Articolo Donato Masciandaro "Lo stipendio dei

Transcript

Articolo Donato Masciandaro "Lo stipendio dei
Banche Dati online
Identificativo:
Data:
Testata:
Riferimenti:
21/05/13 15:48
SS20130519001GAA
19-05-2013
IL SOLE 24 ORE
PRIMA PAGINA
REGOLE E MERITO/1
Lo stipendio dei banchieri e la liquidità per le imprese
Donato Masciandaro
Un eccesso di liquidità e cattive regole finanziarie: era la situazione nel 2007 che ha innescato la Grande Crisi. È la situazione
oggi nel 2013. La Ue, ancora priva di un disegno efficace e condiviso per la riforma delle regole, prova ad agire con qualche
provvedimento isolato, come la proposta di imporre tetti ai bonus percepiti dai banchieri. Eppure questo basta per far protestare
la City, che, pur zavorrata da un sistema bancario nazionalizzato, eccessivamente indebitato e poco attraente, continua a
difendere nell'Unione quell'approccio regolamentare a tocco leggero, che si rivelato un autentico fallimento.
L'ipotesi che l'Ue possa disegnare regole che limitino la facoltà delle banche di remunerare i banchieri in ragione delle
performance delle aziende da loro dirette ha prodotto subito lamenti nel Regno Unito. L'idea che l'Unione possa varare i «tetti»
ai bonus viene considerata una minaccia per la competitività dell'industria finanziaria inglese. Le banche europee non
sarebbero cioè in grado di competere con le banche americane e asiatiche nell'attirare i manager più abili nella assunzione del
rischio.
Ma questo è un male? Forse lo è dal punto di vista della singola banca, ma dal punto di vista della sana e prudente gestione
dell'industria bancaria e finanziaria europea l'analisi dei costi e dei benefici è assai meno scontata. Un sistema economico
avanzato che attira i soggetti più propensi al rischio tende produrre un eccesso di crescita finanziaria, che a sua volta genera
un eccesso di volatilità, fino ad arrivare alla crisi sistemica vera e propria. La liquidità dovrebbe andare alle imprese, non a
gonfiare stipendi e bolle speculative.
La Crisi e le sua cause dovrebbero aver insegnato qualcosa in termini di finanza, crescita economica ed instabilità. I dati degli
ultimi due decenni prima della Crisi ci avevano detto che un'economia in cui il debito privato cresce, migliora la sua capacità di
programmare sia i flussi di risparmio che i flussi di investimento; di conseguenza c'è un effetto positivo sia sulla crescita
economica che sulla sua stabilità. Finanza e crescita stabile sembravano camminare a braccetto. Era nato allora il mantra del
"tocco leggero", che prevedeva due ingredienti.
Continua a pagina 9
Da un lato, occorreva che i mercati fossero disegnati e sorvegliati in modo da consentire a chiunque - banche, famiglie,
imprese, Stati - di scegliere il livello e la composizione ottimale del suo debito. Dall'altro, l'indebitamento poteva essere meglio
incentivato con una struttura dei tassi di interesse bassi e stabiliti, quindi con un sistematico eccesso di liquidità. Il tocco leggero
aveva i suoi epigoni a Washington ed a Londra. I due Paesi potevano contare su mercati finanziari sviluppati e monete - dollaro
e sterlina - utilizzate internazionalmente. Con mercati sempre più integrati, l'approccio del tocco leggero poteva essere venduto
come un catalizzatore non solo di sviluppo finanziario, ma anche di crescita economica. L'assunzione di rischio individuale
produce anche benessere collettivo. Una meraviglia.
Purtroppo non era così. Gli avvenimenti dal 2007 a oggi hanno continuato a dimostrare che consentire a tutti di massimizzare
l'assunzione del rischio, quindi di poter aumentare livello e complessità dei debiti, espone il sistema economico a seri rischi. La
severa caduta di reddito e la perdurante incertezza che continua a caratterizzare le economie avanzate dovrebbe aver fatto
comprendere che la miscela tra eccesso di liquidità e regole leggere può essere molto tossica.
Ora la gestione della più severa crisi economica dal dopoguerra non poteva consentire un immediato cambiamento di rotta,
segnato da un maggiore controllo della liquidità, riduzione dei livelli di indebitamento, ridefinizione della regolamentazione con
controlli diretti sull'eccesso di assunzione del rischio, tassazione inclusa. Questo dato di fatto è stato però strategicamente
utilizzato sia in Europa che negli Stati Uniti non solo per evitare di girare il timone - anche dolcemente - ma addirittura per
proseguire sugli stessi fondali che hanno portato alla Crisi.
L'eccesso di liquidità viene non solo accentuato - Stati Uniti, Regno Unito e Giappone - ma addirittura portato a modello di buon
comportamento, magari per creare pressioni sulla Banca Europea. La necessità di ripensare radicalmente le regole - con un
mix di controlli prudenziali e di controlli strutturali - è stata ufficialmente dichiarata - anche con rapporti ufficiali - in Stati Uniti,
Regno Unito e Unione Europea. Ma ancora oggi, l'unica musica che ancora si ascolta è il disco rotto chiamato regole di
Basilea.
In un simile scenario, l'Unione prova a mettere in atto provvedimenti isolati - diremmo palliativi - come quello di contrastare le
distorsioni dell'assunzione del rischio attraverso divieti sulla remunerazione. Ma ancor più paradossale è vedere che da un
Paese alla prese con gravi disfunzioni della sua industria finanziaria - come il Regno Unito - si levino ancora voci che lasciano
https://vpn.unipg.it/,DanaInfo=www.banchedati.ilsole24ore.com+previewDoc.htm
Page 1 of 2
Banche Dati online
21/05/13 15:48
intendere che la favola del tocco leggero sia vera. Solo il caso più eclatante: Il Regno Unito, per evitare la catastrofe
economica, ha dovuto salvare un gigante come la Royal Bank of Scotland, il cui bilancio era pari a 1.9 trilioni di sterline, quando
il Pil inglese era di 1.4 trilioni. Lo Stato ha investito 45 bilioni di sterline, divenendo il maggiore azionista di Rbs (81%),
annunziando un intervento eccezionale, ma temporaneo. Eccezionale lo è stato di sicuro, temporaneo un po' meno, visto che
dopo cinque anni lo Stato inglese è sempre bloccato lì, avendo pagato in media una azione 5.02 sterlina, con un valore che
oggi è ancora sotto le tre sterline. Nell'industria bancaria inglese la presenza dello Stato è ingombrante, il supporto all'economia
reale insufficiente, la leva ancora eccessiva, la concorrenza stagnante. Eppure, ci si riesce ancora a preoccupare di non poter
pagare abbastanza banchieri che gestiscono un simile lazzaretto. Curioso. E preoccupante, visto il potere di veto che da
sempre Londra esercita sulle vicende europee, soprattutto finanziarie.
Il Sole 24 ORE S.p.a. - © Tutti i diritti riservati
https://vpn.unipg.it/,DanaInfo=www.banchedati.ilsole24ore.com+previewDoc.htm
Page 2 of 2