancora? A Milano dirò con chiarezza che ho molto rispetto per questa giovane leader, ma ci vuole reciprocità. Io ho 54 anni, 8 dei quali trascorsi in Parlamento. La Meloni ci sta da sette. Alla Camera entrai nel '94, Rampelli entrò alla regione con Augello nel '95, Alemanno nel '90. Nessuno ha la palma della novità. Uno solo ha detto no a Fini e al partito unico, ma non ho la pretesa di fare lezioni agli altri. Mi dimisi da mini- stro, ho subito processi da cui sono uscito innocente, basta con la retorica del giovanilismo senza senso. Lavoriamo, anche con Giorgia in testa, ad un progetto di destra che torni ad appassionare gli italiani. Noi siamo consapevoli che dopo anni di lotte e' tempo di bilanci. La Destra e' stata una avventura meravigliosa, ma non siamo riusciti a farlo comprendere al po- polo italiano. Ci vuole altro. Oltre. Oltre la politica. Per quello che ci riguarda - e ne parlerò domani in ufficio politico in vista di Orvieto - e' la nuova forma partito che dobbiamo scegliere, a partire dal giornale. Chi lo amministra deve farlo vivere. Chi lo firma deve cercare e rilanciare idee. Setacciare talenti, un articolo non IL DIBATTITO SUL FUTURO DI UNA COMUNITÀ Malgieri: “Tornare ai valori del MSI n vista del convegno che si terrà a Milano venerdì e sabato prossimo sul futuro della destra, ‘il Giornale d’Italia’ ha intervistato uno degli intellettuali che sarà tra i protagonisti, il giornalista e già I deputato del Pdl Gennaro Malgieri. “Non serve rifare An- spiega- piuttosto recuperare certi valori del MSI”. Gli interventi di Fabrizio Tatarella e di Marco Di Andrea. alle pagg. 4 e 5 Dal 12 giugno non si lavora più solo per il fisco. Ma attenti a gioire troppo Vade retro, tasse: da oggi siamo liberi di Igor Traboni ltro che quelle pagliacciate dell’altra sera dei Marinoboys per le strade di Roma: la libertà vera comincia oggi, mercoledì 12 giugno. Almeno per quell’ampia fetta di italiani che le tasse le pagano, sul serio. Da oggi – solo da oggi – possiamo infatti lavorare senza la mannaia fiscale su teste e portafogli. O meglio: da oggi tutto quello che guadagneremo non andrà per intero al fisco, mentre nei 162 precedenti giorni di questo anno di grazia 2013 è come se non avessimo lavorato per noi, ma solo per lo Stato: tutti i soldi di stipendi e incassi vari, infatti, se ne sono andati per le tasse. Tutto questo secondo una statistica (che a noi sembra francamente votata perfino all’ottimismo) elaborata dalla Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani della città veneta che da qualche tempo A stata fissata al 26 settembre l’udienza per il giudizio immediato nei confronti dell’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari, dell’ex direttore generale Antonio Vigni e dell’ex direttore generale dell’area finanza Gianluca Baldassarri. A deciderlo è stato il gip di Siena Ugo Bellini, che ha firmato, ovviamente subito dopo il ballottaggio (che ha visto il Pd riconfermarsi, anche se di poco, a capo del comune) il decreto di citazione per i tre. A loro viene contestato il reato di ostacolo alle funzioni di vigilanza: la vicenda si riferisce al presunto occultamento del contratto stipulato da Mps con la banca di finanza Nomura del derivato ‘Alexandria’, che, secondo gli inquirenti, ha creato un ‘buco’ nella banca rossa da centinaia di milioni di euro. È è un tweet, ma una tesi su cui ragionare. Cento convegni per un giornale di popolo, di popolo di destra che non voglia subire la sovversione del diritto naturale, che non consideri questa Europa il padrone da servire, che incoraggi solo un governo di cui essere orgoglioso e che pretenda di buttare giù al tradimento della missione, che consideri gli ultimi come i primi da servire con politiche sociali, che ami l'italiano più dello straniero. Il debito va rinegoziato, il fiscal compact va rimesso in discussione, gli Stati devono poter battere moneta. Pregiudizialmente contro la sinistra, seguiremo che succede a destra, tenteremo di capire se l'unica faccia nuova che c'è in circolazione, Giorgia Meloni appunto, sarà capace di rimettere insieme un mondo antico rimasto orfano; oppure se Alemanno sara' in grado di tornare finalmente a parlare a destra, finita l'esperienza da sindaco di Roma; guarderemo anche con attenzione personale e particolare quello che farà Roberto Fico, 5stelle alla guida della commissione di vigilanza Rai. Saremo un giornale con i suoi responsabili territoriali. Le "cariche" saranno determinate dalla capacità di raccolta pubblicitaria, faremo a pezzi chi si metterà di traverso alla ricostruzione di una destra nuova. si è specializzata nel fare le pulci all’economia e al sottobosco produttivo e tributario italiano. I guadagni di oggi e domani e degli altri giorni a venire fino al prossimo San Silvestro, in effetti, sulla carta dovrebbero essere nostri. Anche se già sappiamo come andrà a finire: altre tasse incombono (Imu per ora solo rinviata, Tares alle porte, aumento dell’Iva sospeso ma sempre incombente Azione disciplinare contro Antonio Ingroia Il Pg della Cassazione Grazia Bontà a pag. 3 peggio di una parolaccia di Grillo) e comunque la pressione fiscale non è che da giugno in poi se ne starà buona. Solo che – magra consolazione – qualcosa potrebbe restare nelle nostre tasche, mentre fino ad oggi abbiamo lavorato solo per il Re Fisco. Per dire: perfino in Lituania, Sud Africa e Brasile stanno meglio di noi, mentre il rapporto giorni lavorati/tasse è un po’ più alto in Paesi quali il Canada La Rai ellenica La crisi in Grecia chiude i battenti Federico Campoli a pag. 6 e la Svezia ma, senza voler scomodare i miracoli nordeuropei o nordamericani, vuoi mettere i servizi che da quelle parti ti paghi anche con le tasse. Non bastassero i giorni che lavoriamo a vuoto, cioè solo per pagare le tasse, c’è anche un altro calcolo da fare, ovvero le ore che impieghiamo materialmente per pagarle, ‘ste benedette tasse. Per dire: tra code agli sportelli e ricorsi (in genere li facciamo, altrettanto puntualmente li perdiamo) ad un italiano medio servono almeno 269 ore, una dietro l’altra, notturne comprese. Undici giorni, insomma, che potremmo impiegare diversamente. Magari lavorando di più, e meglio, per aumentare la produttività di questo Paese. Comunque sia, almeno oggi restiamo sereni: siamo liberi. Domani è un altro giorno: e se lo ripeteva Rossella O’ Hara, figuriamoci noi lavoratori-pagatori di tasse. Crolla un balcone: tre morti a Portici XXXXXXX Roma, via Filippo Corridoni n. 23 Protesta a Firenze Renzi dimentica di fare il sindaco irenze, ovvero una delle città più ricche di cultura, d’arte e di storia di tutta la penisola. Ma non solo. Soprattutto ultimamente, da quando la poltrona di Primo cittadino è occupata da Matteo Renzi, la città di Dante è diventata anche il trampolino per giovani politici in cerca di notorietà. Il suddetto Renzi ha più volte dichiarato che il ruolo di sindaco gli si addice e gli piace molto. Ma dopo viscerali dichiarazioni d’amore alla sua città, Renzi ha ben pensato di candidarsi (peraltro senza successo) alla guida del Partito Democratico. E a tentare la scalata ai vertici della politica nazionale passando da un talk show all’altro. Decisione più che legittima, che però lo ha portato a trascurare l’amministrazione di Firenze. E nella città del Giglio c’è chi protesta. “Ci siamo voluti battere per la difesa della fiorentinità – spiegano i ragazzi dell’associazione Progetto Dinamo - per un suo rilancio a tutti i livelli, da quello economico a quello sociale e culturale, volendo così evitare che a breve, al Bargello o a Palazzo Vecchio, venga esposta una mummia con un cartello recante la scritta homo florentinus, specie estinta per una epidemia di ignavia”. Per ribadire questo concetto, la scorsa notte hanno esposto in alcuni tra i più importanti luoghi simbolo cittadini alcuni finti e molto ironici attestati di cittadinanza. “Invece di concedere onorificenze Matteo Renzi dovrebbe occuparsi (e preoccuparsi) della nostra città. Anche perché – proseguono in perfetto fiorentino – l’esser di Firenze unn’è solo un onore, ma l’è soprattutto un onere”. Fatto di tradizioni antiche da conoscere e vivere profondamente onde poterle tramandare nel modo migliore. Firenze e la sua cultura non devono diventare una “stelletta” da aggiungere ai curricula di ambiziosi che mirano a ben altre carriere. “Il nostro obiettivo – concludono – è quello di far riscoprire ai fiorentini lo spirito di Dante, che è riuscito a diventare patrimonio dell’umanità pur restando fiorentino fino all’ultimo respiro. E per questo siamo e saremo sempre in prima linea contro ogni tentativo di annullare l’Arno in un fetido mare magno senza capo né coda”. Cristina Di Giorgi F “Tolleranza zero” Turchia ma la tensione cresce a pag. 6 2 Mercoledì 12 giugno 2013 Attualità L’ESPRESSO INCHIODA IL LEADER DI M5S E CASALEGGIO: “SOLDI DALL’IDV” - LA DEBACLE IN SICILIA Il blog di Grillo? Il “Guru” affonda Finanziato da Di Pietro sullo stretto di Messina Quel tesoretto imbarazzante arrivato proprio dal finanziamento pubblico dei partiti Risultati catastrofici nella roccaforte per eccellenza - Al comico è rimasto l’Abruzzo... a furiosa campagna elettorale di Beppe Grillo, nei mesi scorsi, è riuscita perfettamente. Ha sputato, su tutti, il comico genovese, ed ha fatto centro. Accaparrandosi milioni di cittadini sfiniti dall’ingordigia dei partiti. I politici? “Tutti furfanti” per il leader del partito pentastellato. Il M5s ha fatto del rifiuto del finanziamento pubblico ai partiti la 3%. Se si torna indietro alle politiche di febbraio, il risultato è ancor più catastrofico: nella città etnea il M5S aveva registrato alla Camera un 31,86% e un 28,5% al Senato. Numeri incredibili, da capogiro, ridotti in maniera drastica. Se nella città sorta ai piedi del vulcano è andato tutto malissimo, a Messina, è andata peggio. La candidata Maria Cristina Saija, infatti, si è fermata al 2,9%. Sembrano lontani, se non lontanissimi, i tempi della traversata a nuoto sullo Stretto. Eppure, sono passati solo pochi mesi. Nemmeno un anno. Beppe Grillo in acqua (Fotomontaggio) A Siracusa, il candidato pentastellato Marco Ortisti, invece, non eppe Grillo nuota. Bracciate su bracva oltre il 6%. E pensare che alle ultime reciate, ma la Sicilia si allontana. Ed è orgionali, M5s aveva toccato quota 22%. mai irraggiungibile. Anche a Ragusa, dove si andrà al ballottaggio, Il Movimento 5 stelle affonda lì, nella roccaforte sembra che stia per arrivare un’altra sonora da dove si dovevano muovere le truppe alla sconfitta. La “città dei ponti”, infatti, è quella conquista dell’Italia corrotta. Incredibile, la che ha subito il maggior calo di affluenza. debacle, catastrofici, i risultati. Peggio, non si Cifre bassissime poi nei comuni in cui il poteva fare. “Guru” aveva tenuto i suoi comizi. A Menfi Basta dare un’occhiata ai dati delle regionali (Agrigento), M5s ha racimolato solo 684 voti; dell’ottobre 2012, e confrontarli con quelli a Mascaluscia (Catania), non si è arrivati nedelle comunali del 10 giugno scorso, per noanche a quota mille. tare il profondo abisso in cui sono sprofondati Girare la Sicilia con il camper, non è servito i grillini. a nulla. Aizzare la folla, tanto meno. Grillo è A Catania, dal 16,6%, si è passati a circa il ormai un uomo solo al comando di una truppa già stanca. Altro che “modello Sicilia”, il comico genovese è stato servito. E ora prova a dire che le elezioni amministrative non sono la stessa cosa delle politiche generali. Al “Guru”, oggi, sono rimaste Assemini (Cagliari) e Pomezia. Peccato che gli esponenti del partito – non partito, della cittadina che si trova nell’Agro Romano, non sappiano nulla. Per loro, infatti, i “post” su facebook lo testimoniano, “Pomezia è una delle città più belle e più importanti d’Abruzzo”. Questo, dice tutto circa l’ignoranza della maggior parte degli esponenti del partito pentastellato. L sua bandiera. Da sempre. Ora, però, ancora una volta, l’Espresso smaschera Grillo, il suo braccio destro, Gianroberto Casaleggio, e il frequentatissimo blog beppegrillo.it. Un sito che diffonde il verbo del movimento e allo stesso tempo vende libri e dvd. Ma quanto incassa il blog? Quali sono i suoi ricavi annuali? Il manager milanese, Casaleggio, non vuole proprio rispondere a questa domanda. Avrà forse qualcosa da nascondere? Proprio così. Il settimanale debenedettiano ha infatti scoperto che quel sito, per molti anni, è stato sostenuto proprio dal finanziamento pubblico dei partiti. Da quel denaro che ha “ingrassato” la politica. Esattamente, quei “piccioli” tanto contestati hanno messo il turbo anche ai conti della Casaleggio associati. Tutto nasce dal contratto siglato con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro per la gestione della comunicazione in Rete. Tra il 2006 e il 2009, infatti, i rapporti tra il “Guru”, il suo braccio destro, e l’ex pm di “Mani Pulite”, erano idilliaci. E così, Tonino si mostrò ben contento di affidare ai suoi amici l’incarico di promuovere sul Web l’immagine dell’ormai defunto partito. La “torta” dei finanziamenti pubblici, all’epoca, era molto ricca. Fino a 20 milioni di euro per l’Idv. Che poteva permettersi di pagare profumatamente anche Casaleggio &co. Tra i bilanci del partito si scopre che tra il 2006 e il 2009, le spese sostenute per lo sviluppo della comunicazione via internet, arrivano a sfiorare i 900 mila euro. “Un terzo dei ricavi della Casaleggio associati, spiega l’Espresso, nel corso degli anni sono arrivati proprio dal partito di Di Pietro, a sua volta foraggiato dallo Stato”. Nel 2010, però, qualcosa si inceppa. E il contratto di consulenza finisce nell’ala dei moderati dell’Idv. Casaleggio tenta di mettere un piede anche nel “Fatto quotidiano”, puntando alla gestione tecnica del sito del giornale e chiedendo in compenso il 30% dei proventi pubblicitari. Niente da fare. La risposta? Picche. Oggi, i conti dell’azienda sono calati, ed il fatturato si è dimezzato. Ma il manager milanese, soprannominato “eminenza grigia”, si mostra ottimista sul futuro prossimo. I suoi dipendenti, infatti, secondo quanto dichiarato alla Camera di commercio, alla fine del 2011 erano solo sette. Dodici mesi più tardi, tredici. E ancora non basta, perché la Casaleggio associati è oggi alla ricerca di nuovi collaboratori. Se l’organico aumenta, il lavoro non manca, così come i soldi. Dopo l’Idv di Di Pietro, chi sarà ora a finanziare il blog www.beppegrillo.it? Questo, ancora non ci è dato saperlo. Quello che ha rivelato l’Espresso, però, basta e avanza. Grillo, ormai alla frutta, può gettare giù la maschera. F.Co. “Decreto del fare” o del disfare? Vertice di su economia, occupazione, tasse e giovani. I provvedimenti a fine giugno prima del vertice europeo l vertice di maggioranza svoltosi a Palazzo Chigi questa mattina, la parte da leone l’ha svolta la situazione economica. Numerose infatti sono state le dichiarazioni sulla decisione di predisporre un “Decreto del fare”, che dovrebbe essere varato prima del vertice europeo di fine giugno. In tale provvedimento, ad argomento quasi interamente economico, saranno comprese misure su fisco, semplificazione e di liberalizzazioni. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini ha spiegato che le misure contenute nel provvedimento riguarderanno principalmente occupazione, fisco e lavoro. Gli fa eco il presidete del Gruppo Misto Pisicchio, che aggiunge ai punti da trattare sburocratizzazione e giovani. Sarà il Presidente del Consiglio Letta ad illustrare alle Camere il progetto, che a quanto si apprende comprenderà anche misure di decontribuzione e defiscalizzazione dei nuovi assunti. Su questi due elementi in particolare c’è grande attenzione. Sia perché la pressione fiscale rischia di diventare davvero insopportabile (come denuncia anche il presidente di Confartigianato Merletti), sia perché il dramma della disoccupazione sta assumendo progressivamente dimensioni sempre più preoccupanti (recenti rilevazioni parlano di 500 mila posti di lavoro persi nell’arco di due anni). Per quanto riguarda le imprese inoltre, è senz’altro da sottolineare la dichiarazione del ministro per lo Sviluppo economico A Zanonato, che ha vigorosamente preso posizione sulla questione imprese / PA insolvente: “Un’amministrazione pubblica che non paga – ha dichiarato – è una vergogna. Mi impegno al fianco delle imprese per accelerare i pagamenti e semplificare le procedure per il completo azzeramento dello stock dei debiti scaduti”. Con le misure predisposte, che si attende di conoscere nel dettaglio, il Governo sembra quindi voler dar seguito alla sua annunciata priorità di ridare slancio alla crescita (come dichiarato anche dal ministro delle Infrastrutture Lupi). Non è però ancora chiaro se l’annunciato DDL conterrà anche indicazioni sul blocco dell’aumento dell’Iva. Di certo ci sono le dichiarazioni di esponenti di Governo e maggioranza che ribadiscono l’intenzione di trattare adeguatamente la materia fiscale e le misure per favorire la crescita e la ripresa: tra esse anche le compatibilità per affrontare i nodi Iva e Imu. Ma proprio su questo punto Franceschini frena: “E’ presto per dare risposte. Servono risorse. Comunque abbiamo due scadenze stabilite: una è quella fissata dal Parlamento, e prevede che entro il 31 agosto si riformi l’Imu; l’altra, decisa già in precedenza, è l’aumento dell’Iva. Il Governo punta a varare un pacchetto di provvedimenti in materia economica (alcuni disegni di legge e di un decreto) con lo scopo di liberare energie e risorse”. Cristina Di Giorgi B Gianroberto Casaleggio Federico Colosimo Malati di Sla: “Ci siamo anche noi” Oggi in presidio davanti al ministero dell’Economia Obiettivo: 275 mln di euro per le non autosufficienze opo le promesse del governo Monti, manifestazioni, presidi, i malati di Sla ripeteranno ancora la loro drammatica protesta. I disabili gravi e gravissimi, oggi alle 10.30, saranno sotto la sede del ministero dell’Economia e delle finanze a Roma. Il presidio permanente è organizzato dal ‘Comitato 16 novembre’ per chiedere al Governo lo sblocco e la ripartizione alle Regioni dei 275mln previsti dalla legge di stabilità 2012 per la non autosufficienza ed un piano per assicurare ai malati adeguati livelli di assistenza. I malati gravi e gravissimi chiedono risposte concrete sul progetto relativo alla permanenza dei pazienti in famiglia, invece che nelle strutture ospedaliere. Un mese fa il Comitato 16 novembre ha pubblicato sul D proprio blog una lettera indirizzata ai Ministri della Sanità, Economia e Lavoro, dando un ultimatum per aver risposte ed un incontro. “Non ci stiamo! Insieme a cassaintegrati, esodati, disoccupati, famiglie che non arrivano non a fine mese e nemmeno alla seconda settimana ma proprio non arrivano più, pensioni da fame, Signori Politici, Ministri di questo Governo, Presidente Napolitano, possiamo ricordarvi che ci siamo anche noi?- scrive Laura Flamini Presidente Comitato 16 Novembre Onlus- Oppure circa tre milioni di cittadini italiani, di ogni età, feriti da disabilità, impediti a lavorare, studiare, crescere, vivere, non esistono? Cancellati dai vostri programmi, inesistenti nei vostri dibattiti, esclusi da possi- bili riforme, restiamo solo negli articoli della Costituzione e delle leggi inapplicate.” A queste domande cercano risposta oggi, in presidio permanente, davanti al Ministero dell’Economia. “Stavolta faremo gesti talmente eclatanti che comunicheremo in apposito comunicato stampa.- scrive Salvatore Usala, malato di sla e segretario del Comitato 16 novembre, sulle pagine del blog- Vi basti sapere che non ci muoveremo senza un documento scritto firmato dai tre Ministri. Nel documento dovranno essere presi impegni precisi con date e cifre. Siamo stanchi di dover sempre ricorrere a gesti eclatanti quando le priorità sono sotto gli occhi di tutti. La salute di un Paese dev'essere al primo posto.” Carola Parisi Mercoledì 12 giugno 2013 3 Attualità Ingroia in fuga dalla Procura di Aosta, ma d’impegno antimafia ce ne sarebbe stata necessità anche nella “Valle” “Fa politica con la toga” Procedimento disciplinare del Pg della Cassazione Ciani nei confronti dell’ex Aggiunto di Palermo e leader di Azione Civile È di Grazia Bontà diventato la barzelletta di se stesso. Di lui, dell’ex Procuratore aggiunto di Palermo, non resta che poco più di una macchietta. Preso a pesci i faccia perfino dai suoi colleghi, stufi di tenere in piedi una difesa d’ufficio (la metafora pseudo-giuridica in questo caso è d’obbligo) nei confronti di chi, palesemente, non è più intenzionato a portare una toga. Il soggetto in questione, semmai servisse specificarlo, è Antonio Ingroia. A dargli addosso, adesso, non sono solo gli avversari politici, ma anche chi –teoricamenteè della sua stessa parte. No, non la sinistra radicale, ma Marilinda Mineccia, procuratrice di Aosta (ufficio nel quale è stato esiliato Ingroia in seguito alla sua candidatura alle ultime politiche). Esasperata dal comportamento del suo nuovo collega, la Mineccia ha presentato formale segnalazione disciplinare al Csm per la condotta apertamente inappropriata tenuta da Ingroia. E questo non certo perché, appena arrivato alle pendici del Monte Bianco, Ingroia ha pensato bene di mettersi in ferie (da metà maggio, al 20 giugno),ma perché il magistrato di occuparsi di processi, interrogatori, requisitorie e quant’altro, non ci pensa minimamente. Continua imperterrito nelle sue esternazioni di carattere politico. L’ultima appena un paio di giorni fa, in occasione della schiacciante vittoria della sinistra alle amministrative, in tutta Italia. Non solo, perfino il Procuratore Generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, che ha ufficialmente aperto un’azione disciplinare nei confronti di Ingroia che, persevera, nel suo impegno politico in toga. Prende schiaffi da tutte le parti il leader politico in toga. Della sua nuova creatura, “Azione Civile”, nata dalle ceneri della Rivoluzione, non sembra interessare niente a nessuno. Lui vorrebbe tanto riuscire ad ottenere un “posto al sole”, meglio se in Parlamento (ma non disdegnerebbe neppure un ritorno sul suolo natio sotto l’ala protettrice di Rosario Crocetta). Una cosa è certa, Ingroia la toga non la vuole più indossare, lo ha fatto capire in tutti i modi. Ci manca solo che le riservi lo stesso trattamento che i leghisti dedicano alla bandiera italiana e poi avremo raggiunto il gradino più basso. E, ben’intesi, non manca molto. Il problema vero, per il Paese, è però un altro. Ovvero, non si sa cosa possa essere peggio, a questo punto. Che l’ex aggiunto di Palermo continui ad esercitare (obtorto collo) la sua professione di magistrato, per la quale continua ad essere regolarmente retribuito con denaro pubblico? O conviene che si dedichi interamente alla politica, dandole il colpo di grazia (ammesso che ce ne sia bisogno), liberando definitivamente le aule di Tribunale dalla sua presenza? Come al solito, si tratta di scegliere quale sia il male minore. Ardua decisione. Può stare tranquillo, però, Ingroia. Non c’è nessun complotto contro di lui. Si è semplicemente preso coscienza, anche all’interno delle procure, che c’è un limite a tutto. Anche allo strapotere di un togato che, in virtù della fortuna avuta ad essersi formato all’ombra di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pensa di potersi permettere di violare ogni codice deontologico. La ‘ndrangheta alle pendici del Monte Bianco L a mafia non è un candizi di infiltrazione mafiosa, cro. La mafia è “il” cansoprattutto di origine calacro di questa Italia brese”. contemporanea. E come ogni I collaboratori e fiancheggiatumore aggressivo, all’ultimo tori sono insospettabili. Uno stadio, le sue metastasi ragdi loro sarebbe Franco Di Donato, operaio della Cogne giungono ogni pertugio reAcciai Speciali (nonché allecondito del corpo umano. È natore di una squadra giovacosì anche nel nostro paese nile di calcio di un comune che, scioccamente, crede di Nella foto, Mario Vaudano sentirsi al sicuro, pensando di limitrofo ad Aosta). Condanlimitare la criminalità organiznato ad otto anni di recluzata al Sud. Sbagliato. Oggi più mai. sione, in primo grado, per traffico di stupefacenti. Un dossier di alcune organizzazioni locali, as- È stato anche arrestato, esattamente 4 anni fa, insieme a Libera, denuncia di come la “longa sieme a tal Giuseppe e Domenico Nirta, suo manus” della ‘ndrangheta sia arrivata dove nes- compaesano. Entrambi condannati a 15 anni di suno osava immaginare. Nella civilissima, legali- carcere, sempre nell’ambito di una mega-operataria, nordica Valle D’Aosta. All’ombra fresca del zione antidroga. Monte Bianco avrebbero trovato rifugio esponenti Altro strano giro è quello che ruota attorno al “Codei clan più potenti dell’intera Calabria. Si na- mitato Festeggiamenti San Giorgio e Giacomo” sconderebbero nelle valli “a statuto speciale” la- (patroni dei calabresi trasferitisi in Valle), presietitanti del calibro Luigi Facchinieri (originario duto da Giuseppe Tropiano, occasione fra le più della Piana di Gioia Tauro),ma anche membri importanti e remunerative dell’anno. Per questa della famiglia Strangio, coinvolta nella strage di ricorrenza vengono stanziati fondi a non finire. Duisburg, senza dimenticare Carmelo Iamonte, Denaro che viene elargito, senza colpo ferire, anche lo scorso anno, quando il signor Tropiano uno dei boss di Melito di Porto Salvo. A lanciare l’allarme era stato, in epoca non so- è già indagato per favoreggiamento nei confronti spetta, Mario Vaudano, che ad Aosta è stato pro- della ‘ndrangheta (e condannato ad un anno di recuratore negli anni “caldi” dal ’90 al ’94. Vaudano, clusione appena qualche mese fa). per primo, parlò di “mafia di montagna”. “Già in Ora è chiaro il perché Antonio Ingroia non voglia quegli anni –scrive oggi l’ex Procuratore- ebbi prestare servizio alla Procura di Aosta. Qui davmodo di riscontrare la presenza di persone e con- vero gli toccherebbe rimboccarsi le maniche e dotte che non potevano che fornire consistenti in- mettersi a lavorare, seriamente. Eurosky Tower. L’investimento più solido è puntare in alto. Il marito della pm che dispose l’arresto voleva subentrare al posto di Jacobacci “ Parma: l’ex Capo della Municipale indagato senza diritto di difesa Giustizia” senza senso. O meglio, a senso unico. Quello dei pm. In un Paese che non riesce a riconoscere se stesso in nessun Governo, il vero “potere forte” è uno solo, quello giudiziario. Con queste premesse non può di certo stupire il caso dell’ex capo dei vigili di Parma. Giovanni Maria Jacobazzi fino al 23 giugno di due anni fa di professione era il Comandante della polizia municipale del comune emiliano. Dal giorno dopo è stato considerato un delinquente. Di quelli che, vista la “posizione privilegiata” approfittano del loro potere per trarne vantaggio. Il 24 giugno del 2011, infatti, Jacobazzi viene arrestato con l’accusa di tentata concussione (per una multa, sic!) ed una presunta corruzione (non si sa a che pro, del valore di circa 3000 euro). Le indagini sull’ex numero uno della municipale rientravano nella mega-operazione “Green Money”. Per i meno ferrati riguardo gli scandali nel Nord Italia stiamo parlando della vicenda che ha visto coinvolto il Sindaco di Parma, Pietro Vignali (Pdl), poi costretto a dimettersi. Jacobazzi, senza conoscere quali siano gli elementi a suo carico, si fa 40 giorni di carcerazione preventiva , 2 mesi di domiciliari (a 500 chilometri dalla sua città) e due mesi di obbligo di dimora. Neanche fosse un super boss di “Cosa nostra”. Ed infatti, una volta tornato uomo libero si confida dicendo “Sono stato trattato come Totò Riina. In un Paese come il nostro, dove vige il processo mediatico, contano solo le indagini preliminari”. E non potrebbe avere più ragione l’ex capo della municipale parmigiana, arrestato nientemeno che in diretta tv e mai rinviato a giudizio. “Il processo, quello con il contraddittorio delle parti –continua Jacobazzi- non interessa a nessuno”. Al Comandante, infatti, non viene dato modo di difendersi. Rimane in sospeso in un limbo di mistero, che però vale come una strisciante insinuazione di colpevolezza. Nessuno si scusa, nessuno ammette un errore o, quanto meno, un eccesso di zelo. Non una parola dalla pm Paola dal Monte –in odore di conflitto d’interesse- che ha interrogato Jacobazzi dopo un mese di galera e ne ha disposto i domiciliari, caso strano, il giorno dopo che suo marito, Alberto Cigliano, aveva sostenuto il colloquio per subentrare al posto proprio di Jacobazzi. Non si è prostrato per il vergognoso trattamento riservato all’ex numero uno dei vigili neppure il capo della Procura di Parma, Gerardo Laguardia, che da ben 8 anni siete sulla stessa poltrona ed il cui mandato è abbondantemente scaduto. Misteri giudiziari di un’italietta in cui la legge non è uguale per tutti. G.B. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in affitto per manager e dirigenti. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 4 Mercoledì 12 giugno 2013 Primo Piano Malgieri: una nuova destra, senza centro Intervista al giornalista ed ex deputato: come ritrovare la strada maestra, con chi e quali temi affrontare G “Negli ultimi anni non si è più sentita la nostra presenza nelle istituzioni e sul territorio – Non serve rifare An, piuttosto recuperare certi valori dell’Msi e dare spazio ai cattolici – Quello della leadership per ora non è un problema” iornalista di razza (ha diretto l’Indipendente e il Secolo d’Italia, dove ora è tornato a lavorare nella versione on line del quotidiano), autore di varie pubblicazioni (“Le macerie della politica. Diario di un riformista deluso”, “Conversazioni sulla Destra”, “La Destra al tempo dell’Ulivo” sono solo alcuni dei titoli), parlamentare di Alleanza nazionale prima e del Pdl dopo, con Gennaro Malgieri affrontiamo il dibattito sul futuro della destra in Italia. Anche alla luce – ma non solo – delle ultime e poco confortanti elezioni politiche ed amministrative. Malgieri, ma dove sta andando la destra italiana? “Se è vero come è vero, e come tutti ammettono, che la destra è stata asfaltata, anche in queste ultime amministrative e non solo a Roma, ritengo che la destra ha contribuito a farsi bitume”. Come dire: ci ha messo del suo… “Esatto. Negli ultimi anni, diciamo almeno quattro o cinque, non si è sentita la presenza della destra nelle istituzioni, nella vita pubblica, sul territorio. Dove sono finiti i nostri valori, il nostro grande patrimonio, quel rapportarsi con la nostra comunità? Per certi nostri esponenti si è anche dilatato lo spazio del potere, ma hanno poi attuato pratiche del potere che non ci appartengono. E questo è stato esiziale per l’espulsione della destra dalla vita politica” Come imboccare, allora, la strada per recuperare il terreno perduto? “Nessuno ha la bacchetta magica, questo è fuori discussione. Però alcune cose vanno dette. Serve innanzitutto tanta buona volontà, insieme ad una massiccia dose di intelligenza politica, per ricreare le condizioni per il dialogo tra le varie componenti della destra, troppo divise in questi ultimi tempi, anche dal punto di vista personale. Serve trovare un terreno comune per un nuovo soggetto”. Una nuova alleanza nazionale? “Aspetti, il discorso è più articolato: il primo passaggio da compiere è quello di creare un nuovo soggetto di destra. E dico ‘di destra’ e non di centro-destra. Quest’ultima è stata una formula di occasionalismo politico, un po’ come il centro-sinistra. Ma non è questo che a noi occorre. Esiste piuttosto una destra di valori, di cultura, di principi. Ricreare una destra si può, ed è operazione meo velleitaria di quanto si possa immaginare. Ricreare un soggetto dentro il quale si possano ritrovare i tanti di noi che da destra veniamo e a destra stiamo, in sintonia per questo dialogo, pronti per un terreno comune. Una nuova alleanza nazionale? No, non credo. Occorre piuttosto, a mio modo di vedere, dar vita ad un soggetto nuovo. Che tragga linfa anche dall’esperienza e dal vissuto politico del Movimento sociale”. Un soggetto nuovo riproporrà anche l’esigenza di una leadership, non crede? “No, non sono d’accordo. Quello della leadership al momento mi sembra un problema secondario. E sarebbe fantascienza affrontarlo subito. Pouttosto, serve mettere d parte egoismi, antipatie anche personali, idiosincrasie e orientamenti privati che tanto in questi ultimi tempi ci hanno caratterizzato”. Da quella di Palermo già tenutasi, a quella di Milano nel fine settimana, fino all’incontro di Frosinone il 21 giugno, sono tante le iniziative messe in campo per parlare del futuro della destra. Come guarda Mal- gieri a tutto questo fiorire di iniziative? “Certamente con occhio benevolo. A Miano ci sarò, per un confronto pubblico con Giulio Tremonti. Così come interverrò a Frosinone, assieme a Francesco Storace e altri, all’iniziativa promossa da Oreste Tofani e da altri amici ciociari. Negli ultimi mesi mi sto dedicando molto a questi eventi, desidero dare il mio contributo proprio perché ci credo molto, ritengo sia una strada efficace da percorrere. E’ positivo costruire, articolare questa rete, ridare spazio al movimentismo sul territorio, in tutti i “Il grillismo è un fenomeno in via di estinzione. La spinta propulsiva dei 5 stelle possiamo considerarla esaurita” “A sinistra hanno anche provato ad arruolare Papa Francesco. Poi si sono accorti della intangibilità dei valori della fede” posti d’Italia, non solo nelle grandi città. Vanno costituiti dei nuclei che costituiscano poi un punto di riferimento”. Mi passi la parte dell’avvocato del diavolo: non c’è il rischio di parlarsi addosso? “Sì. E’ un rischio che ci può essere e che dunque va assolutamente evitato. Bisogna invece affrontare le grandi questioni, le nostre tematiche di cui nessuno parla più, da quelle civili a quelle culturali, e su queste reincontrarci. Ad esempio, quello di una nuova Repubblica potrebbe costituire un assett particolare, di riferimento. Ma non solo”. All’inizio della nostra chiacchierata, ha fatto riferimento al bisogno di ‘destra’ per questo nuovo soggetto, eliminando la parolina magica ‘centro’. Questo però ci porta a parlare anche della componente cattolica, anche se la sovrapposizione con il ‘centrismo’ è spesso più di facciata che di sostanza. C’è spazio per i cattolici in un nuovo percorso di destra? “Certo, ci mancherebbe, c’è uno spazio enorme per i cattolici. La verità è che oggi sono totalmente disimpegnati in politica, e anche questo è venuto fuori dalle ultime elezioni. Ma l’impegno dei cattolici è essenziale, è un elemento portante della nostra stessa identità. A sinistra hanno anche provato, in maniera direi davvero banale e senza alcun successo, ad arruolare perfino Papa Francesco. Poi si sono accorti della intangibilità dei valori della fede che il Pontefice esprime. E che hanno molto poco a che fare con le pagine di Micromega. Dove al massimo possono ospitare Kung…”. Lo dica a noi che spesso diamo conto sul Giornale d’Italia (l’autocitazione ci sta perché siamo tra i pochi a farlo) delle ‘bastonate’ di Papa Bergoglio ai cattocomunisti di casa nostra. Ma cambiamo argomento: l’altra variabile di questo momento politico così delicato, e rispetto alla quale anche la destra in qualche modo deve fare i conti, è quella del movimento cinque stelle e del suo padre-padrone Grillo. Cosa ne pensa di questo ‘fenomeno’? “E’ un fenomeno in via di estinzione, c’è poco da fare. Ho avuto modo di occuparmene proprio oggi (ieri, nr) sul Secolo d’Italia, sulla scorta del flop elettorale dei grillini in Sicilia, scrivendo che la spinta propulsiva – in verità di durata piuttosto breve – di Grillo e del Movimento Cinquestelle, possiamo considerarla esaurita. Già dopo il primo turno delle amministrative era chiaro che qualcosa si stava rompendo in quella finta ed approssimativa “macchina da guerra” che nel febbraio scorso, alle politiche, aveva messo a ferro e fuoco il sistema dei partiti. Ai ballottaggi, tranne che in alcuni comuni minori, i grillini non ci sono neppure arrivati. Mentre è arrivata dalla Sicilia – la “mitica” Sicilia per i pentastellati che pochi mesi fa alle regionali avevano colto il loro primo significativo successo – una botta dalle proporzioni impressionanti che è il preludio della fine”. 5 Mercoledì 12 giugno 2013 Primo piano Riportare il futuro a destra? Resettare, ricostruire, riaggregare di Fabrizio Tatarella Direttore di Puglia d’Oggi www.pugliadoggi.it Non rinnegare non restaurare” era lo slogan del 1° Congresso del Msi (Napoli, 27-29 giugno 1948) che segnava l’atto di nascita politica della formazione che per mezzo secolo, pur con mille contraddizioni, occupò gli scranni a destra dell’emiciclo del Parlamento. Con la scomparsa di Alleanza nazionale, la nascita del Pdl e la conseguente rottura tra i due fondatori, quei banchi, oggi, sono privi di una rappresentanza parlamentare chiaramente di destra. I parlamentari provenienti da An in questo Parlamento sono meno di 30, nella passata “ della legislatura erano oltre 120. La destra non c’è più. Berlusconi è riuscito nell’impresa di fagocitarla prima, dividerla dopo, acquisendone militanti, immobili e pezzi di classe dirigente E’ inutile, ora, sottolineare ed evidenziare errori e manchevolezze che hanno portato prima alla diaspora della destra e, successivamente alla sua scomparsa. Tutti, chi più chi meno, hanno pesanti responsabilità. Sbaglieremmo, adesso, nel fare analisi che non porterebbero da nessun a parte e avrebbero solo il pregio di rinviare il cuore del problema: costruire un nuovo soggetto politico di destra. Il prima possibile. La storia e le sensibilità non si possono comprare e non si possono cancellare. Per farlo, seriamente, FLI, FDI; La Destra e tanti dentro e fuori il Pdl dovrebbero anteporre ai piccoli interessi di bottega e ai meri calcoli elettorali, la volontà di realizzare un progetto più grande per il bene dell’Italia. Per costruire un nuovo soggetto politico non serve una mera sommatoria di debolezze, fermo restando che i tre partiti citati raggiungerebbero a stento il 3%, ossia la metà del Msi e 1/5 del massimo storico di An ( 15,7% del 1996). La premessa necessaria è quella di ritrovare le ragioni comuni per stare insieme e una linea chiara verso dove si vuole andare. Per anni questa mancata chiarezza è stata sopperita da leadership forti (Almirante, Fini) e strateghi (Tatarella) che oggi a destra non ci sono più. “Resettare, Ricostruire, Riaggregare” dovrebbe essere lo slogan, i tre verbi da coniugare e declinare, alla base della nascita della nuova destra italiana. Resettare nel senso di ripartire da zero, archiviando rancori politici che non appartengono più ad una nuova fase della politica italiana che ci apprestiamo a vivere. Ricostruire dalle ceneri un mondo diviso e lacerato in mille anime che ha dalla sua la forza della tradizione, degli insegnamenti intramontabili dei suoi Padri fondatori che ancora oggi rappresentano l’esempio e la guida da cui ripartire. Riaggregare intorno ad un progetto condiviso, con un processo costituente che parta dal basso, in modo da coinvolgere tutti quelli che, almeno una volta, hanno votato a destra e quanti, per ragioni anagrafiche, non lo hanno mai fatto e sono pronti a farlo. Per “Resettare, Ricostruire e Riaggregare”, an- dando oltre i settarismi e i correntismi del passato e aprendosi alla vasta area della destra italiana oggi divisa, non si può non partire da due condizioni imprescindibili: 1) nuova generazione, una classe dirigente di giovani preparati e formati sul territorio; 2) ruolo fondamentale delle Fondazioni, luoghi dove preparare, formare, insegnare cultura e sviluppare la capacità di amministrare la cosa pubblica al fine di selezionare la futura classe dirigente di domani. Veneziani ha sempre sostenuto che “la sinistra è un tempo la destra è un luogo”. Per questo la sinistra è destinata a passare, la destra a rimanere. Paradossalmente quello che manca alla destra oggi è proprio un luogo sacro dove rinascere, una casa, la casa dei Padri. Ricostruiamola, tutti insieme, mettendo da parte una stagione politica per aprine una nuova, sarà il primo passo per riaggregare tanta gente che non aspetta altro. Un nuovo centrodestra senza chi si è servito della destra per difendere i suoi interessi personali potrebbe nascere molto prima di quello che tutti noi ci aspettiamo. Non perdiamo tempo. Questa opera di ricostruzione e riaggregazione spetta ai giovani, a questa generazione, diversamente molti anni passeranno per la ricomposizione della destra. I giovani devono farsi carico di questa pesante responsabilità, iniziando da subito. Non a caso ai giovani Gramsci si rivolgeva con queste parole “Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.” LETTERA APERTA DI MARCO DI ANDREA, CONSIGLIERE COMUNALE DE LA DESTRA A MONTEROTONDO “La sinistra ha serrato i ranghi. Noi invece...” CARO DIRETTORE, la disfatta romana è più che mai indicativa non di un malcontento erga omnes, bensì di un malcontento del solo elettorato di centro-destra. Un elettorato – a mio parere – infastidito dai continui appelli al voto per salvaguardare riferimenti valoriali (Dio, Patria e Famiglia) evidentemente caduti in secondo se non in terzo piano. Ho sentito Alemanno, che Tu, a buon titolo, hai definito combattente, dal palco del Colosseo e di P.zza Risorgimento invitare la gente a votarci per scongiurare l’avvento di Marino Ignazio perché portatore degli antivalori e quale è stato il risultato? La sinistra peggiore d’Europa ha serrato i ranghi ed è andata a votare e la destra riformatrice dell’Europa se n’è fregata! Finché non si comprenderanno le ragioni che muovono o paralizzano il nostro elettorato non vi sarà risalita. Le migliaia di partite iva che nella Capitale rappresentano il mondo del commercio, dell’artigianato, dell’impresa, delle libere professioni e del terziario in genere, non possono più permettersi il lusso di concentrarsi, ad esempio, sulla sacralità della vita, quando la loro vita terrena è giornalmente martoriata, ad esempio, dal traffico romano davvero non più sopportabile. Due ore per raggiungere un quartiere differente, ore per raggiungere il posto di lavoro, l’ufficio pubblico, la scuola e il pronto soccorso. Forse Alemanno avrebbe fatto meglio a concentrarsi su pochi problemi avviandoli a risoluzione. Sul traffico ad esempio avrebbe potuto proporre una riforma a costo zero agendo sui tempi della Città e, dunque, diversificare gli orari degli uffici, di alcune scuole, dei mercati, etc.. Ogni amministratore tuttavia ha timore di mutare coattivamente le abitudini di una categoria perché pensa di perderne i consensi utili per il secondo mandato. Ma ad abitudine subentra altra abitudine e quand’anche quella categoria avrà a lamentarsene si ricrederà quando non dovrà più spendere quattro ore delle sue 24 quotidiane immersa nel traffico e nel benzene. È solo un esempio, forse anche banale, ma al di là degli addetti ai lavori, se il romano medio chiude gli occhi e pensa al perché ricordare Alemanno, cosa si risponderà? I più faziosi si risponderanno “parentopoli”? I grandi amministratori, quelli che lasciano il segno, sono quelli che in forza del mandato ricevuto incidono, contro preconcetti e presunzioni, sulla qualità di vita dei cittadini, intervenendo anche sulle piccole cose, sulla loro quotidianità, sulla forzata routine di ogni giorno, dando prova che le problematiche incancrenite di una grande metropoli si possono e si devono comunque risolvere. Ahimè, non è più tempo di valori ma è tempo di riempire le pance, perché nessun soldato combatte a pancia vuota, anche se incitato alla battaglia da Colonnelli quasi sempre a pancia piena. Ma, com’è noto, pancia piena non pensa a pancia vuota! In altre parole, caro Direttore, sarebbe bello che tutti fossimo concentrati sui massimi sistemi che governano il mondo e gli umani, dividendoci sui riferimenti valoriali che alternativamente caratterizzano ora un’epoca, ora l’altra, secondo l’insegnamento di Giambattista Vico. Sarebbe bello, ma credo, con non poco sconforto, che in questi giorni di crisi mondiale l’appello a quei valori è un lusso e un esercizio scolastico che non tutti possono concedersi. Fatti e non parole, pane e non brioches. Questo è il solo mandato che nei tempi attuali il popolo consegna alla politica; perché un popolo stanco non può concentrarsi sull’alternativa di morire di eutanasia o di morte naturale, quando giornalmente rischia di morire per fame o per disperazione. Non mi è mai piaciuto essere cinico, ma realista sì. Con affetto Marco Di Andrea 6 Mercoledì 12 giugno 2013 Esteri Riprendono le violenze al Gezi park. Pietre, molotov e fuochi d’artificio contro le forze dell’ordine Turchia, Erdogan: “Tolleranza zero” Poliziotti irrompono nel parco. I manifestanti danno vita ad una vera guerriglia. Il premier turco dichiara di aver esaurito la pazienza, accusando gli oppositori di complottare contro l’economia del Paese Q uando era in Marocco, Erdogan si era detto fiducioso sul fatto che le proteste di Gezi park, a Istanbul, sarebbero terminate entro la data del suo rientro. Previsioni sbagliate a quanto pare. Anzi, si è verificato esattamente l’opposto. Dopo un’iniziale tregua constatata nel giorno del suo ritorno, i manifestanti di occupy si sono nuovamente armati e partiti per una nuova ondata di violenze. Ma questa volta, il premier turco non è rimasto a guardare. Nonostante le prime parole di Erdogan suonassero quasi come distensive e comprensive verso i manifestanti, il primo ministro adesso cambia espressione. “Tolleranza zero” è la nuova parola d’ordine per porre fine a delle proteste che sono andate avanti anche troppo a lungo, secondo Ankara. Decine di poliziotti in tenuta anti-sommossa hanno fatto irruzione nel parco, ma non hanno fatto molto. Sono rimasti inspiegabilmente ai margini del campo di battaglia, senza intervenire. Poi si sono ritirati a Piazza Taskim, epicentro delle manifestazioni. Un gesto, quello delle forze dell’ordine, ancora incomprensibile. Forse l’intento era meramente intimidatorio. E’ la seconda volta che i poliziotti entrano al Gezi Park. La prima volta, è stato quando la manifestazione contro la costruzione di un centro commerciale e della moschea sono scadute nella violenza. L’unico intervento di ieri dei poliziotti ha riguardato la rimozione di alcuni striscioni e cartelli affissi sulle statue attorno al Gezi park. "Volevamo rimuovere i cartelli e le immagini sulla statua di Ataturk e sul Centro culturale omonimo. Nient'altro", ha detto il governatore Huseyin Avni Mutlu su Twitter. "Il Parco Gezi e Piazza Taksim non saranno toccati". Ma questo non è comunque piaciuto ai manifestanti. “Ogni posto è Taksim, ogni posto è resistenza” gridavano centinaia di giovani in lotta contro il governo. Come ormai accade da oltre una settimana, alle parole sono seguiti i fatti. Pietre, bombe molotov e fuochi d’artificio sono state le armi della nuova battaglia contro le forze dell’ordine, che a loro volta hanno risposto con il lancio di lacrimogeni, cariche e idranti. Erdogan ha provato a stemperare gli animi, dichiarando che gli alberi (presunto motivo della protesta) non saranno affatto abbattuti, bensì saranno trapiantati in un'altra zona”. Poi, dopo aver detto di voler seguire la linea della “tolleranza zero”, ha accusato i manifestanti di agire dietro una scusa qualunque per “mascherare delle azioni illegali”. “Si sta giocando una grande partita contro l'economia turca. Qualcuno vuole rallentare la nostra crescita economica. Chiedo ai manifestanti di fare attenzione a come vengono usati, mi rivolgo a loro come primo ministro: questi incidenti vengono sfruttati dalle lobby e dai media. Quelli che protestano in Piazza Taksim vengono usati da quanti cospirano contro l'economia turca" ha detto Erdogan. Una teoria al limite del complottismo, che però trova un qualche riscontro nella realtà. USA: L’EX AGENTE CIA CHE HA DATO IL VIA ALLO SCANDALO È SCOMPARSO DA HONG KONG Datagate, sparito lo spifferatore l responsabile del cosiddetto “datagate”, Edward Snowden, il quale solo pochi giorni fa aveva dichiarato di non volersi nascondere (rifugiandos, però, ad Hong Kong), è diventato introvabile. Secondo alcuni testimoni, lunedì ha lasciato l’hotel Mira, dove alloggiava. Lo stesso posto da cui ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano inglese “The Guardian”. Da allora non si hanno più sue notizie. Non si sa cosa nasconda questa sua improvvisa sparizione. C’è già chi pensa alla longa manus del governo statunitense, che ora vuole punire il responsabile dell’ennesimo scandalo. Chi, invece, pensa che abbia avuto paura e si sia nascosto lontano dagli occhi del pubblico. Altri ancora vor- I rebbero che Hong Kong abbia concesso l’estradizione al governo americano. Ancora non ci sono voci all’unisono sulla faccenda, e tutto rimane molto nell’ombra. L’unica cosa certa sembra essere che Ed abbia lasciato la sua bellissima fidanzata, Lindsay Mills, 28 anni, la quale, dalle pagine del suo blog, ha dichiarato di voler “restare in silenzio”. Nel frattempo, sono migliaia gli americani che hanno deciso di firmare una petizione affinchè il governo degli Stati Uniti perdoni l’ex agente Cia disobbediente. Per i promotori di questa iniziativa, Ed Snowden sarebbe un “eroe nazionale”. Ma se alcuni americani protestano, per altri non sussiste nemmeno il tanto decantato scandalo delle intercettazioni. Secondo un ultimo sondaggio, circa il 56% degli americani è d’accordo con le politiche governative su una così stretta sorveglianza, in nome della sicurezza. Al diavolo la privacy e la libertà, dunque, che in realtà dovrebbero essere “fondamento dello Stato democratico”. L’importante è che nessuno si azzardi a toccare il loro orticello. Ma l’inchiesta non finisce qui. Circa il 62% degli intervistati ritiene che la lotta al terrorismo sia una priorità inderogabile rispetto alla propria sfera privata. Solo il 34% sostiene il contrario. Come ultimo dato, appare che il 45% desidera un controllo più serrato dei movimenti internet di tutti i cittadini sul F.Ca. suolo americano. Contenzioso Tapie e Crèdit Lyonnais: in manette Stephan Richard Il capo della France Telecom è accusato di aver favorito l’imprenditore nell’arbitrato Christine Lagarde, da sempre vicinissima a Nicolas Sarkozy, per ora, è soltanto una “testimone assistita” nella vicenda ra è ufficiale. Stephan Richard è stato arrestato. Il capo della più grande società di telecomunicazioni francese, la France Telecom, era in stato di fermo da 48 ore, accusato di aver favorito Bernarde Tapie nella vicenda AdidasCrèdit Lyonnais (nel frattempo fallita), facendogli ottenere un risarcimento di ben 403 milioni di euro. E nessuno , all’epoca, osò intervenire. Una cifra record quella sborsata dallo Stato francese che adesso ha deciso di costituirsi parte civile. Più nello specifico, Richard, capo di gabinetto di Christine Lagarde quando l’attuale Direttrice del Fondo O Monetario guidava il ministero dell'Economia e delle Finanze, è stato arrestato all'interno della mega-indagine, partita dalla vendita nel 1993 delle azioni Adidas dell'uomo d'affari Bernard Tapie, vicino all'ex presidente Nicolas Sarkozy. Quest’ultimo non è ancora indagato, anche se il suo coinvolgimento e una sua spinta decisiva per l’arbitrato milionario, è più di un sospetto. Così come Christine Lagarde, che per ora è soltanto una “ testimone assistita”. Sempre meglio che indagata, senza dubbio. Secondo la tesi dell'accusa, il procedimento sarebbe stato manipolato a favore di Tapie, come ricompensa per aver dato sostegno a Nicolas Sarkozy alle presidenziali del 2007. Quel che proprio non torna agli inquirenti (e neanche allo Stato), è come sia stato possibile che Lagarde e Richard abbiano deciso di ricorrere ad un arbitrato (privato) per risolvere il contenzioso. E gli elementi che non fanno altro che aumentare i sospetti ci sono. Ad esempio un libro di Pierre Estoup (uno dei tre arbitri che ha risolto il contenzioso) con tanto di dedica di Tapie: “per il presidente Estoup, a testimonianza della mia infinita riconoscenza”. Una dedica che risale al 1998, mentre l’imprenditore aveva dichiarato agli inquirenti di non conoscere l’uomo… Adesso però, a pagare per tutti, potrebbe essere soltanto il capo di France Telecom, Stephane Richard. È chiaramente una truffa ai danni dello Stato”, ha dichiarato la deputata Marine Le Pen. Mentre il ministro dell’Istruzione, Francois Bayrou è convinto del coinvolgimento di Sarkozy sostenendo che “tutto si è giocato ai più alti vertici dello Stato”. Intanto le azioni di France Telecom scambiate nella borsa di Parigi sono bruscamente crollate. Paolo Signorelli Da quando è iniziata la protesta anti-governativa, la Borsa turca è andata in picchiata e, come se non bastasse, Ankara rischia di vedersi tagliare il rating da Fitch e di perdere una buona parte degli investitori internazionali. E questo comporterebbe una perdita per miliardi di lire. Insomma, in un colpo solo l’opposizione sembra che stia veramente riuscendo a bloccare la forte ripresa economica del Paese, di cui tanto si sono vantati i parlamentari dell’Akp. In altre parole, i membri del Chp potrebbero avere l’occasione per dare battaglia al governo anche sotto il punto di vista dell’economia della Nazione. Erdogan ha, poi, invitato tutti i facinorosi e gli oppositori a “ritirarsi”. “Gezi park è un parco, non una zona di occupazione” ha concluso duro il premier turco. Intanto, montano le proteste riguardo ad alcune voci, secondo cui la polizia avrebbe cominciato ad arrestare gli avvocati degli arrestati. Le violenze, che durano da oltre una settimana, hanno fin’ora provocato quattro morti e 5mila feriti. Tre dei deceduti erano manifestanti, mentre uno era un poliziotto. Federico Campoli La decisione fa parte del piano di tagli imposto dalla troika Grecia, chiude la tv di Stato: 2500 licenziati onostante un silenzio assordante da parte dei media, la Grecia continua a navigare verso lo sprofondo. L’ultima desolante novità riguarda la prossima chiusura della televisione e della radio pubblica, la Ert. Lo annuncia il portavoce del governo, Simos Kedikoglou. Naturalmente, la cessazione delle attività comporterà il licenziamento immediato di tutti i 2500 dipendenti. Esplode la protesta. La decisione sarà operativa a partire da martedì sera. Ma i lavoratori del settore hanno dichiarato che si rifiuteranno di finire in mezzo ad una strada e continueranno a lavorare. Forte l’opposizione alla decisione anche dei sindacati e del partito di centrosinistra Pasok, che giudica l’atto come “unilaterale da parte del governo”. Ma l’esecutivo è forte dell’articolo 139, che conferisce al ministro di disporre la chiusura di una qualsiasi organizzazione di sua competenza. In ogni caso, la scelta l’avrà pure presa il titolare del Dicastero delle Comunicazioni, ma sanno tutti benissimo chi è che ha voluto tutto questo. La risposta è semplice: la troika. Il suo piano di privatizzazioni ha, infatti, imposto questa manovra. Kedikoglou si giustifica, però, dicendo che la chiusura è dettata dagli sprechi dovuti alla tassazione imposta ai cittadini, che come dice il ministro sono gli unici a rimetterci. Sono circa 300milioni gli euro annui in entrata alla Ert. In ogni caso, Kedikoglou assicura che quanto stabilito ha un carattere temporaneo e che la tv di Stato verrà riattivata non appena verrà messo in programma un servizio più moderno. In pratica, quando qualcuno se la comprerà. Intanto, altre 2500 persone, nella Grecia del record della disoccupazione, sono a spasso per colpa delle privatizF.Ca. zazioni imposte dalla troika. N 7 Mercoledì 12 giugno 2013 Italia DA ROMA All’ombra di Bettini si gioca già al toto-assessori Da Onorato, delfino di Casini alla Azuni, pasionaria di Sel, affollatissima la lista dei “papabili” per la nuova giunta capitolina I Ignazio Marino alle prese con il nodo delle nomine: su di lui incombe l’ingombrante figura dell’uomo forte del Pd di Roma, considerato il vero vincitore della tornata elettorale di Ugo Cataluddi l nuovo sindaco di Roma Ignazio Marino farà meglio a farsi passare l’euforia, ad archiviare le pacche sulle spalle e a mettersi subito al lavoro, nel più breve tempo possibile. C’è una città da amministrare e la città in questione è delle più difficili e non ammette sconti. Ne sa qualcosa Gianni Alemanno che nonostante la buona volontà, ha pagato a caro prezzo alcuni peccati di ingenuità e qualche promessa non mantenuta. Il “professore” dovrà quindi comunicare ai (pochi) cittadini che l’hanno votato, a quelli che tutto speravano, tranne che di ritrovarselo come sindaco e all’opposizione guidata dal sindaco uscente che non gli farà mancare il fiato sul collo, quali saranno le prime misure che intenderà adottare, quali le priorità e soprattutto, quale sarà la sua squadra di governo. Sperando che non prenda esempio dal “compagno” Zingaretti che, alla faccia di trasparenza e contenimento dei costi, ha nominato una giunta di tutti assessori esterni. Eppure il sentore che potrebbe andare esattamente in questo modo, pare esserci tutto. Tanti sono i nomi che stanno passando al vaglio della stampa, alcuni fantasiosi, altri si spera pure. Come ad esempio quello di Stefano Rodotà, uscito ormai in maniera definitiva dall’anonimato grazie alle presidenziali che tanto prestigio gli hanno conferito. Ebbene secondo alcuni, il sindaco che lo avrebbe voluto insieme ai grillini e pochi altri, al Quirinale, starebbe provando a consegnargli un incarico di prestigio. Non è dato sapere se un assessorato o il classico ruolo d’immagine che garantirebbe all’ex prediletto di Grillo, un ulteriore stipendio da aggiungersi alle svariate pensioni che già percepisce. Più verosimili gli altri nomi che ormai affollano il “toto – assessori”. Si parla dell’ex presidente della Camera di Commercio Andrea Mondello, di Roberto Tricarico, capostaff della campagna elettorale, nonché ex assessore del Comune di Torino, dell’architetto Giovanni Caudo e addirittura dell’ex assessore alla cul- tura della giunta Alemanno Umberto Croppi, ormai vera e propria banderuola della politica capitolina. Inoltre c’è da considerare gli eletti nelle varie liste composte anche e soprattutto da consiglieri uscenti e riconfermati che reclamano un posto. Tra questi la Sel Maria Gemma Azuni che spera nell’assessorato alle Politiche Sociali e che potrebbe “accontentarsi” di presiedere l’assemblea capitolina. In cerca di gloria anche Fabrizio Panecaldo, Mirko Coratti e addirittura l’ex Udc e delfino di Casini, Alessandro Onorato, che passato nelle fila di Marchini, in vista di un probabile accordo tra quest’ultimo e Marino, potrebbe aggiudicarsi anch’egli un posto di rilievo. Più difficile un posto in giunta per il dalemiano Marroni, non adorato dai bettiniani. L’ex capogruppo Pd in Aula Giulio Cesare, inoltre, ricoprirebbe il doppio incarico vista la sua elezione alla Camera dei deputati. Da definire anche i vertici delle municipalizzate: Acea, Camera di Commercio, Risorse per Roma, Zetema e Eur Spa (di cui fu Ad Riccardo Mancini) aspettano qualche movimento del neo sindaco il quale sta “visionando migliaia di curricula”. I tempi saranno quindi lunghi. Secondo il registro era morto Andrea Vianello “risorge” al seggio ndrea Vianello poteva far mancare il suo voto (presumibilmente a Marino). Il direttore di Rai3,quando si è recato al suo seggio, ha infatti scoperto che secondo i documenti in possesso del presidente non poteva esercitare il suo diritto-dovere democratico in quanto passato a miglior vita. «Sono arrivato per votare -racconta lo stesso Vianello all'Adnkronosho consegnato la tessera elettorale e il documento d'identità alla scrutatrice e ho notato che era piuttosto perplessa. Sugli elenchi elettorali il mio nome infatti era barrato e c'era scritto 'dec'. Non potevo votare perchè risultavo deceduto. Considerato che ho votato al primo turno, sarei morto negli ultimi quindici giorni. Ma io ero lì, vivo e vegeto, A Infine, il nuovo primo cittadino dovrà anche dare delle risposte riguardo i progetti, discutibili o meno, ma comunque avviati da Alemanno che avrebbero portato sviluppo, crescita economica e migliaia di posti di lavoro, vedi riqualificazione Tor Bella Monaca, secondo Polo Turistico, Waterfront nel pieno di una situazione kafkiana». Il presidente di seggio, pur imbarazzato, lo ha comunque ammesso al voto. «Il presidente prima mi ha detto che non avrebbe potuto farmi votare, visto che risultavo morto. Poi, dal momento che ero vivo, con tessera elettorale e documenti validi, mi ha fatto votare ugualmente. Oggi cercherò di capire come sono andate le cose. Intanto scherza- sono andato in banca e ho ancora accesso al conto, quindi per la mia banca sono vivo. Giocherò il 48, che nella smorfia napoletana è il morto che cammina. Una situazione bizzarra, spero -conclude ridendo- che non sia una premonizione, ma un augurio di lunga vita». R.V. di Ostia e perché no le Olimpiadi nella capitale nel 2024, dopo il fallimento Roma 2020. Queste ed altre risposte ci si aspetta da Marino, senza contare i soliti temi, sicurezza, rom e rifiuti, dai quali si è defilato in campagna elettorale ma si spera non lo faccia da oggi in poi. 8 Mercoledì 12 giugno 2013 Minacciato perché non ruba: succede al campo nomadi Un romeno di 40 anni vittima di violenza: denuncia tutto Italia DA ROMA E DAL LAZIO Via da Roma L’assalto ai turisti Terrorizzava passeggere: in manette un bosniaco I “Devi svaligiare una tabaccheria”. Lui si ribella e finisce legato al copertone di un’auto per due ore: arrestati due fratelli campi nomadi si confermano per l’ennesima volta uno dei luoghi dove il crimine viene progettato. Tanto da arrivare al punto di minacciare chi, nella sfera d’influenza di questi centri, si ribella all’unico orizzonte possibile: quello di commettere reati. Con questa incredibile imputazione sono stati arrestati la notte di lunedì dalla Squadra Mobile di Roma Renato e Daniele Hadzovic, rispettivamente di 32 e 24 anni. Entrambi pregiudicati per reati contro il patrimonio, dovranno rispondere di violenza e minaccia al fine di costringere la vittima a commettere un reato. E' stata proprio la vittima, un cittadino 40enne cittadino rumeno, a denunciare nel pomeriggio di lunedì negli uffici del Commissariato Spinaceto che due persone lo avevano contattato nei giorni scorsi per fargli compiere un furto o una rapina. Lui si è invece rifiutato. Per questo motivo la sera precedente i due lo avevano portato via di forza dalla sua abitazione e, dopo averlo minacciato puntandogli un cacciavite alla gola, lo avevano trasportato nei pressi di un campo nomadi della Capitale. Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 errorizzava i passeggeri di un treno, prediligendo come vittime passeggere appena discese dall’aereo, cariche di bagagli. Sottraeva loro le valigie, in qualche caso trascinandole fin sui binari con ancora attaccate le legittime proprietarie, e spariva nei meandri delle stazioni. Un altro abile costruttore della attuale fama mondiale di Roma, uno dei tanti operai che lavorano ogni giorno affinché l’ultima industria cui aggrapparsi in Italia, quella turistica, possa essere abbattuta nonostante le bellezze della Città Eterna. La sua carriera pare tuttavia essersi finalmente interrotta: è stato fermato dalla Polizia Ferroviaria di Roma. Si tratta di un cittadino bosniaco, responsabile di furti e rapine sui treni della linea FiumicinoFara Sabina. E' stato ripreso dalle telecamere del circuito di sorveglianza interna della stazione e da quelle nella Sala Operativa del Compartimento Polfer. La visione dei filmati ha permesso di riconoscere e fermare l’uomo mentre si trovava all'interno della stazione pronto a commettere altre rapine. Sono in corso ulteriori indagini per risalire all’identità degli eventuali complici che hanno affiancato il malvivente in altre circostanze. G.L. T Lì dopo averlo malmenato, lo hanno legato con una catena all'altezza dell'addome su una ruota di un'autovettura parcheggiata, liberandolo solo dopo oltre due ore, per obbligarlo a rubare in una tabaccheria di Tor San Lorenzo, vicino Roma. Inoltre i due hanno minacciato i familiari della vittima di ritorsioni nel caso in cui non avesse aderito alle loro richieste. Pertanto nella serata gli investigatori hanno predisposto un servizio di osservazione nei pressi dell'abitazione del denunciante. Poco dopo i malviventi, giunti sul posto per prelevarlo, sono stati bloccati appena prima di andare a perpetrare il furto programmato. I successivi accertamenti hanno consentito di Tor Vergata Sanità Romeno preso con una tonnellata di rame rubato Nuovo sequestro da 19 milioni di euro per Lady Asl e consorte ncora furti di rame e ancora una volta commessa dai soliti noti. l Carabinieri della Stazione Roma Tor Vergata, con la collaborazione dei Carabinieri dell’4° Battaglione Veneto, la scorsa notte hanno arrestato un 29enne romeno che aveva appena rubato quattro bobine di cavi telefonici in rame per il peso complessivo di circa 1.000 chili. Il malfattore, dopo essersi appostato nei pressi di un deposito nel quartiere universitario della Capitale con un furgone che era stato rubato la stessa notte in una via adiacente, ha forzato la recinzione esterna e con un complice ha iniziato a caricare il prezioso “oro rosso”. Un Carabiniere della zona, libero dal servizio, si è accorto del movimento furtivo dei malviventi ed ha subito dato l’allarme. Sul posto sono giunti i rinforzi e, alla vista delle divise, i ladri hanno tentato la fuga dividendosi ma dopo un breve inseguimento i militari sono riusciti a fermare il furgone rubato, recuperando la preziosa refurtiva che è stata totalmente restituita all’avente diritto. Il 29enne è stato bloccato ed arrestato con l’accusa di ricettazione, furto aggravato e resistenza a Pubblico Ufficiale in concorso mentre il complice è tuttora ricercato. Sono in corso le indagini dei Carabinieri di Frascati per individuare ulteriori soggetti dediti a questa particolare tipologia di furti. S sequestrare arnesi atti allo scasso trovati nella loro disponibilità. Ulteriore, agghiacciante particolare: Daniele Hadzovic, in quel momento doveva trovarsi a Giugliano in provincia di Napoli, in quanto sottoposto ad arresti domiciliari: così è stato arrestato anche per il reato di evasione. Gustavo Lidis Fax 06 94802087 email: [email protected] Francesco Storace Direttore responsabile Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) 06 94546475 A equestrato il tesoro da oltre 19 milioni di euro a Anna Iannuzzi, nota alle cronache come 'Lady Asl' e a suo marito. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro anticipato dei beni emesso dal tribunale della Capitale - sezione misure di prevenzione, nei confronti dei coniugi Andrea Cappelli e Anna Iannuzzi. Il provvedimento è stato emesso su richiesta della Procura della Repubblica di Roma. In base al decreto - si spiega - i due sono stati ritenuti socialmente pericolosi, poiché stabilmente dediti ad attività delittuose sin dal 1997 ed è stata rilevata una netta sproporzione tra il patrimonio da loro accumulato negli ultimi anni e il reddito dichiarato al fisco. Lady Asl ed il marito Andrea Cappelli sono stati al centro dell'indagine sulla sanità nel Lazio, sviluppata da Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri e dai carabinieri di via in Selci negli anni 2005-2009 che fece emergere, fra l'altro, l'esistenza di un rodato sistema corruttivo che vedeva coinvolti anche funzionari pubblici delle Asl capitoline. Secondo diversi processi, un fiume di denaro fu dato a società fantasma riconducibili alla signora Iannuzzi ed al marito. Grazie alle indagini di Procura e carabinieri già all'epoca furono sequestrati e restituiti al Servizio sanitario regionale, quasi 40 milioni di euro indebitamente percepiti. Studente statunitense cade e muore, “pub crawling” di nuovo sotto accusa Un’altra vita finisce sul lungotevere N on è la prima volta che accade. E per la verità, spesso sul banco degli imputati di queste disgrazie c’è un po’ di incoscienza mescolata con alcol in un cocktail esplosivo. Fatto sta che Roma ieri si è ritrovata di nuovo davanti alla tragedia di una giovane vita che si è andata a spezzare sul lungotevere. Vittima questa volta uno studente americano: il ragazzo è scivolato da una banchina del fiume, nella notte tra lunedì e martedì, dopo aver trascorso una serata con degli amici tra Campo de’ Fiori e Trastevere. Secondo una prima ricostruzione, il giovane, probabilmente in stato d’ebbrezza, si sarebbe arrampicato sul parapetto del Lungotevere dei Tebaldi, nei pressi di Ponte Sisto a Roma, e avrebbe iniziato a camminare imitando un equilibrista. Tuttavia, non riuscendo a rimanere in piedi, è precipitato sulla banchina del Tevere ed è morto sul colpo spezzan- dosi l’osso del collo. Il fatto si è peraltro consumato sotto gli occhi dei molti passanti della zona che hanno raccontato alla polizia di aver visto un uomo camminare e saltare sul parapetto del fiume e poi perdere l’equilibrio e cadere giù. Al momento dell’incidente, Andrew Cate Carr, questo il suo nome, era insieme a due compagne dell’università John Cabot che frequentava nella Capitale e con due connazionali, tutti in stato di shock dopo aver assistito, impotenti, all’accaduto. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Trevi e del reparto Volanti, oltre alla scientifica. L’episodio, secondo le prime indagini condotte dalle forze dell’ordine, potrebbe essere legato al ‘pub crawling’, tour alcolico per stranieri che prevede la sosta in diversi locali del centro nella stessa serata. Valter Brogino 9 Mercoledì 12 giugno 2013 Per il Sindaco Pisapia il cono diventa amaro Nonostante le promesse, arrivano le prime sanzioni ai gelatai Un problema in più per una città ormai ostaggio dell’immigrazione entre Milano continua a fare i conti con il problema ‘sicurezza’ Pisapia continua a pensare al ‘cono’… facendo però una serie di scivoloni. Il Sindaco del capoluogo lombardo infatti è stato investito da un’ondata di polemiche in seguito ad un regolamento in cui vietava il gelato dopo mezzanotte. Poi il primo cittadino ha fatto retrofront, assicurando di amare il gelato “alla follia”, accollando tutta la bagarre ad un probabile “errore di interpretazione, di scrittura di una delibera che abbiamo già rivisitato e rivisto”. Peccato che intanto fioccano le prime multe: alcune anche piuttosto salate, come testimonia il vicepresidente dell’Epam, Alfredo Zini, che M mostra una multa da ben 450,00 euro comminata a un gelataio del Ticinese venerdì notte: “Vogliamo vedere la nuova ordinanza – ha tuonato Zini – e non ci dicano che quella vecchia non è mai entrata in vigore”. E mentre commercianti e cittadini non hanno comunque perso tempo, partecipando ad un folkloristico flashmob, in consiglio comunale è ancora aperta la guerra alle ‘coppette’. Come se Milano non avesse nient’altro a cui pensare tra problemi su sicurezza, militari, furti e rom: si sa, la priorità era la questione ‘gelato sì – gelato no’, tanto per far imbe- MILANO - DRAMMA DELLA DISPERAZIONE Guardia giurata rapina la “sua” banca a fatto irruzione in banca col volto coperto e armato di una pistola con cui ha minacciato il cassiere, facendosi consegnare 5000 euro, prima di fuggire a tutta velocità a bordo della sua auto. Peccato però che due testimoni siano riusciti a prendere il numero di targa della vettura, grazie alla quale i carabinieri sono riusciti a risalire all'uomo. E la sorpresa è stata davvero grande quando i militari hanno scoperto come il rapinatore improvvisato fosse in realtà la guardia giurata 57enne che generalmente prestava servizio proprio presso la filiale di quella banca. Una guardia giurata davvero poco fedele quindi, che ha rapinato l'istituto di credito che avrebbe dovuto proteggere, e che lo pagava proprio perché contrastasse, in teoria, eventuali rapine. L'uomo è stato così arrestato a Nerviano, in provincia di Milano, dopo che in casa sua i carabinieri hanno trovato anche i contanti e l'arma. H BOLZANO - L’INTERVENTO DI MINNITI (LA DESTRA) “In Provincia per le consulenze esterne si sprecano 10 milioni” Continuano le spese pazze per le consulenze esterne della Provincia Autonoma di Bolzano; anche se calate del 12% i collaboratori esterni chiamati dall’Amministrazione provinciale sono costati alla comunità quasi 10 milioni di euro. Non c’è stato insomma il taglio del 20% come promesso nel maggio di un anno fa, e purtroppo dobbiamo ancora parlare di consulenze d’oro”. È la denuncia del Consigliere provinciale de La Destra Mauro Minniti sulla base della risposta ad una sua interrogazione (n.3452/13). “Presso alcuni assessorati peraltro - fa notare ancora Minniti - i costi di queste collaborazioni esterne sono addirittura lievitati, come nell’intendenza scolastica tedesca, nell’edilizia o nella formazione professionale tedesca. Ma quello che balza agli occhi è l’aumento del 799% dei costi per il turismo, saliti dai 3.800 euro del 2011 ai 35 mila circa dello scorso anno!”. Lecito il dubbio dell’esponente de “la Destra” sui beneficiari di queste consulenze e sulle modalità con cui le medesime vengono assegnate. “Mi auguro che tutto avvenga alla luce del sole, con una trasparenza necessaria che passi attraverso anche apposite gare di appalto. Ma è ovvio che siamo ancora a costi inaccettabili per la Comunità altoatesina”. In una nuova interrogazione, ora Minniti chiede ulteriori chiarimenti sulla questione. “ stialire una categoria in più (quella dei gelatai, appunto). Ma se la pace dolciaria dovrebbe essere di ritorno imminente per le lunghe serate dell’estate milanese, poiché la linea indicata da Palazzo Marino sarebbe quella di ripristinare la precedente normativa (che, nelle zone hot della movida meneghine Ticinese, Navigli, corso Como, Arco della Pace, permetteva la vendita dei prodotti d’asporto anche dopo la mezzanotte) ciò non si può dire per le altre tematiche. Uno per tutti: quello dell’immigrazione: i cittadini continuano a chiedere più sicurezza in seguito agli episodi violenti degli ultimi mesi commessi quasi sempre da stranieri. Ma Pisapia sembra essere sordo a queste richieste, e pure un po’ cieco. Infatti il Sindaco pare non vedere i “villaggi” che spuntano sulla riva del Lambro. Lì ci saranno una ventina di accampati e nessuno li ha mai censiti. Forse qualcuno s'è arenato qui dopo aver vagabondato per un anno, dopo lo sgombero della baraccopoli di via Gatto. “Ci sono i bambini, il Comune faccia qualcosa”, è la richiesta pietosa che viene dal quartiere. Un insediamento è in fondo a via Padova, tra la rotatoria e il residence Cascina Gobba. Il campo gemello, nella foto, nei paraggi della tangenziale Est. Barbara Fruch Italia DAL NORD SAVONA – LA CRISI UCCIDE ANCORA Sfrattato, 32enne disoccupato si suicida L’uomo viveva con la madre pensionata e il fratello invalido: inutili i soccorsi isoccupato da tempo è stato raggiunto ieri mattina da un ordinanza di sfratto: avrebbe dovuto lasciare quella casa, che condivideva con la madre ed il fratello invalido, entro due giorni. Per questo ha deciso di farla finita. L’uomo, G. T. le sue iniziali, originario di Uscio (Genova), si è ucciso gettandosi dalla finestra di quell’abitazione al terzo piano di un palazzo di via Pighini a Cairo Montenotte, nel Savonese. Il corpo è finito in un’aiuola sottostante. I soccorritori del 118 e della Croce bianca di Cairo hanno provato inutilmente a rianimarlo. Era stato allertato anche l’elicottero dei vigili del fuoco. L’ennesima tragedia dettata dalla crisi economica: l’uomo, disoccupato da tempo, viveva con la madre pensionata e il fratello, che riceveva l'assegno per la sua infermità. I sussidi non bastavano a far fronte alle esigenze della famiglia e le istituzioni, invece di dare una mano, hanno pensato bene di mandare uno D sfratto esecutivo. Dal canto suo il comune si difende: la famiglia si era rivolta ai servizi sociali per ottenere assistenza, ma senza risultato in quanto non residente nel Comune di Cairo Montenotte (risulta infatti residente a Uscio). Così i tre avrebbero dovuto lasciare l’abitazione proprio domani, giovedì 13 giugno. “È una tragedia - ha detto il sindaco Fulvio Briano – L’uomo e la famiglia avevano mantenuto la residenza nel Genovese e per questo motivo il Comune aveva le mani legate perché noi possiamo aiutare solo i residenti. La situazione è davvero difficile anche per i cairesi. È un’emergenza sociale senza fine. Proprio questa settimana sono in corso le procedure di sfratto per altre due famiglie che hanno bambini piccoli”. Il Comune dunque non poteva far nulla? Allora tutti gli stranieri che vengono aiutati sono residenti? Sarà, fatto sta che, per una scusa o per l’altra, gli italiani continuano a morire. B.F. 10 Mercoledì 12 giugno 2013 Puglia Abruzzo Il flop Il top Italia DAL CENTRO E DAL SUD All’Arpa in pochi: ma sono ‘sanguisughe’ Chiodi e il suo “miracolo”: risanata la crisi in Regione Mentre l’agenzia è sottodimensionata, si conta un dirigente ogni 7 dipendenti Sanità in attivo e disoccupazione in calo sono due vittorie portate a casa dal Governatore in un ente che risultava uno dei più indebitati d’Italia ochi ma “buoni”, per lo meno a giudicare le posizioni gerarchiche in ci si sono piazzati. Stiamo parlando dei tecnici dell’Arpa in Puglia. “Siamo l’agenzia più sottodimensionata d’Italia”, dice il professor Giorgio Assennato, direttore generale dell’Ente. E fin qui non si può fare a meno di dargli ragione: sulla carta dovrebbe avere 830 persone, nei fatti ne ha appena 343. Ma tra queste, ben 53 sono dirigenti. Uno ogni 7 dipendenti: un vero e proprio record. Si pensi che il Comune di Bari, ad esempio, di dirigenti ne ha 43 a fronte però di 1.800 dipendenti. A livello nazionale nella pubblica amministrazione (sanità compresa) il rapporto medio è di uno ogni 30, e nonostante il Dl 78/2010 abbia fissato un rapporto di 1 a 50, fino a due governi fa veniva considerato “ottimale” un rapporto medio di 1 a 40. Nella Regione Puglia, il rapporto è di 1 a 16. Ma non è difficile trovare amministrazioni locali (o enti pubblici) dove il rapporto dirigenti/ personale è a cifra singola. È quanto è emerso da un indagine riportata su ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’, Abruzzo e la crisi risanata. Conti in ordine e sanità in attivo. Lo aveva annunciato Gianni Chiodi, il governatore della Regione Abruzzo, che ce l’avrebbe fatta. E così è stato. Promessa mantenuta, dunque. Ha lavorato in silenzio l’ex sindaco di Teramo, e, senza grossi proclami ha risanato una situazione che sembrava destinata solo a peggiorare. E soprattutto in una piccola Regione tra le più indebitate d’Italia come quella abruzzese. Da dove è partito il piano del “Pidiellino”? Innanzitutto dal risanamento del sistema sanitario (con le Asl in pareggio dal 2011) riuscendo a portare, in pochi anni, l’Abruzzo tra le prime cinque regioni con i conti sanitari in attivo. Attraverso un percorso studiato, ha fatto tornare i conti in equilibrio, riducendo di un terzo i costi della macchina amministrativa e tagliando consulenze e spese inutili. E, ovviamente, non accendendo alcun nuovo mutuo. Un lavoro ineccepibile che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di “governatore silenzioso”. E ancora, secondo l’Istat il numero di disoccupati è diminuito Le falle nel personale dell’Ente P al quotidiano locale risponde proprio il direttore dell’Arpa Assennato difendendosi: “Ma noi - dice - andiamo paragonati ad una Asl, non alle pubbliche amministrazione. Applichiamo il contratto della sanità ed è dalla sanità che proviene la maggioranza dei nostri dirigenti, mentre tutte le nuove assunzioni si concentrano nel comparto”. Fatto sta che a fronte di un bilancio da 29 milioni, alimentato in buona parte dai trasferimenti regionali, il personale ne assorbe ben 16, comprendendo pure oltre ai dirigenti anche le 9 posizioni organizzative concordate con i sindacati. Stipendi di tutto rispetto, dunque: tolti i direttori apicali, in 5 superano i 100mila euro lordi di stipendio l’anno. D’altronde, l’organizzazione dell’Arpa ricalca quella della sanità (dove i medici sono tutti dirigenti e dove si ragiona in termini di unità operative), quindi molte funzioni sono assimilabili a quelle di primario con il relativo trattamento economico. Anche a costo di avere “reparti” in cui il “primario” risulta essere dirigente di se stesso. Carlotta Bravo C’ dell’8% nell’ultimo anno (da 73 mila a 65 mila). Risultati, questi ottenuti, che sono il frutto anche di una squadra che sa come lavorare e che difficilmente scende a compromessi “Se voglio essere credibile, non posso essere condizionabile”, ha dichiarato Chiodi. “Io devo rendere conto agli abruzzesi e non ai partiti”. Sicuramente una determina- zione e una sicurezza che provengono da uno stretto rapporto di amicizia instaurato con Silvio Berlusconi. “L’ho conosciuto a ridosso delle Regionali quando decisi di dimettermi da sindaco di Teramo e di propormi come candidato”. E il Cavaliere, alla ricerca di un uomo nuovo e brillante si fidò subito di lui. Una scelta che col tempo gli ha dato ragione. L’Abruzzo con il suo condottiero Chiodi , è stata anche la prima regione d’Italia a eliminare il vitalizio e i compensi dei consiglieri regionali ed anche il numero, da 45 a 31. Una riforma, quest’ultima, che però è durata appena qualche mese. E se vogliamo trovare la nota stonata della gestione Chiodi è proprio questa. Il Consiglio regionale della prossima legislatura, infatti, non sarà più composto da 31 membri, ma da 37. E gli eletti che verranno chiamati in giunta dovranno lasciare il posto ai primi non eletti della loro circoscrizione. Un’operazione che costerà alle casse del Consiglio almeno 640mila euro l’anno, soldi che la maggioranza intende ricavare operando tagli dal bilancio del Consiglio (ma non dagli stipendi) che è di circa 30 milioni l’anno. Ma il governatore silenzioso ha assicurato che nonostante l’aumento dei consiglieri (necessario secondo lui), “ la spesa per retribuirli non comporterà aggravio per le casse regionali perché gli stipendi di 31 basteranno per pagarne 37”. Parola di Gianni Chiodi. Paolo Signorelli Caserta Gravina - In manette anche il padre di Ciccio e Tore, i fratellini scomparsi Sicilia - Parla il Presidente dell’Antimafia Rissa con machete: arrestato marocchino Contrabbando di carburante: arrestate settantatré persone Musumeci: “Chiedo garanzie sui rappresentati di lista” S T a utilizzato un machete durante una rissa continuandolo a inveire anche verso i poliziotti dopo che è stato fermato. Protagonista un immigrato di origine marocchina di 31 anni, Mouhamed Houssam, intercettato lunedì sera dagli agenti della Squadra Volante della Questura di Caserta mentre litigava violentemente con altre due persone all’esterno della stazione ferroviaria del capoluogo campano. Il marocchino non è riuscito a dileguarsi ma è stato bloccato nonostante impugnasse pericolosamente l’arma, disarmato e ammanettato per rissa aggravata, porto abusivo di arma da taglio e ingresso clandestino nel territorio dello Stato Italiano. I controlli della Squadra Volante della Questura di Caserta sono continuati nel corso della nottata alla ricerca degli altri due protagonisti della rissa, che però sono riusciti, per il momento, a far perdere le loro tracce. E purtroppo episodi come questi sono frequenti: un caso analogo si è verificato, sempre a Caserta, circa un mese fa nel centralissimo corso Trieste. H ottraevano dalla raffineria Eni di Taranto e rivendevano “in nero”, tramite distributori e depositi compiacenti, ingenti quantità di gasolio destinato alle navi. L’organizzazione delinquenziale finalizzata alla truffa e al contrabbando di prodotti petroliferi è stata scoperta e smantellata dai finanzieri del Comando Provinciale di Taranto, che hanno arrestato 73 persone. Gli investigatori hanno inoltre denunciato complessivamente 132 persone e sequestrato 28 autocisterne (per un valore di 7 milioni di euro). Come riportano i quotidiani locali tra le persone arrestate nel blitz c'è Filippo Pappalardi, il padre di Ciccio e Tore, i due fratellini di Gravina scomparsi il 5 giugno del 2006: i loro cadaveri furono trovati casualmente il 25 febbraio del 2008 quando un altro ragazzino cadde in una cisterna vicina e i soccorritori scoprirono i resti dei due fratelli. In manette inoltre molti titolari di ditte di autotrasporti e autotrasportatori, nonché Lorenzo De Fronzo, presidente della sezione Trasporti e logistica di Confindustria Bari, imprenditore nel settore spedizioni-logistica integrata trasporti e distribuzione prodotti petroliferi, amministratore e comproprietario della Sotrap e della Batras, aziende di trasporto per distribuzione carburanti a stazioni di servizio di società petrolifere. Coinvolti, in aggiunta, alcuni dirigenti, funzionari e dipendenti della raffineria Eni di Taranto, uno spedizioniere doganale, titolari di depositi e distributori stradali di carburanti, soci e dipendenti di aziende di trasporti di carburanti, autisti di autocisterne. Secondo l'accusa, parte del carburante destinato alle navi, soggetto a imposte più basse, veniva sottratto dagli autotrasportatori per rifornire le stazioni di servizio. I carichi di carburante per le navi invece venivano ‘allungati’ con materiale petrolifero di scarto e persino con acqua. Inoltre, gli indagati avrebbero manipolato in alcune circostanze le operazioni di pesa delle autocisterne aggiungendo o eliminando le zavorre. “L'organizzazione - hanno spiegato il colonello delle fiamme gialle Salvatore Paiano e il procuratore della Repubblica, Franco Sebastio - utilizzava anche il sistema di frode cosiddetto del 'cammellò, che permette di appropriarsi gran parte del prodotto nella fase dello svuotamento dell'autocisterna mediante manomissioni di valvole e tubazioni che consentono di deviare il flusso di scarico del combustibile verso altro scomparto della cisterna. I prodotti petroliferi ‘grezzi’ venivano consegnati ai legittimi destinatari dei trasporti in uscita dalla raffineria, i quali, ignari delle sostituzioni compiute, immettevano alla regolare vendita e quindi al consumo prodotti non raffinati, che in alcuni casi sono risultati miscelati anche con acqua”. Barbara Fruch utti i rappresentanti di lista dovranno sottoscrivere l'autocertificazione antimafia. È la proposta di Nello Musumeci, presidente della Commissione parlamentare Antimafia all'Ars, che interviene in seguito alle elezioni amministrative che si sono tenute in Sicilia domenica e lunedì scorsi. “Siamo sicuri che tutti i rappresentanti di lista presenti nei seggi elettorali abbiano i requisiti di moralità necessari a garantire libertà e pulizia nell'espressione del voto? – si chiede Musumeci – Lo dico in queste ore, nell'interesse di tutti i candidati e di ogni schieramento: durante il voto, solo i rappresentanti di lista possono entrare nei seggi ed è assurdo che tra questi ci siano anche personaggi ambigui e chiacchierati che si atteggiano a ‘bravi’ di manzoniana memoria”. Proprio per garantire ciò arriva la proposta del deputato. “Tra le primissime iniziative di cui discuteremo - precisa Musumeci - proporrò l'introduzione di una regola fortemente avvertita: tutti i rappresentanti di lista dovranno sottoscrivere l'autocertificazione antimafia e dovranno offrire le stesse caratteristiche di moralità richieste per i candidati. Queste ed altre proposte saranno il punto di partenza per l'attività della Commissione Antimafia che, nello spirito di coesione e coinvolgimento di tutti i gruppi parlamentari, inizierà a sviluppare le proprie iniziativa sul fronte della introduzione di norme restrittive per garantire trasparenza nel voto”. 11 Turismo Amatrice, principessa della Laga Mercoledì 12 giugno 2013 Arte, storia, cultura, gastronomia: vera goduria a 1000 metri di altitudine P Patria dei famosi “spaghetti” ma anche di personaggi noti come Nicola Filotesio e Padre Giovanni Minozzi di Emma Moriconi oco più di 2000 abitanti, eppure la conoscono tutti. Parliamo di Amatrice, il piccolo centro in provincia di Rieti, al confine tra Lazio e Abruzzo, patria dei famosissimi spaghetti all’amatriciana. Incorniciata dalla catena dei Monti della Laga, è meta turistica per Italiani e stranieri. 1000 metri di altitudine, il lago Scandarello, Corso Umberto I, la fontana da cui sgorga acqua di montagna, il campo della fiera, il campanile, le logge: pezzi di storia del nostro Paese che nel loro piccolo rendono accogliente la bella cittadina e le conferiscono una dimensione d’altri tempi. Amatrice è la città natale dell’artista Nicola Filotesio detto “Cola dell'Amatrice”, al quale è dedicato un monumento che fa bella mostra d sé nei giardini pubblici. Filotesio fu pittore, architetto e scultore e nacque a Filetta, una piccola località del territorio amatriciano, nota anche per una bella tradizione cristiana: fu lì che la piccola Chiara Valente, nel 1472, rinvenne il cammeo che poi è stato venerato come immagine sacra. Ancora oggi a maggio la popolazione si reca in pellegrinaggio nel Santuario di Maria Santissima di Filetta in ricordo di quel giorno. Amatrice è anche la città di Padre Giovanni Minozzi Servo di Dio: nacque a Preta, una delle numerose frazioni di Amatrice. Con Giovanni Semeria fondò l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia: la prima sede fu inaugurata proprio ad Amatrice e ospitò inizialmente dodici bambine orfane di guerra. Presto divennero centinaia le istituzioni in tutto il Mezzogiorno: scuole, asili, istituti professionali e superiori. Per Padre Minozzi nel 1999 si è aperto in Vaticano il processo canonico di beatificazione, conclusosi nel 2011. Dal ‘91 il territorio fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Le origini della città risalgono all’epoca preromana e nel periodo della dominazione del Regno di Napoli, gli Amatriciani si batterono come leoni contro il dominio angioino, con fasi di fortuna alterna. Oggi ad Amatrice fanno capo ben 69 frazioni. Numerose le chiese, prima tra tutte quella di San Francesco, di epoca trecentesca ma con particolari aggiunti in epoca rinascimentale. Accanto sorgeva la chiesa di Sant’Antonio, oggi sede del polo agroalimentare del Parco Nazionale. Nei pressi la chiesa di San Fortunato, oggi abitazione privata, vanta un bellissimo portale quattrocentesco. Nella zona nord est sorge la chiesa di S. Agostino, a fianco di Porta Carbonara. Altri punti di ritrovo culturale e storico sono il museo dedicato a Cola dell’Amatrice, ma anche i Santuari sparsi nel territorio: quello della Filetta, istoriato di affreschi votivi, e quello dell’Icona Passatora. Fiore all’occhiello delle tradizioni amatriciane il gruppo "MA – TRÙ, che ripropone musica, canti e balli storici tipici del luogo in forma inalterata, grazie alla continua consulenza di studiosi di musica e danza etnica. Gli strumenti usati sono la zampogna ad ancia semplice con due canne di canto e un grosso otre di pelle detta "ciaramelle", l’organetto a due bassi e il tamburello. Gli abiti indossati sono una fedele ricostruzione dei costumi sabini dipinti dal Pinelli intorno al 1820. TECNOLOGIA AD ALTA QUOTA Trail me up, la montagna è in 3D L Da Bologna l’innovativo servizio che permetterà passeggiate virtuali a portata di smartphone a tecnologia invade la montagna: tutto italiano l’ultima novità che promette di fare felici gli appassionati della scalata. Si chiama “Trail me up”, il software che permette di camminare virtualmente lungo i sentieri di trekking di parchi e località. Il funzionamento è simile a quello di Street View, ma stavolta con l’aggiunta di contenuti multimediali quali testi e video. Al momento però è possibile “visitare” in 3D lo Yosemite National Park e il villaggio etiope di Mursi, ma ben presto il progetto permetterà di mappare l’intera rete dei sentieri delle montagne italiane. Sfruttando potenti mezzi simili a quelli messi in campo da Google, questo nuovo servizio permette di viaggiare sui sentieri di trekking stando comodamente seduti davanti al pc. Il programma è stato sviluppato a partire dal 2011 da due amici di Bologna appassionati del settore, che volevano dare la possibilità a tutti di godere delle bellezze della montagna.Al momento sul sito ufficiale oltre alla mera visualizzazione e navigazione dei luoghi, è possibile conoscere al meglio ciò che si vede grazie ai contributi multimediali aggiuntivi (testi, immagini, video, com- menti audio). Nei prossimi mesi saranno inseriti nuovi parchi e località, ma il futuro del progetto ambizioso è quello di mappare e fotografare tutti i sentieri, dalle Alpi alla Sicilia. Tutto ciò sarebbe fatto con il contributo di volontari a cui verrà dato gratis uno zaino predisposto per gli scatti a 360 gradi con cui si crea lo street view. Già in corso il “reclutamento” che annovera adesioni giorno dopo giorno. F.Ce. La fama di Amatrice si è diffusa nel mondo grazie ad un piatto semplice e “povero”, ma estremamente gustoso: gli spaghetti all’amatriciana. Forniamo una ricetta di questa specialità locale con le informazioni dal sito www.comune.amatrice.rieti.it: “500 g di spaghetti, 125 g di guanciale di Amatrice, un cucchiaio di olio di oliva extravergine, un goccio di vino bianco secco, 6 o 7 pomodori San Marzano o 400 g di pomodori pelati, un pezzetto di peperoncino, 100 g di pecorino di Amatrice grattugiato, sale”. Ora che la nostra bandiera resiste al sole e soprattutto alla bufera Dalla conquista del K2 ai Lupi delle Vette: esperienze di sacrificio e ascesa hi non ha mai fatto scalate in montagna difficilmente può capire il senso profondo dell’alpinismo. “L’ascesa – scrive Federico Goglio nel suo libro Questo mondo non basta (Ed. Ritter 2012) – diventa un’esperienza dello spirito, non esclusivamente simbolica in quanto supportata da un estremo sforzo fisico oltre che da un particolare contesto ambientale”. Il corpo che va oltre i suoi limiti quindi, e così facendo porta con se l’anima e lo spirito. Di storie da raccontare sulla montagna ce ne sarebbero tantissime, di vario genere e spessore culturale, spirituale, sportivo e anche artistico. Libri, monumenti, imprese sportive ed atti di eroismo. Come la battaglia del Grappa (in cui l’esercito italiano sconfisse gli austriaci nella Prima guerra mondiale), la strenua difesa delle Alpi occidentali da parte delle divisioni della RSI, che si sacrificarono a guerra ormai già persa per tentare di respingere lo straniero dal suolo patrio. E ancora: le splendide canzoni che raccontano tradizioni e gesta degli Alpini, le spedizioni del gruppo Ardito Desio (intitolato al grande geologo italiano che ha fatto dello spirito di avventura e dell’esplorazione scientifica la sua ragione di vita). Oltre a questi citati vi sono tanti altri episodi, alcuni drammatici (numerose e in vari scenari sono state le morti in montagna) e altri ironicamente divertenti, come la furbizia degli alpinisti russi che, data la difficoltà di portare alcolici nell’area geografica del Kashmir - a cui si accede attraversando territori sotto l’influenza islamica - riempirono le lattine di pesce in scatola con la vodka. E la conquista italiana di una delle montagne più difficili da scalare in tutto il pianeta, il K2. Poco più di ottomila metri di altezza, in cima ai quali, dal 31 luglio 1954, sventola il tricolore italiano. A quel gruppo di coraggiosi connazionali, che hanno dimostrato ancora una volta quanto il nostro paese possa essere d’esempio quando si tratta di grandi conquiste di volontà e sacrificio, è stata dedicata anche una canzone che ne ripercorre le orme e ne esalta la fatica, la forza di volontà e lo spirito di sacrificio. “Ora che la nostra bandiera resiste al sole e soprattutto alla bufera” canta Skoll nella sua K2 (brano inserito nel cd Eroica, interamente dedicato alla grandezza dell’Italia). C Sacrificio, forza di volontà e superamento di sé. Tutte doti che chi vive la montagna sente di dover conquistare. Lo sanno molto bene i ragazzi lombardi che hanno costituito il gruppo escursionistico Lupi delle Vette, nato con lo scopo di avvicinare alla montagna “per migliorare sé stessi – scrivono sulla loro pagina facebook - fortificare la volontà, completare la spiritualità lontano dal turbinio e dalle distrazioni della metropoli. In ogni escursione cercheremo di unire all’ascesa la cultura, la storia, l’ambiente e la gastronomia, in quella che sarà una ricerca dello spirito originale dell’Uomo”. Anche il romano Gruppo Escursionistico Orientamenti è nato per promuovere attività legate alla montagna (escursionismo, sci, alpinismo, ma anche iniziative culturali come conferenze e presentazioni editoriali, il tutto teso alla promozione di un rapporto più consapevole tra l’uomo e la natura) e all’esperienza interiore di armonia tra corpo, mente e spirito che essa porta con sé. Come anche il gruppo Alta Quota, che si rivolge a tutti coloro che “sono amanti della natura come dello spirito, dell’attività fisica come della disciplina del pensiero, ispirati da quell’ideale di completezza armonica delle facoltà che fece grande la civiltà classica”. Ascesa esteriore ed interiore quindi. Che, in una sfida continua al superamento dei propri limiti, fa della montagna una splendida Via guerriera. C.D.G. 12 Musica Irene canta “le cose di casa” Mercoledì 12 giugno 2013 Una grande promessa del panorama musicale italiano si racconta in esclusiva al Giornale d’Italia “ Famiglia, fede e passione per il proprio lavoro le caratteristiche della giovane artista Sono una donna semplice e arrivo da una famiglia semplice. Ho capito che nella vita non esistono scorciatoie”. Pronunciando queste parole, Irene – al secolo Irene Colombo – non ha fatto altro che confermare la sensazione che ho avuto durante tutta la nostra intervista, ovvero che, di fronte a me, non avevo una delle solite bamboline senza né arte né parte (per non dire sceme) disposte a tutto pur di entrare a far parte del famigerato “mondo dello spettacolo” ma, al contrario, una donna animata da valori forti e, quindi, non disponibile ad accettare compromessi. Insomma, se successo dev’essere sarà soltanto perché “conseguenza del mio talento, della mia professionalità e, perché no, della mia tenacia” al punto che, a suggello della sua idiosincrasia nei confronti delle scorciatoie, riesce a stupirmi per l’ennesima volta nel giro di una manciata di minuti, citando Kant: “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Ecco, provate ad immaginare tutta questa sostanza incorniciata in un sorriso che ricorda molto da vicino quello di Cameron Diaz, ed avrete Irene, nata a Lecco, su “quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno” ché, appena qualche giorno fa, ha esordito con il suo primo singolo uscito su iTunes e tutti i maggiori stores digitali dedicati alla vendita di musica online. Un debutto in grande stile, visto che la canzone è stata scritta e musicata da Lorenzo Imerico e Roberto Pacco, due autori che hanno collaborato con Dolcenera, Anna Oxa ed Ornella Vanoni, giusto per citare i primi nomi che mi vengono in mente, e che le edizioni musicali sono di Universal Music Italia. Ma c’è dell’altro, perché il videoclip – che verrà presentato domani – è stato interamente girato a Londra, in location esclusive come il The Hospital Club di Covent Garden e con la collaborazione di un movie maker affermato come David Hubert. Arrivati a questo punto, mi accorgo che abbiamo omesso il dettaglio più importante, il titolo della canzone, che è “Le cose di casa”. Dunque, Irene, la carne al fuoco è davvero moltissima e, se devo essere sincero, in un certo senso sono rimasto spiazzato da tutte queste iniziative, ho visto che addirittura Fiorello ha pubblicato la tua canzone sul suo profilo di Twitter e ti ha invitata pubblicamente a cantare al suo programma cult, Edicola Fiore. Premetto che non conosco Fiorello, ma ho sempre pensato che fosse di gran lunga lo showman migliore degli ultimi vent’anni, un vero punto di riferimento. Beh, l’altra sera, “ritwittando” la mia canzone, mi ha letteralmente lasciata senza parole! Per me è un onore grandissimo essere considerata da un professionista come lui, infatti mi sono subito messa al lavoro per preparare un pezzo ad hoc per la sua Edicola Fiore. Detto questo, voglio fare una puntualizzazione che ti suonerà un tantino strana, ovvero che, dietro a questo progetto, non c’è assolutamente nessun grande sponsor. Stiamo facendo tutto con le nostre forze, tant’è che, pur essendo un pezzo le cui edizioni sono di proprietà di Universal Music Italia, abbiamo preferito auto produrci, visto e considerato che le etichette discografiche fanno molta fatica a concedere spazio ad artisti emergenti che non provengano dai cosiddetti “talent show”. Insomma, non ho santi in paradiso, e forse è proprio per questo che sto simpatica a Fiorello! Adesso veniamo alla canzone. Devo dire che l’ho trovata subito molto orecchiabile al punto che, dopo averla ascoltata un paio di volte, ho cominciato a canticchiarne il ritornello. Il testo, poi, è molto particolare, ti ci riconosci? Sì, perché ho sempre parlato anche agli oggetti, non perché sia pazza, intendiamoci, ma credo che a volte sia meglio parlare con le cose e sfogarsi, prima di affrontare direttamente le persone. Avere le idee chiare è fondamentale, e negli anni ho imparato ad essere meno impulsiva, forse perché sto invecchiando! No, più semplicemente credo che questo sia un segno di maturità. Dopo aver ascoltato “Le cose di casa” e quello che mi hai appena detto, deduco che ti piaccia molto viverla, la tua casa. È il mio cocoon! Ne ho cambiate diverse, ma in ognuna ho cercato ogni volta di aggiungere "cose" che mi facessero sentire bene. Il luogo in cui vivi è fondamentale. Infatti ho subito sentito mia questa canzone. Trovo che Lorenzo Imerico abbia avuto la straordinaria capacità d’incarnare, attraverso il suo testo, una situazione vissuta e che Roberto Pacco abbia cucito addosso a quelle parole un vestito di note che sembra fatto apposta per la mia voce e per il mio mondo. Una magnifica alchimia, nata soprattutto grazie al fatto che loro sono due eccellenti autori, che voglio ringraziare pubblicamente per aver creduto in me. Visto che hai parlato del tuo mondo, ti va di raccontarci qualcosa di te? Le tue influenze musicali, i libri che ti hanno lasciato qualcosa e, perché no, qualche altro aspetto del tuo carattere… Il tratto principale del mio carattere è l'entusiasmo, mentre quello negativo è l'eccessiva sensibilità. Pensa che obbligo mio marito ed i miei amici a guardare solo film d'amore! Per quanto riguarda la musica ho dei brani preferiti, ma sono talmente tanti che non riesco proprio a sceglierne uno. Dico, però, che al mio funerale vorrei che i miei amici mi suonassero "Sorry seem to be the hardest word" del grande Elton John. Il libro che ho letto più volte - ovviamente dopo quello di mio marito (sorride, ndr) - è Oscar e la dama in rosa, di Schmitt. Mentre una persona che vorrei rivedere è mia Nonna Antonia, donna di grande fede e coraggio. E tu, hai fede? Credo in Dio e prego molto, anche per chi mi ha fatto del male. Nel mio passato ho sbagliato alcune strade ma niente accade a caso e adesso eccomi qui, con la mia Vittoria Amelia ed un Uomo al mio fianco che è un vero compagno di viaggio: la mia vita ha senso solo grazie a loro ed a quei valori che la mia famiglia mi ha trasmesso. A proposito di valori, se me lo consenti, vorrei salutarti ac- cantonando per un istante l’Irene cantante e rivolgendomi all’Irene mamma, chiedendoti una breve riflessione sulla difficile situazione che stiamo vivendo. Amo molto il mio paese ma sono fortemente rattristata per il declino degli ultimi anni e, a volte, guardo con preoccupazione al futuro. Questo, comunque, non mi scoraggia. Anche da questa sua ultima affermazione lascia trasparire il suo approccio positivo alla vita, Irene, che, va ricordato, oltre ad essere cantante pro- fessionista e mamma, ha alle spalle un’importante esperienza come merchandiser nel mondo della moda, ed è anche presentatrice e conduttrice televisiva. Un personaggio che ha la capacità di risultare interessante, a prescindere dalla sua indubbia avvenenza fisica, a tal punto da non farmi dubitare un solo istante riguardo all’ultima frase che pronuncia prima di salutarmi: “Vi assicuro che sentirete parlare di me... ce la metterò tutta! Non è mai troppo tardi, quasi per tutto”.