La frammentazione nominale della sintassi

Transcript

La frammentazione nominale della sintassi
La frammentazione nominale della sintassi
1. Introduzione
1.1 Obiettivi
Il costrutto di cui mi occupo in questo lavoro concretizza un fenomeno relativamente diffuso nei testi odierni, in particolare in quei tipi e in quegli stili di scrittura che accettano e scelgono di svincolarsi dalla norma interpuntiva codificata dalla
manualistica tradizionale: un segno d’interpunzione forte si iscrive, spezzandola,
entro una struttura sintatticamente legata. Come mostra l’esempio [1]:
[1]
Firmerò solo provvedimenti essenziali. Passo dopo passo. Una riforma così profonda
non può avere fretta. (interv. a L. Berlinguer; Il Corriere della Sera 11.2.2000)
si tratta dunque di una costruzione che trova posto nel vasto insieme delle configurazioni linguistiche dette marcate, e in particolare in quel sottoinsieme di costruzioni la cui marcatezza risulta da una interazione inattesa tra sintassi e punteggiatura.
Il mio obiettivo sta nel cogliere la specificità interpretativa del costrutto in
esame rispetto alle sue alternative (più) canoniche: nell’individuare cioè, come
spiegherò, le peculiarità informative (o informazionali), testuali e illocutive che
sono iscritte nella sua struttura sintattico-interpuntiva. Solo con un’analisi puntuale di questo tipo è infatti possibile caratterizzare la funzione comunicativa del
costrutto e individuare un sistema ragionato di configurazioni linguistiche che
permetta di spiegare i modi della diffusione del fenomeno nell’italiano contemporaneo e il suo particolare statuto stilistico, troppo in fretta ricondotto a etichette
quali affettività e oralità.
1.2 La frammentazione nominale della sintassi
Al fenomeno esemplificato dall’enunciato [1] si può dare il nome di frammentazione della sintassi, un tipo di frammentazione, come vedremo, caratteristico dello
scritto. Il costituente staccato dal resto della frase con un punto (più raramente con
i due punti) può assumere due tipi di forme: può trattarsi di una clause – una
subordinata circostanziale o una coordinata – o di un costituente sprovvisto di un
nodo centrale verbale. Mi concentro qui sul secondo caso1, vale a dire su quel
1 Sul fenomeno della frammentazione applicato alle subordinate e alle coordinate, cf. in particolare Ferrari 1995 e 1997, Mortara Garavelli 1996, Sabatini 1997. Come mostrerò in uno
52
Angela Ferrari
sottotipo di frammentazione interpuntiva della sintassi che, data l’assenza del verbo nel costituente emarginato, chiamo nominale.
Il fenomeno può interessare – e più frequentemente interessa – legami sintattici stretti, come in [1]; oppure esso può iscriversi all’interno di connessioni sintattico-semantiche già di per sé allentate, come nell’esempio seguente (su cui tornerò
nel paragrafo 4):
[2]
Questo e altro ha spiegato ieri mattina uno Zoff sospeso tra i toni concilianti di chi non
è al massimo delle quotazioni e la rabbia mal repressa per i «si dice» che hanno seguito
le convocazioni. Sorprendenti e inquietanti. (La Stampa 10.6.1999)
La frammentazione nominale della sintassi può inoltre manifestarsi a destra (cf.
[1]) o – caso meno diffuso – a sinistra:
[3]
E tuttavia. Montale, d’accordo con Russo e De Robertis («dramma spirituale») ha
scritto che Borgese procede per «colpi di scena», aggiungendo qualche anno dopo che
egli tende, come in genere i suoi coetanei, «al dramma». (Mengaldo 1998:30)
L’analisi che propongo affronterà dapprima la frammentazione a destra dei legami
sintattici stretti; si tratterà più precisamente: (a) di definire quali sono le proprietà
informative e comunicative iscritte nel costrutto; (b) di riflettere sul legame che
esso intrattiene con configurazioni tipiche del parlato e della prosa affettiva o
emotiva.
Nei due paragrafi conclusivi mi soffermerò sui sottofenomeni illustrati da [2] e
da [3].
2. Le proprietà informative, testuali e illocutive del costrutto
Rispetto alla sua alternativa canonica, i.e. non frammentata, il costrutto in esame
è caratterizzato dalle seguenti proprietà: (i) produce rilievo informativo; (ii) crea
una vera e propria frattura testuale-interpretativa; (iii) delimita un segmento linguistico indipendente dal punto di vista testuale ma non autonomo riguardo alla
funzione illocutiva. In linea con il tipo di analisi attribuito da Lambrecht 1994 alle
frasi marcate più usuali (scissione, dislocazione ecc.), assumo dunque che l’alloforma frammentata condivida con la costruzione non marcata le stesse condizioni
di verità, distinguendosi da essa grazie a proprietà informative e comunicative
iscritte nella sua struttura linguistica.
La combinazione di queste proprietà rappresenta così la peculiarità della frammentazione nominale della sintassi. Sullo sfondo del complesso problema del peso
della norma interpuntiva, questa combinatoria è in grado di spiegare le ragioni per
dei miei prossimi lavori, l’analisi della frammentazione della sintassi si rivela particolarmente
pertinente anche per la riflessione sullo statuto della frase nominale.
La frammentazione nominale della sintassi
53
cui il fenomeno è molto, o viceversa poco, diffuso in determinati tipi di testo, così
come particolari effetti di senso a cui esso si presta (nei termini in cui per esempio
utilizza il concetto de Cornulier 1985).
2.1 Il rilievo informativo
La proprietà più evidente della frammentazione della sintassi è la creazione di
rilievo informativo. Il fenomeno si applica in primis al contenuto del segmento
isolato a destra; così, nell’enunciato [1]:
[1]
Firmerò solo provvedimenti essenziali. Passo dopo passo. Una riforma così profonda
non può avere fretta. (interv. a L. Berlinguer; Il Corriere della Sera 11.2.2000)
«Passo dopo passo» viene ad avere una prominenza informativa che non lo caratterizza nella versione legata. Ma l’aumento di dinamismo informativo può applicarsi anche al contenuto (già) in primo piano della frase contigua; basta pensare
all’esempio seguente:
[4]
. . . egli [= Moravia] ha fornito una galleria ricchissima di personaggi e situazioni disegnati con tratti netti. Certo nell’ambito del tipico, ma con sguardo sempre acuto. (Segre
1998:29)
in cui, in assenza di frammentazione, il predicato «ha fornito una galleria ricchissima di personaggi e situazioni disegnati con tratti netti» tenderebbe ad essere interpretato come cognitivamente noto, e dunque poco dinamico dal punto di vista
informativo. Nella realtà della comunicazione, la frammentazione nominale viene
dunque scelta per agire sul dinamismo informativo del segmento a destra e/o sul
dinamismo informativo di un sottosegmento a sinistra del punto.
Questa prima proprietà del costrutto in esame si spiega come violazione di una
ben nota dinamica del periodo scritto. Se nella costruzione del periodo si sceglie
una punteggiatura grammaticale, vale a dire governata dalla sintassi e non mimetica della prosodia parlata2, il rilievo informativo massimale spetta al contenuto
dell’ultimo costituente, a cui si accorpa o meno, in funzione della natura del contesto, quello del penultimo costituente, e così via, fino a giungere eventualmente
al caso limite di un periodo globalmente in primo piano informativo. Ora, la frammentazione della sintassi spezza questa dinamica: da una parte essa isola e enfatizza l’ultimo costituente; dall’altra essa attribuisce temporaneamente al costituente precedente lo statuto di ultimo costituente, producendo anche in questo
caso una dinamizzazione dell’informazione.
2 Per la distinzione tra uso grammaticale e uso fonologico della punteggiatura, su cui tornerò,
si veda ad esempio Halliday 1992:69ss.
54
Angela Ferrari
Il tipo di rilievo creato dalla frammentazione è basico, nel senso che si limita a
definire uno o più contenuti come quella informazione – adottando informalmente il punto di vista di Sperber/Wilson 1993 – a cui vanno associati i maggiori effetti
interpretativi prodotti dall’atto linguistico. Le altre strategie sintattiche e lessicali
offerte dalla lingua italiana per dinamizzare l’informazione sono invece tendenzialmente accompagnate da valori semantici e informativi supplementari. Per
esempio, la manifestazione standard della scissione, che colloca in primo piano
l’elemento in focus, combina la presupposizione di una funzione proposizionale e
l’asserzione di una predicazione di identità; di modo che un enunciato quale:
[5]
È stato il gatto a rompere il vaso.3
presuppone che qualcuno abbia rotto il vaso e identifica la variabile «qualcuno»
con «il gatto». O ancora, oltre che per mettere in rilievo l’elemento conclusivo, un
movimento come:
[6]
Gli assalti alla Croce Rossa hanno aggravato la tensione e a questo punto fanno temere l’evoluzione della situazione a Timor Est verso un unico scenario: la catastrofe. (Il
Corriere della Sera 5.9.1999)
introduce nell’enunciato un’espressione cataforica, che sottolinea necessariamente di volta in volta una quantificazione, una ipercategoria cognitiva, un giudizio
assiologico. Dal conto suo, la configurazione neo-standard detta presentativa:
[7]
C’è il gatto che ha rotto il vaso.
accompagna il rilievo attribuito a «il gatto» con un valore semantico fortemente
presentativo (o tetico). O per concludere, se è vero che la congiunzione e può in
certe sue distribuzioni creare un primo piano informativo, questo è tuttavia tipicamente coniugato con un valore controaspettativo; l’enunciato:
[8]
Me l’ha chiesto lei, e spontaneamente.
vuol dire infatti: inaspettatamente me l’ha chiesto lei, e per di più me lo ha chiesto
spontaneamente.
La frammentazione nominale crea dunque un rilievo informativo di tipo basico, minimale, e (anche) in questo sta la sua specificità e la sua forza: vi sono situazioni comunicative in cui è questo rilievo minimale ad essere il solo adeguato. Ma,
se è così, perché il fenomeno sintattico-interpuntivo in esame è relativamente poco
diffuso ed è addirittura assente in determinati tipi di testo? La spiegazione va an3 Gli esempi senza glossa sono esempi inventati o ricostruzioni, in particolare semplificazioni, di enunciati riscontrati in testi di vario tipo. Nei casi in cui sono menzionati l’autore e la pagina, l’indicazione completa del volume da cui sono tratti gli esempi si trova nella bibliografia.
La frammentazione nominale della sintassi
55
zitutto ricondotta ad una ragione di tipo latamente sociolinguistico. La frammentazione della sintassi non è, se non come devianza stilistica, un processo ammesso
dalla grammatica a priori costruita dalla manualistica di riferimento: per chi si
attiene alla norma tradizionale la frammentazione non fa parte del ventaglio di
possibilità espressive; non è infatti un caso che la frammentazione sia più
frequente in tipi di testo e sotto la penna di scrittori che si scostano dalla norma
anche con altri costrutti marcati (dislocazioni, ridondanze, contaminazioni sintattiche, anacoluti). Questa spiegazione di carattere generale si combina poi con considerazioni più specifiche, legate a particolari tipi di testo. Oltre ad essere, per la
forza delle cose, in sintonia con la norma linguistica, la scrittura ad indirizzo scolastico preferisce per esempio introdurre i contenuti informativamente rilevanti in
modo progressivo, agganciando il nuovo al noto, il più importante al meno importante: proprio il contrario della movenza creata dalla frammentazione, la quale
accosta senza soluzione di continuità picco informativo a picco informativo.
Altrettanto sensibile alla norma, il testo scientifico predilige dal canto suo rilievi
informativi fondati su gerarchie logico-semantiche: ed il primo piano prodotto
dalla frammentazione si situa al di qua dell’articolazione logica del ragionamento.
2.2 La frattura testuale-interpretativa
Un rilievo informativo (basico) vicino a quello discusso sopra può essere prodotto
anche dalla virgola: è il fenomeno a cui in Ferrari 1999 mi sono riferita con
l’espressione di «doppio primo piano informativo», e che illustra uno di quegli
impieghi della punteggiatura che Halliday 1992 chiamerebbe fonologico. Quando
la virgola precede l’ultimo costituente, e se questo non è caratterizzato da ambiguità semantica4 né da una particolare pesantezza fonosintattica, allora essa tende
ad agire sul dinamismo informativo del periodo: l’ultimo costituente viene valorizzato ed il penultimo sale di grado nella scala della gerarchia informativa. Basta
pensare all’interpretazione dell’esempio [9], paragonandolo alla sua alternativa
senza virgola [9’]:
[9]
La sequenza è composta da quattro elementi: 1 monti . . ., 2 cime . . ., 3 torrenti . . ., 4 ville . . . Tra questi quattro elementi sussiste una forte coesione, a vari livelli. Sintatticamente . . . Semanticamente . . . Fonicamente . . . Retoricamente . . . (Bardazzi 1994:325)
[9’]
La sequenza è composta da quattro elementi: 1 monti . . ., 2 cime . . ., 3 torrenti . . ., 4 ville . . . Tra questi quattro elementi sussiste una forte coesione a vari livelli. Sintatticamente . . . Semanticamente . . . Fonicamente . . . Retoricamente . . .
Ma emarginazione con la virgola ed emarginazione con il punto non sono intercambiabili. Con il punto si introduce una vera e propria frattura testuale-interpre4
Del tipo di quella che caratterizza ho visto una ragazza con il binocolo, per intenderci.
56
Angela Ferrari
tativa, che, primo, eleva il dinamismo dell’ultimo costituente; e, secondo, autorizza
giochi retorici più difficili da creare con la virgola. Uno di questi è illustrato
dall’enunciato [10]:
[10]
Alle feste esclusive di Manhattan e di Hollywood ora l’abito sottoveste lo vogliono
tutte. . . . Al recente garden party organizzato da Donna Karan in quel di Water Hill, le
top si sono presentate in sottovesti chic. Per tutte il comune denominatore era uno solo:
bretelline fini e scollatura generosa alla Kidman. Del resto, la stessa Nicole per la prima del suo film aveva scelto un abito color ruggine leggero. Come una sottoveste: sì.
(L’Espresso 29.4.1999)
La precisazione «come una sottoveste» non è solo valorizzata, ma permette di
costruire una mise en scène polifonica, in cui il giornalista conferma con l’olofrase
sì un’inferenza fortemente suggerita dal contesto e sicuramente elaborata dal lettore. È una simulazione di dialogo che con il punto acquista una verosimiglianza
che la virgola non restituirebbe in modo così stringente.
La forte frattura testuale-interpretativa associata alla frammentazione è dovuta, naturalmente, al punto. Come si è mostrato (Ferrari/Auchlin 1995), il punto
fermo ha infatti la funzione di chiedere al lettore di totalizzare le inferenze interpretative elaborate fino al momento della sua apparizione, creando così una pausa
in cui si può fare il punto cognitivo (e interattivo, e psicologico) di quanto si è
venuti a sapere. Ed è proprio la combinazione di questa pausa con l’inatteso completamento sintattico a lasciar spazio a quei giochi retorici a cui mi riferivo sopra,
rendendoli particolarmente riusciti. Si può trattare di una simulazione di dialogo
come in [10]; o della messa in scena di un discorso incomprensibile chiarificato
après coup come in [11]:
[11]
Se a scacchi amate il bianco, cambiate colore. È più affascinante il nero. Come a rugby.
I «tutti bianchi» inglesi avevano aggredito con il piglio giusto la superpartita con i neozelandesi . . . Alla fine, però, è stata l’onda «tutta nera» a riempire Twickenham. (La
Stampa 10.10.1999)
o ancora – un caso particolare di quello precedente – di creazione e successiva
risoluzione di paradossi o trivialità:
[12]
La NAJA non è stata abolita. Non per le giovani donne che, spinte da una legge più dura
e implacabile di quelle scritte, sanno che farsi vedere è l’unico modo di esistere. (Il Corriere della Sera 6.9.1999)
Nei testi di registro più elevato di questi giochi retorici viene caratteristicamente
privilegiata la componente cognitiva. Sotto il legame sintattico esibito, grazie allo
spazio creato dal punto vengono riunite informazioni contestuali implicite, che,
malgrado siano necessarie per poter capire la connessione semantico-argomentativa in fieri, per la loro specificità non è dato a tutti di ricostruire. Nascono così
(sfruttando un’idea sviluppata da Sornicola 1981 per il parlato) quei sincretismi
La frammentazione nominale della sintassi
57
che sono solubili solo per pochi, quei sincretismi che rendono il discorso davvero
comprensibile solo a chi sa già: con tutte le implicazioni, in termini di prestigio e
di creazione di gruppi, che non è difficile immaginare. In questi casi il legame
sintattico spezzato dal punto è in genere un legame debole, ragione per cui si
rimanda l’analisi del fenomeno al paragrafo 4.
2.3 La non autonomia illocutiva
Il segmento nominale isolato a destra dalla frammentazione non ha autonomia
illocutiva, non è cioè portatore di un obbiettivo illocutivo distinto da quello del
segmento precedente. A mio modo di vedere, l’enunciato che segue:
[13]
Se n’è andata. Con lui? Difficile dire
in cui vi è il passaggio da una intonazione dichiarativa ad una intonazione interrogativa, non può infatti essere visto come un controargomento riguardo all’analisi proposta. La variazione intonativa, più che a ragioni illocutive, è dovuta a
ragioni informative. Con la versione frammentata viene compiuto un atto di
domanda focalizzato su «con lui», proprio come in:
[13’] Se n’è andata con lui?
con la differenza che ciò che è presupposto in [13’], vale a dire «se n’è andata», ha
nella formulazione [139] lo statuto di informazione posta.
La non autonomia illocutiva del segmento nominale non va ricondotta, si
noterà, alla sua non autonomia sintattica. Come è generalmente riconosciuto, le
subordinate e le coordinate separate con un punto dalla frase a cui sono sintatticamente connesse hanno infatti diritto alla loro propria funzione illocutiva; per
esempio, la causale di [14] vale come una frase autonoma anche dal punto di vista
semantico e testuale:
[14]
Forse potrò difenderlo [= Contini] – se ne ha bisogno! – meglio io che non sono un continiano doc: perché, sia detto chiaro, Contini va difeso prima di tutto dai continiani doc
(i loro ritratti di lui, del resto, lo lasciarono a dir poco perplesso). (Mengaldo 1998:50)
Ad impedire ai segmenti nominali isolati a destra di avere una funzione illocutiva
autonoma sembra essere, unita alla non indipendenza sintattica, la non predicatività inerente del loro contenuto, predicatività che invece caratterizza le circostanziali e le coordinate5. Per la sua natura sintattico-lessicale, il costituente nominale
5 Sulla interazione tra intonazione, sintassi e predicazione nella definizione delle unità pertinenti per l’analisi del testo, cf. l’analisi proposta in Voghera 1992.
58
Angela Ferrari
staccato dalla frase precedente non compie alcuna predicazione attorno ad un
topic.
Se il segmento in esame non è il risultato di un atto illocutivo, esso è tuttavia il
risultato di un vero e proprio atto (di costituzione) testuale, o «atto discorsivo» –
con la terminologia di Roulet 1999. Esso veicola cioè un blocco informativo che
intrattiene relazioni logico-argomentative, tematiche e/o gerarchiche con le altre
unità del testo: e non è semplicemente, in ogni caso quando non è esaurito da una
parola-funzione (cf. sotto 4), il risultato di un’operazione periodica di costruzione
temporale del testo. Così ad esempio, nel caso [15] il sintagma preposizionale staccato intrattiene con il cotesto una relazione argomentativa di eccezione:
[15]
Volendo dare qualche cenno della situazione letteraria attuale, questa crisi si rivela
anche nella mancanza di correnti, di aggregazioni, di poetiche di gruppo. I narratori continuano a narrare e i poeti a poetare, ma sentendosi, credo, quasi dei relitti. Salvo nei
casi, deplorevoli, in cui riescono ad attirare l’attenzione facendosi imbonitori e giullari.
Anche per questo sono costretto a soffermarmi su pochi nomi, scelte del tutto personali, in cui però ho tenuto anche conto della continuità e coerenza dell’impegno . . .
(Segre 1998:89)
Ma quali sono i vantaggi interpretativi di una scelta come questa? Quali sono
dunque gli atouts della frammentazione nominale della sintassi? Per rispondere,
occorre andare alle sue possibili formulazioni alternative. (i) Interpuntivamente
integrato e collocato in posizione iniziale:
[15’] Volendo dare qualche cenno della situazione letteraria attuale, questa crisi si rivela anche nella mancanza di correnti, di aggregazioni, di poetiche di gruppo. Salvo nei casi,
deplorevoli in cui riescono ad attirare l’attenzione facendosi imbonitori e giullari, i narratori continuano a narrare e i poeti a poetare, ma sentendosi, credo, quasi dei relitti.
il sintagma preposizionale «salvo . . . » perde rilievo informativo, allontanando per
di più spazialmente la frase «i narratori continuano . . . » dal contenuto a cui essa
si lega con una relazione stretta di consecuzione. (ii) Lasciando il sintagma preposizionale nella sua posizione iniziale e sostituendo il punto con la virgola:
[15’’] Volendo dare qualche cenno della situazione letteraria attuale, questa crisi si rivela
anche nella mancanza di correnti, di aggregazioni, di poetiche di gruppo. I narratori
continuano a narrare e i poeti a poetare, ma sentendosi, credo, quasi dei relitti, salvo
nei casi, deplorevoli, in cui riescono ad attirare l’attenzione facendosi imbonitori e
giullari.
si ottiene una concentrazione dell’informazione che toglie molto alla chiarezza del
dettato, senza contare la moltiplicazione – stilisticamente poco adeguata – di virgole e incisi che viene così a prodursi. (iii) La sostituzione del segmento frammentato con una frase canonica, producendo autonomia illocutiva, dà all’eccezione troppa importanza, con la conseguenza, errata, che l’anafora «anche per questo» sembra riferirsi al solo caso eccezionale:
La frammentazione nominale della sintassi
59
[15’’’] Volendo dare qualche cenno della situazione letteraria attuale, questa crisi si rivela
anche nella mancanza di correnti, di aggregazioni, di poetiche di gruppo. I narratori continuano a narrare e i poeti a poetare, ma sentendosi, credo, quasi dei relitti. Ciò non
avviene solo nei casi, deplorevoli in cui essi riescono ad attirare l’attenzione facendosi
imbonitori e giullari. Anche per questo sono costretto a soffermarmi su pochi nomi,
scelte del tutto personali, in cui però ho tenuto conto anche della continuità e coerenza dell’impegno . . .
Insomma, nel caso di [15] la frammentazione: attribuisce rilievo informativo
all’eccezione lasciando intatto il rilievo informativo attribuito all’asserzione di
carattere generale (1.1); stacca argomentativamente il contenuto dell’eccezione,
trattandolo come una sorta di ajout après coup (1.2); collega illocutivamente
l’eccezione a quanto precede (1.3), rendendola così subordinata dal punto di vista
testuale, una sorta di appendice fortemente dinamica dal punto di vista informativo. Per quanto riguarda l’architettura globale dell’esempio [15], si ottiene così un
interessante comportamento anaforico del segmento «anche per questo»: esso non
viene sentito come specificamente connesso all’eccezione, ma si lega, parallelismo
aiutando (anche . . . anche), soprattutto all’asserzione generale iniziale, senza che si
possa tuttavia escludere l’intervento, secondario, dell’eccezione.
3. La questione della sintassi emotiva e della mimesi del parlato
In sintesi, il sistema che rende conto del valore informativo e comunicativo della
frammentazione della sintassi è dunque da ricondurre alla combinazione delle
seguenti proprietà: creazione di rilievo informativo a destra e a sinistra del punto;
creazione di una vera e propria frattura discorsivo-interpretativa; assenza di autonomia illocutiva del segmento isolato a destra.
Per queste proprietà, e in funzione del materiale concettuale che essa accoglie,
la frammentazione nominale può essere sfruttata, come ho mostrato a più riprese
nei punti precedenti, per produrre un vasto insieme di effetti di senso, definibili in
una delle innumerevoli dimensioni della strutturazione del significato testuale:
tematica, logico-argomentativa, enunciativa, emotiva, retorica (che comprende fenomeni quali creazione di impliciti, di paradossi ecc.).
3.1 Sintassi emotiva?
A partire dalle riflessioni di Bally6, la sintassi segmentata viene considerata come
una manifestazione di sintassi affettiva (o emotiva), vale a dire di quella sintassi
6 L’edizione italiana di Linguistique générale et linguistique française, curata da C. Segre, è del
1963, ma le ipotesi dell’autore della stylistique de la langue sono già diffuse attorno al primo quarto del secolo.
60
Angela Ferrari
che codifica i fatti della sensibilità e che agisce sulla sensibilità. Ed è in questi
termini (generici) che viene sistematicamente trattata nelle analisi stilistiche letterarie.
(Almeno) nel caso della frammentazione nominale della sintassi, che può essere vista come un tipo di costruzione segmentata, il valore emotivo non è tuttavia
che uno dei suoi possibili effetti di senso: esso non appartiene alla langue (meglio:
alla stylistique de la langue), ma è la conseguenza eventuale di particolari enunciazioni linguistiche. Nella saggistica sono infatti numerosi gli enunciati in cui la
frammentazione è dettata da ragioni logiche e/o legate alla distribuzione e alla
densità della informazione. Prendiamo l’esempio seguente:
[16]
E sempre Saba cercherà di essere semplice e diretto, mantenendo, con libertà, ritmi e
rime della tradizione.
Con un impegno costante alla coerenza: il suo Canzoniere, che raccoglie nel 1945 tutte
le precedenti poesie, continua ad essere ampliato e ritoccato sino al 1961. (Segre
1998:18)
Staccare, addirittura con un a capo, il sintagma preposizionale «con un impegno
costante alla coerenza» permette all’autore di isolare quell’informazione che sarà
il macrotema sviluppato nell’intero capoverso: e questo approfittando di tutte le
peculiarità associate alla frammentazione, come ad esempio la forte connessione
linguistica con il capoverso precedente.
Come tutte quelle modulazioni del significato che ho chiamato effetti di senso,
il valore emotivo della frammentazione nominale si sviluppa per due tipi di ragione: una ragione semantico-lessicale e una ragione contestuale o enciclopedica.
Così, il rinforzo emotivo si produce in particolare se ad essere emarginata è una
forma lessicale elativa o assiologica, come nel caso [2] che ripeto qui:
[2]
Questo e altro ha spiegato ieri mattina uno Zoff sospeso tra i toni concilianti di chi non
è al massimo delle quotazioni e la rabbia mal repressa per i «si dice» che hanno seguito
le convocazioni. Sorprendenti e inquietanti. (La Stampa 10.6.1999)
L’enunciato [17] è invece un esempio di creazione di significato emotivo per ragioni enciclopediche:
[17]
Frate Beniamino Cappelli è un cappuccino, ha costruito 6 conventi e 25 chiese, è il missionario che andava a cercare i lebbrosi nel deserto e li accompagnava negli ospedali.
Uno dopo l’altro. (La Stampa 11.10.1999)
È la combinazione del contenuto denotativo veicolato con le conoscenze enciclopediche che esso attiva nella mente del lettore che carica affettivamente il segmento isolato «Uno dopo l’altro».
La frammentazione nominale è dunque sintassi emotiva solo per effetto di
senso, anche se, occorre ammetterlo, le sue componenti di rilievo e di stacco interpretativo la rendono un mezzo particolarmente idoneo a creare affettività. L’ipo-
La frammentazione nominale della sintassi
61
tesi di un significato emotivo associato stabilmente alla struttura linguistica del
costrutto in esame è sostenibile solo a una condizione: a condizione di chiamare
emotiva tutta quella fetta di significato che va al di là del puro valore denotativo
della lingua, modellabile in termini vero-funzionali. Non è questa, mi sembra di poter dire, la concezione di cui si sono appropriati i critici letterari, e ciò malgrado la
posizione sfumata di Bally, che ha continuato a oscillare tra una definizione stretta (e ordinaria) della qualificazione «emotivo» e una sua definizione più larga, in
cui trovano posto tutte le proprietà che oggi ricadono sempre di più sotto l’etichetta di «valore informativo» delle espressioni linguistiche (Lambrecht 1994).
3.2 Mimesi del parlato?
Quando si dice «frammentazione linguistica», e ancor più quando il termine frammentazione viene coniugato con «nominale», è spontaneo pensare alla sintassi del
parlato7, e chiedersi in particolare se il fenomeno della scrittura affrontato qui non
possa essere visto come una imitazione del discorso orale spontaneo. In un’ottica
strettamente linguistica, o strutturale, la risposta è senz’altro negativa. I tipi di
frammentazione linguistica più vistosi e caratteristici del parlato si concretizzano
infatti come: (i) incompiutezze sintattiche dovute a esitazioni, false partenze,
autocorrezioni ecc.: incompiutezze cioè da ricondurre alla scarsa possibilità di pianificazione del discorso orale; (ii) ellissi e brachilogie, la cui funzione sta nel codificare le sole informazioni nuove e salienti del discorso e che sono rese possibili
dalla natura inerentemente deittica e implicita del parlare.
Quella del parlato è dunque caratteristicamente una frammentazione che si
manifesta come frammentarietà sintattica, come giustapposizione di costituenti o
parti di costituente che non intrattengono alcun tipo di legame sintattico. Ora, la
natura linguistica del fenomeno esaminato qui è del tutto diversa. La frammentazione nominale operata dal punto mette in gioco strutture sintattiche legate,
segnalate in modo esplicito e che possono raggiungere un certo grado di complessità, vale a dire strutture che appartengono allo scritto-scritto. Connessione sintattica, esplicitezza e complessità sono preservate al di là della presenza del punto;
anzi, come vedremo, la pausazione testuale indotta dall’interpunzione può addirittura rivelarsi un mezzo per accrescere la complessità sintattico-semantica del
movimento comunicativo.
Oltre a quella vista, l’orale conosce tuttavia un altro tipo di frammentazione, che
non sfocia (necessariamente) nella casistica della frammentarietà sintattica e che
spiega la grande diffusione di costrutti quali la scissione sintattica, la dislocazione
a sinistra e a destra, l’anteposizione enfatica, la pseudoscissione normale e inver7 Non vi è infatti studio generale sul parlato che non annoveri la frammentazione tra le proprietà della sua sintassi di livello superiore. Sul parlato, cf. in generale Berretta 1994, e la completa rassegna ivi proposta intitolata «Studi sul parlato» (p. 239-41).
62
Angela Ferrari
tita, la presentazione con c’è. Si tratta della tendenza dell’orale a strutturare il suo
prodotto linguistico in base a criteri informativi (cf. per es. Berretta 1994 e Sabatini 1985), e in particolare (Berruto 1985 e Lambrecht 1994) a separare gli elementi informativi caratterizzati in un modo o nell’altro da salienza comunicativa:
principio della distinzione del tema e del rema, principio «un rema alla volta» ecc.
Ecco, se di frammentazione si assume quest’accezione strettamente informativa e
se si considera, come è giusto, che essa sia un fenomeno che appartiene in primis
al discorso orale, allora si può effettivamente dire che la costruzione qui in esame
simuli l’andamento del parlato. Ma la riproduzione dell’orale riguarda esclusivamente l’architettura del contenuto, e non la forma in cui esso è calato. La frammentazione nominale della sintassi non può essere vista come un modulo linguistico dell’orale neanche se attribuiamo al punto un valore meramente (e ingenuamente) prosodico. L’emarginazione per mezzo di una pausa di un costituente sintatticamente collegato al cotesto non è (basta, per rendersene conto, scorrere i
sempre più numerosi corpora a nostra disposizione) modo tipico del discorso orale genuino. A meno di non pensare a un completamento a posteriori per evitare
ambiguità o incomprensioni, ma è un caso (relativamente) poco diffuso e che predilige configurazioni sintattiche più slegate.
In generale, le considerazioni appena proposte permettono di osservare che
l’avvicinamento odierno dello scritto all’orale non investe necessariamente fenomeni di forma e di contenuto, come nel caso delle dislocazioni, delle scissioni ecc.
Esso può anche limitarsi a «strategie di contenuto», che vengono restituite con i
mezzi caratteristici dello scritto.
4. Legami sintattici già allentati
Si ritorni all’esempio [2]:
[2]
Questo e altro ha spiegato ieri mattina uno Zoff sospeso tra i toni concilianti di chi non
è al massimo delle quotazioni e la rabbia mal repressa per i «si dice» che hanno seguito le convocazioni. Sorprendenti e inquietanti. (La Stampa 10.6.1999)
In questo caso, malgrado le apparenze, il sintagma aggettivale sorprendenti e inquietanti non è un vero e proprio postmodificatore di convocazioni: togliendo il
punto, si ottiene infatti una evidente incoerenza semantico-testuale. E lo stesso vale
a ben guardare per il sintagma preposizionale complesso in rilievo nell’esempio [18]:
[18]
. . . egli [= Moravia] ha fornito una galleria ricchissima di personaggi e situazioni disegnati con tratti netti. Certo nell’ambito del tipico, ma con sguardo sempre acuto. (Segre
1998:29)
In [2] e [18] il legame sintattico tra l’ultimo costituente e la frase che precede non
è stringente, è allentato a prescindere dall’intervento del punto. E questo stacco sin-
La frammentazione nominale della sintassi
63
tattico coincide in questo caso specifico con un cambiamento di tipo testuale, grosso modo con il passaggio da un discorso denotativo a un discorso commentativo.
Nella letteratura linguistica, l’esistenza di connessioni sintattiche deboli è un
fenomeno oramai noto: soprattutto per quanto concerne le subordinate circostanziali e le coordinate, come conferma la scelta del Dizionario Italiano Sabatini-Coletti di riferirsi all’uso dei loro introduttori «in funzione di congiunzione testuale»
(p. xiii). Quanto al significato del fenomeno, esso è stato per lo più interpretato
come instaurazione di un legame logico di tipo illocutivo, invece che proposizionale, un legame illustrato prototipicamente dall’enunciato [19], la cui subordinata
motiva la richiesta di informazione veicolata dalla reggente:
[19]
Che ore sono? Perché ho perso l’orologio.
Ma l’analisi è riduttiva, generalizza un caso particolare; più corretto dire che il tipo
di legame sintattico in esame è allentato anche dal punto di vista semantico, ciò
che lascia aperto tutto un ventaglio di possibilità: legame con un’illocuzione, legame con un’implicatura, legame con un giudizio epistemico, cambiamento di tipo
testuale, di sorgente enunciativa ecc. (cf. Ferrari 1995).
Come mostrano gli esempi [2] e [18], la frammentazione nominale può dunque
interessare anche legami deboli dal punto di vista sintattico-semantico. Ora, perché questa scelta doppiamente marcata? Perché scegliere di spezzare una sintassi
che, malgrado si esibisca come connessa, è già in qualche modo spezzata? Chi utilizza questa configurazione, a mio modo di vedere, mira soprattutto a un effetto di
densità informativa. Non c’è infatti bisogno di mostrare che qualunque formulazione alternativa canonica dei sintagmi in rilievo in [2] e [18] porta con sé un aumento delle parole grammaticali e/o delle parole semanticamente generiche, ciò
che si traduce in una evidente diluizione della densità informativa del messaggio.
Inoltre, questo tipo di sintassi fortemente franta si presta particolarmente bene ad
attivare contenuti impliciti, provocando un’ulteriore crescita della quantità di
informazioni comunicate. Basta pensare al caso seguente:
[20]
Fra i critici di più alta statura del nostro secolo Debenedetti è stato il più studiato e
ritratto: certo anche per le sue qualità di artista e i suoi estri. Ma si è guardato troppo più
a quella che si può chiamare la sua tecnica, al suo stile . . . che alle sue conquiste mentali, ottenute – occorre battervi – attraverso categorie «forti». (Mengaldo 1998:44)
Se si guarda alla logica della costruzione del discorso, ci si accorge infatti che l’argomentazione non è lineare. Per mantenerne la coerenza, occorre infatti recuperare
almeno due anelli impliciti, peraltro difficili da restituire con una sintassi canonica
e trasparente. La combinazione di connessione sintattica debole e punteggiatura
forte permette all’autore di fare del segmento «certo anche per le sue qualità di
artista e i suoi estri» un costituente argomentativo (basicamente) attivo sia nel movimento testuale alla sua destra sia nel movimento testuale alla sua sinistra, senza
dover indicare esplicitamente quali sono (tutte) le connessioni logiche in gioco.
64
Angela Ferrari
In quest’ultimo caso, quello illustrato da [20], densità informativa va di pari passo con scrittura difficile, una scrittura provvista di una logica che si intuisce ma che
non è immediatamente trasparente. Ciò spiega che, soprattutto quando si iscrive
su connessioni linguistiche deboli, la frammentazione della sintassi sia caratteristica della prosa colta e (l’incoerenza è solo apparente) della prosa giornalistica.
Una scrittura colta è (considerata) per definizione una prosa densa e difficile, e la
frammentazione di costituenti nominali debolmente integrati è, come si è detto,
una strategia stilistica che permette di condensare e complicare l’informazione, sia
a livello esplicito che implicito. Nel caso dei testi giornalistici, del fenomeno in
esame viene sfruttato l’aspetto brachilogico, con l’allusività, la cancellazione dei
confini tipologici e i giochi polifonici complessi che ne conseguono. Un’analisi che
è in sintonia con l’interpretazione generale attribuita generalmente allo stile
nominale caratteristico dei giornali (cf. in particolare Antonini 1982, Dardano
1986, Mortara Garavelli 1974).
5. La frammentazione a sinistra
Come mostrano l’esempio [3] e l’esempio [21]:
[3]
E tuttavia. Montale, d’accordo con Russo e De Robertis («dramma spirituale») ha scritto che Borgese procede per «colpi di scena», aggiungendo qualche anno dopo che egli
tende, come in genere i suoi coetanei, «al dramma». (Mengaldo 1998:30)
[21]
. . . e rimandano alla sua [di Sergio Solmi] prosa creativa e alla stessa sua poesia le raffinate e talora spinte coppie, terne, quaterne, per lo più aggettivali . . . Così tra l’altro:
«un tono intimo, compatto e necessario» . . .; «facendosi lento e tortuoso e scabro e rotto» . . .; «una musica inavvertita e blanda» . . .; «pittura d’anime tumultuose e vergini» . . .
Dove, senza entrare nei dettagli, si può almeno osservare: la tendenza alla metafora
critica sì, ma non isolante bensì articolata; l’aggettivazione, che nella sua concretezza
precisa l’astrazione della definizione sostantivale . . . (Mengaldo 1998:40)
la frammentazione della sintassi può applicarsi anche a elementi collocati
all’estrema sinistra della frase; essa può realizzarsi con il punto o con i due punti,
i quali, come si può facilmente verificare, sono tuttavia preferiti in modo netto,
probabilmente per il loro intrinseco valore cataforico.
Il contenuto extra-posto può limitarsi ad agire sulla frase immediatamente
seguente, oppure investire una porzione di testo più estesa. L’enunciato [3] illustra
il primo caso e l’enunciato [21] il secondo; ma non è sempre facile decidere di quale configurazione si tratti: se ci sono atti testuali che sfuggono chiaramente
all’effetto della qualificazione extraposta e, al contrario, atti (come quelli coordinati per aggiunzione) che rimangono altrettanto chiaramente nella sua portata,
nella maggior parte dei casi la situazione è più sfumata8.
8 Va osservato, comunque, che si tratta di una problematica che interessa il funzionamento generale dei connettivi testuali, al di qua della presenza di un segno d’interpunzione forte.
La frammentazione nominale della sintassi
65
Nella periferia sinistra della frase, la frammentazione interessa esclusivamente
(più cautamente: soprattutto) i connettivi testuali, o, nei termini del Dizionario Italiano Sabatini-Coletti, le «congiunzioni» testuali. Come ho già osservato in Ferrari 1997, è infatti difficile immaginare casi in cui un costituente con contenuto
denotativo sia collocato, seguito da un punto, a sinistra della frase in cui esso si integra sintatticamente. I soli pensabili mettono in gioco costituenti nominali che in
ultima analisi vanno considerati come «frasi» à part entière. Così, nell’esempio [22]:
[22]
A: Chi è stato secondo te?
B: Maria. Non smette mai di lamentarsi.
«Maria» non è il soggetto franto del predicato seguente; si tratta di una frase ellittica (secondo me, è stata Maria), che introduce nell’universo di discorso il referente che viene recuperato come contenuto denotativo del soggetto nullo della frase
successiva. E non sono da analizzare come franti neppure i nomi isolati
nell’esempio [23], il quale schematizza un’architettura testuale rilevata da Dardano 1986 in cui un nome seguito dai due punti annuncia il tema di quanto segue:
[23]
La situazione ecologica è preoccupante. Flora: l’intera varietà è stata distrutta. Fauna: i
pochi animali sopravvissuti sono stati trasportati in un’unità speciale di disintossicazione.
Come quando hanno un reale statuto di titolo, questi nomi sono veri e propri enunciati: l’assenza di qualunque parola grammaticale che segnali il legame con la frase
successiva, così come (spesso) degli usuali determinanti, impedisce infatti di ipotizzare la presenza di una effettiva connessione sintattica spezzata dalla punteggiatura.
La frammentazione a sinistra dei connettivi è un modulo stilistico (oramai) molto diffuso, e ciò anche in quella saggistica che è in generale restia ad accogliere
strutture relegate dalla norma nel substandard o nell’idiosincrasia: si pensi a cioè:
. . ., quindi . . ., ciònonostante . . ., per esempio: . . . La sua funzione sta nel mettere in
rilievo, isolandone l’indicazione linguistica, la connessione logico-argomentativa
su cui poggia il discorso. Più precisamente, dal punto di vista del rilievo informativo si tratta di una soluzione a metà strada tra la scelta di una congiunzione testuale
canonicamente integrata nell’enunciato e quella di una forma predicativa che fa
dell’evocazione del legame logico il contenuto senza residui di un atto assertivo; si
paragonino, a questo proposito e senza commento, i tre esempi seguenti (inventati, per comodità):
[24] Gli animali in gabbia soffrono. È meglio, quindi, lasciarli liberi nel loro habitat.
[24’] Gli animali in gabbia soffrono. Quindi: è meglio lasciarli liberi nel loro habitat.
[24’’] Gli animali in gabbia soffrono. Da ciò discende una conseguenza evidente: meglio lasciarli liberi nel loro habitat.9
9 La tipologia delle forme linguistiche dei legami argomentativi in relazione al loro rilievo
informativo può essere raffinata, includendo almeno la non verbalizzazione del legame logico e
l’integrazione in incipit.
66
Angela Ferrari
Se la frammentazione a sinistra ha, come quella a destra, una funzione di mise en
relief, non si può dire che essa costituisca tuttavia un atto testuale autonomo. La
differenza non è dovuta alla distribuzione del fenomeno, ma alla natura del costituente su cui esso opera. In accordo con Rossari 1996, ritengo infatti che non si
possano considerare (automaticamente) atti testuali quei segmenti linguistici delimitati dal punto che sono esauriti da un connettivo: questo perché, nei miei termini, si tratta di unità linguistiche formate esclusivamente da «parole-funzione»
(Halliday 1992), o altrimenti detto «parole grammaticali», vale a dire da parole
che non hanno valore denotativo, qualunque sia la modalità semantica con cui esso
è costruito (referenza diretta o mediata da una predicazione).
E con quest’osservazione vorrei tornare, per concludere, all’oggetto principale
dell’analisi proposta in questo lavoro, vale a dire la frammentazione a destra, commentando l’esempio seguente:
[24’’’] Gli animali in gabbia soffrono. È meglio lasciarli liberi nel loro habitat. Quindi.
Come in [24’], il segmento Quindi non va considerato associato ad un atto testuale
indipendente, per la ragione che esso è costituito da una parola grammaticale. In
generale si può dunque dire che l’autonomia testuale insita nella frammentazione
a destra tende ad annularsi nel caso in cui essa opera su di un connettivo. Qualunque sia la sua distribuzione, una parola grammaticale racchiusa tra due punti
fermi è un atto testuale solo a condizione che essa sia l’oggetto di un movimento
correttivo o acquisti un significato proposizionale («Ci è andato Comunque.»).
6. Conclusione
Riassumendo, la frammentazione nominale della sintassi nella sua manifestazione
più caratteristica, vale a dire quella che isola un costituente a destra entro strutture
sintatticamente legate, è caratterizzata dalle seguenti proprietà pragmatiche (meglio, pragmalinguistiche): aumento del dinamismo informativo basico a destra e a
sinistra del punto; creazione di una vera e propria frattura discorsivo-interpretativa; assenza di autonomia illocutiva del segmento isolato a destra.
Queste proprietà – una di esse o più spesso la loro combinazione – rendono conto della specificità interpretativa della configurazione in esame, ciò che permette
a sua volta di individuare, come mostrano molti degli esempi proposti, le variazioni interpretative prodotte dalla sua sostituzione con il paradigma delle sue possibili riformulazioni più canoniche dal punto di vista linguistico.
Le proprietà attribuite alla frammentazione nominale della sintassi contribuiscono inoltre a chiarire questioni di carattere più generale. Così ad esempio, esse
mostrano che il carattere affettivo generalmente attribuito alla costruzione non è
che uno dei suoi possibili effetti di senso e che se ne può fare anche un uso, utilizzando i termini di Bally, strettamente «intellettuale». O ancora, esse spiegano il suo
La frammentazione nominale della sintassi
67
particolare statuto diamesico. Se la frammentazione nominale della sintassi è
sentita come un modulo del parlato, ciò è dovuto esclusivamente alle sue caratteristiche pragmatiche (principio: un rema alla volta, ecc.); dal punto di vista della
forma, si tratta di una costruzione che appartiene allo scritto. Non siamo di fronte
ad un’imitazione linguistica del parlato; siamo, piuttosto, confrontati ad una struttura creata dallo scritto con i mezzi linguistici caratteristici dello scritto per concretizzare un andamento informativo che appartiene in primis al parlato. Non è
infatti un caso che la frammentazione nominale della sintassi conosca manifestazioni che sono al servizio della scrittura difficile e attentamente calibrata, come
hanno mostrato i casi dell’isolamento di un connettivo a sinistra e della combinazione con i legami sintattici allentati.
Ginevra
Angela Ferrari
Bibliografia
Antonini, A. 1982: «La lingua dei quotidiani», in: Accademia della Crusca (ed.), La lingua italiana in movimento, Firenze:217-39
Bally, Ch. 1963: Linguistica generale e linguistica francese, Milano [Introduzione e Appendice di
C. Segre]
Bardazzi, G. 1994: «Addio, monti . . . », in: E. Manzotti/A. Ferrari (ed.), Insegnare italiano, Brescia:321-56
Berretta, Monica 1994: «Il parlato italiano contemporaneo», in: L. Serianni/P. Trifone (ed.),
Storia della lingua parlata. Scritto e parlato, Torino:239-70
Berruto, G. 1985: «Per una caratterizzazione del parlato: l’italiano parlato ha un’altra grammatica?», in: G. Holtus/E. Radtke (ed.), Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart,
Tübingen:120-53
Cresti, E. 1987: «L’articolazione dell’informazione nel parlato», in: Accademia della Crusca
(ed.), Gli italiani parlati, Firenze:27-90
Dardano, M. 1986: Il linguaggio dei giornali italiani, Roma/Bari
De Cornulier, B. 1985: Effets de sens, Paris
Dizionario Italiano Sabatini-Coletti, Firenze 1997
Ferrari, A. 1995: Connessioni. Uno studio integrato della subordinazione avverbiale, Ginevra
Ferrari, A. 1997: «Quando il punto spezza la sintassi», Nuova Secondaria 15/1:47-56
Ferrari, A. 1999: «L’extra-posizione a destra in italiano, con osservazioni sul francese», in:
G. Skytte/F. Sabatini (ed.), Linguistica testuale comparativa, Copenhagen:111-40
Ferrari, A./Auchlin, A. 1995: «Le point: un signe de ponctualisation», CLF 17:35-56
Halliday, M.A.K. 1992: Lingua parlata e lingua scritta, Scandicci [prima ed. inglese: 1985]
Lambrecht, K. 1994: Information Structure and Sentence Form, Cambridge
Mengaldo, P.V. 1998: Profili di critici del Novecento, Torino
Mortara Garavelli, Bice 1971: «Fra norma e invenzione: lo stile nominale», Studi di Grammatica Italiana 1:271-315
Mortara Garavelli, Bice 1974: «Lo stile nominale nella lingua giornalistica: proposte per
un’analisi testuale», in: Accademia della Crusca (ed.), Italiano d’oggi. Lingua non letteraria
e lingue speciali, Trieste:227-36
Mortara Garavelli, Bice 1996: «L’interpunzione nella costruzione del testo», in: María de las
Nieves Muñiz Muñiz/F. Amella (ed.), La costruzione del testo in italiano. Sistemi costruttivi
e testi costruiti. Atti del Seminario internazionale (Barcellona, 24–29 aprile 1995), Firenze:93111
68
Angela Ferrari
Rossari, C. 1996: «Identification d’unités discursives: les actes et les connecteurs», CLF 18:15777
Roulet, E. 1999: La description de l’organisation du discours, Paris
Sabatini, F. 1985: «L’italiano dell’uso medio: una realtà tra le varietà linguistiche italiane», in: G.
Holtus/E. Radtke (ed.), Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, Tübingen:154-84
Sabatini, F. 1997: «Pause e congiunzioni nel testo. Quel ma a inizio di frase . . . », in: Ilaria Bonomi (ed.), Norme e lingua in Italia: alcune riflessioni fra passato e presente. Incontro di studio
(Istituto Lombardo/Accademia di Scienze e Lettere, 16 maggio 1996), Milano:113-46
Segre, C. 1998: La letteratura italiana del Novecento, Roma/Bari
Sornicola, Rosanna 1981: Sul parlato, Bologna
Sperber, D./Wilson, D. 1993: La pertinenza, Milano [prima ed. inglese 1986]
Voghera, M. 1992: Sintassi e intonazione nell’italiano parlato, Bologna