crisi mondiale ! confronti ed analogie con il 1929
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CRISI MONDIALE ! CONFRONTI ED ANALOGIE CON IL 1929 Sintesi del seminario tenuto presso l'Università di Trieste - Facoltà di Scienze Politiche - per l'insegnamento di Geografia Economica. Milano, aprile 2011 Dr Marco FERFOGLIA Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della società di appartenenza Situazione economica all’inizio del Secolo XX “Fenomeni locali”. Avvento delle produzioni di massa e l'affermazione di aree fortemente delle aree urbane, come industrializzate a servizio conseguenza della rivoluzione industriale. “Fenomeni mondiali”. Stati industriali produttori in Europa e Usa, con Stati “fornitori” di materie prime e di lavoratori dalle Colonie. Si veda il caso del Commonwealth. USA diventa la nuova potenza economica e politica a seguito della Prima Guerra Mondiale. Crescita dell'economia americana e avvento della middle class Il mercato americano interno risulta molto esteso sia a livello industriale che agrario e beneficia inoltre di fenomeni migratori. Produzioni di massa con economie di scala (fordismo) nei settori automobilistico, trasporti, edile e agro-alimentare. Tra il 1922 ed il 1928 la produzione cresce del 64%. Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 1 La classe media “spinge” i consumi ed i comparti dell’auto, degli elettrodomestici e del “tempo libero”. Il settore bancario si consolida per dimensione. “Anni ruggenti” ove tutto sembra facile e disponibile. Premesse alla crisi del 1929 Crescita diffusa di molti settori produttivi in presenza di una domanda sempre crescente. Le banche spesso controllano le imprese. Nuove abitudini ad investire in Borsa, anche il cittadino medio detiene azioni. “Mercati aperti” non regolamentati e condizionati dalle lobby industriali. Ottimismo crescente in tutti i settori. Le cause della crisi del 1929 1. Sovradimensionamento del settore agrario La disponibilità di ampi spazi da utilizzare e l’avvento della meccanizzazione aumentò la produzione agricola che non venne però completamente assorbita dall’Europa dopo la I Guerra Mondiale (eccesso di offerta). 2. Sovradimensionamento del settore industriale L’alta produttività permette di contenere i salari e favorisce gli investimenti in capitale fisso. Il mancato assorbimento dell’offerta colpisce il ceto medio. (eccesso di offerta strutturale). 3. Le azioni quotate in borsa non valgono quanto le aziende Le banche e i privati comprano azioni solo con l’intento di rivenderle velocemente. In Borsa si manifesta il Giovedì nero nell’ottobre 1929. Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 2 4. Sistema bancario non è adeguatamente strutturato Le banche non sono sufficientemente liquide. 5. Inadeguatezza dei sistemi di controllo. 6. Carenze delle scienze economiche. Manifestazione della crisi del ‘29 L’offerta produttiva non viene assorbita totalmente, i lavoratori non percepiscono più gli stipendi, crolla la borsa. I risparmiatori si rivolgono inutilmente agli sportelli bancari per ritornare in possesso dei propri risparmi. L’effetto scatenante della crisi sono i mancati pagamenti delle banche ad imprese e cittadini. Negli Stati Uniti il settore agricolo subisce un calo dei prezzi di circa il 55%, la produzione industriale diminuisce del 50%. La crisi scarica i suoi effetti sulla disoccupazione che nel 1932 corrisponde a 15 milioni. Visione geopolitica Mondiale alla fine della Prima Guerra Mondiale 1. Disgregazione degli Imperi Centrali e nascita di nuovi Stati europei, africani e asiatici . 2. Risarcimento di guerra dagli stati sconfitti, la Germania deve rimborsare 33 miliardi dollari. 3. Declino dell’importanza economica dell’Europa e della Gran Bretagna (la sterlina non svolge più una funzione dominante) a vantaggio degli USA. 4. Consolidarsi dell’importanza industriale e coloniale del Giappone (conquiste coloniali di Corea 1910 e del Nord della Cina 1931). Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 3 I fragili equilibri politici del primo dopoguerra e la crisi economica sono all’origine dell’ascesa dei regimi totalitari e la premessa per ad un nuovo conflitto mondiale. Roosvelt e il New Deal del 1936-39 Anche l’economia mondiale è allo sbando, ogni Stato difende “l’orticello nazionale” mediante dazi e svalutazione delle valute. L’economia europea subisce un deciso contraccolpo quando gli Usa richiedono l’immediato rimborso dei prestiti internazionali, portando al fallimento di banche come Credit Ansalt e la Dresdner. L’allora presidente americano Roosvelt, con il New Deal (nuovo corso), decide di far intervenire lo Stato a supporto dell’economia, varando un piano di lavori pubblici per contrastare la disoccupazione. Roosvelt durante la campagna elettorale incontra un agricoltore Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 4 Interventi del New Deal Opere pubbliche di grandi dimensioni come la diga presso la Tennessee Valley. Agricoltura, controllo sulla produzione e riduzione delle superfici coltivate per innalzare i prezzi delle derrate. Banche, interventi ispettivi e di controllo sul sistema da parte del Dipartimento del Tesoro, istituzione di un nuovo meccanismo di garanzia a favore dei depositanti. Campo Sociale, avvio di un sistema pensionistico ed assegnazione di contributi di disoccupazione. Roosvelt fu spesso criticato perché non riuscì sempre a raggiungere i suoi obiettivi, ma lasciò in eredità importanti strutture politiche e sociali, senza per questo aver imboccato la facile scorciatoia dell’autoritarismo o ancor peggio della dittatura. Disoccupati a Toronto Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 5 Il pensiero economico di Keynes Allora gli studiosi di economia erano senza strumenti conoscitivi adeguati per affrontare l’entità e la rapidità degli eventi. I “neoclassici” ritenevano che grazie all’adeguamento dei prezzi, sia da parte della domanda che dell’offerta, si riusciva comunque a condurre l’economia verso l’equilibrio di pieno impiego. Keynes suggerì allora che lo Stato poteva intervenire direttamente nel settore economico mediante: 1. Politiche fiscali e di bilancio (modulando le capacità di spesa delle famiglie ed imprese). 2. Politiche monetarie (con operazioni di “mercato aperto” ed intervenenti sui tassi). 3. Politiche di spesa dello Stato nell’economia. Crisi economica del 2007/2010 La necessità di mantenere un buon livello di benessere e pace sociale ha determinato una forte abitudine ad utilizzare ed eccedere con gli “strumenti di spesa statale”. Molti Stati si trovano quindi a fronteggiare livelli di indebitamento considerati ormai non più sostenibili (vedi: Giappone, Grecia, Italia e Stati Uniti). Tali debiti non possono essere ulteriormente ampliati per supportare l’economia, salvo aumentare il rischio che gli stessi Stati non siano più in grado di far fronte ai loro impegni di rimborso. Come precedentemente visto la crisi del 1929 è stata caratterizzata da un eccesso di offerta e di capacità produttiva. Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 6 Mentre la crisi in atto - in presenza di notevoli debiti statali - è stata innescata da una componente strutturale di eccesso di domanda (proveniente da Cina e l’India) e da una crisi di natura finanziaria provocata da un’eccessiva disponibilità degli istituti di credito a rendere disponibili copiosi finanziamenti (specie nel mondo anglosassone). L’attuale crisi, a differenza di quella del 1929, è stata inizialmente scongiurata dalle banche centrali che hanno inondato il sistema di liquidità (Fed e Bce nel 2007, rispettivamente con 24 mld Usd e 95 mld di Euro) ed i governi nazionali che hanno salvato diverse banche sull’orlo del fallimento. “Crisi disuguale” L’attuale crisi in realtà ha manifestato la sua virulenza in parte nell'America del Nord ed in gran parte in tutti gli Stati Europei, per contro altri Stati come quelli del BRIC (Brasile, Russia, Cina ed India) stanno manifestando livelli di crescita notevoli. Si vedano i dati aggiornati di crescita proposti dal Fondo Monetario Internazionale. http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2010/02/map/ In questo contesto tutte le crisi sono condizionate dal crescente livello dei debiti sovrani, in quanto mettono in difficoltà gli Stati a rimborsare detto debito. Attuale Percezione della Situazione Mondiale Fattori condizionanti: Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 7 Politica intesa come rapporto (di collaborazione o conflittuale) tra i singoli Stati e organizzazioni sovranazionali. L’Unione Europea non riesce in questo contesto a manifestarsi come soggetto “forte”. Economia come capacità di generare redditi ed adempiere ai propri impegni. Condizionamento dei "debiti sovrani". Avvento della Cina come “paese economicamente dominante”. Necessità di considerare anche il “rischio paese”, relativamente alla stabilità sociale e libertà politiche. Per un quadro di sintesi del livello del “rischio paese” si veda ad esempio la Country Risk Map proposto dalla Sace. http://www.sace.it/GruppoSACE/content/it/consumer/research/global_market/c ountry_risk_update/archive/Country_Risk_Update_N33.html Si ringrazia per l’ospitalità ricevuta dal chiarissimo prof. Igor Jelen e per l’attenzione manifestata dagli studenti. Analisi n.3 - Aprile 2011 Pagina 8